lunedì 18 novembre 2019

Zingaretti rilancia sulla cittadinanza. Ira del M5S: “Il Paese è sott’acqua e il PD pensa allo Ius Soli?”



Ci riprovano con la cittadianza facile agli immigrati. È il loro chiodo fisso. La batosta delle ultime politiche non gli ha insegnato granché e così ecco Nicola Zingaretti tornare a mettere in agenda lo ius soli o tutt’al più lo ius culturae. Lo fa dalla convention del Partito democratico a Bologna, mentre il governo giallorosso affonda nella crisi dell’Ilva e nei conti una manovra economica profondamente segnata da nuove tasse e pesanti tagli.

 Per foderare l’elettorato più intransigente, anche in vista delle elezioni regionali in Emilia Romagna che danno il centrodestra in vantaggio di qualche punto, i dem sono tornati a soffiare sui temi cari ai talebani dell’accoglienza: l’abolizione della legge Bossi-Fini, la cancellazione dei decreti Sicurezza voluti da Matteo Salvini e, soprattutto, la riforma della cittadinanza italiana. Una deriva di sinistra estrema che non piace nemmeno ai Cinque Stelle. Che ora sembrano non poterne più dell’alleato: “C’è mezzo paese sott’acqua e uno pensa allo ius soli? Siamo sconcertati”.
Il Pd vira (pericolosamente) a sinistra
Dopo le ultime batoste elettorali, Nicola Zingaretti e compagni sono tornati a premere l’acceleratore sui temi più cari alla sinistra radicale. Non che questa linea li abbia premiati al termine dell’ultima legislatura. Gli italiani hanno già bocciato sia lo ius soli sia la politica dell’accoglienza indiscriminata. Eppure eccoli di nuovo rimettere sul tavolo li stessi temi. In mattina è stato l’ex ministro Maurizio Martina ad aprire la questione tracciando i prossimi passi del Partito democratico in parlamento. “Non chiamateli decreti sicurezza”, ha tuonato alla convention di Bologna.

“Sono decreti Salvini e vanno superati”, ha poi scandito proponendo sia di abolire la legge Bossi-Fini, che regola i flussi di ingresso in Italia, e di superare i due decreti Sicurezza che, su impulso del leader del Carroccio, sono stati approvati per combattere l’immigrazione clandestina e chiudere i porti alle ong straniere. “La prima norma per rendere sicura l’Italia è regolarizzare quelle persone – ha, infine, concluso – è una questione identitaria per il partito”. Come se questo non bastasse ci ha pensato Zingaretti a metterci sopra il carico da novanta tornando a parlare di cittadinanza facile agli immigrati. “Per noi – ha detto – è una scelta di campo”. Già nei prossimi giorni i gruppi parlamentari del Pd chiedereanno che vengano messi in agenda sia lo ius culturae sia lo ius soli.
La rissa nella maggioranza
La fuga in avanti di Zingaretti non ha fatto certo piacere ai Cinque Stelle che, pur avendo proposto lo ius soli nel 2013, recentemente ha cambiato idea sulla riforma della cittadinanza italiana. Già lo scorso settembre Dario Franceschini e Luigi Di Maio erano venuti a ferri corti sull’argomento.

Non deve dunque stupire se oggi, quando i dem sono tornati a proporre la stessa ricetta, i grillini sono trasecolati. Nel giro di poche ore hanno, infatti, fatto trapelare sulle agenzie una forte irritazione. “C’è mezzo paese sott’acqua e uno pensa allo ius soli? Siamo sconcertati”, hanno detto ai microfoni dell’Agi fonti pentastellate. “Preoccupiamoci delle famiglie in difficoltà, del lavoro, delle imprese – hanno continuato – pensiamo al Paese, già abbiamo avuto uno che per un anno e mezzo ha fatto solo campagna elettorale… noi vogliamo pensare a lavorare”. In realtà più il governo giallorosso si occupa di lavoro più fa danni.

Ne sanno qualcosa a Taranto dove il governo ha fatto scappare l’ArcelorMittal mandando in fumo 10.700 posti di lavoro e l’1,4% del pil. E ne sanno qualcosa anche le famiglie più povere che, come dimostrato da un recente report della Caritas, sono sfavorite proprio da quel reddito di cittadinanza che le avrebbe dovute aiutare. Sicuramente riproporre lo ius soli, per i dem, è una sorta di arma di distrazione di massa: cercano di ricompattare il proprio elettorato, spostando l’attenzione dai disastri sui dossier economici.
Il Carroccio è pronto a fare le barricate
Dopo l’annuncio di Zingaretti, Salvini ha fatto subito sapere che non permetterà che in parlamento passino certe misure. “Siamo pronti a dare battaglia, dentro e fuori il Parlamento”, ha promesso l’ex ministro dell’Interno che non intende opporsi soltanto alla cittadinanza facile ma che farà di tutto affinché i giallorossi non smontino i decreti Sicurezza. Già nella scorsa legislatura Roberto Calderoli ha fermato lo ius soli seppellendolo sotto una valanga di emendamenti. “E sono pronto a rifarlo ora”, ha promesso oggi il vice presidente del Senato.

