venerdì 1 novembre 2019

“In Italia comandano Merkel e Ong”: Matteo Salvini smaschera il governo “anti-italiano” dei porti aperti



Matteo Salvini va all’attacco del governo giallorosso. Il leader della Lega non usa giri di parole e sferza l’esecutivo sulla gestione dell’emergenza immigrazione. Di fatto dopo l’avvio dell’esperienza di governo con 5s e Pd, gli sbarchi sono ripresi con preoccupante regolariutà e le ong trovano i porti aperti sulle nostre coste. Ma a far discutere, come ha ricordato ilGiornale, sono i migranti che la Germania ci manda indietro.

E così Salvini mette nel mirino Conte, Di Maio e Renzi: “Il governo è allo sbando e a comandare in Italia arrivano la Germania e le ong. Apprendiamo da media e politici tedeschi che Conte-Di Maio-Renzi hanno accettato di prendere, tutti i mesi, degli immigrati da Berlino. Eppure il ministro Lamorgese tace e le ong – dopo essere state invitate al Viminale – dettano la linea e chiedono di non rinnovare il memorandum con la Libia“.

Il leader del Carroccio poi rivendica il suo operato dal Viminale e spiega quali sono state le conseguenze della politica dei porti chiusi: “Con meno sbarchi sono calati i morti, anche se le condizioni di chi parte sono meno sicure perché gli scafisti usano barche e gommoni di fortuna. I trafficanti sanno di poter contare sulle ong che fanno da taxisti verso l’Italia a poche miglia dalle coste africane“.

E alle parole di Salvini rispondo i penatstellati che provano a negare l’evidenza: “Matteo Salvini e Il Giornale continuano a fare un’inaccettabile propaganda in tema di immigrazione, arrivando a diffondere notizie false con il solo obiettivo di canalizzare il consenso e mascherare ciò che il leader della Lega non ha fatto quando era al governo. L’ultima uscita riguarda un presunto accordo tra il nostro governo e quello tedesco per l’arrivo di immigrati: nulla di più falso.

L’ex ministro dell’Interno evidentemente non conosce il regolamento di Dublino in base al quale i migranti che vogliono ottenere l’asilo devono fare domanda nel paese di primo approdo ed è questo l’unico motivo del ritorno dei migranti dalla Germania in Italia. Non è un caso che anche quando lui era al Viminale ci siano stati circa 1.700 rientri dalla Germania in Italia“, ha affermato il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in commissione Esteri alla Camera Pino Cabras. Intanto le ong continuano a tirare per la giacchetta l’esecutivo.

L’ultimo messaggio arriva da Mediterranea che con la portavoce Sciaruba dall’università di Palermo chiede l’immediato dissequestro della Mare Jonio: “La Mare Jonio è stata sequestrata nell’ultimo giorno di potere dell’ex ministro dell’Interno. Eppure, le persone che avevamo soccorso erano state sbarcate dalla Guardia costiera e avevamo la nave vuota. Abbiamo chiesto l’autorizzazione all’ingresso che c’è stata data dalle autorità marittime e, una volta entrati, sono arrivati 300 mila euro di multa e il sequestro.

Queste sono vendette che implicano l’uso indecente delle istituzioni. Però chi è arrivato poi a sostituire ancora non ha ritenuto di dover porre rimedio a quello è successo, che è gravissimo”. Insomma i giallorossi sono sempre di più schiacciati tra una gestione piuttosto debole dell’emergenza immigrazione e il pressing delle Ong che chiedono di poter rientrare in possesso delle navi per portare (ancora) migranti in Italia.

giovedì 31 ottobre 2019

Matteo Renzi e Matteo Salvini, patto segreto: obiettivo, evitare Romano Prodi al Quirinale


Matteo Renzi avrebbe cambiato idea. Ora l'idea di un ritorno alle urne in tempi brevi gli andrebbe benissimo. In primis per la crisi che si sta vivendo all'interno dell'esecutivo giallorosso e che andrà a rafforzare il consenso del centrodestra.

Ma la seconda motivazione è che se su va a votare dopo il via libera alla manovra, il taglio dei parlamentari sarebbe congelato. Una soluzione che consentirebbe al suo partito Italia Viva di contenere la perdita dei suoi eletti. Peraltro, con l'attuale composizione numerica del Parlamento, Iv, se superasse la soglia di sbarramento del 3 per cento conserverebbe buona parte dei parlamentari uscenti.

