giovedì 22 agosto 2019

Il consigliere M5S Barillari: “No all’accordo col Partito Democratico. Gli attivisti sono inviperiti”


“No a un accordo col Partito democratico. Conosco Nicola Zingaretti e il suo Pd non è diverso da quello di Matteo Renzi”. Davide Barillari, consigliere M5S in Regione Lazio, non vuol proprio saperne di un’alleanza coi dem a livello nazionale.

“Da molti attivisti del Movimento – racconta all’Adnkronos – già era stato digerito male l’accordo con Lega, eravamo nati come forza anti-sistema, che non si sarebbe alleata con nessuno. E l’ipotesi che ora si cambi compagine di governo, senza un voto degli iscritti, sta facendo inviperire molti”. Secondo il consigliere grillino “serve un passaggio con la base.

E andrebbe fatto subito. Noi siamo per la democrazia diretta e dobbiamo ascoltare i nostri iscritti. Conosco Zingaretti – prosegue – e non credo che il suo Pd si sia rinnovato rispetto a Renzi. Non c’è un Pd buono o un Pd cattivo, nel Lazio lo stanno dimostrando. Un rapporto col Pd non lo vedo fattibile”.

Quali sono i temi che vi vedono più distanti dal Pd? “La sanità nel Lazio viene gestita con ottica clientelare – risponde Barillari – e penso anche all’ambiente, alla lotta contro Roma sui rifiuti, una pagina vergognosa.

A parole sono molto bravi quelli del Pd. Anche sulle grandi opere, la Tav, i vaccini… siamo lontani su tanti punti. Vicini su altri, ma lontani sui temi fondamentali”. Secondo l’esponente 5 Stelle, molti attivisti nel Lazio sarebbero sul piede di guerra: “Sto raccogliendo molti feedback.

Quelli che hanno digerito male il contratto con la Lega, col Pd sono inviperiti, dicono che stiamo toccando il fondo. Io ho paura che perderemo molto consenso con la nostra base storica. Nel nostro gruppo regionale, ad ogni modo, c’è un dibattito aperto”, conclude

mercoledì 21 agosto 2019

I trafficanti di Ocean Viking come Open Arms, vanno all’assalto: “Fate sbarcare subito i 356 migranti” (in Italia)


Dopo la soluzione del caso della Open Arms con il sequestro della nave ordinato dalla procura agrrrigentina e lo sbarco dei migranti, la “nuova” emergenza si chiama Ocean Viking. Nuova fino a un certo punto perché in realtà l’imbarcazione, gestita a quattro mani da Sos Mediterranèe e Medici senza frontiere, è ferma da 12 giorni nelle acque internazionali tra Malta e Sicilia.

A bordo 356 persone, che le due ong chiedono da giorni di fare scendere al più presto. “Abbiamo a bordo 356 sopravvissuti, 356 vite che chiedono umanità. Abbiamo bisogno al più presto di un porto sicuro di sbarco“, scrivono su Twitter le due associazioni.

 Al momento, però, nulla si muove. Su Twitter, Msf fa un appello all’Europa per “agire urgentemente, ponendo fine al blocco degli sbarchi” imposto dalle autorità maltesi e da quelle italiane. Intanto, riferiscono ancora le due Ong, a bordo cresce la tensione. I migranti si chiedono se torneranno in Libia. Proprio il porto di Tripoli era stato indicato alla Ocean Viking per porre fine al suo viaggio. Proposta rifiutata dall’equipaggio che da giorni ripete: “Non riporteremo le persone in Libia in nessuna circostanza”.

Già il 10 agosto, la Farnesina aveva chiesto alla Norvegia di indicare un posto per lo sbarco. “Non può in alcun modo essere attribuita alle autorità italiane la responsabilità dell’individuazione del porto di sbarco dei naufraghi soccorsi dalla nave Ocean Viking e comunque l’ingresso nelle acque territoriali italiane sarebbe considerato pregiudizievole al buon ordine e alla sicurezza dello Stato, così come previsto dal’articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare”, la lettera inviata dal ministero degli Esteri all’ambasciata di Oslo in Italia. Una richiesta legata al fatto che la nave Ong batte bandiera norvegese.

