giovedì 22 agosto 2019

Bassetti attacca ancora Salvini: “Religiosità si esprime in chiesa e in luoghi di fede”. Ma è una clamorosa eresia


PERUGIA – “Non si può governare su dei contratti, ma lo si deve fare sui progetti e aspetto che qualcuno sia in grado di poterne fare concordati e attuabili per il bene comune”: lo ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e arcivescovo di Perugia, rispondendo a una domanda sulla crisi di Governo.

L’ha fatto a margine dell’inaugurazione dell’oratorio dedicato a Giampiero Morettini a San Martino in Campo, nel capoluogo umbro. “Ogni crisi preoccupa – ha aggiunto -, speriamo che sia di crescita”.

“Ho una visione più laica della politica che per noi è fatta di contenuti evangelici” ha sottolineato ancora il card. Bassetti, che ha richiamato Giorgio La Pira, rispondendo sui ripetuti riferimenti ai simboli religiosi in Senato durante il dibattito seguito all’intervento del premier Giuseppe Conte.

“La religiosità – ha aggiunto l’arcivescovo di Perugia – si esprime in chiesa e nei luoghi della fede“.
Ma il cardinale affarista Bassetti non conosce il catechismo della dottrina cristiana o fa finta di non conoscerlo per attaccare Salvini. Prime nozioni della fede cristiana, paragrafo 7:
Dov’è Dio?
Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo: Egli è l’Immenso


Quirinale, seconda giornata di consultazioni ECCO I VIDEO. Berlusconi: "Esecutivo di centrodestra o voto". Il Pd: "Pronti a governo di svolta con il M5s"


È cominciata alle 10 la seconda giornata di consultazioni al Quirinale. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella oggi incontra i partiti maggiori nello Studio alla Vetrata. Nel corso della mattina è toccato prima a Fratelli d'Italia con a capo Giorgia Meloni, poi alla delegazione del Pd guidata dal segretario Nicola Zingaretti. Infine al gruppo di Forza Italia con Silvio Berlusconi.

Fratelli d'Italia: voto unica strada possibile 
Giorgia Meloni, leader di Fdi, ha ribadito la posizione già espressa pubblicamente, ossia il ritorno immediato alle urne: "Le elezioni sono oggi l'unico esito possibile, rispettoso dell'Italia, dei suoi interessi, del suo popolo e della Costituzione". Poi aggiunge: "Se Mattarella decidesse di seguire la strada di un incarico esplorativo per formare un nuovo governo, dovrebbe affidarlo a un esponente di centrodestra per rispettare la volontà popolare". Fuori dal Quirinale Meloni dice ai cronisti: "L'ipotesi di un governo M5s-Pd per me è oscena perché cambia diametralmente le politiche" su migranti, fisco, Ue.
Consultazioni, Meloni: "Per Fdi le elezioni sono l'esito più rispettoso della Costituzione"

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Zingaretti: "Pronti a un governo di svolta con il M5s"
Dopo Fdi è stata la volta della delegazione del Pd. Al termine del colloquio Zingaretti ha dichiarato: "Abbiamo espresso al presidente la disponibilità a verificare la possibilità di una diversa maggioranza e l'avvio di una fase politica nuova nel segno della discontinuità politica e programmatica". Poi aggiunge: "Siamo distanti dal M5s, ma è utile provare con un governo di svolta". Il segretario dem indica alcuni "primi principi non negoziabili" del nuovo programma, tra cui la riconferma della vocazione europeista per l'Italia, la democrazia rappresentativa, la sostenibilità ambientale, l'equità sociale e nuove politiche europee di gestione dei flussi migratori. Poi conclude: "Non un governo a qualsiasi costo ma alternativo alle destre, solido, nuovo e con ampia base parlamentare. Se non dovessero esistere queste condizioni, tutte da verificare allo stato attuale, lo sbocco naturale della crisi sono nuove elezioni alle quali il Pd è pronto".
Consultazioni, Zingaretti: "Governo di svolta, altrimenti si vota"

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In realtà le vere condizioni di Zingaretti al M5s sono tre: abolizione dei decreti sicurezza, preaccordo sulla manovra e no al taglio dei parlamentari così com'è. Crisi di governo, le "vere" condizioni del Pd al M5s: via i decreti sicurezza, preaccordo su manovra e stop a taglio parlamentari

Berlusconi: "No a maggioranze improvvisate, governo di centrodestra o voto"
Concluso il colloquio con Mattarella, Berlusconi ha manifestato "preoccupazione per la crisi di governo, aperta in un momento delicato della nostra nazione", vista l'imminenza della manovra economica e la prospettiva di una recessione.

