lunedì 23 settembre 2019
I risparmiatori truffati sono terrorizzati dal PD: “Il M5S ha riportato al governo il nostro carnefice”
“Da mesi stiamo vivendo una situazione di grande incertezza sulla Banca Popolare di Bari e quello che però appare intollerabile è il silenzio assordante che contorna questa vicenda”. A dirlo è Letizia Giorgianni, presidente dell’associazione vittime del Salva banche, di ritorno dal capoluogo pugliese dove “i risparmiatori sono stati truffati allo sportello”.
Su quali basi si fonda un’accusa tanto grave?
La Banca popolare non è quotata in borsa e, quindi, i risparmiatori hanno acquistato azioni illiquide, ossia che non erano nel libero mercato. I risparmiatori sono stati truffati perché non sono stati messi al corrente che, in caso di difficoltà o default, le loro azioni sarebbero risultate invendibili e, quindi, non sarebbero rientrati dei loro soldi.
Gli azionisti quanti soldi hanno perso?
Gli azionisti, circa 70mila, sono stati chiamati a rifinanziare il capitale per ben tre volte e, perciò, stiamo parlando di tagli molto alti, da 70 a 100mila euro di soldi persi. Tutti gli azionisti si sono visti svalutare le loro azioni dai 7-9 euro agli attuali 2. Non solo. Durante l’ultima assemblea è stato approvato un bilancio con una perdita di 420 milioni e ciò significa che ha perso più della metà del suo valore.
Ma lo scandalo delle ‘Quattro banche’ non ha insegnato nulla?
La cosa più sconvolgente è che niente è cambiato da quando è scoppiato il caso delle ‘Quattro banche’ ad adesso che sono saltate le due banche venete e che è stata salvata Carige. Nonostante una commissione d’inchiesta avesse messo in luce le responsabilità di Consob e Banca d’Italia, nulla è stato e quindi lo Stato purtroppo dovrà intervenire con soldi pubblici anche in futuro, probabilmente anche per la Popolare di Bari. Se c’è una parte che non funziona è ovvio che le banche continueranno a fallire, i risparmiatori a perdere i propri risparmi e lo Stato a intervenire con i soldi di tutti. E non lo trovo giusto.
Voi risparmiatori delle ‘Quattro banche’ però siete stati rimborsati? O sbaglio?
Grazie alla determinazione della nostra associazione, fortunatamente, col governo Pd siamo riusciti a ottenere i rimborsi per gli obbligazionisti fino all’80%, mentre con il governo gialloverde abbiamo ottenuto un decreto con cui si rimborsa anche il 30% agli azionisti. Ma ora la strada per i rimborsi appare ancora lunga perché la piattaforma Consap che serve per fare domanda al Fir (Fondo Indennizzi Risparmiatori) presenta delle criticità e non funziona. Un altro grande problema, poi, è che la legge sui rimborsi era stata inserita nella legge di bilancio, ma con tutti i ritardi che ci sono stati i soldi stanziati per il 2019-2020 e 2021 (500 milioni) non sono stati ancora erogati. Attualmente i soldi per i risparmiatori sono solo 1 miliardo perché, come ha spiegato anche l’ex senatore Augello, se non vengono reinseriti da qualche parte quei soldi matematicamente non ci sono più perché vanno a copertura d’Iva per altre cose. Non è vero, dunqe, come dice Di Maio, che è stato messo a disposizione 1 miliardo e mezzo.
Voi risparmiatori, adesso che il Pd è tornato nel governo, siete delusi?
C’è molta amarezza e delusione tra i risparmiatori. Tra di noi c’erano molti che avevano votato il M5S perché si presentava come il partito che proponeva di spezzare le vecchie dinamiche del Pd. I pentastellati hanno fatto campagna elettorale proprio sulle ‘quattro banche’ e, adesso, quando non è ancora finito l’iter per i rimborsi, che fanno? Riportano al governo il nostro carnefice, proprio quel partito che aveva fatto il decreto con cui si azzeravano i rimborsi.
Di cosa o di chi avete maggiormente paura?
