mercoledì 21 agosto 2019

Il Movimento 5 Stelle si spacca, è rivolta contro l’inciucio: “Che c’è da festeggiare? Il Pd vi ha dato alla testa?”


Facce felici, volti scuri. Brindisi e rabbia. Nel M5S prova entusiasmo l’ala sinistra guidata da Fico e malpancismo gli altri. Non si sopportano più di tanto, anche se vogliono mostrarsi compatti. Un deputato si lascia sfuggire una frase («che c’è da festeggiare? Il Pd vi ha dato alla testa?») che la dice lunga sugli stati d’animo. Poi ci sono i parlamentari che sono soddisfatti solo perché possono ancora salvare la poltrona.

C’è chi “brinda” al divorzio con la Lega, chi non vede l’ora di tuffarsi in una nuova avventura politica, con un nuovo partner di governo. E chi invece predica calma, guardando alle urne come ipotesi più plausibile. I sentimenti sono contrastanti. Sorride in buvette il senatore grillino Matteo Mantero, uno dei più “allergici” alla coabitazione con Salvini. «Se sono contento? Sì, perché l’alleanza con la Lega era innaturale, sia per il programma sia per i valori.

La strada più democratica sarebbe quella del ritorno al voto» ma «ogni maggioranza viene fuori dal Parlamento». Sulla prospettiva di un accordo con il Partito democratico, Mantero aggiunge: «A parole, molti loro temi sono simili ai nostri. Forse con il Pd si può ottenere di più che con la Lega, che su alcune questioni ha visione diametralmente opposta alla nostra»..

La deputata Doriana Sarli si dice «sollevata» perché, racconta, «ho sofferto molto il contratto con la Lega e questo si sa». Pragmatica la riflessione di Francesco Silvestri, vicecapogruppo alla Camera: «In Parlamento ci sono tre grandi forze politiche: se ti accordi con una e le cose non vanno bene, ne resta un’altra…». Il “mattarelliano” Giorgio Trizzino sparge ottimismo: «Le parole di Renzi mi fanno capire che la direzione sta prendendo una piega veloce, sono fiducioso che tutto andrà nel verso giusto».

Per il senatore abruzzese Gianluca Castaldi «si tornerà al voto», perché «il Pd non è Zingaretti». «Il governo col Pd? E’ l’ultimo dei miei pensieri…», taglia corto Paola Taverna. Di Matteo Renzi, il senatore Elio Lannutti non vuole proprio sentire parlare e infatti, mentre l’ex premier interviene in Aula al Senato, lui lascia l’emiciclo per non ascoltarlo. Nel “club” dei contrari all’accordo coi dem spicca il nome di Gianluigi Paragone, che non ha mai nascosto di vedere come il fumo negli occhi la possibile costruzione di una nuova maggioranza targata M5S-Pd.

Ragazzina di 17 anni fatta ubriacare e stuprata dai “pacifisti” antifascisti dei centri sociali: choc ad Ivrea


Ivrea, 21 ago – Il famoso “femminismo” e “rispetto per le donne” degli antifascisti ha trovato la sua espressione ancora una volta nei locali di un Centro Sociale, il “Castellazzo Assediato” in via Arduino, centro storico di Ivrea, dove una ragazza è stata fatta ubriacare, forse drogata e infine violentata.

 Come riportato da La Stampalo racconta la stessa ragazza, che ha 17 anni e ora si trova in comprensibile stato di choc. Non abita nella città della Olivetti, ma lì vi lavora e ha molte conoscenze.

