mercoledì 20 novembre 2019

Il PD è un pericolo per l’Italia e per la democrazia: “Via i Decreti sicurezza, la Bossi-Fini e subito lo Ius Soli”



Sulla graticola dello stesso Pd oggi è finito Nicola Zingaretti, da cui ha preso le distanze per il tempismo con il quale ha parlato a Bologna di Ius Soli, l’attuale presidente della Regione Emilia Stefano Bonaccini. Ma in realtà a rilanciare i temi riguardanti l’immigrazione e lo stesso Ius Soli sono stati diversi esponenti del partito. Per alcuni di loro, rimasti al momento in minoranza a giudicare dalla reazione di altri dem e degli alleati di governo del Movimento Cinque Stelle, era forse questo il momento per premere sull’acceleratore su tutto ciò che potrebbe, da qui ai prossimi mesi, soppiantare l’impostazione salviniana.

Forse spinti dalle manifestazioni contro il segretario leghista viste a Bologna, alcuni dirigenti del Pd hanno provato a cavalcare nuovamente le questione dei diritti e dello Ius Soli per mostrare vicinanza a quella piazza bolognese che, in prima battuta, ha sorpreso gli stessi dem.

Ed infatti proprio ieri Maurizio Martina, non proprio uno qualsiasi all’interno del partito, ha puntato sulla cancellazione della Bossi–Fini e dei decreti sicurezza. Lui, che è stato segretario del partito e ministro dell’agricoltura nel governo Renzi, era tra chi ha scommesso sull’azzardo su queste tematiche.

“Vanno superati i decreti sicurezza, che non sono decreti sicurezza ma insicurezza – ha tuonato Martina – Aboliamo la Bossi-Fini e i decreti Salvini e costruiamo una nuova, moderna legislazione per la cittadinanza con il coraggio di dire che la prima norma per rendere sicura l’Iitalia è regolarizzare quelle persone”.

Un attacco a tutto tondo, che ha tirato in ballo anche la legge Bossi – Fini, non nominata nemmeno dalla sinistra del Pd nelle ultime settimane. Per rimarcare ancora il concetto, Martina ha poi concluso: “È una battaglia culturale prima che politica, non solo una questione di accordi di governo ma identitaria per questo partito”.

Si è rivendicata dunque quella discontinuità da Salvini e dal centro – destra di cui si è parlato a fine agosto, in sede di consultazioni per la formazione del Conte II. Una discontinuità che aveva invocato anche la sinistra del Pd, con Orfini in primis, nei giorni scorsi quando tema principale in agenda era il rinnovo del memorandum con la Libia.

Sia in quell’occasione che nelle ultime ore, la spinta del Pd è andata netta verso questa direzione: superare le leggi volute da Salvini, smontare “pezzo dopo pezzo” i decreti sicurezza, come ha dichiarato nei giorni scorsi lo stesso Orfini. Dichiarazioni a cui ha fatto seguito la promesso di un vero e proprio piano a suon di emendamenti. Nelle prossime settimane infatti, potrebbero approdare in parlamento alcune proposte volte a snaturare od a cancellare del tutto i due decreti sicurezza voluti fortemente da Matteo Salvini durante i 14 mesi di governo gialloverde.

Se a questo si aggiunge che alla Camera è iniziato anche l’iter dello Ius Culturae, che è un modo più “soft” di chiamare lo Ius Soli nelle proposte presentate da Laura Boldrini, allora ben si capisce che quello del Pd non è solo un auspicio ma anche un preciso programma da attuare nei prossimi mesi. Sondaggi permettendo: il campanello d’allarme suonato oggi dal presidente della Regione Emilia, potrebbe non essere l’unico.

L’obiettivo dell’offesiva mediatica di queste ore, era forse volto a mettere il proprio cappello su quella piazza dove non sventolava alcuna bandiera del Pd. Ed invece, chi all’interno del partito vive i territori, ha fatto ben capire che al momento non ci sono i presupposti per parlare di Ius Soli ed immigrazione.

A riportare il Pd alla realtà, anche le stizzite reazioni del Movimento Cinque Stelle, che con in testa Luigi Di Maio ha già chiuso ad ogni possibilità di mettere in agenda adesso lo Ius Soli. Dirigenti più attenti all’andazzo mediatico del momento che agli umori reali dell’elettorato hanno provato, senza riuscirci, a riportare le discussione sui decreti voluti da Salvini.

