sabato 26 ottobre 2019

Brescia: botte, insulti e umiliazioni alla moglie incinta. Arrestato telepredicatore islamico sudanese


Davanti alla telecamera riusciva ad apparire un uomo dalle buone maniere, pacato e gentile.Conduceva un programma dedicato ai fedeli di religione musulmana ma, in base a quanto appena ricostruito, appena varcata la soglia di casa sembrava trasformarsi.

 La squadra mobile della questura di Brescia, infatti, ha arrestato un uomo di origini sudanesi, un telepredicatore, riferimento di una comunità musulmana, di 46 anni, con le gravi accuse di maltrattamenti e lesioni ai danni della moglie, di circa 20 anni più giovane di lui.

Tutte consumate all’interno delle mura domestiche, dove nessuno riusciva a percepire la violenza dei suoi gesti. Secondo le prime ricostruzioni, la donna, da poco collocata in una struttura protetta insieme ai tre figli minori, avrebbe subito per anni le violenze e le vessazioni, fisiche e morali, di Abu Ammar al-Sudani.

 In base alle prime informazioni avute dagli agenti, il 46enne, attualmente nel carcere della città lombarda, avrebbe picchiato la moglie anche nei periodi di gravidanza della compagna: bastava, infatti, che la donna facesse compere, come nuova biancheria per la casa o un altro telefono cellulare per scatenare la rabbia dell’uomo, il quale, per punirla, in un’occasione le avrebbe rovesciato addosso anche il sacco della spazzatura.

 Ai medici che, nel tempo, l’avevano visitata, la donna avrebbe giustificato la comparsa di quelle lesioni attribuendole a banali incidenti domestici.

Ong: Salvini le “cacciava”, Lamorgese le incontra al Viminale. Ira di Meloni: “Scandaloso! Fa accordi con chi viola le leggi”


Luciana Lamorgese ha incontrato le Ong: “Si è tenuto questa mattina al Viminale un incontro tra il ministro dell’Interno e i rappresentanti delle Ong impegnate nelle operazioni di salvataggio in mare dei migranti – fa sapere il Viminale tramite una nota -.

La riunione ha rappresentato un primo passo per l’avvio di una interlocuzione diretta tra le parti. All’incontro hanno partecipato, oltre ai vertici del Ministero dell’Interno, i rappresentanti del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e del Comando generale del corpo delle Capitanerie di porto”.

 Leggi anche: Immigrazione, Luciana Lamorgese moltiplica i posti letto negli hotspot di Lampedusa Una notizia non gradita dall’opposizione: “Non contenta di aver triplicato gli sbarchi di immigrati in meno di due mesi – commenta Matteo Salvini -, il ministro invita al Viminale le Ong protagoniste di questi arrivi. Non ho parole. Io sto sempre dalla parte delle Forze dell’Ordine che difendono i confini, mi spiace che qualcuno invece tifi per gli altri”.

 A fargli eco anche Giorgia Meloni: “Penso che sia abbastanza scandaloso che il ministro che dovrebbe, più di tutti, far rispettare le leggi italiane, sia lì a fare accordi, come se nulla fosse, con gente che viola le leggi italiane sistematicamente e consapevolmente – ha denunciato la leader di Fratelli d’Italia -. Penso che ci sia un problema serio se abbiamo un ministro degli Interni che fa una cosa del genere”.

Oggi il funerale delle 4 sinistre in Umbria. E Giuseppe Conte senza vergogna si vende il decreto terremoto



Cinico Conte, penoso Di Maio, nervoso Zingaretti, patetico Speranza, latitante Renzi. Ma che bella compagnia stamane a Narni. Guardacaso, si ritroveranno i primi quattro ad un “evento di governo“, così è stato reclamizzato, nell’ultima giornata di campagna elettorale in Umbria. La faccia che ci mettono sarà graffiata da domenica sera.