L’accaduto risale alla notte di domenica 11 agosto. Il giorno dopo la minorenne ha poi avuto la forza, accompagnata dalla madre, di denunciare la violenza al commissariato di Ivrea, spiegando agli agenti di essere stata oggetto di un abuso di gruppo: il sostituto procuratore di Ivrea Lea Lamonaca ha quindi aperto un fascicolo ipotizzando il reato di violenza sessuale di gruppo. F

inora non ci sarebbero indagati, ma sono già state ascoltate le testimonianze di cinque ragazzi.
La ricostruzione
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, la giovane si sarebbe data appuntamento con un amico in un locale centrale della città, appartandosi solo in seguito nei locali del “Castellazzo”. Scorre l’alcol, forse anche delle droghe leggere, ma non è confermato. All’arrivo di altri ragazzi, che si uniscono alle bevute, la ragazza ha un blackout e si sveglia “in stato confusionale, ubriaca con i vestiti strappati e lividi in diverse parti del corpo”.

Uscita dal csa, raggiunge il pronto soccorso e si fa refertare. Ieri mattina, poco prima delle 8, una trentina di poliziotti della scientifica del commissariato di Ivrea e della Digos, hanno fatto irruzione nel Castellazzo per ricercare la presenza di prove – bevande alcoliche, stupefacenti, indumenti. Molti aspetti della vicenda risultano però poco chiari: come hanno fatto i due ad entrare nei locali del csa? La porta era aperta o è stata forzata? La procura di Ivrea ha precisato che i ragazzi ascoltati dalla polizia come testimoni erano “di passaggio” e non appartengono al Centro Sociale Castellazzo.

Circa un’ora fa gli occupanti del posto si sono affrettati a dare la loro versione e condannare l’accaduto, sostenendo che “Il Castellazzo era chiuso dal 9 agosto, avrebbe riaperto il 27. Questi BASTARDI SCHIFOSI, del tutto estranei alla nostra realtà politica, nei giorni successivi hanno SCASSINATO la porta, tagliando il lucchetto nuovo e il suo supporto.

Il 12 agosto alcuni componenti del collettivo si sono accorti dell’effrazione, oggetti non nostri all’interno e sedie spaccate. Qualunque cosa sia successa questi pezzi di merda sperino solo che li pinzi la p.s. prima di noi; avendo trovato la porta scassinata, e non sapendo nulla di cosa fosse successo, l’abbiamo riparata, trovandola poi di nuovo sfondata, stavolta per l’ingresso della Polizia. Oltre al danno poi, la beffa dei giornalisti che pubblicano notizie senza accertarsi dei fatti”.

 La vicenda ricorda per alcuni aspetti il vergognoso stupro di gruppo avvenuto nel centro sociale Raf di Parma, l’unica differenza sta nel fatto che la 17enne ha avuto la forza di denunciare subito la violenza subita.



Zingaretti, PIU ACCOGLIENZA E PIU EUROPA queste le condizioniper il governo abusivo PD-M5S. VERGOGNA !!! MA STIAMO SCHERZANDO???


“È finita l’esperienza di uno dei governi peggiori della storia della Repubblica“. A dirlo è il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, in apertura della direzione nazionale del partito.

A detta della guida dei dem, quelli passati sotto il governo gialloverde “sono stati mesi drammatici“, in cui l’Italia è stata guidata da un Governo che doveva “produrre cambiamento e rivoluzione, ma dopo 14 mesi ha fallito“.

 Ora, con l’apertura della crisi di Governo da parte del premier Giuseppe Conte, che ieri ha rassegnato le proprie dimissioni, si aprono diversi scenari. Tra questi, è stato messa sul piatto anche la possibilità di un governo di transizione, che conduca l’Italia al voto.

Ma, per Zingaretti, questa non sarebbe la soluzione: “È un’ipotesi non solo rischiosa per i Democratici ma un danno l’Italia. Ora tocca a noi muoverci e provare a indicare una strada“. E alla direzione del partito dice: “Al Paese serve un governo forte, non ammucchiate.

Per questo abbiamo il dovere di verificare se esiste una nuova maggioranza parlamentare“. E pone 5 condizioni, indispensabili per trattare con il Movimento 5 Stelle, senza le quali non potrà essere costruita una chiara maggioranza, che di conseguenza farà rifiorire l’opzione delle urne. Nessun “accordicchio”, quindi, ma una chiara e netta maggioranza, che possa guidare l’Italia.

