giovedì 21 maggio 2020
Ora Malta fa la “vice-scafista” e dirotta i barconi carichi di clandestini verso l’Italia
È l’11 aprile scorso, i Paesi attorno al Mediterraneo sono scossi dall’esplodere della pandemia da coronavirus e l’Italia, così come Malta, già da qualche giorno avevano dichiarato i propri porti non sicuri e non idonei ad ospitare operazioni di salvataggio di migranti.
Quel giorno non lontano da La Valletta ed all’interno delle acque di competenza del governo maltese, un gommone con 101 migranti a bordo sembra in procinto di essere soccorso da una motovedetta delle autorità dell’isola. Un mezzo militare con la bandiera di Malta si è infatti avvicinato alla piccola imbarcazione, alcuni migranti hanno iniziato a tuffarsi convinti di essere vicini al momento di poter salire sulla motovedetta.
Al contrario, i maltesi hanno sì iniziato le operazioni di soccorso ma, al tempo stesso, hanno anche iniziato a dare istruzioni ai migranti per come raggiungere l’Italia: “A Malta c’è il coronavirus, siamo tutti malati e non possiamo accogliervi”, avrebbe dichiarato un militare della Guardia Costiera di La Valletta ad un migrante che chiedeva spiegazioni.
Il migrante in questione ha riportato la sua testimonianza ad Alarm Phone, il network telefonico gestito da Don Zerai che rilancia su Twitter le allerte ricevute direttamente dalle imbarcazioni in difficoltà.
E sul canale di Alarm Phone è stato anche pubblicato un video che testimonierebbe i momenti più importanti dell’episodio dell’11 aprile scorso. In particolare, i militari maltesi avrebbero fornito ai migranti un nuovo motore ed il carburante necessario per raggiungere la Sicilia. Inoltre, sono stati lanciati anche giubbotti salvagente e, subito dopo, hanno intimato agli occupanti del gommone di continuare la loro traversata verso le acque italiane.
Secondo la testimonianza del migrante, i militari maltesi avrebbero puntato contro il gommone e le armi, dando tempo mezzora prima di continuare a percorrere la rotta verso le nostre coste. L’imbarcazione sarebbe partita tra l’8 ed il 9 aprile da Zliten, località lungo la costa libica ad est di Tripoli.
Il giorno dopo, il gruppo di 101 migranti è stato poi soccorso dalle nostre autorità e condotto all’interno del porto di Pozzallo. In quelle ore in Sicilia era già molto forte la polemica circa i nuovi sbarchi che, dall’inizio del mese ed in piena emergenza coronavirus, stavano mettendo sotto pressione comuni e territori per via dei problemi relativi all’accoglienza.
Nel giorno dello sbarco dei migranti dirottati da Malta verso la Sicilia, 32 sindaci dell’agrigentino ad esempio avevano scritto una missiva indirizzata al presidente del consiglio Giuseppe Conte per chiedere urgenti provvedimenti e per non essere lasciati soli nel gestire la doppia emergenza, quella sanitaria e quella migratoria.
I retroscena svelati dalla testimonianza resa nota da Alarm Phone, hanno dato maggior risalto ad un quadro che ha visto nel Mediterraneo, anche durante le fasi più delicate della pandemia, l’Italia considerata spesso come unici approdo possibile per i migranti.
mercoledì 20 maggio 2020
Abbiamo scherzato, Renzi e Italia Viva si “sigillano” alle poltrone: “Votiamo contro la sfiducia a Bonafede”
Il “discorso più sofferto della mia vita”? Già, perché Matteo Renzi per l’ennesima volta si inginocchia, ingoia pure Alfonso Bonafede pur di difendere la poltrona e i parlamentari che, in caso di crisi di governo, ad oggi non rieleggerebbe. Mai. Tutto come previsto: Italia Viva non vota nessuna delle due mozioni di sfiducia contro l’improbabile Guardasigilli grillino, blindando così esecutivo e Giuseppe Conte.