Un azzardo già parzialmente fallito e che, è il timore di molti dirigenti locali del partito, potrebbe costare caro in termini elettorali nei prossimi mesi.

Bologna, orrore nel centro commerciale: marocchino uccide a coltellate la moglie italiana dopo una lite



Una terribile tragedia familiare si è consumata ieri pomeriggio a Castenaso, piccolo comune in provincia di Bologna. Un marocchino di 29 anni ha aggredito la moglie con un coltello da cucina all’interno di un centro commerciale e poi, preso dalla disperazione, si è tolto la vita gettandosi sotto un treno.

Secondo una prima ricostruzione dei drammatici fatti, lo straniero avrebbe incontrato la consorte, una 32enne italiana con la quale però non conviveva più, intorno alle 17. Non si sa se quello tra i due fosse un appuntamento concordato. Fatto sta che i coniugi iniziano una accesa discussione che culmina in un violento litigio.

All’improvviso l’uomo estrae dalla tasca un grosso coltello da cucina e si avventa contro la giovane. Forse solo la fortuna ha salvato la vita alla donna. La lama, infatti, ha raggiunto un orecchio provocando alla vittima solo una ferita superficiale. Dopo l’aggressione, il nordafricano si è dato alla fuga.

Subito è scattato l’allarme con i carabinieri della locale stazione che sono arrivati sul luogo della violenza. Mentre la 32enne veniva soccorsa, gli uomini dell’Arma hanno dato inizio alla ricerca dell’aggressore nell’intera zona. Quest’ultimo, sentendosi braccato dalle forze dell’ordine e forse preso dalla disperazione e dal rimorso per la follia appena compiuta, decide di farla finita.

L’immigrato arriva nei pressi della stazione ferroviaria di Castenaso e si butta sotto un treno in corsa che viaggiava lungo la linea Portomaggiore–Bologna. L’impatto con il convoglio è violentissimo e non lascia via di scampo al 29enne marocchino che muore sul colpo. Sul posto sono intervenuti gli agenti della Polfer che hanno eseguito tutto i rilievi del caso. Non sono note al momento le motivazioni che hanno spinto l’uomo a tentare di uccidere la moglie poi a farla finita.

La tragedia arriva proprio poco dopo la diffusione dei dati sui femminicidi compiuti in Italia nel 2018. Lo scorso anno sono state ben 142 le donne uccise, il numero più alto mai censito da quando si effettuano le rilevazioni di questo tipo. A fornire l’agghiacciante dato è stata l’Eures. Le vittime, se si considera il 2018, non solo hanno superato di una unità in termini assoluti le 141 del 2017 ma, in termini relativi, hanno raggiunto il valore più alto mai censito in Italia, attestandosi sul 40,3% a fronte del 35,6% dell’anno precedente e di una media del 29,8% nel periodo compreso tra il 2000 e il 2018. Numeri terribili su cui riflettere.

Open Arms, i comunisti Vauro e Padre Zanotelli fanno a gara a chi insulta di più Salvini: “Va processato per disumanità”


Caso Open Arms. Salvini indagato. Figuriamoci se Vauro si lasciava sfuggire l’occasione per lo sciacallaggio. «Salvini è un leone di peluche e l’ultima linea salviniana è il “peluchismo”. Che fa del vittimismo il suo porta bandiera ed è forse quella che gli somiglia di più».

Così, parlando all’Adnkronos, il vignettista che piace agli antifascisti più beceri commenta l’indagine della Procura d’Agrigento sull’ex ministro degli Interni per sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio. «Salvini è molto bravo a fare declamazioni di coraggio e poi a darsela a gambe». «Sostiene che l’indagine della Procura di Agrigento per lui è un’altra medaglia? La precedente l’ha persa mentre se la squagliava dal tribunale e si faceva salvare dai Cinque stelle», conclude l’antifascistissimo disegnatore.

 Vauro non è il solo antisalviniano che va in brodo di giuggiole per la vicenda Open Arms. Padre Zanotelli, ardente clerico-comunista, augura ad esempio il peggio a Salvini. «Voglio augurarmi che stavolta i 5 Stelle, che non sono più parte del governo con la Lega e dicono che non torneranno mai più con Salvini, votino secondo coscienza e si crei un blocco per fare processare l’ex ministro». Zanotelli va giù pesante.

