mercoledì 2 ottobre 2019
La macchina infernale leghista per fermare lo Ius Culturae. Calderoli avvisa PD e M5S: “Faremo crollare il Senato”
Il governo ha parecchie difficoltà, soprattutto nelle commissioni. A mettere i bastoni tra le ruote – così come aveva promesso – a Pd e Cinque Stelle è Roberto Calderoli. “Il piano nasce dall’utilizzo del regolamento, in particolare quello del Senato, che ho scritto io stesso.
La settimana scorsa ho fatto due uscite per far capire che se ci portano provvedimenti che sconvolgono quanto è stato fatto in passato o che va contro i nostri principi noi siamo in grado di bloccarle sia in commissione che in parlamento” ha riferito a Radio Cusano Campus. “Quella di un software per elaborare gli emendamenti è una leggenda metropolitana – precisa -.
Il massimo del risultato raggiunto fu 62 milioni di emendamenti, che impedirono di essere stampati perché i vigili del fuoco ci diffidarono in quanto il peso di tutti quegli emendamenti stampati avrebbe potuto far crollare il piano di Palazzo Madama.
Quella macchina l’ho sempre lì pronta, se la riaccendo rischio di far crollare Palazzo Madama, speriamo non portino provvedimenti che vanno contro i nostri principi e mi costringano a riutilizzarla”.
Il senatore leghista si dice pronto nel caso il nuovo esecutivo si impunti sullo Ius culturae: “La Lega si caratterizza per il fatto di fare opposizione in grado di bloccare le commissioni e le Aule nel caso in cui dovessero arrivare proposte indecenti, ma anche una Lega di proposta come abbiamo fatto con il referendum abrogativo”.
L’Air-force Renzi è costato 26 volte in più del suo valore: gli italiani hanno sborsato 168 milioni di euro
Comprato da Ethiad per 6,4 milioni, l’allora governo di Matteo Renzi lo affitta per la bellezza di 168 milioni di euro. Ventisei volte e rotte il suo prezzo di mercato. L’esclusiva è del Fatto Quotidiano, che mostra le fatture e i contratti (tra la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi, Alitalia e il ministero della Difesa), e facendo scoppiare il caso. Dopo anni in cui si è parlato e scritto dello spreco dell’Air Force One.
Il quotidiano fa alcune ipotesi. La prima? “Strani giri di danaro […] Qualcuno ad Abu Dhabi, o in Italia o in entrambi i luoghi, potrebbe essersi messo in tasca un bel po’ di soldi”. Il che sarebbe, ovviamente, gravissimo. Dunque, la stranezza di quel contratto di leasing: 168 milioni spalmati in otto anni. E qui il Fatto fa la seconda ipotesi: “I quattrini per il pagamento dello stratosferico contratto di rientrerebbero in una specie di scambio di favori tra Alitalia – e una delle parti firmatarie del contratto, Etihad, la compagnia dell’Emiro di Abu Dhabi diventata socia della stessa Alitalia grazie soprattutto all’ intervento di Renzi”.
E anche qui, la cosa sarebbe assai seria, visto anche il coinvolgimento nell’affare di Claudio De Vincenti, all’epoca Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Poi, nel 2018, arrivò lo stop. L’uomo che bloccò l’affare – classificato come segreto di Stato… – fu il manager aeronautico Gaetano Intrieri, facendo un bel favore alle casse dello Stato, visto che dei 168 milioni ne fece risparmiare 118. Cinquanta milioni, ahinoi, se ne andarono subito per far partire il leasing.
È stato proprio Intrieri, scrive il giornale diretto da Marco Travaglio, a mettere a disposizione del quotidiano le carte del caso, oltre le sue scoperte. Come quella di quel doppio contratto – uno tra Alitalia ed Ethiad e l’altro tra Alitalia, il dicastero della Difesa, il Segretariato generale della Difesa e la Direzione degli armamenti aeronautici. Intrieri, collaborando al governo per Luigi Di Maio e il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli (che infine annullò il contratto), scoprì che un Airbus gemello di quello voluto da Renzi – modello A340-500 Etihad – valeva 7 milioni di dollari, 6,4 milioni di euro appunto.