“Non erano mozioni strumentali, ve lo devo riconoscere – spiega al Senato l’ex premier -. Ma per motivi politici non le voteremo”. E i motivi politici sono salvare Conte e se stesso. Poi, certo, Renzi spiega che il momento è difficile, tra ripartenza e coronavirus, e che sono dunque queste le ragioni che lo spingono a salvare Bonafede. Almeno per chi ci vuole crede…
Il “discorso più sofferto della mia vita”? Già, perché Matteo Renzi per l’ennesima volta si inginocchia, ingoia pure Alfonso Bonafede pur di difendere la poltrona e i parlamentari che, in caso di crisi di governo, ad oggi non rieleggerebbe. Mai. Tutto come previsto: Italia Viva non vota nessuna delle due mozioni di sfiducia contro l’improbabile Guardasigilli grillino, blindando così esecutivo e Giuseppe Conte.
“Non erano mozioni strumentali, ve lo devo riconoscere – spiega al Senato l’ex premier -. Ma per motivi politici non le voteremo”. E i motivi politici sono salvare Conte e se stesso. Poi, certo, Renzi spiega che il momento è difficile, tra ripartenza e coronavirus, e che sono dunque queste le ragioni che lo spingono a salvare Bonafede. Almeno per chi ci vuole crede…
Violenza a Roma: straniero prende di mira un 50enne per strada e lo terrorizza con un coltello. Denunciato
Di Gianluca Corrente – Paura nelle strade di Roma a causa di uno straniero che ha terrorizzato un 50enne puntandogli un coltello. È l’ennesimo episodio di violenza accaduto nella Capitale in questi mesi di emergenza. I carabinieri di San Pietro hanno denunciato un polacco di 61 anni, senza fissa dimora e con precedenti. Ora deve rispondere alle accuse di minaccia, ricettazione porto abusivo di arma atta ad offendere.
Lo straniero e l’aggressione al passanteLa vittima è un passante. Stava camminando in piazza Bergoncini Duca. Ad un tratto lo straniero l’ha minacciato brandendo un coltello in mano. L’uomo, un 50enne, ha immediatamente segnalato l’accaduto al “Nue 112”. In breve tempo, i carabinieri l’hanno raggiunto sul posto trovando il 61enne poco lontano.
Di Gianluca Corrente – Paura nelle strade di Roma a causa di uno straniero che ha terrorizzato un 50enne puntandogli un coltello. È l’ennesimo episodio di violenza accaduto nella Capitale in questi mesi di emergenza. I carabinieri di San Pietro hanno denunciato un polacco di 61 anni, senza fissa dimora e con precedenti. Ora deve rispondere alle accuse di minaccia, ricettazione porto abusivo di arma atta ad offendere.
Lo straniero e l’aggressione al passanteLa vittima è un passante. Stava camminando in piazza Bergoncini Duca. Ad un tratto lo straniero l’ha minacciato brandendo un coltello in mano. L’uomo, un 50enne, ha immediatamente segnalato l’accaduto al “Nue 112”. In breve tempo, i carabinieri l’hanno raggiunto sul posto trovando il 61enne poco lontano.
Schio, prende la pensione da cieco, ma guida l’auto e fa jogging: sudanese truffa l’Inps per 87.500 euro
Di Luciana Delli Colli – Per l’Inps era “cieco assoluto”. Nella realtà guidava la macchina, faceva jogging, all’occorrenza lavorava in nero come muratore. Per questo un cittadino sudanese residente a Schio è stato denunciato per truffa aggravata ai danni dello Stato, in concorso con la moglie ghanese. Inoltre, la Guardia di Finanza ha anche eseguito il sequestro preventivo di beni equivalenti a oltre 87.500 euro, stabilito dal Gip.
Cieco, ma per due volte rinnova la patenteDalle indagini, iniziate nel 2019, è risultato che il sudanese percepiva la pensione di invalidità e l’indennità di accompagnamento dal dicembre 2013. Le Fiamme gialle, però, hanno scoperto che l’uomo svolgeva “attività quotidiane del tutto incompatibili con la patologia riscontrata”. L’uomo faceva jogging, lavorava come muratore, benché formalmente disoccupato, guidava perfino l’auto. E, anzi, per ben due volte, hanno rivelato gli investigatori, aveva rinnovato la patente. Anche a prelevare andava da solo. Quando, invece, doveva andare in banca per sottoscrivere dei documenti, si faceva accompagnare dalla moglie, che fingeva di assisterlo. Per questo per la donna è scattata la denuncia in concorso.