 Le 5 condizioni per trattare

Il primo punto per le trattative per il nuovo possibile esecutivo sarà la manovra finanziaria: “Togliamoci dalla testa che trovare 23 miliardi sia facile, per questo la manovra è il primo punto del confronto”. Fondamentale anche “l’impegno e l’appartenenza leale all’Ue“, nel tentativo di costruiere un’Europa rinnovata, che abbia alla base i diritti al lavoro, alla libertà, che sia solidale e sostenibile, nel rispetto “della dignità umana in ogni sua espressione”.

Inoltre, chiunque voglia unirsi al Pd di Zingaretti dovrà garantire “il pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa incarnata dai valori e dalle regole scolpite nella Carta Costituzionale a partire dalla centralità del Parlamento“. Condizione necessaria sarà anche la volontà di operare una svolta nell’organizzazione e nella gestione dei flussi migratori, “fondata sui principi di solidarietà, legalità e sicurezza.

Nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e l’impegno prioritario per affermare un pieno e diverso protagonismo dell’Europa in questi temi”. Infine, al Paese servirà una svolta “delle ricette economiche e sociali a segnare da subito un governo di rinnovamento in una chiave ridistributiva e di attenzione al lavoro all’equità sociale, territoriale, generazionale e di genere“.

 Queste le condizioni per aprire uno confronto, che ha come obiettivo l’affermazione della democrazia e dell’orizzonte europeo: “Discontinuità, dunque, è ciò che chiediamo“. Zingaretti conclude assicurando che, se nei prossimi giorni si riconoscerà la possibilità di formare una nuova maggioranza forte, che rispetti le condizioni indicate, “dovremo assumerci la responsabilità di dar vita a una Governo di svolta per la legislatura“.

Il vero tradimento è del Movimento Cinque Stelle, iniziato con l’elezione di Ursula Von der Leyen con PD e FI


Una crisi “nata in Europa”. Ne è convinto Matteo Salvini, che fissa la data d’inizio della fine del governo nell’accordo a Strasburgo tra Giuseppe Conte, Pd e M5s(con l’aggiunta di Forza Italia) per votare Ursula Von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue.

E non a caso nei giorni scorsi Romano Prodi e Pierferdinando Casini, due volponi democristiani, hanno rilanciato l’idea di un “governo Orsola” più o meno con stessi confini e geometrie per spedire Matteo Salvini e Giorgia Meloni all’opposizione.

 Ma c’è qualcosa di più. Angela Mauro, cronista politica dell’HuffingtonPostdiretto da Lucia Annunziata (testata non certo tacciabile di simpatie leghiste o sovraniste), intervenuta a Omnibus su La7 ha suggerito come da più fonti, comprese quelle della Lega, ci sia la certezza di pressioni ricevute dall’estero sui vari protagonisti politici.

Non solo, lo stesso Salvini si sarebbe convinto a staccare la spina a Ferragosto perché ormai reso consapevole da quelle stesse fonti della impossibilità di procedere con una manovra finanziaria espansiva in autunno. “Addio flat tax, addio taglio delle tasse e rivoluzione fiscale, procedura di infrazione per eccesso di debito”, spiega nel dettaglio la Mauro.

 Un cappio economico per gli italiani e un cappio politico per Salvini e la Lega, che sarebbero franati sotto il peso di una finanziaria lacrima e sangue indigeribile per il ceto produttivo del Nord e per gli elettori leghisti.

A questo elemento si aggiunga il tema dell’immigrazione, con “Conte a chiedere consigli ad Angela Merkeldavanti a un caffè”, come ha sarcasticamente notato Salvini nella sua replica a Conte in Senato. In fondo, che a Bruxelles, Strasburgo, Berlino e Parigi preferiscano un governo che apra i porti e chiuda i cordoni della borsa non è mistero.

