lunedì 7 ottobre 2019

“La stazione di Milano è fuori controllo”: pusher gambiano aggredisce e spezza un dito a un poliziotto


“Ormai l’escalation di violenze ai danni delle forze dell’ordine non accenna a placarsi. Ma a che punto dobbiamo arrivare prima che l’amministrazione comunale dia segni di vita e intervenga concretamente sul tema sicurezza a Milano?”: così il consigliere comunale della Lega Silvia Sardone commenta l’ennesimo episodio avvenuto nei pressi della Stazione Centrale.

Come riferito da Milano Today, un gambiano di 29 anni nella giornata di sabato, alla vista degli agenti lungo via Napo Torriani, ha gettato per terra tre involucri per tentare di sfuggire al controllo ingaggiando una colluttazione con gli agenti.

Nella colluttazione ha avuto la peggio uno degli agenti, che si è fratturato un indice. Il gambiano è stato comunque arrestato e ora risponde di lesioni personali. Nel sacchetto c’era droga per oltre 30 grammi. “Piazza Duca d’Aosta e vie limitrofe – prosegue Sardone – sono state di fatto requisite da decine di pusher extracomunitari ormai padroni del territorio che si sentono pure in diritto di aggredire chi indossa un divisa”.

Così Silvia Sardone, consigliere comunale ed europarlamentare della Lega.
“Esprimo tutta la mia solidarietà nei confronti dell’agente ferito e ringrazio tutte le forze dell’ordine che ogni giorno lavorano sul territorio per garantire la nostra sicurezza, ma purtroppo devo ogni volta constatare e sottolineare l’assenza delle istituzioni in zone calde come quella della Centrale che puntualmente finisce sotto i riflettori per episodi di criminalità e violenze.

Sala e compagni escano dai palazzi: si renderanno conto che là fuori c’è un mondo tutt’altro che rosa e fiori come si ostinano a dipingerlo”.

Naufragio a Lampedusa, Salvini inchioda Conte: “Altri morti figli dei porti aperti e del buonismo”


Un altro naufragio nel Mar Mediterraneo. La politica dei porti aperti attuata dal governo giallorosso sta riportando l’Italia indietro di quattordici mesi: sono riprese le partenze dal Nord della Libia, hanno ricominciato a sbarcare nei porti siciliani le imbarcazioni delle organizzazioni non governative e si contano i primi morti in mare.

“Questi morti sono figli del buonismo, del ‘c’è spazio per tutti’, dei porti aperti, del rinnovato entusiasmo degli scafisti”, ha denunciato Matteo Salvini in diretta su Facebook.

“I numeri degli sbarchi sono triplicati. Questi morti chi li piange? Chi ha permesso che si riaprissero i porti”. Salvini rinfaccia ai giallorossi tutte le mancanze che, in uno solo mese di governo, sono riusciti ad avere nella gestione dell’emergenza immigrazione. L’aver riaperto i porti, dopo quattordici mesi di lotta all’immigrazione clandestina, non ha solo fatto aumentare esponenzialmente gli sbarchi, ma ha causato l’ennesima strage in mare. Una strage che il leader del Carroccio imputa al “buonismo” della sinistra e dei Cinque Stelle che sono tornati ad adottare politiche buoniste per far ripartire il business dell’accoglienza. E così ci ritroviamo a contare il numero dei disperati che perdono la vita nel Mediterraneo.

La notte scorsa, prima che un barcone naufragasse in mare, a Lampedusa c’è stato un vero e proprio via vai. “C’erano addirittura gli elicotteri con le entrate e le uscite della Guardia Costiera, con decine di migranti arrivati e altre decine in arrivo”, ha sbottato Salvini. “Non si può andare avanti così”. In un solo mese il governo Conte ha di fatto vanificato il lavoro che per un anno e mezzo il leader del Carroccio ha portato avanti al Viminale. “Gli scafisti sono gli unici che stanno festeggiando…”, ha quindi incalzato nella speranza che a Roma “qualcuno si renda conto del disastro di aver triplicato gli sbarchi”.