La terza e non meno importante ragione è l'elezione del presidente della Repubblica. Rivela il Giornale in un retroscena che il ragionamento di Renzi è questo: se l'alleanza Pd-M5s-Leu reggesse toccherebbe a Luigi Di Maio e a Nicola Zingaretti trovare la quadra per eleggere il nuovo inquilino del Quirinale.

E i candidati al momento sul tavolo lo terrorizzano: Romano Prodi, Walter Veltroni o Mattarella bis. Ma soprattutto Prodi, che è anche molto apprezzato da Beppe Grillo e dai Cinque stelle. ù Prodi al Colle sarebbe una sconfitta troppo dura per l'ex premier quindi Renzi sta pensando concretamente di stringere un patto con Matteo Salvini: una sorta di scambio tra elezioni anticipate e presidente della Repubblica condiviso.

Un piano che Renzi avrebbe già confidato ai suoi fedelissimi: "Per noi è meglio un leghista moderato (Giancarlo Giorgetti) che Romano Prodi o Walter Veltroni al Colle". Insomma, pur di evitare di trovarsi Prodi presidente della Repubblica Renzi concederebbe la vittoria al centrodestra, spianando la strada a Salvini per Palazzo Chigi. Il suo sogno è Mario Draghi ma andrebbe benissimo anche Giorgetti.

Il PD ci riprova: approda in commissione il disegno di legge per schierare i poliziotti. Sindacati in rivolta


Il Pd prova a «schedare» gli agenti impegnati nell’ordine pubblico. Lo fa con una proposta di legge, approdata da poco in commissione Affari costituzionali alla Camera, della deputata Giuditta Pini. L’idea è quella di apporre un numero identificativo sui caschi di protezione e sulle uniformi.

Non solo, si vuole anche introdurre delle microtelecamere, da applicare sulle divise, per registrare tutto ciò che succede durante le manifestazioni. L’idea di un codice che identifichi tutto il personale delle forze dell’ordine, però, trova la netta opposizione dei sindacati di polizia. La proposta di legge che arriva dal Pd è un vecchio pallino anche del M5s.

A bloccare la “schedatura” degli agenti era stato il leader della Lega Matteo Salvini, quando da neo ministro dell’Interno, rispedì al mittente i propositi grillini: «Il mio obiettivo non è mettere il numero sui caschi dei poliziotti, che sono già abbastanza facilmente bersagli dei delinquenti anche senza il numero in testa». I pentastellati così dovettero…

Il governo libico vara le nuove regole per neutralizzare le Ong: arrembaggio e sequestro per chi disubbidisce



Emanato lo scorso 14 settembre, in teoria in vigore ma nella pratica, come ogni ordine che esce dalla sede di un governo che a malapena riesce a controllare gli uffici istituzionali, è ancora tutto da verificare. Il riferimento è al codice sulle Ong approvato e firmato dal numero uno del consiglio presidenziale libico, Fayez Al Sarraj. Si tratta di un testo composto da 19 articoli il quale ha come obiettivo quello di regolarizzare e normare le attività delle Ong nel Mediterraneo centrale. Un testo adesso consultabile in italiano grazie alla traduzione, operata dall’ufficio immigrazione dell’Arci, diffusa su Repubblica.it nelle scorse ore.
I punti principali del codice
Così come scritto nel preambolo, le norme previste dal nuovo regolamento saranno applicate “a tutte le organizzazioni governative e non governative impegnate nella ricerca e salvataggio marittimo”. Ed in primo luogo, proprio tali organizzazioni devono “fornire periodicamente tutte le informazioni necessarie, anche tecniche – relative al loro intervento”, ecco cosa recitano in maniera sintetica i primi articoli del codice.

Inoltre, prosegue il codice, le Ong devono “lavorare sotto il principio di collaborazione e supporto, non bloccare le operazioni di ricerca e salvataggio marittimo esercitato dalle autorità autorizzate dentro l’area e lasciare la precedenza d’intervento. Le Ong si limitano all’esecuzione delle istruzioni del centro e si impegnano a informarlo preventivamente su qualsiasi iniziativa anche se è considerata necessaria e urgente”.