"Un governo non può nascere in laboratorio né può funzionare sulla base di un contratto", ha continuato il leader di Forza Italia. Per concludere che il suo partito dice "no a maggioranze improvvisate". Ritiene "pericoloso" un governo sbilanciato a sinistra che potrebbe "imporre una patrimoniale" e sostiene la costruzione di un "esecutivo di centrodestra, con una vocazione atlantica ed europeista". Qualora non si trovi una maggioranza di centrodestra in Parlamento "la via maestra sono le elezioni anticipate".
Consultazioni, Berlusconi: "O governo di centrodestra o elezioni anticipate"

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Le consultazioni del pomeriggio: Lega e M5s
Nel pomeriggio alle 16 i colloqui proseguono con la Lega, con a capo Matteo Salvini. E si concludono alle 17 con il M5s, guidato da Luigi Di Maio. Che, dopo le consultazioni, convocherà i gruppi cinquestelle di Camera e Senato in un'assemblea congiunta per decidere se mettere ai voti su Rousseau l'eventuale alleanza con il Pd. Intanto il sottosegretario cinquestelle Manlio Di Stefano, intervistato da Sky tg 24, rispetto all'ipotesi di un governo con i dem ha detto: "Non ci impicchiamo a formule, non poniamo aut aut a nessuno. Certo non ci facciamo dettare le regole dal Pd". Quanto alla percentuale di chance che si possa ritrovare un'intesa con Matteo Salvini e la Lega, Di Stefano ha aggiunto: "Lei crede che esista una Lega senza Salvini in questo momento?". In ogni caso, ha sottolineato, "molti della Lega ci chiamano..." rappresentante
Il monito di Mattarella: "Fate presto"
Ieri Mattarella, nelle vesti di arbitro e "notaio" ha invitato i partiti a "fare presto" per un esecutivo politico, allo scopo di evitare l'esercizio provvisorio. Secondo quanto si apprende, il capo dello Stato esclude ogni possibile mandato esplorativo e - dopo che il M5S, ultima delegazione in calendario per le consultazioni, avrà lasciato lo studio alla Vetrata - prenderà quella che considera una delle due uniche decisioni possibili: se da parte dei pentastellati e del Pd emergerà la volontà di provare a formare un Governo di legislatura, concederà qualche giorno ai leader dei partiti per trovare una quadra, dando loro appuntamento a lunedì o martedì per un possibile secondo giro di consultazioni che sia riservato solo a chi comporterebbe la nuova maggioranza.

Diversamente, se i numeri dovessero propendere per un ritorno alle urne, Mattarella potrebbe già stasera dare l'incarico a un premier di garanzia di formare un Governo elettorale che porti il Paese al voto. Tra i gruppi sentiti nella prima giornata di consultazioni - Autonomie, gruppi Misti di Camera e Senato e Leu - l'orientamento prevalente è quello di evitare il voto in autunno, appoggiando un governo di legislatura M5s-Pd. Il partito guidato da Zingaretti ha aperto la trattativa con il Movimento,

Per la piddina Ascani chiedere di far votare il popolo è un insulto. E attacca Meloni: “Arrogante, chieda scusa”


L’insofferenza dei politici del Pd per la destra cresce progressivamente. Ormai non la nascondono neanche più, manifestando il loro fastidio con argomentazioni che non stanno in piedi. Evidentemente la tecnica è di insultare l’avversario per distogliere l’attenzione dal ribaltone che Zingaretti e Renzi stanno preparando accingendosi a governare con il M5S.

