domenica 29 settembre 2019

Trieste, la rabbia della polizia: “Ci hanno lasciati soli ad affrontare il flusso continuo di clandestini”


«Ormai è evidente a tutti quello che sta accadendo a Trieste in questi giorni. Siamo soli ad affrontare il flusso continuo di ingressi illegali sul nostro territorio terrestre. Soli, a contrastare l’immigrazione clandestina con un organico ben al di sotto di quello previsto.

Soli, nel silenzio e immobilismo totale del Dipartimento che continua a non aggregare personale attingendo dalla Polizia di Frontiera di altre provincie». Lo sottolinea Lorenzo Tamaro – Segretario Provinciale SAP.

 «Quanto – ancora il SAP -. accade viene “caricato” tutto sulle spalle degli uomini e delle donne della Polizia di Frontiera di Trieste che non dispongono nemmeno di ambienti adatti per poter accogliere un numero così importante di persone.

Nulla nemmeno sul fronte del controllo sanitario, un servizio, da tempo richiesto dal SAP. Viste le condizioni igienico sanitarie dei nuovi arrivati, riteniamo che ciò debba essere istituito, per la tutela degli operatori di polizia e per la salute degli immigrati stessi».

 «Chiediamo – viene riferito – una tutela sanitaria che debba essere pari se non migliore a quella garantita nei porti al momento degli sbarchi.

Ribadiamo inoltre l’urgenza affinché vengano effettuati nuovi accordi bilaterali con la Slovenia per le procedure di riammissione e una revisione per quanto riguarda l’accettazione delle richieste di asilo».

Elezioni in Austria (beati loro): boom per il centro-destra di Kurz al 37%. Estrema destra al 17%. Sinistra al 23%


Le elezioni anticipate erano state annunciate lo scorso 18 maggio non appena lo scandalo “Ibizagate” aveva travolto il leader del Partito della Libertà Austriaco (FPÖ), Heinz-Christian Strache, facendo così implodere la coalizione di governo allora composta dai conservatori del cancelliere Sebastian Kurz e dall’estrema destra.

 A pagare per questo scandalo è stato proprio il FPÖ che è crollato di dieci punti percentuali sprofondando al 17% e scivolando così in terza posizione. Secondo gli exit poll diffusi dall’istituto “Research Affairs” dopo al chiusura delle urne, conservatori del cancelliere uscente Sebastian Kurz conducono le danze con il 37% delle preferenze seguiti dai socialdemocratici del SPÖ che si attestano al 23%. I Verdi, che alle legislative del 2017 non avevano superato la soglia di sbarramento del 4%, torneranno in parlamento.

 A far implodere la coalizione guidata da Kurz era stata la diffusione, il 17 maggio scorso, di un video girato di nascosto nel 2017 sull’isola di Ibiza (guarda il video). Da qui il nome “Ibizagate“.

In quelle immagini si vedeva Strache proporre appalti pubblici a quella che credeva essere una oligarca russa per ottenere in cambio fondi occulti. Subito dopo la pubblicazione del documento da parte dello Spiegel e del Süddeutsche Zeitung, il leader del FPÖ si era immediatamente dimesso da vicecancelliere e dalla guida del partito. Da quel momento il timone del Paese è stato affidato a un governo ad interim guidato da un magistrato, Brigitte Bierlein, e l’ultradestra ha continuato a perdere voti fino al crollo registrato oggi alle urne che la spinge all’opposizione.

“Non abbiamo ricevuto un mandato chiaro per continuare la coalizione (con i popolari di Kurz, ndr)”, ha detto il segretario generale del partito, Harald Vilimsky. Come già in altri Paesi dell’Unione europea, anche alle elezioni in Austria si registra un forte exploit dei Verdi nelle elezioni anticipate di oggi in Austria.

Il partito ecologista ha, infatti, registrato il miglior risultato mai incassato fino ad oggi. Un aumento dei consensi di oltre dieci punti percentuali che li porta al 14,3% dei voti e a tornare in parlamento.

Conte vuole un secondo mandato per Mattarella? Balle: chi vuole al Quirinale


Un legittimo sospetto su Giuseppe Conte, avanzato sulle colonne de La Stampa da Ugo Magri. Si parla delle parole del premier su Sergio Mattarella. L'altra sera, infatti, Conte si è augurato un secondo mandato per l'attuale inquilino del Colle.

"Quale prossimo capo dello Stato vorrei una personalità come Mattarella, con equilibrio, esperienza, saggezza e alla mano". E ancora: "Se lui fosse disponibile a un secondo mandato...". Sin troppo chiaro il pensiero di Conte. Pensiero che spiazza, dato che ad oggi nessuno aveva ipotizzato un Mattarella-bis (l'unico precedente nella storia repubblicana, quello di Giorgio Napolitano).