In poche parole, le Ong dovrebbero lavorare in stretta collaborazione con Tripoli e con le direttive della autorità libiche preposte al salvataggio. Un passaggio questo che appare già rigettato, come sottolineato nei giorni scorsi, dalle stesse Ong. Queste ultime però, come ha sottolineato Repubblica, appaiono più preoccupate dalla seconda parte del codice, in cui sono inseriti gli articoli inerenti le disposizioni applicabile in caso di mancato rispetto delle norme previste dal nuovo regolamento.

“Il personale del dispositivo è autorizzato a salire a bordo delle unità marittime ad ogni richiesta e per tutto il tempo valutato necessario, per motivi legali e di sicurezza, senza compromettere l’attività umana e professionale di competenza del paese di cui la nave porta la bandiera”, si legge nel codice. Ed ancora: “Tutte le navi che violano le disposizioni del presente regolamento verranno condotte al porto libico più vicino e sequestrate. E non verrà più concessa alcuna autorizzazione”.

C’è poi un passaggio che appare controverso, tanto agli occhi delle Ong quanto a quelli dei funzionari italiani. Si tratta di quanto previsto dall’articolo 12: “I naufraghi salvati dalle organizzazioni non vengono rimandati nello stato libico tranne nei rari casi eccezionali e di emergenza”. Un articolo contraddittorio con il resto di un codice che invece rivendica il ruolo delle autorità di Tripoli nel salvataggio, che si può spiegare forse con il tentativo da parte libica di non dare alibi alle stesse Ong. Un po’ come dire per l’appunto che, visto e considerato che la Libia non viene ritenuta come porto sicuro, questo passaggio non può far ritenere il codice del tutto fuori dal diritto internazionale. Ma la contraddizione, senza dubbio, rimane comunque palese.
Le reazioni da parte delle Ong
Già domenica scorsa, con una lettera inviata a La Stampa, il medico volontario Valeria Alice Colombo ha fatto ben intuire le intenzioni da parte delle Ong: “Non sottoscriveranno mai il codice”. Le organizzazioni, oltre a non considerare sicuri i porti libici, non riconoscono l’autorità della Guardia Costiera libica, considerata invece come un’accozzaglia di miliziani che non possono dare alcuna garanzia. Non è un caso che, proprio da parte delle Ong, lo stesso affaire Bija, il quale riguarda il trafficante che come rappresentante della Guardia Costiera libica è stato in Italia nel 2017, viene tirato in ballo per dimostrare l’inaffidabilità delle autorità tripoline.

Sabato si è rischiato di arrivare allo scontro tra una motovedetta libica e la Alan Kurdi, la quale è stata minacciata dalle autorità di Tripoli durante i soccorsi di 92 migranti. Tuttavia, in quell’occasione, non c’è stata alcuna confisca del mezzo e né gli uomini della Guardia Costiera sono saliti a bordo. Ma tanto è bastato per dimostrare quindi l’aria che tira, dopo il via libera al codice, nelle coste dirimpettaie alla Libia.

Rom, il pugno duro del sindaco leghista di Ferrara: “6 mesi di tempo per rispettare la legge oppure sgombero”



Sì, siamo contenti della mia nuova sistemazione”. Eva e suo marito lo dicono senza mezzi termini: “È meglio così”. Oggi vivono in un appartamento normale, con acqua luce e gas che dovranno pagare come tutti i normali cittadini. Certo, fa strano sentir dire a un nomade che la Lega “ha fatto bene” o che un esponente del Carroccio “è stato bravo”. Non rientra nel gioco delle parti cui siamo abituati. Ma è così. A Ferrara, come promesso in campagna elettorale, il campo nomadi è stato sgomberato, i suoi occupanti ricollocati e costretti a pagare utenze o affitto.

Era il lontano 1989 quando il campo di via delle Bonifiche venne aperto per “riconoscere dignità” a chi è vive in base a “specifità culturali”. “Ci abitavano 40 persone, il regolamento era completamente disatteso e le condizioni igieniche a livello delle periferie africane”, racconta il vicesindaco leghista Nicola Lodi. Un panorama fatto di baracche, liquami riversati in strada e immobili fatiscenti. Degrado, ovvio. Ma anche criminalità.