Ma l’appello è caduto nel vuoto e la situazione si fa di giorno in giorno sempre più difficile. Tra i migranti a bordo, oltre allo scoramento, si fa largo un'”emergenza psicologica“. A dirlo il dottor Luca Pigozzi, uno dei medici imbarcati sulla nave che, in un comunicato rilasciato da Msf e Sos Mediteranèe, ha parlato di persone “completamente esauste”. A bordo, come detto, ci sono 356 persone di cui 103 bambini o minori sotto i 18 anni. “A oggi abbiamo effettuato 130 visite mediche e 63 medicazioni di ferite. Facciamo del nostro meglio, ma siamo consapevoli che alcuni pazienti sarebbero curati meglio a terra”, ha spiegato Pigozzi.

In attesa di trovare una soluzione, la Francia si è detta disponibile ad accogliere alcuni migranti della Ocean Viking. “Siamo impegnati per la Open Arms, siamo impegnati allo stesso livello per l’Ocean Viking – ha scritto su Twitter il ministro degli Interni francese, Cristophe Castaner – per garantire che possano sbarcare il più rapidamente possibile le persone che si trovano su queste barche”. E ha aggiunto: “Un coordinamento è stato avviato. Ne andava del nostro onore e della nostra responsabilità collettiva. Bisogna ora trovare una soluzione rapida per Ocean Viking: delle discussioni sono in corso tra partner europei e ieri ho avuto uno scambio con il mio omologo maltese. La Francia sarà solidale e accoglierà 40 persone con necessità di protezione: un team dell’Ufficio francese di protezione dei rifugiati (Ofpra) si recherà sul posto nei prossimi giorni”.

Il PD fuori di testa: “Il rosario non va mostrato in Rai, è un simbolo leghista che offende milioni di italiani”


«L’immagine della giornalista del Tg2 che ieri per l’ennesima volta è andata in onda ostentando un rosario come ornamento è provocatoria e offende il sentimento religioso di milioni di italiani. Senza contare il fatto che quel simbolo è stato preso in ostaggio dal leader di una forza politica che ne va facendo uso improprio e strumentale di lotta politica.

 Se al Tg2 ignorano questa circostanza, sarebbe meglio si dedicassero ad altri mestieri, se la conoscono, si sono resi responsabili di una scelta incompatibile con il ruolo e le caratteristiche del servizio pubblico». Lo scrivono in una nota delirante Antonello Giacomelli, Michele Anzaldi e Salvatore Margiotta del Pd.
Il delirio dem: “Se indossi il rosario sei leghista”
«Giudichiamo quindi molto grave – prosegue la nota dem – del tutto inaccettabile. Il silenzio del direttore della testata sul ripetersi di questo fatto, ennesima prova di una sua totale inadeguatezza e di una mancanza di consapevolezza del ruolo e delle responsabilità. Crediamo quindi necessario interessare il presidente della Vigilanza perché dalla Commissione arrivi ai vertici dell’azienda un chiaro invito ad interrompere la lunga vacanza ed intervenire su quella che ormai, anche con la loro acquiescenza, non è più la seconda testata della Rai ma il secondo canale di Tele Padania».
Chi è Marina Nalesso, la giornalista col rosario
Gli esponenti dem fanno finta di non sapere che la giornalista in questione, Marina Nalesso, non ha mai legato la sua fede a scelte politiche. Indossa il rosario da parecchio tempo. Da tempi non sospetti, prima ancora che irrompesse la polemica sul rosario di Salvini. Il problema è un altro: manca solo che ci si debba giustificare del fatto di portare al collo un crocifisso o un rosario.

