sabato 23 novembre 2019

Don Biancalani organizza una pagliacciata anti-Lega: “Al termine della Messa la domenica canteremo Bella Ciao”



Massimo Biancalani, il sacerdote immigrazionista molto attento alla provocazione mediatica, torna a far parlare di sé.Con un post sulla sua pagina Facebook, pubblicato il 19 novembre alle ore 21:48, il parroco-attivista di Vicofaro, paese che appartiene alla Diocesi di Pistoia, ha scritto: “Anche Vicofaro non si lega. Nessun dialogo con chi fomenta odio. Al termine della Messa la Domenica canteremo ‘Bella Ciao'”.

Il sacerdote non ha specificato ma il riferimento sembra essere legato all’apertura di credito che ha ricevuto nei giorni scorsi la Lega di Matteo Salvini da un importante figura della Chiesa Cattolica italiana, il cardinale Camillo Ruini, già Presidente dei Vescovi italiani.

Non è la prima volta che don Biancalani attacca la Lega. Dopo essere diventato noto a livello nazionale per aver postato sui social sue foto, in piscina, in compagnia di alcuni migranti, partecipando ad una trasmissione televisiva aveva accusato Salvini di “troppa faziosità, eccessiva durezza e cattiveria”, spiegando che “non siamo di fronte a un’invasione”.

Inoltre il prete toscano aveva attaccato il leader della Lega sostenendo: “Salvini tenta spesso di usare la religione, è una strumentalizzazione bella e buona”.

Adesso la sua ultima provocazione ha attirato una risposta, seppur blanda, della Diocesi di appartenenza. Come scrive il quotidiano toscano La Nazione, dalla Diocesi di Pistoia hanno fatto sapere che quanto dichiarato da Biancalani sui social spinge “a dire con molta chiarezza che in chiesa nelle celebrazioni liturgiche non si possono eseguire canti inadeguati alla liturgia, come del resto il buon senso dovrebbe già far capire”. Dalla Curia hanno spiegato che “alla manifestazione pubblica di una posizione non corretta in campo ecclesiale purtroppo non si può che rispondere con un’altra pubblica e netta presa di posizione di biasimo nei confronti di un comportamento provocatorio assolutamente inopportuno e oltretutto controproducente, che arriva dopo ripetuti richiami a una maggiore attenzione all’uso dei social”.

In conclusione dalla Diocesi di Pistoia hanno spiegato che la “forza del Vangelo e della preghiera domenicale parlano a tutti e tutti interpellano: non hanno bisogno di appendici fuori luogo o di strumentalizzazioni e forzature, di qualunque segno politico. Le manifestazioni o le prese di posizione personali richiedono altri contesti e altri luoghi”.

Ancor di più, si potrebbe aggiungere, le prese di posizione dovrebbero veramente essere misurate da parte di un sacerdote che, in virtù della sua consacrazione, non può partecipare alla vita politica se non esprimendo il suo voto nella cabina elettorale, ma non godendo, almeno secondo le attuali norme della Chiesa Cattolica, del diritto di intervenire in campo politico promuovendo una parte politica piuttosto che un’altra.

venerdì 22 novembre 2019

Follia PD a Milano: sprecati ben 38mila euro per i murales buonisti pro-immigrazione e accoglienza


Il Comune di Milano ha investito ben 38mila euro in un murales pro-immigrati. La cosa ancora più assurda è che i soldi sono stati prelevati da un fondo per i giovani. Insomma, una scelta a dir poco discutibile in nome “della solita retorica buonista e multiculturalista”. A rendere noto il fatto è Silvia Sardone, consigliere comunale ed europarlamentare della Lega, in seguito a un’interrogazione all’amministrazione di Beppe Sala.

“Il murales di via Sammartini, presentato a inizio giugno in pompa magna dall’amministrazione comunale con la solita retorica buonista e multiculturalista, è costato ai milanesi la bellezza di 38mila euro come ho potuto apprendere dalla risposta del Comune alla mia interrogazione”.

