mercoledì 25 settembre 2019
Migranti, il leader di sinistra Bergoglio attacca i sovranisti: “Vogliono fermare il meticciato. Mescolare ti fa crescere”
“Si vuole bloccare quel processo così importante che dà vita ai popoli e che è il meticciato. Mescolare ti fa crescere, ti dà nuova vita. Sviluppa incroci, mutazioni e conferisce originalità”.
Papa Francesco, in una intervista a La Repubblica, insiste sull’importanza dell’immigrazione che porta al meticciato appunto: “Il meticciato è quello che abbiamo sperimentato, ad esempio, in America Latina.
Da noi c’è tutto: lo spagnolo e l’indio, il missionario e il conquistatore, la stirpe spagnola e il meticciato”. Invece, continua il Pontefice, “costruire muri significa condannarsi a morte. Non possiamo vivere asfissiati da una cultura da sala operatoria, asettica e non microbica”.
Poi l’attacco al sovranismo: “La xenofobia e l’aporofobia (la paura per la povertà, ndr) oggi sono parte di una mentalità populista che non lascia sovranità ai popoli. La xenofobia distrugge l’unità di un popolo, anche quella del popolo di Dio. E il popolo siamo tutti noi: quelli che sono nati in un medesimo Paese, non importa che abbiano radici in un altro luogo o siano di etnie differenti”.
Oggi, sottolinea Bergoglio, “siamo tentati da una forma di sociologia sterilizzata. Sembra che si consideri un Paese come se fosse una sala operatoria, dove tutto è sterilizzato: la mia razza, la mia famiglia, la mia cultura, come se ci fosse la paura di sporcarla, macchiarla, infettarla”.
Patto Italia-Ue per riaprire i porti: tornano in mare clandestini, Ong e scafisti. E riparte l’immigrazione selvaggia
E la montagna Europa partorì il topolino, un topolino particolarmente insidioso in grado di riaprire il grande business dell’ immigrazione clandestina. Succede che ieri a Malta i ministri dei Paesi Ue hanno trovato un accordo che prevede, su base volontaria, la suddivisione degli immigrati che sbarcano nei porti italiani.
Ma e qui si infila il topolino – solo di quelli salvati in mezzo al mare dalle Ong o da navi militari, non dei disperati che arrivano fino alle nostre coste con mezzi propri (i famosi «barchini») che oggi rappresentano il 90 per cento degli sbarchi.
Facile prevedere che da adesso in avanti i «fai da te» aiutati dagli scafisti non faranno che aspettare i soccorsi al largo della Libia e poi, una volta trasbordati, si troveranno automaticamente al sicuro, sia fisicamente che legalmente, indipendentemente dal fatto che essi siano profughi politici o economici. Pensavamo che l’ Europa, respinto l’ assalto sovranista, trovasse soluzioni capaci di sminare il problema non dico definitivamente (cosa oggettivamente impossibile), ma almeno in buona parte.
A prima vista è invece successo l’ inverso, sia pure con un contentino al nuovo governo italiano che potrà sbandierare di avere finalmente ottenuto una «redistribuzione» degli arrivi secondo quote certe con altri Paesi «volonterosi», in primis Francia e Germania, rompendo così l’ odioso isolamento in cui si era cacciata. Più «ripartizioni» ma, in prospettiva, molti più arrivi, il che si presume porterà a un saldo di fatto invariato o addirittura peggiorativo in termini di accoglienza.
Ma, al di là della matematica, a preoccupare è il segnale che l’ Europa dà a chi ci guarda speranzoso dalle coste nordafricane: chi parte ed è in difficoltà sarà aiutato e diventerà di fatto cittadino europeo.
I trafficanti per un verso e le Ong per un altro si apprestano a festeggiare: torna il lavoro a tempo pieno senza più vincoli o limiti, tornano gli affari. Un tuffo indietro di anni che azzera la linea del rigore intrapresa in Italia prima da Minniti e poi da Salvini, ma anche da Francia, Spagna e Germania.
Dal «dissuadere» con ogni mezzo al «rassicurare» chi intende sbarcare in Italia e in Europa il passo è stato breve, brusco e non privo di rischi. Più che un piano politico mi sembra una scommessa da giocatori d’ azzardo
Vietato parlare male di Greta e delle “gretinate” sul clima: adesso scatta la censura pure tra gli scienziati
Non c’è bisogno dell’olio di ricino: per un pestaggio bastano le parole. Succede che un gruppo di otto scienziati italiani rediga un documento che contesta l’allarme sul cambiamento climatico e il legame con le attività umane, una «Petizione sul Riscaldamento Globale Antropico».
