mercoledì 30 ottobre 2019
La crisi di Luigi Di Maio: “Ero perplesso sull’alleanza con il PD. Abbiamo perso la metà dei nostri elettori”
Luigi Di Maio, dopo la batosta presa alle elezioni regionali in Umbria, si sfoga: “Non è un mistero che durante la formazione del governo io fossi abbastanza perplesso“. “Tutte le analisi di voto dicono che la metà dei nostri elettori si è astenuta a causa della coalizione con il Pd.
Quindi il tema c’è”, dice in una intervista a il Corriere della Sera. “Poi penso che serva grande umiltà nel ripartire.
Dobbiamo azzerare le aspettative e affrontare le regionali come le comunali con lo spirito di chi vuole dare una opportunità ai cittadini di partecipare”. Secondo il capo politico del M5s però, il governo deve andare avanti: “L’approvazione del taglio dei parlamentari, del carcere per i grandi evasori, il decreto clima e il decreto che stabilizza gli insegnanti precari mi convincono che se stiamo facendo cose per gli italiani è giusto andare avanti.
Sono del parere che si vince e si perde sempre insieme e mai come in questo momento il Movimento nelle sue varie parti è concorde sul restare al governo”. Per il futuro, conclude, “andare da soli alle elezioni amministrative è sempre stata la posizione del M5S: siamo alternativi ai partiti, non complementari.
Quello in Umbria è stato un esperimento, non ha funzionato e punto. Si guarda avanti”. Nonostante con Franceschini e Zingaretti si lavori “meglio di quanto si lavorasse con la Lega”, mentre con Conte c’è la consapevolezza “che serve una spinta maggiore nelle risposte da dare al Paese.
Anche sul tema migranti, mi faccia dire, non se ne può fare un tema elettorale. Guardiamoci in faccia: esiste un problema? Sì. Va risolto? Sì e non dobbiamo aver paura a dirlo, non si può arrivare al paradosso che dire che l’Italia non può farsi carico di tutti i migranti che partono dalle coste del Nord Africa, diventi motivo di vergogna. Bisogna fare la cosa giusta, non quella che spaventa di meno. Non è possibile che la Viking per l’ennesima volta sbarchi sempre e solo in Italia”.
Sisma, finalmente il lieto fine per Nonna Peppina. Dopo il calvario giudiziario può tornare a casa: “Nessun abuso edilizio”
È diventata il simbolo di tutti i terremotati, dopo il sisma del 2016 che ha messo in ginocchio le Marche. Finalmente, ha lieto fine la storia di nonna Peppina, la 96enne di Fiastra (provincia di Macerata) che si era trasferita in una casetta abusiva” dopo il sisma del Centro Italia.
Oggi, il Tribunale di Macerata ha infatti statuito che nel suo caso non vi è alcun abuso edilizio, dichiarando che “il fatto non costituisce reato”.
I giudici hanno così assolto i committenti, la figlia e il genero della signora, e anche il titolare dell’impresa edile di Fiastra che realizzò l’abitazione.
Nel 2017 la storia dell’anziana divenne un vero e proprio caso nazionale, quando i carabinieri sequestrarono la casa di Giuseppa Fattori, 97anni il 26 novembre prossimo, a seguito di una denuncia anonima.
I forestali sfrattarono di fatto la signora e misero i sigilli all’abitazione che le sue figlie le avevano fatto costruire dopo il terremoto, per non farle abbandonare la sua terra.
Dopo due anni di odissea giudiziaria, la parola fine su un caso che ha toccato, e ferito, tutti i terremotati.
martedì 29 ottobre 2019
La bella lezione che gli italiani hanno dato alla ditta “Tasse & Manette” e porti aperti
La ditta “Tasse & Manette” ha preso una bella batosta elettorale. Per dirla con il ministro del giustizialismo è una vera “svolta culturale” dalla quale, però, non si apprenderà nessuna lezione perché la caratteristica principale della sinistra italiana è quella di non imparare mai dai propri errori. L’Umbria passata da sinistra a destra è qualcosa di più, molto di più, di una semplice vittoria elettorale: è una vera rivoluzione. Se poi si considera che a vincere è Matteo Salvini, ossia quel lupo additato dalla sinistra come il capo del nuovo fascismo e indicato da Giuseppe Conte 2 come la causa di tutti i mali del governo Conte 1, allora, si capisce per chi suona la campana.
