giovedì 10 ottobre 2019

Ragazzina di 13 anni messa incinta da un Sinti di 32 anni: “È la nostra cultura, rimanere incinta a quell’età è normale”


CITTADELLA – Ha solo 13 anni, ma è già pronta a diventare mamma.

Ricoverata in ospedale per controlli legati alla gravidanza è stata portata subito dai Servizi sociali in una struttura protetta. «Siamo Sinti e abbiamo delle regole diverse rispetto a voi – allarga le braccia il fidanzato 32enne – Nella nostra cultura rimanere incinta a quell’età è la normalità».

Intanto però i carabinieri sono stati informati della vicenda e sono in corso accurate verifiche. Succede a Cittadella, nell’Alta Padovana. La protagonista è un’adolescente che dovrebbe partorire un bambino il 16 novembre.

La ragazzina fa parte di una famiglia di nomadi Sinti che si sposta tra il bassanese ed il cittadellese. Il caso è scoppiato dopo il ricovero della scorsa settimana all’ospedale della città murata per una serie di accertamenti clinici. Venerdì, però, le è stato imposto il trasferimento in una struttura protetta. I genitori e il fidanzato…

Momenti di terrore ad Arezzo: straniero “alterato” assalta una chiesa e distrugge arredi e oggetti sacri


Attimi di paura ieri pomeriggio in una chiesa di Pescaiola (Arezzo), dove un cittadino straniero in stato di alterazione psico-fisica ha seminato il panico, prendendosela con vasi ed oggetti sacri arraffati e scagliati alla rinfusa.

 L’episodio intorno alle 18.00 nella parrocchia di Sant’Agnese, in via Alessandro dal Borro.

Qui l’extracomunitario ha fatto improvvisamente irruzione e, senza alcun motivo, ha riversato la propria furia contro alcuni complementi d’arredo, finendo col danneggiarli. Ignote le cause che possono aver provocato la sua violenta reazione.

Sul posto si sono precipitate due pattuglie della polizia di Stato, che hanno intercettato lo straniero all’uscita della chiesa. L’uomo era ancora piuttosto alterato, motivo per cui gli agenti hanno ritenuto opportuno richiedere l’intervento del personale sanitario del 118.

Gli operatori hanno pertanto caricato il soggetto sull’ambulanza per poi trasportarlo in codice giallo al pronto soccorso dell’ospedale San Donato di Arezzo, dove è stato ricoverato. Sarà compito dei medici stabilire se il comportamento del 36enne, di cui non è stata resa nota la nazionalità, sia stato causato da problemi di natura psichiatrica o dal consumo di stupefacenti.

Firenze, straniero del Ciad sferra una serie di calci contro 2 donne senza motivo sul bus. Solo denunciato


Piazza Santa Maria Novella: immigrato prende a calci i passeggeri dell’autobus. Ieri pomeriggio i carabinieri sono intervenuti in Piazza Santa Maria Novella ed hanno denunciato un 39enne ciadiano poiché, senza alcun motivo, ha sferrato una serie di calci nei confronti di due donne (una 20enne ed una 55enne) a bordo dell’autobus numero 37.

 Il conducente del mezzo Ataf, vista la situazione, è stato costretto ad interrompere la corsa fino all’intervento dei carabinieri della stazione Uffizi.

Dopo aver riportato la calma, la ragazza è stata supportata perché in lacrime, il 39enne (senza fissa dimora) è stato denunciato a piede libero per i reati di percosse ed interruzione di pubblico servizio. 

“Ci troviamo a commentare l’ennesimo triste episodio – spiega Massimo Milli, RSU FAISA-CISAL Ataf – accaduto ancora una volta ai danni di persone innocue e che, come nella maggior parte degli episodi passati di aggressione ad autisti e verificatori, non trovano motivazioni plausibili se non rimarcare il disagio sociale che taluni utenti vivono quotidianamente”.

mercoledì 9 ottobre 2019

Como, ragazzina di 13 anni trascinata e stuprata in un appartamento: arrestati 2 nigeriani


Due uomini sono stati fermati dalla polizia a Como con l’accusa di aver violentato una ragazzina di 13 anni, loro connazionale. Si tratta di due cittadini nigeriani, regolari in Italia, poco più che ventenni. La violenza si sarebbe consumata la notte fra sabato e domenica scorsa.

