domenica 24 maggio 2020
A SILVIA ROMANO PIACE L’IMAM DEI TERRORISTI CHE HANNO SGOZZATO GLI ITALIANI A DACCA
Un’estremista islamica da rimandare al mittente. Dal nuovo profilo Facebook di Silvia Romano, ora Aisha, ecco spuntare un ‘like’ di Zakir Naik, una di telepredicatore islamico estremista.
Indiano, 53 anni, è uno dei predicatori islamici più radicali e famosi al mondo e avrebbe riciclato 28 milioni di dollari incassati da fonti che vengono definite “sospette”. E con questo fiume di milioni, stando all’agenzia investigativa indiana per i crimini finanziari, Naik avrebbe acquistato l’edificio della scuola internazionale islamica a Chennai, di dieci appartamenti, due palazzi e relativi terreni a Pune e Mumbai (India). Inoltre, avrebbe dieci conti bancari a lui riconducibili.
Ma la cosa interessante, dal punto di vista dell’evoluzione islamica di ‘Aisha’, è che l’imam teorizza la “supremazia islamica”, che diffonde attraverso la Islamic Research Foundation e a Peace Tv, un canale televisivo che trasmette da Dubai e che conta 200 milioni di telespettatori sparsi in tutto il mondo. Compresa Aisha, a quanto pare.
Degrado senza fine a Roma: a Largo Preneste straniero ubriaco defeca in piazza. “Ora Basta!” (video choc)
Di Mario Conti – Immigrato ubriaco fa i suoi bisogni per strada, in largo Preneste al Roma Sud. Certo, sono cose che sappiamo, di cui siamo a conoscenza, ma spesso ci giriamo dall’altra parte. Ma oggi, nell’epoca dei social, vedere questo schifo è tutta un’altra cosa. Richiama alle proprie responsabilità tutta la società. Chi l’ha fatto venire in Italia a tutti i costi, per guardagnare dei soldi sulla pelle di questi disperati.
Chi l’ha messo per strada, chi non gli ha dato un lavoro, dopo averlo allettato per venire nel Paese di Bengodi che è l’Italia. Chi magari gli ha passato i 5 o 10 mila dollari per pagarsi il passaggio sul gommone che lo ha portato non in Italia, ma presso la più vicina nave ong.
L’immigrato pone un problema a tutti – – Chi non lo ha controllato per strada, chi non lo ha sanzionato, chi non l’ha arrestato, chi non lo ha ripmatriato. Tra l’altro, questo immigrato, oltre a essere ubriaco e a fare i suoi bisogni per strada, alle nove di sera chiedeva l’elemosina ai passanti per andarsi a bere i soldi al vicino negozio bangla, inspiegabilmente aperto a quell’ora.
Invece ai negozianti italiani, se dopo l’orario di chiusura sono trovati aperti, vengono immediatamente sanzionati dai vigili urbani. Questo razzismo contro gli italiani deve finire, e speriamo che alle prossime elezioni le cose cambino veramente. Intere zone di Roma in mano agli stranieri
sabato 23 maggio 2020
La furia dei migranti a bordo della nave-quarantena: e il governo giallo-rosso “accontenta” i violenti
I migranti non vogliono stare sulla nave quarantena, protestano e vengono “accontentati”. È quanto successo ieri a Porto Empedocle, nell’agrigentino, all’interno della Moby Zazà, la nave entrata in funzione la scorsa settimana per ospitare i migranti che arrivano a Lampedusa e nelle coste della provincia di Agrigento attraverso gli sbarchi autonomi.
Nella giornata di ieri, mentre la nave si trovava nella banchina per effettuare i rifornimenti, 14 tunisini hanno iniziato a protestare con lo scopo di poter abbandonare l’imbarcazione. La situazione ha rischiato di degenerare ed è stato quindi deciso di far scendere i “ribelli” sulla terraferma per trasferirli in un secondo momento in un centro di accoglienza. Nella tarda serata, dopo essere stati foto segnalati dalla polizia, i 14 migranti sono stati accompagnati nel centro ex Villa Sikania di Siculiana.
