mercoledì 25 dicembre 2019
Dacia Maraini “sputa” sulla Bibbia e paragona Gesù alle sardine. Ira della comunità ebraica: “Ignobile bestemmia”
Questa volta Dacia Maraini l’ha fatta grossa. In un articolo natalizio sul Corriere della Sera ha infatti paragonato le Sardine, il movimento anti-Salvini ideato da Mattia Santori, a Gesù. Nel suo testo, passaggi quali: “Cristo ha rifiutato il vecchio testamento con le sue vendette, la misoginia e l’intolleranza. Proprio come questi ragazzi”.
E ancora, la scrittrice ha aggiunto: “In nome di Cristo sono state fatte delle orribili nefandezze. La scissione fra etica e politica è accaduta nel momento in cui la Chiesa, da idealistica e innovativa forza rivoluzionaria si è trasformata in un impero che ha subito costruito il suo esercito, le sue prigioni, i suoi tribunali, la sua pena di morte”.
Dunque, suelle sardine: “Non pretendono di cambiare il mondo, ma di introdurre in una società sfiduciata e cinica, una nuova voglia di idealismo”. “Non hanno sbagliato simbolo secondo me, perché la sardina da sola non esiste, ma in una massa di corpi volanti, aiuta il mare a compiere i suoi cicli vitali”.
Parole controverse che hanno sollevato un polverone, soprattutto nella comunità ebraica. Durissima la replica del rabbio di Segni, Stefano Jesurum, che parla apertamente di “vergogna”. “Un articolo ignobile, infarcito di falsità storiche e pregiudizi”. E ancora: “Gesù sardina, una bestemmia. Diffidate di chi predica una bontà stucchevole, condita di false informazioni”.
martedì 24 dicembre 2019
Il ministro Bellanova favorisce il suo segretario con i fondi per la xylella: durissimo scontro tra M5S e Italia Viva
C’è la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova al centro del duro scontro sulla manovra che ha visto contrapposti M5S e Italia Viva. Al centro della polemica, i fondi per i territori colpiti dalla xylella. Risorse che, sottolinea su Facebook la senatrice 5 Stelle Barbara Lezzi, ex ministro per il Sud, “devono essere destinate alle sole aree infette”.
Lezzi attacca la Bellanova così: vero che l’attuale ministro ha intenzione di ‘distrarre’ dagli agricoltori 40 milioni di euro a favore di Gal e Dajs? (Si tratta di ‘Gruppo d’azione locale’ e ‘Distretto agroalimentare di qualità Jonico Salentino’, ndr). Allora, continua Lezzi, “è bene precisare che il suo segretario particolare ne è amministratore. Non va affatto bene. Per niente bene”.
Lezzi contro BellanovaLezzi precisa che “quei 300 milioni che stanziai per questo provvedimento devono arrivare agli agricoltori, piccoli e grandi. Devono arrivare a quelle persone che non hanno più lacrime per piangere, che sono nella totale disperazione “. E aggiunge: “È tutto importante. Lo è la ricerca, lo sono i Gal e i distretti agroalimentari ma questa volta gli unici destinatari devono essere quegli uomini e quelle donne con i calli alle mani che hanno reso fino ad ora il Salento una meravigliosa distesa di ulivi”.
Il segretario particolare del ministro, Cosimo Durante, presidente del Gal Terra d’Arneo, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Sul tema interviene anche la deputata salentina del M5S, Soave Alemanno: “Sono certa che il ministro vorrà rivedere la ripartizione dei fondi operata”, dice la pentastellata, secondo la quale “la scelta di destinare 40 milioni di euro a favore di Gal e Dajs” è “fuorviante da tali buoni propositi, considerato che anche il segretario particolare del Ministero, ricopre ruoli importanti nelle associazioni. In un momento tanto critico e difficoltoso – conclude Alemanno – c’è urgenza di responsabilità”.
“Vorremmo che il ministro Bellanova venisse in Aula a spiegarci, perche’ il fatto attiene alla Legge di bilancio ed e’ di una gravita’ enorme” ha dichiarato Riccardo Molinari, della Lega. Analoga richiesta richiesta è venuta dai banchi di Fdi, da parte di Francesco Lollobrigida. “Onesta’, onesta’”, hanno urlato le opposizioni dai banchi. Anche il presidente della commissione Bilancio Claudio Borghi ha sottolineato che “la cosa meriterebbe un minimo di attenzione”.