Inoltre, se si aggiunge che il centro-destra non è bello come si dice ma è soltanto il meno peggio e che gli italiani pur di togliersi dalle scatole la ditta “Tasse & Manette” sono disposti a prendere ciò che passa il convento, beh, allora, si capisce che la sinistra italiana nella versione più estremista e statalista mai conosciuta è ai piedi di Pilato anche se è a Palazzo Chigi. Anzi, al punto in cui siamo, più la Ditta, per dirla con Pigi Bersani, è al potere e più è ai piedi di Pilato. Il motivo è abbastanza intuibile: tutto il populismo demagogico, livoroso, risentito, giustizialista, anti-casta che i grillini hanno aizzato e costruito con la propaganda tecnologica della Casaleggio & Associati si riversa per sua natura sulla Casta.
E chi è oggi la Casta? Quelli che ieri erano l’Anti-casta e che pur di restare al governo si sono sposati con la Casta di Dario Franceschini. È una Nemesi. Il terrore giacobino, anche nella versione cabarettistica e da commedia all’italiana, non si ferma una volta che i giacobini sono andati al governo. Continua fino a quando Crono, il tempo, non avrà divorato tutti i figli della rivoluzione. La prossima sarà la sconfitta in Emilia Romagna quando la famosa mucca nel corridoio, per dirla ancora una volta con Pigi Bersani, apparirà nella (ex) regione più rossa di tutte.
È noto che contro la stupidità anche gli dèi lottano invano. Ma è altrettanto noto che gli dèi accecano chi vogliono perdere. Il governo Conte 2 è nato cieco. L’ho detto in tutte le salse, ma le mie salse non contano nulla. Però, benedetti ragazzi, non ci voleva molto a capire che un governo nato come operazione parlamentare, in cui il maggior partito di governo e il maggior partito d’opposizione si mettevano insieme gridando “al lupo, al lupo”, non poteva poi fare l’apprendista stregone calando l’asso di ben 12 miliardi di tasse e rappresentando la galera per gli evasori come una “svolta culturale” in uno Stato in cui a tutti i cittadini si tolgono pure le mutande. Ma come è possibile pensare che una maggioranza legale che è minoranza reale possa diventare maggioranza reale-legale tassando la plastica, lo zucchero, l’acqua, l’aria e mettendo in carcere chi suda e lavora?
È evidente che gli elettori, soprattutto quelli già ampiamente delusi proprio dal governo locale che vedono rientrare dalla finestra ciò che avevano cacciato dalla porta, vanno a votare dicendo: “Senti, vai a zappare”.
E, tuttavia, magari lorsignori sapessero zappare. Si salverebbero. Invece, Peppino Conte – uno che viene dalla cosiddetta società civile – ha dimostrato di essere incollato alla poltrona come i tanto ingiustamente denigrati forchettoni della Prima repubblica. E ora proprio la colla è il maggior problema della sinistra italiana nel suo complesso ossia Pd più M5S. Infatti, la Casta degli anti-casta restando al governo come in un fortino vede crescere davanti a sé senza poter far nulla il deserto dei Tartari.
Migranti, ben 2 navi Ong con a bordo circa 200 clandestini chiedono un porto sicuro all’Italia
Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere chiedono ad un’ampia coalizione di Stati europei di “facilitare urgentemente l’assegnazione di un porto alla Ocean Viking” e “avviare finalmente un meccanismo di sbarco prevedibile e coordinato, come discusso a inizio ottobre durante il vertice di Lussemburgo”.
La Ocean Viking, nave di soccorso gestita in collaborazione dalle due Ong, è ancora bloccata in mare, in attesa di sbarcare i 104 naufraghi soccorsi in acque internazionali al largo della Libia dieci giorni fa. “Negli ultimi quattro mesi, diversi leader europei si sono incontrati in tre occasioni (a Parigi, Malta e Lussemburgo) mostrando la volontà di definire un meccanismo temporaneo di sbarco e distribuzione delle persone che vengono soccorse nel Mediterraneo centrale”, ricorda Louise Guillaumat, vicedirettore delle operazioni di Sos Mediterranee.
“Eppure ancora oggi 104 naufraghi vengono lasciati in un limbo sul ponte di una nave di soccorso, senza una soluzione in vista per lo sbarco, aggiungendo ulteriore sofferenza dopo la situazione di pericolo vissuta in mare. L’Europa può e deve mostrare piuù solidarietà verso gli Stati costieri in prima linea”.