«Ma come si fa a parlare di medaglia? Chi reagisce così non tiene in alcun conto il dolore di nessuno. Questa è la cosa grave: il senso di strafottenza tipico dei ricchi nei confronti di chi non ce l’ha fatta. E poi arriva uno come il cardinale Ruini a dire quel che dice su Salvini, che è una figura che rappresenta l’estrema destra».

 Il cattocomunista si dice colpito dal fatto che Salvini consideri una “medaglia” la sua disavventura giudiziaria. La coda giudiziaria del caso Open Arms ha insomma fomentato il peggiore fanatismo di sinistra. A gioire saranno in pochi. Vauro e Padre Zanotelli hanno offerto il solito, triste spettacolo del becerume politicamente corretto.

Il terrore di Matteo Renzi: “Andare a votare oggi significa regalare a Salvini il Paese, il Quirinale, i pieni poteri”



“Andare a votare oggi significa regalare a Salvini il Paese, il Quirinale, i pieni poteri”. Matteo Renzi non usa giri di parole e dice così di essere disposto a tutto (o quasi) pur di non andare al voto anticipato. Che, peraltro, penalizzerebbe – non poco – la sua neonata Italia Viva. Già, perché stando agli ultimi sondaggi, Iv si ferma a un risicato 5%. E allora tutto pur di tagliare fuori la Lega di Matteo Salvini.

Intervistato dal Corriere della Sera, l’ex premier non risparmia, ovviamente, alcune frecciatine al Partito Democratico di Nicola Zingaretti, proprio in relazione alla possibilità di tornare alle urne prima del 2023, quando è fissata la scadenza naturale dell’esecutivo. Queste, infatti, le parole del fu sindaco di Firenze: “Può darsi che questa sia la decisione autolesionista di parte del gruppo dirigente del Pd. Ma non credo sia l’interesse degli elettori del Pd, oltre che dei cittadini italiani…”.
Renzi lancia Italia Shock
Il leader di Italia Viva, dalle colonne del quotidiano di via Solferino, torna a dettare l’agenda all’esecutivo Conte, sferzandolo anche sul cosiddetto “Sbloccantieri“; i renziani, infatti, da azionisti di minoranza di questa raffazzonata maggioranza giallorossa, puntano a tramutare il progetto in un decreto legge. “La situazione italiana è seria: la crescita zero fa male alle aziende e fa crescere il rapporto debito/Pil. Noi proponiamo di sbloccare i 120 miliardi di euro che sono fermi nei cassetti attraverso l’utilizzo di procedure straordinarie come abbiamo fatto a Milano con l’Expo.

Il modello Expo ha rilanciato Milano, il modello Expo può rilanciare l’Italia. Ma non c’è un secondo da perdere, serve uno shock. Con noi il Pil cresceva, adesso invece è a zero…”, l’affondo del fiorentino. Che, a seguire, rincara la dose: “Per questo sogno di ottenere non la maggioranza ma l’unanimità sul testo che Italia Viva sta predisponendo per il progetto Italia Shock. Perché tutti sono d’accordo a parole con l’esigenza di sbloccare i cantieri. Ora che finalmente qualcuno propone un decreto, nessuno può tirarsi indietro. I soldi ci sono, serve la volontà…”.

Dunque, Renzi mostra i muscoli e ostenta ottimismo: “Noi di Italia Viva siamo nati pronti e non ci fa paura nulla. Ma faremo di tutto per eleggere un presidente della Repubblica non sovranista. Questa è la nostra sfida. E Italia Viva la vincerà”.

Insomma, nulla di nuovo sotto il sole: Matteo Renzi sfida la maggioranza di cui fa parte dal suo interno, nel tentativo di (ri)scalare i sondaggi e quelle classifiche di gradimento e fiducia nei leader che ormai da diverso tempo lo vedono arrancare non poco. E che lo vedono rincorrere, da lontanissimo, la leadership di Matteo Salvini.

martedì 19 novembre 2019

ALBANESE: “APPENA MI SVEGLIO PENSO A RUBARE”, VIVE IN CASE POPOLARI DELLA RAGGI



“Quando mi sveglio la mattina penso a rubare, derubare qualcuno, quello che esce”.Così Agustin Ndreca, albanese di 24 anni, boss della banda dell’Audi Nera che con base nelle casi popolari di Roma, razziava mezza Italia.