Dopo tutti questi anni in cui abbiamo combattuto contro l’azzeramento di tanti risparmiatori voluta dal Pd di Renzi torniamo ad avere ministro all’Economia il renziano Roberto Gualtieri, colui che non più tardi del febbraio di quest’anno diceva: “Il Bailin (che significa l’azzeramento dei risparmiatori in caso di fallimento delle banche) non è uno strumento sbagliato: il fatto che le perdite siano assorbite dagli investitori e non dai contribuenti è un principio giusto”.
E non ci sorprende affatto perché Gualtieri, insieme al suo partito, continua a sottovalutare la devastante portata, in termini di fiducia, di una misura di questo tipo. Tanto più in una situazione in cui le banche italiane sono ben lungi dall’essere messe in sicurezza. E menomale che nella bozza di accordo del governo giallorosso si parla di “porre in essere politiche per la tutela dei risparmiatori e del risparmio”…
Orrore a Pisa, rom picchia, segrega e vende le figlie come bestiame: “Dovete sposare i vostri cugini”. Arrestato
Un uomo, bosniaco di etnia rom, è stato arrestato dalla polizia a Pisa in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere perché avrebbe picchiato, maltrattato e segregato le due figlie, che si erano fidanzate con uomini diversi dai cugini che lui aveva scelto per loro e cui le aveva già vendute in cambio di denaro.
Per il reato di induzione al matrimonio introdotto dal Codice rosso si tratta – spiegano gli inquirenti – della prima ordinanza di custodia cautelare in carcere in Italia. L’uomo, da quanto spiegato, è accusato di reiterate violenze, lesioni, segregazioni nei confronti delle due figlie, una da poco maggiorenne.
Le violenze, che per una delle due sarebbero cominciate sin dalla minore età, non si sarebbero limitate a calci, pugni e pratiche umiliazioni, come il taglio dei capelli, ma spesso consistevano in veri propri periodi di segregazione nelle roulotte, dove le ragazze venivano nutrite solo di pane e acqua.
Le punizioni inflitte dal padre non sarebbero state solo finalizzate nel riprendere piccole mancanze in ambito familiare, ma servivano soprattutto a impedire alle due ragazze di frequentare i loro fidanzati, diversi da quelli che il padre aveva prescelto per loro, ovvero due cugini del campo, con le famiglie dei quali aveva già intavolato una trattativa, chiedendo e ottenendo denaro in cambio dell’assenso al matrimonio con le figlie.
Ulteriori dettagli sull’inchiesta saranno forniti durante la conferenza stampa prevista oggi alle 10 alla Procura della Repubblica di Pisa.
Il comandante della guardia costiera libica avverte: “Le Ong in mare attirano i trafficanti di esseri umani”
Le Ong sono tornate e, con loro, aumenta il flusso migratorio dalla Libia. “l’aumento delle partenze dalla Libia è correlato alla presenza delle navi delle Ong“. È quello che sta accadendo in questo mese. Una sorta di “effetto traino” delle navi delle organizzazioni che trasportano i migranti.
Ma, a detta dei ricercatori, la realtà sarebbe ben diversa: a settembre, sarebbero stare 44 le partenze giornaliere con navi ong al largo, mentre 75 senza. “Il dato va integrato con la nostra attività– ribatte il colonnello, intervistato dal Giorno– Quando ci sono navi ong a largo, che sono un chiaro target dei barconi dei migranti, noi ne blocchiamo moltissimi“.
Senza il lavoro della guardia costiera libica, quindi, sarebbero molte di più le partenze e questo aumento sarebbe determinato dalla presenza delle navi: “La grande maggioranza di quelli che vengono raccolti dalle navi delle ong, parte solo perché ci sono loro: salgono su gommoni e barconi che non riuscirebbero mai, dico mai a raggiungere l’ Italia. Sono natanti malmessi, in grado di fare poche decine di miglia al massimo.
I trafficanti sono ‘smart’, usano internet, siti che mostrano il traffico marino, sanno bene quando c’è una nave ong al limite delle acque territoriali. E la usano, mandandogli barconi. È un meccanismo molto semplice e dal loro punto di vista, funziona benissimo”.