Trenta getta la maschera e apre all’invasione: depotenziato già l’asse Difesa-Interni per contrastare gli scafisti


Mentre il Colle si prepara ad avviare le consultazioni, dietro le quinte vanno avanti le trattative tra 5 Stelle e Lega. La linea “rovente” tra dem e grillini non dà segni di tregua e il patto per l’inciucio potrebbe essere dietro l’angolo.

E i primi segnali di questa virata a sinistra da parte dei Cinque Stelle cominciano ad arrivare. A segnalarli è il ministro degli Interni, Matteo Salvini che segnala un cambiamento sull’operazione Mare Sicuro che arriva dal ministero della Difesa guidato dal ministro Elisabetta Trenta. “Sono le prime prove tecniche di inciucio Pd-5Stelle sulla pelle degli Italiani?“, afferma Salvini.

Poi lo stesso vicepremier spiega in cosa consiste questa inversione a u del ministro della Difesa: “Il ministero guidato da Elisabetta Trenta ha modificato unilateralmente i compiti affidati a coloro che intervengono nell’ambito delle operazioni di pattugliamento. Le nuove indicazioni operative (formalizzate ieri, le precedenti erano del 9 agosto scorso) per gli assetti militari in azione nel Mediterraneo centrale denotano un chirurgico ma significativo arretramento rispetto a quanto concordato per il contrasto dell’immigrazione clandestina“.

 Le conseguenze di queste modifiche saranno evidenti sul fronte della gestione dei flussi migratori ed è proprio su questo punto che Salvini pone l’accento: “L’ impostazione depotenzia pesantemente alcune forme di collaborazione tra gli assetti militari e gli apparati dello Stato, in primis l’Interno, finalizzate all’azione di contrasto e di repressione nei confronti dei trafficanti di esseri umani e dei loro complici“. Insomma a quanto pare un nuovo governo giallorosso potrebbe porre le basi su una politica più morbida sul fronte dell’immigrazione. L’esatto contrario di quella portata avanti in questi 14 mesi di governo da Matteo Salvini.

Le scelte del Viminale, inoltre, sono state finora condivise dai Cinque Stelle e anche dal ministro Trenta che ha firmato i decreti voluti da Salvini. Salvo il cambio di rotta arrivato a Ferragosto sul caso Open Arms. Adesso, questa ultima mossa su Mare Sicuro, potrebbe definitivamente spegnere la possibilità di una “pax” tra 5s e Lega.

La questione migranti, come è noto, è quella su cui Salvini ha speso tutto il suo mandato da ministro. Un cambio di rotta su questo fronte seppellisce l’alleanza gialloverde per far spazio all’inciucio.

Sergio Mattarella, la rivelazione dell'amico Castagnetti: "Non c'è tempo per fare il governo Pd-M5s"


Secondo Matteo Salvini c'è solo il "10% di possibilità che si torni al voto subito". Probabile, molti la pensano così. Ma non è detto che Sergio Mattarella alla fine dia via libera al governo Pd-M5s.

Ne è convinto Pierluigi Castagnetti, uomo di centrosinistra e grande amico del presidente della Repubblica. Uno che ne ha vissute molte, tra Quirinale e Palazzo Chigi.

Intercettato da Augusto Minzolini, nel suo retroscena sul Giornale, si mostra pessimista al riguardo: "Io vorrei una legge elettorale proporzionale, ma per approvarla ci vuole un governo. Ed è difficile. Troppe le distanze tra il Pd e i grillini. Poco il tempo a disposizione per ridurle".

 Il presidente della Repubblica, questo è certo, non concederà molto tempo: consultazioni-lampo entro 48 ore ed entro lunedì prossimo si aspetta il nome del possibile premier di un governo politico che dovrà in ogni caso essere "di lungo respiro", non certo una botta da 6 mesi e via. È in fondo questa la speranza di Salvini, anche se dietro l'angolo ci potrebbero essere altre brutte notizie: la priorità del Colle sono i conti, la manovra d'autunno, la sterilizzazione dell'Iva.

