lunedì 7 ottobre 2019

Condannati a 1 anno e 9 mesi di carcere Tiziano Renzi e Laura Bovoli nel processo di per le fatture false



Un anno e nove mesi. È questa la condanna inflitta in primo grado a Tiziano Renzi e Laura Bovoli nel processo di per le fatture false.Con i genitori dell’ex premier è stato condannato anche l’imprenditore Luigi Dagostino a due anni.

Sostanzialmente è stata accolta la richiesta del pm Christine Von Borries che che aveva chiesto per Tiziano Renzi e la moglie una condanna a un anno e nove mesi e una condanna a due anni per Dagostino.

Il verdetto in primo grado è arrivato dopo un processo che riguarda il fallimento di tre cooperative. Lo scorso marzo gli imputati erano stati arrestati e tenuti ai domiciliari. Le fatture che sono al centro dell’accusa sono due, una da 140mila eruro e un’altra da 20mila euro. Le fatture su cui l’accusa ha basato la richiesta di condanna sarebbero state pagate alla società Party srl e alla Eventi 6 Srl nel luglio del 2015.

Secondo la tesi della procura, la fattura più pesante, quella da 140mila euro sarebbe stata emessa per progetti per aree ricreative e per alcuni ristoranti all’interno del outlet “The Mall” a Leccio di Reggello, in provincia di Firenze.

 L’accusa sotiene che le consulenze non siano mai state realizzate. L’altra fattura, quella da 20mila euro, risulta emessa dalla società fondata dal padre dell’ex premier e dalla Nikila Invest che invece fa riferimento a Ilaria Niccolai, la compagna di Dagostino.

In fase di dibattimento nel processo, un consulente della difesa, il commercialista Francesco Pistolesi ha affermato che le due fatture sono state emesse in modo regolare senza provocare danni alle casse dello Stato. I giudici però la pensano in maniera diversa. E da qui è nata la condanna in primo grado. Quasi certamente verrà presentato ricorso in Appello.

DETENUTI STRANIERI CI COSTANO 1 MILIARDO DI EURO L’ANNO


“Un terzo della popolazione carceraria in Italia è composto da detenuti stranieri” questo l’allarme lanciato da Andrea Delmastro, deputato di Fratelli d’Italia, sottolineando che la cifra di detenuti stranieri si attesta intorno alle 20mila unità e che alla collettività questi costano più di 2 milioni e mezzo di euro al giorno, pari a 137 euro a testa.

Quasi 1 miliardo di euro l’anno. Una cifra mostruosa.

“Sono numeri spaventosi che consigliano di rivedere completamente la normativa e soprattutto di attivare accordi bilaterali con i Paesi di provenienza perché i detenuti stranieri scontino nelle loro galere le sentenze penali italiane” continua Delmastro, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Affari Esteri.

“Fratelli d’Italia lavorerà in Commissione per chiedere che vengano stretti accordi bilaterali in tal senso con tutti i paesi extracomunitari“.

Sarà però necessario anche subordinare la sottoscrizione di ogni accordo bilaterale, qualunque sia il contenuto, alla presenza della clausola del “delinquente a casa sua”, come la chiama Delmastro, in modo da superare quantomeno il problema economico legato al mantenimento dei detenuti.

“L’Italia – conclude l’onorevole – non può più permettersi questa spesa, tanto più se si considera che siamo oggetto di sanzioni per il sovraffollamento carcerario. In questo campo chiediamo al Governo Conte netta discontinuità: per la sinistra il problema del sovraffollamento carcerario si risolveva con provvedimenti svuota carceri, per noi rispedendo a casa chi delinque“.

Basterebbe imporlo agli Stati di provenienza, pena stop agli aiuti. Ma la UE di sicuro si opporrà parlando di ‘diritti umani’, secondo loro, il delinquente ha il diritto a scontare la pena dove preferisce.