Come si evince dai documenti, 16mila euro sono stati prelevati dai fondi della Direzione Area Giovani Università e Alta formazione, 8mila dai fondi della Direzione Politiche Sociali Area Emergenze sociali, diritti e inclusione. Gli altri 8mila sono stati prelevati dai fondi della Direzione Cultura Area Valorizzazione patrimonio artistico. Inoltre, sono stati spesi altri 6mila euro per l’ospitalità dei quattro artisti che hanno pernottato a spese dell’amministrazione in un ostello della città.

Il conto salatissimo è stato così investito per il progetto Lasciare il segno 2, realizzato dal Comune di Milano insieme all’Associazione Bjcem – Biennale des jeunes Createurs de l’Europe et de la Mediterranee, di cui il Comune è tra i soci fondatori. Per Sardone “è assurdo che la sinistra faccia propaganda immigrazionista a due passi dalle distese di clandestini che popolano la zona della stazione Centrale: nel sottopasso Mortirolo ci sono decine di profughi senza documenti, in piazza Duca d’Aosta spadroneggiano i pusher extracomunitari e l’amministrazione si permette di gettare al vento 38mila euro solo per lavarsi la coscienza di un’accoglienza sfrenata che non sa gestire”.

In questo progetto sono stati coinvolti anche 29 ragazzi dei licei che hanno incontrato mediatori culturali e hanno visitato un centro d’accoglienza. “Ma è possibile che la sinistra sia sempre in prima linea per fare politica a senso unico persino nelle scuole? Per loro l’immigrazione indiscriminata resta sempre una priorità, nonostante il parere opposto dei cittadini che a ogni tornata elettorale bocciano le politiche di Pd e compagni. Politiche che a Milano continuano a rivelarsi dannose senza che il sindaco Sala e i suoi assessori se ne accorgano minimamente”.

Sbarchi senza fine, il terzo in meno di 24 ore: a Lampedusa arrivano più di 100 clandestini nella notte



Di Alessandro Della Guglia – Roma, 22 nov – Il maltempo ha concesso una tregua e i trafficanti di uomini hanno ripreso a far salire clandestini sui barconi. Così, in meno di ventiquattro ore sono arrivati a Lampedusa più di 100 immigrati irregolari.

Nella notte sono approdate sulla costa dell’isola siciliana, a Cala Palme, 37 persone tra cui tre donne. Tutti i clandestini sono stati fermati da carabinieri e guardia di finanza per poi essere accompagnati all’interno del centro di accoglienza hot spot di Lampedusa, dove vi sono anche gli altri immigrati arrivati nelle ultime ore.
Nuovo ciclo di sbarchi
Si tratta infatti del terzo sbarco, con il primo avvenuto alle 6 di ieri, quando 74 extracomunitari (a quanto sembra tutti provenienti dal Bangladesh) sono giunti sull’isola con una barca di legno.

Dopo poche ore sono sbarcati altri 14 immigrati irregolari, tutti di nazionalità tunisina, giunti direttamente nel porto di Lampedusa a bordo di una piccola imbarcazione. In totale dunque, da ieri mattina sono sbarcati in Italia 115 clandestini, fermati dalle forze dell’ordine e poi accompagnati nel centro di accoglienza dell’isola siciliana.

Siamo dunque di fronte a un nuovo, allarmante, ciclo di sbarchi autonomi, con immigrati che partono con barche e barchini di ogni tipo dalle coste africane senza venire intercettati prima di giungere sulle coste italiane. E in particolare è Lampedusa, come di consueto, ad essere la meta prescelta.

“Devi darmi i soldi”: 22enne massacra a pugni la nonnina 71enne e la uccide a mani nude. L’orrore a Ferrara



Una nonna è stata massacrata di botte da suo nipote e per le lesioni subite ha perso la vita. L’orrore a Ferrara, dove una signora di 71 anni è deceduta in ospedale a seguito della violenza subita. Un omicidio assurdo quanto efferato, che secondo le prime ricostruzioni e ipotesi degli inquirenti, sarebbe avvenuto per una banale questione di soldi.

L’omicida è P.A., ragazzo di 22 anni. La sua furia cieca è scoppiata mentre si trovava con la nonna in auto, in transito tra via Modena e via Marconi. I due hanno iniziato a discutere, dunque la discussione si è trasformata in una lite e da qui è degenerata: il giovane l’ha massacrata di pugni.

