mercoledì 21 agosto 2019
Spunta il nome del “comunista” Roberto Fico come premier “abusivo” del nuovo governo PD-M5S
Un nome buono da spendere per l’inciucio. L’identikit risponde al nome di Roberto Fico.Il presidente della Camera e leader dell’ala rossa del Movimento Cinque Stelle sarebbe in pole position per la poltrona di premier in un eventuale governo giallorosso.
Di fatto, dietro le quinte del Transatlantico, vanno avanti le serrate trattative tra M5s e dem per dar vita al ribaltone (perché di questo si tratta). C’è chi lo chiama “patto” e chi invece lo chiama “governo istituzionale”, ma nella sostanza è un capovolgimento delle alleanze parlamentari per una nuova maggioranza.
E in questo quadro, secondo quando riporta ilCorriere, c’è il nome di Fico che comincia a farsi spazio nella strada che porta a Palazzo Chigi per la poltrona di Conte. Secondo alcune indiscrezione la linea tra Di Maio e Zingaretti sarebbe già rovente.
Il leader del Movimento Cinque Stelle ha chiesto ripetutamente garanzie su Renzi perché teme che quella dell’ex premier possa essere una trappola. Una presenza così ingombrante in un patto di governo giallorosso potrebbe mettere a rischio la tenuta di questo nuovo esecutivo. Fico potrebbe essere in nome su cui convergere.
Per il momento il presidente della Camera verrebbe segnalato per un mandato esplorativo. Poi, sempre secondo le indiscrezioni, potrebbe arrivare l’asso finale: un nuovo incarico per Giuseppe Conte. Il premier, come è noto, punta ad un bis a Palazzo Chigi. Lo stesso Conte avrebbe avuto contatti personalmente con il segretario dem Zingaretti.
L’oggetto della conversazione è sempre lo stesso: quanto ci si può fidare di Renzi? Il Pd infatti è abbastanza spaccato sull’ipotesi inciucio. I zingarettiani puntano di più sulle urne, ma i renziani (che rappresentano quasi l’intera truppa dem in Parlamento) sono invece per un’intesa per un governo. E dunque nella battaglia intestina tra i dem si gioca anche la partita del futuro della legislatura.
I Cinque Stelle prima di mettersi nelle mani del Pd vogliono garanzie. L’operazione è rischiosa e potrebbe portare ad un ulteriore tonfo in caso di voto. Di certo il nome di Fico per palazzo Chigi sposterebbe ancora di più l’asse grillino verso sinistra. Una virata non da poco dopo 14 mesi insieme a Salvini sostenuto a colpi di firme sui decreti nella sua politica dei porti chiusi.
Primo contatto telefonico tra Di Maio e Zingaretti: Il nuovo premier abusivo PD-M5S? Ecco i nomi horror
Facile “mandare a casa” Matteo Salvini, il duro per Pd e M5s arriva ora. Approfittato della crisi aperta da Matteo Salvini con eccessiva leggerezza, i dem iniziano ufficialmente la trattativa con i grillni per il governo “dell’inciucio”.
Come riportato dalla Stampa, il segretario Nicola Zingaretti e il capo politico dei 5 Stelle Luigi Di Maio si sono già sentiti telefonicamente nel giorno delle dimissioni ufficiali di Giuseppe Conte, per discutere sugli assetti della nuova maggioranza e, dettaglio non secondario, di chi sarà il nuovo premier. Nei 5 Stelle c’è la tentazione di chiedere un Conte-bis, ma sulla “discontinuità” (nomi, prima di programmi) i dem sono stati molto chiari. Si deve cambiare.
Dai 5 Stelle smentiscono che sia stato Di Maio a telefonare al leader dem, sottolineando come siano false le frasi a lui attribuite e come invece sia il Movimento a registrare “numerosi sollecitazioni da più parti”. Come dire: ci cercano loro.
