giovedì 22 agosto 2019
Tutti i disastri della Trenta: così ha tradito le forze armate e ha messo a rischio la Difesa. Ora l’Italia rischia grosso
Mai come in queste ultime settimane il ministero della Difesa è stato al centro di uno dei più importanti scontri politici in seno a un governo. Da una parte Matteo Salvini, leader della Lega e ministro dell’Interno, che ha da subito individuato nel dicastero delle forze armate uno dei pilastri su cui costruire la sua strategia politica (in particolare sul tema migranti).
Dall’altra parte il ministro, Elisabetta Trenta, che in questi 14 mesi di governo gialloverde – e in particolare negli ultimi – ha spesso suonato la carica trasformandosi nell’anti-Salvini. In colei che, da titolare della Difesa, avrebbe potuto frenare le velleità del capo del Viminale. Partendo proprio dal contrasto all’immigrazione clandestina e imponendo un’altra visione della gestione dei flussi che aveva nella rotta del Mediterraneo centrale un vero e proprio campo di battaglia tra Movimento 5 Stelle e Lega. Ma limitarsi all’immigrazione sarebbe un grave errore per comprendere gli errori compiuti in questi mesi dal ministro Trenta.
Ed anzi, forse è proprio questo collegamento tra Difesa e flussi migratori che può essere preso come punto di partenza per comprendere dove ha il ministro ha fallito: ovvero cercare a qualsiasi costo di dare delle Forze armate non un’immagine di strumento dello Stato per difendere gli interessi nazionali dentro e fuori i nostri confini, ma come una sorta di protezione civile più o meno armata votata a fare altro rispetto a quanto la stessa Costituzione richiede. No, non è retorica: è una vera e propria linea strategica.
Il ministro Trenta, al pari del suo predecessore Roberta Pinotti, ha ben chiaro il concetto di “dual use”, che da qualche tempo viene agitato nei settori della Difesa come se fosse una sorta di bandiera del politicamente corretto. Un duplice uso delle Forze armate che però nel tempo, almeno nell’immagine che voleva dare la Trenta, sembrava dovesse essere rovesciato. Più protezione civile, meno forze di mare, aria e terra, la Difesa ha avviato quel processo di svilimento che l’ha portata ad avere quale ruolo primario quello di diventare non solo strumento di propaganda politica, ma anche quello di svolgere compiti del tutto diversi dai reali obiettivi.
Un “tradimento” degli scopi delle Forze armate che però racchiude il vero grande problema di questo mandato: l’aver piegato esercito, marina e aeronautica al politicamente corretto evitando però di parlare degli scopi reali dei nostri uomini in armi. Mentre il ministro si è dedicato al tema dell’inclusione come bandiera del 2 giugno, alla politica migratoria, alle battaglie sui sindacati militari fino all’epico scontro con il Viminale, c’è dall’altro lato una Difesa che deve rispondere in maniera netta ai tanti punti interrogativi del nostro secolo. Che non sono banali e che di certo non riceveranno risposte con arcobaleni e post sui social network.
C’è da capire cosa l’Italia farà dagli F-35. Un contratto che i Cinque Stelle sembra non vogliano rispettare, ma che di fatto sta incrinando i rapporti tra il nostro Paese e gli Stati Uniti e che rischia di vederci esclusi da importanti operazioni in ambito Nato. C’è un problema di missioni all’estero: cosa farne? Dalla Difesa tutto tace. Eppure dagli Stati Uniti hanno già reso palese il fatto di volere l’Italia in Siria, così come hanno chiesto un aumento delle spese militari in ambito Nato.
I nostri militari sono a Misurata, in Libia, mentre le bombe cadono vicino all’ospedale da campo in cui operano. Ma la Trenta è apparsa sempre più impegnata a osservare quanto accadeva a al largo di Lampedusa, ma non sembra esserci stato lo stesso impegno mediatico nei confronti dei nostri uomini impegnati nei più remoti angoli del mondo a tutelare gli interessi nazionali. Ci sono diverse crisi in atto: dalla Libia al Medio Oriente, ma il ministro tace mentre parla di migranti e di Salvini.