Il documento viene diffuso tra i colleghi senza particolare battage mediatico, soprattutto se comparato all’eco planetaria ottenuta dai fautori delle tesi opposte che hanno eletto a simbolo la giovane Greta Thunberg. Succede anche che, nonostante la disparità di forze, la petizione raccolga duecento firme di scienziati, tra cui quella del fisico Antonino Zichichi.
Il testo viene inoltre tradotto in inglese e comincia a circolare fuori dall’Italia con un titolo più aggressivo: «European Declaration: There is No Climate Emergency». Si arriva in breve a 500 firme di studiosi di tutto il mondo e viene preparata una conferenza per discuterne a Oslo il 18 e 19 ottobre. Al centro dell’offensiva «scettica» ci sono tra l’altro dati presentati dal gruppo di studiosi che mostrano un aumento delle temperature minore delle previsioni dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), l’organismo dell’Onu che indaga il «climate change».
Fin qui pare trattarsi di un normale confronto di idee, a fronte di un tema dalle tante implicazioni, anche politiche. Che però inevitabilmente attirano l’attenzione anche del movimento d’opinione che ha eletto il complesso discorso sul «global warming» a una forma di religione. In Italia il dibattito scientifico è subito diventato questione per curve da stadio.
Succede ancora che l’Accademia dei Lincei organizzi un convegno sull’argomento previsto per il 12 novembre e inviti anche uno scienziato che sostiene tesi opposte a quelle dell’Ipcc, il professor Franco Battaglia, uno degli otto promotori originali della petizione (nel gruppo c’è anche il professor Franco Prodi). Un membro del comitato organizzatore del convegno, il professor Guido Visconti, climatologo di fama che non ha mai nascosto i suoi dubbi sul modelli di ricerca dell’Ipcc ma che conferma il rapporto tra attività umana e cambiamento climatico, si dimette in polemica con la scelta dei Lincei.
Parte immediata la bastonatura contro il professor Battaglia. Il quotidiano Repubblica pubblica un articolo in cui sbeffeggia gli articoli del docente, storica firma del Giornale e punta a metterne in ridicolo l’attività scientifica. Il titolo dell’articolo, soprattutto, è già un marchio: «I Lincei organizzano un convegno sul clima. E fanno parlare il negazionista Battaglia». La scelta del termine è significativa: «negazionista» è il vocabolo usato per indicare gli estremisti convinti contro ogni evidenza che l’Olocausto sia una montatura del popolo ebraico. Un modo piuttosto scoperto non di confutarne le tesi scientifiche, ma la stessa legittimazione sociale a esprimere un’opinione.
Con il risultato che ora appare lecito inserire questi studiosi in una lista di bersagli da colpire. Come fa il meteorologo Luca Mercalli in un articolo: «Comunque la petizione degli scienziati negazionisti ha almeno un vantaggio: rende disponibile ai nostri giovani studenti che, sollecitati da Greta Thunberg, lottano per il loro futuro, una lista autografa dei loro nemici». Frase che, in altri tempi, sarebbe stata degna dei «cattivi maestri» dell’estremismo rosso. Davvero un brutto clima.
Migranti, il leader di sinistra Bergoglio attacca i sovranisti: “Vogliono fermare il meticciato. Mescolare ti fa crescere”
“Si vuole bloccare quel processo così importante che dà vita ai popoli e che è il meticciato. Mescolare ti fa crescere, ti dà nuova vita. Sviluppa incroci, mutazioni e conferisce originalità”.
Papa Francesco, in una intervista a La Repubblica, insiste sull’importanza dell’immigrazione che porta al meticciato appunto: “Il meticciato è quello che abbiamo sperimentato, ad esempio, in America Latina.
Da noi c’è tutto: lo spagnolo e l’indio, il missionario e il conquistatore, la stirpe spagnola e il meticciato”. Invece, continua il Pontefice, “costruire muri significa condannarsi a morte. Non possiamo vivere asfissiati da una cultura da sala operatoria, asettica e non microbica”.