Teresa Bellanova ha respinto ogni addebito. Ha fatto notare che nel piano approvato nel febbraio 2019 erano già previsti ” interventi attuati attraverso i Gal e fondi nazionali per il contratto di distretto”. Quindi ha accusato direttamente la pentastellata Barbara Lezzi: «Si comprende la sua attitudine, dalla siderurgia alla Tap, di buttarla in caciara, provocando danni serissimi al territorio e nella percezione della realtà nell’opinione pubblica. Ma c’è un limite a tutto».
Matteo Renzi a parole attacca il M5S: “Le loro leggi scandalose”. Ma le ha votate tutte per salvare la poltrona
Matteo Renzi minaccia di far cadere il governo. Ma la pistola è scarica. Il bluff dell’ex rottamatore è smascherato. Dal taglio dei parlamentari allo stop alla prescrizione: il leader di Italia Viva si è grillizzato. Rinuncia alle proprie battaglie politiche per tenere in vita l’esecutivo. Dalla nascita del governo Conte Bis ad oggi: Renzi ha ingoiato tutti i rospi. Tante parole. Ma pochi fatti. Ad ogni minaccia è arrivato poi, puntuale, il passo indietro.
Ancora una volta il senatore di Scandicci – dalle pagine di Repubblica – lancia alla maggioranza giallorossa un messaggio che sembra un ultimatum ma non lo è: «Per me la legislatura deve andare a scadenza naturale. E deve eleggere nel 2022 il presidente della Repubblica. Ma senza aumentare le tasse o fare norme populiste, giudiziarie o economiche.
Al 2023 arriveremo con le nostre idee, non grillizzati. Non saremo mai la sesta stella di Beppe, non ci iscriveremo alla piattaforma Rousseau». Ma più va avanti il governo e più Renzi rischia di essere la prima stella del Movimento. Altro che sesta. La pistola puntata contro il governo è finta. C’è da scommettere che Renzi su prescrizione e revoca delle concessioni non vada fino in fondo ma si allinei alla posizione del M5s.
Nel frattempo la minaccia (finta) è sul tavolo anche in tema di giustizia: «La norma Bonafede sulla prescrizione è uno scandalo, entrato in vigore solo grazie ai voti di Salvini. Un processo senza fine è la fine della giustizia. Vedremo quali strumenti tattici utilizzare per risolvere il problema. Ma in Parlamento su questo tema oggi Bonafede è in minoranza: se propone una mediazione, bene. Altrimenti, si voti in Aula e vediamo come va. Noi tra il giustizialismo e lo stato di diritto sappiamo benissimo da che parte stare. Gli altri decideranno».
Cosa farà Renzi? Manderà all’aria l’esecutivo? O ingoierà il rospo. D’altronde non è la prima volta che Renzi si ferma alla minaccia. Un metro prima dello strappo. All’ultimo miglio va in ritirata. Era già accaduto sul taglio dei parlamentari. Ma poi ha votato il provvedimento grillino. Per non citare gli annunci dell’ex presidente del Consiglio su quota 100 e reddito di cittadinanza: due provvedimenti che aveva promesso di modificare.
Una promessa rimasta tale. Altro bluff (scontato) renziano va in scena sulla revoca delle concessioni al gruppo che fa capo alla famiglia Benetton: «Se qualcuno vuole revocare la concessione ad Autostrade per la vicenda del ponte Morandi si presenti in Parlamento con un disegno di legge. Il Parlamento è sovrano: si discuterà e la maggioranza deciderà. Ma utilizzare il Milleproroghe aprendo un potenziale caos normativo e facendo crollare la fiducia degli investitori esteri sull’Italia è roba da azzeccagarbugli di provincia». Ma intanto il primo passo verso la revoca è stato compiuto con il Milleproroghe approvato dal governo che i renziani sostengono. Tanta propaganda. E poca azione.