 L'elezione del prossimo presidente della Repubblica è prevista a febbraio 2021, quando Mattarella avrà 80 anni. E stando a quel che risulta, il capo dello Stato non ha mai detto a nessuno di ambire a un secondo mandato e men che meno ha compiuto le mosse di chi potrebbe mirare proprio a quello. Magri sottolinea che "nulla induce a sospettare un piano di rielezione. Viceversa sono molti i personaggi già in corsa per il Quirinale.

Nel solo Pd ne vengono additati una mezza dozzina", ricorda. Dunque, in chiusura ricorda: "Da quanto Trump ha lanciato il Forza Giuseppi, al premier nessun traguardo sembra impossibile. Anzi: vuoi vedere che quando per il Colle ha invocato una figura di equilibrio, esperienza, saggezza e simpatia, oltre a Mattarella aveva in mente a se stesso?". Il sasso, insomma, è stato lanciato.

Spunta la "Tassa sui Malati" La porcheria di Pd e M5s: chi viene punito e come


La coperta è corta. E rischia di saltare il fantomatico taglio, da 5 miliardi, del cuneo fiscale. Però il governo dovrebbe riuscire a racimolare oltre 1 miliardo per il rinnovo contrattuale degli statali.

 Nelle ore convulse che precedono la presentazione ufficiale della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (che dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri domani, al massimo martedì), i numeri macroeconomici restano ancora ballerini.

Così come i provvedimenti concreti della prossima legge di Bilancio che entreranno e usciranno dal menù di governo a seconda delle sensibilità, delle effettive disponibilità finanziarie e dei binari che imporrà la Commissione europea. Resta il fatto che i 5 miliardi per limare un pochino l' esagerato peso fiscale sul lavoro non si riescono a trovare.

Le coperture frutto della ventilata lotta all' evasione restano aleatorie finché non si incassano. E quindi o si aumentano le entrate (nuove tasse), o si tagliano le uscite (servizi e benefit)
ALCHIMIA COMPLESSA
Un gioco delle tre carte per un governo con tante anime (politiche) differenti. E pochi quattrini in cassa.

AL netto dei margini di flessibilità che si riusciranno ad ottenere da Bruxelles (tra i 7 egli 11 miliardi se saranno generosi). Già nella legge di Bilancio 2019 il Conte 1 aveva allocato 1,8 miliardi di budget per il rinnovo dei 3,3 milioni di dipendenti pubblici. Quest' anno - per garantire le copertura per il rinnovo contrattuale che scade nel 2021 - il Tesoro dovrebbe racimolare circa 1,1 miliardi.

È pur vero che si potrebbe effettivamente provvedere il prossimo anno, ma resta comunque un "buco", considerando che la precedente tornata contrattuale era costata 2,8 miliardi e questo solo per i dipendenti della pubblica amministrazione centrale. I conti in tasca a Palazzo Chigi li fa la segretaria generale della Fp-Cgil, Serena Sorrentino: «Il governo giallo-verde aveva stanziato nella scorsa legge di bilancio circa 52 euro lordi per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego 2019-2021. Questa cifra per noi è insufficiente».

Tanto più che nei giorni scorsi il ministro dell' Istruzione, Fioramonti, aveva anticipato la volontà di aumenti «a tre cifre per gli insegnanti». Vale a dire circa 100 euro a docente. Il che moltiplicato per tutti gli insegnanti fa un paio di miliardi di impegno di spesa.

Il problema è che pur riuscendo a mettere in busta paga l' aumento promesso (100 euro), si tratta comunque di retribuzione lorda, e quindi effettivamente poco più di 60 euro al mese di aumento. Senza dimenticare gli 86mila precari da assumere e stabilizzare. Resta da vedere come si reperiranno le risorse. L' idea che sembra fare capolino è di andare a sfalciare le detrazioni fiscali oggi garantite a circa un terzo dei cittadini italiani (la metà del contribuenti).
TASSA SUI MALATI
L'Erario riconosce ai contribuenti alcune detrazioni fiscali che vengono rimborsate (a seguito di spese sostenute e documentate), l' anno d' imposta successivo. Si tratta di un rimborso del 19%. Si contano circa 18,5 miliardi di rimborsi ad una platea di 18,6 milioni di contribuenti. Intervenire su questo capitolo vuol dire garantire al bilancio statale risparmi concreti. Ma anche far infuriare chi le tasse le paga. Per questo si riflette se legare il beneficio delle detrazioni al reddito Isee (con un sistema a scalare, come già avviene, ma fino al tetto dei 50/60mila euro lordi).