Per l’ex ministro dell’Interno, che oggi si trova a Trieste per un incontro in Questura, i rischi che oggi tocchiamo con mano nel Mediterraneo potrebbero vedersi, già nelle prossime settimane, anche in Friuli Venezia Giulia dove gli arrivi via terra sono già un problema. “Noi abbiamo cominciato un’operazione di alleggerimento, dei richiedenti asilo dal Friulia Venezia Giulia con più di mille persone”, ricorda il leader del Carroccio auspicando che nessuno al governo pensi di fermare tutto. “Altrimenti saranno problemi”.

giovedì 3 ottobre 2019

Il ministro (abusivo) dei “porti aperti” si prende i meriti di Salvini: “In un anno sbarchi diminuiti del 63%”



Sempre meno migranti sulle nostre coste nell’ultimo anno. Lo afferma il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese in audizione al Senato in vista del Consiglio Ue in programma per il 7 e 8 ottobre. “Continuiamo a registrare un trend in diminuzione degli arrivi via mare nelle nostre coste”, ha detto.

 Al 2 ottobre, i migranti sbarcati nel 2019 sono stati 7.783 a fronte di 21.112 dello stesso periodo nello scorso anno, con un decremento del 63%. “Non vi è dubbio – ha aggiunto – che abbiamo registrato un aumento degli sbarchi autonomi, in particolare dalla Tunisia”.

 Questi sbarchi sono raddoppiati: erano 701 a settembre 2018, mentre nello stesso periodo di quest’anno sono più che raddoppiati. “Sono dati – ha commentato Lamorgese – che possono essere riconducibili a diversi fattori, tra i quali non ultimo il particolare momento politico che sta vivendo la Tunisia”.
Migranti, i dati sulle richieste d’asilo
Altro dato da cui partire, per la titolare del Viminale, “è quello relativo alle richieste d’asilo. Abbiamo abbattuto le pratiche pendenti del 58%: a settembre 2018 le istanze non definite erano 118.445 e nel 2019 sono scese a 50.298”. Un lavoro che certo non è stata lei a fare, né il nuovo governo.

Eppure Lamorgese si vanta di risultati che non ha contribuito a raggiungere. “Il nostro impegno e i risultati raggiunti – afferma – ci rendono più forti sui tavoli europei” per raggiungere una politica europea delle immigrazioni effettivamente efficace”.

 Lamorgese ha anche parlato della Dichiarazione comune d’intenti di Malta “che, pur costruita su un impianto volontaristico, rappresenta tuttavia un passo in avanti”.

“Si tratta ovviamente di un progetto pilota – avverte il ministro dell’Interno – la cui efficacia andrà monitorata e implementata laddove necessario”.

Bari, migranti schiavizzati in una fabbrica di divani: stipati in un capannone e pagati 2,20€ all’ora. 2 arresti


Lavoravano 8 ore al giorno con una paga da 2.20 euro all’ora anziché 9 come previsto dal contratto nazionale, senza formazione sui rischi per la salute e alloggiando in condizioni fatiscenti.

È quanto hanno scoperto i carabinieri in un capannone alla periferia di Bari dove venivano prodotti divani. Il titolare, un cittadino cinese di 57 anni, al momento all’estero, e un ‘caporale’ 41enne, anch’egli cinese, sono stati denunciati.

I due avrebbero reclutato operai provenienti da Sierra Leone, Gambia e Guinea trasformandoli in veri e propri schiavi. Secondo quanto accertato dai militari e dai medici della Asl intervenuti sul posto, i migranti alloggiavano in un seminterrato privo di finestre e servizi igienici, ammassati in condizioni di totale degrado.

               Telecamere per controllare i lavoratori 

I datori di lavori avrebbero anche controllato costantemente le prestazioni dei dipendenti con videocamere, sfruttando le condizioni di fragilità delle vittime costrette ad accettare paghe misere per inviarne una parte alle famiglie in Africa.

Complessivamente nel capannone lavoravano 21 persone. Al termine degli accertamenti, i due cittadini cinesi sono stati denunciati, a vario titolo, per sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita.

mercoledì 2 ottobre 2019

Non solo il reddito di cittadinanza, la terrorista Saraceni prendeva pure il Rei di Renzi: 461 euro al mese


L’ex brigatista Federica Saraceni, attualmente in regime di detenzione domiciliare, percepiva già “461 euro mensili di Reddito di inclusione, prima dell’entrata in vigore del Reddito di cittadinanza”. Lo ha detto il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo risponendo nel corso del question time alla Camera all’interrogazione del deputato FI Paolo Zangrillo.