«DELRIO (PD) HA CHIESTO I VOTI ALLA ‘NDRANGHETA»

ACCUSE GRAVISSIME DALLA LETTURA DELLA SENTENZA SULLA ‘NDRANGHETA NELL’EMILIA ROSSA 


La sentenza Aemilia: «I candidati a sindaco di Reggio andarono a Cutro senza dire che i voti della ‘ndrangheta erano sgraditi».

Dopo il deposito delle motivazioni del maxi processo contro la ‘ndrangheta “Aemilia”, celebrato a Reggio, la Lega ha chiesto di ascoltare in commissione parlamentare antimafia Delrio e l’attuale governatore emiliano-romagnolo Stefano Bonaccini.

Il motivo e’ il grave episodio ricordato nelle motivazioni e avvenuto nel 2009, quando alcuni candidati a sindaco di Reggio Emilia si recarono in piena campagna elettorale a Cutro, in Calabria, paese di origine della cosca di ‘ndrangheta legata alla famiglia Grande Aracri che si era espansa anche in Emilia. Tra i candidati presenti anche Delrio.

 Ora, cosa va a fare il candidato a sindaco PD di Reggio Emilia nella capitale di una cosca ‘ndranghetista? A chiedere i voti dei calabresi residenti in città, dicono molti.

Poi dove andrete, a Benin City? Ma Delrio smentisce di essere andato a caccia di voti dei cutresi, di cui a Reggio Emilia esiste una numerosa comunita’. Si trattava di turismo.

La Lega: se ne occupi la commissione Antimafia. Nuovo imbarazzo sull’asse Pd-M5s.

Pier Ferdinando Casini, una bomba sotto la poltrona di Conte: "Perché deve lasciare la delega ai servizi"


"Lasci, come fecero altri più esperti prima di lui". Pier Ferdinando Casini consegna a un'intervista alla Stampa il suo umile consiglio a Giuseppe Conte, che rischia di venire travolto dal caso servizi segreti.

La richiesta di Matteo Renzi al premier di lasciare la delega per i servizi segreti "è una richiesta forte" perché "se non si ha fiducia politica che il premier riesca a gestire questa delega, vuol dire che lo si ritiene istituzionalmente inaffidabile", spiega l'ex presidente della Camera.

 Al di là di toni e diktat, Casini "condivide" il consiglio di rinunciare, perché "i premier più esperti e più capaci hanno sempre delegato questa responsabilità, perché c'è la necessità di competenze specifiche e di un impegno al cento per cento". E aggiunge: "Peraltro rischia di essere inavveduta l'idea che qualche consigliere del presidente possa supplire dando i consigli giusti.

Perché ciascuno risponde a una cordata e quindi in quel ruolo serve un'autorità con delle competenze specifiche". La vicenda dell'incontro segreto fra il capo del Dis Gennaro Vecchione e il ministro della Giustizia Usa William Barr "è chiaro che rischia di finire in Parlamento - continua Casini -.

Proprio per l'esposizione in prima persona del premier, il rischio che qualcuno chieda un dibattito in aula, anche dopo la sua audizione al Copasir, c'è. E sotto il profilo politico, Conte farebbe fatica a sottrarsi a questa richiesta".

“La stazione di Milano è fuori controllo”: pusher gambiano aggredisce e spezza un dito a un poliziotto


“Ormai l’escalation di violenze ai danni delle forze dell’ordine non accenna a placarsi. Ma a che punto dobbiamo arrivare prima che l’amministrazione comunale dia segni di vita e intervenga concretamente sul tema sicurezza a Milano?”: così il consigliere comunale della Lega Silvia Sardone commenta l’ennesimo episodio avvenuto nei pressi della Stazione Centrale.

Come riferito da Milano Today, un gambiano di 29 anni nella giornata di sabato, alla vista degli agenti lungo via Napo Torriani, ha gettato per terra tre involucri per tentare di sfuggire al controllo ingaggiando una colluttazione con gli agenti.