Tra le 104 persone soccorse dalla Ocean Viking il 18 ottobre ci sono due donne incinte e 41 bambini e ragazzi sotto i 18 anni – i più piccoli hanno due e undici mesi, uno è nato in un centro di detenzione in Libia secondo la testimonianza della madre. La grande maggioranza (76%) dei minori dice di viaggiare senza essere accompagnati da un parente o da un tutore. Molti dei naufraghi raccontano di essere rimasti intrappolati in Libia per diversi anni e alcuni raccontano di essere fuggiti a causa dei combattimenti scoppiati ad aprile di quest’anno.
“Ogni paziente visitato finora nella clinica di Msf a bordo ci ha raccontato di aver subito o assistito a violenze, anche sessuali, a un certo punto del viaggio. Le donne hanno detto al nostro team medico di essere fuggite dai loro Paesi a causa di matrimoni forzati, mutilazioni genitali femminili o violenze sessuali”, sottolinea Michael Fark, capomissione di Msf. “È inaccettabile che da dieci giorni queste persone già vulnerabili abbiano dovuto subire non solo le intemperie, bloccate in mare aperto, ma anche l’incertezza di non sapere cosa sarà di loro. Questa prolungata e inutile permanenza in mare deve finire. Chiediamo con forza ai leader europei di essere all’altezza dei propri principi e consentire ai naufraghi di sbarcare finalmente verso la sicurezza”.
Mentre la Ocean Viking è bloccata in mare, “questo fine settimana – sottolineano le due Ong – ci sono stati nuovi casi di barche in difficoltà nel Mediterraneo centrale, con due soccorsi condotti da navi umanitarie, tra cui un soccorso critico della Alan Kurdi in un contesto di confusione tra le autorità competenti, come accaduto spesso nell’ultimo anno.
Almeno 692 persone sono morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale dall’inizio di quest’anno. I soccorsi delle navi umanitarie non devono essere rallentati o ostacolati a causa di inutili attese in mare”.
Vicenza, il suo sogno era far saltare in aria la Questura. Espulso marocchino: “Profondo odio per l’Italia”
Un potenziale “lupo solitario“. Così era stato definito Oussama Alouani, 24enne marocchino, che abitava a Thiene (Vicenza). Ora il giovane, su decisione del Ministero dell’Interno, è stato espulso dall’Italia con un provvedimento amministrativo d’urgenza sulla base delle indagini effettuate dalla Digos.
Il 24enne, con una lunga serie di precedenti, aveva anche minacciato qualche tempo fa di far esplodere una bomba in questura quando la polizia lo aveva bloccato per un controllo fuori da un locale della città. Secondo gli investigarori, il giovane era davvero un pericolo per la sicurezza: nutriva un forte odio verso le istituzioni italiane e verso il mondo occidentale in generale.
Così il marocchino, figlio di immigrati con cittadinanza italiana, è stato imbarcato su un volo e consegnato alle autorità del suo Paese di origine. Le prime denunce risalgono al 2015: si parla, come spiega il Gazzettino, di porto ingiustificato di armi, lesioni e rapina, droga, ubriachezza molesta, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Comportamenti che gli hanno tolto il permesso di soggiorno. Ora l’espulsione: il giovane non potrà tornare in Italia per i prossimi dieci anni.
Urla, bottiglie rotte e minacce ai passanti incrociati per strada. Richiedente asilo scatena il panico a Brescia
Urla, bottiglie rotte e minacce ai passanti incrociati per strada. Un richiedente asilo ha seminato il panico a Collebeato, piccolo comune in provincia di Brescia. La vicenda nella serata di sabato, quando l’immigrato ha ricevuto la notizia di un grave lutto familiare nel Paese d’origine.
Il profugo non ha retto al dolore e preso dallo sconforto, ha dato di matto: ubriaco per le vie del paese, se l’è presa prima con le auto parcheggiate in sosta e poi con gli abitanti, rompendo anche qualche bottiglia di vetro. Il fatto è stato riportato dal Giornale di Brescia, che racconta come l’extracomunitario – ospite nello Sprar locale – fosse in compagnia di un amico.
A denunciare l’accaduto anche gli stessi residenti: sulla pagina Facebook di “Sei di Collebeato se…”, un cittadino ha riferito della vicenda, spiegando come la situazione fosse davvero oltre ogni limite e fuori controllo.