L’aumento di viaggi di migranti, inoltre, sarebbe dovuto anche alla missione navale europea Sophia, che è stata prorogata la scorsa primavera, senza però disporre di mezzi navali: “C’è, ma senza più navi. E i trafficanti vedono così un ostacolo in meno“. Ma il flusso di migranti non arriva solo dalla Libia.
Anche quello dalla Tunisia è aumentato: “Premetto che la mia è solo un’ ipotesi teorica- precisa il colonnello- perché non mi occupo di quel che succade a terra. Ma mi pare ragionevole che, dato che stiamo intercettando molti barconi in partenza dalla Libia, le organizzazioni che gestiscono il traffico lo abbiano in parte spostato in Tunisia. Del resto, non si rassegnano: cercano sempre alternative”
Gli abusivi giallorossi aprono un altro porto ai trafficanti. Furia di Salvini: “È una vergogna. Governo traditore”
Mentre il Viminale è alle prese con i preparativi per il summit di La Valletta, la Ocean Viking ottiene il via libera per sbarcare in Italia. I 182 migranti a bordo della nave dell’ong Sos Mediterranée, che opera assieme a Medici Senza Frontiere, sbarcheranno a Messina domani mattina.
È questo il porto scelto dal governo, con Giuseppe Conte quindi che dà il suo via libera, assieme ovviamente ai ministri competenti, prima di prendere il volo per New York dove parteciperà all’assemblea delle Nazioni Unite.
Alla base della scelta dell’esecutivo, che attua una manovra di profonda discontinuità rispetto alla linea del governo gialloverde, ci sarebbero le condizioni meteo nel canale di Sicilia. In particolare, la Ocean Viking ha segnalato la presenza di un mare molto mosso che, da lì a breve, avrebbe comportato non pochi problemi per i migranti e per l’equipaggio a bordo.
Da qui, secondo la ricostruzione fornita dal governo giallorosso, il via libera all’approdo in Italia e l’assegnazione del porto di Messina. Questa volta si sceglie il capoluogo peloritano e non Lampedusa, viste le condizioni dell’hotspot dell’isola più grande delle Pelagie alle prese con un vero e proprio boom di sbarchi degli ultimi giorni.
E ora l’hotspot è al collasso. La Ocean Viking naviga tra Malta ed Italia già da giorni, dove ha svolto almeno tre operazioni di salvataggio. È la seconda volta in pochi giorni che la nave sbarca in un porto italiano: la settimana scorsa infatti, tra le proteste del sindaco Totò Martello, è approdata a Lampedusa con 82 persone a bordo. Domani di nuovo.
Il duro commento di Matteo SalviniDopo la decisione da parte del governo Conte, arriva la dura replica dell’ex ministro dell’interno Matteo Salvini. “Il governo del tradimento apre le porte a un’altra ong. Gli Italiani non lo dimenticheranno. Conte vergogna”, scrive il segretario leghista su Twitter dopo aver appreso della decisione dell’esecutivo italiano.
L’ex ministro poi ritorna ancora sull’argomento. Intervistato su Rtl 102.5, Salvini afferma: “Lascio a Conte il suo cambio di faccia. Sulla lotta all’immigrazione concordavo prima con lui, i risultati ci sono stati (80% di sbarchi in meno, 2 miliardi risparmiati dal business dell’immigrazione).
Ora ha messo il suo interesse personale davanti a tutto”. “In politica in Italia non ci stupisce più di nulla. Ricordate Renzi ‘Enrico stai serenò, Dal Pd non uscirò?’ – conclude poi il numero uno del Carroccio – Umanamente pensavo che Conte fosse una persona diversa perché tutto quello che ho fatto sull’immigrazione era proposto e concordato.
Da 15 giorni è tutta un’altra roba. Gli lascio un cambio di faccia: io non riuscirei mai per politica. E mai nella vita vorrei essere al suo posto. Perché alla mattina mi guardo allo specchio. Due facce no. Conte ha messo la sua sopravvivenza e il suo interesse personale davanti a tutto”.