E ci sono tutta una serie di questioni aperte sui finanziamenti alla nostra difesa di cui al governo sembra che nessuno (in sede pentastellata) voglia realmente parlare. Ci sono i contratti, i fondi da destinare ai sistemi missilistici, dossier anche bollenti che riguardano l’intelligence così come la nostra partecipazione ad altrio programmi europei e atlantici. Ma i Cinque Stelle hanno sempre pensato ad altro.
A una Difesa politicamente corretta e del politicamente corretto. Una concezione figlia di quel pacifismo che ha da sempre contraddistinto di 5 Stelle e che si è manifestato in tutta la sua assurdità con le parole del premier Giuseppe Conte, che il 17 maggio, spiegava a tutti di aver rinunciato all’acquisto di cinque nuovi fucili per finanziare una borsa di studio di “Leader for Peace”. Un gesto pericoloso non tanto nel concreto, quanto nell’idea: perché quel facile non rappresenta un’arma in mano a un criminale, ma uno strumento che serve ai nostri soldati per tutelare la nostra comunità.
Macron a gamba tesa sull’Italia: “Mi auguro che Salvini venga messo fuori dal governo. Di Maio un perdente”
“La lezione che ci viene dall’Italia è una sola: quando ci si allea con l’estrema destra alla fine è l’estrema destra che vince”.
Il presidente francese Emmanuel Macron interviene a gamba tesa sulla crisi di governo. Durante un lungo incontro con l’Association Presse Présidentielle, il leader francese parla a braccio con i giornalisti accreditati all’Eliseo per un’ora e mezza dell’attualità internazionale in vista del G7 che la Francia organizza a Biarritz nel weekend.
Rispondendo a una domanda di Repubblica, Macron si mostra compiaciuto dal fatto che Matteo Salvini potrebbe essere fuori da un futuro governo di coalizione. “Me lo auguro”, dice senza mezzi termini il capo di Stato che però sul leader dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio sottolinea: “faccio una semplice constatazione – argomenta il leader di En Marche – chi era in testa nelle ultime elezioni politiche? Il Movimento 5 Stelle che poi ha deciso di governare con Salvini.
E ora chi è il grande perdentedell’ultima sequenza? Di Maio”. Il leader della Lega non è indebolito dall’attuale crisi politica? “Forse, me lo auguro – sottolinea Macron -. Ma pensare che allearsi con l’estrema destra sia un modo di reinventare la politica non funziona.
Lo vediamo altrove, non funziona mai”. Con questo, aggiunge, “non voglio dire che Salvini è il grande vincitore della crisi, ed è per questo che sostengo l’iniziativa del presidente Mattarella“. L’Italia, rileva ancora Macron, “è un Paese amico e un grande popolo il cui destino è profondamente europeo. È un Paese che merita un governo e dei dirigenti che siano all’altezza”.
Immigrati, il presidente Donald Trump vuole cancellare la folla legge sullo Ius Soli: “È un diritto ridicolo”
“Stiamo valutando molto seriamente il diritto di cittadinanza per nascita.
E’ francamente ridicolo”. Donald Trump, che sta predisponendo una serie d’interventi legislativi, si è espresso così sullo Ius soli, che vige anche negli Stati Uniti d’America.
Il presidente degli States, stando a quanto riportato dall’Agi, ha espresso questo suo parere interlocuendo con la stampa.
Nella giornata di oggi, l’amministrazione guidata da The Donald aveva comunicato di voler intervenire su un altra sfera legislativa, ossia quella relativa al limite di detenzione per i familiari dei migranti che tentano di sconfinare illegalmente.
Di poco fa, invece, è la bordata contro lo Ius soli, che potrebbe dunque essere cancellato dall’assetto giuridico degli Usa.
Non si tratta di una modifica semplice: quel diritto è legittimato da uno degli emendamenti alla Costituzione fondativa. In ogni caso, vale la pena sottolineare come l’abolizione del diritto alla cittadinanza per nascita abbia sempre fatto parte, così come il muro al confine col Messico e la stretta sull’immigrazione, delle intenzioni del leader repubblicano.
La campagna per le elezioni del 2020 è già in corso. Trump potrebbe decidere di accelerare su questo e sugli altri obiettivi del suo mandato.
