mercoledì 21 agosto 2019

Matteo Salvini e la crisi "nata in Europa". Gira una voce inquietante: altro complotto contro l'Italia


Una crisi "nata in Europa". Ne è convinto Matteo Salvini, che fissa la data d'inizio della fine del governo nell'accordo a Strasburgo tra Giuseppe Conte, Pd e M5s (con l'aggiunta di Forza Italia) per votare Ursula Von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue.

E non a caso nei giorni scorsi Romano Prodi e Pierferdinando Casini, due volponi democristiani, hanno rilanciato l'idea di un "governo Orsola" più o meno con stessi confini e geometrie per spedire Matteo Salvini e Giorgia Meloni all'opposizione.

Ma c'è qualcosa di più. Angela Mauro, cronista politica dell'HuffingtonPost diretto da Lucia Annunziata (testata non certo tacciabile di simpatie leghiste o sovraniste), intervenuta a Omnibus su La7 ha suggerito come da più fonti, comprese quelle della Lega, ci sia la certezza di pressioni ricevute dall'estero sui vari protagonisti politici.

Non solo, lo stesso Salvini si sarebbe convinto a staccare la spina a Ferragosto perché ormai reso consapevole da quelle stesse fonti della impossibilità di procedere con una manovra finanziaria espansiva in autunno.

"Addio flat tax, addio taglio delle tasse e rivoluzione fiscale, procedura di infrazione per eccesso di debito", spiega nel dettaglio la Mauro. Un cappio economico per gli italiani e un cappio politico per Salvini e la Lega, che sarebbero franati sotto il peso di una finanziaria lacrima e sangue indigeribile per il ceto produttivo del Nord e per gli elettori leghisti.

A questo elemento si aggiunga il tema dell'immigrazione, con "Conte a chiedere consigli ad Angela Merkel davanti a un caffè", come ha sarcasticamente notato Salvini nella sua replica a Conte in Senato. In fondo, che a Bruxelles, Strasburgo, Berlino e Parigi preferiscano un governo che apra i porti e chiuda i cordoni della borsa non è mistero.

Matteo Salvini fatto fuori dal Viminale, il vero obiettivo di M5s e Pd. Voto anticipato? Gioco sporco


Il primo accordo tra Pd e M5s è già stato raggiunto: rimuovere Matteo Salvini dal Viminale. "Un martirio, tutti contro di me", si è lamentato a tarda sera il leader della Lega e ministro degli Interni, e forse ha già capito che aria tira: l'obiettivo principale dell'inciucio, in attesa di capire se mai si farà un governo giallorosso (e nel caso quanto durerà) era quello di togliere dalle sue mani di ministro la gestione di eventuali elezioni anticipate.

Non a caso lo storico Luciano Canfora, di sinistra, ospite di Telese e Parenzo a In Onda martedì sera su La7 definiva come prioritario far fuori Salvini: "È impensabile lasciarlo ministro, sarebbe come lasciare Goering a gestire le elezioni poi vinte dai nazisti". Riferimento storico al 1933, con chiaro connotato politico. Con una nota nel tardo pomeriggio i 5 Stelle lo hanno invitato a dimettersi, "o hai paura?".

Lui resiste: "Fino all'ultimo, per guadagnarmi lo stipendio che mi pagano gli italiani e difendere i confini e la sovranità del mio Paese". Sul tavolo ci sono tante ipotesi, compresa quella del voto anticipato. Ma nel caso probabilmente Sergio Mattarella opterà per un "governo elettorale", di scopo. E Salvini non ci sarà.

Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, primo contatto telefonico. Il premier Pd-M5s: tre nomi da brividi


Facile "mandare a casa" Matteo Salvini, il duro per Pd e M5s arriva ora. Approfittato della crisi aperta da Matteo Salvini con eccessiva leggerezza, i dem iniziano ufficialmente la trattativa con i grillni per il governo "dell'inciucio".

Come riportato dalla Stampa, il segretario Nicola Zingaretti e il capo politico dei 5 Stelle Luigi Di Maio si sono già sentiti telefonicamente nel giorno delle dimissioni ufficiali di Giuseppe Conte, per discutere sugli assetti della nuova maggioranza e, dettaglio non secondario, di chi sarà il nuovo premier. Nei 5 Stelle c'è la tentazione di chiedere un Conte-bis, ma sulla "discontinuità" (nomi, prima di programmi) i dem sono stati molto chiari. Si deve cambiare.