L’ultima beffa arriva con l’idea, lanciata da Nicola Zingaretti: Giuseppe Conte federatore del centrosinistra. Italia Viva boccia la proposta: «È il premier, lo rispetto, ma ricordo le sue frasi sul populismo, sul giustizialismo, sulla Diciotti, sul reddito di cittadinanza, su quota 100. Se però per Zingaretti Conte è l’uomo giusto, amici come prima. Per noi non lo è stato, non lo sarà: con lui governiamo in condizioni emergenziali», dice Renzi. Ma le probabilità di una retromarcia (l’ennesima) sono altissime.
lunedì 23 dicembre 2019
IMAM AI MIGRANTI: “SIETE QUI PER DIFFONDERE L’ISLAM” – VIDEO
Avete dubbi su cosa sono venuti a fare, sul perché Qatar e Arabia Saudita abbiano, prima finanziato la guerra in Siria, e poi sigillato i propri confini, di fatto accogliendo zero profughi?
Lo ha spiegato perfettamente un imam: l’obiettivo era causare un’ondata di immigrati islamici verso l’Europa. Era il ‘disegno di Allah’. L’immigrazione è un jihad per occupare l’Europa e renderla islamica.
Imam visita un centro profughi in Svezia e parla ai richiedenti asilo musulmani, dicendo loro che hanno il compito di “diffondere l’Islam nel paese ospitante”.
“Credete di essere arrivati qui per caso? No, è il disegno di Allah di islamizzare l’Europa”.
“E’ per questo – dice ai profughi – che ‘Allah’ vi ha mandati qui”.
Ricongiungimenti familiari, immigrazione clandestina, richiedenti asilo e, infine, ‘natalità’. Ci stanno occupando. E non lo nascondono.
Abruzzo, il governo “anti-italiano” PD-M5S blocca la legge sulle case popolari. Ora andranno prima agli stranieri
Marco Marsilio, governatore dell’Abruzzo, ribadisce la sua volontà di difendere la legge regionale in difesa degli italiani. “Il governo ha impugnato la legge perché ha ritenuto discriminatorio alcuni passi del provvedimento. Come chiedere al cittadini stranieri di certificarel aloro condizione di reddito e di patrimonio prima di assegnargli una casa popolare.
Per il governo giallorosso devono invece certificare e dimostrare carte alla mano la loro condizione. Mentre per gli stranieri bisogna fidarsi delle loro dichiarazioni”. Marsilio annuncia le sue intenzioni. Difenderemo questa legge di fronte alla Corte costituzionale. Per giunta con il sostegno di tanti cittadini perbene che ci hanno chiesto regole nuove e più severe per ripristinare la legalità e il diritto nelle case popolari.
Meloni in totale appoggio al governatore MarsilioIl governatore di Fratelli d’Italia viene sostenuto dalla leader del partito Giorgia Meloni, che parla di governo anti-italiano. “Pazzesco. Il governo impugna la legge di buonsenso della Regione Abruzzo. Legge che dice stop alle corsie preferenziali per gli stranieri nell’assegnazione della case popolari. Perché la considera discriminante. Peccato – aggiunge la Meloni – che in realtà gli unici discriminati siano proprio gli italiani.
Ma evidentemente questo governo di anti-italiani predilige il principio ‘prima gli stranieri’. Dalla leader di Fratelli d’Italia quindi un totale e incondizionato appoggio al governatore abruzzese Marco Marsilio. Marco Marsilio due settimane fa è riuscito ad apoprovar eil bilancio regionale. ”Nel corso della riunione di giunta regionale è stato approvato il bilancio della Regione Abruzzo, dopo che il Defr era stato licenziato lo scorso 18 novembre.
Una approvazione che mette in evidenza ancora una volta le tante chiacchiere a vuoto dei consiglieri di centrosinistra che per giorni hanno accusato la giunta di essere lenta e di non approvare il bilancio”. Lo disse il presidente della Regione Abruzzo. “Chi è attento e ha seguito le vicende politiche degli ultimi anni ha scoperto che proprio la giunta d’Alfonso nel 2016 approvò il bilancio l’11 dicembre e lo scorso anno il 13.