“L’Air Force Renzi” da 170 milioni di euro dice addio. Adesso è diventato un relitto da svendere a pezzi
Roma Il suo acquisto scatenò le ire dei partiti di centrodestra, che lo definirono «il più colossale spreco della storia d’Italia», ora l’Air Force Renzi, l’Airbus 340 preso in leasing all’epoca del governo dem per 168 milioni e 205mila euro rischia di fare una triste fine. Il velivolo si trova infatti in un hangar dell’aeroporto di Fiumicino, abbandonato a se stesso.
Le scritte «Repubblica italiana» e «Presidenza del Consiglio dei ministri» sono state tolte e nessuno fa più la manutenzione da lungo tempo. Dall’ufficio stampa di Alitalia fanno sapere che ad agosto 2018, «a seguito del ricevimento della richiesta del ministero della Difesa di scioglimento del contratto di leasing relativo all’Airbus A340-500 messo a disposizione del governo italiano, i commissari straordinari della Compagnia, valutato l’interesse dell’amministrazione straordinaria, hanno esercitato il potere ad essi conferito dalla legge e hanno inviato la comunicazione di scioglimento del contratto di leasing stipulato con Etihad relativamente al medesimo aereo». E mentre le cause vanno avanti il colosso dei cieli sta letteralmente cadendo a pezzi a Fiumicino.
Ogni tanto, quando Alitalia ha bisogno dell’hangar in cui è ospitato, lo tira fuori nel piazzale antistante, ma di fatto nessuno ha interesse a farlo volare di nuovo, anche perché per renderlo nuovamente idoneo al volo servirebbero centinaia di migliaia di euro. Oltretutto, il velivolo è vecchio e solo una compagnia inglese ha ancora in uso modelli simili, è quindi improbabile che qualcuno voglia acquistarlo, poiché sul mercato già nel 2016 si trovava a 50 milioni di euro. Oggi non vale più di 3 milioni. Ecco perché smantellarlo e venderlo a pezzi, per Ethiad che ne ha ancora la proprietà, potrebbe essere più vantaggioso.
All’epoca in cui fu fatto da Matteo Renzi, allora presidente del Consiglio, lo sbaglio di prenderlo in leasing, come svelò il Giornale, si stipulò un contratto di 168 milioni 205mila euro. Per l’anno 2016 furono sborsati 39 milioni di euro, comprensivi della spesa per l’assicurazione. Per il 2017 si pagarono 23 milioni 505mila euro e oltre 15 milioni per il 2018, anno in cui il contratto di leasing fu sciolto.
Il Movimento 5 stelle, una volta andato al governo con la Lega, fece una campagna in pompa magna per denigrare le scelte di Renzi. A bordo dell’Airbus 340-500, nell’hangar dell’aeroporto romano, alla presenza di numerosi giornalisti, salirono l’allora vicepremier Luigi Di Maio, accompagnato dall’allora ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Danilo Toninelli. Dissero chiaramente che si era trattato di uno spreco, anche in considerazione del fatto che il velivolo aveva volato pochissime volte. Un mezzo di trasporto non necessario alla flotta blu, che già contava numerosi aerei in grado di svolgere i compiti istituzionali previsti.
Poi sulla questione calò un silenzio quasi surreale. Oggi chi si trova a passare da Fiumicino può ancora notare l’Air Force Renzi parcheggiato sporadicamente fuori dall’hangar. Nessuno ne parla più. Resta un relitto, che ricorda tempi in cui a certi premier era consentito fare tutto, anche di gettare quasi 170 milioni di euro per un velivolo antiquato e molto costoso dal punto di vista della manutenzione. Uno scandalo che in molti hanno voluto insabbiare, di cui a breve non rimarrà che la carcassa. Mentre chi ebbe la malsana idea di prenderlo in leasing tra lo stupore generale, siede ancora in Parlamento.
Non solo Lampedusa, sbarchi anche nel crotonese: grazie a PD e M5S sul fronte migranti l’Italia è sotto assedio
Non solo Lampedusa, ma anche il crotonese adesso assiste alla repentina impennata del numero degli sbarchi lungo le proprie coste.
Soltanto nella scorsa notte, sono in 58 a sbarcare con il consueto metodo già verificato in altre occasioni in questa parte della Calabria jonica. Gli approdi in questa zona del meridione avvengono tramite barche a vela che riescono, partendo dall’Egeo, ad arrivare dopo alcuni giorni di viaggio in acque italiane e poi a far approdare decine di migranti.