Questa sì, una vera e propria operazione di regime. Prepariamoci al peggio, qualora si dovesse costituire un governo giallorosso. Tra il Pd di Anzaldi e della Cirinnà (che ostenta la sua avversità alla famiglia tradizionale con il suo slogan contro Dio, Patria e famiglia) e il M5s si prospettano tempi bui per i credenti.

Zingaretti APRIRE I PORTI E OBBEDIRE ALL EUROPA questo e gli altri punti per l accordo con i 5 stelle


Il segretario del Pd indica le priorità e ottiene dalla Direzione del partito pieno mandato a trattare approvando un ordine del giorno che ripercorre la relazione di Nicola Zingaretti dando così il mandato ad aprire una trattativa per verificare la possibilità di "un governo di svolta per la legislatura", in "discontinuità" col precedente. Il documento è stato approvato per acclamazione all'unanimità.

Sono i cinque punti indicati da Zingaretti nella relazione alla Direzione del Pd per trattare sulla nascita di un nuovo governo: "Appartenenza leale all'Unione europea; pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento; sviluppo basto sulla sostenibilità ambientale; cambio nella gestione di flussi migratori,con pieno protagonismo dell'Europa; svolta delle ricette economiche e sociale, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti".

"Sono molto contento e molto soddisfatto per il livello di unità e compattezza che abbiamo trovato nella direzione del partito - dice il segretario - che per la prima volta dopo moltissimi anni ha votato dandomi un mandato all'unanimità. Noi siamo pronti per riferire al presidente Mattarella la nostra piena disponibilità a verificare le condizioni per un governo di svolta utile al Paese in un momento difficile". "Nessun accordicchio sottobanco ma alla luce del sole la verifica per costruire un programma possibile, condiviso da un'ampia maggioranza parlamentare. Verificheremo queste condizioni che, se non si realizzeranno, porteranno il Paese a elezioni anticipate. Oggi si è fatto un importante passo in avanti, perché tutto il Pd unito si è ritrovato in questa posizione", ha aggiunto.

Il M5S svolgerà un'assemblea congiunta dei gruppi prima di salire al Quirinale per le consultazioni dopo le dimissioni di Giuseppe Conte. In seguito, per gestire la crisi, le riunioni si svolgeranno - viene spiegato - tra il leader Di Maio, i ministri, i capigruppo di Camera e Senato e i presidenti della commissioni parlamentari di entrambi i rami del Parlamento. Questo consentirebbe alla "macchina" di oltre 300 parlamentari pentastellati di muoversi più rapidamente. Poi, sussurrano fonti ben informate, si aprirebbero di fatto due strade: un governo politico con il Pd, oppure l'appoggio ad un esecutivo tecnico che metta a punto la Finanziaria e traghetti alle urne, orizzonte a quel punto lontano almeno sei-otto mesi. Nel primo caso ovviamente servirà un dialogo costruttivo con i dem zingarettiani, mentre si vuole evitare il confronto diretto con l'altro Matteo, Renzi.

Per adesso insomma antenne dritte verso il Colle, che da oggi sarà il polo concentrico della crisi italiana. Giuseppe Conte è ormai il passato, anche se Di Maio gli dedica parole al miele: "Grazie amico mio, hai salvato l'Italia da due procedure di infrazione. Sei una perla rara, un servitore della Nazione che l'Italia non può perdere". Senza dimenticare la standing ovation quasi commossa dopo la replica in Senato. Chissà che il supermediatore del governo gialloverde non rispunti a breve per un nuovo esecutivo, seppure con colori diversi.