E davvero dovranno andarsene a casa. Hanno trascorso settimane e settimane a tentare di spiegare che il voto umbro non avrà riflessi sul governo, ma si sono resi conto della balla. Dopo tanti rifiuti, hanno scelto un candidato, Bianconi, che nemmeno si era degnato di far sapere loro dei soldi intascati per la ricostruzione post-terremoto.
Nell’ultimo giorno Conte tira fuori il decreto terremoto…
Ma vederli tutti assieme fa un certo ribrezzo. A partire da Di Maio, che aveva insultato a sangue il Pd proprio per lo scandalo della sanità umbra e non si vergogna di farcisi vedere vicino. E poi quel premier, Conte, imbullonato alla poltrona con qualunque maggioranza, che ha una faccia tosta incredibile. Ieri ha annunciato che domani a Narni andrà a illustrare il decreto sul terremoto.

E non ti vergogni, presidente del Consiglio, di fare una cosa del genere alla vigilia del voto? Hai deciso di comprare il voto degli elettori? E quell’altro, il ministro della sanità, Speranza, che farebbe bene a girare al largo da una regione dove chi gestiva le politiche della salute ha messo a repentaglio ogni parvenza di diritto. E lui va a benedire i compagni che non guardavano, non ascoltavano, non parlavano. Scimmie. Il più ridicolo della compagnia resta Matteo Renzi. Come annunciato ieri da Affari Italiani non ci sarà. No, lui non si può far vedere in compagnia di Luigi Di Maio. Per entrambi sarebbe difficile da spiegare al loro elettorato.

E a pensarci bene Renzi non si può far vedere neppure con Conte, altrimenti come fa a litigarci un giorno sì e l’altro pure. E ovviamente, Matteo deve stare dall’altra parte della terra quando in giro c’è Nicola, che con lui ha giustamente il dente avvelenato per la guerra che gli sta facendo da un minuto dopo aver incassato ministri e sottosegretari. Con Speranza, invece, è proprio inutile comiziare assieme.
L’addio della sinistra alla regione Umbria
Ecco, queste sono le quattro sinistre che vorrebbero governare l’Umbria, dopo il disastro legato all’amministrazione uscente di Katiuscia Marini, finita nella polvere per quanto emerse da indagini e intercettazioni. Sapere che stamane ci sarà questa sceneggiata funeraria in quel di Narni provoca davvero rabbia, perché vanno a prendere in giro la comunità locale.

Racconteranno frottole anche sulla loro manovra economica, nasconderanno le nuove tasse che si stanno abbattendo sui cittadini, si venderanno quella miseria di cuneo fiscale con cui imbroglieranno i lavoratori dipendenti. Non sarà un evento gioioso, ma solo una messinscena, perché sanno che si tratta dell’addio della sinistra all’Umbria.

Costoro non meritano più fiducia dal popolo che hanno ingannato e imbrogliato. E ora pretendono pure di continuare a farlo. Ma vadano davvero al diavolo! Saranno gli elettori a dar loro la lezione che meritano dopo il saccheggio che ha visto protagonista il Pd. E se la beccheranno pure quei Cinquestelle che ci si sono alleati con una giravolta incredibile.

venerdì 25 ottobre 2019

Milano, rom prendono possesso della via come fosse di loro proprietà: metri di panni stesi, galline e immondizia


Cumuli di immondizia, galline libera e metri e metri di panni del bucato stesi. Il tutto in strada. Il tutto come fosse la cosa più normale del mondo. Succede a Cascina Gobba, periferia Nord-Est di Milano, dove alcune famiglie rom si sono impadronite di una porzione di strada pubblica, trasformandola in casa loro.

 Cinque o sei roulotte a mo’ di carovana, decine di nomadi e il degrado che impera. Il tutto, peraltro, a un tiro di schioppo dalla moschea abusiva di via Padova 366. Una situazione, l’ennesima, ben oltre il limite. Ciò nonostante, l’amministrazione Sala guarda dall’altra parte, guardandosi bene dall’ntervenire per ristabilire l’ordine e riconsegnare al pubblico dominio quella fetta di città, ormai totalmente abbandonata e diventata zona franca.

 A denunciare il degrado è Silvia Sardone, che attacca: “Lo spettacolo è davvero da terzomondo, tra galline sui marciapiedi, roulotte, immondizia e metri e metri di panni stesi ad asciugare praticamente in mezzo alla strada”. “A Cascina Gobba le istituzioni sono completamente assenti: come fa la sinistra a tollerare simili favelas? Sono certa che se mi mettessi a fare il bucato sotto casa verrei prontamente sanzionata: giustissimo, ma è ora di finirla coi due pesi e le due misure per cui ai rom tutto è concesso”, protesta la consigliere comunale ed europarlamentare della Lega.

