domenica 27 ottobre 2019
Follia in campo, Balotelli non accetta la sostituzione: aggredisce un fotografo e gli spacca la fotocamera
No, Mario Balotelli non cambierà mai. Altra follia per l’attaccante del Brescia al termine della performance assai rivedibile di sabato 26 ottobre contro il Genoa, partita in cui si è mostrato nervoso, anzi nervosissimo, per tutto il tempo passato in campo. E nel momento in cui la sua partita finiva, Balotelli, è finito nei guai per aver distrutto la macchina fotografica di Massimo Lovati, che segue sempre il Genoa.
La denuncia arriva dal fotografo in persona, che accusa Balotelli di aver colpito la macchina fotografica “facendola volare per alcuni metri” in un momento “di rabbia post-sostituzione“. E ancora, il fotografo aggiunge: “Ho già avvertito i dirigenti del Brescia, farò valutare i danni e poi vedrò il da farsi. Non è ammissibile che accada una cosa del genere”.
Qui di seguito, il post integrale di Massimo Lovati, pubblicato su Facebook:
Io con la mia fotocamera Canon con l’obiettivo Canon 8/15 mm che anche stasera ho posizionato su un piccolo trepiede e remotata con cavo da 35 metri dietro la porta sotto la gradinata sud allo stadio Ferraris di Genova per documentare da dietro la porta azioni durante la partita Genoa-Brescia. Il signor Balotelli quando è stato richiamato in panchina la ha usata come fosse un pallone e l’ha calciata contro i rotors della pubblicità. Mi ha subito chiamato il raccattapalle che aveva assistito alla scena raccontandomi l’accaduto.
Ho constatato che la fotocamera e il booster erano vistosamente danneggiati (la cassa della fotocamera spaccata) e la fotocamera non funzionava piu. Bella impresa prendersela con un oggetto di lavoro!! Non ho parole e volutamente non faccio commenti. Ho comunque parlato a fine partita con il Dott. Piovani Direttore del Brescia calcio e gli ho mostrato la fotocamera danneggiata e l’obiettivo: gli ho detto che settimana prossima avrei portato il tutto da Camera Service Milano, centro autorizzato Canon, per verificare i danni e quantificare il costo della eventuale riparazione o sostituzione, sia per la fotocamera, sia per il booster e l’obiettivo.
Questi sono strumenti delicatissimi che non devono essere presi a calci. Avvilito comunque è dire poco: rispetto, ci vuole rispetto per persone che lavorano e per i loro strumenti!
Blitz Usa uccide Al Baghdadi: Trump ringrazia la Russia di Putin, la Siria, i curdi e attacca duramente l’Europa
È un Donald Trump entusiasta e decisamente soddisfatto quello che si è presentato davanti ai giornalisti per confermare l’uccisione di Abu Bakr al Baghdadi. Il presidente degli Stati Uniti ha confermato davanti alle telecamere il raid notturno delle forze speciali americane che ha portato alla morte del fondatore e leader dello Stato islamico. E per il capo della Casa Bianca si tratta di un risultato unico, sicuramente fondamentale non solo per la sua amministrazione (e per la sua amministrazione) ma anche per la sua strategia in Medio Oriente e nel mondo.
Le parole del presidente Usa sono chiare, ferme, posate. Trump non ha solo dato informazioni precise sul raid, ma ha anche dato importanti segnali per suo impegno nella lotta al terrorismo islamico e alla sua agenda politica internazionale. Per quanto riguarda il raid, il capo della Casa Bianca ha dichiarato che si è trattato di un blitz notturno compiuto dalle forze speciali statunitensi e diretto precisamente contro il compound di al Baghdadi. Un intervento chirurgico con otto elicotteri, come avevano già affermato le fonti della Difesa, che hanno bombardato il bunker per perforare le pareti e permettere l’individuazione del Califfo, nascosto in una delle gallerie sotto l’edificio nei pressi di Idlib. “Siamo rimasti nel compound oltre due ore” ha detto il capo di Stato americano, aggiungendo che “le nostre forze hanno concluso la missione in grande stile”.
