giovedì 22 agosto 2019

Per la piddina Ascani chiedere di far votare il popolo è un insulto. E attacca Meloni: “Arrogante, chieda scusa”


L’insofferenza dei politici del Pd per la destra cresce progressivamente. Ormai non la nascondono neanche più, manifestando il loro fastidio con argomentazioni che non stanno in piedi. Evidentemente la tecnica è di insultare l’avversario per distogliere l’attenzione dal ribaltone che Zingaretti e Renzi stanno preparando accingendosi a governare con il M5S.

 Ecco cosa dice Anna Ascani, vicesegretaria Pd, dopo le dichiarazioni di Giorgia Meloni all’uscita dallo studio alla Vetrata per il colloquio con il Capo dello Stato: “L’arroganza di Giorgia Meloni è pari se non addirittura superiore a quella del suo compare Salvini: forte del 4% preso alle ultime politiche, si presenta al Quirinale addirittura con la pretesa di spiegare la Costituzione al presidente Mattarella, che della Costituzione non soltanto è il massimo garante in qualità di Capo dello Stato ma ne è anche uno dei maggiori conoscitori come costituzionalista ed ex giudice costituzionale.

Meloni farebbe bene a chiedere scusa a Mattarella e ad avere maggiore rispetto istituzionale quando si reca al Colle”. “Secondo la Costituzione – conclude Ascani – l’interruzione anticipata della legislatura la decide il Quirinale, non Giorgia Meloni e nemmeno Salvini”.

 Ma cosa aveva detto Giorgia Meloni per innervosire così tanto il Pd? Ecco la sua dichiarazione: “Il Presidente Mattarella -ha aggiunto- si trova a tenere in considerazione due diverse prescrizioni costituzionali: quella di verificare che in Parlamento ci sia o meno una maggioranza per un governo; e quella data dall’articolo uno della Costituzione che dice che la sovranità appartiene al popolo, che è nei principi fondamentali della Costituzione e quindi è prescrizione tra le più vincolanti della nostra Costituzione”.

Sono partiti da “mai col partito di Bibbiano” a “facciamo uno sforzo”. E la base grillina si spacca: “È una follia”


Tanti, al grido di “mai col Pd”, vedono come il fumo negli occhi una eventuale alleanza coi dem. Ma non manca chi tifa per l’intesa col ‘nemico’ di sempre pur di tenere viva la legislatura e realizzare i punti più importanti del programma pentastellato.

Sui social e sul Blog delle Stelle la base M5S si divide sul destino di Luigi Di Maio &Co: dire sì o sottrarsi all’abbraccio col partito di Nicola Zingaretti e Matteo Renzi? “Tutti quelli che schifano il Pd come alleato di governo evidentemente auspicano le elezioni ed un governo di destra” che “massacrerebbe la democrazia”, ragiona Carlo commentando l’ultimo post pubblicato dal Blog grillino.

“Ma veramente pensate che la base voglia andare con il Pd?”, obietta Tiziano, che aggiunge: “Se non si va al voto adesso il Movimento scomparirà, perché il Pd vuole fare come la Lega e prosciugare il Movimento”. “Credo che se andremo a votare su Rousseau pochi voterebbero per un governo col Pd”, è l’opinione di un altro utente. Bob invece scrive: “Vi ho votato perchè ci avevate rassicurato sul fatto ‘mai con il Pd’. Non tradite la promessa principale”.

Per Filippo “fidarsi del Pd” è un’idea “un po’ folle”. Oscura la profezia di Sandro: “Se non prendete le distanze dal Pd, il rischio che il M5S vada sotto il 10% è altissimo”. Di segno opposto l’appello di Umberto: “Se il Pd, Leu o altri apriranno in maniera onesta e leale dobbiamo fare lo sforzo per il bene del Paese”.
M5S: Salvini pagherà un caro prezzo. Governo, Di Maio accelera i tempi
“Oggi Luigi Di Maio ha incontrato i capi commissione del MoVimento 5 Stelle. E’ stata fatta una ricognizione di tutte le proposte che si stavano per approvare prima della follia di Salvini di far saltare il Governo. E’ incredibile quanta gente stesse per avere dei diritti e che ora, ancora una volta, rimarranno lettera morta”. E’ quanto si legge sul blog delle Stelle.