L’operazione della Polizia del Commissariato Aurelio (Roma) ha portato all’arresto della banda di 6 albanesi, responsabili di furti in villa specialmente al Nord e al Centro. Dove si concentra più ricchezza. E dove, non a caso, pullulano più parassiti. Durante le fughe dopo i colpi, peraltro, i delinquenti non esitavano a sfondare i posti di blocco.

Le indagini, inoltre, hanno messo in luce collegamenti con diverse “batterie” operanti in tante città d’Italia tra cui Milano, Venezia, Vicenza ed Ascoli. Oltre ai sei malavitosi finiti in arresto, sono nove gli albanesi denunciati a piede libero. I criminali avevano come base alcune case popolari situate nelle periferie capitoline di Ponte di Nona e di Tor Bella Monaca.

La Raggi dà loro le case popolari dei romani, e loro le utilizzano per nascondere la refurtiva.

Agustin Ndraca, detto “Gusti” è stato intercettato degli inquirenti e nell’ordinanza di custodia cautelare in prigione, il gip ha scritto nero su bianco che gli indagati vivono commettendo furti. Come riportato dal Corriere di Roma, questa un’altra frase del 24enne, sodale di Ermal “Jake” Gjeta: “Spendo perché quelli non sono soldi guadagnati con il sudore. Sono soldi di ladri e ne spendo tanti: andiamo in un locale con la musica e sperpero mille-2mila euro a notte”. E ancora:”D’inverno in quattro mesi abbiamo fatto minimo un milione”.

Durante l’indagine “Massa di San Giuliano” sono state sequestrate una decina di Audi rubate ed ingente refurtiva (orologi Rolex, Cartier, Gucci e di altre marche prestigiose, numerosi gioielli d’oro, diamanti ed altri preziosi), nonché borse ed oggetti di pregio che venivano utilizzati dalle compagne degli arrestati.

Deve scontare 25 anni per furto, borseggi e rapine: ma la rom di origini croate e sempre incinta e resta libera



Una storia emblematica che porta nuovamente alla luce un fenomeno la cui gravità sociale è costantemente sottaciuta per l’ormai cronico autorazzismo che pervade il mondo dell’informazione e degli opinion maker.
Una professionista affermata
Ana Zahirovic, una rom di nazionalità croata, ha solo 26 anni ma è un’affermata “professionista” nel suo campo, quello dei furti, dei borseggi e delle rapine. Su di lei pesa un carico di condanne pari a 24 anni, 9 mesi e 17 giorni di reclusione. Pena che la signora non ha mai scontato, anzi.

Due mattine fa gli agenti della Polfer l’hanno fermata mentre tra i binari della Stazione Centrale di Milano era alla ricerca di nuove vittime. Solo un paio di mesi orsono, per i consueti motivi, era stata arrestata e subito scarcerata perché incinta. E qui ci si imbatte in un altro fattore peculiare della piaga delle borseggiatrici rom, quello delle gravidanze seriali prodotte ad hoc per evitare di finire in gabbia a causa delle proprie malefatte. Una scientifica prassi legata alla “professione” di tali irriducibili predatrici.
Una serie di reati interminabile
La “carriera” di Ana Zahirovic, appartenente a una delle famiglie più tristemente note della criminalità rom, è impressionante. Difficile ricostruire con precisione la serie interminabile di furti, borseggi, rapine variamente eseguite, di cui si è resa protagonista negli anni. Quello che emerge è il tira e molla con la giustizia italiana: un susseguirsi di denunce, arresti, brevi periodi di detenzione, scarcerazioni, condanne su condanne. Il carcere evitato grazie all’odiosa e inumana pratica delle gravidanze a scopo di impunità.

L’altra mattina è finita nuovamente a San Vittore, col ventre vuoto e quasi 25 anni da scontare. Succederà davvero? La risposta è quasi poco importante, non fosse altro perché il suo caso è solo la punta dell’iceberg di una realtà ripugnante, rappresentata da un mondo, quello dei rom, che genera crimine, degrado morale e materiale nel cuore delle città italiane, a Milano in modo particolarmente grave. Ma guai a dirlo, guai a scriverlo: l’accusa di razzismo è sempre pronta e, nel caso, la macchina giudiziaria sa dimostrarsi assai più efficiente e spietata.

Napoli Centrale: si cala i pantaloni e defeca in pubblico, poi pesta chi lo rimprovera. Arrestato ghanese



Napoli Centrale: espleta i bisogni in pubblico poi aggredisce un viaggiatore. Senza alcuna remora e incurante della presenza di numerosi viaggiatori, un cittadino ghanese di 34 anni si è abbassato i pantaloni ed ha iniziato ad espletare i suoi bisogni fisiologici nelle immediate adiacenze della Stazione Centrale di Napoli.