“Una misura che non serve a niente a chi non ha raggiunto i 18 anni, perché l’unica differenza, tra chi la ha la cittadinanza e chi non ha la ha, in termini di diritti è solo il voto, il diritto elettorale attivo e passivo, per il resto non cambia nulla”. A meno che, come ipotizzato anche dal leghista, la riforma non venga abbinata all’abbassamento del diritto di voto a 16 anni. “In questo modo – è l’ipotesi – il Pd avrebbe qualche centinaia di migliaia di nuovi elettori”.

domenica 17 novembre 2019

L’ex ministro Trenta si tiene l’alloggio di lusso in centro a Roma: l’ha fatto assegnare al marito aggirando i regolamenti



Elisabetta Trenta, ex ministro della Difesa, usufruisce ancora dell’alloggio di servizio anche se non ne avrebbe diritto, visto che non fa più parte del governo. E che alloggio. Una casa di alta rappresentanza nel cuore di Roma. L’imbarazzante vicenda, finita in prima pagina sul Corriere, è l’ennesimo boomerang che si abbatte sul M5S. Il movimento che contestava i privilegi della casta ed è rimasto invischiato nelle stesse dinamiche che intendeva demolire.
Trenta e l’alloggio di alta rappresentanza
Fiorenza Sarzanini ricostruisce l’intera vicenda. Elisabetta Trenta da ministro della Difesa ottiene l’alloggio di servizio nel cuore della Capitale, zona San Giovanni. E ci rimane anche da non ministro. Come? Lo fa assegnare al marito, maggiore dell’Esercito, Claudio Passarelli. Non solo: c’è il sospetto che la concessione sia avvenuta aggirando i regolamenti.

“La coppia – scrive Sarzanini sul Corriere – ha infatti una casa di proprietà nella Capitale e dunque non sembra avere necessità di usufruire dell’alloggio. In ogni caso il livello 1 attribuito al momento di scegliere la casa per la ministra è molto superiore a quello previsto per l’incarico e grado del suo consorte”.

Elisabetta Trenta diventa ministro della Difesa nel giugno 2018. All’epoca, pur avendo una casa di proprietà al Pigneto, chiede una nuova residenza che le viene assegnata. Procedura che già risulta un po’ anomala: infatti i componenti del governo che hanno già una casa a Roma in genere vi rimangono. Solo che attorno alla loro abitazione vengono assunte misure di sicurezza particolari, adeguate al rango dei proprietari. Nel caso di Elisabetta Trenta no: lei si trasferisce in un nuovo alloggio, una casa “di alta rappresentanza” vicino alla piazza San Giovanni in Laterano.

Prima della crisi di governo, racconta ancora il Corriere, la Trenta decide “di rendere definitiva l’assegnazione”. Si è affezionata alla nuova casa, evidentemente. Così fa intestare l’appartamento, di proprietà del ministero della Difesa, al marito Claudio Passarelli, pur mancando quest’ultimo dei requisiti necessari. A fine agosto, quando cade il primo governo Conte, l’operazione è conclusa. Elisabetta Trenta darà spiegazioni ai cittadini e al M5S, ex partito dell’onestà?

Don Mignotte: Tolleranza della prostituzione, truffa e atti falsi: sequestrati i centri d’accoglienza del prete “affarista”



Dopo il blitz di ottobre al residence Emanuela di via Ravenna, sequestrato perché diventato negli anni una vera e propria casa di appuntamenti, i carabinieri di Novara (Nucleo investigativo supportato dai colleghi della compagnia e dai Nas di Torino) sono tornati nelle strutture gestite da don Zeno Prevosti, il sacerdote ristoratore già indagato per tolleranza abituale della prostituzione.

Mercoledì i militari hanno eseguito un nuovo decreto di perquisizione firmato dal pm Mario Andrigo, notificando un altro avviso di garanzia al sacerdote, titolare della società «Pizeta», e a Piero Ramella, 57 anni, domiciliato a Novara, amministratore della «Lisanza», società specializzata in strutture ricettive dietro la quale si nasconde, come socio unico, proprio la «Pizeta» di don Zeno. I due sono indagati per peculato e falso.