 Infine, l’esponente del Carroccio chiosa: “Le periferie sono terra di conquista da parte di clandestini e rom, la città è la capitale dei reati denunciati, interi palazzi e strade vengono occupate da criminali e balordi. Poi Sala si diverte a raccontare l’immagine cool e trendy della Milano dei salotti, che coraggio…”.

Senza biglietto manda all’ospedale un capotreno e 2 agenti Polfer: la furia di un nigeriano irregolare a Pisa


Ha insultato e quindi aggredito un capotreno e due agenti della Polfer, riuscendo a ferirli prima di essere definitivamente bloccato, per questo motivo un 21enne nigeriano è finito in manette a Pisa.

Lo straniero si trovava a bordo del convoglio in servizio lungo la tratta Torino-Salerno, quando, poco prima di mezzanotte, è stato sottoposto ad una verifica del titolo di viaggio da parte dell’operatore di TrenItalia. Durante il controllo, quest’ultimo si è reso conto che l’africano si trovava in possesso di un biglietto differente rispetto a quello da utilizzare per quella specifica corsa.

 Vista l’ostilità del 21enne, al capotreno non è rimasto da fare altro che richiedere l’intervento degli agenti della Polfer di Civitavecchia, che si trovavano sul convoglio come servizio di sicurezza.

I poliziotti hanno chiesto al nigeriano di esibire i propri documenti, ricevendo dapprima un forte rifiuto a collaborare, e poi scoprendo che era sprovvisto sia di passaporto che di permesso di soggiorno.

 Dinanzi alle due soluzioni propostegli, ovvero acquistare un biglietto o scendere alla prima stazione ferroviaria utile a Pisa, l’extracomunitario ha risposto con pesanti insulti e quindi con un’aggressione fisica vera e propria, ai danni dei due agenti e del capotreno.

 La furia dell’africano è stata definitivamente arginata dopo l’arrivo alla stazione di Pisa centrale, quando a bordo sono saliti anche gli uomini della Polfer locale. Lievemente feriti tutti e tre i pubblici ufficiali attaccati dal 21enne. Tratto in arresto con l’accusa di resistenza, oltraggio, minacce e lesioni a pubblico ufficiale, lo straniero si trova in attesa di giudizio direttissimo.

Sondaggio index: boom per il centrodestra. Partito Democratico e 5 Stelle in caduta libera. Tutti i dati


-La manovrina del governo traccia un solco tra centrosinistra e centrodestra nelle intenzioni di voto degli italiani.

L’ultimo sondaggio Index Research mostrato durante l’ultima puntata di “Piazza Pulita”, su La7, conferma l’ottimo stato di salute dei partiti di opposizione e la crisi delle due forze-cardine della maggioranza.

La Lega di Matteo Salvini guadagna 0,5 punti percentuali attestandosi al 33,2%, poco sotto il 34,3% delle Europee. Boom di Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni cavalca l’onda della manifestazione di piazza San Giovanni e vola al 8,2% (+0,7 nel giro di una settimana). Bene Forza Italia, che passa dal 6 al 6,2%.

Male, malissimo i partiti di maggioranza. Gli italiani bocciano la legge di bilancio e con essa Pd e pentastellati. Rispetto alla scorsa settimana i dem scendono al 19,5% (-0,3), ancora peggio va al Movimento 5 Stelle, dato al 18,8% (-0,2).

Nella coalizione di governo, l’unico a sorridere (ma poco) è Matteo Renzi. La sua Italia Viva cresce, anche se solo dello 0,1%, attestandosi al 5,3%. Poco più della metà della doppia cifra a cui l’ex segretario del Pd, durante la Leopolda, ha ammesso di puntare. Irrilevanti gli altri partiti: +Europa 1,8% (-0,2), Verdi 1,9% (-0,1), Mdp-La Sinistra 2,1% (+0,1).

Infine, per quanto riguarda il discorso sulle coalizioni, il centrodestra (47,6%, +1,4) stacca di quasi due punti il centrosinistra (45,7%, -0,3).