“Ieri sera, si aggiravano per il paese due ragazzi di colore, completamente ubriachi, hanno insultato gente, creato disordine, dall’urlare ad offendere, sdraiarsi per strada bloccando il traffico dando pugni alle auto, fino a che la situazione è degenerata con la rottura di una bottiglia di birra e minacce ad alcune persone. sono stato costretto a chiudermi dentro la pizzeria con clienti e alcuni bambini che erano lì fuori”, scrive un utente.
Dunque, racconta ancora: “Abbiamo chiamato per ben due volte i carabinieri, morale della favola questi due individui a mezzanotte erano ancora a piede libero per Collebeato. Spero vivamente che qualcuno faccia qualcosa […] Ieri c’è mancato veramente poco. Per la prima volta mi sono sentito in pericolo soprattutto per le donne e i bambini”.
Sulla pagina social di Collebeato Informa, invece, ha fatto capolino il seguente messaggio: “Ieri sera in via San Francesco si è verificato un grave episodio che ha visto coinvolta una persona accolta all’interno del progetto Sprar di Collebeato. La persona, che nei giorni scorsi ha avuto notizia dal suo Paese d’origine di un gravissimo lutto familiare, l’improvvisa perdita dell’unica figlia, era ubriaca ed ha avuto atteggiamenti che hanno allarmato i presenti”.
Quindi, si paventa la possibilità di provvedimenti in arrivo: “Oggi il direttore di Adl, ente gestore del progetto Sprar, e il sindaco, hanno incontrato la persona che, molto dispiaciuta e mortificata, ha riconosciuto la gravità di quanto accaduto. Sentiti anche i Carabinieri, l’amministrazione comunale ha concordato con Adl che la situazione sia monitorata con grandissima attenzione, valutando se vi sia la possibilità di una prosecuzione del progetto o se lo stesso debba essere interrotto, con ‘allontanamento della persona”.
Incapacità tattica di Di Maio, incoerenza del M5S e fame di poltrone: la batosta in Umbria era annunciata
Se c’è una cosa che queste elezioni regionali in Umbria hanno dimostrato è l’incapacità tattica del politico Luigi Di Maio e l’incoerenza del Movimento 5 Stelle.Il grillino si è scavato la fossa quel 22 settembre quando, a cinque giorni dalla chiusura delle liste, ha trovato con il Pd l’accordo sul candidato comune per la presidenza della Regione Umbria.
Vincenzo Bianconi sembrava essere la panacea di tutti mali, la spugna che cancella ogni peccato e ogni parola del passato. Il 22 ottobre il vicepremier pentastellato assicurava: “In Umbria vogliamo fare una cosa semplice ma fondamentale: dare voce alla società civile, ai cittadini. È finita l’epoca delle coalizioni finte, nate solo per spartirsi le poltrone, che un attimo dopo il voto si sgretolano lasciando la Regione e i cittadini in totale agonia”.
Avete letto bene? Aveva detto proprio così: “È finita l’epoca delle coalizioni finte”. Ma quindi quella con il Pd e Leu era una coalizione vera? Basta tornare indietro nel tempo per capire che le fondamenta che avrebbe dovuto tenere in piedi il patto era intrise di odio e ipocrisia.
Ma come? Non era Di Maio a tuonare così nell’aprile 2019 contro i dem: “Quel che è accaduto oggi in Umbria è molto grave, lo è soprattutto perché parliamo di sanità, della salute delle persone, su cui per anni la politica ha speculato senza mostrare vergogna. Dobbiamo togliere la sanità pubblica dalle mani dei partiti. Bisogna slegare le nomine negli ospedali dalla politica. Bisogna fare una legge per introdurre un sistema più meritocraticratico ed efficiente, con concorsi trasparenti”.
Qualche giorno dopo l’attacco era ancora più virulento e colpiva il segretario Pd, lo stesso segretario Pd che Di Maio abbraccerà qualche mese dopo: “Questa inchiesta si somma a una serie di autogol che ha fatto nei primi mesi la segreteria Zingaretti. È il momento di far andare avanti la legge su cui cerchiamo un accordo con la Lega per togliere alla politica regionale la facoltà di nominare i manager della Sanità”.
Passa un mese e sul blog M5s si verga una pergamena di critiche violente: “Ve lo ricordate lo scandalo Pd nella sanità umbra? Concorsi truccati per piazzare amici e parenti nella sanità pubblica, il direttore generale che al telefono diceva “se fossi intercettato verrebbero fuori 5 reati ogni ora”, le dimissioni della Governatrice Marini. Ed oggi cosa si viene a sapere? Il Partito democratico umbro ha deciso di salvare la poltrona della governatrice indagata. Proprio così, ci sono stati 11 voti favorevoli e otto contrari sulla mozione della maggioranza che chiedeva alla Marini di recedere dal suo atto.