“Chi ha aperto questa crisi buttando tutto all’aria paghera’ un caro prezzo, ne siamo certi!”, si legge ancora. La riunione di Di Maio con i capigruppo delle commissione e’ stata preceduta da una girandola di incontri dove i membri pentastellati di ciascuna commissione hanno fatto, a loro volta, un punto sulle tematiche svolte in questi 14 mesi di governo e sui punti che, in un eventuale prosecuzione della legislatura, il Movimento vorrebbe come priorita’.

Sullo sfondo, in queste ore, c’e’ l’ipotesi di un accordo con il Pd. E il punto sulle tematiche e’ stato fatto anche per avere una prima bozza di schema sui contenuti da mettere sul tavolo di un eventuale trattativa con i Dem. Di Maio, prima di vedere i capigruppo delle commissioni, ha invece visto a lungo i capigruppo Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli ma, alla riunione, hanno preso parte, non interamente, anche altri esponenti del Movimento come Stefano Buffagni.

“Dai riders alle aziende in difficolta’, ai militari, alle persone che muoiono di inquinamento, agli operatori della cultura, ai bambini che fanno lezione nelle classi pollaio e in scuole fatiscenti, ai piccoli Comuni, ai pescatori che subiscono le quote europee e gli agricoltori che soffrono la contraffazione, ai lavoratori che hanno stipendi da due o tre euro all’ora”, si legge nel post del blog delle Stelle.

Delirio di Maria Elena Boschi: “Datemi una medaglia per la mia lotta a Salvini. E ringraziate Renzi”


L’accordo con i Cinquestelle sta galvanizzando tutte le anime perse, quelle che si sentivano ormai escluse. Rivedono un futuro Renzi e i renziani.

Rivedono poltrone e incarichi-ombra. Soprattutto lei, Maria Elena Boschi, la più contestata.

È ottimista. Anzi, di più. L’alleanza Pd-M5S ci sarà e durerà a lungo. «Se devo fare una previsione dico che si va alla scadenza naturale», afferma in un’intervista a Repubblica. «Sicuramente all’elezione del presidente della Repubblica, ma secondo me fino al marzo 2023».

 E lei? Si nasconde un po’: «Ho già chiarito che posso dare una mano sui contenuti se può essere utile. Voterò la fiducia anche se con fatica, se nascerà il governo.

Ma fare il ministro con i 5Stelle, no grazie». In verità, la sua assenza dagli incarichi di governo è tattica, perché i grillini non possono dare l’impressione di aver sottoscritto l’intesa con i renziani. «Salvini ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare», continua la Boschi.

«Ha aperto una crisi di governo nella settimana di ferragosto per poi ritirare addirittura la mozione di sfiducia a Conte una settimana dopo. Voleva andare al voto e ora fa di tutto per non mollare la poltrona. Sicuramente non ha più l’aura di invincibilità che aveva fino a qualche giorno fa.

E anche dentro il suo partito cominciano a dubitare della sua lucidità politica. Certo la sua spregiudicatezza politica lo porta a fare e dire tutto e il contrario di tutto senza vergogna.

Ma ora è in un angolo grazie a Matteo Renzi». Per la Boschi essere uno dei bersagli delle critiche e degli attacchi di Matteo Salvini é un «punto di merito».

«Sicuramente non ha gradito la mia proposta di presentare una mozione di sfiducia nei suoi confronti per lo scandalo dei rubli russi. Più Salvini attacca me, Renzi e in generale il nostro gruppo, più certifica che stiamo facendo la cosa giusta: siamo stati capaci di rovinargli i piani»

Vittorio Sgarbi demolisce Francesco Boccia: "Il Pd se si allea con i disperati, è condannato in eterno" VIDEO


"L'iperbole dell'amico Boccia nel definire un partito che non esiste un grande partito. Un grande partito è un partito che ha una tradizione, un passato, una storia, una cultura e delle idee". Vittorio Sgarbi non lascia scampo ai Cinque Stelle.

E ancora, a Stasera Italia: "Il partito di cui sta parlando lui ha soltanto un grosso numero di parlamentari che sono stati eletti un una fase di euforia contro Renzi e forse contro la destra, che li ha portati ad essere duecento.

Il loro valore reale non supera i quaranta. Il dato delle Europee è un dato politico che li vede al 17 per cento come i sondaggi li vedono sotto al 10 per cento". "Ora che il Pd - che è un grande partito - voglia mettersi insieme a un gruppo di disperati che non faranno più nulla, lo trovo inquietante.