Non c’è pace per la nave quarantena che, a pochi giorni dalla sua apertura ai migranti, ha già registrato episodi di una certa gravità. Prima della protesta di ieri infatti, mercoledì scorso un giovane tunisino si è lanciato dalla nave. Il suo corpo privo di vita è stato ritrovato alcune ore dopo da un elicottero della capitaneria di Palermo. Quanto accaduto ha suscitato molto scalpore, in primis nel mondo della politica. Ma non sono mancate le polemiche nemmeno da parte delle Ong che operano sul Mediterraneo. Ad esempio la Sea Watch ha parlato di “prigione galleggiante” per i migranti.
Come si ricorderà la nave quarantena è stata più volte chiesta dal sindaco di Lampedusa, di Pozzallo e di Porto Empedocle, unitamente ad altri sindaci dell’agrigentino, già dallo scorso 8 aprile. Tutto questo per fare fronte ai numerosi arrivi autonomi di migranti provenienti dal Mediterraneo. Gli extracomunitari approdati negli ultimi due mesi nelle coste agrigentine sono stati così tanti da rendere difficile la loro accoglienza in un periodo di emergenza sanitaria. Appunto per questo motivo la nave per la quarantena è stata richiesta a gran voce con diversi appelli.
La nave adesso c’è e, mettendo da parte i problemi che si sono verificati in questa prima settimana, adesso ci sono altri problemi che hanno a che fare con la sua capienza. La Moby Zazà fino a ieri ospitava 120 migranti, questa sera invece sarà al completo. Già perché più tardi saliranno a bordo i 137 extracomunitari arrivati l’altro ieri a Lampedusa. Se la matematica non è un opinione gli ospiti, da questa sera, saranno poco più delle cabine a loro disposizione, circa 250. Se nelle prossime ore dovessero arrivare altri migranti cosa dovremmo aspettarci? La nave sembra proprio non essere sufficiente.
A queste considerazioni, occorre aggiungere poi anche la beffa derivante dai costi della nave: così come sottolineato nei giorni scorsi su IlGiornale, la Moby Zazà potrebbe arrivare a costare almeno 900.000 Euro al mese ai contribuenti. Una media di 4.000 Euro al mese per ognuno dei 250 migranti che al suo interno l’unità navale può ospitare. Sono queste cifre che si leggono dal bando che ha portato all’assegnazione del servizio di quarantena per i migranti alla nave del gruppo Onorato. I costi non hanno mancato di generare polemiche di natura politica.
La Lega ad esempio, ha tuonato molto forte sia contro le importanti cifre relative al bando che contro l’opportunità di affidare il servizio ad una nave del gruppo Onorato. Quest’ultimo, sempre secondo alcuni parlamentari leghisti, avrebbe un contenzioso con il Ministero dei Trasporti e per tal motivo non avrebbe dovuto partecipare al bando. Ai nostri microfoni il vice capogruppo della Lega alla Camera, Alessandro Pagano, nei giorni scorsi ha parlato di poca trasparenza da parte del governo e di inopportunità dell’arrivo della nave in Sicilia: “Non parliamo di un gommone di terza mano, ma – ha sottolineato Pagano – di una nave dotata di ristorante self-service, pizzeria, gelateria, admiral. Tutto questo mentre famiglie e imprese italiane sono in ginocchio per la gravissima crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19”.
Tuttavia, a fronte dei costi elevati della nave e del servizio relativo al rispetto della quarantena per i migranti, la Moby Zazà come visto al momento non sembra poter assolvere alla propria funzione. E l’avanzare della bella stagione, non promette nulla di buono: in Sicilia si spera nel ritorno dei turisti dal Nord, ma i fatti degli ultimi giorni e le vicende della nave della quarantena hanno alimentato invece la paura che, al contrario, l’isola possa rimanere invischiata dai flussi migratori da Sud. Anche perché dall’altra sponda del Mediterraneo nelle ultime settimane non sono arrivate notizie confortanti. Dalla Libia e dalla Tunisia in centinaia sarebbero pronti a partire, per gli scafisti la “Fase 2” è iniziata già da un pezzo.