Fa il dito medio ai poliziotti, poi li sfida e li pesta: “Faccio il c***o che voglio!”. Pregiudicato romeno già libero
È finito in manette nel pomeriggio di domenica a Palermo un cittadino straniero che, dopo aver insultato alcuni agenti della questura, li ha aggrediti con spinte e graffi.
Protagonista in negativo della vicenda un romeno di 32 anni, che intorno alle ore 17 ha notato una volante della polizia di Stato ferma di fronte al centro commerciale Lidl di via Roma ed ha deciso di avvicinarsi.
Arrivato di fronte alla vettuta, lo straniero ha fatto il gesto del dito medio in direzione dei poliziotti, prendendo ad insultarli. “Faccio il c***o che voglio!” avrebbe gridato loro con tono di sfida, come riferito da “PalermoToday”. Gli agenti sono naturalmente scesi dal mezzo per interrogare il 32enne, ma questo non ha affatto perso il proprio atteggiamento ostile, rifiutandosi di rispondere alle domande e di fornire i documenti identificativi.
Quando ha visto i poliziotti avvicinarsi per farlo salire sulla volante, il romeno si è subito rivoltato contro di loro, spintonandoli per tenerli lontani ed aggredendoli fisicamente. Dopo una breve colluttazione, il soggetto è stato infine immobilizzato e condotto negli uffici del commissariato Oreto-Stazione, dove si sono svolte le pratiche di identificazione.
Il 32enne A.B., risultato essere un pregiudicato, è stato inquisito per i reati di lesioni, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, nonché per oltraggio e rifiuto di fornire le proprie generalità.
Dopo il giudizio direttissimo, il gip di Palermo ha convalidato l’arresto, disponendo nei confronti dello straniero la sola misura cautelare dell’obbligo di firma presso l’autorità giudiziaria. Il romeno dunque si trova ora in libertà, in attesa del processo.
Il consigliere M5S Barillari: “No all’accordo col Partito Democratico. Gli attivisti sono inviperiti”
“No a un accordo col Partito democratico. Conosco Nicola Zingaretti e il suo Pd non è diverso da quello di Matteo Renzi”. Davide Barillari, consigliere M5S in Regione Lazio, non vuol proprio saperne di un’alleanza coi dem a livello nazionale.
“Da molti attivisti del Movimento – racconta all’Adnkronos – già era stato digerito male l’accordo con Lega, eravamo nati come forza anti-sistema, che non si sarebbe alleata con nessuno. E l’ipotesi che ora si cambi compagine di governo, senza un voto degli iscritti, sta facendo inviperire molti”. Secondo il consigliere grillino “serve un passaggio con la base.
E andrebbe fatto subito. Noi siamo per la democrazia diretta e dobbiamo ascoltare i nostri iscritti. Conosco Zingaretti – prosegue – e non credo che il suo Pd si sia rinnovato rispetto a Renzi. Non c’è un Pd buono o un Pd cattivo, nel Lazio lo stanno dimostrando. Un rapporto col Pd non lo vedo fattibile”.
Quali sono i temi che vi vedono più distanti dal Pd? “La sanità nel Lazio viene gestita con ottica clientelare – risponde Barillari – e penso anche all’ambiente, alla lotta contro Roma sui rifiuti, una pagina vergognosa.
A parole sono molto bravi quelli del Pd. Anche sulle grandi opere, la Tav, i vaccini… siamo lontani su tanti punti. Vicini su altri, ma lontani sui temi fondamentali”. Secondo l’esponente 5 Stelle, molti attivisti nel Lazio sarebbero sul piede di guerra: “Sto raccogliendo molti feedback.
Quelli che hanno digerito male il contratto con la Lega, col Pd sono inviperiti, dicono che stiamo toccando il fondo. Io ho paura che perderemo molto consenso con la nostra base storica. Nel nostro gruppo regionale, ad ogni modo, c’è un dibattito aperto”, conclude
mercoledì 21 agosto 2019
I trafficanti di Ocean Viking come Open Arms, vanno all’assalto: “Fate sbarcare subito i 356 migranti” (in Italia)
Dopo la soluzione del caso della Open Arms con il sequestro della nave ordinato dalla procura agrrrigentina e lo sbarco dei migranti, la “nuova” emergenza si chiama Ocean Viking. Nuova fino a un certo punto perché in realtà l’imbarcazione, gestita a quattro mani da Sos Mediterranèe e Medici senza frontiere, è ferma da 12 giorni nelle acque internazionali tra Malta e Sicilia.