 Il problema, a livello contabile, è che per garantire sin dal 2020 questi risparmi si dovrebbe intervenire retroattivamente. Vale a dire ridurre la percentuale di rimborso per le spese sanitarie e farmaceutiche del 2019. Visto poi che qualsiasi decisione nero su bianco verrà assunta solo a dicembre (quando la legge di Bilancio verrà approvata dal Parlamento), i cittadini se ne renderanno conto solo quando saremo arrivati quasi a fine anno. E' come cambiare le regole del gioco a partita quasi finita.

 Quanto al meccanismo dei rimborsi fiscali per le spese tracciabili è tutto ancora molto vago. Probabilmente si sceglierà di far decollare il meccanismo ad aprile/giugno, come è già successo con il Reddito di cittadinanza. Così da poter rivendicare una innovazione, risparmiando però i costi dei primi 4/6 mesi. Quindi metà budget. Resta poi da vedere dove salteranno fuori i 23,1 miliardi di euro per evitare l' aumento dell' Iva. Si ipotizza un rimescolamento delle aliquote.

Insomma, un aumento differenziato per ridisegnare la distribuzione dell' imposta sui beni. Oggi sono in vigore tre aliquote (4, 10 e 22%). Potrebbe spuntarne una quarta (al 12/13%), compensata con un riduzione all' 8% per alcuni beni primari. L' ex ministro dell' Agricoltura, Gian Marco Centinaio (Lega), però avverte: «Aumentare al 13% le tasse su alcuni beni alimentari colpirebbe le famiglie». di Antonio Castro

Altri 180 clandestini sbarcano a Lampedusa, ma il sindaco PD: “Non sono preoccupato, nessuna emergenza”



Nel giro di appena 12 ore a Lampedusa ci sono stati sette mini-sbarchi con l’arrivo di 180 migranti. Lo riferiscono fonti locali. I migranti sono stati portati nel centro di accoglienza dell’isola siciliana in contrada Imbriacola, dove si trovano ora 200 persone, più del doppio rispetto alla capienza. Secondo quanto è stato riferito, sabato sera le motovedette della Capitaneria di porto e della Guardia costiera hanno intercettato due barchini con a bordo 25 persone ciascuno, il primo alle 20 e il secondo alle 21.

All’alba altri 30 tunisini sono stati bloccati sulla spiaggia di Cala Palme, dove erano arrivati con un barchino. Nelle ore successive sono arrivati altri quattro barchini, uno dietro l’altro, ognuno con 20-25 migranti tunisini e dell’Africa sub sahariana.

Gli arrivi, favoriti dalle condizioni di mare calmo degli ultimi giorni, sempre più spesso avverrebbero con una nave più grande o un peschereccio che avvicina i migranti a Lampedusa e poi li fa proseguire con piccole barche non adatte alla traversata dalla Libia. Sindaco Lampedusa: “I migranti sono sempre arrivati, anche prima” “Nessuna emergenza a Lampedusa”.

Così Salvatore Martello, sindaco dall’isola siciliana, parlando con l’Adnkronos degli arrivi dei migranti che si sono succeduti durante tutta la notte. “Sono arrivate 8 imbarcazioni con 180 persone a bordo, alcune accompagnate dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza che li ha soccorsi, altre autonomamente, come arrivano sempre” aggiunge il sindaco che si dice “per niente preoccupato”. “La situazione non è mai cambiata.

I migranti sono sempre arrivati, anche prima, perché il problema non è mai stato affrontato e risolto”. “Nessuna emergenza, saranno trasferiti già domani. Gli impegni presi con il ministro Lamorgese funzionano” Emergenza comunque non c’è – sottolinea Martello – se a Lampedusa arrivano e poi vengono trasferiti altrove problemi non ce ne sono. Si creano, invece, nel momento in cui i migranti vengono tenuti a Lampedusa per giorni. Ma se continua così significa che gli impegni che abbiamo preso con questo ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, funzionano.

Col precedente ministro – osserva il sindaco – nemmeno parlavamo”. I migranti arrivati questa notte verranno trasferiti “in altri centri già domani”. “L’hot spot di Lampedusa è pieno”, afferma. “Questa notte non hanno potuto fare i riconoscimenti che invece verranno effettuati oggi – conclude – domani si procederà al trasferiti nei centri della Sicilia”

Il governo del “tradimento” si inventa lo Ius Culturae: così il PD riprova a legalizzare l’invasione


Da Il Secolo D’Italia – La discussione sullo ius culturae, la proposta di legge in materia di cittadinanza ripartirà giovedì prossimo alla Camera ma ha già sollevato le prime reazioni, e quasi tutte di segno contrario. Come quella di Salvini, che ha promesso che darà battaglia contro “la cittadinanza facile”. Ma prima vediamo cosa prevedono le norme sulla cittadinanza e come cambierebbero con lo ius culturae.
Le differenze
Lo ius culturae, inserito nell’ambito dello ius soli, è stato al centro di un lungo dibattito in Parlamento nella legislatura passata. Lo ius soli, dal latino “diritto del suolo” è un’espressione giuridica che intende l’acquisizione della cittadinanza come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul territorio di un dato Paese, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.