Il suo comportamento non è passato inosservato ad un viaggiatore, che gli si è avvicinato per redarguirlo. Il rimprovero, però, non è piaciuto al 34enne, che ha aggredito il viaggiatore, colpendolo con un pugno al volto. Questi, allora, si è rivolto agli agenti della Polizia Ferroviaria di pattuglia in stazione, i quali hanno immediatamente individuato l’aggressore e lo hanno condotto presso gli Uffici della Polfer per accertamenti.

Da un controllo presso la banca dati interforze, il 34enne è risultato irregolare sul territorio italiano, non avendo ottemperato ad un ordine di espulsione emesso dalla Questura di Mantova. Per questo motivo è stato denunciato per mancata osservanza della normativa sull’immigrazione. Inoltre è stato deferito all’Autorità Giudiziaria per il reato di percosse a danno del viaggiatore, che lo aveva richiamato per il suo atteggiamento inadeguato. Per il suo comportamento, considerato “atto contrario alla pubblica decenza”, il 34enne è stato sanzionato con una multa di 10mila euro.

lunedì 18 novembre 2019

“Sono stato picchiato dai fassisti”. Ma in realtà l’ambulante nigeriano era stato pestato da due nomadi



A parlare è M.O., ambulante nigeriano di 28 anni, assalito due violenti di origine rom nel sottopasso delle Cure, a Firenze Nord. Il sottopassaggio della stazione, da circa tre anni, è una seconda casa per il 28enne africano, visto che vi lavora come ambulante, venendo fazzoletti, accendini e altri ammenicoli vari. L’ambulante, arrivato in Italia nel 2014 a bordo di un barcone, è in possesso di un regolare permesso di soggiorno da cinque anni.

“C’erano due persone intorno ai quarant’anni anni che mi hanno guardato male per lunghi secondi, ho chiesto loro perché mi stavano guardando, e loro mi hanno picchiato. Mi è uscito il sangue, ho avuto molta paura, sono caduto per terra e loro sono scappati. Avevano il cappuccio…”, il racconto dell’africano, così come riportato dal Corriere Fiorentino.

Dunque, M. si è rialzato ed è andato nella più vicina farmacia per comprarsi disinfettanti e garze con le quali medicarsi, grazie all’aiuto datogli da un passante. È stato proprio quest’ultimo a chiamare le forze di polizia, che sono intervenute sul posto. Il giovane extracomunitario, da quanto di apprende, ha sporto denuncia contro i due ignoti aggressori, confidando nel lavoro di investigazione degli agenti.

Subito si è sparsa la voce della notizia e poco ore dopo l’accaduto sulla pagina Facebook “Sei (o sei stato) delle Cure se…”, qualcuno dà la notizia di aggressione fascista. “Nel sottopasso delle Cure, due infami fascisti hanno massacrato di botte quel gentilissimo ragazzo nero che sosta sempre lì sotto”, scrive un utente sulla bacheca della pagina, come riporta adhocnews.

“Ho avuto paura, ma resto qui”, conferma il 28enne di colore, che in questi giorni è stato “adottato” una seconda volta dal quartiere. Già, perché il tam-tam sui social ha portato a centinaia di messaggio di solidarietà, poi tramutatisi in effettiva vicinanza fisica. Il quartiere, infatti, si è mobilitato e nel sottopasso delle Cure sono molte le persone che si fermano a parlare con l’ambulante, ormai amico di molti esercenti della zona.

Infine, la nota della Questura, pubblicata da Firenze Today, che smentisce la falsa notizia dell’aggressione fascista. “Da fonti di polizia si apprende che i due aggressori sarebbero ‘presumibilmente cittadini di etnia rom, originari dell’est Europa”.

Le Sardine (affumicate) anti-Salvini hanno legami con la famiglia Prodi. Altro che manifestazione spontanea



Manifestazione spontanea, nata dal basso, una vera e propria “rivoluzione” in cui l’amore del popolo progressista trionfa contro “l’odio” di Matteo Salvini. Questo, più o meno, il prevedibilissimo storytelling dei giornali progressisti dopo la manifestazione delle Sardine che ha portato migliaia di persone in piazza Maggiore, a Bologna.