Poi, una volta individuata la galleria, le forze speciali sono intervenute in massa: ma non sono loro ad aver ucciso il fondatore dell’Isis. “Abu Bakr Al Baghdadi ha fatto esplodere il suo giubbotto e ha ucciso tre bambini che erano con lui” ha ammesso Trump. A quel punto la galleria è crollata sul corpo del Califfo e i resti del cadavere sono stati portati sugli elicotteri delle forze speciali per poi essere analizzati. La conclusione di Trump è chiara: “È morto da vigliacco, scappando e piangendo. Ora il mondo è più sicuro”.
Ma oltre alla cronaca dell’intervento delle forze speciali, è importante sottolineare anche alcune frasi più “politiche” del presidente americano. Innanzitutto, un primo dato da sottolineare è il ringraziamento alla Russia. Non un dato così scontato in un periodo in cui lo stesso Trump è assediato a livello mediatico e politico dall’inchiesta sul Russiagate ma da cui sta uscendo anche grazie alla contro-inchiesta della sua amministrazione. Trump ringrazia i russi e non si vergogna a farlo. Ha detto che Mosca ha aiutato gli Stati Uniti garantendo lo spazio aereo e aprendo alcune basi, perché “loro odiano l’Isis come noi”.
Una dichiarazione importante così come è importante un altro ringraziamento: quello rivolto ai siriani e ai curdi. Due popoli con cui l’America ha rapporti controversi. Il governo siriano è sempre stato il nemico dell’amministrazione che ha preceduto Trump, visto che Barack Obama e Hillary Clinton hanno investito nella guerra in Siria anche per far fuori Bashar al Assad. I curdi, al contrario, sono stati alleati degli Stati Uniti e veri e propri boots on the ground durante la liberazione della Siria dallo Stato islamico, ma con il semaforo verde dato a Recep Tayyip Erdogan, i rapporti si sono fatti estremamente tesi. Eppure, nonostante questi rapporti difficilissimi, i siriani vengono ringraziati da Trump e i curdi hanno collaborato ocn Washington per l’uccisione di Abu Bakr al Baghdadi.
Se a questi ringraziamenti si aggiunge quello rivolto alla Turchia, che ha concesso lo spazio aereo e collaborato con l’intelligence statunitense, il quadro appare complesso ed estremamente interessante. Quello di Trump sembra un discorso che vuole far capire a determinati attori di essere perfettamente in linea con altre amministrazioni. Mentre con altri Paesi la sfida è aperta, soprattutto con quelli europei. Il presidente degli Stati Uniti ha confermato la volontà di ritirarsi dal Medio Oriente e ha anche specificamente fatto capire di aver interesse nel formulare accordi con tutte le potenze coinvolte nel conflitto in Siria e Iraq ma per giungere a una situazione di tregua che non leda gli interessi americani che, mai come in questa amministrazione, appaiono distanti dal Medio Oriente. Ma dall’altro lato, l’attacco all’Europa è feroce, così come è molto interessante il fatto che il capo della Casa Bianca non abbia voluto espressamente menzionare Israele come partner della guerra al Califfato.
È un Trump d’assalto. quello che sbaraglia le carte e che per la prima volta può diversi veramente vittorioso. Ma adesso passa all’attacco: risolto il problema Isis, gli occhi sono puntati sui suoi avversari. E questa morti non gli ha fatto dimenticare quali saranno le sue prossime partite, la prima delle quali è contro quell’Europa che non ha fatto nulla, a suo dire, per sconfiggere lo Stato islamico. È l’America di Trump: quella che vuole (ma non può) fare a meno dell’Europa e dei suoi partner.
Umbria al voto: l’asse Pd-M5S-Leu rischia una batosta che può arrivare fino a Palazzo Chigi. E Conte trema
L’esito delle elezioni regionali umbre, con i pronostici favorevoli al centrodestra tanto che la quotazione di un’eventuale scommessa sulla vittoria della leghista Tesei sarebbe poco redditizia per i bookmaker, emetteranno un ulteriore segnale di deplorazione verso il connubio Pd-Cinque Stelle.
Il sedicente avvocato del popolo Conte per prevenire gli effetti della disfatta umbra ha derubricato la consultazione elettorale, sbeffeggiando la regione di San Francesco come un fazzoletto di terra equivalente per dimensione alla provincia di Lecce. Se attribuisci ad una regione e al popolo che la abita il distintivo dell’irrilevanza provochi la conseguente reazione sanzionatoria. Tu Conte mi dai del lillipuziano ed io cittadino dell’Umbria cercherò con il mio voto di ridimensionare la tua titanica arroganza.