È il tentativo di sopravvivere per la paura di perdere. È meglio perdere eliminando i Cinque Stelle per sempre che governare con loro per essere poi costretti alla dannazione eterna".

Meloni "Ho sentito Salvini, e credo..." Meloni, la bomba al Quirinale: smonta Pd e manine europee


"Le elezioni sono oggi l'unico esito possibile, rispettoso dell'Italia, dei suoi interessi, del suo popolo e della Costituzione".

Giorgia Meloni chiarisce ai giornalisti la posizione di Fratelli d'Italia che ha appena esposto al capo dello Stato Sergio Mattarella durante la prima consultazione di giovedì al Quirinale. Dopo FdI, saliranno al Colle le delegazioni del Pd in mattinata e di Lega e M5s nel pomeriggio.

 "La nostra idea è che non sia inevitabile avere un governo che ha la maggioranza in Parlamento ma non ce l'ha nel Paese perché tutte le ultime elezioni le ha vinte il centrodestra - incalza la Meloni -. Invece qui si prendono in considerazione ipotesi di governi che aprono i porti e si inventano la patrimoniale.

Gli italiani vogliono un governo stabile e solo il voto può darlo". La Meloni rilancia dunque l'idea di un centrodestra unito "che governerebbe per 5 anni". "Ho sentito Salvini - spiega ancora la leader di FdI - e se tornassimo al voto avremmo una maggioranza con Lega e FdI, sicuramente".

 No secco a un possibile governo dell'inciucio tra Pd e M5s con esponenti che "fino all'altro giorno si insultavano. Qualsiasi governo così durerebbe pochi mesi". Soprattutto, però, il no di Fratelli d'Italia è a "governo eterodiretti da Francia e Germania".

Tutti i disastri della Trenta: così ha tradito le forze armate e ha messo a rischio la Difesa. Ora l’Italia rischia grosso


Mai come in queste ultime settimane il ministero della Difesa è stato al centro di uno dei più importanti scontri politici in seno a un governo. Da una parte Matteo Salvini, leader della Lega e ministro dell’Interno, che ha da subito individuato nel dicastero delle forze armate uno dei pilastri su cui costruire la sua strategia politica (in particolare sul tema migranti).

Dall’altra parte il ministro, Elisabetta Trenta, che in questi 14 mesi di governo gialloverde – e in particolare negli ultimi – ha spesso suonato la carica trasformandosi nell’anti-Salvini. In colei che, da titolare della Difesa, avrebbe potuto frenare le velleità del capo del Viminale. Partendo proprio dal contrasto all’immigrazione clandestina e imponendo un’altra visione della gestione dei flussi che aveva nella rotta del Mediterraneo centrale un vero e proprio campo di battaglia tra Movimento 5 Stelle e Lega. Ma limitarsi all’immigrazione sarebbe un grave errore per comprendere gli errori compiuti in questi mesi dal ministro Trenta.

Ed anzi, forse è proprio questo collegamento tra Difesa e flussi migratori che può essere preso come punto di partenza per comprendere dove ha il ministro ha fallito: ovvero cercare a qualsiasi costo di dare delle Forze armate non un’immagine di strumento dello Stato per difendere gli interessi nazionali dentro e fuori i nostri confini, ma come una sorta di protezione civile più o meno armata votata a fare altro rispetto a quanto la stessa Costituzione richiede. No, non è retorica: è una vera e propria linea strategica.

Il ministro Trenta, al pari del suo predecessore Roberta Pinotti, ha ben chiaro il concetto di “dual use”, che da qualche tempo viene agitato nei settori della Difesa come se fosse una sorta di bandiera del politicamente corretto. Un duplice uso delle Forze armate che però nel tempo, almeno nell’immagine che voleva dare la Trenta, sembrava dovesse essere rovesciato. Più protezione civile, meno forze di mare, aria e terra, la Difesa ha avviato quel processo di svilimento che l’ha portata ad avere quale ruolo primario quello di diventare non solo strumento di propaganda politica, ma anche quello di svolgere compiti del tutto diversi dai reali obiettivi.

Un “tradimento” degli scopi delle Forze armate che però racchiude il vero grande problema di questo mandato: l’aver piegato esercito, marina e aeronautica al politicamente corretto evitando però di parlare degli scopi reali dei nostri uomini in armi. Mentre il ministro si è dedicato al tema dell’inclusione come bandiera del 2 giugno, alla politica migratoria, alle battaglie sui sindacati militari fino all’epico scontro con il Viminale, c’è dall’altro lato una Difesa che deve rispondere in maniera netta ai tanti punti interrogativi del nostro secolo. Che non sono banali e che di certo non riceveranno risposte con arcobaleni e post sui social network.