Il cambio di passo risale allo scorso giugno, quando il centrodestra conquista la guida del Comune ferrarese dopo 70 anni di monocolore rosso. Una delle prime mosse è affrontare la grana di via delle Bonifiche. Quanto l’Ausl va sul posto trova “gravi criticità igienico-sanitarie e di sicurezza dell’area”: si va dai servizi igienici “in precarie condizioni strutturali” (con tanto di “materiale fecale” sul pavimento), fino alle “deiezioni umane e rifiuti” ad intassare i locali. Per non parlare dei “rifiuti di scarico delle acque domestiche e dei servizi igienici” lasciate ristagnare “a cielo aperto” vicino alle baracche. Pochi giorni i pompieri fanno giro nel campo e trovano bombole GPL “non protette dalle intemperie”, dai raggi solari o dalle possibili manomissioni, oltre alle “colonnine multipresa della distribuzione elettrica” lasciate alla pioggia. Il tutto a forte rischio incendio.

In teoria gli occupanti avrebbero dovuto provvedere alla manutenzione dell’area loro assegnata. Ma non l’hanno fatto, nonostante le migliaia di euro pubblici investiti nel tempo (leggi qui). “In dieci anni ci è costato un milione di euro – elenca il vicesindaco – Si tratta di circa 100mila euro l’anno, quindi 8mila euro al mese”. Senza contare che le precedenti amministrazioni non hanno mai chiesto “un solo centesimo” ai nomadi. Il regolamento prevedeva un “canone per l’occupazione dell’area” e l’uso dei servizi, ma la delibera non era mai stata adottata. Solo anno scorso venne stabilito un canone “di ospitalità giornaliera” da 10 euro a famiglia. Gli uffici comunali dovrebbero recuperare migliaia di euro di ammanchi, ma non sarà cosa semplice.

Alla “vergogna targata Partito Democratico“, il centrodestra ha messo una pezza con uno sgombero lampo (leggi qui). I nomadi sono stati trasferiti altrove in base alla normativa vigente: 17 persone vivono nelle strutture dell’associazione Viale K già adibite all’emergenza abitativa, altre 17 hanno ottenuto appartamenti Erp (perché con minori e disabili a carico), una persona ha trovato riparo in un progetto di cohousing e altre 3 sono uscite in autonomia dal campo beneficiando di un progetto della regione.

Il tutto costerà al Comune molto meno che in passato: le utenze sono state intestate alle singole famiglie e chi vive negli alloggi Erp pagherà pure l’affitto. Tolti i 10mila euro per spostare le casette e allestire i nuovi appartamenti, l’unico esborso pubblico fisso sarà di circa 2.800 euro al mese, tra tirocini formativi (nella speranza che trovino un lavoro) e contributi all’associazione che ospita i nomadi nelle proprie strutture. Si tratta comunque di una situazione temporanea, massimo sei mesi. Lo sperimentale progetto leghista prevede che i nomadi rispettino tutti gli impegni per ottenere la proroga degli alloggi, altrimenti dovranno trovarsi una sistemazione autonoma. “Abbiamo stabilito chi poteva mantenersi, ricollocato le persone in difficoltà e chiuso il campo – rivendica Lodi – Dopo 30 anni i nomadi si pagano luce, acqua e affitto”. La domanda è: se vantano debiti di migliaia di euro per non aver mai pagato le utenze quando vivevano nel campo, perché dovrebbero iniziare adesso? “Se fra sei mesi avranno mantenuto i loro impegni, bene. Altrimenti arriverà lo sfratto”.

Picchiata e stuprata ripetutamente da marito, suocero e cognato, Boldrini, Saviano, Conte, Di Maio, Renzi dove siete?



“Costretta a ripetuti rapporti sessuali, picchiata e obbligata anche a bere un infuso abortivo”. Una cruda storia di violenza domestica quella denunciata da una giovane donna che sarebbe stata rinchiusa in casa da tre uomini – ovvero marito, suocero e cognato – e costretta ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà, fino a tre volte al giorno.

La vicenda arriva da un comune della ‘bassa’ bolognese, ed è lì che i Carabinieri hanno fermato il coniuge che – secondo le accuse della donna – sarebbe arrivato a tenerla prigioniera in casa propria, chiudendola in camera per giorni interi, picchiandola e ricoprendola di insulti.

Non solo. La malcapitata ha anche raccontato che sarebbe stata costretta persino a bere una sorta di infuso abortivo per perdere il bambino.