Il centrodestra non ha mai vinto le regionali in Umbria, che è per tradizione orientata a sinistra, pertanto prevalere in un contesto territoriale con un retaggio politico in favore del Pd equivale a trasmettere un forte messaggio di impatto simbolico destinato a contagiare in un traiettoria inarrestabile i successivi impegni elettorali.
Dall’Umbria, «il cuore verde d’Italia», si irradierà la spinta per far dilagare il centrodestra. Infatti, dal voto di oggi può principiare la successione seriale delle vittorie del centrodestra in Emilia Romagna, Calabria, Toscana e così via. Dunque, la cautelativa indifferenza di Conte sul risultato delle regionali umbre conferma l’allergia del suo governo all’esercizio democratico delle elezioni.
L’avvocato di Volturara Appula non vuole essere giudicato e i verdetti elettorali intermedi non vengono riconosciuti come indicativi di un orientamento di dissenso. Inutili saranno i tentativi di modificare la legge elettorale nazionale per favorire la palude parlamentare, l’unico sistema per prevalere potrebbe essere quello di cambiare il popolo producendo cloni di elettori demostellati ma anche le repliche di laboratorio si ribellerebbero ai loro artefici.
La vittoria del centrodestra in Umbria parteciperà a demolire la diga antielettorale costruita dal compromesso fra i Dem e i grillini. Le crepe inizieranno a propagarsi, sino a far implodere l’antemurale elettorale, cosicché il popolo potrà esprimersi, dotando il Paese di un governo legittimato dalla sovranità democratica.
L’imbarazzo della convivenza fra Zingaretti e Di Maio è percepibile dai loro volti non naturali in favore di telecamera che simulano una conciliabilità non credibile dopo il fango che si sono reciprocamente gettati. Avranno bisogno di tempo per far metabolizzare un’alleanza strutturale che soprattutto l’elettorato grillino non riesce a digerire. Dopo l’Umbria sarà ancora più forte la resistenza a coniugarsi in un percorso irreversibile di sola andata verso la sconfitta.
Sondaggio “ammazza” governo: il 53% degli italiani vuole andare al voto dopo la manovra. Conte ha i giorni contati
Gli italiani sono già stanchi di questo governo e vorrebbero andare a votare subito dopo la Finanziaria. È questo, in sintesi, il risultato del sondaggio Emg Acqua presentato alla trasmissione di Raitre Agorà. Intervistati per il programma condotto da Serena Bortone, quasi sei italiani su dieci, per la precisione il 58% degli elettori totali, ha risposto che si dovrebbe andare al voto subito dopo la finanziaria, percentuale che sale fino al 92% tra gli elettori della Lega.
Solo il 31% pensa che si debba arrivare alla fine della legislatura, percentuale che arriva all’ 81% tra gli elettori Pd mentre già tra gli elettori del M5S non supera il 60% con il 32% dei grillini che ugualmente vorrebbe andare al voto subito dopo il varo della manovra.
All’ origine di questi dati c’ è la scarsa fiducia nel governo attuale: il 53% degli intervistati, infatti, ha «poca» o addirittura «per nulla» fiducia nell’ esecutivo, mentre la percentuale di coloro che sostengono di conservare «abbastanza» o «molta» fiducia nel Conte bis si limita al 25% degli intervistati.
Va detto, che l’ alleanza tra dem e grillini non sembra convincere molti. Per meno della metà degli elettori del Movimento 5 Stelle, per la precisione per il 46%, l’ accordo con il Pd è stata la scelta migliore, mentre quasi la stesso numero di pentastellati, il 44%, ritiene che fosse meglio proseguire con la Lega.
E se si andasse alle urne, quali sarebbero le preferenze degli elettori? Secondo il sondaggio presentato ad Agorà, la Lega sarebbe il primo partito italiano con il 33,6% dei consensi, a seguire ci sarebbe il Pd con il 19,4 dei voti, poi il M5S con il 17,5%. Nel centrodestra Fratelli D’ Italia otterrebbe l’ 8,2%, seguita da Forza Italia con il 7,0%. A sinistra, Italia Viva otterrebbe il 4,3%, Più Europa il 2,2%, La Sinistra il 2,1%.
