sabato 21 settembre 2019

Sbarcati nella notte altri 108 clandestini a Lampedusa e 41 in Calabria a bordo di una barca a vela. È invasione


Ancora sbarchi in nottata a Lampedusa, dove sono approdati complessivamente 108 migranti. Intorno alle 23:00 un barcone con a bordo 92 persone è stato intercettato a poche miglia dall’isola da una motovedetta della capitaneria di porto.

Altri 16 migranti, a bordo di un barchino, sono giunti direttamente a terra. L’hot spot, dove in questo momento si trovano circa 300 extracomunitari a fronte di una capienza massima di un centinaio di ospiti, resta al collasso.

Inoltre stando alle previsioni meteo, che sono in peggioramento, il traghetto che assicura i trasferimenti dall’isola verso la terraferma rischia di restare bloccato a Porto Empedocle.

Nel frattempo prosegue la protesta di un gruppo di tunisini che chiedono di non essere rimpatriati manifestando sulla piazza della chiesa madre dell’isola; di giorno rimanendo seduti e la notte dormendo a terra.
Invasione anche nelle coste della Calabria:
Nuovi sbarchi in Calabria: 41 migranti di nazionalità irachena e iraniana sono stati intercettati e bloccati dalla guardia costiera alla periferia di Brancaleone, nella Locride.

Tra loro anche 4 donne e 5 minori (tra cui 2 bimbi di 6 anni). Sono arrivati sulle coste calabresi a bordo di una barca a vela di una quindicina di metri. Subito dopo lo sbarco, le autorità hanno posto in stato di fermo due cittadini ucraini ritenuti gli scafisti.

Ma quali ricollocamenti? Si moltiplicano i respingimenti della Francia. E Ventimiglia sta per esplodere


“Quando i problemi non vengono gestiti vanno in cancrena e producono risultati deleteri: a Ventimiglia la situazione è già oltre il limite di guardia sul problema dell’immigrazione”. Lo dichiara in una nota il deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè dopo aver incontrato questa mattina a Ventimiglia il sindaco della cittadina ligure Gaetano Scullino.

“Da settimane, casualmente da quando è arrivato il governo giallo-rosso, i respingimenti da parte della Gendarmerie si sono moltiplicati di giorno in giorno con effetti immediati su Ventimiglia e i centri che gravitano intorno“.

“È di pochi giorni fa un terribile episodio di molestie su una bambina di 10 anni in pieno centro città ad opera di un immigrato bloccato in seguito dai carabinieri. – prosegue Mulè – Un episodio sconcertante che si aggiunge a numerose altre segnalazioni legate alla difficile convivenza con le centinaia di extracomunitari ospitati nei Centri di Accoglienza di Ventimiglia”.

“Dal momento che, a causa della dissennata nuova politica sull’immigrazione del governo giallo-rosso, il problema non ha una soluzione nell’immediato, bisogna correre ai ripari prevedendo il loro spostamento in una località lontana dal centro abitato, in modo da non turbare ulteriormente la serenità di una città che sa essere accogliente ma che non può essere invasa da un’immigrazione incontrollata. – conclude l’on. Mulè – Solleciterò a tal proposito i ministri competenti affinché gestiscano un’emergenza sociale e di sicurezza”.

Nuova pagliacciata su Rousseau: il 60,9% dice sì all’inciucio in Umbria con gli indagati del Partito Democratico


“Come sempre nel Movimento vince la democrazia”. Così il Blog delle Stelle saluta il fatto che “oggi migliaia di cittadini hanno scelto, attraverso la partecipazione su Rousseau, di dare vita a un Patto civico per l’Umbria”.

A dare il proprio consenso i 21.320 iscritti alla piattaforma Rousseau (il 60,9%), mentre si sono espresse per il no 13.716 persone (39,1%). “Questa è la strada che abbiamo proposto e che i cittadini hanno confermato per poter cambiare un sistema che in Umbria – si legge ancora – ha creato ulteriore sfiducia delle persone verso le istituzioni.