A bordo 356 persone, che le due ong chiedono da giorni di fare scendere al più presto. “Abbiamo a bordo 356 sopravvissuti, 356 vite che chiedono umanità. Abbiamo bisogno al più presto di un porto sicuro di sbarco“, scrivono su Twitter le due associazioni.
Al momento, però, nulla si muove. Su Twitter, Msf fa un appello all’Europa per “agire urgentemente, ponendo fine al blocco degli sbarchi” imposto dalle autorità maltesi e da quelle italiane. Intanto, riferiscono ancora le due Ong, a bordo cresce la tensione. I migranti si chiedono se torneranno in Libia. Proprio il porto di Tripoli era stato indicato alla Ocean Viking per porre fine al suo viaggio. Proposta rifiutata dall’equipaggio che da giorni ripete: “Non riporteremo le persone in Libia in nessuna circostanza”.
Già il 10 agosto, la Farnesina aveva chiesto alla Norvegia di indicare un posto per lo sbarco. “Non può in alcun modo essere attribuita alle autorità italiane la responsabilità dell’individuazione del porto di sbarco dei naufraghi soccorsi dalla nave Ocean Viking e comunque l’ingresso nelle acque territoriali italiane sarebbe considerato pregiudizievole al buon ordine e alla sicurezza dello Stato, così come previsto dal’articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare”, la lettera inviata dal ministero degli Esteri all’ambasciata di Oslo in Italia. Una richiesta legata al fatto che la nave Ong batte bandiera norvegese.
Ma l’appello è caduto nel vuoto e la situazione si fa di giorno in giorno sempre più difficile. Tra i migranti a bordo, oltre allo scoramento, si fa largo un'”emergenza psicologica“. A dirlo il dottor Luca Pigozzi, uno dei medici imbarcati sulla nave che, in un comunicato rilasciato da Msf e Sos Mediteranèe, ha parlato di persone “completamente esauste”. A bordo, come detto, ci sono 356 persone di cui 103 bambini o minori sotto i 18 anni. “A oggi abbiamo effettuato 130 visite mediche e 63 medicazioni di ferite. Facciamo del nostro meglio, ma siamo consapevoli che alcuni pazienti sarebbero curati meglio a terra”, ha spiegato Pigozzi.
In attesa di trovare una soluzione, la Francia si è detta disponibile ad accogliere alcuni migranti della Ocean Viking. “Siamo impegnati per la Open Arms, siamo impegnati allo stesso livello per l’Ocean Viking – ha scritto su Twitter il ministro degli Interni francese, Cristophe Castaner – per garantire che possano sbarcare il più rapidamente possibile le persone che si trovano su queste barche”. E ha aggiunto: “Un coordinamento è stato avviato. Ne andava del nostro onore e della nostra responsabilità collettiva. Bisogna ora trovare una soluzione rapida per Ocean Viking: delle discussioni sono in corso tra partner europei e ieri ho avuto uno scambio con il mio omologo maltese. La Francia sarà solidale e accoglierà 40 persone con necessità di protezione: un team dell’Ufficio francese di protezione dei rifugiati (Ofpra) si recherà sul posto nei prossimi giorni”.
Il PD fuori di testa: “Il rosario non va mostrato in Rai, è un simbolo leghista che offende milioni di italiani”
«L’immagine della giornalista del Tg2 che ieri per l’ennesima volta è andata in onda ostentando un rosario come ornamento è provocatoria e offende il sentimento religioso di milioni di italiani. Senza contare il fatto che quel simbolo è stato preso in ostaggio dal leader di una forza politica che ne va facendo uso improprio e strumentale di lotta politica.
Se al Tg2 ignorano questa circostanza, sarebbe meglio si dedicassero ad altri mestieri, se la conoscono, si sono resi responsabili di una scelta incompatibile con il ruolo e le caratteristiche del servizio pubblico». Lo scrivono in una nota delirante Antonello Giacomelli, Michele Anzaldi e Salvatore Margiotta del Pd.