Quanto alla manovra in discussione in queste settimane, una maggioranza striminzita è d’ accordo con le misure anti evasione e il 55% degli intervistati ritiene che il problema sia più grave in Italia che in altri paesi per «colpa degli italiani», mentre il 42% attribuisce la responsabilità al fisco. Diviso a metà l’ elettorato tra chi ritiene giusto aumentare le pene per combattere il fenomeno e chi no: 48% contro 47.
Lilli Gruber attacca Salvini: “Mi impressionano i politici maleducati e sessisti come lui. Come si può affidargli l’Italia?”
Lady Otto e Mezzo, ossia Lilli Gruber, si confessa e si racconta in una lunga intervista concessa a Io Donna. Colloquio in cui la conduttrice de La7 presenta il suo ultimo libro Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone (Solferino), una sorta di pamphlet femminista.
“Da tempo covavo l’idea di scrivere qualcosa a tema donne, anche se non mi sarei mai definita femminista, anzi sono stata molto critica nei confronti delle quote rosa“, premette Lilli Gruber.
E nel corso dell’intervista, chiedono alla Gruber se ha subito episodi sgradevoli nel corso della carriera. Risposta affermativa: “Sì, da giovane, e passavo per acida o aggressiva, mentre se fossi stata un maschio avrebbero detto determinata”.
Lilli Gruber, dunque, passa in rassegna gli episodi: “L’alto manager di una multinazionale che quando entro per un’intervista mi chiede Signora o signorina? e io gli rispondo E lei, signore o signorino?. L’incontro con il direttore Rai che esordisce con Complimenti per l’ottimo profumo.
E io ribatto: Grazie, e lei che profumo usa?. Niente di grave, ma se sei un uomo di potere, e io ancora una giovane precaria, la prima cosa che mi chiedi è il mio profumo? C’è qualcosa che non va. I complimenti si fanno alla moglie o alla fidanzata”.
L’intervista si trasforma, ovviamente, in un’occasione per attaccare Matteo Salvini: “Per questo mi impressionano i politici maleducati e sessisti che come Salvini fanno campagna elettorale in mutande o come Trump dicono cose come le donne le prendi per la f….
Come si può pensare di affidare il Paese a un uomo che ha detto una cosa simile?”. Per inciso, Lilli la rossa aggiunge anche che l’idea di scrivere simile libro le è arrivata proprio dal… leader della Lega. “Mi ha ispirata Salvini – rivela -: basta con tutto questo testosterone, mi sono detta. Ho capito che era il momento giusto per scrivere”.
Il Tar dà ragione a Capitano Ultimo e blocca la revoca della scorta: “Chi rischia la vita va tutelato dallo Stato”
Alla fine ha vinto il buon senso: e il Tar ha accolto il ricordo e bloccato la revoca della protezione al Capitano Ultimo. Negli ultimi giorni la decisione dell’Arma di privare un uomo come lui, servitore della patria, della scorta, aveva sollevato polemiche e recriminazione.
A partire proprio dal diretto interessato che, sul suo profilo Facebook, aveva amaramente ironizzato sulla penalizzazione a cui stava andando incontro. Come se la mafia non esistesse più. Come se boss e affiliati di seconda fila potessero brindare felicemente. Oltre che impunemente…
Capitano Ultimo, il Tar gli dà ragione contro la revoca della scortaTutti, a partire dal Capitano Ultimo, passando per l’opinione pubblica e per i suoi estimatori online, hanno dissentito sulla scelta di togliere la protezione a un uomo, possibile bersaglio di mafiosi e malavitosi. Sul web era partita subito una petizione che nel giro di poche ore ha raccolto migliaia di firme contro la privazione della scorta e per il suo immediato ripristino.
Oggi, finalmente, la parola passata al Tar ha accolto il ricorso e bloccato la revoca della protezione per il Capitano Ultimo. E il legale difensore dell’ex carabiniere, Antonino Galletti, commenta: «La vittoria al Tar conferma l’esistenza di un pericolo concreto e attuale che corre il mio assistito». E infine: «La mafia non è sconfitta. E chi rischia la vita va tutelato dallo Stato».