Furia del generale Arpino: “Il ministro Trenta non fa l’interesse dell’Italia. Favorisce l’arrivo dei migranti”


La mossa della Trenta che di fatto avrebbe modificato alcune disposizioni che riguardano la missione Mare Sicuro, fa discutere. Il primo a puntare il dito contro il ministro della Difesa è stato il titolare del Viminale, Matteo Salvini. Il leader della Lega ha parlato di “prove tecniche di inciucio” dato che a suo dire la scelta della Trenta depotenzia l’azione comune di Viminale e Difesa sulla lotta ai trafficanti di uomini.

Ma ad attaccare la Trenta arrivano anche le parole Mario Arpino, ex capo di stato maggiore di Difesa e Aeronautica. All’Adnkronos, il generale spiega come questa scelta del ministro sia rischiosa per gli interessi dell’Italia: “Mare Nostrum era un’operazione umanitaria, mentre Mare Sicuro era un’operazione di sicurezza, di difesa.

Se torniamo indietro, cioè, alle condizioni di Mare Nostrum e quindi di fatto ad andare a pesca dei migranti nel Mediterraneo, faremo una bellissima figura con Papa Francesco e con tante anime belle ma non faremo certo gli interessi dell’Italia.

La missione Mare Sicuro era stata messa in cantiere per una questione di sicurezza“, ha affermato Arpino. Poi rincara la dose e affonda il colpo sul ministro Trenta che con questa scelta potrebbe favorire l’arrivo di migranti nel nostro Paese: “Dal punto di vista politico è chiaro ci sono delle forze che hanno favorito tutto questo sin dall’inizio, come i governi Renzi e Gentiloni hanno sempre favorito questo trasporto di massa in Italia e solo in Italia – conclude il generale Arpino – Sono accordi presi dai nostri ministri prima dell’arrivo di Salvini e se torniamo indietro e Mare Sicuro farà la fine di Mare Nostrum ma non faremo certo gli interessi dell’Italia“. Intanto la Difesa ha risposto alle accuse di Salvini affermando che da parte del ministro Trenta non c’è alcun “indebolimento dell’operazione Mare Sicuro”.

“Lo scorso 17 luglio – spiegano le stesse fonti all’Adnkronos – il ministro Trenta ha inviato al capo di stato maggiore della difesa Enzo Vecchiarelli una lettera in cui tra l’altro dispone di intensificare le attività di polizia marittima da parte delle unità della Marina Militare nell’ambito dell’operazione Mare sicuro“.

Ignoranza a 5 Stelle, consigliere regionale choc: “Giuseppe Conte il miglior premier dopo Sandro Pertini”


Il discorso al Senato con cui Giuseppe Conte ha annunciato le sue dimissioni da premier è stato accolto dagli applausi convinti del Movimento 5 Stelle.

Non solo degli onorevoli presenti a Palazzo Madama, ma anche degli esponenti pentastellati sparsi in tutta Italia. Compresa Sara Marcozzi, consigliera regionale in Abruzzo ed ex candidata alla presidenza della Regione per i 5 Stelle. Marcozzi ha pubblicato su Facebook un post per ringraziare Conte del suo intervento in Aula, definendolo “uno dei momenti più alti della nostra Repubblica”.

Opinione discutibile, ma legittima. Poi però, nella frase successiva, ha dato sfoggio – ricorrendo alla stessa espressione utilizzata dall’ormai ex premier al Senato per attaccare Matteo Salvini – di scarsa “cultura istituzionale” Sì, perché secondo l’esponente pentastellata Conte sarebbe “il miglior presidente del Consiglio dopo Pertini”. Sandro Pertini, che presidente del Consiglio non è mai stato.

Al massimo, presidente della Repubblica. Indimenticabili i suoi pugni alzati al cielo in segno di vittoria l’11 luglio 1982, giorno del trionfo dell’Italia ai Mondiali di calcio in Spagna. Indimenticabili per tutti tranne che per la consigliera abruzzese che, dopo 20 minuti, ha rimediato all’errore scrivendo: “Miglior uomo delle istituzioni dai tempi di Pertini”. Troppo tardi, però. Qualcuno aveva già fatto lo screenshot della prima versione del post, dandolo in pasto alla rete e scatenando una risata collettiva. A cui ha partecipato anche Giorgia Meloni.