 Ecco cosa dice Anna Ascani, vicesegretaria Pd, dopo le dichiarazioni di Giorgia Meloni all’uscita dallo studio alla Vetrata per il colloquio con il Capo dello Stato: “L’arroganza di Giorgia Meloni è pari se non addirittura superiore a quella del suo compare Salvini: forte del 4% preso alle ultime politiche, si presenta al Quirinale addirittura con la pretesa di spiegare la Costituzione al presidente Mattarella, che della Costituzione non soltanto è il massimo garante in qualità di Capo dello Stato ma ne è anche uno dei maggiori conoscitori come costituzionalista ed ex giudice costituzionale.

Meloni farebbe bene a chiedere scusa a Mattarella e ad avere maggiore rispetto istituzionale quando si reca al Colle”. “Secondo la Costituzione – conclude Ascani – l’interruzione anticipata della legislatura la decide il Quirinale, non Giorgia Meloni e nemmeno Salvini”.

 Ma cosa aveva detto Giorgia Meloni per innervosire così tanto il Pd? Ecco la sua dichiarazione: “Il Presidente Mattarella -ha aggiunto- si trova a tenere in considerazione due diverse prescrizioni costituzionali: quella di verificare che in Parlamento ci sia o meno una maggioranza per un governo; e quella data dall’articolo uno della Costituzione che dice che la sovranità appartiene al popolo, che è nei principi fondamentali della Costituzione e quindi è prescrizione tra le più vincolanti della nostra Costituzione”.

Sono partiti da “mai col partito di Bibbiano” a “facciamo uno sforzo”. E la base grillina si spacca: “È una follia”


Tanti, al grido di “mai col Pd”, vedono come il fumo negli occhi una eventuale alleanza coi dem. Ma non manca chi tifa per l’intesa col ‘nemico’ di sempre pur di tenere viva la legislatura e realizzare i punti più importanti del programma pentastellato.

Sui social e sul Blog delle Stelle la base M5S si divide sul destino di Luigi Di Maio &Co: dire sì o sottrarsi all’abbraccio col partito di Nicola Zingaretti e Matteo Renzi? “Tutti quelli che schifano il Pd come alleato di governo evidentemente auspicano le elezioni ed un governo di destra” che “massacrerebbe la democrazia”, ragiona Carlo commentando l’ultimo post pubblicato dal Blog grillino.

“Ma veramente pensate che la base voglia andare con il Pd?”, obietta Tiziano, che aggiunge: “Se non si va al voto adesso il Movimento scomparirà, perché il Pd vuole fare come la Lega e prosciugare il Movimento”. “Credo che se andremo a votare su Rousseau pochi voterebbero per un governo col Pd”, è l’opinione di un altro utente. Bob invece scrive: “Vi ho votato perchè ci avevate rassicurato sul fatto ‘mai con il Pd’. Non tradite la promessa principale”.

Per Filippo “fidarsi del Pd” è un’idea “un po’ folle”. Oscura la profezia di Sandro: “Se non prendete le distanze dal Pd, il rischio che il M5S vada sotto il 10% è altissimo”. Di segno opposto l’appello di Umberto: “Se il Pd, Leu o altri apriranno in maniera onesta e leale dobbiamo fare lo sforzo per il bene del Paese”.
M5S: Salvini pagherà un caro prezzo. Governo, Di Maio accelera i tempi
“Oggi Luigi Di Maio ha incontrato i capi commissione del MoVimento 5 Stelle. E’ stata fatta una ricognizione di tutte le proposte che si stavano per approvare prima della follia di Salvini di far saltare il Governo. E’ incredibile quanta gente stesse per avere dei diritti e che ora, ancora una volta, rimarranno lettera morta”. E’ quanto si legge sul blog delle Stelle.