Migranti, arrestati gli “affaristi” dell’accoglienza: Matteo Salvini li aveva fermati, con il PD sono tornati



“Volontari senza Frontiere”, “Area solidale”, “Amici di Madre Teresa”. Sembrano circoli di beghine, ma stiamo parlando di ‘Ndrangheta. Quelli sono i nomi di associazioni gestite da clan calabresi che operavano a Lodi nel settore dell’ accoglienza, prima che la magistratura scoprisse tutto qualche settimana fa.
Un caso che ormai rappresenta un classico: i delinquenti si mascherano da bravi ragazzi per mettere le mani sui miliardi che gli italiani (loro malgrado) versano nelle casse dello Stato per ospitare decine di migliaia di rifugiati. Un arresto ogni sei giorni: è questa la media con la quale la sola Guardia di Finanza ha colpito le Onlus negli ultimi anni. Con la riapertura dei porti, rischiamo di trovare nelle carceri più presunti benefattori che truffatori, anche se sempre più spesso capita che le due categorie si sovrappongano.

L’ ultimo esempio riguarda il centro Italia. Le Fiamme Gialle ieri mattina hanno arrestato diciotto persone, tra le quali il sindaco di un paese del Molise che pare si fosse speso per assegnare appalti a imprenditori senza scrupoli. Il tutto per riuscire a far assumere alcuni disgraziati parenti. A corromperlo sono stati i soliti filantropi: truccavano i conti per intascare più denaro. E così facendo, avevano ristrutturato una villa con campo da tennis dove allenare il proprio gioco a rete.

Si guadagnava bene con gli africani, tanto da permettersi l’ acquisto di auto di lusso. Qualcuno della banda poi ha esagerato, mettendo direttamente sul conto di un centro profughi le spese per il compleanno di un ragazzino. Ed è partita l’ inchiesta.

METODO COLLAUDATO – Si tratta di una truffa molto comune, come abbiamo iniziato ad apprendere proprio dalla celebre indagine sulla cosiddetta Mafia Capitale (che in realtà mafia non era, ma questa è un’ altra storia). Nel 2014 Salvatore Buzzi, beniamino del Pd romano, in una telefonata intercettata ha raccontato una deprimente verità: nel nostro Paese «gli immigrati rendono più della droga». E le cose non sono molto cambiate da allora.

La traccia di questo genere di truffe è più o meno sempre la stessa, tra gare pilotate per ottenere gli appalti e spese gonfiate e per fatturare il più possibile. Esempio: una Coop segnala la presenza di 100 richiedenti asilo e per cento chiede i rimborsi, ma magari ne sta ospitando solo 50. E quei cinquanta li nutre con frattaglie di pollo come facevano alla Caribù di Asti. Un’ associazione che dichiarava di lottare «per un mondo senza disparità, perché ogni bambino merita un sorriso». Poi sono state pubblicate le registrazioni effettuate dagli inquirenti, nelle quali un’ addetta raccontava i suoi “bisticci” con gli ospiti: «L’ ho preso per i capelli, gli ho tirato un calcio nelle giunture delle gambe, si è inginocchiato da solo. Gli ho detto “Vai a cambiarti, va, che adesso ti faccio diventare bianco”».

Pure razzisti questi benefattori Riguardo agli appalti, invece, è curiosa la storia di una cooperativa di Trapani, la Connecting people, che nel 2011 vinse una gara in Friuli Venezia-Giulia. Trionfò anche se di fatto non risulta aver mai partecipato al bando. La domanda era stata smarrita. Eppure ha sbaragliato la concorrenza. Gente scaltra.

Il metodo più semplice per lucrare, comunque, è molto più banale: risparmiare su strutture e cibo, dando alimenti avariati in pasto agli stranieri e facendoli dormire in camerate stile lager libico. Sono cose successe decine di volte. Ma ci sono associazioni più spicce, che badano al fatturato. La famosa Stella Maris, per esempio, che sfruttando i flussi di arrivi da Lampedusa aveva messo in piedi un’ organizzazione che ricorda i campi di cotone dell’ Alabama.