Cifra lontanissima – più di 26 volte, come detto – dai 168 milioni. Inoltre, il manager verificò che l’aereo era stato sottoposto a una registrazione civile e non militare, contrariamento a quanto previsto dalle norme. È qui che salta il coperchio. Ed è qui che ora indaga sia la Procura di Civitavecchia che i giudici contabili.
Crocifisso in classe, Fioramonti travolto dalle polemiche fa la vittima: “Vespaio mediatico, sono sgomento”
Tenta di metterci una pezza per il Crocifisso, Lorenzo Fioramonti. Ma non ci riesce. Quelle sue dichiarazioni sul simbolo religioso da togliere nelle aule hanno scatenato un putiferio. Ha messo sullo stesso piano il mappamondo e il simbolo sacro.
Ha dato uno schiaffo alla cultura e al significato della Croce. «Sono sgomento», dice il ministro dell’Istruzione. Parla di «vespaio mediatico». E lo fa ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital. Poi tenta di dire che non c’è «all’ordine del giorno». Né a quello suo, né a quello del governo. «Non è assolutamente una priorità».
Crocifisso, Fioramonti tenta di svicolare«Io credo in una scuola laica», dice. E cerca un escamotage per uscirne fuori. Elenca le cose che vorrebbe fare ma non ha fatto. «Invece di parlare del fatto che il ministero lavora per l’edilizia scolastica si discute di quello che io ho detto sul crocefisso. È un segnale che questo Paese ha bisogno di una ventata di novità e un tanto di maturità».
C’è un rapporto spinoso con la Chiesa per quanto riguarda la scuola paritaria? «No», replica poi Fioramonti. La scuola paritaria svolge un lavoro importante e l’istruzione, come indicato dalla Costituzione, è un valore a prescindere dalla tipologia di scuola che la fornisce. Ed è un valore favorire il dialogo a qualsiasi livello”.
Una scuola paritaria islamica? “Questo non lo so – replica ancora il ministro -, abbiamo una storia forte di paritarie laiche e cristiane, mi attengo a questa realtà e credo che siano una grande risorsa per il Paese, sempre nei limiti della Costituzione”.
Per quanto riguarda lo ius culturae «a me sembra un segno di civiltà, mi sembra il minimo – afferma ancora il ministro – dare la possibilità a dei ragazzi che hanno studiato e si sono formati qui, che sono italiani quanto i miei figli, di aspirare ad avere cittadinanza italiana».
Giallorossi scatenati, pronto il rincaro dei ticket sanitari: in arrivo una nuova batosta per gli italiani
“Chi ha di più deve pagare di più, chi ha di meno deve pagare di meno”. Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, in un video su Facebook, ha annunciato la rimodulazione dei ticket sanitari. Speranza ha spiegato che, in occasione del Consiglio dei ministri che ha approvato la nota d’aggiornamento del Def, si è affermato un “criterio di progessività” dei ticket.
Ora “di fronte a un ticket sanitario non conta quanti soldi hai e non conta se sei un miliardario o una persona in difficoltà economica”, dice il ministro che, però, rassicura: l’articolo 32 della Costituzione sarà rispettato.
A guidarlo è “l’idea di un Sistema sanitario universale in cui non conta quanti soldi hai, in che Regione vivi o il colore della tua pelle, perché hai un diritto sacrosanto ad essere curato, e su questo ci impegneremo nei prossimi mesi”, ha detto Speranza dopo aver annunciato che sono stati stanziati due miliardi in più per il Fondo sanitario nazionale nel 2020 e che verrà superato anche il ‘superticket’.
E, infine, la richiesta di avere maggiori medici a disposizione e la necessità di sottoscrivere le Regioni “il Patto per la salute” così da affrontare anche l’agognato tema delle liste d’attesa degli ospedali sempre troppo lunghe. I ticket, nati nel 1989, servono per diverse prestazioni sanitarie: in pronto soccorso, visite specialistiche ed esami diagnostici che i cittadini pagano a prezzi che variano da Regione a Regione.