La guerra in Libia, in particolare, potrebbe fungere da vero e proprio detonatore del fenomeno migratorio nella prossima bella stagione. Il conflitto, come spiegato in questi giorni su InsideOver, è giunta in una fase cruciale che ha visto i miliziani fedeli al premier Al Sarraj avanzare lungo la costa ad ovest di Tripoli. Molte delle località recentemente riprese dai gruppi filo governativi, negli anni passati sono state usate spesso come base da scafisti e trafficanti. A Sabratha come a Sorman, cittadine riprese dai miliziani filo Al Sarraj nello scorso mese di aprile, diversi gruppi implicati nel traffico di esseri umani sarebbero pronti a far riprendere il macabro business legato ai viaggi della speranza. Tra questi, a spiccare è il clan degli Al Dabbashi, il cui esponente principale, ossia Ibrahim Al Dabbashi, è tornato nella “sua” Sabratha dopo tre anni di esilio. Sarebbe stato proprio lui, a partire soprattutto dal 2014, a mettere in piedi una delle più potenti organizzazioni criminali impegnata nel fenomeno migratorio.
Cattive notizie arrivano anche dalla Tunisia, dove oramai da mesi si assiste ad una vera e propria alleanza tra i gruppi criminali locali e quelli libici. In particolare, questi ultimi mandano sempre più spesso centinaia di migranti verso la confinante Tunisia, dalle cui coste è molto più semplice raggiungere Lampedusa. Non è un caso che a bordo degli ultimi gommoni giunti in Sicilia, partiti quasi sempre dalla Tunisia, sempre più raramente si nota la presenza di tunisini e, al contrario, è possibile riscontrare quella di migranti provenienti dal Sahel e transitati dalla Libia. Tra segnali negativi dal nord Africa e risposte insufficienti da Roma, la Sicilia e l’Italia rischiano dunque di dover fare i conti, tra non molto, con una delle estati più difficili sul fronte migratorio. La vicenda della nave della Moby Zazà al momento costituisce l’esempio più palese dell’attuale situazione.
Grazie a governo e magistrati “buonisti” sono stati scarcerati 8.551 criminali con la scusa del coronavirus
Dall’inizio dell’emergenza coronavirus ci sono 8.551 detenuti in meno nelle carceri italiane, un calo del 13,9 per cento in appena due mesi e mezzo: da 61.230 a 52.679, a fronte di 50.931 posti disponibili.
Sono dati diffusi questa mattina dall’associazione Antigone, che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario, nel XVI rapporto sulle condizioni di detenzione. «Da fine febbraio al 19 marzo – fanno sapere dall’associazione – il numero di detenuti è calato di 95 persone al giorno». Una tendenza accentuata ulteriormente dal decreto “Cura Italia”: dal 19 marzo al 16 aprile, infatti, il numero di detenuti cala di 158 persone al giorno. «Dal 16 aprile in poi il clima cambia.
Si pone il tema delle scarcerazioni di persone appartenenti alla criminalità organizzata e così le presenze in carcere calano di 77,3 presenti al giorno, meno della metà di prima», sottolinea l’indagine. Conseguenze anche sul sovraffollamento, diminuito dal 130,4 per cento degli ultimi giorni di febbraio al 112,2 per cento di metà maggio: una diminuzione del 18 per cento.
Scandalo toghe rosse, l’avvocato Biscotti: “Gli insulti a Salvini sono un attentato agli organi costituzionali”
Non è solo una chat privata. Gli insulti a Matteo Salvini rivolti tra Luca Palamara, ex membro del Csm, e il capo della Procura di Viterbo Paolo Auriemma (il leader della Lega “va fermato”, parola di Palamara) secondo l’avvocato penalist Valter Biscotti sono “un fatto gravissimo”. Di più: un attentato agli organi costituzionali.
“In altri casi, per molto meno, si sono aperte inchieste straordinarie di grande rilevanza mediatica – sottolinea l’uomo di legge al Giornale -. Ricordo solo quando in quelle due parole di molti anni fa Pacini Battaglia disse: Quei due mi hanno sbancato. Solo da quella frase sono nate decine di migliaia di pagine. Poi si è accertato che diceva sbiancato. Anche da poche parole si possono intravedere principi di condotte illecite. In questo caso le parole sono gravissime”.