Come abbiamo spiegato in questo articolo, tutto perfettamente legittimo, ma ci vuole un bel coraggio nel dire che questo sedicente “movimento”, nato su iniziativa dei quattro trentenni Mattia Santori, Andrea Garreffa, Giulia Trappoloni e Roberto Morotti, non abbia proprio nulla a che fare né a spartire con i democratici.

Mattia Santori, infatti, come abbiamo già raccontato, non nasconde la sua vicinanza ai dem e condivide sui social spassionati apprezzamenti per il segretario del Pd Nicola Zingaretti, lodi sperticate nei confronti dell’amministrazione comunale bolognese di centro-sinistra – “ve lo dico ora che l’Emilia Romagna è tra le regioni meglio amministrate d’Europa, che Bologna è ancora la patria dell’integrazione e della cultura” – e anche i post del governatore piddino Stefano Bonaccini, in corsa per la rielezione contro Lucia Bergonzoni. Nulla di male, s’intende, ma non prendiamoci in giro.

La Verità ha scovato un altro elemento che lega Santori alla galassia progressista e democratica. Quest’ultimo, infatti, fa parte della redazione della rivista Energia (www.rivistaenergia.it) co-fondata nel 1980 da Romano Prodi e diretta dall’ex ministro del governo Dini Alberto Clò. Professore Ordinario di Economia Applicata, presso Università degli Studi di Bologna, è stato nel cda di diverse società – tra le quali Eni, Finmeccanica, Italcementi, Iren e ASM Brescia, Atlantia, Snam – e, come ricorda La Verità, è l’uomo che, nel 1978, ospitò la famigerata seduta spiritica del “piattino” per ritrovare Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse. Seduta – molto discussa – a cui parteciparono Romano Prodi e Mario Baldassarri. Insieme a Prodi, garante della rivista per cui lavora Santori è l’ex giudice costituzionale Sabino Cassese, che nel 2013 il Pd voleva proporre come presidente della Repubblica.

Per il resto, abbiamo già parlato delle inequivocabili prese di posizione politiche di Santori sui social. In un post del 7 settembre scorso, per esempio, il promotore delle Sardine sposa in toto l’operato del segretario dem Nicola Zingaretti, pur non essendo iscritto al partito, definendo peraltro dei “pagliacci” gli avversari: “17 giorni per fare un governo (contro i 90 del governo del cambiamento); spread a 148 (contro i 320 dei pagliacci che proponevano Savona all’economia); un ministro dell’Interno che non usa i social network; all’economia un politico dopo 8 anni di tecnici; Salvini che da gradasso diventa lo zimbello d’Italia; centrosinistra unito da Renzi a Bersani (o meglio, da Grillo a Bersani). questo Zingaretti non se la cava malaccio…“. Nei commenti, in risposta a chi storceva il naso verso il segretario dem, pubblica poi un articolo de Il Manifesto dal titolo eloquente: “Prima o poi dovremo fare l’elogio di Zingaretti“.

Bergoglio pranza con i poveri: ma fa bandire la carne di maiale per non infastidire i fedeli musulmani



Domenica si è celebrata la terza giornata mondiale dedicata ai poveri, un tema sicuramente molto sentito da Papa Francesco.Del resto, già nella scelta del nome dopo la sua elezione avvenuta sei anni fa è possibile rintracciare una delle chiavi più importanti del suo pontificato. Ed in questi giorni Bergoglio ha voluto dare ampio risalto a questo appuntamento.

Vicino il colonnato del Bernini, è stato montato un presidio sanitario che ha dato cure gratis a chi ne aveva più bisogno, alla vigilia della giornata dedicata ai poveri è stato inaugurato un nuovo dormitorio.

Qui soggiorneranno i poveri del quartiere, all’interno di uno stabile ottocentesco non lontano da piazza San Pietro e gestito dalla comunità di Sant’Egidio e dall’Elemosineria del Papa. Il Pontefice ha fatto visita a queste strutture, dove ha incontrato gli ospiti e si è intrattenuto con alcuni di loro.

Momento più importante di questa settimana è stato il pranzo tenuto in occasione della giornata mondiale dei poveri, all’interno dell’aula Paolo VI. Ed in questa domenica è stata ben riscontrabile il doppio binario verso cui si muovono i discorsi del pontefice: da un lato la durezza contro gli stili di vita odierni, la condanna alla povertà ed alla cultura dello scarto, dall’altro l’ossequiosa attenzione, quasi maniacale nel dettaglio, a non lasciare nessuno fuori dai suoi discorsi.