Lo ius sanguinis (diritto del sangue), indica invece la trasmissione della cittadinanza dal genitore alla prole (ad esempio, il figlio di un italiano è italiano). Lo ius culturae, invece, prevede che può ottenere la cittadinanza il minore straniero, nato in Italia o entrato nel nostro Paese entro il 12esimo anno di età, purché abbia frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli di studio o seguito percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali per conseguire una qualifica professionale. In base alla legge 91 del 1992, chi è nato in Italia da genitori stranieri può diventare cittadino italiano al compimento dei 18 anni, a condizione che abbia mantenuto costantemente la residenza in Italia dalla nascita.

Nel nostro Paese lo ius soli si applica anche in due casi eccezionali: per nascita sul territorio italiano da genitori ignoti o apolidi o impossibilitati a trasmettere al soggetto la propria cittadinanza secondo la legge dello Stato di provenienza, oppure se il soggetto è figlio di ignoti ed è trovato nel territorio italiano. Quasi tutti i paesi del continente americano applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni, come gli Stati Uniti, il Canada e quasi tutta l’America meridionale. In Europa viene concessa la cittadinanza per ius soli (per esempio Francia, Portogallo, Spagna, Regno Unito e Germania) con qualche condizione. In Francia, ad esempio, il nato in territorio francese da genitori stranieri può ottenere la cittadinanza facendone richiesta purché sia vissuto stabilmente sul territorio dello Stato per almeno 5 anni. In Germania, vale di base lo ius sanguinis ma chi nasce nel territorio tedesco da genitori extracomunitari può diventare cittadino tedesco se uno dei due genitori ha il permesso di soggiorno da almeno tre anni e vive in Germania da otto.
Barricate contro questo Cavallo di Troia
Decisa l’opposizione del centrodestra: “La cittadinanza facile non ci piace, comunque la chiamino. L’integrazione è un percorso, la cittadinanza non è un biglietto al luna park. Mi sembra l’ultimo dei problemi di un governo confuso che oggi sta litigando su Casaleggio, sulla Costituzione, sulla giustizia, sull’aumento dell’Iva, sembra veramente allo sbando”. Così Matteo Salvini, commentando il disegno di legge sullo ius culturae, che ha ripreso il suo iter in Parlamento. “E comunque – continua Salvini – la cittadinanza facile è l’ultima delle esigenze che ci sono in Italia in questo momento”.

Stessa opinione per Roberto Calderoli: “Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: faremo le barricate contro ogni proposta di ius soli, anche se declinata nella forma soft dello ius culturae. Che altro non sarebbe che il cavallo di Troia per estendere poi la cittadinanza a genitori, fratelli e sorelle che non hanno completato nessun percorso scolastico e avere così milioni di nuovi italiani, facendo diventare italiani milioni di immigrati che di restare qui (come dimostrano le loro rimesse verso i Paesi di origine) non ci pensano minimamente e sono qui di transito solo per qualche anno”. Lo afferma il senatore della Lega, vicepresidente del Senato.
Nuovi elettori per il Pd
“Una mossa – aggiunge – che riveste una semplice finalità sotto gli occhi di tutti, avere milioni di nuovi elettori per il Pd, che alle urne non può più sperare nel voto degli italiani. Del resto l’unica differenza, tra chi ha la cittadinanza e chi non la ha, in termini di diritti è solo il voto, il diritto elettorale attivo e passivo, per il resto non cambia nulla”.

Ad ogni modo, aggiunge, “siamo pronti a fare le barricate nelle commissioni e nelle Aule parlamentari, contro una legge che non serve, perché numeri alla mano la legge attuale sulla cittadinanza va bene così come è: concediamo mediamente 200mila nuove cittadinanze all’anno. Cosa occorre di più? Purtroppo ci aveva visto giusto la compianta Oriana Fallaci quando i tempi non sospetti ci avvisava sul piano dell’élite mondialiste di cambiare e ribaltare la nostra società e il nostro modo di vivere attraverso l’immigrazione clandestina mutata in invasione…”

Una zattera di bronzo e argilla, Bergoglio inaugura la statua per i migranti (non per i martiri cristiani perseguitati)


La “preoccupazione amorosa” verso i “meno privilegiati” è “richiesta” al popolo di Dio e non bisogna “escludere nessuno” né “lasciare fuori nessuno”. In occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che quest’anno è giunta alla 105esima edizione, papa Francesco è tornato a ricordare alle potenze occidentali che l’accoglienza degli immigrati è stata scritta nella Bibbia. “Non possiamo rimanere insensibili, con il cuore anestetizzato, di fronte alla miseria di tanti innocenti” – ha tuonato il Santo Padre – non possiamo non piangere”.

