mercoledì 25 settembre 2019

Pisa: la Fedeli difende i rom, La colpa è degli italiani!


L’ex ministro Valeria Fedeli ha rilasciato un’intervista sconcertante e inopportuna sull’orrore al campo rom di Pisa al Corriere Fiorentino.

Il caso dell’uomo bosniaco di etnia rom, arrestato perché avrebbe picchiato e segregato le due figlie fidanzate con uomini diversi dai cugini da lui prescelti e a cui le aveva già vendute in cambio di denaro, serve alla Fedeli per fare polemica politica.

Non entra nel merito del problema della violenza perpetrata. Il problema per lei è un’altro: è la destra il suo bersaglio polemico, perché ha stigmatizzato l’episodio di Pisa. Nell’intervista – rafforzata da un tweet – la Fedeli non dice una parola contro l’orrore perpetrato da quell’uomo contro le donne della sua famiglia.

Ha invece il coraggio di affermare: «La destra la smetta di spacciare la violenza contro le donne e i matrimoni forzati per un problema etnico. Sul #codicerosso abbiamo sostenuto misure contro questo fenomeno e revenge porn. Ma c’erano e restano lacune». E posta la sua intervista al Corriere di Firenze, dove scrive le stesse cose.
Fedeli: «Alla destra dico…»
«Alla destra – risponde in un passaggio – che monta un caso su rom e immigrati dico: il fenomeno riguarda anche tanti italiani che vanno a sposare minorenni all’estero». Ecco il meccanismo. Improvvisamente qualcosa deve portare a criminalizzare anche gli italiani.

Che con questo caso non c’entrano niente. O la Fedeli è un po’ sfasata o invertendo l’ordine dei fattori e spostando le “colpe” anche sugli italiani, pensa che il problema dei campi rom e della violenza d’incanto non esistano. Questi buonisti in fondo sono pericolosi. Se qualcuno non si rende conto dell’assurdità

Nicola Fratoianni: “Le Ong vanno trattate con merito e ringraziate. L’Italia è il primo porto sicuro”


Nicola Fratoianni reagisce entusiasticamente alle prime decisioni in merito all’immigrazione della nuova ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: “Giusto aprire i porti” dichiara.
“Le Ong vanno ringraziate”
Il fondatore de La Sinistra ospite nella trasmissione di La7 Tagadà dichiara: “La nuova ministra dell’Interno senza urlare né fare prove di forza sulla pelle di persone debolissime, vulnerabili e già sottoposte a sofferenze indicibili ha risolto rapidamente alcune questioni e lo ha fatto sulla base di tre principi. Il primo è che ci sta in mare e rischia di morire va salvato. Se lo stato non lo fa e lo fanno le Ong allora vanno trattate con merito. Vanno ringraziate“.
“Italia primo porto sicuro”
Continua Fratoianni: “Il secondo punto è che il principio del primo porto sicuro vicino non può essere messo in discussione. Alcuni vorrebbero che nel Mediterraneo si affacciasse la Germania o l’Olanda invece ci siamo noi. Terzo, ci vuole una commissione europea, perché il problema non è solo italiano o di Malta. Perché ciò accada servirebbe spiegare ai campioni e alle campionesse del sovranismo e del nazionalismo, quasi sempre di destra, che la pretesa di risolvere tutto in casa propria rivendicando pieni poteri poi non va d’accordo con la solidarietà internazionale”.

Il riferimento di Fratoianni a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni è evidente: le critiche che muove sono, tuttavia, confuse. Fratoianni tira in mezzo di nuovo la controversa frase sui “pieni poteri” del leader della Lega, ma è fuori contesto. Come fuori contesto é il tifo da centro sociale di Fratoianni, che è un deputato della Repubblica, per le Ong – organizzazioni che violano costantemente spazi e leggi del Paese che lui dovrebbe rappresentare.