Dai 5 Stelle smentiscono che sia stato Di Maio a telefonare al leader dem, sottolineando come siano false le frasi a lui attribuite e come invece sia il Movimento a registrare "numerosi sollecitazioni da più parti".

Come dire: ci cercano loro. L'idea resta quella di fare un governo "di legislatura", che possa durare ben più della manciata di mesi necessaria a firmare la manovra e sterilizzare l'aumento dell'Iva (termini temporali fissati, con parole sibilline, dal grande burattinaio Matteo Renzi nel suo discorso al Senato). Ecco perché serviranno nomi pesanti, politici e di garanzia al tempo stesso.

Le carte sul tavolo? Roberto Fico, il grillino più vicino alla sinistra. Il magistrato Raffaele Cantone (il premier preferito da Marco Travaglio), e un "tecnico" come Enrico Giovannini, ex presidente Istat che certo non dispiacerebbe né al presidente Sergio Mattarella né ai mercati.

Vittorio Feltri, Salvini, Renzi, Grillo e la crisi: "A chi andrà il prossimo vaffa"


Ho sempre avuto simpatia e ammirazione per Beppe Grillo, geniale nelle sue trovate comiche talvolta irresistibili. Poi egli ha cambiato mestiere o, meglio, si è messo a farne due: continua a fare il giullare e, nel contempo, si occupa col medesimo stile di cosa pubblica.

Ha fondato una compagine, il Movimento 5 Stelle, pur non disponendo di alcuna stella, limitandosi a sfoggiare un discreto numero di personaggi raccattati nelle osterie e sugli spalti degli stadi.

Tuttavia la cosa più importante, la più trainante, che costui ha inventato per sfondare nel complesso mondo degli elettori è stato uno slogan molto efficace in Italia, benché abbastanza volgare per quanto assai diffuso tra i compatrioti.

Questo: vaffanculo. Il cui significato è afferrato al volo sia dai meridionali sia dai settentrionali. In pratica, il vaffanculo è l' unico elemento in grado di rappresentare appieno l' unità nazionale, altro che i jeans, il calcio e la cocaina.

Quelli del Nord e quelli del Sud hanno un glossario diverso e non sempre i due gruppi "etnici" si comprendono colloquiando, tuttavia si mandano reciprocamente a fare in culo senza equivocare il significato dell' espressione. Il genio di Grillo si è manifestato proprio nella scelta di questo diffuso modo di dire, privo di contenuti ideologici, in cui chiunque si riconosce d' acchito. Non era mai successo che un leader raccogliesse tanti consensi con un paio di parole fuse, una delle quali "culo", accolte dal pubblico non solo quale sfogo ma anche quale semplice e sintetico programma politico.

Se io in un articolo scrivo "vaffanculo" vengo accusato di ricorrere ad un linguaggio inaccettabile, scorretto, da bettola; mentre Grillo, ripetendo questo che poi è un insulto greve ha vinto le elezioni senza che nessuno lo processasse per reiterata trivialità. Comunque aver sdoganato il fondoschiena è un merito notevole da ascriversi pienamente a Beppe.

E noi non possiamo che applaudirlo. La liberazione del lessico da lui promossa e realizzata è un' opera d' arte indiscutibile. Ma dobbiamo aggiungere per completezza di informazione che il vaffanculo in politica non introduce un argomento degno di considerazione.

È lecito mandare al diavolo uno scocciatore, un figlio e perfino la moglie, però non credo costituisca uno spunto per aprire una discussione costruttiva in ambito istituzionale. Se invece siamo arrivati così in basso da fancularci in piazza, in tv e nel Palazzo, dobbiamo interrogarci non sul progressivo imbarbarimento dell' idioma, bensì sullo squallore dei nuovi modelli impostisi nei rapporti tra i partiti. Inoltre c' è da chiedersi se sia giusto e vantaggioso dare retta a un capobanda che anziché ragionare di politica, ti manda a quel paese, ricorrendo a termini che in altri tempi sarebbero forse stati accettati nelle trattorie, o nelle taverne, mai in un consesso di deputati e senatori.