Poi l’attacco al sovranismo: “La xenofobia e l’aporofobia (la paura per la povertà, ndr) oggi sono parte di una mentalità populista che non lascia sovranità ai popoli. La xenofobia distrugge l’unità di un popolo, anche quella del popolo di Dio.
E il popolo siamo tutti noi: quelli che sono nati in un medesimo Paese, non importa che abbiano radici in un altro luogo o siano di etnie differenti”.
Oggi, sottolinea Bergoglio, “siamo tentati da una forma di sociologia sterilizzata. Sembra che si consideri un Paese come se fosse una sala operatoria, dove tutto è sterilizzato: la mia razza, la mia famiglia, la mia cultura, come se ci fosse la paura di sporcarla, macchiarla, infettarla”.
Pisa: la Fedeli difende i rom, La colpa è degli italiani!
L’ex ministro Valeria Fedeli ha rilasciato un’intervista sconcertante e inopportuna sull’orrore al campo rom di Pisa al Corriere Fiorentino.
Il caso dell’uomo bosniaco di etnia rom, arrestato perché avrebbe picchiato e segregato le due figlie fidanzate con uomini diversi dai cugini da lui prescelti e a cui le aveva già vendute in cambio di denaro, serve alla Fedeli per fare polemica politica.
Non entra nel merito del problema della violenza perpetrata. Il problema per lei è un’altro: è la destra il suo bersaglio polemico, perché ha stigmatizzato l’episodio di Pisa. Nell’intervista – rafforzata da un tweet – la Fedeli non dice una parola contro l’orrore perpetrato da quell’uomo contro le donne della sua famiglia.
Ha invece il coraggio di affermare: «La destra la smetta di spacciare la violenza contro le donne e i matrimoni forzati per un problema etnico. Sul #codicerosso abbiamo sostenuto misure contro questo fenomeno e revenge porn. Ma c’erano e restano lacune». E posta la sua intervista al Corriere di Firenze, dove scrive le stesse cose.
Fedeli: «Alla destra dico…»«Alla destra – risponde in un passaggio – che monta un caso su rom e immigrati dico: il fenomeno riguarda anche tanti italiani che vanno a sposare minorenni all’estero». Ecco il meccanismo. Improvvisamente qualcosa deve portare a criminalizzare anche gli italiani.
Che con questo caso non c’entrano niente. O la Fedeli è un po’ sfasata o invertendo l’ordine dei fattori e spostando le “colpe” anche sugli italiani, pensa che il problema dei campi rom e della violenza d’incanto non esistano. Questi buonisti in fondo sono pericolosi. Se qualcuno non si rende conto dell’assurdità
Nicola Fratoianni: “Le Ong vanno trattate con merito e ringraziate. L’Italia è il primo porto sicuro”
Nicola Fratoianni reagisce entusiasticamente alle prime decisioni in merito all’immigrazione della nuova ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: “Giusto aprire i porti” dichiara.
“Le Ong vanno ringraziate”Il fondatore de La Sinistra ospite nella trasmissione di La7 Tagadà dichiara: “La nuova ministra dell’Interno senza urlare né fare prove di forza sulla pelle di persone debolissime, vulnerabili e già sottoposte a sofferenze indicibili ha risolto rapidamente alcune questioni e lo ha fatto sulla base di tre principi. Il primo è che ci sta in mare e rischia di morire va salvato. Se lo stato non lo fa e lo fanno le Ong allora vanno trattate con merito. Vanno ringraziate“.
“Italia primo porto sicuro”Continua Fratoianni: “Il secondo punto è che il principio del primo porto sicuro vicino non può essere messo in discussione. Alcuni vorrebbero che nel Mediterraneo si affacciasse la Germania o l’Olanda invece ci siamo noi. Terzo, ci vuole una commissione europea, perché il problema non è solo italiano o di Malta. Perché ciò accada servirebbe spiegare ai campioni e alle campionesse del sovranismo e del nazionalismo, quasi sempre di destra, che la pretesa di risolvere tutto in casa propria rivendicando pieni poteri poi non va d’accordo con la solidarietà internazionale”.
Il riferimento di Fratoianni a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni è evidente: le critiche che muove sono, tuttavia, confuse. Fratoianni tira in mezzo di nuovo la controversa frase sui “pieni poteri” del leader della Lega, ma è fuori contesto. Come fuori contesto é il tifo da centro sociale di Fratoianni, che è un deputato della Repubblica, per le Ong – organizzazioni che violano costantemente spazi e leggi del Paese che lui dovrebbe rappresentare.