Date che rispondono da sole alle falsità lanciate dalle forze di opposizione e che ribadiscono il lavoro virtuoso degli assessori che si sono impegnati per ridare vigore all’intera Regione e impulso alle attività dell’intero territorio”, aveva concluso Marsilio.
sabato 21 dicembre 2019
“Un ciccione pedofilo vestito di rosso”: il comunista Vauro insulta pure Santa Claus a Diritto e Rovescio (Video)
“Babbo Natale, un ciccione con un’aria anche vagamente pedofila, vestito di rosso”. Ennesimo delirio di Vauro. Il vignettista ha fatto un’altra uscita delle sue ed è stato come al solito pungente e offensivo. Ieri sera è stato ospite del programma televisivo Dritto e Rovescio, condotto da Paolo Del Debbio su Rete 4, in cui si stava discutendo delle tradizioni natalizie e del presepe.
A un certo punto ha preso la parola dicendo che “è vero che a Natale si festeggia la nascita del Bambin Gesù, basta circolare e non ci vuole una ricerca sociologica”. Poi ha aggiunto una frase alquanto sarcastica. “Ma la stragrande maggioranza dei bambini, anche quelli che vanno all’oratorio, sapete chi aspetta? – ha chiesto Vauro – Babbo Natale un ciccione con un’aria anche vagamente pedofila vestito di rosso”. Le dichiarazioni del vignettista toscano hanno lasciato tutti stupiti e indignati, tra urla e disapprovazioni. Anche Del Debbio si è rivolto a Vauro dicendogli che non era il caso di affermare delle sciocchezze. Non contento, il vignettista ha rincarato la dose sottolineando che Babbo Natale “e l’ha quest’aria…”. E il conduttore gli ha risposto in modo ironico evidenziando che Vauro è “l’unico in Italia che ci vede un pedofilo. Fatti delle domande”.
Si tratta quindi dell’ennesima uscita spiacevole di un personaggio che proprio in questi giorni aveva dissacrato il presepe e la vicenda di Bibbiano con una vignetta diffusa sui social. Nell’immagine sono raffigurati San Giuseppe con le sembianze del capo della Lega Matteo Salvini e una Madonna che ha i tratti somatici di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. In mezzo ai due è disegnato il Bambin Gesù che è sbalordito dall’identità dei suoi genitori ed esprime una frase decisamente inquietante: “Mi sa che quest’anno chiedo asilo politico a Bibbiano”. Il titolo della vignetta è alquanto singolare perché dice di essere “a difesa del presepe”. E invece intende volutamente innescare polemiche tra coloro che difendono questo simbolo di matrice cristiana e chi si oppone ad esso, ricordando l’importanza di una pluralità culturale.
A novembre, invece, Vauro si era scagliato violentemente contro gli esponenti bolognesi di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami e Marco Lisei definendoli “pezzi di m…”. I due politici si erano recati nel capoluogo emiliano mostrando in un video i citofoni di qualche casa popolare del quartiere felsineo abitata da inquilini stranieri.
venerdì 20 dicembre 2019
Le case popolari prima agli abusivi: spunta il documento che inchioda PD e Movimento 5 Stelle
Alcune indiscrezioni circolate nei giorni scorsi parlavano di un tacito accordo raggiunto dalla capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Regione Lazio, Roberta Lombardi, assieme al capo di gabinetto di Nicola Zingaretti, Albino Ruberti, per cercare di reinserire nella proposta di legge di stabilità regionale la possibilità anche per occupanti abusivi e stranieri irregolari di accedere alle case popolari.
L’idea della giunta Dem era di sistemare quell’esercito di 12mila senzacasa che popola i palazzi occupati della Capitale, mettendo a disposizione il 10 per cento degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, per un periodo massimo di due anni, anche a chi non ha i requisiti previsti dalla legge. Alla faccia delle graduatorie e di quei cittadini onesti, italiani e stranieri, che da anni aspettano le chiavi di una casa popolare.
I dettagli della proposta, definita di “buon senso” dall’assessore alle Politiche Abitative, Massimiliano Valeriani, erano contenuti nell’articolo 10 della bozza di legge di stabilità 2020. Articolo, questo, abrogato la scorsa settimana grazie ad un emendamento sottoscritto da tutto il centrodestra e accolto in commissione dall’assessore al Bilancio, Alessandra Sartore. L’assessore Dem avrebbe accettato di eliminare il comma incriminato per riformulare la proposta in modo più articolato in una proposta di legge regionale ad hoc.