Oggi invece lo scettro è nelle mani del genovese, è lui che detta l' agenda politica, che boccia Salvini, recupera Renzi, Veltroni e Prodi. Sogno o son desto? Vedo la realtà, la descrivo e mi viene da ridere constatando che la nostra vita, la mia come quella di tutti, dipenda da un vaffanculo che non scandalizza affatto, e viene accettato dal popolo quale dottrina illuminata.

“Funzioni psichiche fortemente sollecitate da condizioni emozionali”: e le toghe rosse fanno sbarcare i clandestini


Ieri avevano messo la parola fine alla possibilità di uno sbarco in Spagna. E ora, i pm, spiegano il motivi che li hanno spinti ad accogliere in Italia i migranti a bordo della nave Opern Arms.

Ieri mattina, il pm Patronaggio era salito a bordo della nave, per svolgere un’ispezione, a seguito della quale aveva deciso per il sequestro della barca e di conseguenza per lo sbarco dei profughi sulle coste di Lampedusa.

I motivi che hanno guidato la procura di Agrigento nella scelta sono stati resi noti, questa mattina, in una relazione, visionata dall’AdnKronos, finita nel provvedimento di sequestro della nave.

 I migranti sarebbero stati accolti a causa delle loro “funzioni psichiche“ che, a detta della psicologa, erano “fortemente sollecitate da condizioni emozionali estreme”, sopraggiunte dopo settimane passate in mare e dimostrate dal tuffo di alcuni naufraghi, gettatisi in acqua, per tentare di raggiungere la riva a nuoto, rischiando di morire.

Secondo il consulente tecnico, a bordo c’era “un clima di altissima pressione“, in cui “la percezione di morte rispetto a un eventuale rimpatrio è la speranza di vita, anche affrontando a nuoto lo specchio di mare che li separa dall’isola di Lampedusa“. In sostanza, i profughi avrebbero preferito morire in mare, cercando di raggiungere la costa, piuttosto che tornare nei propri Paesi.

 A detta dei pm, tale situazione non lasciava “più possibilità di valutazione del rischio individuale e collettivo, né, da parte di terzi, la possibilità di arginare o contenere una ulteriore estensione di situazione psicopatologiche di ‘dissociazione nevrotica e/o psicotica“.

Le condizioni emozionali dei naufraghi sono state valutate “estreme“, da Patronaggio e dai due medici che erano saliti a bordo con lui per l’ispezione, che le hanno definite rischiose, sia dal punto di vista individuale, che collettivo. Di qui l’ordine di sequestro della Open Arms e dello sbarco dei migranti.

Spunta il nome del “comunista” Roberto Fico come premier “abusivo” del nuovo governo PD-M5S


Un nome buono da spendere per l’inciucio. L’identikit risponde al nome di Roberto Fico.Il presidente della Camera e leader dell’ala rossa del Movimento Cinque Stelle sarebbe in pole position per la poltrona di premier in un eventuale governo giallorosso.

Di fatto, dietro le quinte del Transatlantico, vanno avanti le serrate trattative tra M5s e dem per dar vita al ribaltone (perché di questo si tratta). C’è chi lo chiama “patto” e chi invece lo chiama “governo istituzionale”, ma nella sostanza è un capovolgimento delle alleanze parlamentari per una nuova maggioranza.

E in questo quadro, secondo quando riporta ilCorriere, c’è il nome di Fico che comincia a farsi spazio nella strada che porta a Palazzo Chigi per la poltrona di Conte. Secondo alcune indiscrezione la linea tra Di Maio e Zingaretti sarebbe già rovente.

Il leader del Movimento Cinque Stelle ha chiesto ripetutamente garanzie su Renzi perché teme che quella dell’ex premier possa essere una trappola. Una presenza così ingombrante in un patto di governo giallorosso potrebbe mettere a rischio la tenuta di questo nuovo esecutivo. Fico potrebbe essere in nome su cui convergere.

