lunedì 30 settembre 2019
Migranti, Orban si beffa di Conte: “Se serve siamo disposti a difendere noi i confini dell’Italia”
“Caro primo ministro Conte, se necessario, siamo disposti ad assumerci noi la protezione di alcune sezioni del confine italiano“.
Viktor Orban sfida il premier italiano Giuseppe Conte in un passaggio del suo discorso dopo la rielezione a presidente del partito Fidesz al termine del 28mo congresso. E poi, ha aggiunto, “avvieremo il rimpatrio di un numero significativo di migranti da qualunque posto provengano”.
Una frase che suona come uno sberleffo, come un voler ribadire l’incapacità dell’attuale governo italiano a difendere i propri confini. Orban torna così sul tema immigrazione, come aveva fatto qualche giorno fa ospite della festa nazionale di FdI Atreju.
In quell’occasione aveva detto: “Quando la sinistra va al governo fa sempre due cose: fa entrare i migranti e aumenta le tasse”. parole che avevano mandato su tutte le furie Luigi Di Maio, che aveva parlato di inutili ingerenze e anche Nicola Zingaretti, che si era scagliato contro Orban: “Orban è un nemico dell’Italia, ragiona e agisce come tale e contro i nostri interessi.
Sognava di distruggere l’Europa e, sconfitto, viene qui a dare lezioni. Torni a fare danni a casa sua”. La teoria di Orban è che le ondate migratorie siano finalizzate alla scristianizzazione totale dell’Europa e che il compito da assumersi è quello di frenare quella che chiama invasione difendendo al contempo le radici cristiane della nostra civiltà.
Verona, vogliono viaggiare gratis: 3 nigeriani spezzano il polso ad un agente. Non faranno un giorno di carcere
Ieri sera intorno alle 20, gli agenti del settore operativo della stazione ferroviaria di Verona Porta Nuova sono intervenuti, a seguito della richiesta di un capotreno, sul binario 11 dello scalo dove era pronto alla partenza un treno regionale diretto a Rovigo.
Il motivo dell’intervento era dovuto alla presenza a bordo di tre cittadini stranieri i quali pretendevano di viaggiare senza biglietto e, nonostante le ripetute richieste del capotreno, non intendevano regolarizzare la loro posizione di viaggio né scendere a terra, fatto quest’ultimo che ha comportato un ritardo al servizio di trasporto.
Una volta individuati dagli agenti, i tre stranieri hanno opposto un’attiva resistenza continuando a rifiutare di fornire generalità e documenti, mantenendo ostinatamente la propria posizione sul treno. Dopo un’assidua opera di convincimento che si è protratta per oltre venti minuti, i tre hanno acconsentito a scendere ma, una volta a terra, hanno continuato a tenere un atteggiamento ostile e poco collaborativo nei confronti dei poliziotti, rifiutandosi di essere accompagnati in ufficio per le operazioni dell’identificazione tanto da dovere richiedere l’ausilio di una volante della questura. Durante l’accompagnamento negli uffici di polizia i tre stranieri inaspettatamente hanno reagito violentemente al controllo e uno di loro è riuscito a fuggire.
Nella colluttazione due degli agenti intervenuti hanno riportato lesioni: uno dei due la frattura del polso sinistro con prognosi di 30 giorni (lesione per cui non si esclude un intervento chirurgico), l’altro una distorsione a un ginocchio con prognosi di 7 giorni.
I due stranieri bloccati sono stati quindi condotti in ufficio e identificati come inigeriani O.E., 37 anni, richiedente asilo e O.T., 32 anni, in possesso di regolare permesso di soggiorno; gli stessi sono stati arrestati per i reati, commessi in concorso, di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate. Trattenuti nelle celle di sicurezza del settore Operativo Polfer, i due nigeriani sono stati giudicati nella mattinata odierna con rito diretto direttissimo e condannati a 10 mesi di reclusione, pena sospesa.
Elezioni in Umbria, sondaggio YouTrend: centrodestra avanti di 4 punti. Salvini: “Schiaffo a Conte in arrivo”
I primi sondaggi in vista delle elezioni in Umbria del 27 ottobre parlano chiaro: il centrodestra è avanti con la candidata leghista sostenuta anche da Forza Italia e Fratelli d’Italia, Donatella Tesei. Secondo i dati di Quorum/YouTrend, in esclusiva per Agi, riportati su Il Tempo, Vincenzo Bianconi, candidato scelto da Pd e Movimento 5 stelle al momento è sotto la Tesei.