Nel caso dello sbarco delle scorse ore, le 58 persone arrivate a Crotone sono tutte di origine pakistana. Tra il gruppo sbarcato si contano solo uomini, con la presenza inoltre di un minore.
L’imbarcazione viene notata durante la scorsa notte da un’imbarcazione della Guardia di Finanza, la quale scorta i migranti fin dentro il porto di Crotone. E, come detto, questa provincia dall’inizio di questo mese fa i conti con un repentino aumento del numero degli sbarchi.
Alcuni vengono notati ed i migranti quindi intercettati dalle forze dell’ordine, altri invece arrivano autonomamente lungo le spiagge calabresi con le persone a bordo delle barche a vela che fuggono e fanno perdere le proprie tracce. In poche parole, anche la Calabria fa i conti con gli sbarchi fantasma, un fenomeno notato negli ultimi due anni soprattutto tra Sicilia meridionale ed il Sulcis in Sardegna.
Cirò Marina, Le Castella, così come Roccella Jonica, sono alcune delle località della parte jonica della Calabria che fanno i conti con molti sbarchi di barche a vela in grado di raggiungere le spiagge sia della provincia di Crotone, che di Reggio Calabria.
Ma sembra soprattutto il crotonese la meta privilegiata degli scafisti che partono dall’Egeo. Così come mette in evidenza la stampa locale, quello di questa notte è il quinto sbarco in meno di un mese sulle coste crotonesi. Nei giorni precedenti, si contano tre approdi con 52 persone soccorse a Le Castella il 3 settembre, 57 a Cirò il 6 settembre, 39 il 9 settembre. Infine, ancora a Le Castella, 56 migranti vengono intercettati l’ 11 settembre a poche miglia dalla costa.
Il fenomeno degli sbarchi fantasmi del crotonese è in stretta correlazione con quello dell’impennata delle partenze dal Mar Egeo. Come scritto nei giorni scorsi, dalla Turchia molte imbarcazioni quasi sempre guidate da scafisti originari dell’est Europa, soprattutto ucraini, partono alla volta dell’Italia. Vengono usate barche a vela ed a volte anche yatch, in modo da confondersi spesso con le imbarcazioni dei turisti che navigano lungo questa tratta.
Un’impennata, quella delle partenze dalla Turchia, a sua volta figlia probabilmente delle minacce di Erdogan di non considerare più valido l’accordo con l’Ue sui migranti. Anche in Grecia, nelle ultime settimane, si assiste alla ripresa degli sbarchi nelle isole dell’Egeo e non solo.
A preoccupare e non poco comunque, è la situazione in generale sul fronte migratorio in tutto il sud Italia. A Lampedusa soltanto ieri arrivano 108 migranti, con il locale hotspot a rischio collasso, mentre in queste ore Alarm Phone annuncia diverse chiamate da parte di barchini presenti nel Mediterraneo che provano a raggiungere Malta o l’Italia: “Alarm Phone non è mai stato contattato da così tante barche nel Mediterraneo centrale in così poco tempo”, scrive l’Ong su Twitter, “Negli ultimi cinque giorni, dal 16 al 20 settembre, siamo stati chiamati da 10 imbarcazioni in pericolo, con in totale circa 720 migranti in fuga dalla Libia”.
Un vero e proprio assedio, un incubo che fa di questo settembre sempre più il mese più nero degli ultimi due anni per quanto riguarda l’emergenza immigrazione. Un trend in rialzo su base annuale, che fin quando le condizioni del mare saranno ottimali non sembra arrestarsi.
domenica 22 settembre 2019
Inciucio in Umbria, Di Maolo gela Di Maio. Sms: “Candidarmi con PD e M5S? Ma non ci penso proprio”
Sembrava dovesse essere lei il volto nuovo, e un po’ a sorpresa, capace di incollare i pezzi del Pd umbro assieme al Movimento Cinque Stelle. Invece Francesca Di Maolo, a meno di sorprese dell’ultima ora, non sarà la candidata presidente dell’Umbria alle prossime elezioni del prossimo 27 ottobre.