Il trucco per truffare l’InpsIl sudanese era riuscito a ottenere la pensione di invalidità con un escamotage. Durante la visita aveva messo in atto stratagemmi come chiudere gli occhi o ribaltare le pupille verso l’alto adducendo fastidi provocati dalla luce, per evitare al medico di visitarlo accuratamente. Un oculista aveva anche scritto che il paziente era affetto dalla cosiddetta “sindrome da indennizzo” proprio perché si rifiutava di collaborare. L’indennità, però, gli era stata accordata lo stesso per lo status in parola, alla luce di un glaucoma acquisito a un occhio.
Milano, schiaffo in faccia ai commercianti in ginocchio. In piena crisi aumenta lo stipendio dei dirigenti comunali
“Non tutti a Milano piangono”. Musica e testo dei consiglieri comunali del Movimento 5 stelle, Patrizia Bedori e Gianluca Corrado, che martedì sera con una nota ufficiale hanno denunciato aumenti “sostanziosi a tutti i dirigenti” di palazzo Marino in piena emergenza Coronavirus.
I due politici grillini non usano particolari giri di parole: “La crisi economica colpisce duro a Milano. Nonostante la retorica dell’andrà tutto bene il virus ha già chiuso decine di negozi, imprese e ristoranti – scrivono nel comunicato -. La riapertura del 18 maggio ha visto molte saracinesche abbassate, la realtà vede migliaia di cittadini alle prese con la disoccupazione e non solo”.
E ancora, in una triste ricostruzione di questi mesi di emergenza sanitario e sociale, come l’ha definita più volte anche lo stesso sindaco Beppe Sala: “Si affaccia anche la fame, come le 35mila domande giunte alla task force dei buoni spesa del Comune di Milano testimoniano con forza – sottolineano Bedori e Corrado -. Solo un terzo dei richiedenti hanno ricevuto i buoni spesa, molte le difficoltà e la confusione sui requisiti come filtra dagli uffici coinvolti in via Larga”.
Eppure non tutti, a Milano, piangono. Sull’albo pretorio del Comune spiccano alcuni aumenti, sostanziosi, a tutti i dirigenti del Comune di Milano, fino a 23.000 euro annui – rendono noto i due grillini -. A cascata aumenti economici a stipendi per dirigenti che già oggi guadagnano dai 77.000 ai 145.000 euro lordi annui”.
Nulla di illegale, chiaramente, ma – evidenziano i consiglieri del Movimento cinque stelle – “un pessimo segnale di cui nessun giornale, nessun sindacato osa parlare. Uno schiaffo in faccia a tutti quei cittadini che fanno fatica. Difficile da capire per chi – concludono i due – magari con figli piccoli da mantenere, si è visto negare 350 euro per fare la spesa”
martedì 19 maggio 2020
Furia dell’ammiraglio: “Il governo regolarizza 500.000 clandestini e libera i boss. Il 2 giugno tutti in piazza”
STANNO AVVELENANDO I POZZI! 500.000 clandestini regolarizzati, 376 detenuti in gran parte mafiosi scarcerati, altri 456 ne hanno fatto richiesta, insieme a diversi terroristi tra i quali il pluriomicida Cesare Battisti.
Provvedimenti economici del dopovirus che snobbano le imprese e gli italiani che lavorano, preferendo una politica assistenzialista di stampo comunistoide che non permette il rilancio dell’Italia. Questi (M5S, PD, IV) sanno che sono alla frutta e vogliono lasciare ai prossimi che saranno al Governo la gestione di una situazione difficilissima!
TUTTI IN PIAZZA A ROMA IL 2 GIUGNO!
Grazie alle follie di Bellanova i braccianti italiani rimangono senza lavoro: “Non c’è spazio per tutti”
Di Mauro Indelicato – Gli italiani non vogliono più stare nei campi? Fino alla pandemia, forse, è stato così. Del resto, il lavoro di bracciante è in gran parte svolto dalla manovalanza straniera da decenni, le campagne sono state sempre meno abitate e frequentate dagli italiani. Ma oggi la situazione sembra essere cambiata. Nei vari portali in cui vengono riportate le offerte di lavoro nei campi, per ogni domanda ci sono almeno dieci aspiranti. E molti di questi sono italiani. Una circostanza che si scontra contro il principio voluto dalla maxi sanatoria del governo, il quale per riportare manodopera nelle campagne svuotatesi a causa del coronavirus ha dato il via libera alla norma sulla regolarizzazione dei migranti.