Come riportato da Il Resto del Carlino, ad assistere al selvaggio pestaggio è stato un appuntato dei carabinieri fuori servizio, attorno alle 21 di mercoledì sera. La vittima, M.L.S. è stata immediatamente soccorsa dal militare e da un passante. Dunque la chiamata al 118 per i soccorsi e la disperata corsa in ospedale – al nosocomio di Sant’Anna– dove la 71enne è però trapassata.

Allo stesso tempo, il 22enne è stato prontamente bloccato dal carabiniere e portato in caserma, dove alla presenza del pubblico ministero Barbara Cavallo è stato interrogato durante la notte. Da quanto scrive il quotidiano locale, però, l’omicida si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Ciò detto, l’omicida si trova attualmente in stato di arresto con l’accusa di omicidio volontario.

Dalle ricostruzioni è emerso che il ragazzo, in probabile stato di alterazione psico fisica, fosse stato preso in affidamento dai nonni dopo il divorzio dei genitori e fosse già stato arrestato nel 2018 per estorsione sempre nei confronti dei nonni.
La dinamica dei fatti
Le 21:10 è l’ora “x” quando una donna di passaggio nota una vettura procedere a bassissima velocità sulla carreggiata, cosa che la insospettisce. Dunque si rende conto di quanto stesse avvenendo all’interno di quell’abitacolo e contatta prontamente il cognato-carabiniere, presso il quale si stava recando a cena. Il militare si mette in moto, avvisa la centrale e si reca sul luogo teatro della violenza.

Qui, grazie all’aiuto di un ragazzo in transito – un parrucchiere originario del Pakistan – placano il nipote omicida. Quindi l’arrivo sul posto del personale medico-sanitario dell’ambulanza: durante il viaggio all’ospedale di Cona M.L.S. è viva, ma al suo arrivo in Pronto Soccorso il suo cuore smette di battere per sempre.

Niente sequestro delle navi e sanzioni più leggere: così il governo PD-M5S spalanca i porti italiani alle Ong



Lo schema per smontare pezzo per pezzo i due decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini sarebbe già pronto e potrebbe arrivare a Palazzo Chigi entro fine anno. Ad annunciarlo è lo stesso ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, all’indomani della nuova iscrizione del leader leghista nel registro degli indagati della procura di Agrigento con l’accusa di sequestro di persona per il caso Open Arms.

Ora che il Viminale ha fatto pace con le Ong, il nuovo ministro si prepara ad operare un taglio netto con il passato. Non che la scelta non sia stata dibattuta. Quello dell’immigrazione è uno dei dossier che divide la maggioranza, con il Pd che vorrebbe una vera e propria inversione di rotta rispetto alla linea dell’ex titolare dell’Interno e il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, che assieme al premier Giuseppe Conte, vota per mantenere la linea dura dell’esecutivo precedente.

La Lamorgese, da tecnica, si è appellata allora ad una figura super partes. Le modifiche ai decreti Salvini, riferisce Il Messaggero, verranno operate sulla base delle riserve espresse dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al momento della promulgazione dei due provvedimenti. Il Quirinale aveva mostrato perplessità su diversi aspetti. A partire da quello della multa a sei zeri per le imbarcazioni che invadono le acque territoriali italiane. Le sanzioni ora potrebbero essere ridimensionate dal nuovo esecutivo, come era previsto nella prima stesura del decreto sicurezza bis. Si parla di una multa che arrivi al massimo a 50mila euro.

Tra le modifiche ci sarebbe anche quella relativa alla confisca delle navi, che potrebbe essere prevista d’ora in poi soltanto nel caso di reiterazione del reato. Come aveva osservato proprio il capo dello Stato, inoltre, potrebbe essere reintrodotto il principio della “discrezionalità” del magistrato o del pm nel giudicare la “gravità” del reato commesso in caso di resistenza, oltraggio o violenza a pubblico ufficiale. Il nuovo testo, che potrebbe arrivare in Parlamento nel 2020, potrebbe contenere anche un richiamo agli “obblighi costituzionali e internazionali dello Stato” sul salvataggio delle vite umane in mare.