 Il cosiddetto Rei (reddito di inclusione) venne introdotto dal governo Renzi e confermato da Gentiloni. A ideare il Rei nella sua forma originaria era stata l’ex ministro Marianna Madia. Curioso il fatto che proprio Marianna Madia è tra coloro che hanno annunciato una interrogazione sulla questione del reddito di cittadinanza agli ex brigatisti.
Caso Saraceni, cosa ha detto il ministro Catalfo
Il ministro Catalfo ha espresso solidarietà alle vittime del terrorismo, e in particolare alla famiglia del prof. Massimo D’Antona ucciso dalle nuove Br il 20 maggio 1999. Ha quindi aggiunto che oggi stesso sarà ad un tavolo di lavoro con il ministro della Giustizia Bonafede e l’Inps per individuare le opportune “risposte normative” sul caso.

 Il capo politico del M5S e ministro degli esteri Di Maio ha detto in una diretta Fb che non si può permettere che una ex Br percepisca il rdc. “Spero di incontrare la vedova D’Antona – ha aggiunto – Ho sentito il ministro Bonafede, se sei sotto misure cautelari non puoi prendere il reddito cittadinanza”.
Di Maio: emendamento alla legge sul rdc
Per Di Maio non serve una nuova legge per correggere il tiro: se necessario – ha detto – presenteremo un emendamento.

 Da parte dell’Inps fanno notare che loro si limitano ad applicare la legge. “Adesso – affermano – stiamo facendo delle verifiche su input del ministero del Lavoro e riporteremo al ministero. Se la legge prevede l’esclusione dal beneficio per pene nei precedenti 10 anni, noi applichiamo la legge, non possiamo avere discrezionalità”.

Toscani insulta (di nuovo) i cristiani: “Logico togliere il crocefisso. È discriminatorio, fa impressione”


“Togliere il crocifisso dalle aule? E’ logico. Perché il crocifisso? Allora mettiamoli tutti i simboli. Da laico, lo tolgo. Uno magrissimo sulla croce, inchiodato… Per giustizia, togliamo tutto. E’ discriminatorio per gli altri, molto meglio il mondo o il sistema solare…”. E’ un passaggio dell’intervista di Oliviero Toscani a La Zanzara.

 Nella religione islamica “dio non è rappresentato in modo baracconesco. Un crocifisso attaccato al collo a me fa impressione… Non voglio offendere il crocifisso, io rispetto il crocifisso al di là delle mie valutazioni estetiche.

Credo che non debba essere un simbolo solo per alcuni all’interno di una classe e per questo vada tolto, se non si riescono a mettere tutti i simboli religiosi all’interno della classe…”. “Mi sono fatto l’ernia… Questione di sforzi, sollevare cavalletti, macchine fotografiche, le luci… -racconta ancora Toscani-. Sono un operaio e per quello voto comunista…”.

“Il comunismo sarà bellissimo, è il futuro. Non va messo sullo stesso piano del fascismo, che era la cattiveria. Il comunismo faceva sperare in qualcosa d’altro. Ha fatto milioni di morti? Come le automobili…”, dice Toscani.

TRUMP TASSA GIUSEPPI, ARRIVANO I DAZI AMERICANI


Il Wto,Organizzazione Mondiale del com- merciale, ha autorizzato gli Usa a im- porre dazi agli europei per 7,5 mld di dollari per sussidi concessi ad Airbus. La cifra record fa riferimento alla sentenza del maggio 2018 contro l’Ue per il caso Airbus. L’anno prossimo il Wto si esprimerà sui dazi che potrà im- porre l’Ue agli Usa,per il caso Boeing.

 Mettere i dazi”sarebbe miope,contropro- ducente”, dice la commissaria Ue Malm- stroem.Siamo”pronti a trovare una solu- zione equa, ma se gli Usa imporranno i dazi,l’Ue non potrà che fare lo stesso” Mettere i dazi è miope per chi esporta, non certo per chi importa. Ad esempio, con la Cina, all’Italia, i dazi converrebbero assai.

Ma non convengono alla Germania che vi esporta i macchinari necessari a produrre beni che poi sono in concorrenza con i nostri. Entrando nella Ue siamo entrati in una prigione monetaria ed economica.