La procura ha voluto vederci chiaro sull’attività di ospitalità dei migranti da parte della Lisanza, che, come noto – la vicenda nel 2016 era stata al centro di una forte polemica in cui anche il sindaco di Novara Alessandro Canelli aveva invitato il sacerdote a scegliere se fare il manager o il prete – ha partecipato a più bandi delle Prefetture in tema di accoglienza.

 Ciò che gli investigatori si propongono di verificare (l’indagine è allo stadio iniziale), è se vi sia stata una corretta gestione dei profughi e una corretta applicazione del contratto firmato con la Prefettura: a fronte dei contributi pubblici ricevuti, infatti, deve essere fornito un determinato servizio. In caso contrario, i soldi sono stati percepiti indebitamente e l’attività irregolare coperta con atti falsi.

Ecco perché il nuovo blitz ha riguardato tutte le strutture gestite nel capoluogo da don Zeno e Ramella, l’hotel La Bussola, l’Arena Hotel, il residence Cristina di via Ravenna (a fianco del gemello Emanuela chiuso per prostituzione) e poi le sedi legali dell’Immobiliare Lisanza e della Pizeta. I carabinieri hanno sequestrato una serie di documenti contabili e pratiche, tutte relative ai bandi per l’accoglienza e la gestione delle relative strutture.

Una prima pecca è già stata trovata: i Nas, proprio al Cristina di via Ravenna, hanno scoperto scarafaggi e sporcizia redigendo un verbale in cui si parla di «mancanza dei requisiti igienico-sanitari minimi» e «pericolo per la salute». È stata avanzata richiesta di chiusura alla Prefettura di Novara, che ora si dovrà esprimere in merito. Nel residence sono ospitati 55 migranti.

Nell’altra indagine sono indagate complessivamente nove persone: oltre agli amministratori del residence Emanuela anche i gestori, i custodi, i vecchi custodi, e un agente immobiliare «procacciatore» di ospiti-escort. Don Zeno, cui già tre anni fa i vertici della Chiesa novarese avevano tolto gran parte degli incarichi diocesani, di recente è stato anche sollecitato dal vescovo Franco Giulio Brambilla a fare un passo indietro da attività imprenditoriali, come prevede il codice di diritto canonico. In più è stato invitato ad astenersi dall’esercizio pubblico della funzione fino a quando non sarà del tutto chiarita la sua posizione. –

Estremisti vegani lo nutrono con frutta e verdura: bimbo di 18 mesi muore di stenti. Genitori arrestati per omicidio



È morto a soli 18 mesi per alcune complicanze legate alla malnutrizione. I suoi genitori infatti lo avrebbero nutrito solo con frutta e verdure crude. I due, convinti vegani, avrebbero deciso di far seguire al piccolo la loro stessa dieta a base di frutta e ortaggi. Così il bimbo è morto di inedia e di stenti.

Ryan O’Leary (30 anni) e Sheila O’Leary (35 anni) sono stati arrestati dalla polizia locale a Cape Coral, in Florida. Accusati per la morte del loro piccolo, avvenuta a fine settembre, i due dovranno ora rispondere del reato di omicidio colposo.

Secondo quanto riporta Fanpage, il piccolo, nutrito solo con frutta e verdura, non era arrivato a pesare neanche sette chilogrammi. Dopo gli esami svolti sul corpo de bimbo, le forze dell’ordine hanno subito arrestato i due genitori. L’autopsia e le altre analisi disposte per fare luce su quanto accaduto hanno stabilito le cause della morte: il bambino è deceduto dopo aver sofferto a lungo a causa di complicazioni legate alla malnutrizione. Le autorità hanno parlato di disidratazione, microsteatosi epatica e gonfiore di mani, piedi e gambe.
La vicenda
Era stata la madre 35enne a chiamare i soccorsi dopo aver trovato il suo bimbo freddo e senza respiro. Il padre, nel frattempo, aveva provato anche a rianimare il piccolo, ma per lui non c’era stato nulla da fare. I paramedici, giunti subito sul posto, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso.

La polizia, dopo aver interrogato i due genitori, ha notato che anche i figli più grandi della coppia erano visibilmente malnutriti. Sottopeso, con la carnagione giallastra e i denti pieni di carie, i bambini venivano sfamati tutti solo con frutta e verdura.

La madre ha spiegato alle forze dell’ordine che il bimbo non aveva assunto cibo solido nella settimana prima della sua morte: era stato nutrito solo ed esclusivamente con il latte materno. E che la mattina del decesso, dopo essere stato allattato come di consueto, aveva iniziato a respirare male. Poco dopo il cuore del piccolo ha smesso di battere.