Per il momento il presidente della Camera verrebbe segnalato per un mandato esplorativo. Poi, sempre secondo le indiscrezioni, potrebbe arrivare l’asso finale: un nuovo incarico per Giuseppe Conte. Il premier, come è noto, punta ad un bis a Palazzo Chigi. Lo stesso Conte avrebbe avuto contatti personalmente con il segretario dem Zingaretti.

L’oggetto della conversazione è sempre lo stesso: quanto ci si può fidare di Renzi? Il Pd infatti è abbastanza spaccato sull’ipotesi inciucio. I zingarettiani puntano di più sulle urne, ma i renziani (che rappresentano quasi l’intera truppa dem in Parlamento) sono invece per un’intesa per un governo. E dunque nella battaglia intestina tra i dem si gioca anche la partita del futuro della legislatura.

I Cinque Stelle prima di mettersi nelle mani del Pd vogliono garanzie. L’operazione è rischiosa e potrebbe portare ad un ulteriore tonfo in caso di voto. Di certo il nome di Fico per palazzo Chigi sposterebbe ancora di più l’asse grillino verso sinistra. Una virata non da poco dopo 14 mesi insieme a Salvini sostenuto a colpi di firme sui decreti nella sua politica dei porti chiusi.

Primo contatto telefonico tra Di Maio e Zingaretti: Il nuovo premier abusivo PD-M5S? Ecco i nomi horror


Facile “mandare a casa” Matteo Salvini, il duro per Pd e M5s arriva ora. Approfittato della crisi aperta da Matteo Salvini con eccessiva leggerezza, i dem iniziano ufficialmente la trattativa con i grillni per il governo “dell’inciucio”.

Come riportato dalla Stampa, il segretario Nicola Zingaretti e il capo politico dei 5 Stelle Luigi Di Maio si sono già sentiti telefonicamente nel giorno delle dimissioni ufficiali di Giuseppe Conte, per discutere sugli assetti della nuova maggioranza e, dettaglio non secondario, di chi sarà il nuovo premier. Nei 5 Stelle c’è la tentazione di chiedere un Conte-bis, ma sulla “discontinuità” (nomi, prima di programmi) i dem sono stati molto chiari. Si deve cambiare.

Dai 5 Stelle smentiscono che sia stato Di Maio a telefonare al leader dem, sottolineando come siano false le frasi a lui attribuite e come invece sia il Movimento a registrare “numerosi sollecitazioni da più parti”. Come dire: ci cercano loro.

 L’idea resta quella di fare un governo “di legislatura”, che possa durare ben più della manciata di mesi necessaria a firmare la manovra e sterilizzare l’aumento dell’Iva (termini temporali fissati, con parole sibilline, dal grande burattinaio Matteo Renzi nel suo discorso al Senato). Ecco perché serviranno nomi pesanti, politici e di garanzia al tempo stesso.

Le carte sul tavolo? Roberto Fico, il grillino più vicino alla sinistra. Il magistrato Raffaele Cantone (il premier preferito da Marco Travaglio), e un “tecnico” come Enrico Giovannini, ex presidente Istat che certo non dispiacerebbe né al presidente Sergio Mattarella né ai mercati.

Vittorio Feltri: “Saviano vuole la galera per Salvini? Noi saremo già felici se lo scrittore andasse affanc….”


“Roberto Saviano vuole che Matteo Salvini vada in galera”, scrive Vittorio Feltrisul suo profilo Twitter. “Esagerato. Noi saremmo già felici se lo scrittore andasse affanc***“.

Mister Gomorra, infatti, aveva dichiarato in un post sul caso Open Arms, che il leader della Lega doveva finire in carcere.

“I 134 migranti a bordo della Open Arms, dopo essere stati ostaggio dei banditi libici, ora lo sono del bandito politico Matteo Salvini, il ministro della Malavita.

Ma il destino di Salvini è il carcere, e questo lo sta capendo anche lui”, aveva poi concluso Saviano. “Basterà che si spengano le luci”.


“Roberto Saviano vuole che Matteo Salvini vada in galera”, scrive Vittorio Feltrisul suo profilo Twitter. “Esagerato. Noi saremmo già felici se lo scrittore andasse affanc***“.

Mister Gomorra, infatti, aveva dichiarato in un post sul caso Open Arms, che il leader della Lega doveva finire in carcere.