Dal membro fondatore di una lista denominata nientemeno che La Sinistra ci si aspetterebbe un po’ più di attenzione ai temi relativi al mondo del lavoro, importanti per gli italiani, non questa continua, banale e patetica difesa dei diritti umani (purché gli umani in questione siano immigrati). Video Player
martedì 24 settembre 2019
Bufala allarme clima, 500 illustri scienziati zittiscono i “gretini”: “È tutta una farsa cavalcata da media e leader”
Greta contro tutti”. “Greta la voce del popolo contro le élites”. “Greta da Nobel”. Questi sono alcuni dei “complimenti” che la giovane ambientalista raccoglie alle Nazioni Unite. Eppure c’è un fatto che a molti è passato inosservato.
Nell’indifferenza generale 500 scienziati di tutto il mondo indirizzano al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, una lettera contro l’allarmismo climatico. Lanciata da Guus Berkhout, geofisico e professore emerito presso l’Università dell’Aja, l’iniziativa è il risultato di una collaborazione tra scienziati e associazioni di 13 Paesi. Pubblicato in un momento in cui l’agenda internazionale pone il clima in cima alla lista delle preoccupazioni, questa “Dichiarazione europea sul clima” ha lo scopo di far sapere che non c’è urgenza né crisi irrimediabile.
Ecco. Questo è il succo di una controrivoluzione che pone al centro la scienza e non l’ideologia sinistroide che, ahinoi, sfrutta la ragazzina dalle trecce d’oro. La notizia in Italia passa un po’ in sordina e anche i media mainstream sembrano prenderla sotto gamba. Eppure, fortuna per noi esseri umani, sul giornale online Altantico Quotidiano, Federico Punzi ne parla con grande autorevolezza. Riporta la traduzione integrale della lettera che farebbe sobbalzare anche il più puro degli ambientalisti. Scrive Punzi sul suo profilo Facebook: “Oggi su Atlantico Quotidiano la preoccupante (per lei) escalation di Greta Thunberg, cavalcata con incredibile cinismo da media e leader; un ministro che autorizza lo sciopero degli studenti per “valore civile”; mentre 500 scienziati dicono che la nostra casa non è in fiamme”.
E fortunatamente, almeno per la scienza, il pianeta Terra ha ancora una chance di salvezza. Gli ambasciatori e portavoce di questa idea sono: Guus Berkhout, professore (Paesi Bassi), Richard Lindzen, professore (Stati Uniti), Reynald Du Berger, professore (Canada), Ingemar Nordin, professore (Svezia), Terry Dunleavy (Nuova Zelanda), Jim O’Brien (Irlanda), Viv Forbes (Australia), Alberto Prestininzi, professore (Italia), Jeffrey Foss, professore (Canada), Benoît Rittaud, docente (Francia), Morten Jødal (Norvegia), Fritz Varenholt, professore (Germania), Rob Lemeire (Belgio), Viconte Monkton of Brenchley (Regno Unito).
Scrivono senza mezzi termini che quella in cui ci troviamo non è un’emergenza. Spiegano che i modelli di divulgazione generale sul clima, su cui si basa attualmente la politica internazionale, sono inadeguati. “È pertanto crudele e imprudente sostenere la perdita di trilioni di dollari sulla base dei risultati di modelli così imperfetti. Le attuali politiche climatiche indeboliscono inutilmente il sistema economico, mettendo a rischio la vita nei Paesi a cui è negato l’accesso all’elettricità permanente a basso costo. Vi invitiamo a seguire una politica climatica basata su solida scienza, realismo economico e reale attenzione a coloro che sono colpiti da costose e inutili politiche di mitigazione”.
Invitano a organizzare insieme a loro, all’inizio del 2020, un incontro costruttivo di alto livello tra scienziati di fama mondiale di entrambe le parti del dibattito sul clima. Perché una cosa è certa, il progresso scientifico, e non solo, si basa su teorie e confutazioni. Questo è il metodo: confronto. Questione spiegata con grande razionalità che si può riassumere in poche chiare battute: non esiste una verità scientifica che accolga le istanze della nostra Greta. Il surriscaldamento globale, quindi, non è per tutta la comunità di scienziati un problema reale. Ma torniamo alla lettera. Si conclude così: “L’incontro (fissato per il prossimo anno) renderà effettiva l’applicazione del giusto e vecchio principio di buona scienza e giustizia naturale secondo il quale le due parti devono poter essere ascoltate in modo completo ed equo. Audiatur et altera pars!”.