L’idea resta quella di fare un governo “di legislatura”, che possa durare ben più della manciata di mesi necessaria a firmare la manovra e sterilizzare l’aumento dell’Iva (termini temporali fissati, con parole sibilline, dal grande burattinaio Matteo Renzi nel suo discorso al Senato). Ecco perché serviranno nomi pesanti, politici e di garanzia al tempo stesso.
Le carte sul tavolo? Roberto Fico, il grillino più vicino alla sinistra. Il magistrato Raffaele Cantone (il premier preferito da Marco Travaglio), e un “tecnico” come Enrico Giovannini, ex presidente Istat che certo non dispiacerebbe né al presidente Sergio Mattarella né ai mercati.
Vittorio Feltri: “Saviano vuole la galera per Salvini? Noi saremo già felici se lo scrittore andasse affanc….”
“Roberto Saviano vuole che Matteo Salvini vada in galera”, scrive Vittorio Feltrisul suo profilo Twitter. “Esagerato. Noi saremmo già felici se lo scrittore andasse affanc***“.
Mister Gomorra, infatti, aveva dichiarato in un post sul caso Open Arms, che il leader della Lega doveva finire in carcere.
“I 134 migranti a bordo della Open Arms, dopo essere stati ostaggio dei banditi libici, ora lo sono del bandito politico Matteo Salvini, il ministro della Malavita.
Ma il destino di Salvini è il carcere, e questo lo sta capendo anche lui”, aveva poi concluso Saviano. “Basterà che si spengano le luci”.
Mister Gomorra, infatti, aveva dichiarato in un post sul caso Open Arms, che il leader della Lega doveva finire in carcere.
“I 134 migranti a bordo della Open Arms, dopo essere stati ostaggio dei banditi libici, ora lo sono del bandito politico Matteo Salvini, il ministro della Malavita.
Ma il destino di Salvini è il carcere, e questo lo sta capendo anche lui”, aveva poi concluso Saviano. “Basterà che si spengano le luci”.
Sondaggi: se si votasse ora il centrodestra avrebbe la maggioranza assoluta. Disastro per Renzi e Di Maio
A ridosso della mozione di sfiducia in Senato su Giuseppe Conte, Youtrend presenta lo scenario di un voto politico con il centrodestra unito.
Se la Lega diMatteo Salvini, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e Forza Italia di Silvio Berlusconi si presentasse assieme alle urne, “otterrebbe una larghissima maggioranza”.
I numeri presentati da Lorenzo Pregliasco per Omnibus su La7 sono impressionanti: alla Camera il centrodestra avrebbe 416 seggi a discapito del Movimento 5 Stelle (81) e il centrosinista 119. Mentre in Senato Lega, FdI e FI otterrebbero 210 seggi, M5s 40 e il centro sinistra 57.
“L’arma che possiede in centrodestra è sicuramente la legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum”. Con tale legge elettorale il 36 per cento dei seggi viene assegnato con un sistema maggioritario, il 64 con un sistema proporzionale- Alla camera i seggi assegnati con il sistema uninominale sono 232 su 630, al senato 116 su 315.
Il resto dei seggi sarà assegnato con metodo proporzionale: ogni partito o coalizione presenterà una lista di candidati bloccata (non meno di due e non più di quattro) in 20 circoscrizioni per il senato (una per regione) e 28 per la camera.
martedì 20 agosto 2019
CONTE DA LE DIMISSIONI, IL RIASSUNTO DELLA GIORNATA E ORA PAROLA A MATTARELLA
Il presidente del Consiglio in Senato annuncia la fine del governo M5S-Lega e attacca a tutto campo il leader della Lega: «Ha perseguito interessi di parte, una decisione grave dettata da opportunismo politico». Salvini replica: «Rifarei tutto, chi ha paura del voto non è libero».