Ed è comprensibile, visto anche lo scandalo della corruzione nella sanità”. “Siamo consapevoli che questo è un esperimento, innovativo, e che comporta un’altra grande responsabilità, ma la partecipazione delle persone che votano e scelgono di dire la loro ci dà forza. E siamo orgogliosi – rivendicano i 5 stelle – di questo metodo”.

“Adesso in Umbria andiamo avanti, valorizzando i migliori profili e le eccellenze della società. Siamo liberi di agire e proporre soluzioni e percorsi diversi. E se altri ci attaccano, noi andiamo avanti con umiltà, ma anche con coraggio”. Insomma, altro inciucio Pd e Cinque Stelle.

Massacrano di botte un 48enne fino a rompergli le ossa: la rapina choc di 2 stranieri a Reggio Calabria


Sono stati finalmente incriminati a Reggio Calabria i due stranieri accusati di aver aggredito e rapinato un 48enne italiano durante lo scorso 20 marzo.

A dare esecuzione al provvedimento della locale Procura della Repubblica sono stati i carabinieri del comando stazione di Reggio Calabria Principale.

Il primo dei due responsabili, l’ivoriano di 28 anni Sangare Bangali, si trovava già in carcere proprio per un simile episodio commesso in città nei confronti di una donna lo scorso maggio. Il secondo, ovvero il 22enne guineano Mohamed Bashir Diallo, anch’egli un senza fissa dimora ma incensurato, è stato invece tratto in arresto dai militari nella mattinata di ieri.

Era stata la vittima, un reggino di 48 anni, a presentare denuncia per quanto gli era accaduto in pieno centro storico durante quella terribile notte del 20 marzo. Mentre si trovava ad un distributore automatico, l’uomo era stato raggiunto alle spalle dai due malviventi africani che lo avevano pedinato per un breve tratto di strada. Violenta l’aggressione nei suoi confronti, con colpi che avevano provocato fratture e lesioni di una certa entità.

Al pronto soccorso furono refertati 25 giorni di prognosi, salvo ulteriori complicazioni. Dopo le botte, i due rapinatori erano fuggiti col denaro ed il cellulare della vittima, prima di far perdere le proprie tracce.

Grazie alla visione delle immagini riprese da alcune videocamere di sorveglianza presenti in zona, gli inquirenti sono riusciti a risalire all’identità dei due responsabili. Non difficile da riconoscere, proprio per la lunga lista di precedenti alle sue spalle, l’ivoriano Sangare Bangali, che era già dietro le sbarre.

venerdì 20 settembre 2019

Atreju, Salvini avverte il poltronaro: “Conte ha svenduto i confini italiani, aspetto al varco i vigliacchi traditori”


Roma, 20 set – “Conte ha svenduto i confini, di Renzi non mi frega nulla. Vinceremo sia in Umbria che in Calabria”. Così Matteo Salvini ad Atreju, nel primo dei tre giorni dell’annuale festa di Fratelli d’Italia all’Isola Tiberina di Roma. Dal palco della manifestazione di Fdi, intervistato dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, il leader della Lega ha attaccato duramente il governo giallofucsia: “Possono scappare dal voto per qualche mese, ma non posso scappare all’infinito dal giudizio degli italiani. Aspetto al varco questi vigliacchi che hanno tradito. Passando dal voto e non dalle renzate“, ha detto Salvini. “E’ il primo mese da due anni a questa parte che aumentano gli sbarchi. Conte ha riaperto i porti, non fa un dispetto a me ma a milioni di italiani”, ha dichiarato l’ex ministro dell’Interno.

Salvini ha poi tuonato contro certa stampa stampa: “I Cinque Stelle erano degli incapaci fino a ieri e diventano degli intellettuali oggi.