Il Pd di Zingaretti è completamente allo sbando! Sono rimasti tutti dove sono nonostante gli arresti di assessore e segretario Pd e le imbarazzanti intercettazioni. Il Partito Democratico non cambierà mai: questo è l’ennesimo affronto a migliaia di giovani che hanno viaggiato anche di notte con la speranza di poter vincere un concorso pubblico. È un insulto alle famiglie di questi ragazzi e ai loro sacrifici per farli studiare. Il Pd è rimasto il partito renziano, il partito che cerca la sponda di Cirino Pomicino e dei suoi amici, il partito che si allea in Europa con chi vuole imporci l’austerità. Non abbiamo nulla a che fare con loro”.
Le cronache di questi giorni fotografano una realtà diversa in cui l’unico filo conduttore che lega Pd e M5s è quella della sonora sconfitta.
lunedì 28 ottobre 2019
Umbria, Chef Rubio non l’ha presa bene: “Mi fa schifo la Lega di Salvini, il PD senza palle, i grillini…”
Non solo insulti. Dopo il voto in Umbria, certamente, Chef Rubio insulta Matteo Salvini. Ma scarica anche tutti gli altri. “Fare politica non è TIFARE un partito, ma comportarsi da cittadino consapevole e agire legalmente.
Mi fa schifo sia la Lega di Salvini regina del nero, sia il Pd dei senza palle, che i grillini via col vento. Quindi evitate di affiancarmi a qualsiasi SQUADRA”. Così il cuoco con l’hobby dell’insulto. Il noto chef del piccolo schermo ormai è campione di polemiche. Innumerevoli sono soprattutto le sue liti con Matteo Salvini.
L’ultima? Il cuoco di Unti e bisunti se l’è presa con Israele e ha pubblicato su Twitter un video del 2016 in cui mostrava un giovane a terra colpito dagli israeliani. E la dichiarazione: “Tu tirare sasso per fare resistenza a occupazione, occupazione sparare in testa perché non approvare – twitta Rubio – Esseri abominevoli”, con tanto di bandiera di Israele. Gli risponde Matteo Salvini che twitta: “E’ ufficiale: bisogna riaprire i manicomi!”.
E Chef Rubio non perde l’occasione per rincarare la dose e twitta: “Solo i vigliacchi senza palle come te possono scrivere impunemente con così tanta insensibilità di carcere, detenuti, manicomi e malattie mentali. Prima o poi ci incontreremo faccia a faccia e ti farò vergognare d’esistere”…
CONTE NEI GUAI! Indagato per corruzione, consulenze sospette in Vaticano
L’ombra del conflitto d’interessi su Giuseppe Conte.
Nella serata della sconfitta della sua maggioranza alle Regionali in Umbria, per il premier arriva da Londra la bomba che potrebbe scatenare uno tsunami politico.
Dopo il Russiagate, il Vaticano: secondo quanto scrive il Financial Times, un fondo di investimento sostenuto dalla Santa Sede è al centro di un’indagine per corruzione e al fondo sarebbe collegato proprio Conte, che prestò consulenza legale prima di essere nominato premier. Il collegamento con Conte, rivelato in documenti visionati dal FT, “probabilmente farà scattare le indagini della Segretariato di Stato del Vaticano, che è oggetto di un’indagine interna su transazioni finanziarie sospette”.
”Conte era un accademico di Firenze poco conosciuto quando è stato assunto a maggio 2018 per fornire un parere legale a favore di Fiber 4.0, un gruppo di azionisti coinvolto in una lotta per il controllo di Retelit, una società italiana di telecomunicazioni lo scorso anno – si legge -.
L’investitore principale in Fiber 4.0 è stato l’Athena Global Opportunities Fund, finanziato interamente per 200 milioni di dollari dal Segretariato Vaticano e gestito e di proprietà di Raffaele Mincione, un finanziere italiano”.
SALVINI OLTRE IL 50% TRAVOLTI E ASFALTATI M5$ & PD
Sepolti, l’Umbria distrugge ogni sogno di gloria dell’Armata Brancaleone di Giuseppe Conte, Di Maio e Zingaretti. Gialli e Rossi fatti neri dal voto. Bella ciao alla regione… A pochi minuti dai primi exit poll i boatos già raccontano una nuova storia della regione andata al voto dopo lo scandalo della sanità, ma anche di una politica che dovrà prenderne finalmente atto.