E invece, a conferma del retroscena svelato da alcuni quotidiani domenica scorsa, oggi in aula a via della Pisana è stato presentato un emendamento che ricalca fedelmente l’articolo 10 abrogato in commissione bilancio. E la firma è proprio della grillina Lombardi. Quando la misura era stata ritirata, infatti, il gruppo del M5S aveva protestato accusando la giunta Zingaretti di inerzia sul fronte dell’emergenza abitativa. A manifestare per lo stesso motivo davanti alla sede del Consiglio Regionale, ieri, c’erano pure i Movimenti per la casa. La richiesta dei collettivi è proprio quella di inserire nella legge di stabilità misure che vadano incontro alle esigenze degli occupanti abusivi.
La risposta è arrivata dalla Lombardi che, guarda caso, propone nel suo emendamento esattamente il contenuto dell’articolo ritirato in commissione. Stavolta non si fa riferimento ai requisiti, ma è chiaro che si sta parlando di stranieri irregolari sul territorio e occupanti abusivi, visto che si citano quelle “situazioni di emergenza abitativa identificate in sede di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica”. Si tratta di quei 23 immobili occupati da migranti e collettivi di sinistra, che dovranno essere sgomberati a partire dalla primavera del 2020.
Non solo. La Lombardi rilancia e propone che la Regione metta a disposizione degli occupanti anche il 15 per cento del patrimonio immobiliare delle ASP, le Aziende pubbliche di servizi alla persona. “Si tratta di migliaia di appartamenti – spiega a ilGiornale.it la consigliera della Lega, Laura Corrotti – senza calcolare l’eventuale danno erariale per un patrimonio immobiliare a reddito, seppur calmierato per finalità sociali”. “Siamo alle solite – denuncia – dopo un’intensa battaglia per abrogare l’articolo 10 della legge di stabilità in Commissione bilancio che consentiva di destinare un 10 per cento degli alloggi di edilizia residenziale pubblica a chi non fosse in possesso dei requisiti necessari, favorendoli così rispetto a chi attende in lista da anni una casa; ecco che con il passaggio del testo in discussione in aula spunta fuori un emendamento a firma del consigliere del Movimento 5 Stelle, Roberta Lombardi”.
“Se l’emendamento venisse votato dalla maggioranza in Consiglio regionale – ragiona ancora la consigliera leghista – certificherebbe nei fatti un’alleanza tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle anche nel Lazio”. “Un’alleanza che – conclude la Corrotti – dovrebbe andare a spiegare a coloro che attendono un alloggio, l’inutilità di avere requisiti e rispettare le graduatorie”.
giovedì 19 dicembre 2019
Caso Gregoretti, la Lega zittisce subito (il venduto) Luigi Di Maio: “Le sue parole sono da piccolo uomo”
La guerra tra Lega e Movimento Cinque Stelle non si ferma. A far riesplodere lo scontro è stato il nuovo assalto giudiziario contro Salvini per il caso Gregoretti. I Cinque Stelle si preparano a cavalcare le accuse di abuso di potere avanzate dai pm e hanno annunciato di volevr votare “sì” per l’autorizzazione a procedere contro l’ex ministro degli Interni.
E ad annunciare questa presa di posizione grillina è stato proprio il leader pentastellato, Luigi Di Maio.
Ospite nel salotto di Porta a Porta, il ministro degli Esteri non ha certo usato parole tenere per l’ex alleato: “Il caso Diciotti fu un atto di governo perché l’Ue non rispondeva e servì ad avere una reazione, che poi arrivò. Quello della Gregoretti, dopo un anno, fu invece un atto di propaganda, perché il meccanismo di redistribuzione era già rodato e i migranti venivano redistribuiti in altri Paesi Ue. È questa la differenza enorme tra i due casi, la differenza enorme tra la realtà e la bugia. Nelle ultime settimane di governo con la Lega si alzavano i toni anche per questo, perché qualcuno pensava più alla propaganda e a fare campagna elettorale che a governare“.