 “La preoccupazione amorosa verso i meno privilegiati è presentata come un tratto distintivo del Dio di Israele, ed è anche richiesta, come un dovere morale, a tutti coloro che vogliono appartenere al suo popolo”, ha sottolineato papa Francesco spiegando, durante l’omelia della Santa Messa celebrata in piazza San Pietro (guarda il video), per quale motivo sia importante “avere un’attenzione particolare verso i forestieri, come pure per le vedove, gli orfani e tutti gli scartati dei nostri giorni”.

Tuttavia, riprendendo proprio il messaggio della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, Bergoglio ha sottolineato che “non si tratta solo” degli stranieri, ma di “tutti gli abitanti delle periferie esistenziali che, assieme ai migranti e ai rifugiati, sono vittime della cultura dello scarto”. Quindi, ha ricordato che Dio chiede ai propri fedeli di “mettere in pratica la carità nei loro confronti” e di “restaurare la loro umanità, assieme alla nostra, senza escludere nessuno” e “senza lasciare fuori nessuno”.

Durante l’omelia della Santa Messa, Bergoglio ha ricordato come, nel libro dell’Esodo, Dio inviti il proprio popolo a “non maltrattare in alcun modo le vedove e gli orfani, perché Egli ascolta il loro grido”. Lo stesso avvertimento viene ripreso due volte nel Deuteronomio, con l’aggiunta degli stranieri tra le categorie protette. “La ragione di tale monito – ha, quindi, spiegato il Pontefice – è spiegata chiaramente nello stesso libro: il Dio di Israele è Colui ‘che fa giustizia all’orfano e alla vedova, che ama lo straniero e gli dà pane e vestito'”.

Per questo ha detto ai presenti in piazza San Pietro che non si può non reagire “di fronte alla miseria di tanti innocenti” e, pertanto, ha chiesto al Signore “la grazia di piangere, il pianto che converte il cuore davanti a questi peccati”. Per sottolineare questo impegno, papa Francesco ha inaugurato una scultura in bronzo e argilla dell’artista canadese Timothy Schmalz che raffigura un barcone di migranti e, ripetendo le parole della Lettera agli Ebrei, ha scandito: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli”.

Le scultura di Shamalz, che rimarrà collocata in Vaticano, raffigura una zattera con a bordo 140 migranti di varie epoche e luoghi, dagli indigeni sudamericani agli ebrei perseguitati dal nazismo fino agli africani che fuggono la fame. “È un gruppo di migranti di varie culture e diversi periodi storici”, ha spiegato papa Francesco durante l’Angelus ha voluto quest’opera artistica in Piazza San Pietro per ricordare “a tutti la sfida evangelica dell’accoglienza“.

Vietato criticare Greta e Carola: per Boldrini è il “solito sessismo del maschio, bianco, etero, ricco e potente”


Laura Boldrini è tornata e ripropone un suo vecchio pallino: il femminismo identitario. L’ex Presidente della Camera, ora passata al Partito democratico, ora ci spiega che chiunque osi criticare o mettere in discussione il fenomeno Greta Thunberg o l’operato della “capitana” Carola Rackete, è in realtà un maschio – ovviamente bianco ed eterosessuale – che non tollera il protagonismo delle donne ed è, dunque, un povero sessista.

Riprendendo sui social un articolo di Lorenzo Tosa (dal blog Generazione Antigone), Boldrini scrive: “Ora. A freddo. Sinceramente. Ma qualcuno crede davvero che attacchino Greta perché ha 16 anni, perché non è una climatologa, perché “c’è qualcuno dietro”? Credete sul serio che insultino Carola perché ha forzato un blocco navale con a bordo 42 migranti o “speronato” una nave della Guardia di finanza? Credete realmente che vomitino odio su Emma perché ha osato schierarsi contro Salvini? Che offendano Teresa per un vestito blu o un titolo di studio? Michela per il suo aspetto fisico? Laura perché… esiste?.