Il Pd in molte redazioni sta molto più simpatico della Lega e del centrodestra“. Sulle prossime elezioni regionali il leader leghista si è poi detto sicuro di vincere ovunque: “La sinistra è contro le piazze perché hanno capito che se ci vanno loro in piazza raccolgono pomodori. Si alleano Pd e M5S? Ci sarà più gusto vincere battendoli insieme tutti e due in una volta sola“. Auspicando poi di arrivare a costituire “alleanze ampie, allargate anche a liste civiche”.

Frecciata poi a Berlusconi: “Chiede una coalizione moderata? Che vuol dire moderato? Anche Conte è moderato. Se con moderazione provi a tornare alla legge Fornero non ti faccio moderatamente uscire dal Parlamento“. E duro attacco al M5S: “Mi metto nei panni dell’elettore Cinque Stelle. E’ partito dalla rivoluzione per arrivare a Gentiloni. Mi fanno pena”. Salvini ha detto inoltre di temere le mire del Pd e i giochetti di Renzi: “Si sono già spartiti i prossimi 3 presidenti della Repubblica. Mi piacerebbe un presidente della Repubblica eletto dagli italiani. Occorre i numeri però per cambiare la Costituzione. Una parlamentare eletta col centrodestra è passata con Renzi? A me queste persone provocano disgusto, mi fanno schifo. Questi sono ladri di voti e di democrazia”. Mentre “Renzi è uno che non conosce dignità, di quello che fa non mi frega nulla. Avrà telefonato a Conte dicendo “Giuseppi” stai sereno”.

Poi il leader della Lega si è detto sicurissimo che “sulla Russia non verrà fuori niente. Io ritengo Putin e Trump grandi uomini di stato, senza che nessuno mi abbia pagato per pensarlo. Non so se Trump sa che dietro “Giuseppi” Conte ci sono Boldrini, Fratoianni etc.”. Salvini è infine tornato a tuonare contro Pd e M5S: “Non sanno di aver perso, hanno vinto solo dentro il palazzo. Ci rivediamo qua l’anno prossimo e sono sicuro che noi saremo molto più forti. Loro avranno perso quello che gli rimane della loro credibilità e della loro dignità”.

Massimo D'Alema e Davide Casaleggio, il retroscena che spiega come è nato il governo Pd-M5s



Una insospettabile rete dietro l'inciucio Pd-M5s. Sarebbe stato Massimo D'Alema a mettere in contatto Davide Casaleggio con Nicola Zingaretti, dando il "La" al ribaltone anti-Salvini. A sostenerlo, in un retroscena dettagliatissimo, è Ilario Lombardo su La Stampa, riferendo di "contatti" tra l'ex premier e il figlio del fondatore del Movimento, forse addirittura di una cena.

Accade tutto tra agosto e settembre, ma a leggere i nomi dei protagonisti viene il dubbio che il piano in realtà possa essere aver preso forma già qualche tempo addietro.

Casaleggio e D'Alema sono soltanto l'iceberg di un network composito fatto di politici, imprenditori, una Onlus attiva con i migranti e soprattutto di interessi comuni. Il frutto finale di questa manovra, non casuale, è Roberto Speranza (uomo di Baffino, come lui in LeU) ministro della Salute dopo che D'Alema aveva provato a mettere le mani sull'Ambiente (Beppe Grillo ha imposto la conferma di Costa). Il suo vice è invece il senatore M5s Pierpaolo Sileri, presidente della Commissione Sanità.

Coincidenza vuole, ricorda la Stampa, che Sileri sia molto vicino a un imprenditore, Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi group, azienda di Roma con sede a Tirana, in Albania, nata per dare tutela ai medici specializzandi e ora attiva nel settore tech con grandi interessi sulla blockchain, il sistema di sicurezza delle transazioni informatiche su cui anche la Casaleggio Associati lavora da tempo. Tortorella, insiste Lombardo, è anche grande amico di D'Alema, di cui ha visitato l'azienda vinicola in Umbria.