Prima dello scioglimento delle Camere e delle elezioni anticipate, difficile che il presidente non cali sia pure a malincuore l'asso del "governo istituzionale" o "del presidente", magari puramente "di scopo", piegando i più "responsabili" tra i partiti in Parlamento. E spesso "responsabilità" fa rima con "convenienza". Quella di rinviare il voto al più possibile.

Matteo Salvini e la crisi "nata in Europa". Gira una voce inquietante: altro complotto contro l'Italia


Una crisi "nata in Europa". Ne è convinto Matteo Salvini, che fissa la data d'inizio della fine del governo nell'accordo a Strasburgo tra Giuseppe Conte, Pd e M5s (con l'aggiunta di Forza Italia) per votare Ursula Von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue.

E non a caso nei giorni scorsi Romano Prodi e Pierferdinando Casini, due volponi democristiani, hanno rilanciato l'idea di un "governo Orsola" più o meno con stessi confini e geometrie per spedire Matteo Salvini e Giorgia Meloni all'opposizione.

Ma c'è qualcosa di più. Angela Mauro, cronista politica dell'HuffingtonPost diretto da Lucia Annunziata (testata non certo tacciabile di simpatie leghiste o sovraniste), intervenuta a Omnibus su La7 ha suggerito come da più fonti, comprese quelle della Lega, ci sia la certezza di pressioni ricevute dall'estero sui vari protagonisti politici.

Non solo, lo stesso Salvini si sarebbe convinto a staccare la spina a Ferragosto perché ormai reso consapevole da quelle stesse fonti della impossibilità di procedere con una manovra finanziaria espansiva in autunno.

"Addio flat tax, addio taglio delle tasse e rivoluzione fiscale, procedura di infrazione per eccesso di debito", spiega nel dettaglio la Mauro. Un cappio economico per gli italiani e un cappio politico per Salvini e la Lega, che sarebbero franati sotto il peso di una finanziaria lacrima e sangue indigeribile per il ceto produttivo del Nord e per gli elettori leghisti.

A questo elemento si aggiunga il tema dell'immigrazione, con "Conte a chiedere consigli ad Angela Merkel davanti a un caffè", come ha sarcasticamente notato Salvini nella sua replica a Conte in Senato. In fondo, che a Bruxelles, Strasburgo, Berlino e Parigi preferiscano un governo che apra i porti e chiuda i cordoni della borsa non è mistero.

Matteo Salvini fatto fuori dal Viminale, il vero obiettivo di M5s e Pd. Voto anticipato? Gioco sporco


Il primo accordo tra Pd e M5s è già stato raggiunto: rimuovere Matteo Salvini dal Viminale. "Un martirio, tutti contro di me", si è lamentato a tarda sera il leader della Lega e ministro degli Interni, e forse ha già capito che aria tira: l'obiettivo principale dell'inciucio, in attesa di capire se mai si farà un governo giallorosso (e nel caso quanto durerà) era quello di togliere dalle sue mani di ministro la gestione di eventuali elezioni anticipate.

Non a caso lo storico Luciano Canfora, di sinistra, ospite di Telese e Parenzo a In Onda martedì sera su La7 definiva come prioritario far fuori Salvini: "È impensabile lasciarlo ministro, sarebbe come lasciare Goering a gestire le elezioni poi vinte dai nazisti". Riferimento storico al 1933, con chiaro connotato politico. Con una nota nel tardo pomeriggio i 5 Stelle lo hanno invitato a dimettersi, "o hai paura?".