Insomma, l’appello delle Ong ricevute lo scorso ottobre al Viminale dal ministro Lamorgese sembra essere stato accolto. “Ci auguriamo che questo incontro segni l’inizio di un’interlocuzione continuativa, concreta e trasparente, basata sulla realtà dei fatti e sull’urgenza di risposte efficaci” e il superamento del clima di “criminalizzazione dei soccorsi in mare”, avevano chiesto i rappresentanti di Medici Senza Frontiere, Mediterranea, Open Arms, Pilotes Volontaires, Sea Eye, Sea Watch e Sos Mediterranee.

Dura, invece, la reazione della Lega che si dice pronta alle “barricate” se i decreti sicurezza venissero convertiti in norme “filo-ong, contro le donne e gli uomini in divisa”. “Il Viminale è allo sbando”, accusano gli ex sottosegretari leghisti all’Interno Stefano Candiani e Nicola Molteni. La Lamorgese, secondo loro, dovrebbe preoccuparsi piuttosto di “trovare i fondi per le Forze dell’Ordine”.

giovedì 21 novembre 2019

Mes, la denuncia di Tremonti: “I tedeschi vogliono prendersi i soldi degli italiani” (con la complicità di Conte)



Continua a tenere banco la riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) che dovrà essere approvato al vertice di dicembre. Ne parla anche l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il quale sottolinea che “con il Fondo salvastati si ripete la situazione del 2011, al posto della Grecia ci sono le banche tedesche. Volevano i nostri soldi e non volevano si parlasse di crisi bancaria”.

La riforma del nuovo Mes prevede due possibili linee di credito. Una per i Paesi in regola con i vincoli di bilancio ovvero deficit sotto il 3% e un debito pubblico sotto il 60% del Pil. L’altra linea è per gli Stati che non rispettano questi criteri, tra cui l’Italia. Per questi Paesi, il prestito è subordinato all’approvazione di un percorso di riforme e di risanamento. In un’intervista a La Verità, per spiegare la situazione attuale Tremonti parte dal 2011.

L’ex ministro spiega che la crisi del 2011 non fu causata dai bilanci pubblici ma dalle banche tedesche e francesi. “Cosa che poi, dopo aver straziato la Grecia, venne riconosciuta da due componenti della Troika: Fmi (Fondo monetario internazionale ndr) e Commissione – prosegue Tremonti -. Il terzo, la Bce, non si è ancora pronunciato. Eppure si trattava di banche…” L’ex senatore precisa che un aspetto poco considerato è che anche gli istituti di credito possono accedere al fondo e inoltre viene attribuito un grosso potere al direttore generale del Mes, un tedesco.

Tremonti evidenzia che i meccanismi per giudicare i debiti sovrani contenuti nella riforma sono “autocratici e imperscrutabili”. E aggiunge che la presidenza italiana “in vista del vertice di dicembre confida nello scambio tra ‘riforma’ e ‘pacchetto’. In realtà per noi il pacchetto è ancora più avvelenato del trattato – continua – perché produce automatici, devastanti effetti tanto sulle banche quanto sul debito”.

La ‘logica del pacchetto’ era stata chiesta dal premier Giuseppe Conte a giugno all’Eurogruppo e prevede la creazione di uno strumento di bilancio per la competitività e la convergenza nell’Eurozona (Bicc) e un approfondimento dell’Unione bancaria con la garanzia dei depositi. “Entrare a Bruxelles, con quel “pacchetto” equivale a presentarsi alla Commissione come un kamikaze”, sottolinea Tremonti. L’ex ministro conclude affermando che approvare la riforma e rimettersi al voto in Aula vorrebbe dire per il governo assumersi il rischio che l’Aula dica no, devastando l’immagine del nostro Paese.

Così il governo giallorosso “aiuta” i terremotati: bocciata proroga stop Imu sugli immobili inagibili per il sisma



“Non ce lo aspettavamo”. In una nota, i deputati leghisti Guglielmo Golinelli ed Emanuele Cestari spiegano la loro delusione per la decisione del governo di respingere il loro emendamento alla legge di bilancio in favore dei cittadini che possiedono immobili inagibili – e quindi non utilizzabili – a causa dei terremoti.

“Incomprensibile – scrivono i due parlamentari della Lega – la bocciatura dell’attuale maggioranza all’emendamento della Lega che prevedeva la proroga delle esenzioni del pagamento dell’Imu per gli immobili resi inagibili dal terremoto“. Una proposta, quella di Golinelli e Cestari, pensata per alleggerire il carico fiscale su coloro che hanno dovuto patire i danni dei sismi degli ultimi anni, possedendo immobili nelle zone terremotate.