È tutta colpa del sessismo dei maschi bianchi: “Quelli sono, tutt’al più, mezzi, scuse, alibi, squallido rumore di superficie. Ma ciò che davvero non sopportano di queste donne straordinarie è che si sono esposte, costi quel che costi, ci hanno messo la faccia e non il corpo, usano la testa invece del c***, non sono rimaste al loro posto, rifiutando testardamente la parte che questa società aveva assegnato loro, rivestono ruoli di responsabilità che il 90% degli uomini che le deridono non reggerebbero per dieci minuti, che sia il timone di una nave, un ruolo istituzionale o un microfono spianato di fronte agli uomini più potenti della terra”.

E aggiunge che queste donne “hanno deciso di prendere posizione in un mondo in cui tutte le posizioni che contano o hanno un qualche peso o valore sono state prese da un’unica persona: maschio, etero, bianco, ricco, potente e che se ne strafotte dell’ambiente, di chi verrà dopo di lui, di chi la pensa diversamente, di chi è altro, diverso. Donna”.

Capito? se Carola Rackete se frega delle leggi di uno stato – che dovrebbero valere per tutti – non è colpa sua, ma del sessismo. Se si osa analizzare il fenomeno Greta Thunberg sotto una luce diversa, sottolineando come esso rappresenti in tutto e per tutto un movimento “populista”, è perché Greta è una giovane donna. È chiaro che si tratta di un’operazione che ha un chiaro obiettivo: tentare di eliminare ogni pensiero critico in nome politicamente corretto, vero riflesso della politica identitaria femminista che qui Laura Boldrini ripropone sui suoi canali social. Ma non c’è nulla di più “sessista” del politicamente corretto stesso.

Boldrini, citando quell’articolo, sostiene infatti che le critiche emerse contro Greta e Carola – due vicende che non hanno nulla in comune – siano maturate da un pregiudizio verso le donne. Una generalizzazione scorretta. Peraltro, inconsapevolmente, è proprio lei a metterle su un piano “diverso” rispetto agli uomini: le loro azioni – e le critiche conseguenti – non hanno forse la stessa dignità di quelle degli uomini? Non vanno criticate in quanto donne? Non è forse questo un elemento discriminante verso il genere femminile questo? Verrebbe da dire che questo femminismo liberal ha ben poco a che fare con le giuste e sacrosante rivendicazioni di una parte del movimento femminista circa la parità di trattamento per le donne sul posto di lavoro, per esempio. È piuttosto un riflesso della politica identitaria che la sinistra ha sposato negli ultimi trent’anni e che mira ad alimentare un inutile guerra tra sessi.

Migranti, il piano dell’ultradestra in Grecia: mine anti-uomo nei confini e pena di morte per gli scafisti


Un televenditore riuscito a diventare uno dei politici più popolari e più in ascesa nella sua Grecia, rappresentante di un nuovo partito di destra capace di scalzare dal parlamento Alba Dorata: è questo il principale profilo che viene ritratto di Kyriakos Velopoulos, leader di “Soluzione Greca” (Elliniki Lysi in greco), la formazione che nelle ultime elezioni è riuscita al suo primo tentativo ad entrare in parlamento, portando ad Atene dieci deputati. Un personaggio che, secondo molti analisti, è destinato a far parlare di sé non solo in patria ma anche in Europa.
La sorpresa delle ultime elezioni
Già in occasione delle europee del maggio scorso, Soluzione Greca ha dato importanti segnali di vita: nonostante il partito venga fondato solo tre anni prima, con tanto di presentazione davanti ai sostenitori all’interno del palasport del Pireo che ospita le partite di basket dell’Olympiakos, Velopoulos con la sua formazione ha ottenuto quasi il 5%. Nelle successive consultazioni legislative, tenute il 7 luglio, quella percentuale non viene raggiunta ma il risultato appare comunque sorprendente: Soluzione Greca ottiene il 3.7%, supera lo sbarramento del 3% ed entra in parlamento. Il tutto a discapito di quella che, fino a qualche settimana prima, appariva il partito di riferimento della destra greca, ossia Alba Dorata.

Quest’ultimo, dopo percentuali quasi a due cifre negli anni più bui dell’austerity, va sotto lo sbarramento ed esce dal parlamento. Molti analisti ellenici non hanno dubbi: i voti persi da Alba Dorata sono andati a Soluzione Greca. Velopoulos riesce a “vendere” il suo partito come il miglior prodotto della destra, il più importante sostenitore delle cause identitarie della Grecia. Vendere non è un verbo lontano dal lessico e dalla vita di Velopoulos: lui di professione fa proprio questo, il televenditore. Per questo motivo molti lo reputano come un mero populista capace di attrarre gli elettori allo stesso modo di come attrae i suoi spettatori (a cui promette di vendere anche lettere inedite firmate da Gesù Cristo), in un Paese come la Grecia poi dove quel genere di trasmissioni non sono relegate a repliche di vecchi programmi degli anni Novanta. In realtà, tengono a sottolineare i suoi sostenitori, Velopoulos avrebbe la capacità, proprio per via del suo lavoro, di capire il cittadino medio greco.