Se è vero che entrambi i candidati superano il 40 per cento dei consensi, la Tesei è comunque in testa con il 47,2 per cento delle preferenze (con la Lega primo partito al 34 per cento) mentre Pd, M5S e liste alleate si fermano poco sotto il 43 per cento (il dato di Bianconi è invece 43,1 per cento).
E nonostante solo il 28 per cento degli elettori umbri ritenga che l’esito delle Regionali avrà ripercussioni sul governo giallo-rosso, la portata nazionale del voto del prossimo 27 ottobre è innegabile. Il voto in Umbria sarà il primo vero test sulla tenuta del patto di governo tra Pd e Cinque stelle.
Tanto che Matteo Salvini ha detto: “In Emilia Romagna non vedo l’ora che arrivi il 26 gennaio, così come non vedo l’ora che arrivi il 27 ottobre in Umbria. Sono per me come quando era Natale da bambino… Al posto del 25 dicembre, io quest’anno ho il 27 ottobre in Umbria e il 26 gennaio in Emilia Romagna. Lo schiaffo a Conte è in arrivo”.
11 BARCONI TUNISINI ASSALTANO LAMPEDUSA, POLIZIOTTO: “SBARCANO GALEOTTI TUNISINI E TG VE LO NASCONDONO”
L’annuncio dell’apertura dei porti italiani ha scatenato i tunisini.
Che, sappiamo, essere in larga parte ex detenuti.
Altri due barchini, con a bordo 15 e 16 tunisini, sono infatti stati avvistati stanotte, a poca distanza dalla costa di Lampedusa, da una motovedetta della Guardia di finanza che li ha guidati in porto. In poco più di 24 ore, a partire da sabato sera, si sono registrati complessivamente 11 approdi di clandestini sull’isola.
Oltre 200 clandestini erano arrivati a Lampedusa in appena 12 ore su 9 barconi arrivati uno dietro l’altro ognuno con 20-25 clandestini, sbarcati direttamente in porto o sulle spiagge dell’isola: una vera e propria operazione militare.
Ieri, anche una quarantina di clandestini – che hanno dichiarato di essere algerini – erano sbarcati in Sardegna su più barchini. E’ un attacco senza precedenti. Con Salvini, arrivavano in un mese! Come accade in Grecia: L’unica nota positiva della giornata è la guardia costiera libica che ha riportato indietro un barcone con 70 invasori a bordo. Mentre un altro con 50 sarebbe dato per disperso.
Quindi, in mezza giornata 9 barconi arrivati con oltre 280 clandestini, 1 riportato indietro dai libici e un altro disperso. Un totale di quasi 400 clandestini diretti in Italia in 12 ore. Oggi altri 2. Grazie a Pd-M5s.
Questo porta il numero totale di settembre a 2.500 clandestini sbarcati contro un totale di 947 lo scorso anno. Effetto PD.
E allora ricordiamo la testimonianza di un agente: “Sono stato aggregato in Sicilia, tra Agrigento e Lampedusa per l’ emergenza sbarchi – scrisse Manuel Cantelli in una lettera denuncia spedita ai giornali italiani – Non sono un poliziotto di primo pelo e credo di aver visto un po’ di tutto, ma nonostante ciò la situazione che mi si è presentata mi ha sconcertato.
Ogni giorno sbarcano sulle coste italiane centinaia di persone, alcune con le loro imbarcazioni, molte di loro accolte da una sorta di ‘comitato di benvenuto’ li ha riforniti di viveri e dopo una bella pacca sulla spalla, con un cordiale arrivederci, li hanno lasciati liberi di andare dove volessero. Proprio così, liberi nel nostro Paese. Roba da non credere”.
Ebbene “queste persone, questi giovani, non sono profughi e non fuggono dalla guerra, ma sono galeotti tunisini che di certo non vengono qui per fare gli operai in fabbrica”. “Abbiamo messo in piedi una macchina dei soccorsi enorme – continua la lettera – a Lampedusa c’ è uno spiegamento di forze incredibile, mezzi e uomini di tutti i reparti, dalla Protezione Civile alla Croce Rossa, dai Vigili del Fuoco a tutte le Forze dell’ Ordine; aerei, navi, traghetti, tutti dediti all’ accoglienza, tutti preoccupati a fornire un servizio a 5 stelle a questi signori, che tutto sono tranne che pacifici turisti”.