“Chi ha aperto questa crisi buttando tutto all’aria paghera’ un caro prezzo, ne siamo certi!”, si legge ancora. La riunione di Di Maio con i capigruppo delle commissione e’ stata preceduta da una girandola di incontri dove i membri pentastellati di ciascuna commissione hanno fatto, a loro volta, un punto sulle tematiche svolte in questi 14 mesi di governo e sui punti che, in un eventuale prosecuzione della legislatura, il Movimento vorrebbe come priorita’.

Sullo sfondo, in queste ore, c’e’ l’ipotesi di un accordo con il Pd. E il punto sulle tematiche e’ stato fatto anche per avere una prima bozza di schema sui contenuti da mettere sul tavolo di un eventuale trattativa con i Dem. Di Maio, prima di vedere i capigruppo delle commissioni, ha invece visto a lungo i capigruppo Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli ma, alla riunione, hanno preso parte, non interamente, anche altri esponenti del Movimento come Stefano Buffagni.

“Dai riders alle aziende in difficolta’, ai militari, alle persone che muoiono di inquinamento, agli operatori della cultura, ai bambini che fanno lezione nelle classi pollaio e in scuole fatiscenti, ai piccoli Comuni, ai pescatori che subiscono le quote europee e gli agricoltori che soffrono la contraffazione, ai lavoratori che hanno stipendi da due o tre euro all’ora”, si legge nel post del blog delle Stelle.

Delirio di Maria Elena Boschi: “Datemi una medaglia per la mia lotta a Salvini. E ringraziate Renzi”


L’accordo con i Cinquestelle sta galvanizzando tutte le anime perse, quelle che si sentivano ormai escluse. Rivedono un futuro Renzi e i renziani.

Rivedono poltrone e incarichi-ombra. Soprattutto lei, Maria Elena Boschi, la più contestata.

È ottimista. Anzi, di più. L’alleanza Pd-M5S ci sarà e durerà a lungo. «Se devo fare una previsione dico che si va alla scadenza naturale», afferma in un’intervista a Repubblica. «Sicuramente all’elezione del presidente della Repubblica, ma secondo me fino al marzo 2023».

 E lei? Si nasconde un po’: «Ho già chiarito che posso dare una mano sui contenuti se può essere utile. Voterò la fiducia anche se con fatica, se nascerà il governo.

Ma fare il ministro con i 5Stelle, no grazie». In verità, la sua assenza dagli incarichi di governo è tattica, perché i grillini non possono dare l’impressione di aver sottoscritto l’intesa con i renziani. «Salvini ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare», continua la Boschi.

«Ha aperto una crisi di governo nella settimana di ferragosto per poi ritirare addirittura la mozione di sfiducia a Conte una settimana dopo. Voleva andare al voto e ora fa di tutto per non mollare la poltrona. Sicuramente non ha più l’aura di invincibilità che aveva fino a qualche giorno fa.

E anche dentro il suo partito cominciano a dubitare della sua lucidità politica. Certo la sua spregiudicatezza politica lo porta a fare e dire tutto e il contrario di tutto senza vergogna.

Ma ora è in un angolo grazie a Matteo Renzi». Per la Boschi essere uno dei bersagli delle critiche e degli attacchi di Matteo Salvini é un «punto di merito».

«Sicuramente non ha gradito la mia proposta di presentare una mozione di sfiducia nei suoi confronti per lo scandalo dei rubli russi. Più Salvini attacca me, Renzi e in generale il nostro gruppo, più certifica che stiamo facendo la cosa giusta: siamo stati capaci di rovinargli i piani»

Vittorio Sgarbi demolisce Francesco Boccia: "Il Pd se si allea con i disperati, è condannato in eterno" VIDEO


"L'iperbole dell'amico Boccia nel definire un partito che non esiste un grande partito. Un grande partito è un partito che ha una tradizione, un passato, una storia, una cultura e delle idee". Vittorio Sgarbi non lascia scampo ai Cinque Stelle.

E ancora, a Stasera Italia: "Il partito di cui sta parlando lui ha soltanto un grosso numero di parlamentari che sono stati eletti un una fase di euforia contro Renzi e forse contro la destra, che li ha portati ad essere duecento.