Visto che quello di bracciante non è più un lavoro per italiani, allora ecco che regolarizzando gli irregolari forse si potrà ottenere nuovamente la manodopera necessaria. Una mossa che non è piaciuta quasi a nessuno degli operatori impegnati nel comparto agricolo, a partire dalle associazioni di categoria. Coldiretti ad esempio, sosteneva la necessità di creare appositi corridoi per permettere il rientro di braccianti rumeni e dell’est Europa, quelli cioè da anni maggiormente coinvolti nel lavoro in campagna, tornati nei Paesi di origine una volta scoppiata la pandemia.
Ma il governo ha voluto tirare dritto, anche per i diktat imposti da Italia Viva e dal ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova, rappresentante del partito di Renzi all’interno dell’esecutivo. Ed il paradosso è che una norma del genere sulla maxi sanatoria è arrivata proprio nel momento in cui sono aumentate le richieste degli italiani di lavorare in campagna.
Così come ha raccontato Claudia Osmetti su Libero, sono stati almeno 24mila gli italiani a presentare domanda per essere impiegati nei campi. E tra queste migliaia di persone, c’è chi è laureato, c’è chi era impiegato o chi ha visto svanire la possibilità di trovare lavoro stagionale nel settore turistico.
In poche parole, la crisi economica innescata dalle chiusure decise per bloccare l’epidemia ha fatto tornare molti italiani nei campi. O, per meglio dire, ha fatto riscoprire la tentazione della campagna anche ai nostri connazionali. Ma trovare posto è difficile: il lavoro non è più quello di una volta, la meccanizzazione ha ristretto le possibilità di impiego, anche per fare il bracciante occorre una certa specializzazione.
Intanto però, le domande continuano ad arrivare. Ne sono giunte circa 12mila, da parte di italiani, su Agrijob e cioè sul sito di Confagricoltura, mentre Jobbing Country, che invece è il sito della Coldiretti, ne ha contate 9.500. La Cia invece circa duemila, Humus Jobs almeno 700. Ma di spazio per i connazionali sembra essercene davvero molto poco.
Il terrorista comunista Battisti deve continuare a “marcire” in carcere: respinta la richiesta di domiciliari
Da Il Secolo D’Italia – Resta in carcere l’ex terrorista rosso e pluriomicida Cesare Battisti. I giudici del tribunale di sorveglianza di Cagliari hanno rigettato la richiesta di scarcerazione dell’ex super latitante dei Proletari armati per il comunismo. Nei giorni scorsi Battisti aveva chiesto di andare agli arresti domiciliari a casa dei parenti per il timore di contagio a causa dell’emergenza coronavirus.
La richiesta di domiciliari per Covid-19Cesare Battisti sta scontando l’ergastolo nel carcere di Oristano dopo l’estradizione in Italia un anno fa.L’arresto ha messo fine a 37 anni di latitanza, trascorsi per lo più tra Francia e Brasile, dove ha goduto di poderose coperture politiche. I legali di Battisti, condannato all’ergastolo per quattro omicidi, presentarono al Tribunale di sorveglianza la richiesta per potere beneficiare delle misure alternative alla custodia cautelare in carcere per timore di essere contagiato dal Covid-19. Secondo l’avvocato, Battisti, che si trova in isolamento, soffrirebbe di diverse patologie.
Cesare Battisti pronto per la sua “Fase 2”Appena una decina di giorni fa era stata diffusa la notizia che Battisti sarebbe tornato a pubblicare un romanzo in Francia, dove a partire dalla metà degli anni Novanta godette della fama e dei privilegi dello scrittore di successo. “Non c’è mai stato alcun problema di stampa, ma abbiamo dovuto lasciare un po’ di tempo tra l’annuncio delle sue confessioni e la pubblicazione“, ha dichiarato l’editore di Battisti, Gwenaëlle Denoyers, chiarendo che l’uscita del libro era inizialmente prevista per lo scorso ottobre e facendo trapelare la notizia che l’ex terrorista sta già lavorando a un nuovo libro. Insomma, tra fasti editoriali e domiciliari, Battisti già si prefigurava una comoda Fase 2. Invece, a quanto pare, c’è un giudice a Cagliari.
lunedì 18 maggio 2020
BRUMOTTI AGGREDITO DA SPACCIATORI, FERITO: AGENTI CIRCONDATI DA ‘RESIDENTI’ CHE DIFENDONO PUSHER
Ieri pomeriggio stava realizzando un servizio su uno dei luoghi simbolo dello spaccio quando è stato accerchiato da una trentina di occupanti del palazzo, scesi in strada per difendere gli spacciatori. Ancora un’aggressione per Vittorio Brumotti in una piazza dello spaccio. L’ultimo episodio è avvenuto ieri a Milano, dove Vittorio Brumotti ha deciso di documentare lo spaccio di droga in piazza Gorla, una delle storiche aree dello smercio in città.