Poi è arrivato il vero e proprio affondo: “Noi voteremo contro l’interesse pubblico prevalente”. Un vero e proprio siluro che mal nasconde la rabbia per la fine dell’esperienza del governo gialloverde. E di fatto a Di Maio ha subito risposto a stretto giro la Lega con l’ex sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni: “Il commento di Di Maio alla vicenda Gregoretti è da piccolo uomo. Più che l’onore potè la poltrona“. Insomma tra i 5 Stelle e il Carroccio si sta ripartendo lo scontro. Uno scontro mai finito dalla rottura in Parlamento di questa estate tra Conte e Salvini. Adesso in questa guerra tra i 5 Stelle e i leghisti arriva un nuovo capitolo con la vicenda Gregoretti.
E in queste scintille va anche inquadrato il passaggio di alcuni esponenti dei 5 Stelle con la Lega di Salvini. In tanti, tra i grillini, mal sopportano l’alleanza col Pd e con Renzi. Da qui una fuga verso il vecchi alleato del Carroccio. E alla luce di questo non sarebbe una sorpresa l’eventuale voto di qualche 5 Stelle in procinto di passare alla Lega a favore di Salvini esprimendosi in modo contrario all’autorizzazione a procedere. Già domani richiesta di autorizzazione avanzata nei confronti dell’ex ministro dell’Interno sarà incardinata presso la giunta delle immunità del Senato, presieduta da Maurizio Gasparri.
mercoledì 18 dicembre 2019
Salvini sfida le toghe rosse: “Voglio guardare in faccia quel giudice che preferisce gli scafisti a un ministro”
Da Il Secolo D’Italia – È pronto ad andare in tribunale e guardare in faccia il giudice. Matteo Salvini commenta così l’autorizzazione a procedere del tribunale dei ministri nei suoi confronti. Il leader della Lega è accusato di “aver abusato dei suoi poteri” quando era ministro. O meglio di sequestro di persona, per la vicenda del blocco dei migranti sulla nave Gregoretti, lo scorso luglio. Un déjà vu del caso Diciotti.
Salvini: sono pronto a farmi processare per sequestro di persona«Per me non sarebbe un problema andare in tribunale. E guardare in faccia un giudice che tra un ministro e chi trasporta illegalmente immigrati irregolari, simpatizza per i secondi. Il fatto che io rischi 15 anni di carcere per aver difeso i confini del mio paese – sottolinea l’ex ministro dell’Interno – mi fa dire che in Italia c’è un problema».
E ancora, a proposito dei continui attacchi delle toghe. «Ringrazio la maggioranza della magistratura, che è obiettiva e corretta. Ma c’è parte che fa politica, fa ridere che ministro venga indagato e processato per aver fatto il proprio dovere».
«Ma quale governissimo. È un’invenzione della stampa»Si rifiuta invece di parlare dell’ipotesi di un presunto governissimo con Renzi. «È una vostra invenzione e non commento le vostre invenzioni», risponde lapidario ai giornalisti. Una ricostruzione smentita anche dal renziano Migliore.
Poi lancia una provocazione velenosa al premier. «Conte si preoccupi di una manovra che massacra gli italiani. Se facciamo due passi per Roma vediamo chi tra noi due ha più consenso, Io lo aspetto per una passeggiata», dice Salvini a proposito delle parole del premier sul calo della Lega nei sondaggi.
Niente cerimonia natalizia al Colle. Il leader leghista non andrà. «Immagino che ci saranno delle polemiche, visto che oggi al Quirinale ci sono gli auguri natalizi, con deputati e senatori. Ma ho un aereo alle 14, c’è la recita di Natale di mia figlia e dovendo scegliere, ubi maior…».
Parassiti, escrementi di topi e piccioni sulla farina. Impastatrici sudice: chiuso panificio dei kebabbari a Milano
Milano, parassiti, escrementi di topi e piccioni sulla farina: chiuso panificio dei kebabbari. I piccioni passeggiavano sui sacchi della farina, sugli impasti lasciati a marcire all’aria aperta e sulle impastatrici industriali sudicie. Gli escrementi dei volatili e dei ratti erano un po’ ovunque e la farina aveva i parassiti. Producevano così il pane – pane arabo e piadine – che poi veniva rivenduto ad alcuni grossisti che rifornivano soprattutto ristoranti kebab di Milano e provincia.