A unirli è anche l'università Link, maltese, la cui sede romana è stata fondata dall'ex ministro Dc Enzo Scotti, centro di formazione di tanti ministri e sottosegretari grillini. Alla Link insegna anche D'Alema (Relazioni internazionali) e un giorno partecipa alla presentazione, all'ateneo, di un libro di Tortorella.

In platea ci sono anche Michela De Biase (consigliera regionale Pd e moglie di Dario Franceschini, oggi ministro giallorosso) e il senatore Sileri. Tutti questi nomi, la butta lì la Stampa, "ritornano anche nella onlus Sanità di Frontiera", associazione che si occupa di promuovere la difesa della salute di "soggetti vulnerabili e discriminati, quali minori, donne e migranti" e di cui D'Alema è diventato presidente da qualche giorno. "Tra i partner c'è anche Consulcesi Group, Tortorella fa parte del consiglio direttivo.

Ne era membro anche la De Biase mentre Sileri ci è entrato da ex componente del comitato scientifico". In questo quadro, il fatto che il premier Giuseppe Conte abbia partecipato alla festa di Articolo 1 di D'Alema stupisce, sì, ma molto meno di quanto dovrebbe.

M5$, Pronta la Divisione. Ecco la conferma e tutti i nomi in gioco



E ora anche i Cinquestelle si scindono. Per osmosi. Forse. Le cronache parlamentari riportano la notizia di una suggestione che attraversa i grillini. Cioè, fare come Matteo Renzi, che ha lasciato il Pd per farsi Italia Viva, un partito tutto suo.

Ci sarebbe una pattuglia di deputati 5s tentati da questo percorso. Ne scrive il Messaggero, in un resoconto in cui si elencano anche i nomi degli scissionisti. È un fritto misto: ci sono un po' di ex ministri trombati, dirigenti delusi perché esclusi dalle nomine, esponenti dell' area vicina al presidente della Camera Roberto Fico, che in realtà dovrebbero essere felici per l'accordo con i dem, partito a loro ideologicamente più affine della Lega. E invece no.

L'articolo, firmato da Mario Ajello, cronista parlamentare sempre ben informato, tira in ballo, tra gli altri, Barbara Lezzi, Carla Ruocco, Nicola Morra, Massimo Misiti, Giuseppe Brescia, Luigi Gallo, Mattia Fantinati, addirittura il capogruppo 5s a Montecitorio Francesco D'Uva. L' intenzione sarebbe quella di costituire una quarta gamba della maggioranza, uguale e contraria a quella renziana. Per tenerlo a bada. Però c' è anche una motivazione interna. L' onnipotenza di Luigi Di Maio non è più tollerata da molti e questa non è una notizia. Allora il dissenso diffuso potrebbe incanalarsi e prendere la forma di un Movimento bis, con l' obiettivo di ritrovare lo spirito scamiciato delle origini.

L'articolo del quotidiano romano comunque fa impazzire i grillini. Alle sette del mattino, quando i quotidiani ancora odorano di inchiostro, già mandano la smentita: «È clamorosamente inventato il retroscena pubblicato sul Messaggero. Una totale invenzione del giornalista che ipotizza una scissione nel gruppo parlamentare M5S con tanto di elenco di nostri portavoce che vorrebbero lasciare il Movimento. Ancora una volta ci ritroviamo a dover smentire una fake news che mira a disinformare i cittadini e screditare il MoVimento».

Il Messaggero conferma la notizia. L'articolo, fa sapere il quotidiano romano, «è frutto di una verifica con più fonti, anche le più qualificate, del Movimento stesso». Ma questo non frena la veemenza grillina: «Abbiamo capito che dopo i renziani e i Thegiornalisti la scissione va di moda, ma in questo caso è una notizia totalmente infondata». Così scrive il Blog delle Stelle.

Cosa c'è di vero? Sicuramente il malessere nel Movimento è un fatto. La sete di vendetta verso Matteo Salvini, la fretta di togliergli il ministero dell' Interno, ha spinto i grillini a sottovalutare l'impatto negativo che un'alleanza con il Pd poteva avere sul proprio elettorato. Ma anche sui quadri locali. In Umbria, per esempio, è in corso una rivolta interna contro l'ipotesi di un patto civico per correre insieme ai dem alle Regionali. Oggi l'ultima parola toccherà a Rousseau.

