martedì 24 settembre 2019

Salvini zittisce i vescovi affaristi: “Un buon politico si occupa prima dei milioni di italiani senza casa e lavoro”


Il messaggio è chiaro: mai arrendersi alla cultura del “prima noi e poi gli altri“. E arriva direttamente dal vice presidente della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mario Meini, nella sua introduzione ai lavori del Consiglio episcopale permanente, per il quale “la dignità che rende intangibile ogni vita umana” ha anche questo significato.

E ha aggiunto: “Quando l’altro è persona bisognosa, prima di ogni opportunità, le nostre chiusure consolidano ingiustizie ed egoismi“. Secondo quanto riportato da Huffington Post, il vescovo di Fiesole (Firenze), in riferimento alla Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, celebrata dalla Chiesa domenica prossima, ha voluto puntualizzare: “Questa giornata costituisce un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza umana e, più in generale, dell’umanità di tutti (dal Messaggio del Papa); pertanto, ci mette in guardia dalla scorciatoria ce vorrebbe ricondurre al fenomeno migratorio le paure e le insicurezze di un malessere civile che, in realtà, muove da cause ben più profonde“.

E ha aggiunto: “Lo stesso evento che abbiamo promosso a Bari per il prossimo febbraio, punta a costruire del Mediterraneo una diversa narrazione; lo faremo a partire dalla disponibilità a metterci in ascolto delle diverse esperienze, sensibilità e prospettive che animano le Chiese, che si affacciano sul bacino del Mare Nostrum“.

 Non si è fatta attendere la replica dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che in risposta a Meini e, più in generale alla Cei, ha detto: “Con tutto il dovuto rispetto per la Cei, con milioni di italiani (e tanti immigrati regolari e perbene) senza casa, senza lavoro e senza speranza, è dovere di un buon politico italiano occuparsi prima di queste sorelle e fratelli in difficoltà, poi anche del resto del mondo“. Il segretario della Lega ha poi concluso: “Aiutare i pochi che scappano davvero dalla guerra è un dovere, aprire i porti italiani a tutto il mondo è una follia“.

Farneticazioni di Mario Monti: “La gente mi chiedeva ‘quando riuscite a scacciare Salvini?'”


“Fa ridere quando Salvini dice ‘poveretti Monti e la Fornero, non possono neanche uscire di casa perché la gente li insulta’, perché uscendo di casa nei mesi scorsi la gente mi chiedeva: ‘quando è che riuscite a scacciarli questi?'” Mario Monti attacca così Matteo Salvini.

Che tra i due non scorra buon sangue è cosa nota e l’ultimo episodio della querelle tra i due arriva nella mattinata di lunedì, quando l’economista ed ex premier è stato ospite a L’aria che tira, su La7.

Interpellato dalla padrona di casa Myrta Merlino sugli attacchi da parte del leader della Lega, il presidente della Bocconi risponde così: “Una volta mi piacerebbe che venisse con me quando esco di casa, perché da molto tempo ricevo dimostrazioni di affetto e simpatia […] e negli scorsi mesi la gente mi diceva: ‘quand’è che riuscite a scacciarli questi?'”, in riferimento – proprio – ai gialloverdi. Sulla cui caduta, e sulla decisione del capo politico del Carroccio di staccare la spina al governo, si lascia andare: “Salvini ha fatto un’opera di suicidio assistito…”.

Dunque, l’accademico rivendica il suo decreto Salva Italia di fine 2011 ai fini della lotta all’evasione fiscale: “Consentì la piena trasparenza delle posizioni dei clienti alle banche e il pieno incrocio dei dati”.

Infine, da Monti arrivano parole al miele per Matteo Renzi: “Può portare una visione di economia più moderna e – azzardo – più liberale, di quanto non sia quella agro-pastorale e più stalinista vicina al Movimento 5 Stelle“.