Quando Palamara ha pronunciato quelle parole, ricorda Biscotti, “Salvini era un ministro” e lo stesso pm “un magistrato potente”. Per questo quelle frasi “sottintendono delle possibili condotte che sono gravissime perché dire bisogna attaccarlo significa che un magistrato attacca un politico solo con azioni giudiziarie. Ovvero che da parte di un organo costituzionale ovvero una parte di magistratura c’è la volontà di fare politica attraverso le inchieste giudiziarie”.
Un sospetto che va avanti da anni, con vari protagonisti e vittime, e che quella chat metterebbe dunque nero su bianco. “A questo punto – conclude l’avvocato – tutti hanno diritto di sapere quali sono le modalità della condotta di attacco a Salvini. Quali altri eventuali soggetti (colleghi di Palamara?) dovevano attuare la condotta di attacco al capo del Viminale?”.
venerdì 22 maggio 2020
Il “terrorista finanziario” Soros: “Sono preoccupato per l’Italia. Salvini vuole che il Paese lasci l’euro e l’Ue”
“Sono particolarmente preoccupato per l’Italia. Matteo Salvini, si sta agitando affinché il Paese lasci l’euro e l’Ue”. Lo afferma in il magnate George Soros in un’intervista al quotidiano olandese De Telegraaf. “Fortunatamente, la sua popolarità personale è diminuita da quando ha lasciato il governo, ma il sostegno a lui sta guadagnando slancio”, continua Soros.
“Cosa sarebbe dell’Europa senza l’Italia?”, si chiede Soros, spiegando che “l’Italia era solita essere il paese più filo-europeo” con “gli italiani che si fidavano dell’Europa più dei propri governi e con buone ragioni. Ma sono stati maltrattati durante la crisi dei rifugiati del 2015”. Soros ricorda che “l’Ue ha applicato i cosiddetti regolamenti di Dublino che imponevano tutti gli oneri ai paesi di primo approdo dei rifugiati e non offrivano alcuna condivisione degli oneri finanziari”. E ciò accade “quando gli italiani decidono di votare per la Lega di Salvini e il M5S”.
Nell’intervista Soros spiega come la Ue possa mantenere il suo rating AAA e emettere perpetual bond, conosciuti come Consol in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, per affrontare la duplice sfida del Covid e del cambiamento climatico. La sua proposta prevede che la Ue autorizzi l’utilizzo di “risorse proprie” sufficienti senza attendere che i fondi siano materialmente raccolti. Soros sottolinea come i perpetual bond non vadano confusi con i Corona Bond, che sono già stati rifiutati in modo deciso. Gli Olandesi, continua Soros, possono fare una scelta: “continuare ad opporsi ai Consol e di conseguenza accettare un raddoppio del bilancio, oppure convertirsi in sostenitori convinti dei Consol e, in caso di successo, aumentare solo del 5% il loro contributo al bilancio. Il capitale dei Consol non verrà mai ripagato, verrebbero pagati solo gli interessi. Nell’ipotesi di un tasso dello 0,5%, un’emissione da 1.000 miliardi di euro costerebbe 5 miliardi all’anno, con un rapporto, secondo Soros, “incredibilmente basso di 1:200”.
Gli unici obblighi per i membri Ue riguarderebbero i “trascurabili” pagamenti degli interessi annuali, un grado di mutualizzazione che dovrebbe venire “facilmente accettato” dagli stati membri all’unanimità o sotto qualche forma di “cooperazione di volontà”. I Consol hanno anche un altro grande vantaggio. I fondi raccolti non devono essere distribuiti secondo il “parametro fiscale” delle quote di partecipazione dei diversi stati membri nella Bce. Possono essere invece allocati a chi ne ha maggiore necessità, con la gran parte che andrebbe ai paesi del Sud in quanto colpiti in maniera “più pesante”, potendo così arrivare ai soggetti più bisognosi, tra cui i lavoratori agricoli irregolari.