I boatos danno il Centrodestra oltre il 50%
Il popolo è decisamente contro chi governa. Se persino in una regione dominata da decenni dalla sinistra, peraltro alleata con i Cinquestelle, il Centrodestra dovesse trionfare con dati che lo farebbero balzare molto oltre il 50 per cento, vuol dire che Conte e soci dovranno lasciare rapidamente e in buon ordine anche Palazzo Chigi.
I numeri su cui stanno lavorando i sondaggisti dei vari istituti sono impressionanti, con la Lega a ridosso del 40 e Fratelli d’Italia dalle parti del 10. Percentuali che andranno ovviamente verificate dallo scrutinio definitivo ma che sono indicatrici di una tendenza clamorosa.
L’ondata di destra travolge in maniera definitiva Di Maio e i Cinquestelle con il loro ribaltone nelle braccia del Partito Democratico. Pure Zingaretti si lecca le ferite, anche se la sconfitta l’aveva messa nel conto. Anche lui sarà costretto a cambiare radicalmente strategia.
Travolta in Umbria la coalizione di governo Perdere in Umbria con una batosta consistente ridimensiona le ambizioni di tutti i protagonisti della maggioranza di governo. E lo stesso Renzi avrà poco da esserne felice (nei corridoi) perché un voto come questo travolge l’intera coalizione che pretende di governare l’Italia contro il popolo.
Il Centrodestra, con l’Umbria, è a quota 11. Guidava già altre dieci regioni: Veneto, Lombardia, Trentino, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Molise, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Lo deve avere in mente soprattutto chi – con la spocchia che caratterizza Conte – diceva che non è un territorio pari alla provincia di Lecce che decide le sorti di un governo.
Un paragone infelice, perché nessuno tra Pd e Cinquestelle governa nelle regioni in carica o che hanno votato da dopo le politiche a oggi. Il Centrodestra è maggioranza larga nel Paese. Chiudete le luci di Palazzo Chigi e tornate a casa vostra.
CLANDESTINO PREGIUDICATO RAPINA UN RAGAZZINO "TI SPACCO LA BOTTIGLIA IN TESTA!" POI SI VA A COMPRARE UNA PIZZA
ARZIGNANO – Gli ha detto «ti spacco la bottiglia in testa», per poi rapinarlo di pochi euro e con i soldi si è comperato una pizza. La vicenda, avvenuta nella tarda serata (venerdì) ad Arzignano, alla pizzeria d’asporto “Sandry” di via Lovato, ha visto come protagonista un extracomunitario, Abdoul Fatao Bara, 22 anni, originario del Burkina Faso, in Italia senza fissa dimora, pregiudicato e clandestino. Vittima un ragazzo di 15 anni, M.S., residente del luogo.
Lo straniero, che stazionava tra i locali e il marciapiede antistante l’ingresso, una volta visto il ragazzo intento a pagare gli si è avvicinato, invitandolo a seguirlo fuori dal locale «perché doveva parlargli».
L’adolescente, ingenuamente, l’ha seguito: a quel punto lo straniero ha estratto dalla felpa una bottiglia di birra, minacciando di spaccargliela in testa, se non gli avesse consegnato tutto il denaro che aveva nel portafoglio. Intimorito, il 15enne gli ha consegnato i 10 euro che aveva in tasca, utilizzati immediatamente dal rapinatore per pagare una pizza e allontanarsi. Poco prima lo stesso extracomunitario aveva rubato dal frigorifero alcune birre, ma era stato notato.
Una volta ricostruita la vicenda, agenti e poliziotti si sono messi alla ricerca dello straniero, individuandolo poco distante, sempre in centro storico, dove è stato arrestato. Gli accertamenti successivi hanno permesso di documentare, oltre alla rapina, anche il furto delle birre e la ricettazione di un iphone, rinvenuto nel suo zaino e risultato rubato ad una ragazzina, sempre nel centro arzignanese, nella stessa serata.
Bara è stato rinchiuso in carcere di Vicenza, in attesa del processo con rito direttissimo che si è tenuto oggi in Tribunale, dove l’arresto è stato convalidato e l’imputato sottoposto ad obbligo di firma a Carmignano di Brenta (Padova) e divieto di ritorno ad Arzignano. Il processo è stato rinviato al 28 novembre prossimo.
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