La presidente di Fratelli d’Italia, rilanciando su Twitter la gaffe della consigliera grillina, ha commentato con ironia: “Durante il discorso in Senato #Conte ha parlato di “grave carenza di cultura istituzionale”. Ora sappiamo a chi si riferiva…”.


C’è un video choc che inchioda Open Arms: butta i migranti in mare tra le onde impetuose col rischio di affogare


Irresponsabili. L’equipaggio della ONG spagnola Open-Arms butta in mare gli immigrati. Tra le onde impietose di Lampedusa, con il rischio di farli affogare. Dopo averli salvati a largo della Libia. L’unico modo, il più insicuro, per raggiungere l’isola. Per raggiungere l’Italia, la porta d’Europa. La terra promessa. È così che i migranti, forse su suggerimento dell’equipaggio della ONG, hanno trovato riparo.

Un porto sicuro, che aspettavano ormai da 19 giorni. “Non riusciamo più a contenere la disperazione. Non riusciamo più a spiegare. Le parole mancano. Siete dei vigliacchi”. Queste le parole pronunciate da Oscar Camps, fondatore della ONG spagnola, durante l’ammutinamento programmato a bordo della nave. Proprio lui, insieme ad altri due volontari, era a bordo di quel gommone di “rescue team”. Ricerca e soccorso. Un soccorso mancato, almeno questa volta. Il gommone che si vede nel video, di solito viene utilizzato per soccorrere i migranti, e non per recuperarli, trarli in salvo, e gettarli nuovamente in mare.

Le immagini parlano chiaro. Sono inequivocabili, e la dicono lunga sulla condotta delle ONG. Pronte a tutto pur di aggirare il Decreto Sicurezza voluto da Salvini. Sono stati loro, gli uomini dal “cuore grande” a mettere a rischio la vita dei migranti. La vita di persone stanche, traumatizzate, violentate, torturate. Uomini e donne senza forze. Senza le energie per affrontare le onde del Mediterraneo.Sono stati proprio loro a denunciarlo durante i giorni di stallo.

Quindici i migranti che hanno deciso di fare il gesto estremo. Infilare il giubbotto salvagente e via, buttarsi dalla poppa della nave. Sotto gli occhi attenti e vigili delle telecamere che guardavano dalla costa. E a quelli inermi dell’equipaggio della nave. “Guidati dalla disperazione”, dicono sull’isola. Ma ne siamo davvero sicuri? O è stata solo una mossa politica? I dubbi sono leciti, soprattutto dopo aver assistito alla scena. Dopo averli recuperati a 800 metri dalla costa italiana li hanno lasciati andare. Senza remore. Senza pensarci due volte. Liberi. Non potevano essere loro a salvarli per la seconda volta. No.

A recuperarli dovevano essere le motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza. L’unico modo per toccare terra. Per poggiare i piedi su suolo italiano. Rimanere sul gommone della ONG non avrebbe risolto il problema. Anzi, sarebbero dovuti tornare a bordo della nave. E i migranti, capito il meccanismo, ne hanno approfittato.

Un gesto che ha portato sull’isola di Lampedusa il procuratore Luigi Patronaggio che, dopo una ispezione durata qualche ora a bordo della nave, ha deciso di sequestrare l’imbarcazione e far sbarcare tutti i migranti. E mentre si indaga contro ignoti per omissione e rifiuto di atti d’ufficio, nessuno si preoccupa della condotta scorretta della ONG spagnola che ha giocato sulla pelle dei migranti. Sulla pelle di uomini in cerca di libertà.

Il Movimento 5 Stelle si spacca, è rivolta contro l’inciucio: “Che c’è da festeggiare? Il Pd vi ha dato alla testa?”