“L’allentamento delle norme sugli aiuti di Stato, che favoriscono la Germania – prosegue – è stato particolarmente ingiusto nei confronti dell’Italia, che era già il malato d’Europa e poi il più colpito dal Covid-19”.
Roma, aggredissione e sputi ai passanti! Poi tenta di colpire gli agenti: arrestato romeno
Roma, 20 mag. (askanews) – Importunava i passanti con urla e sputi quando, ieri sera, un cittadino di nazionalità romena di 44 anni è stato fermato da una pattuglia del I Gruppo Trevi della Polizia Locale di Roma Capitale nella zona di Piazza Navona.
Nonostante i tentativi degli operanti di calmarlo, l’uomo ha proseguito con comportamenti aggressivi, minacciando e tentando di colpire gli agenti ed alcuni cittadini che nel frattempo si erano avvicinati: il 44enne è stato bloccato e condotto presso la sede di via della Greca dove è stato posto in stato di arresto per oltraggio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale , oltreché per molestie nei confronti dei passanti.
Questa mattina il processo con rito per direttissima, con arresto convalidato dall’Autorità Giudiziaria.
Importunava i passanti con urla e sputi quando, ieri sera, un cittadino di nazionalità romena di 44 anni è stato fermato da una pattuglia del I Gruppo Trevi della Polizia Locale di Roma Capitale nella zona di Piazza Navona.
Nonostante i tentativi degli operanti di calmarlo, l’uomo ha proseguito con comportamenti aggressivi, minacciando e tentando di colpire gli agenti ed alcuni cittadini che nel frattempo si erano avvicinati: il 44enne è stato bloccato e condotto presso la sede di via della Greca dove è stato posto in stato di arresto per oltraggio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale , oltreché per molestie nei confronti dei passanti.
Questa mattina il processo con rito per direttissima, con arresto convalidato dall’Autorità Giudiziaria.
Toghe rosse, Palamara intercettato: “C’è anche quella mer.. di Salvini, ma mi sono nascosto”
“C’è anche quella merda di Salvini, ma mi sono nascosto”: è uno spaccato vergognoso e imbarazzante quello che emerge nelle chat di Luca Palamara con alcuni colleghi magistrati su Whatsapp. Conversazioni fra toghe, spuntate ora, grazie a uno scoop de La Verità, nell’inchiesta della Procura di Perugia sul pm romano Luca Palamara.
Che, di fronte ai dubbi espressi da alcuni colleghi per l’attacco giudiziario sferrato contro Salvini dalla magistratura agrigentina per il caso degli immigrati sulla nave Diciotti, replicava così esplicitamente: “Ora bisogna attaccarlo”. Chiarendo così, definitivamente, che certa magistratura non persegue l’interesse della Giustizia, come amano far credere. Ma solamente il proprio furore ideologico.
Un tempo si parlava di “toghe rosse“. E l’Associazione Nazionale magistrati, il politicizzatissimo sindacato di cui Palamara, oggi indagato, è stato presidente, si sollevava, indignata, come un sol uomo giurando e spergiurando la propria equidistanza di giudizio.
Ma a leggere ora quelle chat segrete fra alcuni magistrati c’è da restare allibiti per la violenza verbale espressa contro Salvini. E per l’ottusa furia ideologica. Che faceva, appunto, dire a Palamara, parlando con l’ex-presidente dell’Anm, Francesco Minisci, esponente di Unicost, la corrente centrista, ed ex-pm del pool antiterrorismo romano: “C’è anche quella merda di Salvini, ma mi sono nascosto”.
C’è da chiedersi quale serenità di giudizio potessero avere certi magistrati nel pieno delle loro funzioni se, poi, nel privato, si esprimevano in questa orrenda maniera contro Salvini. E dichiaravano, sprezzanti, le proprie posizioni ideologiche da perseguire con ogni mezzo.
Ruotano tutte attorno alla figura di Luca Palamara – salito agli onori delle cronache quando venne strapazzato pubblicamente in televisione da Cossiga che lo definì “faccia da tonno” – le chat su Whatsapp dei magistrati finite ora in pasto all’opinione pubblica.