“Nella maggior parte dei casi si tratta persone senza ritegno alcuno, senza alcun rispetto delle nostre regole, delle nostre leggi, della nostra civiltà e purtroppo nei Tg non se ne parla, come se quello che succede a Lampedusa debba essere tenuto nascosto”.
Milano: morsi, sputi, calci e pugni contro i carabinieri. Nigeriano irregolare ne manda 4 all’ospedale
“Ha iniziato a sferrare calci e sputi, poi ha pure tentato di mordere i carabinieri“. Il racconto che fanno fonti militari al Giornale.it è l’ennesimo caso di aggressioni nei confronti dei tutori dell’ordine. Succede ancora a Milano, dopo la coltellata al soldato in Centrale e le violenze del clandestino che nei giorni scorsi ha pestato un vigilantes e due militari.
Facciamo qualche passo indietro e torniamo alla mattina di sabato. Una pattuglia di carabinieri viene inviata per un intervento all’Esselunga di via Solari. Sul posto è scoppiata una lite tra più persone e i militari devono sedare gli animi.
Arrivati sul posto, però, la faccenda si presenta più complicata del previsto. “Tra i litiganti era coinvolto anche un nigeriano che importunava tutti gli altri”, fanno sapere le fonti. Alla richiesta dei documenti, l’immigrato reagisce con violenza attaccando gli uomini in divisa.
E scoppia il patatrac. Prima ricopre di calci e sputi i militari, poi butta a terra un carabiniere e cerca di strappargli la pistola dalla fondina. In quel momento arriva un’altra gazzella che riesce a ammanettarlo. Ma non basta. Il nigeriano da terra continua a sferrare calci senza sosta e cerca di mordere i militari. Risultato finale: quattro carabinieri finiscono in ospedale per i graffi e le contusioni riportate, con prognosi che vanno dai 3 ai 4 giorni.
A infastidire ancora di più gli addetti ai lavori è il fatto che l’immigrato, O.B. di 29 anni, è irregolare sul territorio italiano. Sbarcato nel Belpaese nel 2016, come tanti altri ha presentato domanda di asilo prontamente rigettata dalla commissione territoriale. Senza permesso di soggiorno è rimasto a vivere a Milano, collezionando precedenti penali. Prima dell’aggressione di venerdì, infatti, il clandestino era già passato per la galera per rapina impropria. “Non aveva paura di essere arrestato”, sussurrano le fonti, “proprio perché in carcere c’è già stato”.
Una volta salito sulla gazzella, non si è dato per vinto: in sfregio all’Arma ha sputato dappertutto dentro l’auto. Il 29enne è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e alle 9.30 di oggi è finito a processo per direttissima. Piccola curiosità: mentre i carabinieri lottavano contro il malvivente e venivano feriti, sul posto era presente “una marea di persone” che, invece di aiutare le forze dell’ordine, “si sono limitate a riprendere la scena col cellulare”. Come se quattro carabinieri finiti in ospedale fosse la trama di uno spettacolo da portare al cinema
Reddito di cittadinanza alla terrorista rossa Saraceni, ira della famiglia dell’agente ucciso: “Vergognatevi!”
Da Il Secolo D’Italia – «Stiamo veramente cadendo nel ridicolo». È amareggiato Potito Perruggini, nipote dell’agente di polizia Giuseppe Ciotta assassinato nel 1977 dai terroristi rossi e presidente dell’osservatorio nazionale per la Verità storica “Anni di piombo”. Commenta all’Adnkronos la notizia diffusa da La Verità sul reddito di cittadinanza percepito da qualche settimana da Federica Saraceni, ex terrorista delle Br.
Condannata a 21 anni e sei mesi per l’omicidio del giuslavorista Massimo D’Antona, Federica Saraceni dal 2005 è ai domiciliari e dallo scorso agosto riceve il reddito di cittadinanza, un assegno da 623 euro, nonostante tra i requisiti per ottenerlo ci sia quello di non essere sottoposti a “misura cautelare personale”.
«Se non controlliamo attentamente questi cosiddetti ex terroristi (che per noi familiari non sono mai “ex” ma rimangono tali perché hanno ammazzato e i nostri morti non saranno mai “ex morti”), corriamo il rischio di vedere la Saraceni incassare anche la pensione di reversibilità del padre, l’ex parlamentare Luigi Saraceni», continua Perruggini. «Del resto, questo è solo uno dei tanti episodi che ci portano a riflettere sull’argomento.