Dopo il dibattito Conte sale al Colle per rassegnare le dimissioni. «Sì a un confronto con i Cinquestelle, poi vedremo se ci saranno le condizioni per dare vita a un governo», sintetizza la linea dem il capogruppo Pd Andrea Marcucci
Dalla nascita alla crisi: dopo 15 mesi governo gialloverde al capolinea 8' di lettura
«L'azione di Governo si arresta qui». Lo ha detto Giuseppe Conte al termine di un lungo discorso al Senato, nel quale ha annunciato l'intenzione, al termine del dibattito in Aula, di salire al Quirinale dal capo dello Stato - che ha ringraziato - per rassegnare le sue dimissioni, sancendo così l'apertura della crisi e a fine dell'Esecutivo M5S-Lega. «Grazie e finalmente: rifarei tutto quello che ho fatto», la replica a caldo del vicepremier Matteo Salvini, intervenuto dopo i duri attacchi di Conte, che nel suo discorso gli ha attribuito la colpa della crisi definendolo un «irresponsabile».
Salvini: «Chi ha paura voto non è libero» Salvini, irritato per gli attacchi a 360° ricevuti da Conte, ha risposto al premier parlando dal suo scranno di senatore nell'emiciclo, rilanciando nel suo discorso all'Assemblea la richiesta del voto subito. Sono qua, ha spiegato, «con la grande forza di essere un uomo libero, quindi vuol dire che non ho paura del giudizio degli italiani, in questa aula ci sono donne e uomini liberi e donne e uomini un po' meno liberi. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero». Poi ironizza sulla scelta «irresponsabile» (definizione di Conte) di aver avviato la crisi di governo all'inizio delle ferie estive del Parlamento. «La critica più surreale è stata: non si fanno le crisi ad agosto, che i parlamentari non lavorano...Facciamo i ministri un mese sì, un mese no?». Nel tardo pomeriggio, Salvini ha poi rilanciato su Fb i suoi dubbi sulla lealtà del premier. «Ho scoperto - scrive il ministro dell?interno - che Conte non mi sopportava da mesi, da una vita. Mi viene come il dubbio che qualcuno stesse lavorando a un inciucio con il Pd da mesi, è m'è venuto da quando hanno votato Ursula».
Crisi di governo «decisione grave» Buona parte dell’intervento del presidente del Consiglio è stato un duro attacco al ministro dell’Interno, che a tratti ha scosso la testa. «Il ministro Salvini ha aperto la crisi e chiesto elezioni anticipate: è una decisione grave, perché ha seguito interessi personali e di partito»: questo l’esordio del premier, con il ministro dell’Interno - che l'8 agosto scorso ha innescato la crisi di governo - seduto al suo fianco. «Decisione grave perché interrompe prematuramente un’esperienza di governo che aveva prodotto molti risultati; perché i cittadini avevano chiesto un cambio di passo espresso dal nostro governo; perché vìola il solenne impegno assunto dal leader della Lega con il contratto di governo; perché i tempi della decisione espongono il nostro Paese a gravi rischi, tra cui quello di ritrovarsi in esercizio provvisorio di bilancio».
Dal premier attacco a tutto campo a Salvini Conte ha rivendicato il lavoro compiuto dal governo. «Altro che governo dei no - attacca - all’indomani delle Europee Salvini ha posto in essere un progressivo distacco dall’azione di governo, ha cercato pretesti per tornare alle urne». Nel suo discorso, il premier si toglie vari sassolini dalle scarpe, senza risparmiare affondi polemici. Il bersaglio è soprattutto vicepremier leader della Lega. «Quando si assumono così rilevanti incarichi istituzionali e dando il via del governo del cambiamento si assumo precisi doveri verso i cittadini e verso lo Stato», sottolinea Conte - e «far votare i cittadini è l'essenza della democrazia», ma «sollecitarli a votare ogni anno è irresponsabile». «I comportamenti adottati in questi ultimi giorni dal ministro dell'Interno rivelano scarsa responsabilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale. Mi assumo la responsabilità di quello che dico», aggiunge poi Conte. Parole accolte da urla dei senatori leghisti e applausi dai banchi M5S, cui si uniscono anche molti senatori dem.