La ragazzina, dopo aver accompagnato a casa un’amica con cui aveva passato la serata, all’angolo fra via Napoleona e De Cristoforis è stata avvicinata da un suo connazionale, che le ha strappato di mano il telefono cellulare.

La 13enne lo ha inseguito, ma il giovane l’ha presa per un braccio e l’ha trascinata nel proprio appartamento, dove ha abusato di lei. La ragazzina ha riferito di avere subito abusi sessuali anche da un amico del padrone di casa, che nel frattempo li aveva raggiunti.

Soltanto alle 6 del mattino, mentre i due giovani dormivano, la giovane ha avuto la forza di recuperare il proprio cellulare e scappare a casa dalla famiglia, che aveva già allertato della scomparsa i carabinieri della compagnia di Cantù.
Gli accertamenti dei medici hanno confermato la violenza
Il giorno successivo la ragazzina si è confessata con la madre, rivelandole quanto accaduto la notte precedente. La donna e altri due familiari sono quindi andati a casa di uno presunti autori della violenza, trovandolo ancora nell’appartamento, e da lì è nata una colluttazione.

La polizia ha portato i due uomini in questura e la giovane vittima in ospedale per gli accertamenti, che hanno confermato l’atto sessuale. L’abitazione nel quale si è consumata la violenza è stata perquisita e sono stati sequestrati indumenti e lenzuola.

Per i due giovani, portati nel carcere di Bassone, il pubblico ministero ha disposto la misura del fermo.

Grillino passa con Fratelli D’Italia: scoppia una violenta rissa alla Camera, leghista cade e batte la testa (video)


Il deputato del M5s (dissidente) Davide Galantino passa a Fratelli d’Italia e quando la presidente di turno a Montecitorio Maria Edera Spadoni dà l’annuncio si scatena il caos tra i banchi grillini.

Alcuni 5 stelle si sono avvicinati al collega e ormai ex compagno di Movimento gridandogli “venduto!”, si scatena un parapiglia nel quale ad avere la peggio è il leghista Giuseppe Basini, che cadendo ha sbattuto la testa. Seduta sospesa, come ovvio, ma rissa proseguita tra urla e spintoni nei corridoi del Transatlantico.

“Ho gridato io venduto – ha spiegato il 5 Stelle Leonardo Donno – perché Galantino ha tradito il nostro gruppo, doveva andarsene a casa”. Decisivo l’intervento dei commessi e del dem Emanuele Fiano, che hanno impedito che la situazione degenerasse ulteriormente.




Razzismo a Vicenza, 40enne insultato da 2 minori stranieri: “Italiano di m***, che ca*** vuoi?”. Poi le botte


Episodio di discriminazione, perpretrato stavolta nei confronti di un italiano a Vicenza, dove un uomo è stato aggredito da due ragazzini di nazionalità straniera che gli hanno rivolto insulti razzisti prima di attaccarlo. I fatti lunedì notte, quando la vittima stava tornando a casa.

 Il 40enne, un vicentino, si trovava in via Giovanni Durando, zona San Paolo, quando ha udito degli schiamazzi provenire dalla vicina piazzatta Gioia.

Qui si trovavano infatti due minorenni stranieri, intenti a fare baccano senza curarsi minamente del disturbo arrecato al quartiere. Dal momento che i ragazzi non si davano una calmata, il 40enne si è avvicinato per rimproverarli, chiedendo loro di fare meno rumore.

I giovani hanno tuttavia reagito male alle sue parole, cominciando a gridare insulti nei suoi confronti. “Italiano di me***, che ca*** vuoi?”, gli hanno urlato, come riportato da “VicenzaToday”. Dopo le inguirie, l’aggressione fisica, con violenti spintoni per allontanare il 40enne. Quest’ultimo ha subito contattato le forze dell’ordine, segnalando la presenza dei giovani molesti.