Nella colluttazione ha avuto la peggio uno degli agenti, che si è fratturato un indice. Il gambiano è stato comunque arrestato e ora risponde di lesioni personali. Nel sacchetto c’era droga per oltre 30 grammi. “Piazza Duca d’Aosta e vie limitrofe – prosegue Sardone – sono state di fatto requisite da decine di pusher extracomunitari ormai padroni del territorio che si sentono pure in diritto di aggredire chi indossa un divisa”.

Così Silvia Sardone, consigliere comunale ed europarlamentare della Lega.
“Esprimo tutta la mia solidarietà nei confronti dell’agente ferito e ringrazio tutte le forze dell’ordine che ogni giorno lavorano sul territorio per garantire la nostra sicurezza, ma purtroppo devo ogni volta constatare e sottolineare l’assenza delle istituzioni in zone calde come quella della Centrale che puntualmente finisce sotto i riflettori per episodi di criminalità e violenze.

Sala e compagni escano dai palazzi: si renderanno conto che là fuori c’è un mondo tutt’altro che rosa e fiori come si ostinano a dipingerlo”.

Naufragio a Lampedusa, Salvini inchioda Conte: “Altri morti figli dei porti aperti e del buonismo”


Un altro naufragio nel Mar Mediterraneo. La politica dei porti aperti attuata dal governo giallorosso sta riportando l’Italia indietro di quattordici mesi: sono riprese le partenze dal Nord della Libia, hanno ricominciato a sbarcare nei porti siciliani le imbarcazioni delle organizzazioni non governative e si contano i primi morti in mare.

“Questi morti sono figli del buonismo, del ‘c’è spazio per tutti’, dei porti aperti, del rinnovato entusiasmo degli scafisti”, ha denunciato Matteo Salvini in diretta su Facebook.

“I numeri degli sbarchi sono triplicati. Questi morti chi li piange? Chi ha permesso che si riaprissero i porti”. Salvini rinfaccia ai giallorossi tutte le mancanze che, in uno solo mese di governo, sono riusciti ad avere nella gestione dell’emergenza immigrazione. L’aver riaperto i porti, dopo quattordici mesi di lotta all’immigrazione clandestina, non ha solo fatto aumentare esponenzialmente gli sbarchi, ma ha causato l’ennesima strage in mare. Una strage che il leader del Carroccio imputa al “buonismo” della sinistra e dei Cinque Stelle che sono tornati ad adottare politiche buoniste per far ripartire il business dell’accoglienza. E così ci ritroviamo a contare il numero dei disperati che perdono la vita nel Mediterraneo.

La notte scorsa, prima che un barcone naufragasse in mare, a Lampedusa c’è stato un vero e proprio via vai. “C’erano addirittura gli elicotteri con le entrate e le uscite della Guardia Costiera, con decine di migranti arrivati e altre decine in arrivo”, ha sbottato Salvini. “Non si può andare avanti così”. In un solo mese il governo Conte ha di fatto vanificato il lavoro che per un anno e mezzo il leader del Carroccio ha portato avanti al Viminale. “Gli scafisti sono gli unici che stanno festeggiando…”, ha quindi incalzato nella speranza che a Roma “qualcuno si renda conto del disastro di aver triplicato gli sbarchi”.

Per l’ex ministro dell’Interno, che oggi si trova a Trieste per un incontro in Questura, i rischi che oggi tocchiamo con mano nel Mediterraneo potrebbero vedersi, già nelle prossime settimane, anche in Friuli Venezia Giulia dove gli arrivi via terra sono già un problema. “Noi abbiamo cominciato un’operazione di alleggerimento, dei richiedenti asilo dal Friulia Venezia Giulia con più di mille persone”, ricorda il leader del Carroccio auspicando che nessuno al governo pensi di fermare tutto. “Altrimenti saranno problemi”.

giovedì 3 ottobre 2019

Il ministro (abusivo) dei “porti aperti” si prende i meriti di Salvini: “In un anno sbarchi diminuiti del 63%”



Sempre meno migranti sulle nostre coste nell’ultimo anno. Lo afferma il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese in audizione al Senato in vista del Consiglio Ue in programma per il 7 e 8 ottobre. “Continuiamo a registrare un trend in diminuzione degli arrivi via mare nelle nostre coste”, ha detto.