Conte esulta per il patto truffa rifilato dall’Ue e apre tutti i porti alle Ong: “Provocare e basta era inutile”


Da New York, dove i big del mondo si sono riuniti all’Onu per parlare del clima, il premier Giuseppe Conte cerca di spacciare l’eurobidone rifilato ieri all’Italia come un successo senza precedenti. Si fionda a occupare la gran parte dei giornali (dal Corriere della Sera a Repubblica, passando pure per il Fatto Quotidiano) per rileggere la realtà sul patto tra “responsabili” per far fronte all’emergenza immigrazione. “Provocare e basta era inutile”, dice tuonando contro l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini senza, però, nominarlo.

E intima alle Ong di rispettare le leggi italiane. Peccato che l’accordo raggiunto ieri a Malta non solo riapre tutti i porti del nostro Paese a clandestini, organizzazioni non governative e scafisti, ma di fatto assolve tutti gli altri Paesi europei dal farsi carico del peso degli sbarchi.

Un eurobidone, appunto. Il solito pacco rifilato dall’Unione europea al governo italiano di turno che non è capace di far sentire le proprie ragioni ai tavoli in cui si tratta. A sentir parlare Conte, invece, quello raggiunto dal neo ministro dell’Interno Luciana Lamorgese a Malta è “una svolta storica”. “Una svolta significativa ma non definitiva”, puntualizza Conte rivendicando di aver ottenuto dalla Germania, dalla Francia e da altri Stati europei “aperture che in passato erano impensabili”. Tra queste, sottolinea, la “disponibilità” sui porti alternativi che “non saranno necessariamente i più vicini”. Un’apertura, niente più. Perché i porti italiani restano il primo approdo per scafisti e Ong che, dopo i quattordici mesi di stop imposti da Salvini, riprenderanno a far rotta verso il Belpase per scricare i clandestini sulle nostre coste.

La prospettiva che possano essere individuati porti alternativi sarà, infatti, “sempre su base volontaria”. Niente più. Non solo. Il meccanismo, che i ministri dell’Interno degli Stati membri stanno cercando di avviare, inquadra tutti i migranti come richiedenti asilo, senza distinzione in base ai Paesi di provenienza. Il che, di fatto, garantisce a tutti quanti il diritto di lasciare le coste del Nord Africa e tentare la fortuna nel Vecchio Continente. Verrebbe, infatti, a sgretolarsi la differenza tra i (pochissimi) profughi, che hanno effettivamente il diritto d’asilo, e i migranti economici che, ad oggi, rappresentano l’86% di quelli che sbarcano nei nostri porti.

A detta di Conte la difesa dei confini territoriali, così come era stata concepita dalla porecedente maggioranza di governo, resta “una priorità” del nuovo esecutivo. “Non dobbiamo rinunciare al diritto di regolare gli ingressi nel nostro Paese e a combattere l’immigrazione clandestina”, promette assicurando che i decreti Sicurezza resteranno in vigore. Certo, per sua stessa ammissione, verranno presto rimaneggiati (e depotenziati) in parlamento per “recepire i rilievi del presidente della Repubblica”, ma “le navi che effettuano operazioni di search and rescue“ continueranno a essere monitorate.

“Non saranno tollerati comportamenti anomali – dice – come quello di spegnere il transponder per oscurare la loro posizione nelle acque internazionali. Dobbiamo pretendere da loro comportamenti trasparenti e massimamente corretti”. Ma comportamenti corretti, le Ong non ne hanno mai tenuti. E le linee del nuovo patto ricordano, purtroppo, la fallimentare operazione “Mare Nostrum”. Allora il 91% dei clandestini trasbordati nei nostri porti arrivarono tranquillamente a bordo di una imbarcazione messa in mare da una delle tante organizzazioni non governative che tifano immigrazione a tutto spiano.