“I 134 migranti a bordo della Open Arms, dopo essere stati ostaggio dei banditi libici, ora lo sono del bandito politico Matteo Salvini, il ministro della Malavita.

Ma il destino di Salvini è il carcere, e questo lo sta capendo anche lui”, aveva poi concluso Saviano. “Basterà che si spengano le luci”.


Sondaggi: se si votasse ora il centrodestra avrebbe la maggioranza assoluta. Disastro per Renzi e Di Maio


A ridosso della mozione di sfiducia in Senato su Giuseppe Conte, Youtrend presenta lo scenario di un voto politico con il centrodestra unito.

Se la Lega diMatteo Salvini, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e Forza Italia di Silvio Berlusconi si presentasse assieme alle urne, “otterrebbe una larghissima maggioranza”.

 I numeri presentati da Lorenzo Pregliasco per Omnibus su La7 sono impressionanti: alla Camera il centrodestra avrebbe 416 seggi a discapito del Movimento 5 Stelle (81) e il centrosinista 119. Mentre in Senato Lega, FdI e FI otterrebbero 210 seggi, M5s 40 e il centro sinistra 57.

“L’arma che possiede in centrodestra è sicuramente la legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum”. Con tale legge elettorale il 36 per cento dei seggi viene assegnato con un sistema maggioritario, il 64 con un sistema proporzionale- Alla camera i seggi assegnati con il sistema uninominale sono 232 su 630, al senato 116 su 315.

Il resto dei seggi sarà assegnato con metodo proporzionale: ogni partito o coalizione presenterà una lista di candidati bloccata (non meno di due e non più di quattro) in 20 circoscrizioni per il senato (una per regione) e 28 per la camera.

martedì 20 agosto 2019

CONTE DA LE DIMISSIONI, IL RIASSUNTO DELLA GIORNATA E ORA PAROLA A MATTARELLA


Il presidente del Consiglio in Senato annuncia la fine del governo M5S-Lega e attacca a tutto campo il leader della Lega: «Ha perseguito interessi di parte, una decisione grave dettata da opportunismo politico». Salvini replica: «Rifarei tutto, chi ha paura del voto non è libero».

Dopo il dibattito Conte sale al Colle per rassegnare le dimissioni. «Sì a un confronto con i Cinquestelle, poi vedremo se ci saranno le condizioni per dare vita a un governo», sintetizza la linea dem il capogruppo Pd Andrea Marcucci

Dalla nascita alla crisi: dopo 15 mesi governo gialloverde al capolinea 8' di lettura

«L'azione di Governo si arresta qui». Lo ha detto Giuseppe Conte al termine di un lungo discorso al Senato, nel quale ha annunciato l'intenzione, al termine del dibattito in Aula, di salire al Quirinale dal capo dello Stato - che ha ringraziato - per rassegnare le sue dimissioni, sancendo così l'apertura della crisi e a fine dell'Esecutivo M5S-Lega. «Grazie e finalmente: rifarei tutto quello che ho fatto», la replica a caldo del vicepremier Matteo Salvini, intervenuto dopo i duri attacchi di Conte, che nel suo discorso gli ha attribuito la colpa della crisi definendolo un «irresponsabile».

Salvini: «Chi ha paura voto non è libero» Salvini, irritato per gli attacchi a 360° ricevuti da Conte, ha risposto al premier parlando dal suo scranno di senatore nell'emiciclo, rilanciando nel suo discorso all'Assemblea la richiesta del voto subito. Sono qua, ha spiegato, «con la grande forza di essere un uomo libero, quindi vuol dire che non ho paura del giudizio degli italiani, in questa aula ci sono donne e uomini liberi e donne e uomini un po' meno liberi. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero». Poi ironizza sulla scelta «irresponsabile» (definizione di Conte) di aver avviato la crisi di governo all'inizio delle ferie estive del Parlamento. «La critica più surreale è stata: non si fanno le crisi ad agosto, che i parlamentari non lavorano...Facciamo i ministri un mese sì, un mese no?». Nel tardo pomeriggio, Salvini ha poi rilanciato su Fb i suoi dubbi sulla lealtà del premier. «Ho scoperto - scrive il ministro dell?interno - che Conte non mi sopportava da mesi, da una vita. Mi viene come il dubbio che qualcuno stesse lavorando a un inciucio con il Pd da mesi, è m'è venuto da quando hanno votato Ursula».