Il delirio dem: “Se indossi il rosario sei leghista”«Giudichiamo quindi molto grave – prosegue la nota dem – del tutto inaccettabile. Il silenzio del direttore della testata sul ripetersi di questo fatto, ennesima prova di una sua totale inadeguatezza e di una mancanza di consapevolezza del ruolo e delle responsabilità. Crediamo quindi necessario interessare il presidente della Vigilanza perché dalla Commissione arrivi ai vertici dell’azienda un chiaro invito ad interrompere la lunga vacanza ed intervenire su quella che ormai, anche con la loro acquiescenza, non è più la seconda testata della Rai ma il secondo canale di Tele Padania».
Chi è Marina Nalesso, la giornalista col rosarioGli esponenti dem fanno finta di non sapere che la giornalista in questione, Marina Nalesso, non ha mai legato la sua fede a scelte politiche. Indossa il rosario da parecchio tempo. Da tempi non sospetti, prima ancora che irrompesse la polemica sul rosario di Salvini. Il problema è un altro: manca solo che ci si debba giustificare del fatto di portare al collo un crocifisso o un rosario.
Questa sì, una vera e propria operazione di regime. Prepariamoci al peggio, qualora si dovesse costituire un governo giallorosso. Tra il Pd di Anzaldi e della Cirinnà (che ostenta la sua avversità alla famiglia tradizionale con il suo slogan contro Dio, Patria e famiglia) e il M5s si prospettano tempi bui per i credenti.
Zingaretti APRIRE I PORTI E OBBEDIRE ALL EUROPA questo e gli altri punti per l accordo con i 5 stelle
Il segretario del Pd indica le priorità e ottiene dalla Direzione del partito pieno mandato a trattare approvando un ordine del giorno che ripercorre la relazione di Nicola Zingaretti dando così il mandato ad aprire una trattativa per verificare la possibilità di "un governo di svolta per la legislatura", in "discontinuità" col precedente. Il documento è stato approvato per acclamazione all'unanimità.
Sono i cinque punti indicati da Zingaretti nella relazione alla Direzione del Pd per trattare sulla nascita di un nuovo governo: "Appartenenza leale all'Unione europea; pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento; sviluppo basto sulla sostenibilità ambientale; cambio nella gestione di flussi migratori,con pieno protagonismo dell'Europa; svolta delle ricette economiche e sociale, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti".
"Sono molto contento e molto soddisfatto per il livello di unità e compattezza che abbiamo trovato nella direzione del partito - dice il segretario - che per la prima volta dopo moltissimi anni ha votato dandomi un mandato all'unanimità. Noi siamo pronti per riferire al presidente Mattarella la nostra piena disponibilità a verificare le condizioni per un governo di svolta utile al Paese in un momento difficile". "Nessun accordicchio sottobanco ma alla luce del sole la verifica per costruire un programma possibile, condiviso da un'ampia maggioranza parlamentare. Verificheremo queste condizioni che, se non si realizzeranno, porteranno il Paese a elezioni anticipate. Oggi si è fatto un importante passo in avanti, perché tutto il Pd unito si è ritrovato in questa posizione", ha aggiunto.
Il M5S svolgerà un'assemblea congiunta dei gruppi prima di salire al Quirinale per le consultazioni dopo le dimissioni di Giuseppe Conte. In seguito, per gestire la crisi, le riunioni si svolgeranno - viene spiegato - tra il leader Di Maio, i ministri, i capigruppo di Camera e Senato e i presidenti della commissioni parlamentari di entrambi i rami del Parlamento. Questo consentirebbe alla "macchina" di oltre 300 parlamentari pentastellati di muoversi più rapidamente. Poi, sussurrano fonti ben informate, si aprirebbero di fatto due strade: un governo politico con il Pd, oppure l'appoggio ad un esecutivo tecnico che metta a punto la Finanziaria e traghetti alle urne, orizzonte a quel punto lontano almeno sei-otto mesi. Nel primo caso ovviamente servirà un dialogo costruttivo con i dem zingarettiani, mentre si vuole evitare il confronto diretto con l'altro Matteo, Renzi.