L’accordo raggiunto a Malta – checché ne dica Conte – non è solo un bidone: è colpo durissimo alla sicurezza del nostro Paese. “Tante parole ma fatti zero, come in passato” per dirla con le parole di Salvini che, letto il profluvio di interviste rilasciate ieri dal premier, ha invitato Conte a ricordare i risultati raggiunti quando c’era lui al Viminale e a “mostrare rispetto per chi ha governato con lui per quattordici mesi, contribuendo a strapparlo dall’anonimato”.

Dalla sua il leader del Carroccio ha numeri schiaccianti. In un anno al ministero dell’Interno ha ridotto gli sbarchi del 75% mentre in meno di un mese di esecutivo giallorosso sono arrivati quasi 1.500 clandestini. Un via vai del genere non si vedeva da almeno quattordici mesi. Ma dovremo abituarci di nuovo. Perché, una volta siglato l’accordo di Malta, gli arrivi saranno all’ordine del giorno. E non a colpi di dieci o quindici come con le navi “fantasma”, ma a ondate di svariate decine di disperati. Proprio come quando governava il Pd.

lunedì 23 settembre 2019

Altro sondaggio, altro schiaffone per Conte. YouTrend: il 60% degli italiani non vuole il suo governo abusivo


Il 60% degli elettori italiani ha un’opinione negativa del governo Conte-bis. È il risultato di un sondaggio Quorum/Youtrend per Start, il nuovo approfondimento politico di Sky Tg24.

Nel dettaglio, l’esecutivo giallorosso gode dell’approvazione dell’83% degli elettori M5s e dall’84% degli elettori Pd, mentre nell’opposizione i giudizi positivi sono rispettivamente al 10% (Lega) e al 16% (centrodestra nel suo complesso).

Parlando di una alleanza politica tra dem e 5 Stelle extra-governo, una coalizione di centrosinistra allargato arriverebbe al 46,2% dei consensi, mentre un centrodestra che riunisse Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sarebbe in vantaggio con il 47,2% delle preferenze.

Il bacino potenziale di elettori di Italia Viva, il nuovo movimento di Matteo Renzi, sarebbe pari al 13%. Alla domanda se voterebbe per la nuova formazione politica, risponde sicuramente sì il 2% degli intervistati, mentre l’11% che probabilmente potrebbe votarlo.

La ricerca ha sondato anche la fiducia degli italiani verso i principali esponenti della politica italiana: il 64% esprime fiducia nel Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 50% si esprime positivamente sul Presidente del Consiglio Conte, il 31% esprime fiducia in Matteo Salvini, il 24% in Nicola Zingaretti, il 21% in Luigi Di Maio. Il 14% in Renzi.

Nessuna grossa novità invece sui singoli partiti. Se si votasse oggi per le elezioni politiche, la Lega sarebbe saldamente il primo partito con il 31,3%, seguita dal Pd con il 22,2%. Terzo il M5s al 18%, poi Fratelli d’Italia al 7,8%, Forza Italia al 6,9%. Seguono Italia Viva con il 3,6%, la lista La Sinistra al 3,1%, +Europa al 2,7% e la lista Cambiamo di Giovanni Toti allo 0,8%. Il 4,6% degli intervistati si orienterebbe invece verso altri partiti.

Lamorgese a Malta prende solo schiaffoni: “Rotazione dei porti volontaria. Redistribuzione solo dei veri profughi”


Un documento comune firmato da quattro ministri dell’Interno che l’8 ottobre sarà sottoposto all’intera Unione europea.

Ma, nonostante il premier Giuseppe Conte assicuri di non voler arretrare di un millimetro nelle sue richieste per gestire i flussi migratori, arriva il primo “schiaffo” all’Italia.

 Al minivertice a La Valletta a cui hanno partecipato Italia, Malta, Germania e Francia è stata infatti bocciata la proposta italiana di instaurare una rotazione dei porti automatica per far sì che non fossero solo Italia e Malta ad accogliere le navi cariche di migranti.

Il meccanismo sarà soltanto su base volontaria. Passa invece la ridistribuzione “su base obbligatoria” a cui avevano già aperto Angela Merkel e Emmanuel Macron nelle scorse settimane promettendo di farsi carico del 25% ciascuno dei migranti soccorsi nel Mediterraneo.