TORTA CHE FA GOLA – Molti dei rifugiati, perfino minorenni, venivano abusivamente utilizzati come manovali edili nella struttura alberghiera e nella preparazione per la stagione estiva del vicino lido balneare. Il tutto succedeva in Calabria, regione di Mimmo Lucano, il sindaco del celebre “modello Riace”. Il sindaco voleva aprire le porte del suo Comune a tutto il terzo Mondo. Ed è finito sotto indagine. Parliamo di un nemico giurato di Salvini. E per capire il motivo basta leggere un dato: nel 2018 la riduzione dell’ 80% dei migranti illegali giunti in Italia ha permesso al bilancio statale di risparmiare 1,6 miliardi di euro.

Tutti soldi che sarebbero immancabilmente finiti nelle casse delle tante Onlus. Gli sbarchi, tuttavia, sono di nuovo in aumento e il nuovo ministro dell’ Interno, Luciana Lamorgese, non sembra troppo preoccupata dal fenomeno. Il governo, abbiamo appreso ieri durante un’ audizione alla Camera, reagirà raddoppiando la capienza del centro profughi di Lampedusa. Porti aperti, tutti dentro. Alla Guardia di Finanza nei prossimi anni non mancherà il lavoro.

Sinistra senza vergogna. Open specula sulle tragedie: “Luca Sacchi? Era un sovranista”. Fan di Mentana in rivolta


E’ consuetudine tracciare un ritratto di una persona uccisa, soprattutto nel caso di un omicidio cruento e per futili ragioni come quello che ha visto protagonista il giovane romano Luca Sacchi, freddato con un colpo di pistola alla testa per aver cercato di difendere la sua fidanzata. Quello che è meno “consueto” e decisamente sforante nel cattivo gusto, è cercare nei profili social del defunto per carpirne le simpatie politiche.
Open alla ricerca dello “scoop”
Questo è quanto ha fatto Open, la testata online diretta da Enrico Mentana. Dopo aver citato alcune dichiarazioni del nutrizionista sportivo di Luca Sacchi, da cui ne esce fuori che Luca era un ragazzo come tanti, sportivo, a “posto” e che il suo omicidio di certo non è legato a dei regolamenti di conti, Open si rende conto che di pruriginoso sui cui spendersi c’è poco, allora perché non vedere tra i post del povero Luca se c’è qualcosa di più “ghiotto”?
Un post di 3 anni fa
Sacchi, che faceva il personal trainer, viene definito dai giornalisti di Open in questo modo: “Era un giovane di idee sovraniste, come si vede chiaramente dai post sulla sua pagina Facebook”. Segue a questa frase anche lo screenshot “incriminato” in cui Sacchi, un post di ben tre anni fa, scriveva: “Terrorista islamico uccide due poliziotti a Parigi. La sinistra che spalanca le porte all’Islam, in Italia e in Europa, è complice di tutto il sangue innocente che sta scorrendo”. Il diritto di cronaca è una carta che sarebbe meglio non giocarsi: molto di rado la fede politica di una vittima di omicidio viene presa in considerazione e quando viene fatto, di solito, è da parte di chi la condivide, in un moto di rispetto.
E i “fan” di Mentana non apprezzano
Qualcuno, su Facebook, non ha mancato di notarlo e di criticare per questo Enrico Mentana, che ha condiviso l’articolo – ritratto di Sacchi scrivendo: “Innanzitutto: chi era Luca Sacchi, il 24enne ucciso a Roma mentre andava con la sua ragazza al pub del quartiere”. Perché “Innanzitutto”? Perché ci interessa così tanto saperlo, una volta appurato che era un ragazzo come tanti altri? “Ma l’orientamento politico di un ragazzo morto in una maniera tragica ha qualche significato se non buttarla in caciara?” scrive un utente. “Non è mica morto manifestando per la Lega è morto cercando di difendere la sua ragazza”.

E il suo commento fa il botto, sforando i 600 like. Mentana replica: “il servizio si intitola “chi era”, e non c’è nulla di strano nel mettere insieme agli studi fatti e alle passioni sportive anche gli interessi politici. Anche perché sono quelli condivisi da almeno un terzo degli elettori”. Meno di centocinquanta like per il direttore, che in questo caso, per usare un termine caro ai “mentaniani”, viene blastato da un utente medio di Facebook. Quando un altro utente accusa Mentana e lo staff di Open di aver fatto un articolo “solo per dire che il ragazzo aveva idee sovraniste”, il giornalista replica: “Soltanto per dire”? Lei vive male, mi spiace” e si congeda con uno snob: “Vada a dare lezioni altrove”.