I due genitori sono stati così accusati, tra le altre cose, di omicidio colposo e portati in carcere. L’avvocato dei due, si legge sui giornali inglesi, ha respinto le affermazioni secondo cui i figli della coppia erano malnutriti, sostenendo che erano naturalmente piccoli dalla nascita ma “perfettamente sani“. Nel frattempo, gli altri bambini sono stati affidati ai servizi sociali.

Lo schiaffo di Segre alla sinistra ipocrita: la senatrice rifiuta la cittadinanza onoraria della giunta De Magistris



Liliana Segre si sottrae alla baraonda politica degli ultimi giorni e con garbo respinge ogni strumentalizzazione. A cominciare dall’ipotesi di di una sua candidatura al Quirinale. “Ringrazio le persone che hanno proposto la mia candidatura al Quirinale. Ma, ovviamente, per motivi sia anagrafici che di competenza specifica tale candidatura è improponibile.

C’è un presidente in carica che sta svolgendo il suo compito di garanzia costituzionale con rigore ed efficacia e che gode di grande popolarità e prestigio in Italia e all’estero”. Questo quanto afferma la senatrice Segre in una nota. Non solo, Liliana Segre dice anche no alla cittadinanza onoraria di Napoli. La proposta arrivava dall’assessore Eleonora De Majo. La De Majo, che proviene dai centri sociali, si è distinta per le sue posizione antisioniste.

Posizioni che sono state riportate sul portale dell’ebraismo italiano, Moked. «La Consigliera nel recente passato aveva affermato che il “sionismo è nazismo”, paragonato il premier israeliano Netanyahu a Hitler, definito il governo israeliano “un manipolo di assassini” e gli israeliani “porci, accecati dall’odio, negazionisti e traditori finanche della vostra stessa tragedia”».
Segre non gradisce la cittadinanza onoraria a Napoli
De Majo non ha rinnegato nulla, anzi ha ribadito il suo punto di vista, come scrive Il Mattino: «…Essere radicalmente critici verso l’apartheid che lo Stato di Israele pratica nei confronti del popolo palestinese non ha nulla a che fare con l’antisemitismo. L’ho scritto e lo rivendico». Al tempo stesso ha proposto la cittadinanza onoraria alla senatrice Segre.

Un modo, a suo avviso, per rispondere a chi la accusa di antisemitismo. La senatrice Segre non sembra però aver gradito. “La cittadinanza onoraria non è un fatto passeggero se si può prestare a strumentalizzazioni. È un riconoscimento profondo. Un abbraccio ideale tra la città stessa e chi la riceve.

Mi verrebbe da mutuare una vecchia battuta, ci sono cittadinanze che si contano e cittadinanze che si pesano”. Parole inequivocabili. Alle quali l’assessore Eleonora De Majo ha controreplicato. “Loro hanno una posizione, io la mia. Ho un mondo che sta con me e un mondo che sta contro di me. Il conflitto Israele-Palestina lo studio da quando avevo 14 anni”.

sabato 16 novembre 2019

Follia a Roma, bulgara spinge una 40enne sotto il treno senza motivo: peruviana in condizioni disperate



Attimi di terrore alla stazione ferroviaria di Roma Trastevere. Una donna 47enne, di nazionalità bulgara, ne ha spinto un’altra sui binari, all’arrivo del treno, una 40enne di origini peruviane, La tragedia si è consumata stamattina verso le 9.

La vittima è gravissima. L’autrice del gesto è stata arrestata dalla polizia ferroviaria che ha identificato la colpevole dopo aver visionato i filmati delle telecamere di sicurezza. La bulgara è affetta da squilibri mentali e non ha alcun tipo di rapporto con la peruviana.
Condizioni disperate
Quest’ultima è stata trasportata in ospedale in codice rosso, dove è stata sottoposta a un lungo intervento chirurgico per l’asportazione di un rene e della milza: le sue condizioni sono ancora gravissime. La donna che l’ha spinta, invece, è stata condotta nel reparto psichiatrico dell‘ospedale San Giovanni Addolorata, dove è tutt’ora piantonata dagli investigatori della PolFer.
Una testimonianza
Secondo quanto riportato da Il Messaggero, una pendolare testimone dell’accaduto avrebbe così postato la propria testimonianza su Facebook: «È accaduto al binario 4 dove era in arrivo un Leonardo Express diretto all’aeroporto, all’improvviso si sono sentite le grida di disperazione di una donna che si trova sui binari, mentre un’altra sbraitava sulla banchina. Per fortuna due passeggeri sono riusciti a issare la donna dai binari qualche secondo prima dell’arrivo dei treni».