Per adesso insomma antenne dritte verso il Colle, che da oggi sarà il polo concentrico della crisi italiana. Giuseppe Conte è ormai il passato, anche se Di Maio gli dedica parole al miele: "Grazie amico mio, hai salvato l'Italia da due procedure di infrazione. Sei una perla rara, un servitore della Nazione che l'Italia non può perdere". Senza dimenticare la standing ovation quasi commossa dopo la replica in Senato. Chissà che il supermediatore del governo gialloverde non rispunti a breve per un nuovo esecutivo, seppure con colori diversi.
Furia del generale Arpino: “Il ministro Trenta non fa l’interesse dell’Italia. Favorisce l’arrivo dei migranti”
La mossa della Trenta che di fatto avrebbe modificato alcune disposizioni che riguardano la missione Mare Sicuro, fa discutere. Il primo a puntare il dito contro il ministro della Difesa è stato il titolare del Viminale, Matteo Salvini. Il leader della Lega ha parlato di “prove tecniche di inciucio” dato che a suo dire la scelta della Trenta depotenzia l’azione comune di Viminale e Difesa sulla lotta ai trafficanti di uomini.
Ma ad attaccare la Trenta arrivano anche le parole Mario Arpino, ex capo di stato maggiore di Difesa e Aeronautica. All’Adnkronos, il generale spiega come questa scelta del ministro sia rischiosa per gli interessi dell’Italia: “Mare Nostrum era un’operazione umanitaria, mentre Mare Sicuro era un’operazione di sicurezza, di difesa.
Se torniamo indietro, cioè, alle condizioni di Mare Nostrum e quindi di fatto ad andare a pesca dei migranti nel Mediterraneo, faremo una bellissima figura con Papa Francesco e con tante anime belle ma non faremo certo gli interessi dell’Italia.
La missione Mare Sicuro era stata messa in cantiere per una questione di sicurezza“, ha affermato Arpino. Poi rincara la dose e affonda il colpo sul ministro Trenta che con questa scelta potrebbe favorire l’arrivo di migranti nel nostro Paese: “Dal punto di vista politico è chiaro ci sono delle forze che hanno favorito tutto questo sin dall’inizio, come i governi Renzi e Gentiloni hanno sempre favorito questo trasporto di massa in Italia e solo in Italia – conclude il generale Arpino – Sono accordi presi dai nostri ministri prima dell’arrivo di Salvini e se torniamo indietro e Mare Sicuro farà la fine di Mare Nostrum ma non faremo certo gli interessi dell’Italia“. Intanto la Difesa ha risposto alle accuse di Salvini affermando che da parte del ministro Trenta non c’è alcun “indebolimento dell’operazione Mare Sicuro”.
“Lo scorso 17 luglio – spiegano le stesse fonti all’Adnkronos – il ministro Trenta ha inviato al capo di stato maggiore della difesa Enzo Vecchiarelli una lettera in cui tra l’altro dispone di intensificare le attività di polizia marittima da parte delle unità della Marina Militare nell’ambito dell’operazione Mare sicuro“.
Ignoranza a 5 Stelle, consigliere regionale choc: “Giuseppe Conte il miglior premier dopo Sandro Pertini”
Il discorso al Senato con cui Giuseppe Conte ha annunciato le sue dimissioni da premier è stato accolto dagli applausi convinti del Movimento 5 Stelle.
Non solo degli onorevoli presenti a Palazzo Madama, ma anche degli esponenti pentastellati sparsi in tutta Italia. Compresa Sara Marcozzi, consigliera regionale in Abruzzo ed ex candidata alla presidenza della Regione per i 5 Stelle. Marcozzi ha pubblicato su Facebook un post per ringraziare Conte del suo intervento in Aula, definendolo “uno dei momenti più alti della nostra Repubblica”.
Opinione discutibile, ma legittima. Poi però, nella frase successiva, ha dato sfoggio – ricorrendo alla stessa espressione utilizzata dall’ormai ex premier al Senato per attaccare Matteo Salvini – di scarsa “cultura istituzionale” Sì, perché secondo l’esponente pentastellata Conte sarebbe “il miglior presidente del Consiglio dopo Pertini”. Sandro Pertini, che presidente del Consiglio non è mai stato.