Il “fortino” di piazza Gorla 23 è famoso per l’intensa attività di spaccio a Milano. Si trova nella zona nord della città, a pochi passi dal Naviglio della Martesana. Come racconta Repubblica, Vittorio Brumotti stava realizzando il suo servizio quando alcuni giovani della zona l’hanno accerchiato, minacciato e hanno iniziato a lanciare dei sassi contro l’inviato di Striscia la notizia, rimasto ferito nell’aggressione.
Il quartiere Gorla è una vera polveriera pronta a esplodere. Ne è stata dimostrazione anche l’aggressione subita dai poliziotti, che al loro arrivo sono stati accolti con insulti e minacce da una trentina di persone residenti in zona. Gli occupanti del fortino e dei palazzi circostanti, praticamente tutti immigrati, si sono precipitati in strada all’arrivo delle volanti per disturbare l’operato degli agenti e liberare gli spacciatori.
Qualche giorno fa, invece, Vittorio Brumotti era tornato a Zingonia, località in provincia di Bergamo dove l’attività di spaccio degli immigrati non si è mai fermata nonostante la quarantena e nonostante i continui interventi delle forze dell’ordine: se non rimpatri chi arresti, poi torna lì. Anzi: ora con Bellanova si regolarizzeranno tutti come ‘colf’.
Da Lamorgese repressione di stampo venezuelano: il Viminale dà la caccia ai cittadini pacifici scesi in piazza
Vergogna Viminale. Ieri il ministero dell’Interno ha schierato una forza d’urto assolutamente sproporzionata contro qualche centinaia di pacifici manifestanti che stavano camminando al centro di Roma. Gipponi, celerini, carabinieri in agenti antisommossa, Digos, funzionari in borghese: sembrava di essere ritornati agli anni Settanta. Questo fervore il Viminale non lo dimostra però con mafia e camorra e spacciatori. Ma andiamo con ordine. Molti cittadini erano scesi in piazza per manifestare con le mascherine tricolori, che sempre ieri mattina hanno manifestato in centinaia di piazza di tutta Italia. A Roma, però, evidentemente il numero significativo di manifestanti, tra cui anche famiglie con bambini e persone anziane, deve aver dato fastidio al regime.
Dal Viminale metodi venezuelaniIl Viminale forse lo ha intepretato per una insurrezione, anziché per quello che era. Ossia gente normale, commercianti, artigiani, ristoratori, parrucchieri, partite Iva, imprenditori, studenti, che non ne possono più. Anzi, che non ce la fanno più a tirare avanti. Le loro attività sono state chiuse d’imperio da un governo che non ha saputo prevenire l’emergenza, pur sapendola. Con i soldi, sempre promessi dal governo incapace, che non arrivano. Con i prestiti che quegli istituti di beneficenza che si chiamano banche stentano a erogare, perché evidentemente non si fidano della garanzia del governo. E poi le casse integraioni che non partono.
I manifestanti prima sequestrati e poi identificatiTutte queste persone, in tutta Italia, hanno deciso di scendere in piazza con le mascherine tricolori per manifestare pacificamente il loro profondo disagio, alleviato solo dai pacchi alimentari di varie organizzazioni caritatevoli. Insomma, mentre i manifestanti da piazza del Popolo percorrevano le strade centrali di Roma, una impressionante potenza di fuoco delle forze dell’ordine prima li accerchiava in via Tomacelli, bloccando con i mezzi pesanti i varchi di uscita, e poi procedeva a identificare decine di persone. Con funzionari di polizia in borghese che intimavano alla gente di allontanarsi senza dare spiegazioni di nessun genere. Il video lo dimostra chiaramente.