“In questo modo – spiegano i due deputati – l’attuale maggioranza mette in difficoltà sia i privati cittadini che le amministrazioni comunali di Emilia – Romagna, Lombardia e Veneto, regioni dove ad amministrare i comuni ci sono anche Giunte Pd. Uno schiaffo – continuano – a quanti hanno subito danni anche ingenti a case e abitazioni per colpa del sisma e che, dopo la scellerata decisione della coppia Pd-M5s, saranno costretti a mettere mano al portafoglio e pagare un’imposta su edifici che sono inutilizzati perché inagibili“.
Manovra, scontro maggioranza-opposizione
Intanto, prosegue in Parlamento la discussione sulla manovra. Mentre ferve il dibattito tra maggioranza e opposizione, con la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, a definire la legge di bilancio una “dichiarazione di guerra contro chi produce e lavora”, dall’Ocse arriva un assist al governo. “Francia, Italia, Spagna e Belgio hanno meno spazio a disposizione per allentare le tasse” per i loro “considerevoli deficit di bilancio ed elevati rapporti debito pubblico/Pil”, si legge nel rapporto Ocse sull’Economic Outlook.

Rapporto che di fatto legittima l’aggravio fiscale previsto dalla manovra, che nel testo approdato in Parlamento prevedeva nuove tasse per oltre 6 miliardi di euro.

Ma proprio sui balzelli è acceso da tempo un fortissimo scontro nella maggioranza, con Italia Viva di Matteo Renzi sugli scudi per tagliare alcune delle tasse previste dai 5 Stelle e dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: plastic e sugar tax, oltre alla tassa sulle auto aziendali. Il problema, come sempre, è quello delle coperture. Per trovarle, Meloni suggerisce di “abolire il reddito di cittadinanza“, misura che allo Stato costa – secondo la stima di YouTrend – 5,5 miliardi l’anno.

Nella Milano dei buonisti la stazione diventa un dormitorio di stranieri: “Ecco l’accoglienza del Comune PD”



Sono stesi sul marciapiede uno dopo l’altro, avvolti in una distesa di cartoni e coperte. Qualcuno tiene vicino a sé borse con dentro cibo e vestiti, altri sono semplicemente buttati per terra. Sono più di una decina gli immigrati che hanno trovato riparo nei sottopassi della Stazione Centrale di Milano, trasformati così in veri e propri dormitori. Vengono dal Bangaldesh, dal Marocco, dall’Egitto, dall’Afghanistan. La maggior parte di loro è irregolare (guarda il video).

“Dormo qui dalla scorsa notte“, ci racconta Ouail che tre anni fa ha lasciato il Marocco per raggiungere l’Italia. “Sono arrivato dalla Libia, a bordo di un barcone, e dopo aver cambiato diverse città, ora sono a Milano“, spiega. Per lui, quella appena passata, è stata la prima notte trascorsa nel tunnel di via Lunigiana. “Vivo così, dove capita. Certe notti dormo nel parco, altre da amici“. Qui, alla porta d’ingresso della città, di storie come quella di Ouail ce n’è una ogni sacco a pelo. “Vengo dal Bangladesh e dopo due mesi alla Caritas di Milano, ora dormo su questo cartone“, racconta Hussein indicando un giaciglio e qualche coperta. “Arrivo dall’Egitto, sono qui da un anno“, gli fa eco, tremando, Kamal. Solo una piccola trapunta lo scalda dal freddo e ad ogni parola batte forte i denti.

Ma non sono solo questi particolari ad accomunare Ouail, Hussein, Kamal e molti altri giovani che si riparano dalla pioggia nei sottopassi della stazione. Tutti loro sono anche irregolari sul suolo italiano. “Il governo italiano non dà i documenti a noi marocchini – spiega Ouail -. In Marocco non ci sono guerra, non c’è la fame e quindi non ci danno alcun documento“. Ma lui è qui. Come Hussein che racconta, sorridendo, di non avere alcuna carta di identità. “Me l’ha rubata la polizia, non so perché. E ora sono senza documenti. Non posso fare niente, cercare un lavoro, niente“.