 Ma è evidente a tutti, persino ai suoi fan (che continuano a riempirlo di critiche nei commenti all’articolo su Luca Sacchi) hanno messo a nudo il meccanismo giornalistico di Open, che non trovando nessuno “scoop” sulla vita del povero Sacchi hanno tentato il colpo con un misero screenshot relativo a ben tre anni fa e sulla base di questo parlare di idee sovraniste. Se ci è umilmente concesso di “dare lezioni”, ci limitiamo a dire che un bel tacer non fu mai scritto.

Reggio Emilia, autista massacrato a bastonate: senegalese è già libero perché “trascorsa la flagranza di reato”


Era stato arrestato dai carabinieri per avere aggredito con un bastone, al culmine di un litigio forse divampato per il mancato pagamento del biglietto, l’autista di un autobus che serve il tratto Viadana-Reggio Emilia. L’autore della folle violenza, un 26enne senegalese residente a Poviglio, è rimasto dietro le sbarre solo per poche ore.

 Come riporta la Gazzetta di Mantova, lo straniero è stato sottoposto al processo per direttissima. Il giudice del tribunale di Mantova, però, non ha convalidato l’arresto del giovane extracomunitario perché sarebbe trascorsa la flagranza del reato.

L’immigrato, infatti, subito dopo aver colpito il conducente del mezzo prima con un pugno e poi con un bastone si è allontanato dal luogo dell’aggressione venendo fermato dai militari nelle immediate vicinanze. Il 26enne senegalese, rimesso in libertà, è stato denunciato a piede libero per lesioni, violenza e interruzione di pubblico servizio.

 La vittima della brutale aggressione è Ciro Procopio, un campano di 53 anni, subito trasportato all’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore dove è stato successivamente dimesso con una prognosi di 7 giorni.

L’uomo ha raccontato ai microfoni dell’emittente TeleReggio cosa è accaduto in quei minuti di follia. “Voleva salire fuori fermata. Ha iniziato a offendermi, a darmi del ciccione che non ha voglia di fare niente.

Il suo atteggiamento era chiaramente di chi non ha niente da perdere e sa che se aggredisce non gli succede niente”, ha dichiarato l’autista. Quest’ultimo ha provato a difendersi ma è stato tutto inutile: “Ho cercato di prendere il telefonino e ha iniziato a darmi dei colpi in testa. Non ho potuto reagire, perché se l’avessi fatto sarei finito dalla parte del torto”.

Il 53enne sottolinea che la legge non tutela le vittime di episodi del genere e teme che lo straniero, che avrebbe già picchiato in passato dei suoi colleghi, possa ripetere il gesto. “Siamo molto esposti, non per colpa di Seta che come azienda si impegna in questo senso, ma per la legge che c’è in Italia. Questa è una persona che ha già delle recidive con gli autisti e domattina lo rifarà sicuro”.

giovedì 24 ottobre 2019

Schiaffo Ue a sinistra e buonisti: l’europarlamento respinge la risoluzione per i porti aperti alle Ong. M5S si astiene



Il Parlamento europeo ha respinto la risoluzione sui salvataggi in mare dei migranti che, tra le altre cose, chiedeva l’apertura dei porti alle organizzazioni non governative e il divieto di criminalizzazione delle attività di assistenza in mare. Appena due i voti di scarto, 290 contrari contro 288 favorevoli. 36 gli astenuti, tra cui gli eurodeputati del Movimento 5 Stelle che avevano presentato insieme a Socialisti e Verdi un emendamento per introdurre a livello Ue un sistema obbligatorio di ricollocamento dei migranti.

La plenaria di Strasburgo si è spaccata tra progressisti e popolari/populisti, anche se si sono registrati molti voti in dissenso rispetto alle intenzioni di voto dei vari gruppi. La risoluzione, bocciata sul filo di lana, raccomandava gli Stati membri di “mantenere i loro porti aperti alle navi, comprese le navi delle ONG, che hanno effettuato operazioni di salvataggio intendono far sbarcare i passeggeri“. La prima versione del documento, così come approvato dalla commissione Libertà pubbliche, prevedeva anche di vietare la “criminalizzazione” a livello europeo delle attività di soccorso in mare.

