martedì 26 maggio 2020

Finalmente anche l’Onu smentisce i “vice-scafisti” di sinistra: “I migranti non sono profughi”



L’immigrazione illegale come «investimento» per il futuro. Così scrive l’Undp (United Nations Development Programme) presentando la ricerca The Scaling Fences: Voices of Irregular African Migrants to Europes, realizzata intervistando più di 3mila immigrati provenienti da 43 diversi paesi africani e stabilitisi in 13 paesi europei (ma quasi la metà degli intervistati vive in Spagna e Italia, cioè i due porti di arrivo per il 90% di loro).

Il dossier, anche se realizzato da un’organizzazione fortemente terzomondista e immigrazionista come le Nazioni unite, conferma in realtà le tesi opposte. Perché sfata la propaganda secondo cui gli immigrati scapperebbero da guerre, carestia e povertà in cerca di asilo politico, e quindi ci sarebbe il dovere morale di spalancargli le frontiere. La realtà che raccontano i diretti interessati, arrivati quasi tutti con i barconi attraverso le rotte gestite dalla criminalità organizzata, è completamente diversa.

Non solo non scappano dalla fame nè dalle persecuzioni politiche, ma anzi la metà di loro stava discretamente bene nel paese di origine, il 49% aveva un lavoro, in molti casi uno stipendio maggiore e un livello di istruzione più alto della media dei connazionali. Il 50% degli immigrati che lavorava, alla domanda se guadagnasse a sufficienza per farcela in Africa, risponde positivamente, addirittura il 12% dice che era in grado anche di mettere via risparmi. «In Gambia avevo una vita confortevole, non eravamo ricchi ma i nostri genitori si sono assicurati che fossimo istruiti e curati» racconta Mahmadou.

E allora perché pagano cifre elevate per mettersi in viaggio, rischiando anche la pelle? Risponde Aziz, dal Senegal: «Alla fine tutti vogliamo le stesse cose nella vita: buona salute, lavori dignitosi, opportunità per le nostre famiglie e per noi stessi. E poiché molte persone non sentono di averle in Africa, vengono in Europa». Insomma migranti economici, puri e semplici. «La ricerca dimostra che quelli che sono partiti stavano relativamente meglio rispetto ai loro coetanei» si legge nel rapporto. Quali sono le più importanti motivazioni che ti hanno spinto a partire per l’Europa? chiedono ai migranti intervistati. Il 60% risponde «lavoro/mandare soldi a casa», il 18% «famiglia, amici», l’8% «istruzione», ma nessuno accenna a situazioni di pericolo in patria o di essere stato costretto.

Il loro è appunto un «investimento», anche consistente, mediamente di 2700 dollari, finanziati spesso dai parenti, per farsi portare illegalmente in Europa e poi, una volta lì, cercare un lavoro, una fonte di reddito, e quindi mandare soldi alle famiglie in Africa, gli «investitori» nel viaggio che quindi si attendono degli utili, un «return on investment» (Roi) scrive l’Onu utilizzando una espressione finanziaria. Il valore delle «rimesse» che il parente immigrato in Europa riesce a mandare a casa (lo fa il 78%) richiederebbe «40 anni per generare un’equivalente posizione economica in patria», scrive l’Onu.

Quindi il ritorno dell’investimento, per quanto rischioso, è estremamente allettante. La migrazione clandestina può rappresentare «un salto di una generazione in termini di mobilità sociale». La ricercatrice Anna Bono, esperta di Africa, è stata la prima in Italia a spiegare che è la classe media africana, urbanizzata e tutto sommato benestante, a partire per l’Europa. «I risultati della indagine dell’Undp parlano chiaro – commenta su La Bussola Quotidiana -. Confermano che centinaia di migliaia di africani hanno raggiunto l’Europa illegalmente e per non essere respinti hanno mentito sostenendo di essere profughi in fuga da guerre e persecuzioni».