Capacità forse ad un certo punto sfuggita ai dirigenti di Alba Dorata, a cui in tanti rimproverano di non aver fatto un deciso salto di qualità da partito di protesta a formazione in grado di poter reggere un governo o, comunque, di stare stabilmente in parlamento. Alba Dorata non riesce, ad un certo punto, ad intercettare i voti di quei greci che mettono in primo piano la difesa dell’identità e questo lascia spazio a Velopoulos. Con il suo partito, promette adesso di portare all’intero della camera legislativa ellenica tutte le varie istanze dell’area culturale da lui rappresentata.
“Pena di morte per gli scafisti”
Velopoulos deve forse alla ratifica del trattato di Prespa la sua importante ascesa, che lo porta in breve tempo in parlamento. Lui, di Salonicco, al pari di molti greci non sopporta il fatto che da Atene parta il riconoscimento dell’uso del termine Macedonia in un altro Paese.
Non importa se sia “del Nord” o sia con la dicitura “Fyrom (Former Yugoslav Repubblic Of Macedonia)”, secondo Velopoulos lo Stato confinante rappresenta solo un governo che prende abusivamente il nome della storica regione greca. Per questo porta avanti la battaglia volta a disconoscere quanto previsto a Prespa ed è questo ad aver attratto molte simpatie.

Ma per ora la questione preminente in Grecia riguarda l’immigrazione: da luglio si registra un’impennata degli sbarchi ed anche se il nuovo premier di centrodestra, Kyriakos Mitsotakis, promette un giro di vite per il contrasto di questo fenomeno, sono le parole di Velopoulos ad intercettare maggiormente l’umore di molti suoi connazionali. Le rotte dei migranti per raggiungere l’Europa (Infografica di Alberto Bellotto) Il neo parlamentare elogia apertamente Viktor Orban, così come sostiene che la soluzione di Donald Trump di costruire il muro al confine con il Messico sia la migliore applicabile.

Inoltre Velopoulos è fermo sostenitore dell’identità ortodossa della Grecia, da qui le sue parole di elogio anche a Vladimir Putin. Anzi, il rapporto tra il suo partito e Mosca è talmente stretto che sulla stampa greca, prima delle elezioni, “Soluzione Greca” è stato identificato come il partito della destra filorussa. Ma c’è pure chi sussurra di presunti finanziamenti arrivati dal Cremlino. Intanto, è proprio sull’immigrazione che Velopoulos si sta costruendo ulteriore popolarità: secondo il leader di Soluzione Greca occorrerebbero non solo maggiori controlli lungo il confine con la Turchia, il quale andrebbe minato, ma bisognerebbe anche trasferire i migranti in attesa di asilo in un’isola deserta.

La proposta che più fa discutere, riguarda però quella dell’introduzione della pena di morte per gli scafisti arrestati dalle autorità greche: secondo Velopoulos, solo così si può contrastare veramente chi organizza il traffico di esseri umani. Parole molto dure, che però secondo gli ultimi rilevamenti trovano i greci d’accordo, perlomeno sull’idea di essere maggiormente incisivi sul contrasto dell’immigrazione irregolare.

L’elettorato ellenico, del resto, ritiene come il proprio Paese, ancora stretto dalla morsa di una devastante crisi economica, non abbia le condizioni per accogliere chi sbarca sulle isole dell’Egeo. L’idea di Velopoulos appare chiara: far sposare al suo partito la linea che in Europa è delle formazioni legate ai cosiddetti sovranisti. Da qui anche il nome della sua formazione politica che, tra ammiratori e detrattori, potrebbe ulteriormente crescere nei sondaggi dopo essere entrata in parlamento.

Il M5S continua a crollare nei sondaggi e c’è aria di scissione: riunione segreta dei “frondisti” ostili al PD a Firenze


Ieri nel Movimento cinque stelle è stata la giornata del caso Onu-Davide Casaleggio. In stand by le polemiche sul possibile sgretolamento dei gruppi parlamentari con annesse multe impraticabili per i ribelli, il fragile ecosistema stellato è stato turbato da un’intervista rilasciata dal presidente dell’Associazione Rousseau al Corriere della Sera.