Una repressione di stampo venezuelano
La gente inutilmente spiegava che era una manifestazione pacifica e non c’era bisogno di questo autentico sequestro di persone. Ora è anche proibito scendere in piazza? Dobbiamo solo stare agli arresti domiciliari per l’incapacità e il menefreghismo di chi sapeva fin da gennaio cosa sarebbe successo? Siamo alla sindrome del Venezuela: il dittatore di turno come Maduro, reprime la libertà di espressione. La gente non ha da mangiare. Alla prossima manifestazione cosa faranno, spareranno cannonate sulla folla come Bava Beccaris? Il governo non ha più il controllo della situazione. Che sta diventando pericolosa
domenica 17 maggio 2020
Anziani morti da Covid, la dottoressa che “odia” Salvini indagata per omicidio colposo plurimo
Non solo Milano e la Lombardia. Le procure di tutta Italia indagano sulla gestione dei malati di Covid-19 all’interno delle Rsa e da ultima c’è quella di Vercelli che ha focalizzato la sua attenzione su una struttura del capoluogo piemontese dove sono deceduti 44 anziani. Tra gli indagati, oltre al direttore e alla direttrice sanitaria della Rsa, ora si aggiungono tre medici accusati di omicidio colposo plurimo dopo essersi rifiutati di ricovevare all’ospedale Sant’Andrea di Vercelli cinque anziani che presentavano sintomi da coronavirus.
I dottori non vollero ricoverare gli anziani, che poi morirono tutti nel giro di una settimana, perché nell’ospedale c’era un solo posto libero ed era “meglio tenerlo per una persona giovane”. La procura intende appurare se effettivamente nell’ospedale vi fosse un solo posto libero e come si si giunti a una tale scelta che è costata la vita a cinque persone. Tra i medici, come riporta un articolo uscito oggi sulle pagine locali de La Stampa, c’è anche Roberta Petrino, primario del pronto soccorso del nosocomio di Vercelli, nota alle cronache non solo per essere sopravvissuta al coronavirus, ma anche per i suoi ripetuti attacchi nei confronti della Lega.
Lo scorso 22 febbraio, infatti, la Petrino rilanciò sul suo profilo Twitter un post del docente Matteo Flora che, a poche ore dalla scoperta dei primi casi accertati di coronavirus, scrisse: “C’è qualcosa di sottilmente ironico nel fatto che, mentre si vomitava bile sulle malattie portate dallo sporco povero, il gretto migrante, il barcone affollato, il #coronavirus viaggiava in business con i manager padani. Se Dio esiste ha un fine senso dell’umorismo”. La Petrino, già candidata alle elezioni comunali in una lista civica ostile alla Lega, non è però nuova a queste invettive contro il Carroccio. L’8 maggio dello scorso anno, quando infiammava la polemica sull’eventuale partecipazione della casa editrice Altaforte (legata a CasaPound) al Salone del Libro di Torino, scrisse: “A questo punto dubbi non ce ne sono più. Chi voterà Lega saprà che voterà per il fascismo”.
Paolo Tiramani, sindaco leghista della provincia di Vercelli, stigmatizzò immediatamente tale affermazione e annunciò l’avvio di un’azione legale nei confronti della direttrice del Dea: “Scrivere pubblicamente che chi darà il proprio voto alla Lega voterà il fascismo è davvero troppo. Non escludiamo che valuteremo l’ipotesi di procede per vie legali nei suoi confronti a causa di questo increscioso fatto”. E aggiunse: “Alla Petrino, inoltre, vorrei consigliare di dedicarsi esclusivamente alla salute dei cittadini e, in qualità di primario del pronto soccorso di Vercelli, di puntare esclusivamente alla crescita ed alla gestione delle emergenze affinché il punto ospedaliero diventi sempre più un centro d’avanguardia”.
Oggi Tiramani, rintracciato telefonicamente da ilGiornale.it, preferisce non commentare: “Al momento come Lega preferiamo non dichiarare nulla. I fatti parlano già da sé”. In nome del garantismo è bene non entrare nel merito dell’indagine che è ancora agli albori, ma è bene evidenziare come la Petrino non abbia mai smesso di puntare il dito contro la Lega e i sovranismi. Al di là dei post a sostegno del governo non mancano quelli esultanti nei confronti di Silvia Romano e quelli contro l’ospedale della Fiera di Milano voluto dal presidente Attilio Fontana e dall’assessore al Welfare Guida Gallera.
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