Dal membro fondatore di una lista denominata nientemeno che La Sinistra ci si aspetterebbe un po’ più di attenzione ai temi relativi al mondo del lavoro, importanti per gli italiani, non questa continua, banale e patetica difesa dei diritti umani (purché gli umani in questione siano immigrati). Video Player

martedì 24 settembre 2019

Bufala allarme clima, 500 illustri scienziati zittiscono i “gretini”: “È tutta una farsa cavalcata da media e leader”


Greta contro tutti”. “Greta la voce del popolo contro le élites”. “Greta da Nobel”. Questi sono alcuni dei “complimenti” che la giovane ambientalista raccoglie alle Nazioni Unite. Eppure c’è un fatto che a molti è passato inosservato.

Nell’indifferenza generale 500 scienziati di tutto il mondo indirizzano al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, una lettera contro l’allarmismo climatico. Lanciata da Guus Berkhout, geofisico e professore emerito presso l’Università dell’Aja, l’iniziativa è il risultato di una collaborazione tra scienziati e associazioni di 13 Paesi. Pubblicato in un momento in cui l’agenda internazionale pone il clima in cima alla lista delle preoccupazioni, questa “Dichiarazione europea sul clima” ha lo scopo di far sapere che non c’è urgenza né crisi irrimediabile.

Ecco. Questo è il succo di una controrivoluzione che pone al centro la scienza e non l’ideologia sinistroide che, ahinoi, sfrutta la ragazzina dalle trecce d’oro. La notizia in Italia passa un po’ in sordina e anche i media mainstream sembrano prenderla sotto gamba. Eppure, fortuna per noi esseri umani, sul giornale online Altantico Quotidiano, Federico Punzi ne parla con grande autorevolezza. Riporta la traduzione integrale della lettera che farebbe sobbalzare anche il più puro degli ambientalisti. Scrive Punzi sul suo profilo Facebook: “Oggi su Atlantico Quotidiano la preoccupante (per lei) escalation di Greta Thunberg, cavalcata con incredibile cinismo da media e leader; un ministro che autorizza lo sciopero degli studenti per “valore civile”; mentre 500 scienziati dicono che la nostra casa non è in fiamme”.

E fortunatamente, almeno per la scienza, il pianeta Terra ha ancora una chance di salvezza. Gli ambasciatori e portavoce di questa idea sono: Guus Berkhout, professore (Paesi Bassi), Richard Lindzen, professore (Stati Uniti), Reynald Du Berger, professore (Canada), Ingemar Nordin, professore (Svezia), Terry Dunleavy (Nuova Zelanda), Jim O’Brien (Irlanda), Viv Forbes (Australia), Alberto Prestininzi, professore (Italia), Jeffrey Foss, professore (Canada), Benoît Rittaud, docente (Francia), Morten Jødal (Norvegia), Fritz Varenholt, professore (Germania), Rob Lemeire (Belgio), Viconte Monkton of Brenchley (Regno Unito).

Scrivono senza mezzi termini che quella in cui ci troviamo non è un’emergenza. Spiegano che i modelli di divulgazione generale sul clima, su cui si basa attualmente la politica internazionale, sono inadeguati. “È pertanto crudele e imprudente sostenere la perdita di trilioni di dollari sulla base dei risultati di modelli così imperfetti. Le attuali politiche climatiche indeboliscono inutilmente il sistema economico, mettendo a rischio la vita nei Paesi a cui è negato l’accesso all’elettricità permanente a basso costo. Vi invitiamo a seguire una politica climatica basata su solida scienza, realismo economico e reale attenzione a coloro che sono colpiti da costose e inutili politiche di mitigazione”.