C’è da capire cosa l’Italia farà dagli F-35. Un contratto che i Cinque Stelle sembra non vogliano rispettare, ma che di fatto sta incrinando i rapporti tra il nostro Paese e gli Stati Uniti e che rischia di vederci esclusi da importanti operazioni in ambito Nato. C’è un problema di missioni all’estero: cosa farne? Dalla Difesa tutto tace. Eppure dagli Stati Uniti hanno già reso palese il fatto di volere l’Italia in Siria, così come hanno chiesto un aumento delle spese militari in ambito Nato.

I nostri militari sono a Misurata, in Libia, mentre le bombe cadono vicino all’ospedale da campo in cui operano. Ma la Trenta è apparsa sempre più impegnata a osservare quanto accadeva a al largo di Lampedusa, ma non sembra esserci stato lo stesso impegno mediatico nei confronti dei nostri uomini impegnati nei più remoti angoli del mondo a tutelare gli interessi nazionali. Ci sono diverse crisi in atto: dalla Libia al Medio Oriente, ma il ministro tace mentre parla di migranti e di Salvini.

E ci sono tutta una serie di questioni aperte sui finanziamenti alla nostra difesa di cui al governo sembra che nessuno (in sede pentastellata) voglia realmente parlare. Ci sono i contratti, i fondi da destinare ai sistemi missilistici, dossier anche bollenti che riguardano l’intelligence così come la nostra partecipazione ad altrio programmi europei e atlantici. Ma i Cinque Stelle hanno sempre pensato ad altro.

A una Difesa politicamente corretta e del politicamente corretto. Una concezione figlia di quel pacifismo che ha da sempre contraddistinto di 5 Stelle e che si è manifestato in tutta la sua assurdità con le parole del premier Giuseppe Conte, che il 17 maggio, spiegava a tutti di aver rinunciato all’acquisto di cinque nuovi fucili per finanziare una borsa di studio di “Leader for Peace”. Un gesto pericoloso non tanto nel concreto, quanto nell’idea: perché quel facile non rappresenta un’arma in mano a un criminale, ma uno strumento che serve ai nostri soldati per tutelare la nostra comunità.

Macron a gamba tesa sull’Italia: “Mi auguro che Salvini venga messo fuori dal governo. Di Maio un perdente”


“La lezione che ci viene dall’Italia è una sola: quando ci si allea con l’estrema destra alla fine è l’estrema destra che vince”.

Il presidente francese Emmanuel Macron interviene a gamba tesa sulla crisi di governo. Durante un lungo incontro con l’Association Presse Présidentielle, il leader francese parla a braccio con i giornalisti accreditati all’Eliseo per un’ora e mezza dell’attualità internazionale in vista del G7 che la Francia organizza a Biarritz nel weekend.

Rispondendo a una domanda di Repubblica, Macron si mostra compiaciuto dal fatto che Matteo Salvini potrebbe essere fuori da un futuro governo di coalizione. “Me lo auguro”, dice senza mezzi termini il capo di Stato che però sul leader dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio sottolinea: “faccio una semplice constatazione – argomenta il leader di En Marche – chi era in testa nelle ultime elezioni politiche? Il Movimento 5 Stelle che poi ha deciso di governare con Salvini.

E ora chi è il grande perdentedell’ultima sequenza? Di Maio”. Il leader della Lega non è indebolito dall’attuale crisi politica? “Forse, me lo auguro – sottolinea Macron -. Ma pensare che allearsi con l’estrema destra sia un modo di reinventare la politica non funziona.

Lo vediamo altrove, non funziona mai”. Con questo, aggiunge, “non voglio dire che Salvini è il grande vincitore della crisi, ed è per questo che sostengo l’iniziativa del presidente Mattarella“. L’Italia, rileva ancora Macron, “è un Paese amico e un grande popolo il cui destino è profondamente europeo. È un Paese che merita un governo e dei dirigenti che siano all’altezza”.

Immigrati, il presidente Donald Trump vuole cancellare la folla legge sullo Ius Soli: “È un diritto ridicolo”


“Stiamo valutando molto seriamente il diritto di cittadinanza per nascita.