Da quanto si apprende, la giovane aveva già denunciato le violenze all’Arma a fine giugno ed era stata quindi affidata a una struttura protetta. Poi però – forse costretta, secondo gli investigatori – era tornata a casa e aveva ritrattato tutte le accuse, salvo poi riconfermale qualche mese dopo.

Così è finito in arresto – con l’accusa di violenza sessuale, sequestro di persona in concorso e maltrattamenti – il marito della donna – un giovane di origini nord africane . Sono altresì indagati – per sequestro di persona e divieto di avvicinamento alla parte offesa – il fratello e il padre dell’uomo.

Svezia, da paradiso di democrazia a inferno di stupri: circa 20 casi al giorno. Ma guai a dire che è stato…



La Svezia è diventato un Paese fuori controllo. Stupri spesso impuniti, attentati, regolamenti di conti. E c’è anche una velina governativa che proibisce di parlare di questo. Lo dicono moltissime testimonianze. Soprattutto per quanto riguarda gli stupri, guai a denunciare. O a dire che sono stati gli immigrati. La politica delle porte aperte inaugurata dalle sinistra, sta producendo i suoi effetti. Tutti gli immigrati, quasi tutti musulmani, non si vogliono adeguare alle usanze e alla civiltà nordica. E i risultati sono quello che sono.

Si sarebbe potuto prevedere. Ma ciò che non si poteva prevedere è che le autorità avrebbero nascosto i crimini degli islamici. In nome dell’accoglienza? O del politicamente corretto? Il premier socialista Stefan Lofven è sotto attacco da parte dell’opposizione di centrodestra. I soscialisti hanno fatto su ordine pubblico e immigrazione.E la Svezia è al collasso. Le donne non si sentono più sicure a girare per strada.

Solo l’anno scorso ci sono stati oltre 200 conflitti a fuoco. Oltre 40 i morti.

Svezia, è allarme per la libertà delle donne E secondo fonti ufficiali, il numero degli abusi sessuali è addirittura triplicato. Oltre la metà dei disoccupati non sono svedesi, i molti studenti parlano lo svedese a malapena.

La destra chiede di cambiare i motodi di concessione dei permessi di soggiorno e dell’accoglienza. A tutti questi problemi irrisolti si aggiunge il rischio terrorismo islamico. Le autorità svedesi dicono che il terrorismo è un rischio reale anche nei piccoli comuni. Tornando agli stupri, a Uppsala, l’80 per cento delledonne si dichiara non sicura. In quattro giorni ci sono stati quattro stupri nellacittà universitaria svedese. Festival culturali, concerti, sono gli scenari dove agiscono gli stupratori.

La deputata conservatrice Josefin Malmqvist ha scitto al premier: “Fermate gli stupri. State deludendo le donne”. E ha reso noto che nel 2018 ci sono stati 20 stupri al giorno. Quest’anno, finora, gli stupri sono in ulteriore aumento. Negli ultimi anni, ed è la cosa più grave, solo 5 casi su cento sono stati risolti. Ossia, quelli in cui c’è stata una condanna.

Ferrara, lo schiaffone leghista al PD: dopo 30 anni sgomberato il campo rom abusivo in soli 2 mesi



Di Giuseppe De Lorenzo Eugenia Fiore – Quel campo nomadi c’è, o meglio c’era, da più di trent’anni. Siamo a Ferrara, a pochi chilometri dal centro. In via delle Bonifiche, proprio sotto i cavi dell’alta tensione, ci sono i resti dell’insediamento nomade. I sinti vivevano in uno scenario raccapricciante, tra bagni comuni intasati dalle feci e fogne a cielo aperto che scorrevano accanto ai giochi dei bambini. Ora la neo amministrazione di centrodestra, come promesso in campagna elettorale, ha chiuso il campo. Un intervento record messo a segno in pochissimo tempo (guarda il video).

Ad agosto, dopo soli due mesi dalle elezioni nel Comune emiliano, è stata la volta dello sgombero. A inizio ottobre, invece, sono arrivate le ruspe per abbattere definitivamente le baracche in modo da evitare nuove occupazioni. “Qui ci abitavano 40 persone nella totale illegalità – spiega Nicola Lodi, vicesindaco e assessore leghista alla Sicurezza di Ferrara – C’era un regolamento che è stato totalmente disatteso, per cui le condizioni igienico-sanitarie erano al livello di una periferia africana. Qui non poteva vivere nessuno, nemmeno un animale”.