Toghe rosse eversive, lo scandalo si allarga: nelle chat con Palamara spuntano anche Zingaretti e Minniti



Giudici, vip, dirigenti sportivi, ministri, politici. La tela su cui poggiava il sistema di potere creato da Luca Palamara comprendeva al suo interno le categorie più disparate. Scorrendo le centinaia di chat del magistrato, indagato per una presunta corruzione, emergono nomi più o meno noti.

Se in un primo momento le conversazioni tra il pm di Unicost e due deputati del Pd, Luca Lotti e Cosimo Ferri, avevano scosso dalle fondamenta il Csm, ora, sottolinea L’Espresso, i nuovi messaggi potrebbero travolgere in pieno esponenti della magistratura e far imbarazzare noti esponenti politici. Certo, per il momento nessuno è indagato ad eccezione di Palamara. Ma le relazioni, gli scambi, le richieste e, talvolta, pure gli incontri, disegnano la degenerazione “sviluppatasi nella magistratura negli ultimi dieci anni”.
Le chat con Nicola Zingaretti
Oltre ai giudici, nelle chat di Palamara sono apparsi anche nomi di esponenti del mondo politico. Matteo Salvini va “attaccato anche se ha ragione”: ma questa è solo la punta dell’iceberg. Già, perché L’Espresso ha notato come le conversazioni del pm sembrino legate per lo più a esponenti del Partito democratico. Basti pensare che nel marzo 2018 Nicola Zingaretti, attuale segretario Pd, dopo la vittoria alle Regionali riceve un sms di congratulazioni da Palamara: “Grande Nicola grande vittoria!! Ripartiamo da qui tutti insieme!”. Zingaretti ringrazia con tre punti esclamativi: “Grazie!!!”. Non è finita qui, perché il 23 maggio 2019, prima delle Europee, Palamara scrive che “noi ti vogliamo molto occupato”.

Questa è la risposta a un’affermazione fatta da Zingaretti sul possibile esito di quelle elezioni: “Se perdo – disse il segretario Dem – avrò molto tempo libero”. Le chat tra i due sono state depositate dai giudici umbri e consegnate agli avvocati difensori. Partono nel marzo 2019 e proseguono fino al 29 maggio del medesimo anno. Lo stesso giorno in cui viene data la notizia delle indagini di Perugia sui rapporti tra Palamara e Fabrizio Centofanti. Nei quattordici mesi citati, il pm e il politico si incontrano più volte, tra caffé, cene e appuntamenti in vari bari romani.

Non conosciamo tuttavia i temi delle loro discussioni. Sempre secondo quanto scritto da L’Espresso, nell’ottobre 2018 Zingaretti avrebbe inoltre organizzato un incontro tra Palamara e il commissario straordinario Nicola Tasco, capo di un Istituto regionale di studi giuridici controllato dalla Regione Lazio. A questo proposito c’è chi ipotizza che Zingaretti, indagato nel luglio 2018 dalla Procura di Roma assieme a Centofanti per un presunto finanziamento illecito, volesse ingraziarsi un pm della procura romana.
La scorta e Marco Minniti
Nelle chat di Palamara compare anche Marco Minniti. Tra il luglio 2017 e il novembre 2018, l’allora membro del Csm e il ministro dell’Interno Dem si sentono più di una volta. Lo fanno, ad esempio, in vista di importanti nomine nella magistratura. Discutono del nuovo procuratore di Napoli. Dalle conversazioni, scrive ancora L’Espresso, Minniti sembra imbastire strategie assieme a Palamara. 

Dulcis in fundo, nell’aprile 2018, Palamara si rivolge ancora a Minniti lamentandosi di un fatto ben preciso: “Buongiorno Marco ci tenevo ad informarti che da questa mattina mi è stato sospeso il servizio di protezione non essendo stata concessa al momento ulteriore proroga”. Risposta: “Ok Adesso vedo”. Alla fine, conclude L’Espresso, Palamara non sarebbe riuscito a riottenere la scorta.