In queste righe questi uomini ribelli, questi divergenti che non accettano di salire sul carro del vincitore, affermano che una rete globale di professionisti è pronta a chiarire che il clima deve essere meno politicizzato, mentre la politica ambientalista deve essere più scientifica. Gli scienziati devono affrontare apertamente le incertezze e le esagerazioni nelle loro previsioni sul riscaldamento globale e i leader politici devono valutare in modo spassionato i benefici e i costi reali dell’adattamento al riscaldamento globale, nonché i costi reali e i benefici attesi della mitigazione.
Poi la spiegazione: il clima varia da quando esiste il pianeta con fasi naturali fredde e calde. “La piccola era glaciale si è conclusa solo di recente, intorno al 1850, quindi non sorprende che oggi stiamo vivendo un periodo di riscaldamento”. Il caldo, intanto, cresce con un ritmo inferiore alla metà di quanto era stato inizialmente previsto e meno della metà di ciò che ci si poteva aspettare. Poi questi dissidenti si soffermano su un fatto di rilevante importanza: la Co2 non è un inquinante. È anzi essenziale per tutta la vita sulla Terra. La fotosintesi è una benedizione. Più Co2 fa bene alla natura, rende il globo verde: l’aggiunta di anidride carbonica nell’aria ha portato ad un aumento della biomassa vegetale globale. È anche buono per l’agricoltura, aumentando i raccolti in tutto il mondo.
Insomma un chiaro messaggio a Greta, ai gretini e ai cattivi maestri che cavalcano “l’emergenza” lucrando economicamente e culturalmente sulle giovani generazioni. La vostra teoria potrebbe essere sbagliata.
Lezione di Trump all’assemblea dell’Onu: “Il futuro non appartiene ai globalisti, il futuro appartiene ai patrioti”
NEW YORK. «Il futuro non appartiene ai globalisti, il futuro appartiene ai patrioti». Lo afferma Donald Trump intervenendo all’Assemblea Generale dell’Onu.
“Usa non vogliono conflitti con nessun paese”«Gli Stati Uniti non cercano il conflitto con nessun paese. Vogliamo pace e cooperazione ma io non smetterò mai di difendere gli interesse americani». Lo afferma il presidente americano Donald Trump all’Assemblea Generale dell’Onu, secondo gli estratti del suo intervento diffusi dalla Casa Bianca.
“Se si indeboliscono i confini meno diritti umani”«Quando si indebolisce la sicurezza dei confini si indeboliscono i diritti umani e la dignità umana».
“Nessuna pressione su Kiev,è caccia alle streghe”«Non c’è stata alcuna pressione sull’Ucraina»: le indiscrezioni in questo senso sono una «caccia alle streghe» spiega sottolineando che i dettagli della conversazione telefonica con il leader dell’Ucraina Volodymyr Zelensky potrebbero essere diffusi.
Trump all’Onu, basta Paesi in malafede sul commercio«Per decenni il sistema del commercio internazionale è stato sfruttato da Paesi che agiscono in cattiva fede». E ancora: «Al centro della nostra visione c’è un ambiziosa campagna per riformare questo sistema».
Librandi festeggia per i porti aperti: “Non bloccate chi vuole venire in Italia. Lo Stato insegni il lavoro ai migranti”
All’indomani dell’incontro dei ministri dell’Interno dell’Ue di Malta sull’emergenza migranti che ha dispensato più domande che risposte, un solo esponente politico ha la verità in tasca: Gianfranco Librandi, il deputato ex-tutto e ora approdato in Italia Viva alla corte di Matteo Renzi.
«Alle parole di chi sulla questione dei migranti non offre mai soluzioni – ha detto con invidiabile sprezzo del ridicolo Librandi -, replichiamo con il sostegno a quelle pronunciate dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che ha sottolineato come nella gestione dei flussi di persone in fuga da guerre, persecuzioni e povertà occorre garantire condizioni di sicurezza e di rispetto della dignità umana.