E così, ogni notte, una moltitudine di irregolari si accampa tra le corsie del sottopasso Mortirolo e di quello che collega viale Lunigiana a viale Brianza. “Ho fatto fare un intervento ieri (lunedì 18 novembre, ndr) alla polizia locale e oggi la situazione è rimasta tale e quale. Questa è l’accoglienza del Comune di Milano“, tuona Samuele Piscina, presidente del Municipio 2. “Nessuno mi ha comunicato della presenza di irregolari – continua – e questo è sintomo di una mancanza di controlli evidente da parte delle forze dell’ordine. Qui senza documenti non puoi starci e questa mancanza di attenzione sicuramente provoca un problema ancora più grande dal punto di vista della sicurezza“.
I senzatetto
Accanto agli immigrati, anche numerosi senzatetto italiani e non. Alcuni di loro hanno costruito delle vere e proprie case tra le colonne con sedie, materassi, taniche di acqua e scatole di cibo. L’aria nel tunnel è davvero irrespirabile, ma loro, avvolti nelle coperte, sembrano averci fatto l’abitudine. “Sono quasi due anni che vivo all’aperto. Mi sposto in diverse zone della città e ora mi sono femato in questa galleria“, ci racconta un signore sulla cinquantina. “Passano per darci qualcosa da mangiare. Sono anche andato al dormitorio, ma c’era troppo caos. Qui invece mi sento a casa“.

“Le persone non dovrebbero dormire all’esterno e invece vengono lasciate in questo modo non decoroso. Devono esserci degli interventi mirati“, continua Samuele Piscina. Ma la situazione diventa ogni notte più critica. “I sottopassi sono diventati dei veri e propri tuguri – conclude Piscina – con i cittadini che hanno anche paura di passare visto che alcune di queste persone si rivelano anche violente“.

Comizio choc degli anarchici di sinistra: “I poliziotti uccisi? Mercenari. Abbiamo brindato per la loro morte (Video)



Il presidio è stato organizzato di fronte al carcere di Trieste. Via Coroneo si riconosce dalle insegne che popolano la via. Lì dentro, dietro le sbarre, c’è Alejandro Augusto Stephan Maran, il killer dominicano di Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, i due agenti uccisi all’interno della questura triestina. Era il 4 ottobre. Un mese dopo, un gruppo di persone, invece di ricordarne il sacrificio, si raduna vicino al carcere, inforca il microfono (o un megafono) e legge un lungo testo per spiegare che una parte della città ha “brindato” all’omicidio dei due poliziotti.

Il video choc, che ilGiornale mostra in esclusiva (guarda qui), viene ripreso da un cellulare. “Qualcuno dice che di fronte a fatti del genere si sta zitti – si sente dire una ragazza – (perché) delle vite umane sono state uccise. Che solo la voce di Stato si deve sentire. Ma questo a noi non ci sta bene. Non ci sta bene perché noi le lacrime per i due poliziotti uccisi non le versiamo”. L’omicidio “scuote” la decina di manifestanti, certo. Ma loro vogliono anche capire “le cause sociali che portano a fatti del genere”, cioè a crivellare di colpi due agenti. “I due caduti hanno deciso di impugnare le armi servendo lo Stato – continua la capopopolo – La loro era una scelta consapevole. C’è chi lo fa per lo stipendio, chi perché crede di dare una mano, chi vuole un minimo di potere. Sono caduti facendo quello che facevano: cioè un servizio che danneggia la libertà. Imponendo con la forza delle leggi di altri, i quali sfruttano questi loro servizi e attraverso di essi sfruttano le masse assoggettate di ignoranti”.

Il proclama prosegue sotto gli occhi un po’ increduli dei passanti. E sono parole pesanti. Secondo il gruppetto di ribelli, Pierluigi Rotta e Matteo Demenego avrebbero svolto “un lavoro da mercenari”. Mercenari. “Non tutti hanno scelto di comprare i fiori da mettere sulla scalinata della questura, simbolo dell’oppressione”. E ancora: “Le persone che muoiono lungo i nostri confini, in carcere, gli ultimi, non meritano lo stesso dolore e rabbia?”.