Open Arms, colpo di scena: Italia Viva e Renzi salvano Salvini dal processo. Bloccato l’assalto dei traditori M5S



Nonostante la soffiata su due ex grillini, Matteo Salvini sembrava non nutrire grande speranza nell’esito del voto in commissione Giustizia di martedì 26 maggio, quello per cui la giunta per le immunità deciderà se rinviarlo a giudizio o meno. “Comunque finisca – commentava il leader della Lega accusato di sequestro di persona per aver tenuto in mare 164 migranti a bordo della Open Arms – poi l’aula mi manderà a processo“.

 Uno sfogo amaro, soprattutto dopo le intercettazioni emerse in questi giorni dove i togati si confessavano di dar contro a Salvini “anche se aveva ragione”. “Solo me – è ormai certo – vogliono processare… Intendiamoci, io le responsabilità me le assumo tutte e anche di più: una ong spagnola, nonostante un porto sicuro in Spagna, ha portato i migranti in Italia. Io ho difeso la sovranità, la sicurezza, l’onore e la dignità italiani. E rifarei tutto quanto”.

Ma in soccorso del leghista ecco Matteo Renzi. A poche ore dal voto, I tre senatori di Italia Viva che fanno parte della Giunta delle elezioni e delle immunità hanno reso noto che non parteciperanno al voto. “Ci rimettiamo dunque all’aula. Non c’è stata a nostro parere un’istruttoria seria, così come avevamo richiesto sia in questo caso che nella precedente vicenda Gregoretti. La motivazione principale per cui Italia Viva decide di non partecipare al voto risiede però nel fatto che, dal complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l’esclusiva riferibilità all’ex Ministro dell’Interno dei fatti contestati”.

Di fatto, Renzi evita a Salvini il processo. Il leader leghista ora ha dalla sua parte ha già dodici voti sicuri (5 della Lega, 4 di Forza Italia, 1 di Fratelli d’Italia, 1 delle Autonomie e quasi sicuramente il voto dell’ex M5s Mario Giarrusso, considerato fino a questa mattina l’ago della bilancia ma a questo punto non più determinante) contro otto a favore del processo (Anna Rossomando del Pd, Pietro Grasso di Leu, Gregorio de Falco del Misto e i cinque senatori M5s, sebbene con un paio di incerti). Una mossa, quella di Italia Viva, anticipata alla vigilia da Augusto Minzolini in un retroscena. Una scelta di coerenza, quella del garantista Renzi. Ma anche una scelta che ha un significato politico: Renzi manda un altro segnale a Conte, cerca un vero governo di unità nazionale per uscire dal pantano del coronvirus. Governo che, oggi, senza Salvini e la Lega è impossibile anche soltanto da ipotizzare.

“Aisha” esce di casa e aggredisce i fotografi “Sono matta, ve le spacco tutte”



Silvia Romano, la ragazza 25enne liberata lo scorso 8 maggio dopo una prigionia durata 18 mesi, tra il Kenya e la Somalia, è uscita oggi per la prima volta. La giovane ha infatti terminato il periodo di quarantena scattata lo scorso 11 maggio e, per festeggiare il primo giorno di libertà, si è recata a bordo di un taxi in un centro estetico del quartiere Casoretto di Milano, a poca distanza dal suo condominio. Silvia indossava una lunga tunica scura e un velo di colore beige che le copriva in parte il volto e una mascherina bordeaux.
La prima uscita di Silvia Romano
Secondo quanto raccontato, Silvia è uscita dalla sua abitazione verso le 14.30 e, accompagnata dalla madre, Francesca Fumagalli, si è fiondata su un taxi e ha raggiunto il centro estetico. Dopo poco più di un’ora, intorno alle 15.40, è uscita dall’esercizio di via Wildt attraverso una porta secondaria. Fuori dal salone di bellezza la attendevano una decina di giornalisti e fotografi, nel tentativo di intervistarla e fotografarla.