Sul posto sono arrivati gli agenti di polizia, che hanno provveduto a rintracciare i due minorenni. Questi, fermati poco dopo in via Curtatone, sono risultati essere un 17enne albanese ed un 17enne serbo. Entrambi sono stati identificati.

Nuoro, un intero paese in rivolta dopo l’arrivo di una famiglia rom: furgone incendiato e camper preso a sassate


Bolotana (Nuoro) – Un’intera comunità si ribella all’arrivo di una famiglia rom: furgone incendiato e camper danneggiato da una sassaiola. L’associazione “buonista” Asce accusa i cittadini del piccolo paesino sardo di razzismo e paura verso il diverso.

Da CastedduOnline – Una serie di attentati ai danni di una famiglia rom trasferitasi da pochi mesi a Bolotana. La denuncia è dell’Asce (associazione sarda contro l’emarginazione) che denuncia l’incendio di un furgone e il danneggiamento tramite il lancio di sassi di un camper che “rappresentano, però”, per l’associazione, “solo gli eventi più visibili di un clima di tensione ed esasperato allarme sociale ai danni della famiglia che ha acquistato una casa nel centro storico del paese.

Tali eventi, infatti, si sono intrecciati a racconti, voci e “narrazioni oniriche” che non hanno trovato nessun riscontro nella realtà. Si tratta di racconti di furti e danneggiamenti mai avvenuti, che però sono forse bastati a motivare o giustificare queste aggressioni, il cui principale connotato rimane, pertanto, il razzismo. Un razzismo alimentato da pregiudizi e stereotipi tanto forti e tanto radicati da non avere neppure bisogno di essere ripetuti, quando si parla di rom, o addirittura di “zingari”, poiché rappresentano un sostrato culturale comune a tutti, in tutta la Sardegna e in tutta Italia, anche se assolutamente ingiustificato e intollerabile.

Quella che si respira a Bolotana”, aggiunge, “è paura. Paura del diverso e di ciò che non si conosce, paura di essere giudicati o ostracizzati nel dimostrare solidarietà, paura di subire altri danneggiamenti o aggressioni.

Oltre ad una comunità in allarme, esiste anche un’amministrazione muta, che non è stata in grado di pronunciarsi di fronte ad una serie di gravi fatti che hanno colpito una nuova famiglia residente nel territorio, né di spezzare il clima di marginalizzazione che la riguarda.

Tra queste voci ne esistono fortunatamente anche alcune discordanti, solidali, che hanno avuto la forza di superare lo stigma e la diffidenza per arrivare a portare parole di solidarietà, conforto, vicinanza, e che si stanno attivando per ricostruire quel legame che dovrebbe ancora rappresentare, pur nelle difficoltà di un panorama sociale sempre più sfilacciato, la forza delle comunità locali.

Come Asce crediamo però importante che sia tutta la comunità a dover passare da una assunzione di responsabilità collettiva, a partire dagli amministratori e da quegli enti, come la scuola, che dovrebbero avere l’obiettivo di ristabilire un clima favorevole alla serena accoglienza e convivenza.

Riteniamo fondamentale non farci partecipi di questo clima di allarme sociale, ma piuttosto contribuire a rafforzare quelle reti di solidarietà che sono in grado di distinguere e portare alla luce il riconoscimento della dignità delle persone, in grado di andare oltre gli stereotipi e le descrizioni discriminanti per lasciare spazio all’incontro, alla conoscenza, al confronto reciproco nella prospettiva del rispetto dei valori del vivere civile e della solidarietà”.

Si è intascato 117mila euro indebitamente: chiesti 4 anni di carcere per l’ex toga rossa Antonio Ingroia


La Procura di Palermo ha chiesto 4 anni di carcere per l’ex giudice Antonio Ingroia. L’accusa è di peculato. Ingroia, che oggi fa l’avvocato dopo una tanto breve quanto fallimentare esperienza in politica, si sarebbe appropriato di 117mila euro non dovuti durante la sua esperienza come liquidatore di Sicilia e-servizi, la società che gestisce i servizi informatici della Regione siciliana.