Conte: richiesta dei pieni poteri «mi preoccupa» «Ogni partito è chiamato ad operare una mediazione tra gli interessi di parte e quelli generali, quando ci si concentra solo su interessi di parte non si tradisce solo la nobiltà della politica ma si compromette l'interesse nazionale», ha insistito Conte, sempre riferendosi alla Lega. In un altro passaggio, Conte ricorda alcuni dei risultati del suo governo e accusa il «caro ministro dell'Interno» di essersi assunto «una grande responsabilità di fronte al Paese» promuovendo la crisi: «ti ho sentito chiedere "pieni poteri" e invocare le piazze a tuo sostegno, questa tua concezione mi preoccupa».
Conte: Salvini sulla vicenda Russia doveva venire in Aula Il lungo elenco di limiti ed errori che il premier ha attribuito a Salvini comprende anche l'uso fuori contesto dei simboli religiosi, tema che scatena la reazione dell'Aula. «Chi ha compiti di responsabilità dovrebbe evitare di accostare agli slogan politici i simboli religiosi. Sono episodi di incoscienza religiosa che rischiano di offendere il sentimento dei credenti e di oscurare il principio di laicità alla base dello Stato moderno», ammonisce Conte. Poi ricorda il caso Russiagate e le presunte trattative del leghista Savoini a Mosca per ottenere un finanziamento in nero. «La vicenda russa – attacca il premier rivolgendosi a Salvini - meritava di essere chiarita anche per i risvolti sul piano internazionale, dovevi venire in Senato» ma «ti sei rifiutato di condividere la informazioni».
La Lega ritira la sua mozione di sfiducia Nel tardo pomeriggio il Carroccio ha deciso a sorpresa di ritirare la mozione di sfiducia al Governo Conte presentata in Senato ma mai calendarizzata. Per due ragioni, fanno sapere fonti interne: l'inutilità della mozione dopo l'annuncio delle dimissioni da parte del premier. E la sua incoerenza dopo la proposta avanzata da Salvini al premier nel corso del dibattito di lavorare assieme per completare le riforme. Proposta su cui Conte potrebbe rispondere nella sua replica al termine del dibattito.
Conte: Salvini senza coraggio, vado da Mattarella Poco dopo le 20, al termine di un lunghissimo pomeriggio parlamentare fatto di polemiche, attacchi e ripicche, soprattutto tra ex gli alleati di governo, il premier è nuovamente intervenuto per la replica finale chiudendo così il dibattito dell'Assemblea, durato oltre tre ore e mezzo. È l'occasione per ribattere ad alcune delle accuse arrivate dai senatori dell'opposizione, come quella di aver messo in campo norme a rischio di incostituzionalità, vedi il decreto sicurezza. Ma soprattutto per accusare Salvini di mancanza di coraggio, con riferimento al ritiro della mozione di sfiducia da parte del Carroccio. «Nessun problema, se ti manca il coraggio sul piano politico» di assumerti la responsabilità della crisi «non c'è problema, me l'assumo io. Questa è la conclusione, unica, obbligata, trasparente. Vi ringrazio tanto, io vado dal presidente della Repubblica», chiude il premier, rivolgendosi al vicepremier Salvini. «Prendo atto che al leader della Lega Matteo Salvini - aggiunge tra gli applausi dei grillini - manca il coraggio di assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti».
Salvini: sì a manovra se ha taglio alle tasse da 50 mld Parlando dei tempi della crisi il leader della Lega assicura invece la sua disponibilità a votare «anche a settembre, non veniteci a parlare di aumento Iva, di spread, di esercizio provvisorio, di recessione...». La Lega, annuncia poi «è pronta a sostenere una manovra economica se ha almeno 50 miliardi a bilancio per ridurre le tasse a famiglie, lavoratori e imprenditori italiani, almeno, stando sotto a quello che farà la Francia».
Salvini: tagliamo parlamentari e tasse e poi subito voto Nel passaggio finale, Salvini ha rilanciato al M5S la proposta di votare il taglio dei parlamentari (bandiera pentastellata) e poi andare al voto: «Se c'è voglia di costruire, di terminare un percorso virtuoso» con il taglio dei parlamentari e lo stop all'aumento delle tasse, «e poi andiamo al voto, noi ci siamo», «se volete ultimare il percorso di riforme noi ci siamo».