Sono esentati coloro che hanno redditi molto bassi, quelli che soffrono di malattie rare o croniche, le donne in gravidanza e le persone invalide. Il superticket, invece, come ricorda Today, è stato introdotto nel 2011 come una maggiorazione del normale ticket di 10 euro su ogni ricetta per le prestazioni di diagnostica e specialistica. Ogni Regione può decidere autonomamente se e come applicarlo.
Non solo ai terroristi rossi, reddito di cittadinanza anche per rapinatori, stupratori, assassini e pedofili
Sulla reale efficacia del reddito di cittadinanza possono esserci giustamente vedute diverse, ma una convinzione dovrebbe accomunare tutti: ex brigatisti, ladri e assassini dallo Stato non dovrebbero percepire neanche un centesimo.
Tra i requisiti necessari per beneficiare della misura del Movimento 5 Stelle bisogna non essere in attesa di giudizio o sottoposti a “misura cautelare personale“. E il recente caos scoppiato riguarda Federica Saraceni, attualmente agli arresti domiciliari ma che prenderebbe regolarmente 623 euro al mese. Vi abbiamo parlato anche degli ex brigatisti Massimiliano Gaeta e Raimondo Etro.
Fonti del Ministero del Lavoro hanno fatto sapere che la vicenda “è oggetto di verifica da parte dei competenti uffici del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di concerto con il Ministero della Giustizia e l’Inps, al fine di accertare l’eventuale presenza di anomalie“.
E per i reati gravissimi?
Nella giornata di ieri è arrivata la durissima presa di posizione da parte di Giorgia Meloni che, sul proprio profilo Facebook, ha pubblicato un video in cui ha voluto ricordare che Fratelli d’Italia aveva presentato la proposta di impedire l’accesso al reddito di cittadinanza a chi fosse stato condannato per reati gravissimi: idea bocciata.
La leader di FdI lo aveva previsto: “Il reddito di cittadinanza andrà anche a delinquenti recidivi, spacciatori, rapinatori, ladri d’appartamento, stupratori, stalker, assassini pedofili, tutte categorie non escluse dalla norma, visto che sono esclusi solo pochissimi reati di mafia e terrorismo“. Si attendono giornate particolarmente calde. Matteo Salvini ha avvertito: “O la chiariscono o la ritirano.
O fermiamo i lavori del Parlamento“. Sulla stessa linea sono intervenuti anche i capigruppo della Lega, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, che hanno avvisato: “La Lega non parteciperà a nessun lavoro d’aula e di commissione finché il governo non spiegherà questo scandalo e quest’ingiustizia sarà sanata“.
Arezzo, maliano prende a pugni in faccia una ragazza senza motivo e le spacca il naso: è già libero
Nella tarda serata di sabato 28 settembre, intorno alle 23.30, i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Arezzo, nell’ambito di un servizio di controllo del territorio, con la collaborazione della Polizia Ferroviaria di Arezzo, hanno proceduto alla denuncia in stato di libertà di un uomo nato in Mali, classe 1984, già noto alle forze dell’ordine, per aver aggredito e provocato lesioni a una ragazza all’interno del sottopasso della Stazione ferroviaria di Arezzo.
I militari sono stati allertati a seguito della denuncia da parte della giovane, che, in tarda serata, mentre stava attraversando il sottopasso che collega la stazione ferroviaria ai giardini di Campo di Marte, era stata avvicinata da un uomo, il quale, senza un motivo plausibile, la aggrediva sferrandole un pugno al volto e provocandole la frattura del setto nasale, giudicata guaribile dai medici del Pronto Soccorso di Arezzo con una prognosi di 18 giorni.
Le immediate indagini poste in essere dai militari dell’Arma, anche grazie all’acquisizione dei fotogrammi delle telecamere di videosorveglianza, hanno consentito di identificare e di individuare il responsabile dell’aggressione.
martedì 1 ottobre 2019
ITALIANI PAGHERANNO IL SUPERTICKET PER FINANZIARE LE CURE GRATIS A 500MILA CLANDESTINI
“Chi ha di più deve pagare di più, chi ha di meno deve pagare di meno”. Questo il principio su cui saranno rimodulati i ticket,ha annunciato il ministro del- la Salute Speranza, spiegando su Fb le decisioni prese dall’ultimo CdM.