A placare gli animi non aiutano le uscite di Alessandro Di Battista. Che si mette alla testa dell'ala anti-Pd, dicendo che lui, l'accordo giallorosso, non l'avrebbe mai fatto. «Non vi fidate del Pd derenzizzato, Renzi ci ha lasciato dentro decine di pali, non è affatto andato via». Ma per l'ex deputato M5s bisognerà stare attenti anche alle «smielate parole» di Dario Franceschini. E ai veri propositi dei dem, come sulle concessioni autostradali. «Ho sempre reputato il Pd il partito del sistema per eccellenza, quindi il più pericoloso». Però, conclude, «non voglio destabilizzare nulla e nessuno». Figurarsi se voleva picconare .

Le parole di Di Battista fanno proseliti. Il sottosegretario ai Rapporti col Parlamento, Gianluca Castaldi, concorda: «Farei un post identico, cambiando solo l' ultimo passaggio: io da dentro farò le mie battaglie». Anche Nicola Morra, presidente dell' Antimafia, applaude: «Concordo, siamo al governo con il partito più ipocrita della storia d' Italia» ma, ricorda a Dibba, «abbiamo deciso di sporcarci le mani e ce le siamo già sporcate con la Lega». Il Pd si offende: «Consiglierei al premier Conte e al ministro di Maio di tenere a bada i deliri di Di Battista», ammonisce Andrea Marcucci.

Sempre peggio in Gran Bretagna e legale mangiare cani e gatti per non offendere altre culture”


È di ieri la notizia della bocciatura, da parte del Ministero della Giustizia del Regno Unito, del disegno di legge volto a bandire completamente il consumo di carne di cani e gatti sul terreno britannico.

Michael Gove, ex segretario del Dipartimento per l’Ambiente, l’Alimentazione e gli Affari Rurali, è l’uomo che durante l’ estate ha spinto per l’approvazione del divieto e che ieri ha esternato la sua delusione in merito alla decisione del Ministero coinvolto, soprattutto per le motivazioni addotte.

Il Ministero ha infatti bloccato la mozione perché ritenuta “culturalmente offensiva” nei confronti delle popolazioni dell’Estremo Oriente: in diverse regioni della Cina, ma anche nelle Filippine, in Indonesia, in Tailandia, nel Laos, in Vietnam o in Cambogia, la carne di cane è considerata una vera e propria leccornia e le vengono attribuite anche caratteristiche mediche di dubbia veridicità.

Si tratta di un traffico stimato in trenta milioni di cani macellati ogni anno, principalmente animali catturati per la strada: in Cina, ad esempio, nonostante non sia illegale il consumo di carne di cane, non esistono normative in merito all’allevamento e alla filiera, il che si traduce in una completa assenza di regolamentazione, anche da un punto di vista sanitario.

Tra i sostenitori del divieto, anche il conservatore Giles Watling ha protestato contro la motivazione fornita: “Il Ministero ha detto che è irrispettoso delle altre culture dire loro cosa devono o non devono mangiare. Ma noi non mangiamo i cani, sono nostri amici, sono i nostri animali da compagnia, e non stiamo dettando regole per altre nazioni: stiamo soltanto affermando quel che si può e non si può fare nella nostra nazione”.

Eppure, evidentemente, il politicamente corretto ormai è la priorità assoluta nel Regno Unito: in un mondo dove i cani sono al contempo creature che hanno pressoché sostituito i figli per molti adulti e semplice carne da macello, viene spontaneo chiedersi se un domani si legifererà anche a favore delle spose bambine o dei matrimoni combinati, per non offendere i miliziani dell’Isis.