Ma resta da sciogliere il nodo dei migranti economici, quelli cioè che si spostano pur non avendo diritto all’asilo. L’Italia vorrebbe che anche questa tipologia rientrasse nelle quote da redistribuire (a differenza di quello che accade ora).

Il sindaco PD di Lampedusa: “Sbarchi aumentati dopo l’addio di Salvini. I trafficanti sanno che i porti sono aperti”


“A Lampedusa gli sbarchi c’erano prima, con Matteo Salvini, e ci sono ora, senza Salvini. La vittima siamo noi e non è giusto.

Quello che chiediamo è il rispetto delle regole”. Totò Martello, dal 2017 sindaco di Lampedusa, spiega così al Giorno la situazione dell’isola, da tempo ormai immemore meta di continui arrivi di clandestini.

I dati del Viminale parlano però di un aumento non da poco da che Salvini non è più ministro: “Certo che è possibile – conferma Martello -. I trafficanti di uomini sentono i telegiornali, guardano su internet e capiscono che i porti sono stati aperti. Che in realtà non sia così, è praticamente irrilevante. Conta l’effetto annuncio. E così i flussi sì, anche qui, un po’ sono cresciuti.

 Forse un centinaio in più al mese. Ma dico che non cambia molto, perché a Lampedusa, nonostante Salvini, il porto non è mai stato chiuso”. E ancora: “Noi siamo responsabili e solidali. Fino a che arrivano con i numeri attuali e rimangono a Lampedusa, entro la capienza prevista di 96 persone, per noi è tutto normale.

Siamo abituati. Ma se se il nostro centro viene sovraccaricato con due o trecento ospiti, perché i centri in Sicilia sono pieni, allora non va più bene. Quelli in eccesso rispetto alla capienza vanno subito trasferiti sulla costa siciliana.

Chiediamo questo, che il problema non sia scaricato solo su di noi”, conclude il sindaco. Insomma, con Salvini al Viminale, Lampedusa se la passava meglio. Non che ci fossero troppi dubbi al riguardo.

“Salvini pezzo di m…. Bisogna ammazzarlo”, e il leghista porta in tribunale il prete “rosso” don Giorgio De Capitani


Matteo Salvini, sul caso di don Giorgio De Capitani, un prete che si è esibito in una serie di commenti davvero opinabili riguardanti il leader leghista, non le ha mandate a dire: “Non penso – ha dichiarato l’ex ministro dell’Interno, secondo quanto riporta Agi – che Dio sia fiero di avere come portavoce don Giorgio”.

Si tratta di un commento che arriva in relazione al giudizio che verrà emesso nei confronti del consacrato rispetto a quella che, almeno per ora, rimane una presunta diffamazione. Di questo, infatti, è stato accusato il membro ecclesiastico.

Ma Salvini non si è limitato solo a questa breve considerazione. Il vertice del Carroccio si è anche detto meravigliato per l’assenza di “provvedimenti”: la Chiesa cattolica, in effetti, non ha preso contromisure. E l’ex inquilino del Viminale lo ha rimarcato.

Nonostante De Capitani si sia spinto fino a quanto segue: “Era una cosa paradossale per dire come Salvini sbaglia quando gode che un negoziante uccide una persona, così io sbaglio dicendo che bisogna ammazzare Salvini […]

Un paradosso. Sto dicendo che il mio ragionamento è sbagliato, così lui capirà che il suo è sbagliato. Salvini mette sempre quei suoi post dicendo che hanno fatto bene ad ammazzare il ladro, dai…”.

Nel corso di questi anni, non sono stati pochi gli ecclesiastici che hanno contrastato Matteo Salvini. Di solito, però, si è trattato di argomentazioni di carattere politico o valoriale. Relativamente al caso di De Capitani, invece, sarà la giustizia a valutare.