“Abbiamo deciso di collegare alla Fi- nanziaria un Ddl di riordino della ma- teria dei ticket, che è la modalità di compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria. Lo faremo con un cri- terio di progressività”, ha detto Spe- ranza.
Nessun italiano dovrebbe pagare i ticket, visto che già pagano le tasse per mantenere una sanità universale. E funzionerebbe se non dovessimo garantirla a milioni di immigrati e clandestini.
Ad esempio, garantiamo la sanità gratis a mezzo milione di irregolari:
E’ evidente che così non può funzionare. Infatti, in nessun Paese di immigrazione esiste la sanità pubblica universale: negli Usa è privata. Proprio perché non può reggere il peso all’arrivo continuo di immigrati che non hanno mai pagato le tasse.
L’Italia, invece, riconosce agli «stranieri irregolarmente presenti» sul territorio nazionale una corsia preferenziale, riservata ed esclusiva, in cui sono garantite cure e prestazioni che gli italiani possono solo sognare.
Basta un tesserino (Stp) e si ha la strada spianata nell’accesso alle prestazioni di una delle migliori sanità del mondo, soprattutto con un medico «di manica larga» o l’ausilio di associazioni di volontariato più o meno ideologicamente impegnate.
E non si tratta solo di interventi urgenti o salvavita, come sarebbe comprensibile, e in linea con giuramenti e deontologia. Si va molto oltre «le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o essenziali», chiarisce il medico che decide di parlarne. Ne ha avuto diretta esperienza. E spiega di cosa sta parlando: «Per esempio una visita dal diabetologo per la glicemia, o le lastre al torace, o le cure dentarie».
Protesi, occhiali e ogni ausilio medico gratis, per non parlare della completa esenzione per l’acquisto di medicine». Il tesserino si chiama Stp (Straniero temporaneamente presente) e può essere chiesto «presso qualsiasi Asl».
Di queste opportunità dà conto la prefettura di Roma: il tesserino è valido 6 mesi – informa sul suo sito – ma «rinnovabile». Si rivolge allo straniero irregolare: «Puoi anche chiedere che il tesserino sia rilasciato senza l’indicazione del tuo nome e cognome».
E assicura i clandestini: «L’accesso alle strutture sanitarie non può comportare alcun tipo di segnalazione alle pubbliche autorità. Tieni comunque presente che in alcuni casi (motivi di ordine pubblico o per altri gravi motivi) la pubblica autorità potrà ottenere il referto, come avviene anche con i cittadini italiani». Insomma, stai tranquillo, caro clandestino, puoi farti i denti nuovi a spese degli italiani. E nessuno mai ti denuncerà. Poi, potrai andare alla tendopoli del Baobab e stuprare.
«Attraverso il Pronto soccorso è possibile accedere a ogni cura – spiega il medico -. L’emergenza urgenza acuta viene garantita a tutti, però qui si parla di prestazioni banali, rese a persone esplicitamente irregolari, mentre gli italiani se le pagano, o rinunciano dovendo scegliere se curare l’una o l’altra fra più patologie».
«Queste persone hanno tutto – prosegue – e molti lo esigono, con arroganza, e in genere i medici concedono tutto, per non essere accusati di razzismo. Appuntamenti, attese brevi, ricette bianche, hanno capito tutto e sono imbeccati dalle associazioni di volontariato».
“La macellazione halal è una tortura primitiva verso gli animali”: il Veneto sfida il governo e chiede l’abolizione
“La macellazione halal è una tortura primitiva e straziante verso gli animali”. Così Silvia Rizzotto, capogruppo di Zaia Presidente in regione Veneto, sfida il governo, chiedendo che venga abolita la pratica di macellazione degli animali prevista dalla religione islamica.