Inoltre, come detto, al testo si era aggiunto un emendamento proposto in modo congiunto da Socialisti&Democratici, Verdi e 5 Stelle per la creazione di un “un meccanismo permanente e obbligatorio di ricollocamento per gli arrivi via mare“, oltre a “potenziare le operazioni proattive di ricerca e soccorso fornendo una quantità sufficiente di navi e attrezzature specificamente dedicate alle operazioni (…) lungo le rotte sulle quali possono contribuire efficacemente al salvataggio di vite umane“. A cui aggiungere poi una possibile missione di salvataggio Ue “coordinata da Frontex” o una serie di “operazioni internazionali, nazionali o regionali distinte, preferibilmente civili“. Un frullato di proposte bocciato, anche se con scarto minimo, dall’Europarlamento.

I gruppi che hanno votato a favore sono stati S&D, Renew Europe (liberali), Verdi e Gue (sinistra radicale). Contrari, invece, Partito Popolare Europeo (Forza Italia), Conservatori e Riformatori Europei (Fratelli d’Italia) e Identità e democrazia (Lega). Soddisfatto Antonio Tajani (Fi): “La risoluzione Ricerca e Soccorso votata oggi equiparava le ONG alle Forze dell’ordine,chiedeva agli Stati membri di condividere informazioni sensibili con le ONG e garantire porti sempre aperti per le loro imbarcazioni. Noi abbiamo evitato tutto questo”


“Non esiste un sistema Bibbiano”: come previsto la commissione d’inchiesta del PD assolve il PD


àBibbiano indietro tutta! Di più: abbiamo scherzato. Parola della commissione speciale d’inchiesta sul sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna che in appena due mesi è arrivato a concluderne che da quelle parti «non esiste un sistema Bibbiano».

Non varrebbe neppure la pena di parlarne se non per ricordare che l’ufficio di presidenza della suddetta commissione è così composta: presidente, Giuseppe Boschini, del Pd, Raffaella Sensoli, M5S, e Igor Taruffi, di Sinistra Italiana.
Sui gravi fatti di Bibbiano prevale la convenienza di partito
Del centrodestra, che pure l’aveva richiesta e che primo aveva denunciato l’anomalia dell’esorbitante numero di affidi in Val d’Enza, poi culminato nell’inchiesta Angeli e Demoni, neppure l’ombra. «Una situazione talmente paradossale che farebbe quasi ridere, se di mezzo non ci fosse il dramma di tante famiglie», commentò in quell’occasione su Facebook Giorgia Meloni. Ma tant’è: quando si tratta dell’Emilia Romagna, la sinistra bada al sodo.

 Tanto più che nella vicenda Bibbiano sono incappati anche tre sindaci del Pd: Andrea Carletti, primo cittadino di Bibbiano, finito agli arresti domiciliari, Paolo Colli e Paolo Burani, ex sindaci di Montecchio e Cavriago, ora indagati per abuso d’ufficio. L’esito dei lavori della Commissione non poteva che finire così. Soprattutto in vista del prossimo voto regionale. Una consultazione che in caso di vittoria del centrodestra potrebbe far suonare le campane a morto per il governo giallo-rosso.
Centrodestra escluso dal vertice dell’organismo d’indagine
Nel frattempo, meglio scagliare la palla in tribuna e puntare il dito contro il destino cinico e baro. Esattamente quel che ha fatto la commissione: «I numeri non ci dicono che esista lì un’anomalia, ma che c’è bisogno di ringhiere normative e organizzative perché non accadano più casi del genere», ha detto Boschini. Commovente.

Neppure lui, tuttavia, ha potuto negare che qualcuno «per dolo» o «per mancanza di attenzione» sia «uscito dai binari». Ma – ha sottolineato – questi fatti «li accerterà la magistratura». Giusto. Resta solo da capire a che cosa sia servita la Commissione che proprio oggi ha concluso sul nulla i suoi lavori.

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