Sottoposta a Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), la squilibrata è stata poi arrestata per tentato omicidio. Sempre secondo Il Messaggero, era di nazionalità peruviana anche la donna che il 26 gennaio dello scorso anno venne gettata sui binari della stazione Eur-Fermi della metro B a Roma e che, per quella aggressione senza motivo, perse una mano.

Quei radical chic di sinistra tolleranti e accoglienti con i migranti, odiatori e violenti contro Matteo Salvini



Cos’hanno in comune lo Chef Rubio, lo scrittore Roberto Saviano, il giornalista Gad Lerner, il vignettista Vauro, il medico Gino Strada e il fotografo Oliviero Toscani? Sì, d’accordo, sono tutti di sinistra, ma non solo. Sono tutti degli hater che disprezzano e odiano Matteo Salvini.
Le insinuazioni di Chef Rubio
Un odio così profondo che, lo scorso maggio, quando il Centro di Smistamento Postale di Roma intercetta un proiettile diretto all’allora titolare del Viminale, il cuoco e conduttore tivù Chef Rubio ne approfitta per insinuare che si tratti di una farsa.“A me ‘sta storia che ogni volta che fai figure di m… con le piazze vuote ti arriva una busta con un proiettile mi puzza

E poi facci sapere come stanno andando le indagini sui casi precedenti. Renditi più credibile”, dice lo Chef in un video riferendosi a una manifestazione che, secondo i media, non sarebbe stata affollata come di consueto. E, quando Salvini accusa un malore mentre si trova a Trieste per la commemorazione dei due poliziotti uccisi, ecco una nuova assurda insinuazione: “Ogni volta che fa una figuraccia il giorno dopo magicamente arriva qualcosa: proiettili in busta, coliche etc etc. Visto che ti fai le foto pure quando te fai le analisi del sangue per far vedere quanto sei bravo, perché non ci fai vedere il referto medico? Non vale postdatarlo”.

E proprio i continui messaggi di odio verso Salvini, ma anche verso le forze di polizia e lo Stato di Israele sono state fatali per Chef Rubio che, dopo aver offeso la memoria dei due agenti uccisi, è stato prima rimproverato via Twitter dal conduttore Massimo Giletti (col plauso di Salvini) e poi licenziato da Discovery Channel per l’inesorabile calo di ascolti, seguito alle innumerevoli polemiche. “Inammissibile che un ladro riesca a disarmare un agente. Le colpe di questa ennesima tragedia evitabile risiedono nei vertici di un sistema stantio, che manda a morire giovani impreparati fisicamente e psicologicamente. Io non mi sento sicuro in mano vostra”, twitta Rubio attribuendo di fatto la colpa della morte dei due poliziotti a Salvini. Una vera ossessione.
Gli insulti del vignettista Vauro
Un’ossessione che negli anni ha colpito anche Vauro Senesi che ha attaccato il leader della Lega in tantissime sue vignette rappresentandolo come un fascista o in versione da migrante denutrito, ribattezzandolo ‘Matteo Scheletrini’ (anche per via degli scheletri che il leghista potrebbe avere nel suo armadio).

In televisione, invece, Vauro insulta Salvini dandogli del “fascista” e del “razzista”, mentre quando scoppia il caso ‘Sea Watch’ il ministro dell’Interno diventa uno “sbruffone” e “un mascalzone”. Ma, oltre alle vignette in cui Salvini viene dipinto come il nuovo Mussolini, ce n’è una che spicca più di ogni altra: quella in cui il ‘Capitano’ viene trafitto da un colpo di pistola. In un’altra occasione, poi, il vignettista pubblica sul sito di Michele Santoro sette modi per uccidere l’ex ministro del governo gialloverde, trovando ovviamente la sponda dell’amico giornalista.“Al fine di liberarci da un ministro dell’Interno squallidamente ignorante che dovrebbe garantire la sicurezza di ogni cittadino, indipendentemente dalla sua razza e dalle idee politiche e religiose che professa, offro congrua ricompensa a un killer in grado di mettere in pratica uno dei sette modi indicati da Vauro per ucciderlo. Con la preghiera di contattarmi con la massima urgenza”, scrive Santoro sul suo sito.
Per gli intellettuali di sinistra Salvini è il male assoluto
Sempre in campo giornalistico non potevano mancare gli insulti al vetriolo lanciati da Gad Lerner che non ultimamente perde occasione di presentarsi alle varie manifestazioni del Carroccio con la viva speranza d’essere insultato dai militanti leghisti.“Salvini è un gattone che ha bisogno di masticare nemici o di mettere alla gogna le persone. Io sono una piccola preda e il mio bottino risulta essere piuttosto modesto, con altri, come Fazio, si è approfittato del fatto che le cifre erano davvero elevate”, disse negli scorsi mesi. Nulla rispetto a quando il giornalista, nel 2016, gli augura la morte: “Esplode bomba all’idrogeno in Corea del Nord e provoca terremoto. Peccato che Salvini e Razzi non si trovassero nella loro patria elettiva”.