Invitano a organizzare insieme a loro, all’inizio del 2020, un incontro costruttivo di alto livello tra scienziati di fama mondiale di entrambe le parti del dibattito sul clima. Perché una cosa è certa, il progresso scientifico, e non solo, si basa su teorie e confutazioni. Questo è il metodo: confronto. Questione spiegata con grande razionalità che si può riassumere in poche chiare battute: non esiste una verità scientifica che accolga le istanze della nostra Greta. Il surriscaldamento globale, quindi, non è per tutta la comunità di scienziati un problema reale. Ma torniamo alla lettera. Si conclude così: “L’incontro (fissato per il prossimo anno) renderà effettiva l’applicazione del giusto e vecchio principio di buona scienza e giustizia naturale secondo il quale le due parti devono poter essere ascoltate in modo completo ed equo. Audiatur et altera pars!”.

In queste righe questi uomini ribelli, questi divergenti che non accettano di salire sul carro del vincitore, affermano che una rete globale di professionisti è pronta a chiarire che il clima deve essere meno politicizzato, mentre la politica ambientalista deve essere più scientifica. Gli scienziati devono affrontare apertamente le incertezze e le esagerazioni nelle loro previsioni sul riscaldamento globale e i leader politici devono valutare in modo spassionato i benefici e i costi reali dell’adattamento al riscaldamento globale, nonché i costi reali e i benefici attesi della mitigazione.

Poi la spiegazione: il clima varia da quando esiste il pianeta con fasi naturali fredde e calde. “La piccola era glaciale si è conclusa solo di recente, intorno al 1850, quindi non sorprende che oggi stiamo vivendo un periodo di riscaldamento”. Il caldo, intanto, cresce con un ritmo inferiore alla metà di quanto era stato inizialmente previsto e meno della metà di ciò che ci si poteva aspettare. Poi questi dissidenti si soffermano su un fatto di rilevante importanza: la Co2 non è un inquinante. È anzi essenziale per tutta la vita sulla Terra. La fotosintesi è una benedizione. Più Co2 fa bene alla natura, rende il globo verde: l’aggiunta di anidride carbonica nell’aria ha portato ad un aumento della biomassa vegetale globale. È anche buono per l’agricoltura, aumentando i raccolti in tutto il mondo.

Insomma un chiaro messaggio a Greta, ai gretini e ai cattivi maestri che cavalcano “l’emergenza” lucrando economicamente e culturalmente sulle giovani generazioni. La vostra teoria potrebbe essere sbagliata.

Lezione di Trump all’assemblea dell’Onu: “Il futuro non appartiene ai globalisti, il futuro appartiene ai patrioti”



NEW YORK. «Il futuro non appartiene ai globalisti, il futuro appartiene ai patrioti». Lo afferma Donald Trump intervenendo all’Assemblea Generale dell’Onu.
“Usa non vogliono conflitti con nessun paese”
«Gli Stati Uniti non cercano il conflitto con nessun paese. Vogliamo pace e cooperazione ma io non smetterò mai di difendere gli interesse americani». Lo afferma il presidente americano Donald Trump all’Assemblea Generale dell’Onu, secondo gli estratti del suo intervento diffusi dalla Casa Bianca.
“Se si indeboliscono i confini meno diritti umani”
«Quando si indebolisce la sicurezza dei confini si indeboliscono i diritti umani e la dignità umana».
“Nessuna pressione su Kiev,è caccia alle streghe”
«Non c’è stata alcuna pressione sull’Ucraina»: le indiscrezioni in questo senso sono una «caccia alle streghe» spiega sottolineando che i dettagli della conversazione telefonica con il leader dell’Ucraina Volodymyr Zelensky potrebbero essere diffusi.
Trump all’Onu, basta Paesi in malafede sul commercio
«Per decenni il sistema del commercio internazionale è stato sfruttato da Paesi che agiscono in cattiva fede». E ancora: «Al centro della nostra visione c’è un ambiziosa campagna per riformare questo sistema».

Librandi festeggia per i porti aperti: “Non bloccate chi vuole venire in Italia. Lo Stato insegni il lavoro ai migranti”


All’indomani dell’incontro dei ministri dell’Interno dell’Ue di Malta sull’emergenza migranti che ha dispensato più domande che risposte, un solo esponente politico ha la verità in tasca: Gianfranco Librandi, il deputato ex-tutto e ora approdato in Italia Viva alla corte di Matteo Renzi.