Crisi di governo «decisione grave» Buona parte dell’intervento del presidente del Consiglio è stato un duro attacco al ministro dell’Interno, che a tratti ha scosso la testa. «Il ministro Salvini ha aperto la crisi e chiesto elezioni anticipate: è una decisione grave, perché ha seguito interessi personali e di partito»: questo l’esordio del premier, con il ministro dell’Interno - che l'8 agosto scorso ha innescato la crisi di governo - seduto al suo fianco. «Decisione grave perché interrompe prematuramente un’esperienza di governo che aveva prodotto molti risultati; perché i cittadini avevano chiesto un cambio di passo espresso dal nostro governo; perché vìola il solenne impegno assunto dal leader della Lega con il contratto di governo; perché i tempi della decisione espongono il nostro Paese a gravi rischi, tra cui quello di ritrovarsi in esercizio provvisorio di bilancio».

Dal premier attacco a tutto campo a Salvini Conte ha rivendicato il lavoro compiuto dal governo. «Altro che governo dei no - attacca - all’indomani delle Europee Salvini ha posto in essere un progressivo distacco dall’azione di governo, ha cercato pretesti per tornare alle urne». Nel suo discorso, il premier si toglie vari sassolini dalle scarpe, senza risparmiare affondi polemici. Il bersaglio è soprattutto vicepremier leader della Lega. «Quando si assumono così rilevanti incarichi istituzionali e dando il via del governo del cambiamento si assumo precisi doveri verso i cittadini e verso lo Stato», sottolinea Conte - e «far votare i cittadini è l'essenza della democrazia», ma «sollecitarli a votare ogni anno è irresponsabile». «I comportamenti adottati in questi ultimi giorni dal ministro dell'Interno rivelano scarsa responsabilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale. Mi assumo la responsabilità di quello che dico», aggiunge poi Conte. Parole accolte da urla dei senatori leghisti e applausi dai banchi M5S, cui si uniscono anche molti senatori dem.

Conte: richiesta dei pieni poteri «mi preoccupa» «Ogni partito è chiamato ad operare una mediazione tra gli interessi di parte e quelli generali, quando ci si concentra solo su interessi di parte non si tradisce solo la nobiltà della politica ma si compromette l'interesse nazionale», ha insistito Conte, sempre riferendosi alla Lega. In un altro passaggio, Conte ricorda alcuni dei risultati del suo governo e accusa il «caro ministro dell'Interno» di essersi assunto «una grande responsabilità di fronte al Paese» promuovendo la crisi: «ti ho sentito chiedere "pieni poteri" e invocare le piazze a tuo sostegno, questa tua concezione mi preoccupa».

Conte: Salvini sulla vicenda Russia doveva venire in Aula Il lungo elenco di limiti ed errori che il premier ha attribuito a Salvini comprende anche l'uso fuori contesto dei simboli religiosi, tema che scatena la reazione dell'Aula. «Chi ha compiti di responsabilità dovrebbe evitare di accostare agli slogan politici i simboli religiosi. Sono episodi di incoscienza religiosa che rischiano di offendere il sentimento dei credenti e di oscurare il principio di laicità alla base dello Stato moderno», ammonisce Conte. Poi ricorda il caso Russiagate e le presunte trattative del leghista Savoini a Mosca per ottenere un finanziamento in nero. «La vicenda russa – attacca il premier rivolgendosi a Salvini - meritava di essere chiarita anche per i risvolti sul piano internazionale, dovevi venire in Senato» ma «ti sei rifiutato di condividere la informazioni».

La Lega ritira la sua mozione di sfiducia Nel tardo pomeriggio il Carroccio ha deciso a sorpresa di ritirare la mozione di sfiducia al Governo Conte presentata in Senato ma mai calendarizzata. Per due ragioni, fanno sapere fonti interne: l'inutilità della mozione dopo l'annuncio delle dimissioni da parte del premier. E la sua incoerenza dopo la proposta avanzata da Salvini al premier nel corso del dibattito di lavorare assieme per completare le riforme. Proposta su cui Conte potrebbe rispondere nella sua replica al termine del dibattito.