Per 30 anni, però, sotto gli occhi dei sindaci di sinistra, ci hanno abitato donne, uomini e anche bambini. Due di loro, di 3 e 5 anni, erano addirittura sconosciuti a forze dell’ordine e assistenti sociali. “I genitori sono senza documenti”, spiega Lodi, “Arrivano da Roma e altri tre dei loro figli erano già stati dati in affido. Ma qui nessuno ha mosso un dito: i minori non censiti non erano seguiti dai medici, non avevano la residenza. Una violazione totale dei diritti umani”.

Il campo si era trasformato nel tempo in buco nero d’illegalità “tollerato per troppo tempo dalle amministrazioni di sinistra”. Il tutto a spese dei contribuenti, con migliaia di euro di risorse drenate dalle casse pubbliche. I documenti degli ultimi dieci anni parlano chiaro: nel 2013 per il rifacimento dell’impianto elettrico sono volati via 34mila euro; tre anni dopo la messa a norma gli impianti idraulici è costata quasi 51mila euro; e nel 2016 sono stati pure demoliti e ricostruiti i bagni a 38mila euro.

A questi vanno poi aggiunti 391.929 euro per l’energia elettrica e ben 94.042 per l’acqua. Un salasso. Il fatto è che, nonostante gli sforzi economici, il campo a inizio estate si presentava comunque in condizioni disastrose. “Potremmo chiamarlo lo scandalo delle spese pazze – dice Lodi – un milione di euro che non si sa dove sia finito”. La Lega ha presentato un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale nei confronti delle precedenti amministrazioni di sinistra. Anche perché, ora che la situazione è sanata, il tutto costerà al Comune “solo 2.800 euro” per i prossimi sei mesi. Molto meno che in passato.

I nomadi sono stati trasferiti in case vere e dovranno pagare luce, gas, acqua e affitto. “È gente che ha il reddito di cittadinanza e pensione perché ha dei figli invalidi”, aggiunge il vicesindaco. Tre famiglie state sistemate a Monestirolo, due a Cà Frassinetta e sei nuclei a Ferrara. “Un po’ di autocritica e vergogna da parte del Pd è venuta anche questa volta a mancare”, sottolinea Lodi che fa notare come il Pd abbia attaccato il Carroccio “su cose irrisorie” mentre per anni ha lasciato proliferare una situazione di totale illegalità. Il dato finale è sotto gli occhi di tutti: “Oggi nel campo non c’è più nessuno: i bimbi sono a scuola e le famiglie sono in una casa normale, pulita e sana dove possono vivere”. E le casse comunali ringraziano.

Conte si piega alla Merkel, l’accordo choc: “2 voli charter al mese per trasferire i migranti in Italia”. Ira di Salvini



Vengono chiamati “dublinanti” per via del fatto che i loro destini in Europa sono decisi da quanto previsto dal trattato di Dublino, il cui principio cardine assegna al paese di primo sbarco l’onere della valutazione della domanda di asilo del migrante approdato nel territorio dell’Ue.

In poche parole, un migrante arrivato in Italia e poi giunto in Germania, nella grande maggioranza dei casi viene respinto da Berlino e rimandato nel nostro paese. Ed oggi la questione dei dublinanti è tornata ad accendere gli animi sul tema immigrazione.

Questo perché proprio dalla capitale tedesca è giunta un’indiscrezione, fatta trapelare dal quotidiano Die Welt, secondo cui il governo italiano ha accettato la proposta dell’esecutivo di Angela Merkel di un piano che prevede per l’appunto il ritorno nel nostro paese dei dublinanti presenti in Germania.

Per la verità i voli con a bordo soggetti espulsi dalle autorità di Berlino e rimandati indietro in Italia non sono mai terminati. Anzi, la stampa tedesca nei mesi scorsi ha svelato come le autorità tedesche a volte costringano con la forza i migranti ad imbarcarsi verso il nostro paese. Ma adesso quello accettato da Roma sarebbe un piano più organico, in cui tra le altre cose potrebbe essere prevista la partenza di due voli al mese dalla Germania verso l’Italia con a bordo un massimo di 25 migranti. A girare questa indiscrezione al quotidiano tedesco sopra citato, sono state alcune fonti non precisate del Bundestag, il parlamento federale.