Manca ancora l’ufficialità, certo. E in un periodo politico dove i due acerrimi nemici (Pd e M5S) riescono a trovare la quadra per governare assieme l’Italia e per sfidare il centrodestra alle regionali, è bene non dire “gatto” finché non lo hai “nel sacco”. Ma chi in queste ore ha potuto sentire la presidente dell’Istituto Serafico di Assisi assicura che non è affatto intenzionata a gettarsi nell’agone politico. Tutt’altro. In un sms di cui IlGiornale.it è venuto a conoscenza, infatti, la Di Maolo ha chiuso la porta ad ogni possibile candidatura digitando un definitivo “non ci penso proprio”.
Di qualità la presidente dell’Istituto Serafico ne ha diverse, ma l’esperienza politica le manca. E in un momento in cui nel Pd locale è in corso una lotta intestina, non sarebbe certo cosa semplice districarsi nel marasma elettorale. Se poi venisse eletta (la vittoria non è certo scontata), dovrebbe pure gestire il difficile rapporto tra grillini e piddini. Il rischio insomma è rimanerci impallinata. Non è un caso se molte persone a lei vicine, anche all’interno dell’Istituto, da giorni si chiedono: “Ma chi glielo fa fare?”.
In fondo la Di Maolo dal 2013 è alla guida di un istituto di eccellenza per bambini e ragazzi con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali. Gli impegni certo non ne le mancano. Inoltre ha diversi incarichi cui dovrebbe rinunciare in caso di elezione a presidente o a consigliera regionale. Insomma: “Chi glielo fa fare?”.
Una risposta ci sarebbe. Il mondo cattolico, cui è molto legata, la vedrebbe bene alla guida della regione. Tanto che ieri, parlando con i giornalisti, la Di Maolo aveva lasciato uno spiraglio aperto. Ai cronisti aveva sussurrato che questa “è l’ora di riflettere”, poi però nella tarda mattinata di oggi avrebbe comunicato la decisione (negativa) ai vertici di M5S e Pd.
Per Di Maio e Zingaretti si mette male. La piattaforma Rousseau ha dato il via libera al “patto civico” che ricalchi l’esperienza del Conte Bis. Ma alle buone intenzioni non sono per ora seguiti accordi concreti. Mancano sei giorni alla presentazione delle liste e un nome che possa mettere d’accordo tutti va trovato in fretta. L’idea di puntare sul “cattolicesimo progressista” aveva stuzzicato sia piddini che dem, ma il nome di Di Maolo non ha funzionato.
Cosa fare adesso? “Anche Di Maolo rifiuta la candidatura – ha scritto sui social il candidato civico, già scelto dal Pd, Andrea Fora – A questo punto è chiaro che c’è qualcosa che non va e che deve essere risolta al più presto”. Senza contare che ieri mattina pure il primo cittadino di Assisi Stefania Proietti, indicata da Di Maio, si è sfilata dalla corsa preferendo rimanere “a fare il sindaco” della città di San Francesco. Le pene dei giallorossi fanno gongolare Salvini (e il centrodestra): “Pd e grillini prendono in giro gli umbri – ha detto – cambiano ogni giorno squadra e candidati. Una vergogna senza precedenti”.
L’effetto buonista del governo abusivo Conte: Lampedusa sta per scoppiare. Sbarcati altri 108 clandestini
L’effetto “buonista” del governo Conte produce subito i suoi effetti. Se settembre fa registrare il nuovo record di sbarchi, l’ultima notte è stata davvero drammatica per Lampedusa dove sono approdati complessivamente 108 migranti. Intorno alle 23 un barcone con a bordo 92 persone è stato intercettato a poche miglia dall’isola da una motovedetta della capitaneria di porto.
Altri 16 migranti, a bordo di un barchino, sono giunti direttamente a terra. L’hot spot, dove in questo momento si trovano circa 200 extracomunitari a fronte di una capienza massima di un centinaio di ospiti, resta al collasso. Altri 90 migranti hanno lasciato in mattinata l’hotspot di Lampedusa per essere trasferiti in nave a Porto Empedocle.