Non è il primo caso, ne hanno scoperto un altro a Torino», aggiunge Perruggini. «Ci sono terroristi come Enrico Galmozzi, il killer di mio zio, che vive libero e con la libertà di minacciare attraverso Facebook. Ne parla Panorama in edicola questa settimana». «Questi si sono presi gioco degli italiani e continuano a farlo – conclude il presidente dell’osservatorio “Anni di piombo” – sulla pelle delle vittime e dei loro familiari che hanno pagato senza mai conoscere un briciolo di verità storica, che nella maggior parte dei casi è diversa da quella giudiziaria».
Migranti, all’ex sindaco di Milano Pisapia non bastano mai: “Cancellare il Decreto Sicurezza, è xenofobo”
Giuliano Pisapia mette fretta al governo giallorosso su due temi molto discussi recentemente: fine vita e ius culturae. Dopo la decisione della Consulta, l’ex sindaco di Milano ha sottolineato che “per una morte dignitosa ci vuole subito una legge“. Tuttavia ciascun parlamentare dovrebbe decidere “secondo coscienza” e i partiti “rispettino la libertà“.
L’avvocato, intervistato da La Repubblica, è del pare che “oltre al diritto a una vita dignitosa, ci sia anche il diritto a una morte dignitosa. È un tema ineludibile per il Parlamento che deve decidere al più presto come ha chiesto anche la Consulta“. C’è una concreta possibilità che la legge si faccia, ma solamente “se si evitano le battaglie ideologiche e gli scontri faziosi“.
Ius culturae e RenziIl prossimo 4 ottobre in Commissione Affari costituzionali ripartirà l’iter dello ius culturae: “Riguarda la cittadinanza italiana al minore straniero entrato in Italia entro i 12 anni e che abbia frequentato regolarmente un percorso formativo per almeno 5 anni nel territorio nazionale“. L’eurodeputato spiega che “c’è concordanza da parte di tutte le forze di governo“. Dopo aver “cambiato molto a parole” ora è giunto il momento di “cancellare le norme incostituzionale e xenofobe del decreto Sicurezza“.
E poi prosegue: “Lasciamoci alle spalle l’oscurantismo di Salvini: il M5s può dimostrarlo ora praticamente“. Pisapia infine ha smentito un suo possibile ingresso nel Partito democratico e ha criticato la scissione di Matteo Renzi: “Non credo sia una brutta cosa cambiare idea – e spero davvero che il M5s ne cambi molte rispetto a quelle nella sua prima esperienza di governo – ma non ho condiviso la scissione di Bersani e non condivido questa“.
domenica 29 settembre 2019
Trieste, la rabbia della polizia: “Ci hanno lasciati soli ad affrontare il flusso continuo di clandestini”
«Ormai è evidente a tutti quello che sta accadendo a Trieste in questi giorni. Siamo soli ad affrontare il flusso continuo di ingressi illegali sul nostro territorio terrestre. Soli, a contrastare l’immigrazione clandestina con un organico ben al di sotto di quello previsto.
Soli, nel silenzio e immobilismo totale del Dipartimento che continua a non aggregare personale attingendo dalla Polizia di Frontiera di altre provincie». Lo sottolinea Lorenzo Tamaro – Segretario Provinciale SAP.
«Quanto – ancora il SAP -. accade viene “caricato” tutto sulle spalle degli uomini e delle donne della Polizia di Frontiera di Trieste che non dispongono nemmeno di ambienti adatti per poter accogliere un numero così importante di persone.
Nulla nemmeno sul fronte del controllo sanitario, un servizio, da tempo richiesto dal SAP. Viste le condizioni igienico sanitarie dei nuovi arrivati, riteniamo che ciò debba essere istituito, per la tutela degli operatori di polizia e per la salute degli immigrati stessi».
«Chiediamo – viene riferito – una tutela sanitaria che debba essere pari se non migliore a quella garantita nei porti al momento degli sbarchi.
Ribadiamo inoltre l’urgenza affinché vengano effettuati nuovi accordi bilaterali con la Slovenia per le procedure di riammissione e una revisione per quanto riguarda l’accettazione delle richieste di asilo».
Elezioni in Austria (beati loro): boom per il centro-destra di Kurz al 37%. Estrema destra al 17%. Sinistra al 23%
Le elezioni anticipate erano state annunciate lo scorso 18 maggio non appena lo scandalo “Ibizagate” aveva travolto il leader del Partito della Libertà Austriaco (FPÖ), Heinz-Christian Strache, facendo così implodere la coalizione di governo allora composta dai conservatori del cancelliere Sebastian Kurz e dall’estrema destra.