“Siamo pronti per un premier donna”: il ministro Bellanova manda l’avviso di “sfratto” a Giuseppe Conte
Quello di Teresa Bellanova, ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo del Governo Conte 2, è un atteggiamento a dir poco strano. Da quando ha lasciato il Pd per aderire ad Italia Viva, neonata creatura politica fondata da Matteo Renzi, non perde occasione di lanciare strali contro il suo ex partito e l’esecutivo di cui fa parte.
Dal palco della Leopolda 10, ad esempio, la Bellanova ha spiegato il perché della scissione dai dem: “Non potevamo starci più perchè c’erano troppe guerre, troppe bande armate”. Non meno tenero è il suo pensiero riguardo la manovra. “Dirsi soddisfatti della manovra è eccessivo.
Dobbiamo puntare a migliorarla nel percorso parlamentare. L’emergenza che ha l’Italia si chiama lavoro e all’emergenza lavoro si risponde se noi facciamo ripartire l’economia, non con la decrescita felice che parla solo a quelli che hanno la pancia piena”, ha dichiarato il ministro nel corso del programma di Myrta Merlino L’aria Che Tira su La7. Ma non è l’unico affondo contro il governo.
La Bellanova, infatti, sembra rivolgersi al premier Giuseppe Conte: “Un presidente del Consiglio donna? Per qualità siamo pronti ma non faccio nomi per non bruciarli. Quando si sceglie un uomo può essere anche mediocre, quando si sceglie una donna deve essere un’eccellenza, vediamo di adottare lo stesso metodo”. Che sia un messaggio per mettere in guardia il premier?
Aver ucciso 2 poliziotti non gli basta: il killer della Questura dà di matto in carcere e ferisce 2 guardie carcerarie
Aver ammazzato due poliziotti non gli basta. Si parla di Alejandro Augusto Stephan Meran, il 29enne dominicano che lo scorso 4 ottobre, in Questura a Trieste, ha imbracciato due pistole e ha ucciso gli agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, 31 e 34 anni.
Il criminale, in carcere, infatti ha dato in escandescenze mentre faceva la doccia e ha ferito, in modo lieve, uno degli agenti di polizia penitenziaria intervenuti per calmarlo.
Meran, rinchiuso nel carcere del Coroneo, avrebbe tra l’altro tentato di scagliare una lavatrice contro le guardie carcerarie che cercavano di immobilizzarlo.
L’episodio, avvenuto nei giorni scorsi, è stato segnalato alla Procura ed è costato a Meran una denuncia per danneggiamento aggravato, per aver distrutto alcune suppellettili del carcere. L’episodio è stato reso noto nella tarda serata di domenica 26 ottobre
sabato 26 ottobre 2019
L’Ong tedesca Alan Kurdi sfida la Guardia Costiera libica: i militari aprono il fuoco contro l’equipaggio
L’allarme è arrivato nelle scorse ore direttamente dagli account social di altre Ong: la nave Alan Kurdi, appartenente all’organizzazione non governativa tedesca Sea Eye, è sotto la minaccia della Guardia costiera libica. A renderlo noto per primo è il network telefonico Alarm Phone, seguito dalla Sea Watch, altra Ong tedesca: “L’equipaggio di Alan Kurdi è in questo momento minacciato con armi da fuoco dalla Guardia costiera libica – si legge sulla pagina di Sea Watch Italia – Diciassette persone dell’equipaggio e 92 migranti sono in grave pericolo a causa dell’alleanza tra Libia ed Europa”.
Tutto è iniziato nelle scorse ore, quando la nave Alan Kurdi ha intercettato un barcone con quasi 100 migranti a bordo in acque non lontane dalle coste libiche. Per Tripoli, si tratterebbe di uno specchio d’acqua di propria competenza, per questo ad intervenire è stata anche la locale Guardia Costiera.
Al momento non è apparsa molto chiara la dinamica, probabilmente i libici hanno chiesto all’Ong tedesca di non occuparsi del salvataggio e di lasciare l’onere ai propri uomini. Una richiesta che, evidentemente, adesso viene perpetuata anche con la minaccia delle armi.