 «Alle parole di chi sulla questione dei migranti non offre mai soluzioni – ha detto con invidiabile sprezzo del ridicolo Librandi -, replichiamo con il sostegno a quelle pronunciate dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che ha sottolineato come nella gestione dei flussi di persone in fuga da guerre, persecuzioni e povertà occorre garantire condizioni di sicurezza e di rispetto della dignità umana.  

Librandi. «Bene l’accordo di Malta»

 La priorità – ha sentenziato iil parlamentare con aria ispirata – è salvare le vite umane: se altri pensano che si possa risolvere bloccando tutte le partenze, in modo indistinto, è evidente che non si vuole guardare alla soluzione del problema, ma solo alla sua enfatizzazione».
L’esponente di Italia Viva è un fiume in piena: «Attraverso l’accordo di Malta -ha proseguito -, l’Italia sta spingendo l’Europa a fare di più e meglio».
Da dove attinga Librandi tanto granitiche certezze, resta un mistero.  

«Sì a politiche inclusive»

Ma tant’è: «Servono – ha concluso – politiche inclusive: chi arriva da noi lo fa sempre nell’ottica di migliorare le proprie condizioni, lo Stato dovrebbe insegnare il lavoro attraverso corsi e percorsi formativi In modo tale da offrire a queste persone l’opportunità di riconquistare i Paesi da cui fuggono attraverso il lavoro e l’impegno a costruire lì un tessuto economico e produttivo».

Laura Boldrini, addio Leu: "Torno nel Pd". Matteo Salvini la accoglie così: "Come un'autobus"


Laura Boldrini ha detto addio a Leu e ha fatto ingresso nel Pd. "Vado con il Pd perché vuole aprire un dialogo con tutti quei mondi che, ieri e oggi, non si sentono più rappresentati e recuperare la fiducia dei giovani che non vanno più a votare", ha annunciato la ex presidenta della Camera in una intervista a La Repubblica.

Anche perché, ha proseguito, "con la destra peggiore di sempre non è più tempo di piccoli partiti e di fare troppi distinguo, a forza di farlo rischiamo solo di estinguerci, mentre la destra va sfidata e contrastata con l'azione di un grande soggetto politico capace di incidere sulla società e che si batta contro ogni forma di disuguaglianza sociale, territoriale e di genere".


La Boldrini ha quindi spiegato che "già alle Europee avevo votato Pd. Poi con la crisi di governo siamo arrivati a oggi. Ho atteso che fossero scelti ministri e sottosegretari perché non volevo assolutamente che il mio passaggio potesse far pensare a qualcuno che miravo a qualche incarico". Tant'è. Il suo passaggio al Pd sembra apprezzato dai compagni, un po' meno dal centrodestra.

"Oggi ho letto che nel Pd entra la Boldrini, prima è uscito Renzi", ha subito ironizzato Matteo Salvini durante la sua intervista a SkyTg24. "Il Pd è come un'autobus, c'è chi sale e c'è chi scende".

Da ottobre 12 mila assunzioni tra le forze dell’ordine: Conte e i giallorossi esultano, ma il merito è di Salvini


Ben 12 mila nuove assunzioni tra le forze dell’ordine. Tradotto: più sicurezza per gli italiani. E il merito è dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che aveva stanziato le risorse necessarie l’anno scorso. A dargli atto di questa svolta era stato lo stesso Franco Gabrielli.

Il capo della polizia, infatti, ha fatto notare come il leader del Carroccio sia stato fondamentale nello sbloccare il turn over che in passato aveva creato solo conseguenze disastrose. E ora già nel mese di ottobre ci saranno 1.657 nuovi ingressi in polizia, guardia di finanza, vigili del fuoco, carabinieri e polizia penitenziaria.