Ed infatti nel pranzo con 1.500 poveri della capitale, anche il menu rispecchiava questa impostazione. Così come riportato da LaPresse, tra i pasti consumati assieme a quelli che Bergoglio ha chiamato “vecchi amici”, non figurava carne di maiale. Ad essere serviti invece sono stati, come secondo, dei bocconcini di polli con crema di funghi e patate.

Una scelta quindi ben precisa, non certamente casuale e che ha richiamato nella mente, seppur le situazioni erano alquanto differenti, le polemiche sui tortellini arrivate nei giorni scorsi da Bologna, lì dove l’arcivescovo si è schierato a favore dei cosiddetti “tortellini dell’accoglienza”, fatti senza carne di maiale.

Nei suoi discorsi poi, come detto in precedenza, Papa Francesco ha richiamato alla condanna contro la cultura dello scarto ed ha sottolineato l’importanza di non dimenticare nessuno: “Nella smania di correre, dà fastidio chi rimane indietro – ha affermato il pontefice – Quanti anziani, nascituri, persone disabili, poveri ritenuti inutili. Si va di fretta, senza preoccuparsi che le distanze aumentano, che la bramosia di pochi accresce la povertà di molti”.

“Nella vita, però – ha concluso il Papa – a crollare sono le cose penultime, non le ultime: il tempio, non Dio; i regni e le vicende dell’umanità, non l’uomo”.

Torino, appena uscito dal carcere pesta e accoltella un senzatetto per rapina: marocchino torna dietro le sbarre



Uscito solo pochi giorni fa dal carcere, e completamente ubriaco, ha pestato e ferito con la lama di un coltello un clochard nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Porta Nuova (Torino) che aveva osato opporsi ad un suo tentativo di furto, ed è stato fermato solo grazie al pronto intervento di alcuni passanti.

Il responsabile, marocchino di 19 anni con una lunga lista di precedenti di polizia nonostante la giovane età, era finito dietro le sbarre durante lo scorso luglio. In quell’occasione aveva preso di mira un negozio di kebab collocato in pieno centro cittadino per tentare una rapina, aggredendo con violenza il titolare, rimasto poi ferito.

A seguito di questo episodio il nordafricano fu arrestato e per lui si aprirono le porte della locale casa circondariale, dalla quale è uscito solo lo scorso giovedì 31 ottobre. L’autorità giudiziaria aveva inoltre determinato un divieto di dimora nel comune di Torino, unitamente alla misura cautelare dell’obbligo di firma da svolgere quotidianamente presso il comando provinciale dei carabinieri di Modena. Un provvedimento mai rispettato dal magrebino, che si trovava ancora tranquillamente nel capoluogo piemontese, e che qualche giorno fa si è reso protagonista dell’ennesima violenza, che ha visto come vittima un senzatetto.

Il 19enne, in preda ai fumi dell’alcol, secondo quanto riportato dalla stampa locale, ha cercato di prendere possesso di alcuni pannelli di cartone che il clochard utilizzava per ripararsi dal freddo nel giaciglio di fortuna ricavato nei pressi della stazione ferroviaria di Porta Nuova. Visto ciò che stava accadendo, quindi, il senzatetto ha provato ad opporsi al furto, subendo per questo motivo la violenta ritorsione da parte del marocchino.

In preda alla furia, quest’ultimo lo ha infatti brutalmente aggredito, colpendolo con forti calci ed arrivando persino ad estrarre un coltello dalla tasca, col quale ha tentato di infierire sulla vittima. Con le braccia protese in avanti, il clochard è riuscito a proteggersi, riportando comunque delle lacerazione alle mani. Attirati dalle grida di quest’ultimo, alcuni passanti sono accorsi sul posto, impedendo così che la situazione potesse ulteriormente degenerare e mettendo in fuga l’aggressore. Grazie al pronto intervento degli agenti della Polizia ferroviaria di Porta Nuova, il 19enne è stato in breve rintracciato e tratto nuovamente in arresto, questa volta con l’accusa di tentata rapina aggravata dall’uso di arma e lesioni personali.

Il senzatetto è finito invece al pronto soccorso dell’ospedale Mauriziano, ricevendo 6 giorni di prognosi dal personale sanitario che lo ha assistito e medicato.

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