E se c’è qualcuno che ammette, onestamente, rivolto a Palamara “siamo indifendibili, indifendibili”, molti altri schiumano nelle chat tutto il loro imbarazzante odio. Stillando veleno e ideologia. Come se fosse la cosa più normale del mondo per dei funzionari dello Stato. Che dovrebbero – dovrebbero – essere equilibrati e, distaccati e sereni.
“Mi dispiace dover dire che non vedo dove Salvini stia sbagliando”, ragiona pacatamente, rivolto a Palamara, il suo ex-collega romano Paolo Auriemma. Divenuto, poi, capo della Procura di Viterbo.
E’ l’estate del 2018. E i due stanno parlando dell’offensiva giudiziaria della Procura di Agrigento scattata contro Salvini dopo che l’allora ministro dell’Interno ha bloccato lo sbarco degli immigrati dalla nave Dicioti.
“Illegittimamente si cerca di entrare in Italia. E il ministro dell’Interno (Salvini, ndr) interviene perché questo non avvenga – riflette Auriemma. – E non capisco cosa c’entri la Procura di Agrigento. Questo dal punto di vista tecnico, aldilà del lato politico. Tienilo per te ma sbaglio?”.
La replica di Palamara è sconcertante e sgradevole: “No, hai ragione. Ma ora bisogna attaccarlo”. Detto da un magistrato, perdipiù uno dei più potenti d’Italia all’epoca ed ex-capo dei sindacalisti in toga, è agghiacciante. E lascia capire che la definizione “toghe rosse” è solo un eufemismo.
Auriemma sembra non volersi arrendere alla pervicacia ideologica del suo interlocutore. E rivolto a Palamara rincara la sua convinzione sulla campagna giudiziaria della Procura di Agrigento contro Salvini: “Comunque è una cazzata atroce attaccarlo adesso.Perché tutti la pensano come lui. E tutti pensano che ha fatto benissimo a bloccare i migranti che avrebbero dovuto portare di nuovo da dove erano venuti”.
Non c’è solo, nelle parole del capo della Procura di Viterbo, un convincimento tecnico ma, anche, una valutazione di opportunità. Perché il rischio è che la magistratura, già in pesante crisi reputazionale e di consenso, si trovi isolata dall’opinione pubblica.
“Indagato per non aver permesso l’ingresso a soggetti invasori – rileva Auriemma – Siamo indifendibili. Indifendibili”.
Una posizione di buon senso che si rintraccia anche nelle parole di un altro interlocutore di Palamara.L’ex capocentro della Direzione Investigativa Antimafia di Catania, Renato Panvino. L’amico poliziotto che Palamara – così dicono le carte dei magistrati di Perugia – incaricò di acquistare un anello per un’amica.
Panvino, che non risulta indagato, dice, rivolto all’amico Palamara: “Io credo che rafforzano Salvini così…”. E il pm romano: “è una cosa complessa…sarà, comunque, un casino”. Lasciando capire che l’iniziativa della Procura di Agrigento non è propriamente un atto tecnicamente giustificabile.
Ma sono molti i magistrati che restano impigliati nelle chat Whatsapp con Palamara. Che si fa inviare sul cellulare dal consigliere di Cassazione, Giovanni Ariolli, le sentenze del processo a Umberto Bossi e all’ex-tesoriere della Lega, Francesco Belsito.
Dalle carte dei magistrati di Perugia che indagano su Luca Palamara emergono gli scambi di mesaggi con Bianca Ferramosca, componente della giunta esecutiva dell’Anm, che rivela a “Luca mio” come, nel Comitato del Direttivo centrale delle toghe qualcuno abbia osato dare ragione a Salvini. Una specie di bestemmia in chiesa, par di capire.
Il riferimento è ad Antonio Sangermano, uno dei pm del processo Ruby. Che la Ferramosca accusa di fronte a Palamara di aver osato perorare “una linea filogovernativa sul Dl Sicurezza”.
Quella di Palamara e di altri magistrati contro Salvini e la Lega appare proprio un’ossessione. Ma la questione riguarda, in realtà, tutto il Centrodestra.