“L’ attenzione al settore e la sicurezza dei cittadini rimangono una priorità del Governo”, afferma il premier Giuseppe Conte, cercando così di intascarsi il merito dell’ex collega. E neanche la neoministra pentastellata della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, tira in ballo Salvini e si loda definendo la svolta in materia di sicurezza “un segnale importante”. Insomma, secondo loro il merito sarebbe tutto del nuovo governo giallorosso. Peccato che decreto del presidente del Consiglio risalga proprio – e guarda caso – al 4 settembre: il giorno prima del giuramente del Conte Bis.

Come riporta Il Tempo, anche la dem Roberta Pinotti, nuovo socio di governo del M5s, cerca di “rubare” il merito e addirittura lancia una frecciatina neanche troppo velata all’ex capo del Viminale: “Ci eravamo impegnati per dare risposte reali e non giocando con le paure”. Insomma, il tutti contro Salvini continua. Anche quando è palesemente da ipocriti.

Salvini zittisce i vescovi affaristi: “Un buon politico si occupa prima dei milioni di italiani senza casa e lavoro”


Il messaggio è chiaro: mai arrendersi alla cultura del “prima noi e poi gli altri“. E arriva direttamente dal vice presidente della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mario Meini, nella sua introduzione ai lavori del Consiglio episcopale permanente, per il quale “la dignità che rende intangibile ogni vita umana” ha anche questo significato.

E ha aggiunto: “Quando l’altro è persona bisognosa, prima di ogni opportunità, le nostre chiusure consolidano ingiustizie ed egoismi“. Secondo quanto riportato da Huffington Post, il vescovo di Fiesole (Firenze), in riferimento alla Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, celebrata dalla Chiesa domenica prossima, ha voluto puntualizzare: “Questa giornata costituisce un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza umana e, più in generale, dell’umanità di tutti (dal Messaggio del Papa); pertanto, ci mette in guardia dalla scorciatoria ce vorrebbe ricondurre al fenomeno migratorio le paure e le insicurezze di un malessere civile che, in realtà, muove da cause ben più profonde“.

E ha aggiunto: “Lo stesso evento che abbiamo promosso a Bari per il prossimo febbraio, punta a costruire del Mediterraneo una diversa narrazione; lo faremo a partire dalla disponibilità a metterci in ascolto delle diverse esperienze, sensibilità e prospettive che animano le Chiese, che si affacciano sul bacino del Mare Nostrum“.

 Non si è fatta attendere la replica dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che in risposta a Meini e, più in generale alla Cei, ha detto: “Con tutto il dovuto rispetto per la Cei, con milioni di italiani (e tanti immigrati regolari e perbene) senza casa, senza lavoro e senza speranza, è dovere di un buon politico italiano occuparsi prima di queste sorelle e fratelli in difficoltà, poi anche del resto del mondo“. Il segretario della Lega ha poi concluso: “Aiutare i pochi che scappano davvero dalla guerra è un dovere, aprire i porti italiani a tutto il mondo è una follia“.

Farneticazioni di Mario Monti: “La gente mi chiedeva ‘quando riuscite a scacciare Salvini?'”


“Fa ridere quando Salvini dice ‘poveretti Monti e la Fornero, non possono neanche uscire di casa perché la gente li insulta’, perché uscendo di casa nei mesi scorsi la gente mi chiedeva: ‘quando è che riuscite a scacciarli questi?'” Mario Monti attacca così Matteo Salvini.

Che tra i due non scorra buon sangue è cosa nota e l’ultimo episodio della querelle tra i due arriva nella mattinata di lunedì, quando l’economista ed ex premier è stato ospite a L’aria che tira, su La7.

Interpellato dalla padrona di casa Myrta Merlino sugli attacchi da parte del leader della Lega, il presidente della Bocconi risponde così: “Una volta mi piacerebbe che venisse con me quando esco di casa, perché da molto tempo ricevo dimostrazioni di affetto e simpatia […] e negli scorsi mesi la gente mi diceva: ‘quand’è che riuscite a scacciarli questi?'”, in riferimento – proprio – ai gialloverdi. Sulla cui caduta, e sulla decisione del capo politico del Carroccio di staccare la spina al governo, si lascia andare: “Salvini ha fatto un’opera di suicidio assistito…”.