A quanto pare, nessun migrante al momento dell’arrivo della Guardia Costiera libica era a bordo della Alan Kurdi, il tentativo degli uomini di Tripoli sarebbe proprio quello di evitare il trasbordo per prendere in consegna i 92 migranti.
A confermarlo è anche il tweet di un’altra Ong, questa volta l’italiana Mediterranea Saving Humans: “La #AlanKurdi sta venendo minacciata in questo momento dalla Guardia Costiera libica con l’utilizzo di armi da fuoco – si legge sulla pagina dell’organizzazione – Le navi libiche hanno circondato la nave per impedire il salvataggio di 92 vite, alcune persone in acqua, con 17 membri dell’equipaggio stanno rischiando la vita”.
Da Tripoli per il momento non sono arrivate né dichiarazioni e né comunicati ufficiali. Non sarebbe comunque la prima volta, già in passato Ong e guardia costiera libica sono entrate in contrasto per il trasbordo di migranti in difficoltà in acque di competenza delle autorità del paese africano.
Nodo della discordia riguarda soprattutto il fatto che le Ong non hanno mai accettato i porti libici come destinazione dei barconi, né tanto meno hanno considerato affidabile la Guardia Costiera libica. Questo alla luce anche di inchieste ed atti delle stesse Nazioni Unite, le quali in più casi hanno accertato una certa simbiosi tra militari libici e trafficanti.
Il caso Bija ad esempio, inerente la presenza del trafficante libico noto con quel nome in Italia nel 2017, è soltanto l’ultimo di una lunga serie di episodi che hanno coinvolto la Guardia Costiera di Tripoli.
Da parte delle Ong, adesso si fa appello affinché la Alan Kurdi venga messa nelle condizioni di trasbordare i 92 migranti. L’episodio avviene in una fase cruciale, contraddistinto soprattutto dal dialogo interno al governo italiano sulla possibilità o meno di rinnovare gli accordi tra Roma e Tripoli e la conseguente collaborazione con la Guardia Costiera libica
Poliziotto si suicida dopo un calvario giudiziario e medico: ora il Viminale pretende il risarcimento dalla vedova
Bonafede svegliati di fronte ad una burocrazia orribile, spietata, inumana. E’ una vicenda incredibile quella che ha tristemente riguardato un agente di Polizia Penitenziaria che si è suicidato nel lago di Campotosto nelle settimane scorse.
A quanto si è appreso, egli si era ammalato sul lavoro. Poi, aveva subito un trapianto di cuore e gli era stato riconosciuto un danno da 1 milione di euro. Lui si uccide e il Ministero adesso rivuole i soldi dalla vedova che non lavora e ha tre figli minori.
Il calvario che lo portò al suicidioL’agente subì un interminabile calvario sia medico che giudiziario. Il Tar dell’Aquila gli riconobbe il danno da circa 1 milione di euro, ma la mente del povero operatore di polizia penitenziaria era ormai offuscata dalla depressione che, come per altri colleghi, lo ha poi spinto al suicidio due mesi fa nei pressi del lago di Campotosto (L’Aquila).
Una morte che ha lasciato attonita un’intera città, sulla quale il ministero di Giustizia, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è tornata a farsi sentire, chiedendo attraverso la presentazione dell’Appello al Consiglio di Stato, la restituzione della somma.
Burocrazia senza pietà: Bonafede si svegliL’avvocato Antonello Carbonara – racconta il sito penitenziaria.it – dovra’ ancora una volta presentare la “copiosa documentazione medica” relativa al calvario medico subito dal 52enne che nel 2011 aveva contratto la legionella all’interno del posto di lavoro. Una malattia che aveva accentuato una patologia cardiaca dell’ex agente, costretto a subire anche un trapianto di cuore.
Secondo il Ministero di Giustizia, non vi sarebbe prova che il batterio sia stato contratto nell’ambiente di lavoro, ma le carte in mano alla parte offesa, dicono il contrario: la presenza del batterio nel novembre 2011 e l’assenza dello stesso nell’abitazione del 52enne. Sono storie che non vorremmo mai leggere, perché segnalano la presenza di uno Stato senza rispetto per i propri servitori. E’ un’autentica vergogna. Lo ribadiamo: Bonafede, svegliati!