Conte: Salvini senza coraggio, vado da Mattarella Poco dopo le 20, al termine di un lunghissimo pomeriggio parlamentare fatto di polemiche, attacchi e ripicche, soprattutto tra ex gli alleati di governo, il premier è nuovamente intervenuto per la replica finale chiudendo così il dibattito dell'Assemblea, durato oltre tre ore e mezzo. È l'occasione per ribattere ad alcune delle accuse arrivate dai senatori dell'opposizione, come quella di aver messo in campo norme a rischio di incostituzionalità, vedi il decreto sicurezza. Ma soprattutto per accusare Salvini di mancanza di coraggio, con riferimento al ritiro della mozione di sfiducia da parte del Carroccio. «Nessun problema, se ti manca il coraggio sul piano politico» di assumerti la responsabilità della crisi «non c'è problema, me l'assumo io. Questa è la conclusione, unica, obbligata, trasparente. Vi ringrazio tanto, io vado dal presidente della Repubblica», chiude il premier, rivolgendosi al vicepremier Salvini. «Prendo atto che al leader della Lega Matteo Salvini - aggiunge tra gli applausi dei grillini - manca il coraggio di assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti».

Salvini: sì a manovra se ha taglio alle tasse da 50 mld Parlando dei tempi della crisi il leader della Lega assicura invece la sua disponibilità a votare «anche a settembre, non veniteci a parlare di aumento Iva, di spread, di esercizio provvisorio, di recessione...». La Lega, annuncia poi «è pronta a sostenere una manovra economica se ha almeno 50 miliardi a bilancio per ridurre le tasse a famiglie, lavoratori e imprenditori italiani, almeno, stando sotto a quello che farà la Francia».

Salvini: tagliamo parlamentari e tasse e poi subito voto Nel passaggio finale, Salvini ha rilanciato al M5S la proposta di votare il taglio dei parlamentari (bandiera pentastellata) e poi andare al voto: «Se c'è voglia di costruire, di terminare un percorso virtuoso» con il taglio dei parlamentari e lo stop all'aumento delle tasse, «e poi andiamo al voto, noi ci siamo», «se volete ultimare il percorso di riforme noi ci siamo».

Renzi: governo populista ha fallito Dopo Conte e Salvini, la parola passa all'ex premier e senatore dem Matteo Renzi. «Lei oggi presidente del Consiglio si dimette ed il governo che lei ha definito populista ha fallito e tutta l'Ue ci dice che l'esperimento populista funziona in campagna elettorale ma meno bene quando si tratta di governare», afferma. «Non si è mai votato in autunno, c'è da evitare l'aumento dell'Iva e serve un governo - spiega poi rivolgendosi ai banchi del Governo - non perché noi ci vogliamo tornare ma perchè l'aumento dell'Iva porta crisi dei consumi non è un colpo di Stato cambiare il governo ma un colpo di sole aprire la crisi ora, questo è il Parlamento non il Papeete».

Marcucci: sì a dialogo con M5S. Zingaretti: Conte non si autoassolva Nel mirino di Renzi c'è sempre Matteo Salvini, che «ha fatto un governo col 17% e non col 51%» dei consensi, e «questo governo ha fallito» anche per «responsabilità» del vicepremier leghista. «Sì a un confronto con i Cinquestelle, poi vedremo se ci saranno le condizioni per dare vita a un governo», sintetizza la linea il capogruppo renziano del Pd Andrea Marcucci uscendo dall'Aula. In una nota, il segretario dem Nicola Zingaretti esprime apprezzamento per le parole di Conte ma segnala «il rischio di una autoassoluzione». Per questo, spiega, «qualsiasi nuova fase politica non può non partire dal riconoscimento di questi limiti strutturali di quanto avvenuto in questi mesi».