Il migrante preso a bastonate? Il razzismo non c’entra, si tratta di una banale rissa. Smontata bufala buonista


“Sono tutte stupidaggini, ma quale razzismo. Bianco, cinese, non ci importava“. Il 17enne di Anzio che lo scorso sabato pomeriggio ha picchiato, insieme a un amico, un giovane nigeriano, si difende così dall’accusa di razzismo.

 Secondo il giovane, intervistato dal Corriere della Sera, la loro sarebbe stata solamente una difesa, perché il ragazzo nigeriano “ci ha minacciati e insultati, per questo lo abbiamo picchiato, non perché era nero”.

Nessuna aggressione razzista, quindi, a detta del 17enne, che sostiene: “Ce ne stavamo tranquilli al bar di via Roma e a un certo punto passa questo nigeriano che al mio buongiorno risponde ‘ve riempio de sangue’, e noi gli rispondiamo.

Ma quello ci minaccia, ci tira una bottiglia addosso, non ci abbiamo visto più, abbiamo solo reagito“. E sono parte le botte, ma il ragazzo è scappato. Così, i due hanno deciso di armarsi: “Siamo saliti a casa per prendere qualcosa, ma per difenderci.

Non erano mazze di ferro come dicono tutti, erano solo due pezzi di legno. Abbiamo sbagliato, lo so, ma quello non era la prima volta che ci offendeva“.

 Il ragazzo sostiene di essersi solo difeso, ma ora la vicenda starebbe diventando “una questione politica e noi con queste storie non c’entriamo nulla“. E vorrebbe dimenticare il pestaggio dell’altra sera: “C’è troppo clamore per una banale rissa in mezzo alla strada“.

“Ora Riace non è più il paese dell’accoglienza”, il neo-sindaco “salviniano” rimuove i cartelli affissi da Lucano


Ora Riace non è più il paese dell’accoglienza. I nuovi cartelli, infatti, indicano che quello è il paese dei santi medici e dei martiri Cosimo e Damiano. Secondo quanto riporta Repubblica, il neosindaco Antonio Trifoli ha rimosso lo storico cartello, che indicava Riace come paese dell’accoglienza.

 Il pannello è stato rimosso e sostituito da un manifesto che dà il benvenuto ai turisti nel borgo dei martiri Cosimo e Damiano, con tanto di santuario sullo sfondo e statue sacre in primo piano.

Addio quindi al paese che è stato in prima linea per l’accoglienza ai migranti, con la giunta guidata da Mimmo Lucano. Il nuovo cartello, sarà presto in buona compagnia: “A breve ce ne saranno altri al confine con i Comuni di Camini e Stignano e verranno apposti altri cartelli turistici“.

Soddisfatto anche il parroco del borgo, padre Giovanni Coniglio, perché “finalmente si arriva e ci si trova davanti l’identità di Riace“. I manifesti sono stati sostituiti su iniziativa dell’amministrazione, in occasione del 350° anniversario dell’arrivo della Reliquia di San Cosma a Riace.

Il nuovo pannello è stato inaugurato questa mattina, con una cerimonia appositamente dedicata alla sostituzione dei manifesti. E cosa succederà alle altre installazioni e ai murales che hanno caratterizzato l’era Lucano? “Per ora restano- ha affermato il sindaco- ma non escludo che in futuro possano essere eliminate. Sono abusive e pericolose“.

Il leader spagnolo di Vox denuncia: “Pressioni dall’Unione Europea per fermare Matteo Salvini”


Santiago Abascal, leader di Vox e deputato spagnolo, si trova in Italia e nello specifico ad Atreju. La manifestazione organizzata da Giorgia Meloni e dai militanti di Fratelli d’Italia volge al termine, ma la parabola sovranista, stando al punto di vista dell’iberico, è destinata a proseguire nel tempo.