Lamorgese è il “ministro dell’invasione”: moltiplica i posti nell’hotspot di Lampedusa. Un incentivo agli arrivi
Porti spalancati e hotspot sempre più grandi. Pd e 5 Stelle hanno trovato la soluzione al dramma migratorio. Altro che accordo di Malta, rotazione dell’ accoglienza, redistribuzione dei richiedenti asilo, Francia e Germania pronte a fare la propria parte! Qualora anche il trattato europeo, al momento una farsa, diventasse mai qualcosa di serio, sarebbe comunque superato dall’ ultimo colpo di genio di Conte, l’ unico peraltro (con Di Maio) a credere che Parigi e Berlino si inguaieranno per aiutarci.
Questa la prodigiosa trovata del premier: il centro di raccolta di Lampedusa trabocca di migranti? E noi lo costruiamo più grande! Proprio così: di fronte a un hotspot in cui la settimana scorsa – come evidenziato da Libero – c’ erano 320 immigrati a fronte di una capienza massima di 94, il governo non ha deciso di imporre una stretta sui porti, limitando così le partenze, gli arrivi, i morti in mare, il lurido lavoro degli scafisti e gli affari delle ong. No: la soluzione migliore era quella di quintuplicare i posti a disposizione sull’ isola.
INCENTIVO AGLI ARRIVILa notizia l’ ha data con naturalezza ieri alla Camera il ministro dell’ Interno Lamorgese nel question time. La titolare del Viminale ha esposto il piano dell’ esecutivo giallorosso in risposta all’ interrogazione della deputata forzista Laura Ravetto, intervenuta domenica sul nostro giornale per denunciare la situazione del centro siciliano. Entro marzo i posti saranno 132 in più: dai 96 attuali diventeranno 228. Tra le priorità vi sarà il ripristino dell’ area dedicata ai minori, inagibile da un anno e mezzo a causa di un incendio appiccato da un gruppo di ospiti gentiluomini. A lavori ultimati, poi, la struttura sarà in grado di ospitare 439 migranti.
Ora: è sacrosanto che chi viene accolto trovi condizioni dignitose e che i bambini abbiano tutto ciò che è necessario. Il punto è che il governo, anziché disincentivare l’ immigrazione irregolare di massa, trasformerà un centro di raccolta temporaneo in un grande villaggio. «Il tutto» sottolinea Ravetto «su un’ isola di 6.500 abitanti, dove la comunità è costretta a usare il desalinizzatore. I soldi non potevano essere usati in altro modo?». L’ onorevole di Forza Italia non si capacita del piano-Lamorgese: «È scandaloso! L’ unico modo per risolvere il problema è rimpatriare chi non ha diritto di restare, e invece il governo vuole trasformare l’ hotspot in un centro d’ accoglienza. Mi rincuora sapere che mamme e bambini avranno di nuovo i loro spazi, i più piccoli vanno sempre tutelati. Però questa struttura dovrebbe servire a smistare gli stranieri che si trovano qui temporaneamente, non ad altro.
Inoltre i migranti sono liberi di entrare e uscire quando vogliono, un danno enorme per un’ isola che vive di turismo. Per il 90% si tratta di migranti economici, soprattutto tunisini, un’ assurdità dato che l’ Italia con la Tunisia ha stipulato accordi di rimpatrio ed economici».
SBARCHI IN VISTASennonché Lamorgese ha tenuto a precisare: «In merito alle preoccupazioni manifestate sul sovraffollamento dell’ hotspot, devo dire che il 16 ottobre erano ospitati 329 migranti, e ciò era dovuto alla circostanza eccezionale del soccorso di 172 persone che si era svolto la notte precedente».
Non lo mettiamo in dubbio, e però l’ eccezionalità, con questo governo, è tornata a essere normalità. Ora, ha aggiunto il ministro, nel centro di Lampedusa ci sono 48 migranti. Un numero ragionevole, se non fosse che l’ annunciato maxi-ampliamento dell’ hotspot oltre a rischiare di rinvigorire il business dell’ immigrazione trasformerà la struttura in una bomba a orologeria. Nel frattempo Ocean Viking, la nave di Sos Mediterranée, punta a sbarcare a Lampedusa altri 104 migranti. Caustico il commento di Salvini: «Le ong ordinano e il nostro governo obbedisce».
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