La macchina infernale leghista per fermare lo Ius Culturae. Calderoli avvisa PD e M5S: “Faremo crollare il Senato”


Il governo ha parecchie difficoltà, soprattutto nelle commissioni. A mettere i bastoni tra le ruote – così come aveva promesso – a Pd e Cinque Stelle è Roberto Calderoli. “Il piano nasce dall’utilizzo del regolamento, in particolare quello del Senato, che ho scritto io stesso.

La settimana scorsa ho fatto due uscite per far capire che se ci portano provvedimenti che sconvolgono quanto è stato fatto in passato o che va contro i nostri principi noi siamo in grado di bloccarle sia in commissione che in parlamento” ha riferito a Radio Cusano Campus. “Quella di un software per elaborare gli emendamenti è una leggenda metropolitana – precisa -.

Il massimo del risultato raggiunto fu 62 milioni di emendamenti, che impedirono di essere stampati perché i vigili del fuoco ci diffidarono in quanto il peso di tutti quegli emendamenti stampati avrebbe potuto far crollare il piano di Palazzo Madama.

Quella macchina l’ho sempre lì pronta, se la riaccendo rischio di far crollare Palazzo Madama, speriamo non portino provvedimenti che vanno contro i nostri principi e mi costringano a riutilizzarla”.

Il senatore leghista si dice pronto nel caso il nuovo esecutivo si impunti sullo Ius culturae: “La Lega si caratterizza per il fatto di fare opposizione in grado di bloccare le commissioni e le Aule nel caso in cui dovessero arrivare proposte indecenti, ma anche una Lega di proposta come abbiamo fatto con il referendum abrogativo”.

L’Air-force Renzi è costato 26 volte in più del suo valore: gli italiani hanno sborsato 168 milioni di euro


Comprato da Ethiad per 6,4 milioni, l’allora governo di Matteo Renzi lo affitta per la bellezza di 168 milioni di euro. Ventisei volte e rotte il suo prezzo di mercato. L’esclusiva è del Fatto Quotidiano, che mostra le fatture e i contratti (tra la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi, Alitalia e il ministero della Difesa), e facendo scoppiare il caso. Dopo anni in cui si è parlato e scritto dello spreco dell’Air Force One.

Il quotidiano fa alcune ipotesi. La prima? “Strani giri di danaro […] Qualcuno ad Abu Dhabi, o in Italia o in entrambi i luoghi, potrebbe essersi messo in tasca un bel po’ di soldi”. Il che sarebbe, ovviamente, gravissimo. Dunque, la stranezza di quel contratto di leasing: 168 milioni spalmati in otto anni. E qui il Fatto fa la seconda ipotesi: “I quattrini per il pagamento dello stratosferico contratto di rientrerebbero in una specie di scambio di favori tra Alitalia – e una delle parti firmatarie del contratto, Etihad, la compagnia dell’Emiro di Abu Dhabi diventata socia della stessa Alitalia grazie soprattutto all’ intervento di Renzi”.

E anche qui, la cosa sarebbe assai seria, visto anche il coinvolgimento nell’affare di Claudio De Vincenti, all’epoca Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Poi, nel 2018, arrivò lo stop. L’uomo che bloccò l’affare – classificato come segreto di Stato… – fu il manager aeronautico Gaetano Intrieri, facendo un bel favore alle casse dello Stato, visto che dei 168 milioni ne fece risparmiare 118. Cinquanta milioni, ahinoi, se ne andarono subito per far partire il leasing.

È stato proprio Intrieri, scrive il giornale diretto da Marco Travaglio, a mettere a disposizione del quotidiano le carte del caso, oltre le sue scoperte. Come quella di quel doppio contratto – uno tra Alitalia ed Ethiad e l’altro tra Alitalia, il dicastero della Difesa, il Segretariato generale della Difesa e la Direzione degli armamenti aeronautici. Intrieri, collaborando al governo per Luigi Di Maio e il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli (che infine annullò il contratto), scoprì che un Airbus gemello di quello voluto da Renzi – modello A340-500 Etihad – valeva 7 milioni di dollari, 6,4 milioni di euro appunto.