Il loro valore reale non supera i quaranta. Il dato delle Europee è un dato politico che li vede al 17 per cento come i sondaggi li vedono sotto al 10 per cento". "Ora che il Pd - che è un grande partito - voglia mettersi insieme a un gruppo di disperati che non faranno più nulla, lo trovo inquietante.

È il tentativo di sopravvivere per la paura di perdere. È meglio perdere eliminando i Cinque Stelle per sempre che governare con loro per essere poi costretti alla dannazione eterna".

Meloni "Ho sentito Salvini, e credo..." Meloni, la bomba al Quirinale: smonta Pd e manine europee


"Le elezioni sono oggi l'unico esito possibile, rispettoso dell'Italia, dei suoi interessi, del suo popolo e della Costituzione".

Giorgia Meloni chiarisce ai giornalisti la posizione di Fratelli d'Italia che ha appena esposto al capo dello Stato Sergio Mattarella durante la prima consultazione di giovedì al Quirinale. Dopo FdI, saliranno al Colle le delegazioni del Pd in mattinata e di Lega e M5s nel pomeriggio.

 "La nostra idea è che non sia inevitabile avere un governo che ha la maggioranza in Parlamento ma non ce l'ha nel Paese perché tutte le ultime elezioni le ha vinte il centrodestra - incalza la Meloni -. Invece qui si prendono in considerazione ipotesi di governi che aprono i porti e si inventano la patrimoniale.

Gli italiani vogliono un governo stabile e solo il voto può darlo". La Meloni rilancia dunque l'idea di un centrodestra unito "che governerebbe per 5 anni". "Ho sentito Salvini - spiega ancora la leader di FdI - e se tornassimo al voto avremmo una maggioranza con Lega e FdI, sicuramente".

 No secco a un possibile governo dell'inciucio tra Pd e M5s con esponenti che "fino all'altro giorno si insultavano. Qualsiasi governo così durerebbe pochi mesi". Soprattutto, però, il no di Fratelli d'Italia è a "governo eterodiretti da Francia e Germania".

Tutti i disastri della Trenta: così ha tradito le forze armate e ha messo a rischio la Difesa. Ora l’Italia rischia grosso


Mai come in queste ultime settimane il ministero della Difesa è stato al centro di uno dei più importanti scontri politici in seno a un governo. Da una parte Matteo Salvini, leader della Lega e ministro dell’Interno, che ha da subito individuato nel dicastero delle forze armate uno dei pilastri su cui costruire la sua strategia politica (in particolare sul tema migranti).

Dall’altra parte il ministro, Elisabetta Trenta, che in questi 14 mesi di governo gialloverde – e in particolare negli ultimi – ha spesso suonato la carica trasformandosi nell’anti-Salvini. In colei che, da titolare della Difesa, avrebbe potuto frenare le velleità del capo del Viminale. Partendo proprio dal contrasto all’immigrazione clandestina e imponendo un’altra visione della gestione dei flussi che aveva nella rotta del Mediterraneo centrale un vero e proprio campo di battaglia tra Movimento 5 Stelle e Lega. Ma limitarsi all’immigrazione sarebbe un grave errore per comprendere gli errori compiuti in questi mesi dal ministro Trenta.

Ed anzi, forse è proprio questo collegamento tra Difesa e flussi migratori che può essere preso come punto di partenza per comprendere dove ha il ministro ha fallito: ovvero cercare a qualsiasi costo di dare delle Forze armate non un’immagine di strumento dello Stato per difendere gli interessi nazionali dentro e fuori i nostri confini, ma come una sorta di protezione civile più o meno armata votata a fare altro rispetto a quanto la stessa Costituzione richiede. No, non è retorica: è una vera e propria linea strategica.

Il ministro Trenta, al pari del suo predecessore Roberta Pinotti, ha ben chiaro il concetto di “dual use”, che da qualche tempo viene agitato nei settori della Difesa come se fosse una sorta di bandiera del politicamente corretto. Un duplice uso delle Forze armate che però nel tempo, almeno nell’immagine che voleva dare la Trenta, sembrava dovesse essere rovesciato. Più protezione civile, meno forze di mare, aria e terra, la Difesa ha avviato quel processo di svilimento che l’ha portata ad avere quale ruolo primario quello di diventare non solo strumento di propaganda politica, ma anche quello di svolgere compiti del tutto diversi dai reali obiettivi.