Lo stato di salute dell’ideologia sovranista, il quadro elettorale della sua nazione dopo il fallimento dei tentativi da parte di Pedro Sanchez di formare un governo sono i due canovacci centrali di questa intervista. Ma Santiago Abascal, che insieme a Viktor Orban è stato uno dei principali ospiti dell’edizione annule della kermesse del Fdi, ha voluto dire la sua pure sulle condizioni sociali degli agricoltori e degli industriali di Spagna, in questa intervista esclusiva al Giornale.it
Cosa ne pensa di ciò che sta accadendo in Italia in relazione ai fenomeni migratori?
“Non parlerei di questioni interne alla politica italiana se non ci si riferisse a qualcosa che condividiamo. La Spagna e l’Italia hanno confini comuni e gli spagnoli e gli italiani condividono la preoccupazione di proteggere i propri confini dalle invasioni migratorie causate dalle oligarchie europee per inondare i nostri paesi di manodopera a basso costo. È chiaro che il ministro Salvini è stato vittima di ciò che aveva denunciato per 18 mesi, che gli italiani sono sempre meno padroni del loro destino, che ancora una volta è stato deciso tra Bruxelles e Strasburgo.

Su questo penso che vedo come da Bruxelles siano state fatte pressioni per allontanare Salvini dal governo (il riferimento alla crisi di governo dei gialloverdi è chiaro, ndr), danneggiando di nuovo la sovranità di uno stato membro della Unione europea. Mi risulta particolarmente vergognoso che per questa operazione contro la sovranità italiana, si sia utilizzata una imbarcazione con bandiera spagnola, la Open Arms. E per questo ho chiesto scusa all’Italia in nome di tutti gli spagnoli dalla Camera dei deputati”.
Qual è la posizione di Vox sulle prossime elezioni parlamentari in Spagna? Pensa che il centrodestra possa presentarsi unito?
“Sono convinto che nelle prossime elezioni generali del 10 novembre, Vox consoliderà la sua presenza nel parlamento spagnolo, dove abbiamo dimostrato di essere l’unica alternativa alle politiche progressiste imposte dalla sinistra e approvate dalla destra [In Spagna, come nel resto d’Europa, la sinistra impone le idee, il centro le adotta, la destra le gestisce].

Vox è un solido progetto politico, con un programma di ferma difesa della sovranità nazionale, dello stato di diritto e dell’unità territoriale della Spagna, con oltre 50.000 membri che pagano il canone mensile e che difendono il buon senso solo contro il consenso progressista del quale fanno parte il Partido popular, Ciudadanos e Partito socialista operaio spagnolo, che stanno diventando sempre più difficili da differenziare, quindi sarebbe perfettamente comprensibile se corressero uniti alle elezioni”.
Qual è la sua opinione sul futuro del sovranismo, tanto in Europa quanto in Spagna?
“Le nazioni sono sempre più coscienti dell’urgenza di eleggere governanti che pongano gli interessi dei cittadini davanti agli oscuri accordi raggiunti negli uffici di Bruxelles o Marrakech da burocrati che nessuno ha eletto. Senza dubbio ciò che sta accadendo in Italia, Austria, Ungheria, Polonia o Slovacchia, accadrà anche in Spagna (Santiago Abascal si riferisce in questo caso alle ottime performance dei cosiddetti partiti populisti nelle nazioni nominate, ndr).

Gli agricoltori spagnoli non possono sopportare di vedere le loro arance marcire al suolo, mentre le politiche commerciali dell’UE facilitano l’ingresso delle arance sudafricane, di qualità notevolmente inferiore, che inondano i nostri supermercati a prezzi risibili.