Dunque, l’accademico rivendica il suo decreto Salva Italia di fine 2011 ai fini della lotta all’evasione fiscale: “Consentì la piena trasparenza delle posizioni dei clienti alle banche e il pieno incrocio dei dati”.

Infine, da Monti arrivano parole al miele per Matteo Renzi: “Può portare una visione di economia più moderna e – azzardo – più liberale, di quanto non sia quella agro-pastorale e più stalinista vicina al Movimento 5 Stelle“.

Conte esulta per il patto truffa rifilato dall’Ue e apre tutti i porti alle Ong: “Provocare e basta era inutile”


Da New York, dove i big del mondo si sono riuniti all’Onu per parlare del clima, il premier Giuseppe Conte cerca di spacciare l’eurobidone rifilato ieri all’Italia come un successo senza precedenti. Si fionda a occupare la gran parte dei giornali (dal Corriere della Sera a Repubblica, passando pure per il Fatto Quotidiano) per rileggere la realtà sul patto tra “responsabili” per far fronte all’emergenza immigrazione. “Provocare e basta era inutile”, dice tuonando contro l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini senza, però, nominarlo.

E intima alle Ong di rispettare le leggi italiane. Peccato che l’accordo raggiunto ieri a Malta non solo riapre tutti i porti del nostro Paese a clandestini, organizzazioni non governative e scafisti, ma di fatto assolve tutti gli altri Paesi europei dal farsi carico del peso degli sbarchi.

Un eurobidone, appunto. Il solito pacco rifilato dall’Unione europea al governo italiano di turno che non è capace di far sentire le proprie ragioni ai tavoli in cui si tratta. A sentir parlare Conte, invece, quello raggiunto dal neo ministro dell’Interno Luciana Lamorgese a Malta è “una svolta storica”. “Una svolta significativa ma non definitiva”, puntualizza Conte rivendicando di aver ottenuto dalla Germania, dalla Francia e da altri Stati europei “aperture che in passato erano impensabili”. Tra queste, sottolinea, la “disponibilità” sui porti alternativi che “non saranno necessariamente i più vicini”. Un’apertura, niente più. Perché i porti italiani restano il primo approdo per scafisti e Ong che, dopo i quattordici mesi di stop imposti da Salvini, riprenderanno a far rotta verso il Belpase per scricare i clandestini sulle nostre coste.

La prospettiva che possano essere individuati porti alternativi sarà, infatti, “sempre su base volontaria”. Niente più. Non solo. Il meccanismo, che i ministri dell’Interno degli Stati membri stanno cercando di avviare, inquadra tutti i migranti come richiedenti asilo, senza distinzione in base ai Paesi di provenienza. Il che, di fatto, garantisce a tutti quanti il diritto di lasciare le coste del Nord Africa e tentare la fortuna nel Vecchio Continente. Verrebbe, infatti, a sgretolarsi la differenza tra i (pochissimi) profughi, che hanno effettivamente il diritto d’asilo, e i migranti economici che, ad oggi, rappresentano l’86% di quelli che sbarcano nei nostri porti.

A detta di Conte la difesa dei confini territoriali, così come era stata concepita dalla porecedente maggioranza di governo, resta “una priorità” del nuovo esecutivo. “Non dobbiamo rinunciare al diritto di regolare gli ingressi nel nostro Paese e a combattere l’immigrazione clandestina”, promette assicurando che i decreti Sicurezza resteranno in vigore. Certo, per sua stessa ammissione, verranno presto rimaneggiati (e depotenziati) in parlamento per “recepire i rilievi del presidente della Repubblica”, ma “le navi che effettuano operazioni di search and rescue“ continueranno a essere monitorate.