Cifra lontanissima – più di 26 volte, come detto – dai 168 milioni. Inoltre, il manager verificò che l’aereo era stato sottoposto a una registrazione civile e non militare, contrariamento a quanto previsto dalle norme. È qui che salta il coperchio. Ed è qui che ora indaga sia la Procura di Civitavecchia che i giudici contabili.

Crocifisso in classe, Fioramonti travolto dalle polemiche fa la vittima: “Vespaio mediatico, sono sgomento”


Tenta di metterci una pezza per il Crocifisso, Lorenzo Fioramonti. Ma non ci riesce. Quelle sue dichiarazioni sul simbolo religioso da togliere nelle aule hanno scatenato un putiferio. Ha messo sullo stesso piano il mappamondo e il simbolo sacro.

Ha dato uno schiaffo alla cultura e al significato della Croce. «Sono sgomento», dice il ministro dell’Istruzione. Parla di «vespaio mediatico». E lo fa ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital. Poi tenta di dire che non c’è «all’ordine del giorno». Né a quello suo, né a quello del governo. «Non è assolutamente una priorità».
Crocifisso, Fioramonti tenta di svicolare
«Io credo in una scuola laica», dice. E cerca un escamotage per uscirne fuori. Elenca le cose che vorrebbe fare ma non ha fatto. «Invece di parlare del fatto che il ministero lavora per l’edilizia scolastica si discute di quello che io ho detto sul crocefisso. È un segnale che questo Paese ha bisogno di una ventata di novità e un tanto di maturità».

 C’è un rapporto spinoso con la Chiesa per quanto riguarda la scuola paritaria? «No», replica poi Fioramonti. La scuola paritaria svolge un lavoro importante e l’istruzione, come indicato dalla Costituzione, è un valore a prescindere dalla tipologia di scuola che la fornisce. Ed è un valore favorire il dialogo a qualsiasi livello”.

Una scuola paritaria islamica? “Questo non lo so – replica ancora il ministro -, abbiamo una storia forte di paritarie laiche e cristiane, mi attengo a questa realtà e credo che siano una grande risorsa per il Paese, sempre nei limiti della Costituzione”.

Per quanto riguarda lo ius culturae «a me sembra un segno di civiltà, mi sembra il minimo – afferma ancora il ministro – dare la possibilità a dei ragazzi che hanno studiato e si sono formati qui, che sono italiani quanto i miei figli, di aspirare ad avere cittadinanza italiana».

Giallorossi scatenati, pronto il rincaro dei ticket sanitari: in arrivo una nuova batosta per gli italiani


“Chi ha di più deve pagare di più, chi ha di meno deve pagare di meno”. Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, in un video su Facebook, ha annunciato la rimodulazione dei ticket sanitari. Speranza ha spiegato che, in occasione del Consiglio dei ministri che ha approvato la nota d’aggiornamento del Def, si è affermato un “criterio di progessività” dei ticket.

 Ora “di fronte a un ticket sanitario non conta quanti soldi hai e non conta se sei un miliardario o una persona in difficoltà economica”, dice il ministro che, però, rassicura: l’articolo 32 della Costituzione sarà rispettato.

A guidarlo è “l’idea di un Sistema sanitario universale in cui non conta quanti soldi hai, in che Regione vivi o il colore della tua pelle, perché hai un diritto sacrosanto ad essere curato, e su questo ci impegneremo nei prossimi mesi”, ha detto Speranza dopo aver annunciato che sono stati stanziati due miliardi in più per il Fondo sanitario nazionale nel 2020 e che verrà superato anche il ‘superticket’.

E, infine, la richiesta di avere maggiori medici a disposizione e la necessità di sottoscrivere le Regioni “il Patto per la salute” così da affrontare anche l’agognato tema delle liste d’attesa degli ospedali sempre troppo lunghe. I ticket, nati nel 1989, servono per diverse prestazioni sanitarie: in pronto soccorso, visite specialistiche ed esami diagnostici che i cittadini pagano a prezzi che variano da Regione a Regione.

Sono esentati coloro che hanno redditi molto bassi, quelli che soffrono di malattie rare o croniche, le donne in gravidanza e le persone invalide. Il superticket, invece, come ricorda Today, è stato introdotto nel 2011 come una maggiorazione del normale ticket di 10 euro su ogni ricetta per le prestazioni di diagnostica e specialistica. Ogni Regione può decidere autonomamente se e come applicarlo.

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