Topi, piccioni e escrementi al panificio dei kebab – Il laboratorio dell’orrore, gestito da un cittadino egiziano di 44 anni, è stato chiuso dopo un blitz dei carabinieri della Stazione Porta Sempione. Insieme ai militari del Nas (Nucleo antisofisticazione e sanità), all’Unità cinofila e al personale Ats (Agenzia di tutela della Salute) hanno controllato il locale in via Guerzoni 9, in zona viale Jenner a Milano.
Gli specialisti hanno accertato che nel panificio non venivano rispettate le norme igienico sanitarie di base. Oltre agli animali e ai loro escrementi, l’intero ambiente era degradato: sembrava più un capannone di un cantiere che un laboratorio dove si producevano alimenti.
Una tonnellata e mezza di farina sequestrata – Per il titolare è scattato subito un deferimento in stato di libertà perché era sua responsabilità garantire il corretto stato di conservazione degli alimenti immagazzinati. Complessivamente sono stati sequestrati 14 sacchi di crusca da 25 chili ciascuno (350 chili totali), 11 sacchi di farina da 25 chili (275 chili), 17 sacchi di farina da 50 chili (850 chili). Sequestrate anche 200 confezioni di pane non correttamente etichettate, per un peso complessivo di 100 chilo. Quasi 16 quintali in tutto.
Si cercano i singoli kebabbari acquirenti – Il personale dell’Agenzia di tutela della salute ha disposto, dopo aver constatato le pessime condizioni sanitarie e strutturali dell’intera laboratorio e l’elevato rischio igienico sulle preparazioni alimentari, la sospensione immediata dell’attività di produzione, preparazione, deposito e vendita. Adesso le indagini proseguono per accertarsi da quanto tempo andasse avanti quella gestione sciagurata e per ricostruire la catena di distribuzione della merce.
martedì 17 dicembre 2019
Genova, le chiedono il biglietto del treno: “profuga” nigeriana aggredisce il controllore a morsi, solo denunciata
Di Ilaria Paoletti – Genova, 16 dic – Una storia da vera e propria giungla urbana quella avvenuta a Genova, poco prima della stazione di piazza Principe, dove una donna nigeriana ha aggredito a morsi il controllore che le stava comminando una multa. Secondo quanto riporta Primo Canale, il tutto è avvenuto in primis perché la donna, una nigeriana di ventitré anni con la dimora presso il Centro di accoglienza di Ventimiglia, alla richiesta di mostrare il titolo di viaggio da parte del controllore Trenitalia non avrebbe avuto nessun biglietto da mostrare.
Non paga di ciò, quando il controllore ha richiesto alla donna di fornire i propri dati personali e di scendere dal treno, si è sentito opporre un netto rifiuto sfociato poi in una reazione violenta.
Preso a morsiLa nigeriana, infatti, ha morso l’avambraccio del dipendente Trenitalia e poi si è rifiutata di lasciare il convoglio. Non appena il treno è giunto nella fermata Principe è saluta a bordo una pattuglia della Polizia Ferroviaria. La donna nigeriana era ancora a bordo della carrozza dell’aggressione.
A questo punto la Polfer non ha pituto far altro che denunciare la cittadina nigeriana in stato di libertà per rifiuto di generalità e per lesioni aggravate a pubblico ufficiale. Purtroppo le quotidiane aggressioni ai capotreni e, in generale, ai dipendenti degli autotrasporti pubblici da parte di “risorse” prive di titoli di viaggio sono diventate una vera e propria emergenza in tutta Italia.
Già un anno fa i controllori di Trenitalia erano stati costretti per la loro stessa sicurezza a frequentare dei corsi di “formazione alla calma” per essere in grado di reagire alle continue provocazioni, cercando di non farle sfociare nella violenza.
“Una volta sembrava quasi di non lavorare, oggi invece siamo in trincea” dichiarò il controllore Giovanni Altobello, assunto dalle Ferrovie italiane quando aveva diciotto anni. Ma difendere questi lavoratori, evidentemente, manderebbe la sinistra in un pericoloso controcircuito.
Iscriviti a:
Post (Atom)