Secondo i pm, Ingroia avrebbe ricevuto l’indennità spettante all’amministratore e non al liquidatore. Inoltre, per soli tre mesi di attività, si sarebbe fatto pagare il compenso spettante per l’intero anno. Lui si giustifica: “Sono fiducioso, la verità verrà a galla”.
La vicenda
L’inchiesta della Procura palermitana ha svelato il lato nascosto dell’incarico che Ingroia ha svolto per la e-servizi, la società che gestisce i servizi informatici della Regione Sicilia. Nel 2013, l’ex pm era stato nominato dall’allora governatore Crocetta liquidatore della società. Carica mantenuta per un anno e sostituita da quella di amministratore unico dell’assemblea dei soci. Secondo gli investigatori, Ingroia si sarebbe auto-liquidato circa 117mila euro a titolo di “indennità di risultato per la precedente attività di liquidatore”.

Soldi che si sarebbero ggiunti al “compenso omnicomprensivo” che gli era stato riconosciuto dall’assemblea, per un importo di 50mila euro. La buonuscita che l’ex pm si era riconosciuto aveva determinato per il gip “un abbattimento dell’utile di esercizio” di e-servizi “da 150mila euro a 33mila euro”.
Il processo
Nel 2017 l’ex giudice Ingroia era fitito nel mirino della Procura di Palermo, che aveva aperto un indagine su due filoni: non solo i 117mila euro di auto-liquidazione, ma anche altri 34mila euro di rimborsi non dovuti. In base alla ricostruzione dei pm, infatti, Ingroia si sarebbe fatto rimborsare anche le spese di vitto e alloggio durante le sue missioni, nonostante fossero previsti soltanto rimborsi per i viaggi.

L’indagine si è poi concretizzata in un rinvio a giudizio, con l’apertura del processo con rito abbreviato. Fino alla richiesta di 4 anni di carcere presentata nelle ultime ore dai pm Pierangelo Padova ed Enrico Bologna.
Ingroia: “Contro di me accanimento. Ma sono fiducioso”
“La richiesta della procura non mi sorprende dato l’accanimento e l’evidente ostilità nei miei confronti. Quello che è importante – ha detto Ingroia ad Adnkronos – è che io so di aver operato nel giusto e di avere la coscienza a posto. Ho capito che c’è un’interpretazione alla rovescia dei fatti. Sono fiducioso – ha continuato l’ex giudice – che alla fine la verità verrà a galla.

Ora che faccio l’avvocato, ho visto tanti casi di mala giustizia per l’Italia ma credo anche che i giudici sapranno riconoscere la verità”, il commento del fondatore di Rivoluzione Civile e Lista del Popolo per la Costituzione, che ha concluso: “Io ho la coscienza a posto”

Roma, il Movimento 5 Stelle provoca i romani: il Comune pensa a un piano per dare le case popolari ai rom


L’ipotesi di dare il via alla costruzione di nuove case popolari dove possano convivere “famiglie appartenenti alle varie etnie e alle differenti classi di reddito presenti nel territorio capitolino” è contenuta tra gli obiettivi della proposta di iniziativa consiliare che contiene le “Linee guida per una ricognizione finalizzata ad una variante urbanistica del Piano Regolatore Generale”, firmata dai consiglieri pentastellati in Campidoglio.

Dietro il progetto ambizioso del M5S capitolino, secondo le indiscrezioni pubblicate da Affaritaliani, ci sarebbe la volontà di portare a termine il piano di superamento dei campi rom, dando il via alla costruzione di “40mila appartamenti con obiettivo di zero consumo di suolo e mix sociale fra gli abitanti della Capitale”.

Un piano che, secondo i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia, Fabrizio Ghera, Giancarlo Righini e Chiara Colosimo, potrebbe ricevere anche il placet della Regione, dove ormai è sempre più saldo l’asse tra Pd e M5S. A via della Pisana, infatti, Pd, Leu e Radicali hanno già presentato una proposta di legge per eliminare la legge regionale 82/1985 sulle “norme in favore dei rom”. L’obiettivo, secondo le opposizioni, è quello di rimpiazzarla con una nuova regolamentazione che permetta di arrivare al “superamento dei campi”.