A pagare per questo scandalo è stato proprio il FPÖ che è crollato di dieci punti percentuali sprofondando al 17% e scivolando così in terza posizione. Secondo gli exit poll diffusi dall’istituto “Research Affairs” dopo al chiusura delle urne, conservatori del cancelliere uscente Sebastian Kurz conducono le danze con il 37% delle preferenze seguiti dai socialdemocratici del SPÖ che si attestano al 23%. I Verdi, che alle legislative del 2017 non avevano superato la soglia di sbarramento del 4%, torneranno in parlamento.
A far implodere la coalizione guidata da Kurz era stata la diffusione, il 17 maggio scorso, di un video girato di nascosto nel 2017 sull’isola di Ibiza (guarda il video). Da qui il nome “Ibizagate“.
In quelle immagini si vedeva Strache proporre appalti pubblici a quella che credeva essere una oligarca russa per ottenere in cambio fondi occulti. Subito dopo la pubblicazione del documento da parte dello Spiegel e del Süddeutsche Zeitung, il leader del FPÖ si era immediatamente dimesso da vicecancelliere e dalla guida del partito. Da quel momento il timone del Paese è stato affidato a un governo ad interim guidato da un magistrato, Brigitte Bierlein, e l’ultradestra ha continuato a perdere voti fino al crollo registrato oggi alle urne che la spinge all’opposizione.
“Non abbiamo ricevuto un mandato chiaro per continuare la coalizione (con i popolari di Kurz, ndr)”, ha detto il segretario generale del partito, Harald Vilimsky. Come già in altri Paesi dell’Unione europea, anche alle elezioni in Austria si registra un forte exploit dei Verdi nelle elezioni anticipate di oggi in Austria.
Il partito ecologista ha, infatti, registrato il miglior risultato mai incassato fino ad oggi. Un aumento dei consensi di oltre dieci punti percentuali che li porta al 14,3% dei voti e a tornare in parlamento.
Conte vuole un secondo mandato per Mattarella? Balle: chi vuole al Quirinale
Un legittimo sospetto su Giuseppe Conte, avanzato sulle colonne de La Stampa da Ugo Magri. Si parla delle parole del premier su Sergio Mattarella. L'altra sera, infatti, Conte si è augurato un secondo mandato per l'attuale inquilino del Colle.
"Quale prossimo capo dello Stato vorrei una personalità come Mattarella, con equilibrio, esperienza, saggezza e alla mano". E ancora: "Se lui fosse disponibile a un secondo mandato...". Sin troppo chiaro il pensiero di Conte. Pensiero che spiazza, dato che ad oggi nessuno aveva ipotizzato un Mattarella-bis (l'unico precedente nella storia repubblicana, quello di Giorgio Napolitano).
L'elezione del prossimo presidente della Repubblica è prevista a febbraio 2021, quando Mattarella avrà 80 anni. E stando a quel che risulta, il capo dello Stato non ha mai detto a nessuno di ambire a un secondo mandato e men che meno ha compiuto le mosse di chi potrebbe mirare proprio a quello. Magri sottolinea che "nulla induce a sospettare un piano di rielezione. Viceversa sono molti i personaggi già in corsa per il Quirinale.
Nel solo Pd ne vengono additati una mezza dozzina", ricorda. Dunque, in chiusura ricorda: "Da quanto Trump ha lanciato il Forza Giuseppi, al premier nessun traguardo sembra impossibile. Anzi: vuoi vedere che quando per il Colle ha invocato una figura di equilibrio, esperienza, saggezza e simpatia, oltre a Mattarella aveva in mente a se stesso?". Il sasso, insomma, è stato lanciato.
Spunta la "Tassa sui Malati" La porcheria di Pd e M5s: chi viene punito e come
La coperta è corta. E rischia di saltare il fantomatico taglio, da 5 miliardi, del cuneo fiscale. Però il governo dovrebbe riuscire a racimolare oltre 1 miliardo per il rinnovo contrattuale degli statali.
Nelle ore convulse che precedono la presentazione ufficiale della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (che dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri domani, al massimo martedì), i numeri macroeconomici restano ancora ballerini.
Così come i provvedimenti concreti della prossima legge di Bilancio che entreranno e usciranno dal menù di governo a seconda delle sensibilità, delle effettive disponibilità finanziarie e dei binari che imporrà la Commissione europea. Resta il fatto che i 5 miliardi per limare un pochino l' esagerato peso fiscale sul lavoro non si riescono a trovare.