Luigi Di Maio, diktat al Pd: "Taglio parlamentari entro la metà di ottobre. Il governo? Non lo volevo"


Un governo che non esiste. Sotto attacco da parte di Matteo Renzi e, ora e soprattutto, anche da parte di Luigi Di Maio, il quale ha scritto una pesantissima lettera pubblicata sul Blog delle Stelle. Missiva in cui sì lancia il "Patto Civico" in Umbria, ma avverte anche il Pd su quale debba essere il futuro dell'esecutivo.

In premessa, Di Maio prende di fatto le distanze da questo governo, rispondendo in modo indiretto alle critiche della vigilia di Alessandra Di Battista: "Insieme, abbiamo gestito la nascita del governo con il Pd, ascoltando tutti. Non è una novità che io fossi quello più scettico. Ma questa ipotesi di governo ha ricevuto il record di sempre di voti sulla piattaforma Rousseau, ha anche il pieno sostegno di Beppe Grillo che ci ha riunito ad agosto per condividere questo percorso insieme a tante persone che sono pilastri del MoVimento e che hanno dato il loro sostegno in diverse occasioni, e ha ricevuto l'ok del 99% del gruppo parlamentare". Insomma, fosse stato per Di Maio, il governo giallorosso, non sarebbe dovuto nascere.

La replica a Di Battista, pur senza mai citarlo, si fa poi più esplicita. Replica che serve però a mettere subito alle strette i democratici: "Qualcun altro dice: non vi fidate del Pd, attenti, non fatevi fregare". Io dico a tutti: la fiducia si dimostra! E in questo caso alla prova dei voti in Parlamento. E la prima prova di questo Governo è il taglio dei parlamentari. Va fatto nelle prime due settimane di ottobre". Altrimenti, s'intende, la parabola di questo esecutivo può considerarsi già esaurita. Ma non è finita. Di Maio detta l'agenda del Conte-bis, e prosegue: Il minimo sindacale è evitare l'aumento dell'Iva. Si rischiava che ogni famiglia pagasse circa 540 euro in più l'anno prossimo. E poi c'è tanto da fare nella stessa legge: dobbiamo dare ai lavoratori un salario minimo e abbassare le tasse. Altrimenti che cavolo ci stiamo a fare al governo?", s'interroga.

Parole durissime, insomma, contro quel governo appena nato e di cui fa parte con il ruolo decisivo di capo politico del partito di maggioranza relativa. Dure, infine, anche le parole contro Matteo Salvini. Sulla rottura con la Lega, Giggino scrive: "È stato difficile cambiare coalizione di governo in una estate, lo ammetto. È stata durissima non vedere riconfermati alcuni dei nostri ministri, è stato difficilissimo creare un programma in pochi giorni, per me non è stato semplice per nulla ed è per questo che alzavo la voce sui venti punti del programma. Punti che parlavano di ambiente, di giustizia sociale, di economia sostenibile", ha concluso Luigi Di Maio.

In 72 ore i trafficanti di Ocean Viking ha recuperato 218 clandestini: ora chiedono un porto sicuro all’Italia


Dai 109 di martedì ai 218 di oggi. Esattamente il doppio. Su Twitter, la nave ong Ocean Viking aggiorna di ora in ora il conto dei migranti salvati nel Mediterraneo nella nuova spedizione dopo quella culminata qualche giorno fa con lo sbarco a Lampedusa. “L’ultima operazione, coordinata dalle autorità marittime maltesi, porta a 218 il numero totale di superstiti a bordo”, comunica l’imbarcazione di proprietà di Sos Mediterranée e Medico senza Frontiere.

L’altra volta, erano stati “solo” 82 i migranti a essere sbarcati sulle coste italiane e poi ricollocati in alcuni Paesi europei. Oggi, invece,, il loro numero è decisamente più alto. Portando con sé un’aria di tempesta. Infatti, nel giro di appena 72 ore, la situazione a bordo della Ocean Viking è letteralmente esplosa.