Facce felici, volti scuri. Brindisi e rabbia. Nel M5S prova entusiasmo l’ala sinistra guidata da Fico e malpancismo gli altri. Non si sopportano più di tanto, anche se vogliono mostrarsi compatti. Un deputato si lascia sfuggire una frase («che c’è da festeggiare? Il Pd vi ha dato alla testa?») che la dice lunga sugli stati d’animo. Poi ci sono i parlamentari che sono soddisfatti solo perché possono ancora salvare la poltrona.

C’è chi “brinda” al divorzio con la Lega, chi non vede l’ora di tuffarsi in una nuova avventura politica, con un nuovo partner di governo. E chi invece predica calma, guardando alle urne come ipotesi più plausibile. I sentimenti sono contrastanti. Sorride in buvette il senatore grillino Matteo Mantero, uno dei più “allergici” alla coabitazione con Salvini. «Se sono contento? Sì, perché l’alleanza con la Lega era innaturale, sia per il programma sia per i valori.

La strada più democratica sarebbe quella del ritorno al voto» ma «ogni maggioranza viene fuori dal Parlamento». Sulla prospettiva di un accordo con il Partito democratico, Mantero aggiunge: «A parole, molti loro temi sono simili ai nostri. Forse con il Pd si può ottenere di più che con la Lega, che su alcune questioni ha visione diametralmente opposta alla nostra»..

La deputata Doriana Sarli si dice «sollevata» perché, racconta, «ho sofferto molto il contratto con la Lega e questo si sa». Pragmatica la riflessione di Francesco Silvestri, vicecapogruppo alla Camera: «In Parlamento ci sono tre grandi forze politiche: se ti accordi con una e le cose non vanno bene, ne resta un’altra…». Il “mattarelliano” Giorgio Trizzino sparge ottimismo: «Le parole di Renzi mi fanno capire che la direzione sta prendendo una piega veloce, sono fiducioso che tutto andrà nel verso giusto».

Per il senatore abruzzese Gianluca Castaldi «si tornerà al voto», perché «il Pd non è Zingaretti». «Il governo col Pd? E’ l’ultimo dei miei pensieri…», taglia corto Paola Taverna. Di Matteo Renzi, il senatore Elio Lannutti non vuole proprio sentire parlare e infatti, mentre l’ex premier interviene in Aula al Senato, lui lascia l’emiciclo per non ascoltarlo. Nel “club” dei contrari all’accordo coi dem spicca il nome di Gianluigi Paragone, che non ha mai nascosto di vedere come il fumo negli occhi la possibile costruzione di una nuova maggioranza targata M5S-Pd.

Ragazzina di 17 anni fatta ubriacare e stuprata dai “pacifisti” antifascisti dei centri sociali: choc ad Ivrea


Ivrea, 21 ago – Il famoso “femminismo” e “rispetto per le donne” degli antifascisti ha trovato la sua espressione ancora una volta nei locali di un Centro Sociale, il “Castellazzo Assediato” in via Arduino, centro storico di Ivrea, dove una ragazza è stata fatta ubriacare, forse drogata e infine violentata.

 Come riportato da La Stampalo racconta la stessa ragazza, che ha 17 anni e ora si trova in comprensibile stato di choc. Non abita nella città della Olivetti, ma lì vi lavora e ha molte conoscenze.

L’accaduto risale alla notte di domenica 11 agosto. Il giorno dopo la minorenne ha poi avuto la forza, accompagnata dalla madre, di denunciare la violenza al commissariato di Ivrea, spiegando agli agenti di essere stata oggetto di un abuso di gruppo: il sostituto procuratore di Ivrea Lea Lamonaca ha quindi aperto un fascicolo ipotizzando il reato di violenza sessuale di gruppo. F

inora non ci sarebbero indagati, ma sono già state ascoltate le testimonianze di cinque ragazzi.
La ricostruzione
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, la giovane si sarebbe data appuntamento con un amico in un locale centrale della città, appartandosi solo in seguito nei locali del “Castellazzo”. Scorre l’alcol, forse anche delle droghe leggere, ma non è confermato. All’arrivo di altri ragazzi, che si uniscono alle bevute, la ragazza ha un blackout e si sveglia “in stato confusionale, ubriaca con i vestiti strappati e lividi in diverse parti del corpo”.