Per lo scrittore Roberto Saviano, invece, il leader della Lega è stato il “ministro della Malavita”, ma soprattutto era così “pericoloso” da meritare la “galera” per come trattava i migranti. Oggi, invece, deterrebbe, in tandem con Giorgia Meloni, la responsabilità degli attacchi subiti da Liliana Segre. Una sfilza di insulti che, paragonati a quelli pubblicati da Adriano Sofri nella sua rubrica sul Foglio, sembrano dei complimenti.“Senti, brutto stronzo” è il titolo del pezzo scritto dall’ex brigatista che dice in sé già tutto quel che può essere il contenuto dell’articolo, pienamente condiviso da Saviano. Per la scrittrice Michela Murgia, quella che si è inventata il “fascistometro”, il leader del Carroccio è “fannullone”, “codardo” e “disumano”. L’attrice Asia Argento, invece, è stata più diretta e spontanea e, con un tweet, ha sentenziato: “Salvini merda”.
Il cattivismo dei buonisti Gino Strada e Oliviero Toscani
Non meno delicati sono gli epiteti rifilati negli ultimi anni da Gino Strada che, quando è nato il governo giallorosso, ha esultato: “Salvini fuori dal governo è un fattore positivo per gli italiani, a prescindere dalla sua posizione anche di ministro dell’Interno. Di tutto abbiamo bisogno, fuorché di bulletti, di reazionari senza alcuna idea delle istituzioni, di gente che non ha mai lavorato, che non ha nessuna competenza, che non conosce i meccanismi democratici…”. Salvini, secondo il fondatore di Emergency, è uno “sbirro”, un “bullo”, un “fascista”, un “razzista” e un“paladino dell’ignoranza”.

Dello stesso tenore sono da considerarsi le affermazioni di Oliviero Toscani che, intervistato a La Zanzara poco dopo il voto delle Europee, ha detto: “Uno che ha votato Lega non capisce tanto, capisce fino ad un certo punto, non capisce il futuro. Capiranno, ma ci vuole tempo. Ancora non siamo civili”. E sempre dai microfoni de La Zanzara, in seguito, ha rincarato la dose: “Salvini ha 45 anni, ma cosa ha fatto? Un cazzo. Niente, non ha nessun talento. Se non quello per rompere i coglioni. E poi la Lega non è un partito, ma diarrea”.

I paragoni con “Dracula”, “Hitler” o “Mussolini” si sprecano e le volgarità arrivano all’insinuazione che Salvini, possa avere “complessi da travestito”, dal momento che da ministro usava indossare le divise delle varie forze dell’ordine. Un crescendo di insulti che raggiunge il suo apice quando Toscani tuona:“Gli auguro che succeda a suo figlio di essere su una barca e non gli permettono di sbarcare può darsi che gli succeda”.

Le toghe rosse “sdoganano” l’odio politico: “Lanciare sassi contro Salvini non è reato”. Assolti 7 teppisti rossi


“Se regione Liguria la scorsa settimana ha approvato un ordine del giorno contro l’intolleranza, l’odio e la violenza, oggi i giudici del Tribunale di Imperia hanno assolto gli attivisti rossi dei centri sociali accusati di avere insultato, lanciato uova, carta igienica, accendini e piccoli sassi contro Matteo Salvini e le persone presenti durante un incontro per le elezioni regionali, avvenuto il 17 maggio 2015 a Imperia. In sostanza, l’odio contro Salvini non è reato.

Secondo quanto riferito dalla stampa su sette imputati solo uno dei presunti violenti è stato condannato, peraltro a soli duecento euro di ammenda. Gli altri sono stati assolti addirittura perché il fatto non costituirebbe reato. Non è mia abitudine commentare pubblicamente le sentenze, ma in questo caso sono rimasto molto perplesso e avvilito”.

Lo ha dichiarato il consigliere regionale e commissario provinciale della Lega di Imperia Alessandro Piana, che è anche presidente dell’Assemblea legislativa della Liguria.

“Quel giorno – ha aggiunto Piana – ero presente anche io con mio figlio, che allora aveva cinque anni. Il bimbo era comprensibilmente spaventato. Inoltre, per evitare che venisse colpito sono stato costretto ad allontanarmi con lui e a non partecipare più all’evento. Gli insulti, le parole d’odio, il lancio pericoloso di oggetti contro Salvini, non si contavano. Per questo motivo ringrazio gli appartenenti alle Forze dell’ordine, in particolare gli agenti della Digos, che ci hanno protetti, evitando guai peggiori.