Bernini (FI): Conte pensa al bis, ma serve voto subito Nel dibattito che segue le comunicazioni al Senato di Conte prende la parola per Forza Italia la capogruppo Anna Maria Bernini, che indica nella stabilità politica «l'unico antidoto al precipitare dalla crisi», una stabilità «che viene solo da nuove elezioni». «Lei si stava rivolgendo a una parte dell'emiciclo, lei pensa a un Conte bis di sinistra-sinistra, un Conte bis che lei sta cercando in questa Aula, nonostante il volere degli italiani. Lei vuol passare dal partner verde e quello rosso. Lei vuol rimanere lì dov'è, e ammanta tutto questo con l'interesse del Paese», l'accusa di Bernini a Conte. Sempre dall'opposizione, il leader di LeU Pietro Grasso ricorda che l'Italia «non ha bisogno di un accordicchio» e di « un esecutivo dal corto respiro, dominato da tatticismi». Piuttosto, urge «un governo capace di ribaltare l'agenda», che tenti «di cambiare per davvero il segno di questi tempi».

La "parlamentarizzazione" della crisi Le "comunicazioni" del premier Conte sono il primo atto formale di una crisi che ha messo fine a 14 mesi di governo tra Movimento 5 Stelle e Lega, un governo che secondo i suoi stessi protagonisti doveva avere un respiro di legislatura ma che si è rapidamente incagliato tra le secche di conflitti su troppi temi chiave: dalle infrastrutture al fisco, dai rapporti con l’Europa all’immigrazione.

La fine della breve esperienza del «governo del popolo» è stata decisa da Matteo Salvini una settimana prima di Ferragosto, quando il leader della Lega ha «staccato la spina» chiedendo un immediato ritorno alle urne. Da quel momento il gioco politico si è riaperto all’improvviso, spiazzando lo stesso Salvini: Conte ha rifiutato di dimettersi chiedendo che la crisi fosse formalizzata attraverso un passaggio parlamentare. Passaggio che il leader della Lega voleva fosse rapidissimo, prima di Ferragosto, ma che invece è slittato al 20 agosto per volontà di M5S, Partito democratico e Leu, uniti nella volontà di non cedere alla richiesta di Salvini di una crisi-lampo.

La parola a Mattarella Ora la parola passa a Sergio Mattarella, fin qui rimasto in silenzio in attesa che la situazione politica si delineasse con maggiore chiarezza. Il capo dello Stato ha lasciato trapelare di non gradire soluzioni all’insegna di governi «istituzionali» a termine. O si trova una maggioranza politica alternativa, è il suo ragionamento, o è meglio tornare al voto.

Conte al Colle da Mattarella per le dimissioni, Lega ritira la Sfiducia non piu necessaria viste le dimissioni


Conte nella sua replica, che precede la sue dimissioni nelle mani di Mattarella al Quirinale, ha detto: "Io non rinnego nulla, non è nel mio stile.

Vorrei solo ricordare, se parliamo di politiche sull'immigrazione, che nel mio primo intervento europeo ho portato un'articolata proposta, con alta considerazione di questi sbarchi della morte, e del problema della ridistribuzione. Abbiamo proposto un maggiore rigore rispetto al passato.

Poi ci sono valutazione anche personali. Io come giurista vi invito a considerare che il decreto Sicurezza bis è stato licenziato dal Cdm in una versione originaria che io giudico migliore rispetto alla versione definitiva". "Ravvedimento tardivo da parte mia? Non mi risulta, forse sono stato frainteso.

Non è una questione personale con gli amici della Lega o con Salvini. Io ho ragionato di cultura delle regole e sensibilità costituzionale. Ho invocato il 3 giugno 2019, il concetto di ‘leale collaborazione', per evitare sovrapposizioni nell'azione dei vari ministri. Bisogna sempre rispettare la grammatica istituzionale. Ho parlato poco, ma l'ho fatto perché ho cercato la sobrietà delle parole.

Ho riservato i richiami al privato, ma come vedete oggi li ho fatti anche in pubblico". Poi ha concluso: "La Lega ha presentato una mozione di sfiducia, ne ha chiesto l'immediata calendarizzazione.

Ora apprendo da un'agenzia che sarebbe stata ritirata. Ma l'amore per le istituzioni, che è l'amore per i cittadini, ci dice che abbiamo il dovere della trasparenza. Ma io apprezzo la linearità d'azione e prendo atto che il leader della Lega, che qui è tornato, e lo ringrazio, ha avuto poco coraggio".

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