E’ inammissibile che i nostri industriali debbano ottenere la licenza in materia di sostenibilità ambientale, medici in ecologia e accademici del riciclaggio, mentre devono lottare per competere con i milioni di tonnellate di prodotti in plastica del sud-est asiatico che arrivano ogni giorno in barca ai porti spagnoli dei paesi che, a proposito, non rispettano nessuno dei protocolli ambientali, con evidenti connotazioni totalitarie, che soffocano le nostre aziende. Perfino le Nazioni unite ammettono che questi paesi sono responsabili della maggior parte dell’inquinamento in tutto il mondo”.
Teme che un governo di Pedro Sanchez possa spalancare i porti a tutti?
“Sanchez è solo una pedina nell’asse Parigi-Berlino e le sue decisioni in materia migratoria come negli altri campi dipendono da quello che impongono il Macron o la Merkel di turno. Per il momento il nuovo governo italiano ha già aperto i suoi porti alle mafie dell’immigrazione (il noto “cambio di rotta” dei giallorossi sui fenomeni migratori, ndr) che operano attraverso le Ong, autentiche negriere che devono essere messe a giudizio per la loro complicità nel traffico di persone.

A noi preoccupa la deriva dell’attuale Unione Europea e la sua lontananza rispetto al progetto iniziale del padri fondatori: un insieme di nazioni sovrane che cooperano liberamente. Oggi le élite di Bruxelles ricattano coloro che decidono di abbandonare l’Unione europa ( Brexit) o sanzionano i paesi come l’Ungheria o la Polonia che vogliono fissare la propria politica migratoria”.

Matteo Salvini stravince l’uno contro tutti dalla d’Urso: zittisce Alba Parietti e costringe alle scuse Asia Argento


Scintille ieri sera nella seconda puntata di “Live – Non è la D’Urso” tra Matteo Salvini e cinque vip che più lo hanno attaccatonel corso dei suoi 14 mesi come ministro degli Interni. Il primo scontro è quello con Asia Argento che è tornata su uno scambio social avuto con Salvini, menzionando il “Papete beach” e il caso della “camomilla”.

«Si ricorda che mi aveva offerto una camomilla dopo il suicidio del mio fidanzato?», dice la figlia di Dario Argento che poi ha spiegato: «Io le avevo scritto un insulto, perché ha disertato il 25 aprile». E il leader della Lega ha risposto: «Le sembra normale dire merda ad un ministro? Secondo lei è normale? Non è una critica, ma un insulto gratuito».

Ma l’attrice ha attaccato ancora: «Si rende conto che ha sdoganato l’odio sociale?». «Sono una signora…», dice Asia mentre il pubblico in studio rumoreggia. Una signora che dice ‘Salvini merda’…», sottolinea il leader della Lega mentre il confronto si snoda sull’immigrazione. «Avevo invitato Asia Argento bere una camomilla, sapete perché? Aveva scritto #Salvinimmerda.

Ma a lei sembra normale scrivere così a un ministro? I miei genitori mi hanno dato un’educazione diversa», scrive Salvini su Twitter. Alla fine la Argento si è scusata e si è fatta anche il selfie con Salvini: «Mi scuso, non dovevo dire quella parola merda».  

Agli attacchi della Argento si sono quindi aggiunti quelli di Alba Parietti. «Gli sbarchi non sono mai stati bloccati», dice la showgirl. «Negli ultimi anni siamo scesi da 180.000 dall’epoca Renzi a 5.000 sbarchi. E soprattutto ho più che dimezzato morti e dispersi», l’ha zittita Salvini che poco prima aveva chiarito: «Io non ho nemici se non gli scafisti, trafficanti di esseri umani. In Italia vivono 5 milioni di stranieri che portano rispetto, pagano le tasse, mandano i figli a scuola.

Loro sono miei fratelli. Io ce l’ho solo con clandestini e delinquenti che sono qua per fare casino». «Lei ad agosto ha deciso di sfasciare il governo, poi però vorrebbe inciuciare con le stesse persone con cui ha rotto…», incalza Parietti. «La sovranità appartiene al popolo», risponde l’ex ministro dell’Interno che poi assicura: «Io adoro chi non la pensa come me. Adoro il confronto. Onoro profondamente chi ha combattuto per la libertà nel nostro Paese. Non torneranno più né il fascismo né il comunismo, non torneranno le dittature né di destra né di sinistra».

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