Le coperture frutto della ventilata lotta all' evasione restano aleatorie finché non si incassano. E quindi o si aumentano le entrate (nuove tasse), o si tagliano le uscite (servizi e benefit)
ALCHIMIA COMPLESSAUn gioco delle tre carte per un governo con tante anime (politiche) differenti. E pochi quattrini in cassa.
AL netto dei margini di flessibilità che si riusciranno ad ottenere da Bruxelles (tra i 7 egli 11 miliardi se saranno generosi). Già nella legge di Bilancio 2019 il Conte 1 aveva allocato 1,8 miliardi di budget per il rinnovo dei 3,3 milioni di dipendenti pubblici. Quest' anno - per garantire le copertura per il rinnovo contrattuale che scade nel 2021 - il Tesoro dovrebbe racimolare circa 1,1 miliardi.
È pur vero che si potrebbe effettivamente provvedere il prossimo anno, ma resta comunque un "buco", considerando che la precedente tornata contrattuale era costata 2,8 miliardi e questo solo per i dipendenti della pubblica amministrazione centrale. I conti in tasca a Palazzo Chigi li fa la segretaria generale della Fp-Cgil, Serena Sorrentino: «Il governo giallo-verde aveva stanziato nella scorsa legge di bilancio circa 52 euro lordi per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego 2019-2021. Questa cifra per noi è insufficiente».
Tanto più che nei giorni scorsi il ministro dell' Istruzione, Fioramonti, aveva anticipato la volontà di aumenti «a tre cifre per gli insegnanti». Vale a dire circa 100 euro a docente. Il che moltiplicato per tutti gli insegnanti fa un paio di miliardi di impegno di spesa.
Il problema è che pur riuscendo a mettere in busta paga l' aumento promesso (100 euro), si tratta comunque di retribuzione lorda, e quindi effettivamente poco più di 60 euro al mese di aumento. Senza dimenticare gli 86mila precari da assumere e stabilizzare. Resta da vedere come si reperiranno le risorse. L' idea che sembra fare capolino è di andare a sfalciare le detrazioni fiscali oggi garantite a circa un terzo dei cittadini italiani (la metà del contribuenti).
TASSA SUI MALATIL'Erario riconosce ai contribuenti alcune detrazioni fiscali che vengono rimborsate (a seguito di spese sostenute e documentate), l' anno d' imposta successivo. Si tratta di un rimborso del 19%. Si contano circa 18,5 miliardi di rimborsi ad una platea di 18,6 milioni di contribuenti. Intervenire su questo capitolo vuol dire garantire al bilancio statale risparmi concreti. Ma anche far infuriare chi le tasse le paga. Per questo si riflette se legare il beneficio delle detrazioni al reddito Isee (con un sistema a scalare, come già avviene, ma fino al tetto dei 50/60mila euro lordi).
Il problema, a livello contabile, è che per garantire sin dal 2020 questi risparmi si dovrebbe intervenire retroattivamente. Vale a dire ridurre la percentuale di rimborso per le spese sanitarie e farmaceutiche del 2019. Visto poi che qualsiasi decisione nero su bianco verrà assunta solo a dicembre (quando la legge di Bilancio verrà approvata dal Parlamento), i cittadini se ne renderanno conto solo quando saremo arrivati quasi a fine anno. E' come cambiare le regole del gioco a partita quasi finita.
Quanto al meccanismo dei rimborsi fiscali per le spese tracciabili è tutto ancora molto vago. Probabilmente si sceglierà di far decollare il meccanismo ad aprile/giugno, come è già successo con il Reddito di cittadinanza. Così da poter rivendicare una innovazione, risparmiando però i costi dei primi 4/6 mesi. Quindi metà budget. Resta poi da vedere dove salteranno fuori i 23,1 miliardi di euro per evitare l' aumento dell' Iva. Si ipotizza un rimescolamento delle aliquote.
Insomma, un aumento differenziato per ridisegnare la distribuzione dell' imposta sui beni. Oggi sono in vigore tre aliquote (4, 10 e 22%). Potrebbe spuntarne una quarta (al 12/13%), compensata con un riduzione all' 8% per alcuni beni primari. L' ex ministro dell' Agricoltura, Gian Marco Centinaio (Lega), però avverte: «Aumentare al 13% le tasse su alcuni beni alimentari colpirebbe le famiglie». di Antonio Castro
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