E’ francamente ridicolo”. Donald Trump, che sta predisponendo una serie d’interventi legislativi, si è espresso così sullo Ius soli, che vige anche negli Stati Uniti d’America.

Il presidente degli States, stando a quanto riportato dall’Agi, ha espresso questo suo parere interlocuendo con la stampa.

Nella giornata di oggi, l’amministrazione guidata da The Donald aveva comunicato di voler intervenire su un altra sfera legislativa, ossia quella relativa al limite di detenzione per i familiari dei migranti che tentano di sconfinare illegalmente.

Di poco fa, invece, è la bordata contro lo Ius soli, che potrebbe dunque essere cancellato dall’assetto giuridico degli Usa.

Non si tratta di una modifica semplice: quel diritto è legittimato da uno degli emendamenti alla Costituzione fondativa. In ogni caso, vale la pena sottolineare come l’abolizione del diritto alla cittadinanza per nascita abbia sempre fatto parte, così come il muro al confine col Messico e la stretta sull’immigrazione, delle intenzioni del leader repubblicano.

La campagna per le elezioni del 2020 è già in corso. Trump potrebbe decidere di accelerare su questo e sugli altri obiettivi del suo mandato.

Fa il dito medio ai poliziotti, poi li sfida e li pesta: “Faccio il c***o che voglio!”. Pregiudicato romeno già libero


È finito in manette nel pomeriggio di domenica a Palermo un cittadino straniero che, dopo aver insultato alcuni agenti della questura, li ha aggrediti con spinte e graffi.

Protagonista in negativo della vicenda un romeno di 32 anni, che intorno alle ore 17 ha notato una volante della polizia di Stato ferma di fronte al centro commerciale Lidl di via Roma ed ha deciso di avvicinarsi.

Arrivato di fronte alla vettuta, lo straniero ha fatto il gesto del dito medio in direzione dei poliziotti, prendendo ad insultarli. “Faccio il c***o che voglio!” avrebbe gridato loro con tono di sfida, come riferito da “PalermoToday”. Gli agenti sono naturalmente scesi dal mezzo per interrogare il 32enne, ma questo non ha affatto perso il proprio atteggiamento ostile, rifiutandosi di rispondere alle domande e di fornire i documenti identificativi.

Quando ha visto i poliziotti avvicinarsi per farlo salire sulla volante, il romeno si è subito rivoltato contro di loro, spintonandoli per tenerli lontani ed aggredendoli fisicamente. Dopo una breve colluttazione, il soggetto è stato infine immobilizzato e condotto negli uffici del commissariato Oreto-Stazione, dove si sono svolte le pratiche di identificazione.

Il 32enne A.B., risultato essere un pregiudicato, è stato inquisito per i reati di lesioni, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, nonché per oltraggio e rifiuto di fornire le proprie generalità.

 Dopo il giudizio direttissimo, il gip di Palermo ha convalidato l’arresto, disponendo nei confronti dello straniero la sola misura cautelare dell’obbligo di firma presso l’autorità giudiziaria. Il romeno dunque si trova ora in libertà, in attesa del processo.

Il consigliere M5S Barillari: “No all’accordo col Partito Democratico. Gli attivisti sono inviperiti”


“No a un accordo col Partito democratico. Conosco Nicola Zingaretti e il suo Pd non è diverso da quello di Matteo Renzi”. Davide Barillari, consigliere M5S in Regione Lazio, non vuol proprio saperne di un’alleanza coi dem a livello nazionale.

“Da molti attivisti del Movimento – racconta all’Adnkronos – già era stato digerito male l’accordo con Lega, eravamo nati come forza anti-sistema, che non si sarebbe alleata con nessuno. E l’ipotesi che ora si cambi compagine di governo, senza un voto degli iscritti, sta facendo inviperire molti”. Secondo il consigliere grillino “serve un passaggio con la base.

E andrebbe fatto subito. Noi siamo per la democrazia diretta e dobbiamo ascoltare i nostri iscritti. Conosco Zingaretti – prosegue – e non credo che il suo Pd si sia rinnovato rispetto a Renzi. Non c’è un Pd buono o un Pd cattivo, nel Lazio lo stanno dimostrando. Un rapporto col Pd non lo vedo fattibile”.

Quali sono i temi che vi vedono più distanti dal Pd? “La sanità nel Lazio viene gestita con ottica clientelare – risponde Barillari – e penso anche all’ambiente, alla lotta contro Roma sui rifiuti, una pagina vergognosa.