Renzi: governo populista ha fallito Dopo Conte e Salvini, la parola passa all'ex premier e senatore dem Matteo Renzi. «Lei oggi presidente del Consiglio si dimette ed il governo che lei ha definito populista ha fallito e tutta l'Ue ci dice che l'esperimento populista funziona in campagna elettorale ma meno bene quando si tratta di governare», afferma. «Non si è mai votato in autunno, c'è da evitare l'aumento dell'Iva e serve un governo - spiega poi rivolgendosi ai banchi del Governo - non perché noi ci vogliamo tornare ma perchè l'aumento dell'Iva porta crisi dei consumi non è un colpo di Stato cambiare il governo ma un colpo di sole aprire la crisi ora, questo è il Parlamento non il Papeete».
Marcucci: sì a dialogo con M5S. Zingaretti: Conte non si autoassolva Nel mirino di Renzi c'è sempre Matteo Salvini, che «ha fatto un governo col 17% e non col 51%» dei consensi, e «questo governo ha fallito» anche per «responsabilità» del vicepremier leghista. «Sì a un confronto con i Cinquestelle, poi vedremo se ci saranno le condizioni per dare vita a un governo», sintetizza la linea il capogruppo renziano del Pd Andrea Marcucci uscendo dall'Aula. In una nota, il segretario dem Nicola Zingaretti esprime apprezzamento per le parole di Conte ma segnala «il rischio di una autoassoluzione». Per questo, spiega, «qualsiasi nuova fase politica non può non partire dal riconoscimento di questi limiti strutturali di quanto avvenuto in questi mesi».
Bernini (FI): Conte pensa al bis, ma serve voto subito Nel dibattito che segue le comunicazioni al Senato di Conte prende la parola per Forza Italia la capogruppo Anna Maria Bernini, che indica nella stabilità politica «l'unico antidoto al precipitare dalla crisi», una stabilità «che viene solo da nuove elezioni». «Lei si stava rivolgendo a una parte dell'emiciclo, lei pensa a un Conte bis di sinistra-sinistra, un Conte bis che lei sta cercando in questa Aula, nonostante il volere degli italiani. Lei vuol passare dal partner verde e quello rosso. Lei vuol rimanere lì dov'è, e ammanta tutto questo con l'interesse del Paese», l'accusa di Bernini a Conte. Sempre dall'opposizione, il leader di LeU Pietro Grasso ricorda che l'Italia «non ha bisogno di un accordicchio» e di « un esecutivo dal corto respiro, dominato da tatticismi». Piuttosto, urge «un governo capace di ribaltare l'agenda», che tenti «di cambiare per davvero il segno di questi tempi».
La "parlamentarizzazione" della crisi Le "comunicazioni" del premier Conte sono il primo atto formale di una crisi che ha messo fine a 14 mesi di governo tra Movimento 5 Stelle e Lega, un governo che secondo i suoi stessi protagonisti doveva avere un respiro di legislatura ma che si è rapidamente incagliato tra le secche di conflitti su troppi temi chiave: dalle infrastrutture al fisco, dai rapporti con l’Europa all’immigrazione.
La fine della breve esperienza del «governo del popolo» è stata decisa da Matteo Salvini una settimana prima di Ferragosto, quando il leader della Lega ha «staccato la spina» chiedendo un immediato ritorno alle urne. Da quel momento il gioco politico si è riaperto all’improvviso, spiazzando lo stesso Salvini: Conte ha rifiutato di dimettersi chiedendo che la crisi fosse formalizzata attraverso un passaggio parlamentare. Passaggio che il leader della Lega voleva fosse rapidissimo, prima di Ferragosto, ma che invece è slittato al 20 agosto per volontà di M5S, Partito democratico e Leu, uniti nella volontà di non cedere alla richiesta di Salvini di una crisi-lampo.