Lui resiste: "Fino all'ultimo, per guadagnarmi lo stipendio che mi pagano gli italiani e difendere i confini e la sovranità del mio Paese". Sul tavolo ci sono tante ipotesi, compresa quella del voto anticipato. Ma nel caso probabilmente Sergio Mattarella opterà per un "governo elettorale", di scopo. E Salvini non ci sarà.

Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, primo contatto telefonico. Il premier Pd-M5s: tre nomi da brividi


Facile "mandare a casa" Matteo Salvini, il duro per Pd e M5s arriva ora. Approfittato della crisi aperta da Matteo Salvini con eccessiva leggerezza, i dem iniziano ufficialmente la trattativa con i grillni per il governo "dell'inciucio".

Come riportato dalla Stampa, il segretario Nicola Zingaretti e il capo politico dei 5 Stelle Luigi Di Maio si sono già sentiti telefonicamente nel giorno delle dimissioni ufficiali di Giuseppe Conte, per discutere sugli assetti della nuova maggioranza e, dettaglio non secondario, di chi sarà il nuovo premier. Nei 5 Stelle c'è la tentazione di chiedere un Conte-bis, ma sulla "discontinuità" (nomi, prima di programmi) i dem sono stati molto chiari. Si deve cambiare.

Dai 5 Stelle smentiscono che sia stato Di Maio a telefonare al leader dem, sottolineando come siano false le frasi a lui attribuite e come invece sia il Movimento a registrare "numerosi sollecitazioni da più parti".

Come dire: ci cercano loro. L'idea resta quella di fare un governo "di legislatura", che possa durare ben più della manciata di mesi necessaria a firmare la manovra e sterilizzare l'aumento dell'Iva (termini temporali fissati, con parole sibilline, dal grande burattinaio Matteo Renzi nel suo discorso al Senato). Ecco perché serviranno nomi pesanti, politici e di garanzia al tempo stesso.

Le carte sul tavolo? Roberto Fico, il grillino più vicino alla sinistra. Il magistrato Raffaele Cantone (il premier preferito da Marco Travaglio), e un "tecnico" come Enrico Giovannini, ex presidente Istat che certo non dispiacerebbe né al presidente Sergio Mattarella né ai mercati.

Vittorio Feltri, Salvini, Renzi, Grillo e la crisi: "A chi andrà il prossimo vaffa"


Ho sempre avuto simpatia e ammirazione per Beppe Grillo, geniale nelle sue trovate comiche talvolta irresistibili. Poi egli ha cambiato mestiere o, meglio, si è messo a farne due: continua a fare il giullare e, nel contempo, si occupa col medesimo stile di cosa pubblica.

Ha fondato una compagine, il Movimento 5 Stelle, pur non disponendo di alcuna stella, limitandosi a sfoggiare un discreto numero di personaggi raccattati nelle osterie e sugli spalti degli stadi.

Tuttavia la cosa più importante, la più trainante, che costui ha inventato per sfondare nel complesso mondo degli elettori è stato uno slogan molto efficace in Italia, benché abbastanza volgare per quanto assai diffuso tra i compatrioti.

Questo: vaffanculo. Il cui significato è afferrato al volo sia dai meridionali sia dai settentrionali. In pratica, il vaffanculo è l' unico elemento in grado di rappresentare appieno l' unità nazionale, altro che i jeans, il calcio e la cocaina.

Quelli del Nord e quelli del Sud hanno un glossario diverso e non sempre i due gruppi "etnici" si comprendono colloquiando, tuttavia si mandano reciprocamente a fare in culo senza equivocare il significato dell' espressione. Il genio di Grillo si è manifestato proprio nella scelta di questo diffuso modo di dire, privo di contenuti ideologici, in cui chiunque si riconosce d' acchito. Non era mai successo che un leader raccogliesse tanti consensi con un paio di parole fuse, una delle quali "culo", accolte dal pubblico non solo quale sfogo ma anche quale semplice e sintetico programma politico.