Non solo l’appartamento a 141 euro, ora spunta l’auto blu con scorta per scorrazzare il suo cagnolino Pippo



Non smette di montare il caso Elisabetta Trenta. L’ex ministro della Difesa dell’allora governo gialloverde viveva in un appartamento nel centro di Roma – nel quartiere San Giovanni – che aveva ottenuto come “alloggio di servizio”, tenendoselo stretto anche dopo il suo addio al Dicastero di via Venti Settembre.

Insomma, anche quando non ricopriva più alcun incarico pubblico che potesse giustificare la decisione di rimanere in quella casa.

Ora il caso si arricchisce di un nuovo protagonista, oltre al marito dell’ex ministra del Movimento 5 Stelle (che è ufficiale nell’esercito italiano), che nelle ultime ore ha presentato ufficialmente la richiesta di rinuncia all’appartamento. Il nuovo soggetto che prende parte al “giallo” è Pippo, il cagnolino della famiglia Trenta.

Già, perché secondo una rivelazione de Il Messaggero, lo schnauzer nano dell’ex titolare della Difesa veniva prelevato a domicilio con l’auto di servizio dei militari e accompagnato al dicastero.

Gli inquilini della casa della discordia in quel di San Giovanni, insomma, erano tre. Il cane da quanto scrive il quotidiano capitolino fu regalato alla Trenta da un ufficiale dell’esercito italiano tempo fa. Da quel giorno, la ministra pentastellata – che con il suo partito ha avuto più di un problema per questo imbarazzante episodio della casa – lo portava spesso e volentieri con sé, anche al Ministero.

“Qualche militare lo andava a prendere con l’auto di servizio nella casa di via Amba Aradam e lo scortava fino al dicastero”, scrive appunto il Messaggero, allegando al pezzo anche una foto del simpatico Pippo in un ufficio del Ministero della Difesa. Insomma, un bel privilegio anche per l’animale domestico, dopo quelli goduti dalla sua padrona.
Lo scandalo della casa della Trenta
“Avevo bisogno di un posto dove incontrare le persone, di un alloggio grande. Era necessaria riservatezza…”. Così Elisabetta Trenta aveva cercato di motivare la decisione di non lasciare l’alloggio nel quartiere centrale della capitale, di centottanta metri quadri. Lo scandalo è scoppiato in seguito a un’inchiesta del Corsera realizzato da Fiorenza Sarzanini, che ha messo in imbarazzo il Movimento 5 Stelle teoricamente anti-casta. Luigi Di Maio e gli altri alti papaveri pentastellati hanno preso le distanze dalla vicenda, ma la frittata – ormai – era fatta.

Frittata peraltro aggravata dalla mendace relazione secondo la quale la ministra e suo marito avrebbero pagato 540 euro al mese per l’affitto, visto che la coppia in realtà ne avrebbe sborsati appena 140.

mercoledì 20 novembre 2019

Matteo Salvini risponde alle ridicole “sardine piddine” con dei simpatici gattini che se le mangiano


Mentre continuano a esserci parecchi dubbi sulla spontaneità delle “sardine”, il movimento anti-Lega nato dal basso – almeno in apparenza, visto che sembra essere telecomandato (o quantomeno influenzato) dal Pd – Matteo Salvini non sta a guardare.

Dopo avere annunciato di essere disposto a “scendere in piazza con loro”, il leader del Carroccio ha avviato una campagna social all’insegna dei “gattini per Salvini”. Un modo ironico per ridimensionare la portata del movimento “sardiniano”, pronto ad allargare il suo raggio dall’Emilia-Romagna – sede il 26 gennaio delle elezioni regionali che vedranno la sfida tra il dem Stefano Bonaccini e la leghista Lucia Borgonzoni – a tutta l’Italia. “Cosa c’è di più dolce e bello dei gattini? P.s.

Ai vostri bambini felini piacciono sardine e pesciolini? Mettete la foto nei commenti! Miao!”, il commento apparso martedì sera sui canali social dell’ex ministro dell’Interno, con tanto di simbolo della Lega “rivisitato” per l’occasione. Come? Con la scritta “Gattini con Salvini” e la silhouette di un felino che tiene con la zampa una sardina. Con il chiaro obiettivo di mangiarsela, come la Lega vuol fare con il movimento messo su da alcuni giovani elettori di sinistra.

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