La parola a Mattarella Ora la parola passa a Sergio Mattarella, fin qui rimasto in silenzio in attesa che la situazione politica si delineasse con maggiore chiarezza. Il capo dello Stato ha lasciato trapelare di non gradire soluzioni all’insegna di governi «istituzionali» a termine. O si trova una maggioranza politica alternativa, è il suo ragionamento, o è meglio tornare al voto.
Conte al Colle da Mattarella per le dimissioni, Lega ritira la Sfiducia non piu necessaria viste le dimissioni
Conte nella sua replica, che precede la sue dimissioni nelle mani di Mattarella al Quirinale, ha detto: "Io non rinnego nulla, non è nel mio stile.
Vorrei solo ricordare, se parliamo di politiche sull'immigrazione, che nel mio primo intervento europeo ho portato un'articolata proposta, con alta considerazione di questi sbarchi della morte, e del problema della ridistribuzione. Abbiamo proposto un maggiore rigore rispetto al passato.
Poi ci sono valutazione anche personali. Io come giurista vi invito a considerare che il decreto Sicurezza bis è stato licenziato dal Cdm in una versione originaria che io giudico migliore rispetto alla versione definitiva". "Ravvedimento tardivo da parte mia? Non mi risulta, forse sono stato frainteso.
Non è una questione personale con gli amici della Lega o con Salvini. Io ho ragionato di cultura delle regole e sensibilità costituzionale. Ho invocato il 3 giugno 2019, il concetto di ‘leale collaborazione', per evitare sovrapposizioni nell'azione dei vari ministri. Bisogna sempre rispettare la grammatica istituzionale. Ho parlato poco, ma l'ho fatto perché ho cercato la sobrietà delle parole.
Ho riservato i richiami al privato, ma come vedete oggi li ho fatti anche in pubblico". Poi ha concluso: "La Lega ha presentato una mozione di sfiducia, ne ha chiesto l'immediata calendarizzazione.
Ora apprendo da un'agenzia che sarebbe stata ritirata. Ma l'amore per le istituzioni, che è l'amore per i cittadini, ci dice che abbiamo il dovere della trasparenza. Ma io apprezzo la linearità d'azione e prendo atto che il leader della Lega, che qui è tornato, e lo ringrazio, ha avuto poco coraggio".
Colpo di scena: la procura rossa di Agrigento sequestra Open Arms. I clandestini possono sbarcare tutti in Italia
Adesso arriva l’assist dei pm a Open Arms. La procura di Agrigento ha disposto il sequestro della nave. E questa scelta, da parte della procura implica lo sbarco di tutti i migranti a bordo. Dunque le toghe, dopo aver agevolato il ritorno in mare delle ong con i dissequestri delle navi, adesso danno una mano a Open Arms con un sequestro.
Una situazione paradossale che però porterà allo sbarco di tutti i migranti a Lampedusa. La mossa della procura è arrivata proprio nel giorno in cui la Spagna ha annunciato l’invio di una nave militare per dare assistenza ai migranti e per procedere al trasbordo per poi dirigersi verso un porto iberico.
E sul caso Open Arms, subito dopo il dibattito parlamentare sulla crisi di governo, è tornato a parlare il ministro degli Interni, Matteo Salvini: “Molto probabilmente mi arriverà un’altra denuncia perchè la procura di Agrigento ha aperto un fascicolo per abuso di ufficio contro ignoti“, ha affermato il titolare del Viminale. Insomma adesso lo scenario si complica. I migranti sbarcheranno a Lampedusa e molto probabilmente si aprirà un altro braccio di ferro tra il ministero degli Interni e la procura di Agrigento. Questa mattina il pm Patronaggio è salito a bordo della nave per una ispezione.
Con questo sequestro dunque viene messa la parola fine all’ipotesi di uno sbarco in Spagna. Madrid si è svegliata in ritardo e ha indicato un porto sicuro per l’ong ben 17 giorni dopo il salvataggio dei migranti. Intanto dalla Francia proprio nelle ultime ore era arrivata la richiesta di uno sbraco immediato con le parole del ministro degli Interni, Cazeneuve. Parigi, insieme a Berlino, ha dato la sua disponibilità ad ospitare alcuni dei migranti salvati da Open Arms.