E, perché no, di accontentare la Commissione europea, che soltanto un anno fa aveva ammonito la Regione Lazio proprio sulla presunta discriminazione delle popolazioni nomadi nell’accesso alle case popolari. Per questo, scommettono gli esponenti del partito di Giorgia Meloni, la Regione Lazio sarebbe pronta ad approvare, grazie alla sinergia tra Dem e grillini, un provvedimento che includa al suo interno anche l’accesso facilitato per i nomadi all’edilizia residenziale pubblica.

“Sarà uno dei primi parti legislativi di questo innaturale connubio”, si legge in un comunicato diffuso dai consiglieri. “Così – commentano – dopo aver subito i danni alla salute provocati dai roghi tossici, i furti nelle case, i borseggi sull’autobus, il rovistaggio dei cassonetti con spargimento dei rifiuti sui marciapiedi e l’accattonaggio, i cittadini del Lazio, italiani e stranieri regolari da anni residenti, meritevoli per graduatoria di acquisire un alloggio popolare, si vedranno togliere questo diritto da chi sfrutta i minori e i disabili per rubare e chiedere l’elemosina”.

 Anche la Lega si schiera contro un’ipotesi di questo tipo, con il capogruppo in Regione Orlando Tripodi, che invoca le “ruspe” e promette le barricate. “Qualsiasi persona si adegui alle leggi dello Stato senza corsie preferenziali – attacca il leghista – i romani e gli italiani hanno subito abbastanza tra roghi tossici e delinquenza”.

San Gimignano, detenuto tunisino tenta di strappare l’orecchio al poliziotto: ma i giudici indagano gli agenti


Aggressione nel pomeriggio a un agente penitenziario nel carcere di San Gimignano (Siena), struttura di cui si è parlato di recente per l’inchiesta sui presunti pestaggi ai detenuti e dove da tempo sono denunciate condizioni difficili di vivibilità.

Ora, nell’episodio odierno, informa il sindacato Fns Cisl di Siena, è stato “colpito al volto con un oggetto contundente” un ispettore da “un detenuto tunisino” che gli ha causato una ferita curata con una ventina di punti di sutura. L’agente avrebbe anche riportato danni all’udito. Ha evitato conseguenze peggiori il tempestivo intervento dei poliziotti in servizio nel Reparto Media Sicurezza.

L’ispettore è stato portato all’ospedale ‘Le Scotte’ di Siena. Per la sigla sindacale “il vile gesto è ulteriore dimostrazione del grave contesto in cui quotidianamente operano donne e uomini della polizia penitenziaria” e “dell’immediata necessità di dare vita al nuovo progetto per la casa di reclusione di San Gimignano”. Anche il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Sappe, Donato Capece, ricostruisce l’aggressione all’ispettore dentro il carcere di San Gimignano. “Nel pomeriggio” un recluso “ha aggredito alcuni poliziotti per futili motivi”, scrive in una nota.

E’ successo “verso le 16.30-17 quando un detenuto tunisino della sezione media sicurezza ha lanciato dall’interno della sua cella un fornellino del gas che, per caso del tutto fortuito, attraversando lo spioncino del blindo ha colpito a un orecchio l’ispettore della sorveglianza generale”. “Il motivo del folle gesto – prosegue il Sappe – risiede nella pretesa del ristretto di effettuare una telefonata non prevista, che peraltro gli era stata già negata la mattina. Il collega ha riportato una ferita all’orecchio con 12 punti di sutura”.

 Per Capece “i detenuti evidentemente sono convinti non di essere in carcere a scontare una pena ma in un albergo” ed “è grave che la recrudescenza di eventi critici in carcere si è concretizzata proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica e il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive con controlli sporadici della polizia penitenziaria”.

Migranti, un’altra beffa per l’Italia grazie ai giallorossi: dovremmo accogliere pure gli sbarcati in Grecia e Spagna


Da Roma, nonostante tutte le indicazioni da giorni vadano nel segno opposto, alla vigila del vertice di Lussemburgo si professa “cautela” ed un po’ di ottimismo: un modo, in realtà, per nascondere il totale fallimento della strategia messa in atto dal Conte II sui migranti.