Un “tradimento” degli scopi delle Forze armate che però racchiude il vero grande problema di questo mandato: l’aver piegato esercito, marina e aeronautica al politicamente corretto evitando però di parlare degli scopi reali dei nostri uomini in armi. Mentre il ministro si è dedicato al tema dell’inclusione come bandiera del 2 giugno, alla politica migratoria, alle battaglie sui sindacati militari fino all’epico scontro con il Viminale, c’è dall’altro lato una Difesa che deve rispondere in maniera netta ai tanti punti interrogativi del nostro secolo. Che non sono banali e che di certo non riceveranno risposte con arcobaleni e post sui social network.

C’è da capire cosa l’Italia farà dagli F-35. Un contratto che i Cinque Stelle sembra non vogliano rispettare, ma che di fatto sta incrinando i rapporti tra il nostro Paese e gli Stati Uniti e che rischia di vederci esclusi da importanti operazioni in ambito Nato. C’è un problema di missioni all’estero: cosa farne? Dalla Difesa tutto tace. Eppure dagli Stati Uniti hanno già reso palese il fatto di volere l’Italia in Siria, così come hanno chiesto un aumento delle spese militari in ambito Nato.

I nostri militari sono a Misurata, in Libia, mentre le bombe cadono vicino all’ospedale da campo in cui operano. Ma la Trenta è apparsa sempre più impegnata a osservare quanto accadeva a al largo di Lampedusa, ma non sembra esserci stato lo stesso impegno mediatico nei confronti dei nostri uomini impegnati nei più remoti angoli del mondo a tutelare gli interessi nazionali. Ci sono diverse crisi in atto: dalla Libia al Medio Oriente, ma il ministro tace mentre parla di migranti e di Salvini.

E ci sono tutta una serie di questioni aperte sui finanziamenti alla nostra difesa di cui al governo sembra che nessuno (in sede pentastellata) voglia realmente parlare. Ci sono i contratti, i fondi da destinare ai sistemi missilistici, dossier anche bollenti che riguardano l’intelligence così come la nostra partecipazione ad altrio programmi europei e atlantici. Ma i Cinque Stelle hanno sempre pensato ad altro.

A una Difesa politicamente corretta e del politicamente corretto. Una concezione figlia di quel pacifismo che ha da sempre contraddistinto di 5 Stelle e che si è manifestato in tutta la sua assurdità con le parole del premier Giuseppe Conte, che il 17 maggio, spiegava a tutti di aver rinunciato all’acquisto di cinque nuovi fucili per finanziare una borsa di studio di “Leader for Peace”. Un gesto pericoloso non tanto nel concreto, quanto nell’idea: perché quel facile non rappresenta un’arma in mano a un criminale, ma uno strumento che serve ai nostri soldati per tutelare la nostra comunità.

Macron a gamba tesa sull’Italia: “Mi auguro che Salvini venga messo fuori dal governo. Di Maio un perdente”


“La lezione che ci viene dall’Italia è una sola: quando ci si allea con l’estrema destra alla fine è l’estrema destra che vince”.

Il presidente francese Emmanuel Macron interviene a gamba tesa sulla crisi di governo. Durante un lungo incontro con l’Association Presse Présidentielle, il leader francese parla a braccio con i giornalisti accreditati all’Eliseo per un’ora e mezza dell’attualità internazionale in vista del G7 che la Francia organizza a Biarritz nel weekend.

Rispondendo a una domanda di Repubblica, Macron si mostra compiaciuto dal fatto che Matteo Salvini potrebbe essere fuori da un futuro governo di coalizione. “Me lo auguro”, dice senza mezzi termini il capo di Stato che però sul leader dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio sottolinea: “faccio una semplice constatazione – argomenta il leader di En Marche – chi era in testa nelle ultime elezioni politiche? Il Movimento 5 Stelle che poi ha deciso di governare con Salvini.