Uscita dal csa, raggiunge il pronto soccorso e si fa refertare. Ieri mattina, poco prima delle 8, una trentina di poliziotti della scientifica del commissariato di Ivrea e della Digos, hanno fatto irruzione nel Castellazzo per ricercare la presenza di prove – bevande alcoliche, stupefacenti, indumenti. Molti aspetti della vicenda risultano però poco chiari: come hanno fatto i due ad entrare nei locali del csa? La porta era aperta o è stata forzata? La procura di Ivrea ha precisato che i ragazzi ascoltati dalla polizia come testimoni erano “di passaggio” e non appartengono al Centro Sociale Castellazzo.

Circa un’ora fa gli occupanti del posto si sono affrettati a dare la loro versione e condannare l’accaduto, sostenendo che “Il Castellazzo era chiuso dal 9 agosto, avrebbe riaperto il 27. Questi BASTARDI SCHIFOSI, del tutto estranei alla nostra realtà politica, nei giorni successivi hanno SCASSINATO la porta, tagliando il lucchetto nuovo e il suo supporto.

Il 12 agosto alcuni componenti del collettivo si sono accorti dell’effrazione, oggetti non nostri all’interno e sedie spaccate. Qualunque cosa sia successa questi pezzi di merda sperino solo che li pinzi la p.s. prima di noi; avendo trovato la porta scassinata, e non sapendo nulla di cosa fosse successo, l’abbiamo riparata, trovandola poi di nuovo sfondata, stavolta per l’ingresso della Polizia. Oltre al danno poi, la beffa dei giornalisti che pubblicano notizie senza accertarsi dei fatti”.

 La vicenda ricorda per alcuni aspetti il vergognoso stupro di gruppo avvenuto nel centro sociale Raf di Parma, l’unica differenza sta nel fatto che la 17enne ha avuto la forza di denunciare subito la violenza subita.



Zingaretti, PIU ACCOGLIENZA E PIU EUROPA queste le condizioniper il governo abusivo PD-M5S. VERGOGNA !!! MA STIAMO SCHERZANDO???


“È finita l’esperienza di uno dei governi peggiori della storia della Repubblica“. A dirlo è il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, in apertura della direzione nazionale del partito.

A detta della guida dei dem, quelli passati sotto il governo gialloverde “sono stati mesi drammatici“, in cui l’Italia è stata guidata da un Governo che doveva “produrre cambiamento e rivoluzione, ma dopo 14 mesi ha fallito“.

 Ora, con l’apertura della crisi di Governo da parte del premier Giuseppe Conte, che ieri ha rassegnato le proprie dimissioni, si aprono diversi scenari. Tra questi, è stato messa sul piatto anche la possibilità di un governo di transizione, che conduca l’Italia al voto.

Ma, per Zingaretti, questa non sarebbe la soluzione: “È un’ipotesi non solo rischiosa per i Democratici ma un danno l’Italia. Ora tocca a noi muoverci e provare a indicare una strada“. E alla direzione del partito dice: “Al Paese serve un governo forte, non ammucchiate.

Per questo abbiamo il dovere di verificare se esiste una nuova maggioranza parlamentare“. E pone 5 condizioni, indispensabili per trattare con il Movimento 5 Stelle, senza le quali non potrà essere costruita una chiara maggioranza, che di conseguenza farà rifiorire l’opzione delle urne. Nessun “accordicchio”, quindi, ma una chiara e netta maggioranza, che possa guidare l’Italia.