Nel frattempo prosegue la protesta di un gruppo di tunisini che chiedono di non essere rimpatriati manifestando sulla piazza della chiesa madre dell’isola; di giorno rimanendo seduti e la notte dormendo a terra.
E le Ong? Lavorano di gran lena per recuperare migranti nelle acque prospicienti l’Italia: la nave umanitaria Ocean Viking, gestita in collaborazione da MSF e Sos Mediterranee, ha effettuato nei giorni scorsi quattro diversi salvataggi soccorrendo 217 persone, di cui 35 nella zona di ricerca e soccorso maltese sotto il coordinamento delle autorità maltesi. “Le 182 persone sulla Ocean Viking aspettano di ricevere un porto sicuro senza ulteriori ritardi”, conclude Msf.o senza ulteriori ritardi”, conclude Msf.
La mossa suicida del M5S: “Si allo Ius Culturae, Conte è d’accordo”. Vanno a schiantarsi come il PD
Lo Ius soli ha contribuito ad affondare il Pd nel 2018, lo Ius culturae potrebbe fare altrettanto con il Movimento 5 Stelle nei prossimi mesi.
Il tema immigrazione sarà ancora decisivo, ma qualcuno tra i grillini sembra sottovalutare la questione. Ad esempio, Giuseppe Brescia, presidente di 5 Stelle in Commissione Affari costituzionali alla Camera.
Non l’ultimo arrivato, insomma. “Io credo che sia arrivato il momento di ragionare sullo Ius culturae, che ritengo una norma di civiltà – spiega il deputato del Movimento in una intervista a La Stampa -: un bambino nato in Italia da genitori che siano regolarmente residenti da un certo periodo di tempo nel nostro Paese, che abbia completato un ciclo di studi in Italia, si può ritenere italiano“.
“Già a marzo scorso il presidente Giuseppe Conte si era espresso negli stessi termini, auspicando che il Parlamento si potesse esprimere sulla materia nonostante non fosse nell’accordo di maggioranza – ricorda ancora Brescia -.
È una questione che si trascina da molti anni ma non se ne è fatto mai niente, forse perché è ritenuta una misura impopolare. Governi di centrosinistra, lo stesso Pd, non sono mai passati dalle parole ai fatti. Ma io ritengo sia una norma giusta”, risponde. Ius culturae e non Ius soli, dunque. “Credo che lo Ius culturae sia un punto di caduta più equilibrato su cui ragionare, anche considerando che nel M5s molti hanno sensibilità diverse su questo tema”.
“Noi come Movimento quando ci sono temi divisivi di solito ci affidiamo alla democrazia diretta attraverso la piattaforma Rousseau: per un tema così importante si potrebbero interpellare gli iscritti. Decidere con loro, così come è stato fatto il nuovo governo”
Il governo dei “pagliacci”. Conte vuole aumentare le tasse, ma Di Maio lo sconfessa: “Vanno abbassate”
È già resa dei conti nel governo sulle tasse, con Luigi Di Maio che frena gli entusiasmo del premier Giuseppe Conte.
Ospite a Lecce di Maurizio Landini nella festa della Cgil, Conte tira dritto sul Green New Deal, il piano per riconvertire l’industria in chiave sostenibile che si traduce in nuove tasse per gli italiani, da quella sulle merendine e le bevande gasate ai viaggi in aereo fino al diesel.
“Dobbiamo rassicurare il sistema industriale che noi abbiamo un piano. Già da questa manovra economica lavoriamo in questa prospettiva. Gli investimenti industriali hanno bisogno di chiarezza, non possiamo permetterci segnali contraddittori. Noi vogliamo realizzare e perseguire un Green New Deal, pensiamo a riorientare il nostro sistema produttivo verso l’economia circolare, con progressività. Vogliamo lasciare ai nostri figli e nipoti un Paese più sostenibile”.