Una presa di posizione in seguito al caso di Mestre, dove alcune famiglie bengalesi hanno chiesto la carne halal nella mensa della scuola per i propri figli. Una richiesta avanzata alla preside di un’elementare che ha scatenato le polemiche, alle quali sono seguite quelle di Bologna, dove in occasione della festa di San Petronio – patrono della città – saranno serviti tortellini di pollo per non turbare gli islamici, che come noto non possono mangiare carne di maiale.
Ecco, ora il Veneto incalza l’esecutivo, chiedendo che vengano messe fuori legge le modalità della macellazione halal, che prevede la morte per dissanguamento dell’animale. “La vicenda della mensa halal ha messo a nudo un metodo di macellazione che in Italia non si può più tollerare in quanto primitiva e straziante verso gli animali. Ora invitiamo il Governo a mettere la parola fine a questa tortura.
La pratica halal è una macellazione di fede musulmana che impone che l’animale venga dissanguato mentre è integro e cosciente. Ma mentre in alcuni Paesi europei viene previsto lo stordimento del malcapitato animale, proprio per evitargli una inutile sofferenza, in Italia, nei centri autorizzati, questo non avviene”, l’attacco della Rizzotto.
Che, infine, chiosa così: “È quindi giunto il momento che chi vive in Italia si adegui al progresso e alla civiltà. Non solo perché una vera integrazione passa inesorabilmente dal rispetto delle regole e delle tradizioni di chi ospita, ma anche per dignità verso gli animali: in tal senso, la pratica halal è medioevale, una vera tortura che va abolita”.
Silvio Berlusconi, rivolta in Forza Italia: "Il 19 ottobre in piazza con Salvini", l'ultima grana azzurra
Il centrodestra prova a restare unito per cercare di dare una degna opposizione al governo giallo-rosso ma resta tesissimo il clima, soprattutto dentro Forza Italia, in vista della manifestazione del 19 ottobre già annunciata da Matteo Salvini dopo la nascita del Conte bis.
Le chat del Coordinamento romano, riporta Il Tempo in un retroscena, rivelano come gli azzurri somiglino in questo momento alle Forze Armate italiane dopo 18 settembre del 1943: senza ordini e con il rischio di sbandarsi.
"Io il 19 ottobre vado in piazza», come ha scritto perentorio nella chat del Coordinamento romano di FI, Maurizio Gasparri: "Pensare positivo, agire positivo, pensare centrodestra, agire centrodestra". In molti la pensano come Gasparri. Francesco Giro, da sempre vicino al Cavaliere, ha provato a mediare ma anche lui sembra intenzionato a manifestare: "Concetto chiaro e condiviso da molti: portate le bandiere", il suo invito.
Ma avverte: "Lui è inimitabile, non imitiamo ma sorprendiamo". "Sì", gli risponde Gasparri, "ma non anneghiamo per non imitare. Di fatto l'immobilismo del Cav innervosisce gli azzurri. "Tajani viene penalizzato dall'essere vicepresidente", confida una fonte azzurra, "e un vice di fatto non decide nulla.
Berlusconi è ormai stanco e anche l' età non lo aiuta. In queste condizioni rischiamo di non sopravvivere". Parole pesanti, che dimostrano come la manifestazione leghista del 19 ottobre, potrebbe rivelarsi uno snodo importante per la leadership del Cavaliere all'interno del partito azzurro.
L’illustre fisico Zichichi zittisce Greta: “Sul clima parla per luoghi comuni, deve tornare a scuola a studiare”
Roma, 1° ott – In questi giorni si continua a discutere animatamente di cambiamenti climatici e riscaldamento globale. È l’onda lunga del Fridays for future, la serie di manifestazioni degli studenti seguaci di Greta Thunberg.
E se i globalisti difendono a spada tratta la 16enne svedese con improbabili debunking o squalificando i suoi critici dando loro dei «nazisti», c’è anche chi tenta di argomentare contro i luoghi comuni del «gretismo».