La madre della ragazza, infastidita dalla folla di curiosi, ha iniziato a urlare e a colpire la macchina fotografica di un giornalista. “Sono matta, ve le spacco tutte così vediamo se non la smettete” , ha detto la signora rivolta ai professionisti. Le due donne sono poi salite su un altro taxi e hanno fatto ritorno alla loro casa.
Polemiche e tensione
Fin da quando la Romano ha fatto ritorno in Italia non sono mancate le polemiche e neppure i momenti di tensione, dovuti anche al fatto che la 25enne si è convertita all’Islam e ha continuato a voler indossare gli abiti islamici. Durante la quarantena, obbligatoria a causa dell’emergenza coronavirus, Silvia ha passato in isolamento domiciliare i 14 giorni dopo il suo rientro. 

Molti gli insulti e le minacce di morte rivolte nei suoi confronti durante questo periodo. Lo scorso 12 maggio una bottiglia di vetro era stata lanciata contro la finestra dell’appartamento della 25enne. Un suo vicino di casa, dopo aver trovato alcuni cocci di vetro sul davanzale di una finestra rivolta verso la strada, aveva chiamato le forze dell’ordine. 

La finestra colpita era proprio quella da cui la cooperante italiana si era affacciata per salutare tutti i suoi sostenitori che avevano atteso in strada il suo rientro a casa. Anche allora la madre di Silvia non aveva gradito l’attenzione rivolta verso la figlia da parte dei media. Ai giornalisti presenti aveva infatti detto di lasciare in pace la giovane, che sarebbe stata molto meglio senza averli continuamente addosso.

lunedì 25 maggio 2020

CORONAVIRUS, IL FALLIMENTO DEL GOVERNO: MORTI E CROLLO ECONOMIA, NESSUNO COSÌ MALE NEL MONDO



L’Italia, con la Spagna e il Belgio, ha il peggior risultato possibile in termini di risposta al coronavirus. La totale chiusura non è servita a ridurre il numero di morti rispetto ad altri Paesi, ma è riuscita a devastare l’economia.

 Questo grafico è la sintesi di un fallimento senza scuse e senza eguali nel mondo: Ovviamente vanno esclusi Paesi dove le statistiche sono false, come la Cina.

E altri, come Usa e Brasile, dove l’epidemia è ancora a metà. In Europa, il Belgio ha in proporzione più morti di tutti, più di Italia e Spagna.

Che però hanno sacrificato l’economia e quindi ‘prenotato’ più morti future.


VAURO SI SCALDA: “SALVINI DEVE ESSERE PROCESSATO”



“Che Salvini per un reato come il sequestro di persona non vada a processo mi sembra assurdo. Vada! E salti il voto alle Camere come mi sembrava avere inteso volesse fare”. Lo dice all’Adnkronos il vignettista Vauro Senesi ironizzando: “Adesso riaprono anche gli stabilimenti balneari. Corra al Papeete, si faccia due mojito e vediamo come va”.

 Vauro se ne deve essere fatti tanti, in vita sua, per essere in grado di sparare sciocchezze ogni volta che apre bocca. Il fatto che Salvini possa andare a processo per avere trattenuto qualche giorno un’orda di clandestini su una nave, mentre Conte che ha sequestrato 60 milioni di persone no, è l’esemplificazione di quanto faccia schifo la giustizia italiana.

 L’ex grillino Mario Giarrusso non esclude un voto a favore dell’ex ministro dell’Interno: “Lo ha già salvato una volta – risponde il vignettista – Non mi stupirei lo facesse una seconda”. Alessandra Riccardi del M5s afferma che ‘la discussione è ancora aperta’: “Ognuno cerca la sua visibilità e il prossimo approdo o salvagente. Per Giarrusso o la signorina saranno sicuramente Salvini”.