Se io in un articolo scrivo "vaffanculo" vengo accusato di ricorrere ad un linguaggio inaccettabile, scorretto, da bettola; mentre Grillo, ripetendo questo che poi è un insulto greve ha vinto le elezioni senza che nessuno lo processasse per reiterata trivialità. Comunque aver sdoganato il fondoschiena è un merito notevole da ascriversi pienamente a Beppe.

E noi non possiamo che applaudirlo. La liberazione del lessico da lui promossa e realizzata è un' opera d' arte indiscutibile. Ma dobbiamo aggiungere per completezza di informazione che il vaffanculo in politica non introduce un argomento degno di considerazione.

È lecito mandare al diavolo uno scocciatore, un figlio e perfino la moglie, però non credo costituisca uno spunto per aprire una discussione costruttiva in ambito istituzionale. Se invece siamo arrivati così in basso da fancularci in piazza, in tv e nel Palazzo, dobbiamo interrogarci non sul progressivo imbarbarimento dell' idioma, bensì sullo squallore dei nuovi modelli impostisi nei rapporti tra i partiti. Inoltre c' è da chiedersi se sia giusto e vantaggioso dare retta a un capobanda che anziché ragionare di politica, ti manda a quel paese, ricorrendo a termini che in altri tempi sarebbero forse stati accettati nelle trattorie, o nelle taverne, mai in un consesso di deputati e senatori.

Oggi invece lo scettro è nelle mani del genovese, è lui che detta l' agenda politica, che boccia Salvini, recupera Renzi, Veltroni e Prodi. Sogno o son desto? Vedo la realtà, la descrivo e mi viene da ridere constatando che la nostra vita, la mia come quella di tutti, dipenda da un vaffanculo che non scandalizza affatto, e viene accettato dal popolo quale dottrina illuminata.

“Funzioni psichiche fortemente sollecitate da condizioni emozionali”: e le toghe rosse fanno sbarcare i clandestini


Ieri avevano messo la parola fine alla possibilità di uno sbarco in Spagna. E ora, i pm, spiegano il motivi che li hanno spinti ad accogliere in Italia i migranti a bordo della nave Opern Arms.

Ieri mattina, il pm Patronaggio era salito a bordo della nave, per svolgere un’ispezione, a seguito della quale aveva deciso per il sequestro della barca e di conseguenza per lo sbarco dei profughi sulle coste di Lampedusa.

I motivi che hanno guidato la procura di Agrigento nella scelta sono stati resi noti, questa mattina, in una relazione, visionata dall’AdnKronos, finita nel provvedimento di sequestro della nave.

 I migranti sarebbero stati accolti a causa delle loro “funzioni psichiche“ che, a detta della psicologa, erano “fortemente sollecitate da condizioni emozionali estreme”, sopraggiunte dopo settimane passate in mare e dimostrate dal tuffo di alcuni naufraghi, gettatisi in acqua, per tentare di raggiungere la riva a nuoto, rischiando di morire.

Secondo il consulente tecnico, a bordo c’era “un clima di altissima pressione“, in cui “la percezione di morte rispetto a un eventuale rimpatrio è la speranza di vita, anche affrontando a nuoto lo specchio di mare che li separa dall’isola di Lampedusa“. In sostanza, i profughi avrebbero preferito morire in mare, cercando di raggiungere la costa, piuttosto che tornare nei propri Paesi.

 A detta dei pm, tale situazione non lasciava “più possibilità di valutazione del rischio individuale e collettivo, né, da parte di terzi, la possibilità di arginare o contenere una ulteriore estensione di situazione psicopatologiche di ‘dissociazione nevrotica e/o psicotica“.

Le condizioni emozionali dei naufraghi sono state valutate “estreme“, da Patronaggio e dai due medici che erano saliti a bordo con lui per l’ispezione, che le hanno definite rischiose, sia dal punto di vista individuale, che collettivo. Di qui l’ordine di sequestro della Open Arms e dello sbarco dei migranti.

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