 Le 5 condizioni per trattare

Il primo punto per le trattative per il nuovo possibile esecutivo sarà la manovra finanziaria: “Togliamoci dalla testa che trovare 23 miliardi sia facile, per questo la manovra è il primo punto del confronto”. Fondamentale anche “l’impegno e l’appartenenza leale all’Ue“, nel tentativo di costruiere un’Europa rinnovata, che abbia alla base i diritti al lavoro, alla libertà, che sia solidale e sostenibile, nel rispetto “della dignità umana in ogni sua espressione”.

Inoltre, chiunque voglia unirsi al Pd di Zingaretti dovrà garantire “il pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa incarnata dai valori e dalle regole scolpite nella Carta Costituzionale a partire dalla centralità del Parlamento“. Condizione necessaria sarà anche la volontà di operare una svolta nell’organizzazione e nella gestione dei flussi migratori, “fondata sui principi di solidarietà, legalità e sicurezza.

Nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e l’impegno prioritario per affermare un pieno e diverso protagonismo dell’Europa in questi temi”. Infine, al Paese servirà una svolta “delle ricette economiche e sociali a segnare da subito un governo di rinnovamento in una chiave ridistributiva e di attenzione al lavoro all’equità sociale, territoriale, generazionale e di genere“.

 Queste le condizioni per aprire uno confronto, che ha come obiettivo l’affermazione della democrazia e dell’orizzonte europeo: “Discontinuità, dunque, è ciò che chiediamo“. Zingaretti conclude assicurando che, se nei prossimi giorni si riconoscerà la possibilità di formare una nuova maggioranza forte, che rispetti le condizioni indicate, “dovremo assumerci la responsabilità di dar vita a una Governo di svolta per la legislatura“.

Il vero tradimento è del Movimento Cinque Stelle, iniziato con l’elezione di Ursula Von der Leyen con PD e FI


Una crisi “nata in Europa”. Ne è convinto Matteo Salvini, che fissa la data d’inizio della fine del governo nell’accordo a Strasburgo tra Giuseppe Conte, Pd e M5s(con l’aggiunta di Forza Italia) per votare Ursula Von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue.

E non a caso nei giorni scorsi Romano Prodi e Pierferdinando Casini, due volponi democristiani, hanno rilanciato l’idea di un “governo Orsola” più o meno con stessi confini e geometrie per spedire Matteo Salvini e Giorgia Meloni all’opposizione.

 Ma c’è qualcosa di più. Angela Mauro, cronista politica dell’HuffingtonPostdiretto da Lucia Annunziata (testata non certo tacciabile di simpatie leghiste o sovraniste), intervenuta a Omnibus su La7 ha suggerito come da più fonti, comprese quelle della Lega, ci sia la certezza di pressioni ricevute dall’estero sui vari protagonisti politici.

Non solo, lo stesso Salvini si sarebbe convinto a staccare la spina a Ferragosto perché ormai reso consapevole da quelle stesse fonti della impossibilità di procedere con una manovra finanziaria espansiva in autunno. “Addio flat tax, addio taglio delle tasse e rivoluzione fiscale, procedura di infrazione per eccesso di debito”, spiega nel dettaglio la Mauro.

 Un cappio economico per gli italiani e un cappio politico per Salvini e la Lega, che sarebbero franati sotto il peso di una finanziaria lacrima e sangue indigeribile per il ceto produttivo del Nord e per gli elettori leghisti.

A questo elemento si aggiunga il tema dell’immigrazione, con “Conte a chiedere consigli ad Angela Merkeldavanti a un caffè”, come ha sarcasticamente notato Salvini nella sua replica a Conte in Senato. In fondo, che a Bruxelles, Strasburgo, Berlino e Parigi preferiscano un governo che apra i porti e chiuda i cordoni della borsa non è mistero.

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi aggiornamenti e le migliori guide direttamente nella tua inbox.