Ma “non capisco – prosegue Vauro – perché in questo paese quando un politico è indiziato di reato sembra che andare a processo sia come andare al rogo. Gli scandali sono altri: persone in carcere da anni in attesa di essere processate; stragi rimaste senza verità. Dovrei scandalizzarmi se Salvini potrebbe essere processato? I pesi e le misure sono saltati. E’ saltata la bilancia, che è il simbolo della giustizia”.

BELLANOVA HA DIFFUSO FAKE NEWS DI BRACCIANTE PESTATO PER SPINGERE LA SUA SANATORIA



Quando si dimette questo quintale di falsità? 


 Una settimana fa, giusto in tempo per spingere la sanatoria, ecco nascere la notizia fasulla diffusa dai media di distrazione di massa. Un bracciante indiano picchiato da due agricoltori di Terracina e gettato in un canale. Si erano mossi i ministri. La Bellanova l’aveva usata per spingere la sua folle sanatoria degli spacciatori.

La grillina Catalfo, ministro del lavoro, con un tweet aveva comunicato di avere telefonato alla povera vittima. Solo che, come sempre, le vere vittime erano gli italiani.

Non era vero nulla. E ora la Bellanova dovrebbe scusarsi con gli imprenditori che erano stati accusati ingiustamente. Assieme alla sua degna collega Catalfo.

Il GIP, infatti, ha scritto nero su bianco che “non sussistono i gravi indizi di colpevolezza”. Gli imprenditori di Terracina non hanno mai picchiato l’indiano, anzi sarebbe stato quest’ultimo a minacciare gli italiani.

Procaccini, parlamentare di FdI: “Di questo caso hanno parlato telegiornali, tv, commentatori, politicanti, i “professionisti” dell’agromafia, come li chiamerebbe Sciascia.

Procaccini (Fdi): “Sanatoria giustificata con una balla” – C’è stato persino un Ministro che ha giustificato la sanatoria di centinaia di migliaia di immigrati irregolari, citando proprio questo caso su Terracina. Rivelatosi dunque, al momento, falso. A differenza di quei signori, io preferisco aspettare che le indagini si concludano, prima di sparare condanne ai quattro venti. E comunque non cambierebbe di molto la realtà dei fatti.

In questa terra, quella dove abito, vivono e lavorano duramente migliaia di italiani e di stranieri regolari. Con coraggio e solidarietà tirano fuori dalla terra prodotti che vengono esportati in tutto il mondo. Ma questo non fa notizia, né porta voti, mentre di un solo deprecabile episodio di maltrattamenti (in questo caso probabilmente falso), si imbastisce una campagna contro la verità e contro la bellezza della nostra migliore agricoltura”.

Dopo l’ennesimo sbarco esplode la rabbia dei lampedusani: “Basta migranti, l’hotspot va chiuso” (Video esclusivo)



Lampedusa alza la voce per i continui sbarchi che arrivano indisturbati nell’Isola. La popolazione protesta pacificamente e sta raccogliendo delle firme per far sì che l’hotspot venga definitivamente chiuso.Una situazione quella dei migranti che viene aggravata dall’emergenza del coronavirus. Un comitato spontaneo locale, oggi, attraverso un comizio ed una manifestazione ha chiesto al governo di Roma la chiusura del centro per migranti che proprio nel corso degli anni è stato luogo di scandali. Molti dell’isola lo percepiscono come un vero e proprio centro di detenzione.

Il problema della detenzione illegittima all’interno dell’hotspot di Lampedusa era già stato sollevato dal Garante dei diritti dei detenuti in data 11 maggio 2017. In tale occasione il prefetto di Agrigento alla richiesta del perché non venisse permesso alle persone di uscire dal Centro aveva risposto “se vogliono possono uscire da un buco nella rete”. In seguito, nel febbraio del 2018 il Prefetto inviava una comunicazione all’allora ente gestore con l’indicazione di dotarsi di sistemi per consentire ai richiedenti asilo di circolare liberamente. Da oltre due anni da tale comunicazione, tali sistemi non sono stati adottati.