Die Welt ha sottolineato come un simile accordo è stato rifiutato nei mesi scorsi, quando a Palazzo Chigi c’era sì Giuseppe Conte ma al Viminale Matteo Salvini: la linea del governo gialloverde è sempre stata quella di mettere fine ai voli dalla Germania, la quale ha continuato a rimandare indietro migranti verso il nostro paese tramite solo voli commerciali.

Il quotidiano tedesco ha anche sentito il portavoce del ministero dell’interno guidato da Seehofer, il quale non ha confermato ma nemmeno smentito, aggiungendo però un dettaglio importante: “Il nostro governo è in costante contatto con i partner europei per migliorare bilateralmente la capacità di trasferire i migranti, ai sensi del regolamento di Dublino, nei rispettivi Stati membri”.

Dunque, la volontà di riprendere questi discorsi con l’Italia è stata di fatto confermata: “Nel 2019 – ha proseguito il portavoce del ministero dell’interno tedesco – non sono stati effettuati voli tra Italia e Germania”. Un modo per ribadire l’intenzione di riprenderli al più presto, dando ulteriore adito alle indiscrezioni fatte trapelare da Die Welt.

I movimenti secondari, compiuti dai dublinanti entrati in un paese Ue diverso da quello in cui si è sbarcati, sono vietati e chi viene scoperto deve tornare indietro. Solo che, a livello logistico, le espulsioni verso i paesi europei di primo approdo sono sempre apparse difficili. Per questo la Germania non ha mai smesso di premere per l’organizzazione dei voli charter, compiuti fino al 2017 e, come detto, del tutto interrotti nell’anno in corso.

Nonostante ciò, nel nostro paese dal territorio tedesco nel 2018 sono arrivati, in gran parte con voli di linea, 2.848 dublinanti. Adesso, con l’eventuale ripresa degli accordi tra Italia e Germania, il numero potrebbe essere destinato ad aumentare.

Dal mondo politico italiano la prima dichiarazione è arrivata dall’ex ministro Matteo Salvini: “Smascherata dai media tedeschi l’ennesima fregatura del governo sbarchi, tasse e manette – ha dichiarato il leader della Lega – Conte, Di Maio e Renzi annunciano di spedire in Germania poche decine di immigrati scaricati in Italia dalla solita ong, ma poi si piegano di nascosto a Berlino e accettano 50 profughi al mese, tutti i mesi”.

“Una procedura che con la Lega al governo era stata ovviamente respinta – ha proseguito poi Salvini – con noi l’Italia aveva rialzato la testa, Pd-5Stelle-Renzi vogliono riportarci all’Italietta schiava e umiliata. Non lo permetteremo!”

Mentre sbarcano 104 migranti a Pozzallo, Lamorgese “minaccia”: “Entro l’anno cambieremo i decreti di Salvini”


Roma, 31 ottobre 2019 – Nel giorno dello sbarco a Pozzallo dei 104 della Ocean Viking, si torna a parlare dei decreti sicurezza del passato governo. Lo fa, col suo stile avaro di parole, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: bypassando le polemiche della politica, conferma che entro l’anno i decreti tanto cari al suo predecessore Salvini verranno rivisti.

 “Penso di sì”, si limita a rispondere, a margine dell’audizione in Commissione antimafia, a chi gli chiede se i decreti sicurezza del governo gialloverde verranno modificati entro la fine dell’anno.

Poi spiega: “C’è stato un intervento del Capo dello Stato, quindi noi certamente faremo delle modifiche” in modo da “rendere conforme” i testi “alle osservazioni che sono arrivate dal Quirinale”. “Secondo me – ha concluso – nel giro di poco si affronterà il problema”.
Scade il memorandum Italia-Libia
“È una questione di carattere politico che si farà a livello governativo e del presidente del Consiglio”, dice la ministra Lamorgese rispondendo a chi le chiedeva se il governo Pd-M5s annullerà l’intesa del 2017 tra Italia e Libia. Il memorandum scade il prossimo 2 novembre e, senza un intervento, si rinnova automaticamente.
Ocean Viking, lo sbarco a Pozzallo
I primi a scendere dalla Ocean Viking, dopo 12 giorni di Odissea, sono due bambini piccolissimi, di due e dieci mesi, uno in braccio al medico del porto di Pozzallo. Poi sono scese le donne, di cui due col pancione.