“Non saranno tollerati comportamenti anomali – dice – come quello di spegnere il transponder per oscurare la loro posizione nelle acque internazionali. Dobbiamo pretendere da loro comportamenti trasparenti e massimamente corretti”. Ma comportamenti corretti, le Ong non ne hanno mai tenuti. E le linee del nuovo patto ricordano, purtroppo, la fallimentare operazione “Mare Nostrum”. Allora il 91% dei clandestini trasbordati nei nostri porti arrivarono tranquillamente a bordo di una imbarcazione messa in mare da una delle tante organizzazioni non governative che tifano immigrazione a tutto spiano.

L’accordo raggiunto a Malta – checché ne dica Conte – non è solo un bidone: è colpo durissimo alla sicurezza del nostro Paese. “Tante parole ma fatti zero, come in passato” per dirla con le parole di Salvini che, letto il profluvio di interviste rilasciate ieri dal premier, ha invitato Conte a ricordare i risultati raggiunti quando c’era lui al Viminale e a “mostrare rispetto per chi ha governato con lui per quattordici mesi, contribuendo a strapparlo dall’anonimato”.

Dalla sua il leader del Carroccio ha numeri schiaccianti. In un anno al ministero dell’Interno ha ridotto gli sbarchi del 75% mentre in meno di un mese di esecutivo giallorosso sono arrivati quasi 1.500 clandestini. Un via vai del genere non si vedeva da almeno quattordici mesi. Ma dovremo abituarci di nuovo. Perché, una volta siglato l’accordo di Malta, gli arrivi saranno all’ordine del giorno. E non a colpi di dieci o quindici come con le navi “fantasma”, ma a ondate di svariate decine di disperati. Proprio come quando governava il Pd.

lunedì 23 settembre 2019

Altro sondaggio, altro schiaffone per Conte. YouTrend: il 60% degli italiani non vuole il suo governo abusivo


Il 60% degli elettori italiani ha un’opinione negativa del governo Conte-bis. È il risultato di un sondaggio Quorum/Youtrend per Start, il nuovo approfondimento politico di Sky Tg24.

Nel dettaglio, l’esecutivo giallorosso gode dell’approvazione dell’83% degli elettori M5s e dall’84% degli elettori Pd, mentre nell’opposizione i giudizi positivi sono rispettivamente al 10% (Lega) e al 16% (centrodestra nel suo complesso).

Parlando di una alleanza politica tra dem e 5 Stelle extra-governo, una coalizione di centrosinistra allargato arriverebbe al 46,2% dei consensi, mentre un centrodestra che riunisse Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sarebbe in vantaggio con il 47,2% delle preferenze.

Il bacino potenziale di elettori di Italia Viva, il nuovo movimento di Matteo Renzi, sarebbe pari al 13%. Alla domanda se voterebbe per la nuova formazione politica, risponde sicuramente sì il 2% degli intervistati, mentre l’11% che probabilmente potrebbe votarlo.

La ricerca ha sondato anche la fiducia degli italiani verso i principali esponenti della politica italiana: il 64% esprime fiducia nel Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 50% si esprime positivamente sul Presidente del Consiglio Conte, il 31% esprime fiducia in Matteo Salvini, il 24% in Nicola Zingaretti, il 21% in Luigi Di Maio. Il 14% in Renzi.

Nessuna grossa novità invece sui singoli partiti. Se si votasse oggi per le elezioni politiche, la Lega sarebbe saldamente il primo partito con il 31,3%, seguita dal Pd con il 22,2%. Terzo il M5s al 18%, poi Fratelli d’Italia al 7,8%, Forza Italia al 6,9%. Seguono Italia Viva con il 3,6%, la lista La Sinistra al 3,1%, +Europa al 2,7% e la lista Cambiamo di Giovanni Toti allo 0,8%. Il 4,6% degli intervistati si orienterebbe invece verso altri partiti.

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