Librandi. «Bene l’accordo di Malta»
La priorità – ha sentenziato iil parlamentare con aria ispirata – è salvare le vite umane: se altri pensano che si possa risolvere bloccando tutte le partenze, in modo indistinto, è evidente che non si vuole guardare alla soluzione del problema, ma solo alla sua enfatizzazione».
L’esponente di Italia Viva è un fiume in piena: «Attraverso l’accordo di Malta -ha proseguito -, l’Italia sta spingendo l’Europa a fare di più e meglio».
Da dove attinga Librandi tanto granitiche certezze, resta un mistero.
«Sì a politiche inclusive»
Ma tant’è: «Servono – ha concluso – politiche inclusive: chi arriva da noi lo fa sempre nell’ottica di migliorare le proprie condizioni, lo Stato dovrebbe insegnare il lavoro attraverso corsi e percorsi formativi In modo tale da offrire a queste persone l’opportunità di riconquistare i Paesi da cui fuggono attraverso il lavoro e l’impegno a costruire lì un tessuto economico e produttivo».
Laura Boldrini, addio Leu: "Torno nel Pd". Matteo Salvini la accoglie così: "Come un'autobus"
Laura Boldrini ha detto addio a Leu e ha fatto ingresso nel Pd. "Vado con il Pd perché vuole aprire un dialogo con tutti quei mondi che, ieri e oggi, non si sentono più rappresentati e recuperare la fiducia dei giovani che non vanno più a votare", ha annunciato la ex presidenta della Camera in una intervista a La Repubblica.
Anche perché, ha proseguito, "con la destra peggiore di sempre non è più tempo di piccoli partiti e di fare troppi distinguo, a forza di farlo rischiamo solo di estinguerci, mentre la destra va sfidata e contrastata con l'azione di un grande soggetto politico capace di incidere sulla società e che si batta contro ogni forma di disuguaglianza sociale, territoriale e di genere".
La Boldrini ha quindi spiegato che "già alle Europee avevo votato Pd. Poi con la crisi di governo siamo arrivati a oggi. Ho atteso che fossero scelti ministri e sottosegretari perché non volevo assolutamente che il mio passaggio potesse far pensare a qualcuno che miravo a qualche incarico". Tant'è. Il suo passaggio al Pd sembra apprezzato dai compagni, un po' meno dal centrodestra.
"Oggi ho letto che nel Pd entra la Boldrini, prima è uscito Renzi", ha subito ironizzato Matteo Salvini durante la sua intervista a SkyTg24. "Il Pd è come un'autobus, c'è chi sale e c'è chi scende".
Da ottobre 12 mila assunzioni tra le forze dell’ordine: Conte e i giallorossi esultano, ma il merito è di Salvini
Ben 12 mila nuove assunzioni tra le forze dell’ordine. Tradotto: più sicurezza per gli italiani. E il merito è dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che aveva stanziato le risorse necessarie l’anno scorso. A dargli atto di questa svolta era stato lo stesso Franco Gabrielli.
Il capo della polizia, infatti, ha fatto notare come il leader del Carroccio sia stato fondamentale nello sbloccare il turn over che in passato aveva creato solo conseguenze disastrose. E ora già nel mese di ottobre ci saranno 1.657 nuovi ingressi in polizia, guardia di finanza, vigili del fuoco, carabinieri e polizia penitenziaria.
“L’ attenzione al settore e la sicurezza dei cittadini rimangono una priorità del Governo”, afferma il premier Giuseppe Conte, cercando così di intascarsi il merito dell’ex collega. E neanche la neoministra pentastellata della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, tira in ballo Salvini e si loda definendo la svolta in materia di sicurezza “un segnale importante”. Insomma, secondo loro il merito sarebbe tutto del nuovo governo giallorosso. Peccato che decreto del presidente del Consiglio risalga proprio – e guarda caso – al 4 settembre: il giorno prima del giuramente del Conte Bis.
Come riporta Il Tempo, anche la dem Roberta Pinotti, nuovo socio di governo del M5s, cerca di “rubare” il merito e addirittura lancia una frecciatina neanche troppo velata all’ex capo del Viminale: “Ci eravamo impegnati per dare risposte reali e non giocando con le paure”. Insomma, il tutti contro Salvini continua. Anche quando è palesemente da ipocriti.
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