I due piccoli sbarcati “hanno delle broncopatie, delle difficoltà respiratorie e sono stati trasferiti all’ospedale di Modica per le cure del caso”, dice il medico del porto Vincenzo Morello. “Nulla di grave – afferma il sindaco Roberto Ammatuna – ci sono anche due donne gravide che verranno controllate tra gli ospedali di Modica e Ragusa, la situazione sanitaria è tranquilla”. I migranti, terminati i controlli sanitari, si sono diretti in pullman all’hot spot di Pozzallo.

Ci sono 41 sono minori (14 hanno meno di 15 anni). La procedura di ricollocazione dei migranti avverrà quanto prima e “in base al pre-accordo raggiunto nel corso del vertice di Malta”, la Francia e la Germania, in particolare, ne accoglieranno 70.

mercoledì 30 ottobre 2019

Dal Quirinale arriva l’ultimatum ai giallorossi: “Basta liti tra PD e M5S o si va a elezioni anticipate”



E no che non si non vota, non adesso almeno, non quest’anno, non finché c’è un governo in carica e una maggioranza parlamentare che lo sostiene. «Sfiduciare Palazzo Chigi non è tra i poteri del presidente della Repubblica», spiegano dal Colle. Ma, se Conte 2 cade, «difficilmente» ci sarà un Conte 3, o un gabinetto istituzionale, o una qualche altra alchimia.

Se davvero la coalizione giallorossa entrerà in crisi, bisognerà «tenere bene in chiaro» che il Quirinale non allungherà il brodo della legislatura e che si andrà verso elezioni anticipate nel 2020. C’è già una possibile data, fine marzo, un mese e mezzo dopo le cruciali regionali emiliane: il taglio dei parlamentari non sembra più un ostacolo. Dunque niente più esperimenti. Due «governi Frankenstein» possono bastare, un terzo sarebbe troppo.

La linea è di attesa degli eventi, con un occhio sulla Finanziaria. Mattarella, pur nella modalità zen , è appena appena infastidito da chi nelle ultime ore lo ha chiamato in causa come se potesse fare qualcosa. «Gli italiani – ha detto ad esempio Matteo Salvini – non meritano di essere ostaggio da una simile maggioranza, non è questo, così litigioso, l’esecutivo che il presidente aveva in mente». Giorgia Meloni ha addirittura sollecitato un intervento diretto: «Mattarella tenga conto delle elezioni in Umbria, lo scenario è cambiato». Richieste improvvide dal punto di vista della grammatica costituzionale, propaganda.

Ma ad allarmare è la tenuta del governo. Il Conte giallorosso ha meno di due mesi di vita ed è già stato sballottato in un turbine di polemiche e di infiniti bracci ferro interni. Ora la mazzata umbra può destabilizzare ancora di più il quadro, in vista della legge di bilancio.

Da Bruxelles il vicepresidente della Ue Valdis Dombrovskis dice che «sulla manovra italiana rimangono alcune preoccupazioni», legate alle possibili correzioni durante il dibattito alle Camere. Su fisco e contante le posizioni di Cinque Stelle, Pd e Italia viva divergono assai. Continueranno Renzi e gli altri a cercare visibilità? Si insisterà sull’idea del rimpasto o del cambio in corsa del premier? Come andrà a finire la resa dei conti tra i grillini?

Tutto ciò rende precaria la marcia dell’esecutivo. Il presidente della Repubblica, proprio per il suo ruolo, cerca sempre di assicurare stabilità al Paese ma, se i partiti non si daranno una regolata, sarà impossibile arrivare al 2023. Il Conte bis è nato con la prospettiva di durare tre anni, con un patto di legislatura. Però non si può solo litigare, l’Italia ha bisogno che vengano risolti i suoi tanti problemi. Quindi, assicurano dal Colle, nessun calcolo sulla composizione delle forze che nel 2022 dovranno eleggere il successore di Mattarella: o vi calmate o si vota. E questo forse sarà il collante migliore.

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi aggiornamenti e le migliori guide direttamente nella tua inbox.