A parole sono molto bravi quelli del Pd. Anche sulle grandi opere, la Tav, i vaccini… siamo lontani su tanti punti. Vicini su altri, ma lontani sui temi fondamentali”. Secondo l’esponente 5 Stelle, molti attivisti nel Lazio sarebbero sul piede di guerra: “Sto raccogliendo molti feedback.

Quelli che hanno digerito male il contratto con la Lega, col Pd sono inviperiti, dicono che stiamo toccando il fondo. Io ho paura che perderemo molto consenso con la nostra base storica. Nel nostro gruppo regionale, ad ogni modo, c’è un dibattito aperto”, conclude

mercoledì 21 agosto 2019

I trafficanti di Ocean Viking come Open Arms, vanno all’assalto: “Fate sbarcare subito i 356 migranti” (in Italia)


Dopo la soluzione del caso della Open Arms con il sequestro della nave ordinato dalla procura agrrrigentina e lo sbarco dei migranti, la “nuova” emergenza si chiama Ocean Viking. Nuova fino a un certo punto perché in realtà l’imbarcazione, gestita a quattro mani da Sos Mediterranèe e Medici senza frontiere, è ferma da 12 giorni nelle acque internazionali tra Malta e Sicilia.

A bordo 356 persone, che le due ong chiedono da giorni di fare scendere al più presto. “Abbiamo a bordo 356 sopravvissuti, 356 vite che chiedono umanità. Abbiamo bisogno al più presto di un porto sicuro di sbarco“, scrivono su Twitter le due associazioni.

 Al momento, però, nulla si muove. Su Twitter, Msf fa un appello all’Europa per “agire urgentemente, ponendo fine al blocco degli sbarchi” imposto dalle autorità maltesi e da quelle italiane. Intanto, riferiscono ancora le due Ong, a bordo cresce la tensione. I migranti si chiedono se torneranno in Libia. Proprio il porto di Tripoli era stato indicato alla Ocean Viking per porre fine al suo viaggio. Proposta rifiutata dall’equipaggio che da giorni ripete: “Non riporteremo le persone in Libia in nessuna circostanza”.

Già il 10 agosto, la Farnesina aveva chiesto alla Norvegia di indicare un posto per lo sbarco. “Non può in alcun modo essere attribuita alle autorità italiane la responsabilità dell’individuazione del porto di sbarco dei naufraghi soccorsi dalla nave Ocean Viking e comunque l’ingresso nelle acque territoriali italiane sarebbe considerato pregiudizievole al buon ordine e alla sicurezza dello Stato, così come previsto dal’articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare”, la lettera inviata dal ministero degli Esteri all’ambasciata di Oslo in Italia. Una richiesta legata al fatto che la nave Ong batte bandiera norvegese.

Ma l’appello è caduto nel vuoto e la situazione si fa di giorno in giorno sempre più difficile. Tra i migranti a bordo, oltre allo scoramento, si fa largo un'”emergenza psicologica“. A dirlo il dottor Luca Pigozzi, uno dei medici imbarcati sulla nave che, in un comunicato rilasciato da Msf e Sos Mediteranèe, ha parlato di persone “completamente esauste”. A bordo, come detto, ci sono 356 persone di cui 103 bambini o minori sotto i 18 anni. “A oggi abbiamo effettuato 130 visite mediche e 63 medicazioni di ferite. Facciamo del nostro meglio, ma siamo consapevoli che alcuni pazienti sarebbero curati meglio a terra”, ha spiegato Pigozzi.

In attesa di trovare una soluzione, la Francia si è detta disponibile ad accogliere alcuni migranti della Ocean Viking. “Siamo impegnati per la Open Arms, siamo impegnati allo stesso livello per l’Ocean Viking – ha scritto su Twitter il ministro degli Interni francese, Cristophe Castaner – per garantire che possano sbarcare il più rapidamente possibile le persone che si trovano su queste barche”. E ha aggiunto: “Un coordinamento è stato avviato. Ne andava del nostro onore e della nostra responsabilità collettiva. Bisogna ora trovare una soluzione rapida per Ocean Viking: delle discussioni sono in corso tra partner europei e ieri ho avuto uno scambio con il mio omologo maltese. La Francia sarà solidale e accoglierà 40 persone con necessità di protezione: un team dell’Ufficio francese di protezione dei rifugiati (Ofpra) si recherà sul posto nei prossimi giorni”.

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi aggiornamenti e le migliori guide direttamente nella tua inbox.