Al massimo, presidente della Repubblica. Indimenticabili i suoi pugni alzati al cielo in segno di vittoria l’11 luglio 1982, giorno del trionfo dell’Italia ai Mondiali di calcio in Spagna. Indimenticabili per tutti tranne che per la consigliera abruzzese che, dopo 20 minuti, ha rimediato all’errore scrivendo: “Miglior uomo delle istituzioni dai tempi di Pertini”. Troppo tardi, però. Qualcuno aveva già fatto lo screenshot della prima versione del post, dandolo in pasto alla rete e scatenando una risata collettiva. A cui ha partecipato anche Giorgia Meloni.
La presidente di Fratelli d’Italia, rilanciando su Twitter la gaffe della consigliera grillina, ha commentato con ironia: “Durante il discorso in Senato #Conte ha parlato di “grave carenza di cultura istituzionale”. Ora sappiamo a chi si riferiva…”.
C’è un video choc che inchioda Open Arms: butta i migranti in mare tra le onde impetuose col rischio di affogare
Irresponsabili. L’equipaggio della ONG spagnola Open-Arms butta in mare gli immigrati. Tra le onde impietose di Lampedusa, con il rischio di farli affogare. Dopo averli salvati a largo della Libia. L’unico modo, il più insicuro, per raggiungere l’isola. Per raggiungere l’Italia, la porta d’Europa. La terra promessa. È così che i migranti, forse su suggerimento dell’equipaggio della ONG, hanno trovato riparo.
Un porto sicuro, che aspettavano ormai da 19 giorni. “Non riusciamo più a contenere la disperazione. Non riusciamo più a spiegare. Le parole mancano. Siete dei vigliacchi”. Queste le parole pronunciate da Oscar Camps, fondatore della ONG spagnola, durante l’ammutinamento programmato a bordo della nave. Proprio lui, insieme ad altri due volontari, era a bordo di quel gommone di “rescue team”. Ricerca e soccorso. Un soccorso mancato, almeno questa volta. Il gommone che si vede nel video, di solito viene utilizzato per soccorrere i migranti, e non per recuperarli, trarli in salvo, e gettarli nuovamente in mare.
Le immagini parlano chiaro. Sono inequivocabili, e la dicono lunga sulla condotta delle ONG. Pronte a tutto pur di aggirare il Decreto Sicurezza voluto da Salvini. Sono stati loro, gli uomini dal “cuore grande” a mettere a rischio la vita dei migranti. La vita di persone stanche, traumatizzate, violentate, torturate. Uomini e donne senza forze. Senza le energie per affrontare le onde del Mediterraneo.Sono stati proprio loro a denunciarlo durante i giorni di stallo.
Quindici i migranti che hanno deciso di fare il gesto estremo. Infilare il giubbotto salvagente e via, buttarsi dalla poppa della nave. Sotto gli occhi attenti e vigili delle telecamere che guardavano dalla costa. E a quelli inermi dell’equipaggio della nave. “Guidati dalla disperazione”, dicono sull’isola. Ma ne siamo davvero sicuri? O è stata solo una mossa politica? I dubbi sono leciti, soprattutto dopo aver assistito alla scena. Dopo averli recuperati a 800 metri dalla costa italiana li hanno lasciati andare. Senza remore. Senza pensarci due volte. Liberi. Non potevano essere loro a salvarli per la seconda volta. No.
A recuperarli dovevano essere le motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza. L’unico modo per toccare terra. Per poggiare i piedi su suolo italiano. Rimanere sul gommone della ONG non avrebbe risolto il problema. Anzi, sarebbero dovuti tornare a bordo della nave. E i migranti, capito il meccanismo, ne hanno approfittato.
Un gesto che ha portato sull’isola di Lampedusa il procuratore Luigi Patronaggio che, dopo una ispezione durata qualche ora a bordo della nave, ha deciso di sequestrare l’imbarcazione e far sbarcare tutti i migranti. E mentre si indaga contro ignoti per omissione e rifiuto di atti d’ufficio, nessuno si preoccupa della condotta scorretta della ONG spagnola che ha giocato sulla pelle dei migranti. Sulla pelle di uomini in cerca di libertà.
Iscriviti a:
Post (Atom)