 Al 2 ottobre, i migranti sbarcati nel 2019 sono stati 7.783 a fronte di 21.112 dello stesso periodo nello scorso anno, con un decremento del 63%. “Non vi è dubbio – ha aggiunto – che abbiamo registrato un aumento degli sbarchi autonomi, in particolare dalla Tunisia”.

 Questi sbarchi sono raddoppiati: erano 701 a settembre 2018, mentre nello stesso periodo di quest’anno sono più che raddoppiati. “Sono dati – ha commentato Lamorgese – che possono essere riconducibili a diversi fattori, tra i quali non ultimo il particolare momento politico che sta vivendo la Tunisia”.
Migranti, i dati sulle richieste d’asilo
Altro dato da cui partire, per la titolare del Viminale, “è quello relativo alle richieste d’asilo. Abbiamo abbattuto le pratiche pendenti del 58%: a settembre 2018 le istanze non definite erano 118.445 e nel 2019 sono scese a 50.298”. Un lavoro che certo non è stata lei a fare, né il nuovo governo.

Eppure Lamorgese si vanta di risultati che non ha contribuito a raggiungere. “Il nostro impegno e i risultati raggiunti – afferma – ci rendono più forti sui tavoli europei” per raggiungere una politica europea delle immigrazioni effettivamente efficace”.

 Lamorgese ha anche parlato della Dichiarazione comune d’intenti di Malta “che, pur costruita su un impianto volontaristico, rappresenta tuttavia un passo in avanti”.

“Si tratta ovviamente di un progetto pilota – avverte il ministro dell’Interno – la cui efficacia andrà monitorata e implementata laddove necessario”.

Bari, migranti schiavizzati in una fabbrica di divani: stipati in un capannone e pagati 2,20€ all’ora. 2 arresti


Lavoravano 8 ore al giorno con una paga da 2.20 euro all’ora anziché 9 come previsto dal contratto nazionale, senza formazione sui rischi per la salute e alloggiando in condizioni fatiscenti.

È quanto hanno scoperto i carabinieri in un capannone alla periferia di Bari dove venivano prodotti divani. Il titolare, un cittadino cinese di 57 anni, al momento all’estero, e un ‘caporale’ 41enne, anch’egli cinese, sono stati denunciati.

I due avrebbero reclutato operai provenienti da Sierra Leone, Gambia e Guinea trasformandoli in veri e propri schiavi. Secondo quanto accertato dai militari e dai medici della Asl intervenuti sul posto, i migranti alloggiavano in un seminterrato privo di finestre e servizi igienici, ammassati in condizioni di totale degrado.

               Telecamere per controllare i lavoratori 

I datori di lavori avrebbero anche controllato costantemente le prestazioni dei dipendenti con videocamere, sfruttando le condizioni di fragilità delle vittime costrette ad accettare paghe misere per inviarne una parte alle famiglie in Africa.

Complessivamente nel capannone lavoravano 21 persone. Al termine degli accertamenti, i due cittadini cinesi sono stati denunciati, a vario titolo, per sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita.

mercoledì 2 ottobre 2019

Non solo il reddito di cittadinanza, la terrorista Saraceni prendeva pure il Rei di Renzi: 461 euro al mese


L’ex brigatista Federica Saraceni, attualmente in regime di detenzione domiciliare, percepiva già “461 euro mensili di Reddito di inclusione, prima dell’entrata in vigore del Reddito di cittadinanza”. Lo ha detto il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo risponendo nel corso del question time alla Camera all’interrogazione del deputato FI Paolo Zangrillo.