Secca risposta via Facebook dal leader del Movimento 5 Stelle, nonché ministro degli Esteri. “Fermi tutti. Noi abbiamo come obiettivo quello di abbassare le tasse, non di aumentarle. E secondo me è totalmente sbagliato scatenare un dibattito ogni giorno per parlare di nuovi balzelli”. Un governo, continua il leader pentastellato, “che pensa ai cittadini lavora per bloccare l’aumento dell’Iva, che avrebbe comportato una spesa di più di 500 euro a famiglia, l’anno prossimo. Ed è questo governo che noi sosteniamo.
Un governo che vuole fare il bene delle persone toglie tasse sul lavoro per permettere alle imprese di assumere nuova gente. Ed è così che avrà i nostri voti in Parlamento”. “Sull’ambiente – prosegue un minaccioso Di Maio – un governo degno di questo nome premia chi non inquina e disincentiva chi se ne frega. Ma tutto deve prevedere una transizione su un arco temporale di anni e permettere di convertire i propri stili di vita e le produzioni industriali e aziendali”.
“Qualcuno dirà – conclude Di Maio – che stiamo dando un ultimatum al governo. Ma io non sono stato eletto per passare le mie giornate a dire che non è cosi’. A noi interessa parlare chiaro e portare a casa i risultati. E sempre per parlare chiaro, mercoledì alla Camera si decide quando calendarizzare l’ultimo voto sul taglio dei parlamentari. Ci aspettiamo tempi rapidi e zero scuse”.
Luigi Di Maio tuona contro le “ingerenze” di Viktor Orban. Ma tace sulle ingerenze di Merkel e Macron
Luigi Di Maio tuona contro Viktor Orban. Il neo ministro degli Esteri, dopo l’attacco del premier ungherese al governo giallorosso ha bollato le frasi di Orban come “inutili ingerenze”. E con una nota della Farnesina, il capo politico del Movimento Cinque Stelle ha risposto duramente al premier ungherese alzando i toni dello scontro: “Non permetto a nessuno di giudicare o attaccare l’Italia, men che meno a chi fa il sovranista ma con i nostri confini. Orban non conosce il popolo italiano, parli quindi del suo popolo, se vuole, non del nostro“.
Di Maio si scopre sovranista quindi. Non solo, ma anche molto geloso della politica italiana a tal punto da colpire chiunque provi a parlarne. Un affondo durissimo, quello del ministro degli Esteri, che però sconta un “piccolo” peccato originale.
Perché se Di Maio fa benissimo a ricordare che nessuno possa permettersi di giudicare l’Italia, si dimentica due particolari che farebbe invece bene a tenere a mente. Il primo, è che Orban non ha mai attaccato l’Italia ma il governo di Giuseppe Conte: quel premier che, con il Movimento 5 Stelle, ha abbandonato la linea simil-sovranista quando andava a braccetto con Matteo Salvini per lanciarsi tra le braccia dell’Europa franco-tedesca. Il secondo particolare che forse Di Maio dimentica è che se quelle di Orban sono “ingerenze” e se “nessuno si deve permettere di giudicare l’Italia”, forse queste frasi vanno rivolte non tanto a Budapest, quanto agli sponsor dell’attuale governo italiano: ovvero le cancellerie di Berlino, Parigi e Bruxelles.
Facile tuonare contro il leader magiaro quando si è passati dalle sfilate coi gilet gialli a stendere il tappeto rosso a Emmanuel Macron, ma il ministro degli Esteri forse si è dimenticato di quando il capo dell’Eliseo si augurava che Salvini abbandonasse il governo, di quando la Merkel ha costantemente preso di mira il leader della Lega e la politica migratoria voluta dal Viminale, così come di quando, uno a uno, tutti i commissari europei hanno tuonato contro Roma e contro qualsiasi deriva diversa dalla rotta imposta dall’Europa.
Ecco, il coraggio di Di Maio forse andrebbe rivalutato alla luce di questi fatti. Un ministro degli Esteri di un governo nato nelle cancelliera d’Europa e del mondo forse dovrebbe rivedere i suoi obiettivi quando parla di “inutili ingerenze”. Tra le visite a Washington, i placet da Pechino, i semafori verdi di Francia e Germania e con le garanzie volute dall’Unione europea di Ursula von der Leyen, le ingerenze sono talmente tante da chiedersi addirittura se quelle di Orban possano essere considerate come tali.
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