“Io dovevo andare contro Berlusconi” confida Palamara a un amico nel periodo in cui, assieme al pm romano, Giuseppe Cascini, oggi consigliere di Area, la corrente di sinistra della magistratura, guidava l’Associazione nazionale magistrati. Forse il periodo più conflittuale dell’Anm nei rapporti con l’esecutivo.
Sbarchi fuori controllo, altri 135 clandestini approdati a Lampedusa: “Non sappiamo più dove metterli”
Non accenna a diminuire la pressione migratoria sull’isola di Lampedusa: nella serata di mercoledì infatti, un nuovo barcone con 135 migranti a bordo è approdato lungo le coste della più grande delle Pelagie. Si tratta di uno degli sbarchi più importanti, anche in termini numerici, degli ultimi mesi e che ha coinvolto le motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza. Gli uomini delle forze dell’ordine, in particolare, hanno iniziato quando già era buio le operazioni di soccorso che ha poi condotto i 135 migranti all’interno del porto di Lampedusa.
Qui tutti sono stati provvisoriamente ospitati sul molo Favarolo, la parte dello scalo lampedusano che da anni accoglie le persone arrivate dal Mediterraneo. E adesso Lampedusa sta rischiando di ripiombare nuovamente nei giorni più bui di questo 2020, in cui tra marzo ed aprile è stata costretta a fronteggiare l’emergenza migratoria assieme a quella sanitaria legata all’epidemia di coronavirus.
Il locale centro di accoglienza attualmente ospita 116 migranti, dieci in più della capienza della struttura. Tutte le persone all’interno dell’edificio stanno effettuando il loro periodo di quarantena, imposto per gli ovvi motivi riguardanti l’emergenza sanitaria. Dunque, è impossibile portare nel centro di accoglienza situato in contrada Imbracola altre persone.
Allo stesso tempo però, risulta difficile trasferire i migranti a bordo della nave Moby Zaza, il mezzo inviato in Sicilia per ospitare le persone sbarcate che devono trascorrere il periodo di quarantena. Attualmente la nave si trova in rada di fronte le coste di Porto Empedocle, dunque nell’immediato non è semplice raggiungerla. Inoltre, a bordo ci sono già altri migranti e l’aggiunta dei 135 sbarcati ieri sera potrebbe portare alla saturazione dei posti disponibili. La nave infatti complessivamente potrebbe ospitare 250 migranti in cabine singole.
La situazione quindi non appare di facile risoluzione. Anche perché proprio la Moby Zaza è al centro di numerose polemiche da quando, nella notte tra martedì e mercoledì, un ragazzo tunisino si è lanciato dalla nave. Forse un tentativo di fuga od un gesto dettato da altre ragioni, il giovane è stato purtroppo ritrovato senza vita nelle ore successive scatenando le reazioni soprattutto delle Ong.
Queste ultime, tra cu la tedesca Sea Watch, hanno definito la Moby Zaza una vera e propria “prigione”, criticando duramente il governo italiano per la scelta di far trascorrere la quarantena dei migranti a bordo di un’unità navale. Dal canto suo, l’8 aprile scorso il governo di Roma ha ufficialmente dichiarato “non sicuri” i porti italiani per via dell’emergenza coronavirus. Intanto però si continua a sbarcare e Lampedusa, ancora una volta, è specchio del problema legato al fenomeno migratorio che in estate potrebbe definitivamente esplodere.
giovedì 21 maggio 2020
Teresa Bellanova fuori controllo, ora vuole i braccianti “al volo”: “Charter per portare gli stranieri nei campi”
La ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova non si arrende dinanzi alla bocciatura della regolarizzazione indiscriminata degli immigrati. Anzi, rilancia. E potrebbe mettere in scena, a breve, un altro tentativo di sanatoria mascherata con tanto di ingaggio per gli stranieri che approderebbero in Italia per lavorare nei campi. Arrivando non più dal mare con barconi o barchini di fortuna o sulle navi Ong, ma con appositi voli charter pagati dall’erario.