E ora chi è il grande perdentedell’ultima sequenza? Di Maio”. Il leader della Lega non è indebolito dall’attuale crisi politica? “Forse, me lo auguro – sottolinea Macron -. Ma pensare che allearsi con l’estrema destra sia un modo di reinventare la politica non funziona.

Lo vediamo altrove, non funziona mai”. Con questo, aggiunge, “non voglio dire che Salvini è il grande vincitore della crisi, ed è per questo che sostengo l’iniziativa del presidente Mattarella“. L’Italia, rileva ancora Macron, “è un Paese amico e un grande popolo il cui destino è profondamente europeo. È un Paese che merita un governo e dei dirigenti che siano all’altezza”.

Immigrati, il presidente Donald Trump vuole cancellare la folla legge sullo Ius Soli: “È un diritto ridicolo”


“Stiamo valutando molto seriamente il diritto di cittadinanza per nascita.

E’ francamente ridicolo”. Donald Trump, che sta predisponendo una serie d’interventi legislativi, si è espresso così sullo Ius soli, che vige anche negli Stati Uniti d’America.

Il presidente degli States, stando a quanto riportato dall’Agi, ha espresso questo suo parere interlocuendo con la stampa.

Nella giornata di oggi, l’amministrazione guidata da The Donald aveva comunicato di voler intervenire su un altra sfera legislativa, ossia quella relativa al limite di detenzione per i familiari dei migranti che tentano di sconfinare illegalmente.

Di poco fa, invece, è la bordata contro lo Ius soli, che potrebbe dunque essere cancellato dall’assetto giuridico degli Usa.

Non si tratta di una modifica semplice: quel diritto è legittimato da uno degli emendamenti alla Costituzione fondativa. In ogni caso, vale la pena sottolineare come l’abolizione del diritto alla cittadinanza per nascita abbia sempre fatto parte, così come il muro al confine col Messico e la stretta sull’immigrazione, delle intenzioni del leader repubblicano.

La campagna per le elezioni del 2020 è già in corso. Trump potrebbe decidere di accelerare su questo e sugli altri obiettivi del suo mandato.

Fa il dito medio ai poliziotti, poi li sfida e li pesta: “Faccio il c***o che voglio!”. Pregiudicato romeno già libero


È finito in manette nel pomeriggio di domenica a Palermo un cittadino straniero che, dopo aver insultato alcuni agenti della questura, li ha aggrediti con spinte e graffi.

Protagonista in negativo della vicenda un romeno di 32 anni, che intorno alle ore 17 ha notato una volante della polizia di Stato ferma di fronte al centro commerciale Lidl di via Roma ed ha deciso di avvicinarsi.

Arrivato di fronte alla vettuta, lo straniero ha fatto il gesto del dito medio in direzione dei poliziotti, prendendo ad insultarli. “Faccio il c***o che voglio!” avrebbe gridato loro con tono di sfida, come riferito da “PalermoToday”. Gli agenti sono naturalmente scesi dal mezzo per interrogare il 32enne, ma questo non ha affatto perso il proprio atteggiamento ostile, rifiutandosi di rispondere alle domande e di fornire i documenti identificativi.

Quando ha visto i poliziotti avvicinarsi per farlo salire sulla volante, il romeno si è subito rivoltato contro di loro, spintonandoli per tenerli lontani ed aggredendoli fisicamente. Dopo una breve colluttazione, il soggetto è stato infine immobilizzato e condotto negli uffici del commissariato Oreto-Stazione, dove si sono svolte le pratiche di identificazione.

Il 32enne A.B., risultato essere un pregiudicato, è stato inquisito per i reati di lesioni, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, nonché per oltraggio e rifiuto di fornire le proprie generalità.

 Dopo il giudizio direttissimo, il gip di Palermo ha convalidato l’arresto, disponendo nei confronti dello straniero la sola misura cautelare dell’obbligo di firma presso l’autorità giudiziaria. Il romeno dunque si trova ora in libertà, in attesa del processo.

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