“È assurdo – dice Attilio Lucia del Comitato spontaneo lampedusano – che a fronte di diversi radar e numerose motovedette, i migranti riescano ad entrare direttamente in porto senza essere notati. Quest’anno, complice il coronavirus non arrivano i turisti causando il dramma della già nostra debole economia, ma in compenso arrivano migranti giornalmente senza che il governo Conte si preoccupi più di tanto”

La popolazione nel 2014 ha presentato un esposto alla procura della Repubblica di Agrigento per una delle tante parabole installate nell’isola, quella in dotazione della Guardia di Finanza in funzione dal 2008. Molte le associazioni e i cittadini, i quali denunciano di non aver avuto risposte da parte dell’amministrazione comunale “che continua a tacere”. Lo stesso tipo di apparecchiatura è stata rimossa altrove perché ritenuta nociva per la salute. Oltre al danno la beffa. Nel frattempo proprio ieri mattina l’ennesimo sbarco autonomo. Una trentina di immigrati, in prevalenza tunisini, sono arrivati, indisturbati, direttamente al porto. Una scena che, purtroppo, si verifica quasi giornalmente.

“È evidente che è una strategia che viene portata avanti dal Pd da molti anni. Anche l’euro parlamentare Bartolo credo che sia favorevole a ciò che sta accadendo a Lampedusa. Oltre alla crisi del turismo nell’isola, lo Stato ha la volontà di utilizzare Lampedusa come piattaforma per i migranti”, afferma l’attivista del Comitato spontaneo Giacomo Sferlazzo. “C’è il rischio che a Lampedusa si ripeti l’emergenza migranti del 2011. Magari, ad un certo punto, quando i migranti saranno troppi, li porteranno nuovamente nelle strutture alberghiere. Al momento vengono portati nell’hotspot ed anche nella casa della Fraternità messa a disposizione dalla parrocchia. Quando anche quella struttura sarà piena, stazioneranno all’aria aperta al molo del porto”.

Delle misure anti-covid a Lampedusa il cittadino evidenzia numerose lacune e falle di tutto il sistema. “A Lampedusa non esiste un triage, i militari dell’isola viaggiano con i voli di Linea. In aeroporto non ci sono controlli. È attiva soltanto una ambulanza che serve sia per gli sbarchi che per la popolazione”.

Per il sindaco di Lampedusa e Linosa Totò Martello il problema andrebbe risolto in maniera “ovvia”. “Se il governo romano e l’Europa non affronta seriamente il problema dei migranti a Lampedusa gli sbarchi continueranno ad esserci come da sempre ci sono stati. Se qualcuno ha la volontà di bloccare questo flusso migratorio forse non ci sarebbe più un emergenza sociale nell’Isola. L’Europa non può pensare di poter scaricare ogni resposabilità del problema alle politiche locali soprattutto in questo periodo di coronavirus”, afferma il primo cittadino a IlGiornale.it.

Ma la popolazione non si accontenta delle parole e chiede rilevazioni che garantiscano l’assenza di rischi sanitari: “Lampedusa ha bisogno di un ospedale. Il governo Conte non può abbandonarci in questo modo”, conclude Sferlazzo.

domenica 24 maggio 2020

DECRETO RILANCIO, C’È ANCHE LA SANATORIA SUI REATI DEL SUOCERO DI CONTE



A denunciare la marchetta di Giuseppe Conte è Nicola Porro. C’è infatti un piccolo regalo per il ‘suocero’ nel cosiddetto decreto Rilancio.

 “La troviamo a metà strada, quasi, all’articolo 180. Se non abbiamo interpretato male (può sempre succedere in questi casi) essa prevede una particolare depenalizzazione per coloro che gestiscono gli alberghi. Diciamo subito che per chi scrive si tratta di cosa buona e giusta”, scrive Porro sul suo blog. Cosa prevede l’articolo? ” Nel passato se un albergatore si fosse intascato la tassa di soggiorno che è obbligato ad esigere ogni giorno ai propri ospiti, sarebbe finito in galera. A leggere il terzo e il quarto comma dell’articolo 180 del nuovo decreto, da oggi ciò non è più reato: l’albergatore dovrà pagare una sanzione amministrativa”. Questa la novità. Per Porro, come detto, si tratta di una “norma di buon senso”.