Intanto Salvini, impegnato anche sul fronte della crisi, sottolinea come possa cambiare la musica con un nuovo governo dell’inciucio tra Cinque Stelle e Pd: “Qualcuno nel nome del governo dell’inciucio vuole riaprire i porti ma finchè campo io difenderò la sovranità del mio paese e quindi sono corso dal Senato al Viminale. Rischio altra denuncia per abuso d’ufficio perchè avrei dovuto far sbarcare immigrati di questa Ong spagnola“.
Don Biancalani vuole aprire i porti all’invasione: “Chi non fa sbarcare i migranti è un ipocrita. Disubbidienza civile”
Rieccolo don Massimo Biancalani, il parroco di Vicofano, centro in provincia di Pistoia, famoso per i suoi attacchi quotidiani contro Salvini e contro il governo in tema di migranti.
Anche ora il leader della “disobbedienza civile” la spara grossa: vuole i porti aperti. «È imperativo che quelle persone sbarchino a Lampedusa.
È necessario un gesto di civiltà e umanità e per questo mi appello alle istituzioni al governo affinché aprano i porti perché non è accettabile che persone così fragili che scappano da violenze e torture debbano subire anche questo. È un diritto fondamentale che vengano soccorse».
E poi ritorna a chiedere come un mantra le dimissioni di Salvini: «Chiedo le dimissioni del ministro dell’Interno – ha sottolineato don Massimo Biancalani –
È necessario un cambio di rotta radicale, non si può più sopportare un atteggiamento di questo genere, un governo che obbliga queste persone a non sbarcare, a rimanere per così tanti giorni bloccati: è ovvio che poi si gettano in acqua per raggiungere la costa».
E infine l’ennesima stoccata: «La linea del governo e del ministro dell’Interno è irricevibile, ipocrita e falsa dato che da una parte si chiudono i porti e dall’altra arrivano barchini con decine di migranti che sbarcano sulle coste italiane tutti i giorni. L’Italia non merita una politica di questo genere, che si comporta in questo modo scellerato»
La durissima replica di Salvini a Conte: “Ora parla come Renzi. Contro di me insulti alla Saviano”
Dopo il discorso di Giuseppe Conte in Aula in cui il premier ha annunciato le sue dimissioni, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini ha lasciato i banchi del governo e accomodandosi tra gli scranni del Senato del gruppo della Lega ha replicato alle parole del premier: “Rifarei tutto”, ha esordito.
Poi ha rivendicato la sua richiesta per un voto anticipato: “Io non ho paura del ritorno al voto e del giudizio degli italiani”. Sottolineata la volontà di ritornare al voto, Salvini ha a sua volta affondato il colpo su Conte: “Mi spiace presidente che mi ha mal sopportato per questi 14 mesi, mi ha definito ‘preoccupante’, ‘incosciente’, ‘pericoloso’, bastava un Salviano qualunque per raccogliere tutti questi insulti”, ha affermato il vicepremier.
Poi una stoccata a tutti quei parlamentari che hanno criticato la scelta di Salvini di aprire una crisi in agosto: “Si può aprire la crisi a giugno, a settembre, ma non ad agosto”. Salvini a questo punto ha rivendicato il suo operato da ministro degli Interni: “Restituisco ai cittadini un’Italia più sicura”. Salvini è un fiume in piena e nel suo discorso parla anche dei rapporti tra l’esecutivo e l’Europa: “Io non voglio un Paese come un cagnolino, non dobbiamo dipendere dalla firma di qualche funzionario europeo, siamo un Paese libero”.