Dopo essere tornata nel Mediterraneo centrale per riprendere le operazioni di ricerca e soccorso, la nave ha effettuato vari interventi al largo delle coste libiche per salvare centinaia di naufraghi in difficoltà. Il numero di “ospiti” a bordo è cresciuto lentamente e irreversibilmente. La mattina del 17 settembre la ong aveva fatto sapere di avere soccorso 48 persone.

Qualche ora dopo, altri 61 migranti trovati su un gommone in difficoltà. Portati a bordo, i medici della ong hanno dovuto curare alcune di loro per avere inalato del carburante. La situazione, per qualche ora, si è stabilizzata. Le autorità marittime libiche hanno concesso alla Ocean Viking il porto di Khoms, ma per la Ong “la Libia non è un porto sicuro, come più volte stabilito dall’Unhcr. Abbiamo chiesto un altro porto”, avevano fatto sapere su Twitter Sos Mediterranée e Medici senza Frontiere.

I giallorossi sono già ai diktat, Di Maio al PD: “A metà ottobre taglio dei parlamentari. Il governo? Non lo volevo”


Un governo che non esiste. Sotto attacco da parte di Matteo Renzi e, ora e soprattutto, anche da parte di Luigi Di Maio, il quale ha scritto una pesantissima lettera pubblicata sul Blog delle Stelle. Missiva in cui sì lancia il “Patto Civico” in Umbria, ma avverte anche il Pd su quale debba essere il futuro dell’esecutivo.

In premessa, Di Maio prende di fatto le distanze da questo governo, rispondendo in modo indiretto alle critiche della vigilia di Alessandra Di Battista: “Insieme, abbiamo gestito la nascita del governo con il Pd, ascoltando tutti. Non è una novità che io fossi quello più scettico.

Ma questa ipotesi di governo ha ricevuto il record di sempre di voti sulla piattaforma Rousseau, ha anche il pieno sostegno di Beppe Grillo che ci ha riunito ad agosto per condividere questo percorso insieme a tante persone che sono pilastri del MoVimento e che hanno dato il loro sostegno in diverse occasioni, e ha ricevuto l’ok del 99% del gruppo parlamentare”. Insomma, fosse stato per Di Maio, il governo giallorosso, non sarebbe dovuto nascere.

La replica a Di Battista, pur senza mai citarlo, si fa poi più esplicita. Replica che serve però a mettere subito alle strette i democratici: “Qualcun altro dice: non vi fidate del Pd, attenti, non fatevi fregare“. Io dico a tutti: la fiducia si dimostra! E in questo caso alla prova dei voti in Parlamento. E la prima prova di questo Governo è il taglio dei parlamentari.

Va fatto nelle prime due settimane di ottobre“. Altrimenti, s’intende, la parabola di questo esecutivo può considerarsi già esaurita. Ma non è finita. Di Maio detta l’agenda del Conte-bis, e prosegue: Il minimo sindacale è evitare l’aumento dell’Iva. Si rischiava che ogni famiglia pagasse circa 540 euro in più l’anno prossimo.

E poi c’è tanto da fare nella stessa legge: dobbiamo dare ai lavoratori un salario minimo e abbassare le tasse. Altrimenti che cavolo ci stiamo a fare al governo?”, s’interroga. Parole durissime, insomma, contro quel governo appena nato e di cui fa parte con il ruolo decisivo di capo politico del partito di maggioranza relativa. Dure, infine, anche le parole contro Matteo Salvini. Sulla rottura con la Lega, Giggino scrive: “È stato difficile cambiare coalizione di governo in una estate, lo ammetto.

È stata durissima non vedere riconfermati alcuni dei nostri ministri, è stato difficilissimo creare un programma in pochi giorni, per me non è stato semplice per nulla ed è per questo che alzavo la voce sui venti punti del programma. Punti che parlavano di ambiente, di giustizia sociale, di economia sostenibile”, ha concluso Luigi Di Maio.

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi aggiornamenti e le migliori guide direttamente nella tua inbox.