E però fa notare anche come la questione del mancato versamento della tassa di soggiorno da parte di chi gestisce un hotel al comune di Roma è un caso che lo scorso anno aveva “clamorosamente interessato” il “suocero” di Conte, Cesare Paladino, padre della sua compagna Olivia, proprietario di un hotel in centro a Roma. Stando ai pm, Cesare Paladino avrebbe intascato tra il 2014 e il 2018 circa due milioni di euro dai propri clienti senza girarli all’amministrazione di Virginia Raggi. Fu indagato e condannato, “o meglio – ricorda Porro – patteggiò la pena a poco più di un anno”.

A SILVIA ROMANO PIACE L’IMAM DEI TERRORISTI CHE HANNO SGOZZATO GLI ITALIANI A DACCA



Un’estremista islamica da rimandare al mittente. Dal nuovo profilo Facebook di Silvia Romano, ora Aisha, ecco spuntare un ‘like’ di Zakir Naik, una di telepredicatore islamico estremista.

Indiano, 53 anni, è uno dei predicatori islamici più radicali e famosi al mondo e avrebbe riciclato 28 milioni di dollari incassati da fonti che vengono definite “sospette”. E con questo fiume di milioni, stando all’agenzia investigativa indiana per i crimini finanziari, Naik avrebbe acquistato l’edificio della scuola internazionale islamica a Chennai, di dieci appartamenti, due palazzi e relativi terreni a Pune e Mumbai (India). Inoltre, avrebbe dieci conti bancari a lui riconducibili.

Ma la cosa interessante, dal punto di vista dell’evoluzione islamica di ‘Aisha’, è che l’imam teorizza la “supremazia islamica”, che diffonde attraverso la Islamic Research Foundation e a Peace Tv, un canale televisivo che trasmette da Dubai e che conta 200 milioni di telespettatori sparsi in tutto il mondo. Compresa Aisha, a quanto pare.

Degrado senza fine a Roma: a Largo Preneste straniero ubriaco defeca in piazza. “Ora Basta!” (video choc)



Di Mario Conti – Immigrato ubriaco fa i suoi bisogni per strada, in largo Preneste al Roma Sud. Certo, sono cose che sappiamo, di cui siamo a conoscenza, ma spesso ci giriamo dall’altra parte. Ma oggi, nell’epoca dei social, vedere questo schifo è tutta un’altra cosa. Richiama alle proprie responsabilità tutta la società. Chi l’ha fatto venire in Italia a tutti i costi, per guardagnare dei soldi sulla pelle di questi disperati.

Chi l’ha messo per strada, chi non gli ha dato un lavoro, dopo averlo allettato per venire nel Paese di Bengodi che è l’Italia. Chi magari gli ha passato i 5 o 10 mila dollari per pagarsi il passaggio sul gommone che lo ha portato non in Italia, ma presso la più vicina nave ong.

L’immigrato pone un problema a tutti – – Chi non lo ha controllato per strada, chi non lo ha sanzionato, chi non l’ha arrestato, chi non lo ha ripmatriato. Tra l’altro, questo immigrato, oltre a essere ubriaco e a fare i suoi bisogni per strada, alle nove di sera chiedeva l’elemosina ai passanti per andarsi a bere i soldi al vicino negozio bangla, inspiegabilmente aperto a quell’ora.

Invece ai negozianti italiani, se dopo l’orario di chiusura sono trovati aperti, vengono immediatamente sanzionati dai vigili urbani. Questo razzismo contro gli italiani deve finire, e speriamo che alle prossime elezioni le cose cambino veramente. Intere zone di Roma in mano agli stranieri

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