 Il cosiddetto Rei (reddito di inclusione) venne introdotto dal governo Renzi e confermato da Gentiloni. A ideare il Rei nella sua forma originaria era stata l’ex ministro Marianna Madia. Curioso il fatto che proprio Marianna Madia è tra coloro che hanno annunciato una interrogazione sulla questione del reddito di cittadinanza agli ex brigatisti.
Caso Saraceni, cosa ha detto il ministro Catalfo
Il ministro Catalfo ha espresso solidarietà alle vittime del terrorismo, e in particolare alla famiglia del prof. Massimo D’Antona ucciso dalle nuove Br il 20 maggio 1999. Ha quindi aggiunto che oggi stesso sarà ad un tavolo di lavoro con il ministro della Giustizia Bonafede e l’Inps per individuare le opportune “risposte normative” sul caso.

 Il capo politico del M5S e ministro degli esteri Di Maio ha detto in una diretta Fb che non si può permettere che una ex Br percepisca il rdc. “Spero di incontrare la vedova D’Antona – ha aggiunto – Ho sentito il ministro Bonafede, se sei sotto misure cautelari non puoi prendere il reddito cittadinanza”.
Di Maio: emendamento alla legge sul rdc
Per Di Maio non serve una nuova legge per correggere il tiro: se necessario – ha detto – presenteremo un emendamento.

 Da parte dell’Inps fanno notare che loro si limitano ad applicare la legge. “Adesso – affermano – stiamo facendo delle verifiche su input del ministero del Lavoro e riporteremo al ministero. Se la legge prevede l’esclusione dal beneficio per pene nei precedenti 10 anni, noi applichiamo la legge, non possiamo avere discrezionalità”.

Toscani insulta (di nuovo) i cristiani: “Logico togliere il crocefisso. È discriminatorio, fa impressione”


“Togliere il crocifisso dalle aule? E’ logico. Perché il crocifisso? Allora mettiamoli tutti i simboli. Da laico, lo tolgo. Uno magrissimo sulla croce, inchiodato… Per giustizia, togliamo tutto. E’ discriminatorio per gli altri, molto meglio il mondo o il sistema solare…”. E’ un passaggio dell’intervista di Oliviero Toscani a La Zanzara.

 Nella religione islamica “dio non è rappresentato in modo baracconesco. Un crocifisso attaccato al collo a me fa impressione… Non voglio offendere il crocifisso, io rispetto il crocifisso al di là delle mie valutazioni estetiche.

Credo che non debba essere un simbolo solo per alcuni all’interno di una classe e per questo vada tolto, se non si riescono a mettere tutti i simboli religiosi all’interno della classe…”. “Mi sono fatto l’ernia… Questione di sforzi, sollevare cavalletti, macchine fotografiche, le luci… -racconta ancora Toscani-. Sono un operaio e per quello voto comunista…”.

“Il comunismo sarà bellissimo, è il futuro. Non va messo sullo stesso piano del fascismo, che era la cattiveria. Il comunismo faceva sperare in qualcosa d’altro. Ha fatto milioni di morti? Come le automobili…”, dice Toscani.

TRUMP TASSA GIUSEPPI, ARRIVANO I DAZI AMERICANI


Il Wto,Organizzazione Mondiale del com- merciale, ha autorizzato gli Usa a im- porre dazi agli europei per 7,5 mld di dollari per sussidi concessi ad Airbus. La cifra record fa riferimento alla sentenza del maggio 2018 contro l’Ue per il caso Airbus. L’anno prossimo il Wto si esprimerà sui dazi che potrà im- porre l’Ue agli Usa,per il caso Boeing.

 Mettere i dazi”sarebbe miope,contropro- ducente”, dice la commissaria Ue Malm- stroem.Siamo”pronti a trovare una solu- zione equa, ma se gli Usa imporranno i dazi,l’Ue non potrà che fare lo stesso” Mettere i dazi è miope per chi esporta, non certo per chi importa. Ad esempio, con la Cina, all’Italia, i dazi converrebbero assai.

Ma non convengono alla Germania che vi esporta i macchinari necessari a produrre beni che poi sono in concorrenza con i nostri. Entrando nella Ue siamo entrati in una prigione monetaria ed economica.

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