Invito gli antagonisti a non sprecare fiato e uova, ma a mangiarle cotte o berle crude, se fresche, perché ricche di vitamine.

Invito Matteo Salvini a continuare a venire a Imperia perché la stragrande maggioranza dei cittadini non lo minaccerà, né lo insulterá con parole d’odio, lanciandogli contro oggetti. Anzi, lo sosterrà a gran voce, non trovando normale, neppure giuridicamente, questo tipo di atteggiamenti e le manifestazioni di odio contro chiunque”.

“Lo Stato non incentivi la violenza”, Bergoglio a gamba tesa contro la Legittima Difesa (prevista dal catechismo)



Che Papa Bergoglio non ami il sovranismo è cosa nota. Lo si può capire nel caso dell’immigrazione. Non lo si capisce però nel caso della legittima difesa. Un Papa che si fa paladino dello Stato (liberale) di diritto? È cosa inconsueta. E culturalmente stravagante. Ma tant’è: è proprio sulla legittima difesa l’ultimo intervento, a gamba tesa, di Bergoglio.

Incontrando un nutrito gruppo di penalisti internazionali, Bergoglio mette infatti in guardia dai rischi di una “demagogia punitiva”. Affrontando il tema dell’ ” involontario incentivo alla violenza”, il Pontefice afferma: “In diversi Paesi sono state attuate riforme dell’istituto della legittima difesa e si è preteso di giustificare crimini commessi da agenti delle forze di sicurezza come forme legittime del compimento del dovere”.

“È importante – avverte il Papa – che la comunità giuridica difenda i criteri tradizionali per evitare che la demagogia punitiva degeneri in incentivo alla violenza. O in sproporzionato uso della forza. Sono condotte inammissibili in uno Stato di diritto. E in genere, accompagnano i pregiudizi razzisti. E il disprezzo verso le fasce sociali di emarginazione”.

Vale la pena ricordare che l’istituto della legittima difesa è stato riformulato nell’aprile scorso, Quando c’era ancora la Lega al governo. Si parla, nel nuovo testo, di “pericolo attuale di una offesa ingiusta”. C’è legittima difesa anche nei casi in cui ci sia “pericolo” di un’aggressione. Non solo, quindi, laddove l’aggressione sia in atto. Altro punto: «chi compie un atto per respingere l’intrusione posta in essere» nel proprio domicilio, «agisce sempre in stato di legittima difesa». Essendo «sempre» sussistente il rapporto di proporzionalità tra la difesa e l’offesa. Si può infine respingere l’intrusione violenta o minacciosa, senza essere punibili per avere agito in situazione di minorata difesa, o “in stato di grave turbamento” da pericolo in atto.
La legittima difesa è prevista dal Catechismo della Chiesa cattolica:
«La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere” (n. 2265). La difesa insomma è un dovere quando sono in gioco altri e quando hai la responsabilità di altre persone. Tanto più se l’altro è debole e inerme. Certo, il Vangelo invita a porgere l’altra guancia evitando di rispondere alla violenza con la violenza. Ma attenzione: la guancia di cui si parla è la propria, non quella altrui. Al diritto di difendermi posso sempre rinunciare; ma al dovere di proteggere altri, no.

Calci, pugni e pure testate contro i poliziotti, ma il PD dice no al Taser. Ira del Fsp polizia: “Politica ipocrita”



In poche ore a Firenze quattro poliziotti hanno subito un’aggressione nella zona della stazione. Pugni, calci e persino una testata in due diversi episodi nati da normali controlli da parte delle forze dell’ordine. C’è chi parla di emergenza sicurezza, chi minimizza e chi, infine, chiede che gli agenti vengano dotati dei taser, le armi in grado di bloccare i malintenzionati con una potente scossa elettrica.

Federico Bussolin, capogruppo della Lega al consiglio comunale di Firenze, lancia un appello accorato alla politica cittadina: “Negli ultimi consigli si è parlato della Turchia, si è parlato dell’Amazzonia, è stato ricordato il trentennale dalla caduta del Muro di Berlino ma non abbiamo affrontato seriamente i problemi concreti che interessano i cittadini di Firenze, primo fra tutti la sicurezza”. La Lega fa sapere che organizzerà un presidio il 7 dicembre, sotto Palazzo Vecchio: “Parleremo con la cittadinanza sul tema della sicurezza e con tutti coloro che vorranno darci una mano su questi argomenti. Ricorderemo a Nardella quelli che sono i suoi doveri. Noi rilanciamo quattro temi: l’uso del taser da parte degli agenti di Polizia Municipale, vogliamo che le zone rosse siano allargate alla periferia: 25 aree per contrastare lo spaccio di droga, la chiusura del Parco delle Cascine sul modello Central Park, il miglioramento delle condizioni in cui lavorano gli agenti di Polizia Municipale. La sicurezza è un problema reale per Firenze. Siamo pronti anche ad una raccolta di firme e, se necessario, a presentare un quesito referendario”.