La crociata intrapresa dalla Bellanova si arricchisce ogni giorno di un nuovo capitolo e quella dei charter è l’ultima novità anche se ha ammesso lei stessa che: «Anche organizzare i voli charter non è una cosa facile e soprattutto dobbiamo sapere che queste persone devono arrivare in condizioni di sicurezza e devono essere sottoposti a quarantena attiva». Già, però è molto tentata di portare avanti quest’idea perché avrebbe un ritorno d’immagine immediato: avrebbe vinto su quanti ritengono, per prima Confagricoltura, che sono tanti gli italiani disponibili a lavorare nei campi e a prestare il loro servizio percependo il reddito di cittadinanza. Macché. Per la ministra la strada maestra è invece percorrere e attuare il cosiddetto corridoio verde richiesto da Coldiretti. Strada che però non manca di tortuosità manifeste. Prima fra tutte la regolarizzazione dei lavoratori con l’utilizzo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro che non incontra affatto la stagionalità della natura agricola. I tempi tra arrivo, permesso e raccolta dovrebbero essere più compressi per consentire una rapida legalizzazione degli stranieri.
Non manca poi il dettato sul periodo di quarantena che, a oggi, non consente ad alcuno di circolare liberamente prima di essere stato isolato per un minimo di due settimane. Dunque i nuovi arrivati, dovrebbero essere ospitati in apposite strutture di accoglienza. Tutte e solo per loro.
Ma non sarebbe meglio mettere in piedi un bando, provincia per provincia e ingaggiare chi ha le carte in regola, italiani per primi? Certo che sì, sarebbe sicuramente più facile e lineare, ma è evidente che la linearità non è una dote del governo giallorosso. Va da sé che una procedura semplice non consentirebbe scappatoie amministrative.
La Bellanova e i suoi sostenitori credono davvero che concluso il contratto stagionale, al ritorno a casa, su quegli stessi charter ci sarà lo stesso numero di immigrati partito? Pia illusione. Anche perché dopo la raccolta delle fragole ci sarebbe quella delle pesche, quella dell’uva, quella delle mele e delle arance. Altro che stagionali. Quei lavoratori resterebbero fintanto che qualcuno non si andasse a rendere conto di quante baraccopoli assimilabili a quella calabrese di San Ferdinando sono state messe in piedi nel frattempo.
Vergogna PD in Puglia: Emiliano spende 50mila euro (dei cittadini) per acquistare le biciclette ai migranti
Stanziati 50mila euro per l’acquisto di biciclette da consegnare ai lavoratori stagionali immigrati. Lo ha deciso la giunta della Regione Puglia, riunita oggi in seduta ordinaria, stanziando 50mila euro a cui potranno accedere le associazioni di volontariato a cui affidare l’acquisto di biciclette, nelle provincie di Foggia, Lecce e Taranto.
«Esprimendo la volontà di mettere a disposizione dei lavoratori migranti stagionali, delle Provincie di Foggia, Lecce e Taranto, dei mezzi di trasporto, allo scopo di facilitare loro il raggiungimento del posto di lavoro, ottimizzando la gestione logistica, la tutela della sicurezza e la cura degli immigrati nelle strutture temporanee di accoglienza» la Giunta regionale ha approvato un apposito schema di avviso di manifestazione d’interesse per la selezione cui affidare l’acquisto di biciclette da fornire ai lavoratori stagionali immigrati.
Stanziati 50mila euro per l’acquisto di biciclette da consegnare ai lavoratori stagionali immigrati. Lo ha deciso la giunta della Regione Puglia, riunita oggi in seduta ordinaria, stanziando 50mila euro a cui potranno accedere le associazioni di volontariato a cui affidare l’acquisto di biciclette, nelle provincie di Foggia, Lecce e Taranto.
«Esprimendo la volontà di mettere a disposizione dei lavoratori migranti stagionali, delle Provincie di Foggia, Lecce e Taranto, dei mezzi di trasporto, allo scopo di facilitare loro il raggiungimento del posto di lavoro, ottimizzando la gestione logistica, la tutela della sicurezza e la cura degli immigrati nelle strutture temporanee di accoglienza» la Giunta regionale ha approvato un apposito schema di avviso di manifestazione d’interesse per la selezione cui affidare l’acquisto di biciclette da fornire ai lavoratori stagionali immigrati.
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