Quando il presidente del consiglio a Palazzo Chigi eredita da sé stesso la campanella, sa bene che da lì a breve deve dare luogo a qualche iniziativa politica per far digerire il previsto e prevedibile aumento degli sbarchi. Ecco quindi che salta fuori l’idea della redistribuzione in Europa, con Berlino e Parigi che offrono una sponda politica al “figliol prodigo” Conte.

 Il resto è tutta storia già raccontata in queste prime settimane di governo giallorosso. La Germania si mostra improvvisamente solidale con l’Italia, l’esecutivo di Angela Merkel si fa promotore del vertice di Malta da attuare con i due Stati che ricevono gli sbarchi dalla rotta del Mediterraneo centrale, ossia l’Italia per l’appunto e Malta. A La Valletta l’incontro è a cinque: oltre ai ministri dell’interno dei governi di Roma e La Valletta, vi è quello tedesco, francese e finlandese, con Helsinki invitata in quanto presidente di turno dell’Ue.

Il solo annuncio della conferenza maltese, fa esultare Conte che parla di clima positivo nella speranza di mandare in secondo piano l’aumento del numero degli approdi. Ma poi tutto si risolve senza reali e concreti documenti da analizzare: a Malta si trova un’intesa su cinque punti da presentare in Lussemburgo l’8 ottobre, giorno del consiglio dei ministri dell’interno dell’Ue.

E nel granducato quando la bozza arriva sul tavolo degli altri titolari degli interi europei, il nostro paese viene snobbato e, nella migliore delle ipotesi, le ragioni mosse dal governo giallorosso vengono considerate superflue. In particolare, i malumori vengono agitati sul meccanismo della redistribuzione, cavallo di battaglia di Giuseppe Conte.

C’è chi lo vede come uno strumento inopportuno, chi come una mossa volta solo ad accontentare l’Italia. Peraltro, la redistribuzione discussa a La Valletta appare già di gran lunga ridimensionata rispetto ai progetti iniziali visto che, nella bozza discussa nella capitale maltese, si fa riferimento al ricollocamento solo dei migranti che arrivano tramite navi delle Ong o militari. In cifre, la redistribuzione riguarderebbe solo il 20% dei migranti arrivati in Italia nel 2019.

Quando poi è lo stesso ministro degli interni tedesco Seehofer a mettere in discussione il meccanismo di Malta, ben si capisce come l’impalcatura su cui si regge la fragile impostazione politica giallorossa oramai è prossima al collasso.

Ma, andando a vedere la dinamica del vertice di Lussemburgo di ieri, ci si accorge che non sono soltanto i paesi dell’est o del nord Europa, tradizionalmente contrari alla redistribuzione, a bocciare la proposta giunta sul tavolo del consiglio. Ad esempio, Spagna e Grecia avanzano delle perplessità: loro nel 2019 accolgono quasi il doppio dei migranti giunti in Italia, sia da Madrid che da Atene dunque viene chiesto che, se si parla di redistribuzione, allora essa deve riguardare anche gli sbarchi delle rotte orientali ed occidentali del Mediterraneo.

Tradotto dal politichese, Italia e Malta devono prendersi una parte della quota di migranti che arrivano nella penisola ellenica ed in quella iberica. Un vero e proprio boomerang per Roma: non solo, alla fine della giornata di ieri, sono solo quattro paesi aderire al meccanismo di La Valletta, ma qualora le perplessità di Grecia e Spagna venissero accolte, allora l’Italia dovrebbe accollarsi anche altri migranti di altri paesi.

A questo punto, il governo giallorosso deve tifare per il totale fallimento della sua iniziativa politica: meglio perdere che straperdere, è il ragionamento che inizia ad insinuarsi a Palazzo Chigi, meglio continuare ad accollarsi solo i migranti che arrivano nel nostro paese piuttosto che ospitare anche quelli che approdano in Spagna ed in Grecia. È questa dunque la cronaca di un fiasco annunciato, una sconfitta maturata tanto tra i palazzi romani quanto tra quelli europei.

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