Il centrosinistra replica negando che vi sia una situazione di reale emergenza. “Alla Lega diciamo fermamente che non ci stiamo a speculare su questo tipo di episodi – dichiara Nicola Armentano, capogruppo del Pd -. L’amministrazione è consapevole che ci sono zone della città più delicate, da monitorare con attenzione, come quella di Santa Maria Novella. Non ci manca il coraggio per affrontare queste situazioni, in sinergia con le forze dell’ordine, la disponibilità al confronto con i cittadini e la visione giusta per risolvere questo tipo di problematiche”. Poi arriva la bacchettata all’opposizione: “Non ci stiamo a cavalcare la preoccupazione delle persone, creando allarmismo pericoloso, per poi lanciare proposte che non hanno fondamento e logica, come armare i vigili di fucili, senza conoscere quali sono le armi consentite per il corpo di polizia municipale. Continueremo, questo sì, come abbiamo fatto in precedenza, a chiedere più agenti per la sicurezza della città. Ci interessano risultati concreti e non proposte choc che finiscono solo per alimentare le paure delle persone”.

La diatriba non si limita alla politica, investe anche il mondo delle forze dell’ordine. Valter Mazzetti, segretario generale dell’Fsp Polizia di Stato, ricorda che i quattro poliziotti feriti a Firenze “vanno ad aggiungersi agli oltre 4.000 feriti della sola Polizia di Stato dall’inizio dell’anno. Feriti durante un servizio di controllo. Servizi routinari, che possono apparire persino banali, ma che oggi come oggi possono trasformarsi in una trappola. Ormai tutto lo è per chi appartiene alle Forze dell’ordine e, in qualsiasi circostanza, si trova ad affrontare reazioni di violenza inusitata, cieca, assurda, praticata senza remore, con sconcertante arroganza e per i motivi più impensati e più futili, nell’assoluta convinzione che altrettanto insignificanti saranno le conseguenze”.

“i poliziotti – prosegue il leader sindacale – quotidianamente sfiorano danni impensabili e corrono rischi completamente sottovalutati da chi ha il dovere di prevenirli e limitarli. È così, altrimenti non avremmo una tale inquietante lista di ferimenti, e persino di morti, che avrebbero potuto essere evitati. La verità è che la sicurezza degli operatori in divisa, e di conseguenza dei cittadini, non viene davvero al primo posto per una politica ipocrita. Non si sente altro che pontificare di massimi sistemi, ma noi facciamo i conti che tagli scellerati che hanno messo il comparto in ginocchio togliendo uomini e negando mezzi, veniamo travolti da fiumi di solidarietà agli immancabili funerali di Stato, eppure combattiamo contro mancati investimenti e lacune gravissime che non vengono colmate”.

“Sentiamo inutili elogi e compiacimento per la nostra azione – conclude Mazzetti – ma ancora aspettiamo persino un banalissimo taser e non abbiamo protocolli operativi adatti alle reali esigenze di sicurezza. Quanto ancora dovranno subire tutto questo i poliziotti italiani, la cui dignità e la cui incolumità meriterebbe ben altra serietà e concretezza?”.

venerdì 15 novembre 2019

Salvini commenta la sentenza Cucchi: “La droga fa sempre male”. Ilaria Cucchi vuole querelarlo per diffamazione



“Anch’io da madre sono contro la droga, ma Stefano non è morto di droga. Contro questo pregiudizio e contro questi personaggi ci siamo dovuti battere per anni. Tanti di questi personaggi sono stati chiamati a rispondere in un’aula di giustizia, e non escludo che il prossimo possa essere proprio Salvini”.

Lo afferma a ‘Circo Massimo’ su Radio Capital Ilaria Cucchi, all’indomani della condanna a 12 anni per due carabinieri per l’omicidio del fratello Stefano e riferendosi alle parole del leader della Lega Matteo Salvini che aveva detto che il caso testimonia che la droga fa male sempre. “Che c’entra la droga? Salvini perde sempre l’occasione per stare zitto”, conclude.

(Il 15 ottobre 2009 Stefano Cucchi fu trovato in possesso di 12 confezioni di hashish e tre confezioni impacchettate di cocaina. Ha ragione Salvini, La droga fa male sempre, per chi la spaccia e per chi la consuma ndr.)

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