Tra questi c’è ad esempio Antonino Zichichi, fisico italiano di fama internazionale. Che, in un articolo sul Giornale, mette la Thunberg dietro la lavagna: «Greta non dovrebbe interrompere gli studi, come ha detto di volere fare, per dedicarsi alla battaglia ecologista, ma tornare nella sua scuola» a imparare quelle materie indispensabili per parlare di climate change.
L’importanza della matematicaSecondo Zichichi, infatti, Greta dovrebbe riprendere gli studi interrotti e, anzi, dire ai suoi compagni «che bisogna imparare la Matematica delle equazioni differenziali non lineari accoppiate e le prove sperimentali necessarie per stabilire se quel sistema di equazioni descrive effettivamente i fenomeni legati al clima».
Come spiega sempre il fisico, «per risolvere i problemi climatologici è necessario studiare la Matematica delle equazioni differenziali non lineari e gli esperimenti da fare affinché questa Matematica corrisponda alla realtà. Altrimenti, si parla di clima senza affrontare i problemi legati al clima. È come se volessimo realizzare le invenzioni tecnologiche per avere la Televisione ignorando l’esistenza dell’Elettrodinamica quantistica».
Zichichi smonta GretaA questo punto, Zichichi ci tiene a precisare che «cambiamento climatico e inquinamento sono due cose completamente diverse. Legarli vuole dire rimandare la soluzione. E infatti l’inquinamento si può combattere subito senza problemi, proibendo di immettere veleni nell’aria. Il riscaldamento globale è tutt’altra cosa, in quanto dipende dal motore meteorologico dominato dalla potenza del Sole.
Le attività umane incidono al livello del 5%: il 95% dipende invece da fenomeni naturali legati al Sole. Attribuire alle attività umane il surriscaldamento globale è senza fondamento scientifico. Non c’è la Matematica che permette di fare una previsione del genere».
Sentenza farsa per Banca Etruria, scoppia la rabbia dei risparmiatori truffati: “È una vergogna, tutti sapevano”
Nove persone assolte con formula piena e quattro condannate a dieci mesi di carcere nel processo sul fallimento dell’istituto di credito toscano Banca Etruria: gli imputati erano ex dirigenti e funzionari della banca, accusati di aver truffato i risparmiatori non informandoli dei rischi connessi alle obbligazioni subordinate emesse nel 2013 e poi azzerate.
La sentenza prevede che le persone condannate non siano menzionate, mentre si sa che tra le persone assolte perché il fatto non sussiste ci sono i dirigenti Luca Scassellati, Federico Baiocchi Silvestri, Samuele Fedeli e Luigi Fantacchiotti. Per loro l’accusa aveva chiesto condanne tra i due anni e mezzo di carcere e i tre. Per gli altri imputati – che ricoprivano i ruoli di direttori di filiali e impiegati – accusati di truffa aggravata, la richiesta era stata di un anno e mezzo di reclusione e 600 euro di multa.
Banca Etruria, la rabbia dei risparmiatori: “E’ una vergogna, tutti sapevano”Palpabile la delusione degli obbligazionisti che hanno assistito alla lettura della sentenza da parte della presidente del collegio Angela Avila. “E’ una vergogna, il meccanismo ormai lo conosciamo. C’erano promozioni, ma anche penalizzazioni per chi era contrario al sistema di vendita delle subordinate: con che coraggio dicono che non sapevano nulla?”. Il signor Domenico è incredulo, scrive Nadia Frulli di ArezzoNotizie.
Con la rabbia a fior di labbra, di fronte alle telecamere non ce la fa a trattenersi e racconta quanto sia dura da digerire quella sentenza. Lui è uno dei tanti risparmiatori azzerati in seguito al decreto Salvabanche e ieri era in aula per ascoltare la sentenza del processo che vedeva imputati 13 tra dirigenti, direttori di filiale e dipendenti, accusati dei reati di truffa e istigazione alla truffa.
Le quattro condanne appaiono troppo poco agli occhi dei risparmiatori che hanno deciso di arrivare fino in fondo al procedimento giudiziario. Si chiedono come sia possibile, oggi, dopo quanto emerso nelle indagini, parlare di mancata conoscenza da parte dei dipendenti di quella che era la reale situazione dell’istituto di credito.
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