La notizia è l’invito del figlio del fondatore Gianroberto a un convegno organizzato dal governo italiano a margine dell’Assemblea Onu. Il titolo è «Digital Citizenship: Crucial Steps Towards a Universal and Sustainable Society». Casaleggio interverrà in quanto voce della «società civile» ed esperto di cittadinanza digitale all’evento patrocinato dalla Rappresentanza italiana presso le Nazioni Unite.

I parlamentari del M5s, molti dei quali critici verso l’obbligo dei versamenti mensili a Rousseau, sul tema del conflitto d’interessi del guru della democrazia diretta sfuggono alle domande: «I problemi del Movimento sono altri – dice uno di loro – non un convegno». Altri prendono la palla al balzo per chiedere a Luigi Di Maio un M5s meno «casaleggiocentrico». O per ribadire l’estraneità del partito all’evento, cui Casaleggio è stato invitato in quanto imprenditore. Freddezza, insomma.

A metterci la faccia invece è la senatrice Elena Fattori, che ha rilasciato all’Adnkronos un commento molto duro: «Casaleggio all’Onu rappresenta un vergognoso conflitto di interessi». Fattori ha aggiunto: «Davide oltre a essere fondatore del Movimento 2.0 è anche imprenditore. Rousseau non è un asset pubblico ma appartiene a una associazione. Non è a disposizione dei cittadini italiani a seguito di una gara pubblica ma è pertinente a una singola forza politica».

L’informatico ed ex dipendente di Gianroberto Casaleggio Marco Canestrari, dal Wired Next Fest di Firenze ha parlato di situazione «surreale». E ha affondato il colpo: «Quando io ero un po’ più giovane – ha spiegato Canestrari – c’era una piccola locuzione che è caduta in desuetudine, che è conflitto di interessi. La si applicava per Berlusconi: da quando si è affacciato il Movimento 5 Stelle ereditato da Davide, mentre suo padre colpito da un ictus firmava in un letto di ospedale un atto notarile a 4 giorni dalla morte, situazione abbastanza singolare pure quella, di conflitto di interesse in questo paese non si parla più. Molto curioso».

Poi ci sono i sondaggi, sempre più preoccupanti per un Movimento in crisi di identità. Secondo l’ultima rilevazione Ipsos per il Corriere della Sera il M5s perde poco più di tre punti percentuali rispetto ad agosto. Un mese fa era al 24,2 %, ora si attesta al 20,8%. Secondo l’Istituto diretto da Nando Pagnoncelli la flessione grillina è imputabile a un gran numero di voti in uscita che andrebbero a ingrossare l’astensionismo e alle divisioni interne. E a proposito di spaccature, oggi si riuniranno a Firenze gli stellati scontenti per l’alleanza con il Pd guidati dal consigliere regionale del Lazio Davide Barillari.

Top secret il luogo dell’incontro, che dovrebbe essere un albergo, e i nomi della fronda più contraria alla svolta a sinistra. Barillari, contattato dal Giornale, mantiene il riserbo e il mistero: «Non faccio nomi, il progetto si sta sviluppando – dice – a breve ci saranno novità che renderemo pubbliche al momento giusto». L’impressione è nel M5s che non ci sia grande preoccupazione: «Non dicono nulla perché non ci sarà nessuno», la conclusione.

Olbia, 2 vigili presi a morsi e testate da un migrante: gli avevano chiesto i documenti. Solo denunciato


Aggressione ai danni di due agenti della polizia municipale a Santa Teresa Gallura.

A colpirli un migrante, al quale avevano chiesto di esibire i documenti. “Gli agenti – ha spiegato il sindaco Stefano Pisciottu – sono intervenuti in seguito alle segnalazioni di diverse persone che si lamentavano per le richieste di elemosina con eccessiva insistenza di un ragazzo”.

 “Prima hanno cercato di farlo ragionare chiedendogli in maniera bonaria di allontanarsi poi, vista la reazione violenta e ingiustificata di questo, hanno chiamato rinforzi e lo hanno immobilizzato – continua il primo cittadino -. Gli agenti hanno cercato di far rispettare una mia ordinanza emessa un paio di anni fa, con cui si vieta l’accattonaggio molesto.

Vista la sua reazione e resistenza è stato denunciato alla Procura”. “Non mi risulta che nessuno abbia subito lesioni gravi”, conclude. Secondo Dario Giagoni, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Sardegna, “uno dei due è stato morsicato, l’altro ha rimediato una testata. Complessivamente sono intervenuti quattro agenti, a uno dei quali è stata emessa una prognosi di quattro giorni”.

 “In Italia ci si interroga sulla possibilità di modificare il Decreto sicurezza – prosegue l’esponente leghista – sarebbe invece il caso di ammettere che alcuni migranti non scappano da alcuna guerra ma la guerra intendono portarla nei nostri paesi”.

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