Poi l’attacco durissimo a Conte citando quel famoso video in cui il premier conversando con la cancelliera ha chiesto consigli per la campagna elettorale per le europee: “Io non ho mai parlato di queste cose con la Merkel, non ho mai chiesto aiuto su come fermare un avversario politico”. Inevitabile un accenno al governo dell’inciucio che sta per nascere: “Vi vedo a fare la riforma del lavoro con Renzi, padre del Jobs Act e la commissione d’inchiesta sulle banche con la Boschi”.
Il ministro ha poi sottolineato che in diversi Paesei, Polonia e Spagna si va al voto già ad ottobre e “non ci sono disastri”. Sul fronte dell’immigrazione poi afferma: “In Italia si arriva con le carte in regole e non sulle navi delle ong”. Salvini dunque ha “restituito il favore” al premier Conte con un discorso di fuoco che ha acceso l’Aula. Nel corso del suo intervento è anche intervenuto il presidente del Senato, Casellati, che ha chiesto ad un senatore di rimuovere un cartello. Salvini poi è entrato nel merito della manovra che verrà chiedendo una legge di Bilancio coraggiosa.
Il titolare del Viminale ha sottolineato la volontà della Lega di dare vita ad una manovra che non sia di fatto “schiava” di Bruxelles: “Ci stiamo lavorando da mesi”. Insomma con lo scontro in Aula tra Salvini e Conte è sceso il sipario su questa governo che dopoi 14 mesi chiude i battenti. Ora la palla passa nel campo del Quirinale..
I “trafficanti” di Open Arms rifiutano ancora la Spagna: “L’unico porto sicuro è quello di Lampedusa”
Ieri sera sembrava fatta: la Guardia Costiera era pronta ad accompagnare i migranti sulla Open Arms fino a Minorca, in Spagna, dove possono sbarcare. Ma ora l’ong spagnola insiste per far scendere tutti in Italia.
“Non siamo in grado di metterci in navigazione verso le Baleari, a bordo c’è ormai una situazione insostenibile”, dice a Repubblica il fondatore Oscar Camps, “I migranti sono sfiniti, e anche l’equipaggio è allo stremo delle forze. E poi l’imbarcazione avrebbe bisogno di una revisione. Per tutte queste ragioni, l’unico porto sicuro è quello di Lampedusa”.
Dopo il sì alla Spagna, quindi, arriva una nuova retromarcia. Del resto fin dall’inizio della campagna Camps ha avuto come obiettivo l’Italia: meglio il no di Salvini alle multe del governo di Madrid, era la spiegazione. E ora torna a chiedere di attraccare a Lampedusa: “Non siamo proprio in grado di metterci in viaggio”, sostiene, “E da venerdì abbiamo dichiarato alle autorità italiane che non siamo più responsabili di quello che potrebbe accadere a bordo. Non facciamo politica, salviamo vite umane.
L’Italia deve assumersi le sue responsabilità. Perché la Spagna ha detto che è disponibile a prenderli i migranti, ma l’Italia non vuole farli sbarcare. E, invece, sarebbe logico, degno e normale fare arrivare i migranti su quella costa che si trova a 800 metri da dove siamo adesso. Dopo lo sbarco, i migranti sarebbero trasferiti all’hotspot e il giorno seguente un aereo potrebbe accompagnarli in Spagna. E da lì verso i paesi che si sono detti disponibili all’accoglienza“.
Su Twitter l’ong parla di una “notte delirante” dopo 19 giorni in mare. “Prima un’evacuazione medica urgente, poi questa mattina un uomo si è gettato in acqua cercando di raggiungere la terra davanti a lui. Nel mezzo, un donna con atacco di panico”, raccontano, “La situazione è disperata. Mancano le parole”.
Migranti, il sondaggio che asfalta i buonisti: il 51% degli italiani vuole il blocco navale. Anche 1 elettore PD su 3
Roma, 20 ago – Proprio mentre va profilandosi un «inciucio» M5S-Pd, governo che sarebbe ovviamente immigrazionista, un recente sondaggio tasta il polso del «Paese reale». E, sull’immigrazione, gli italiani hanno le idee chiare: basta immigrazione. Di più: per la maggioranza dell’elettorato non è più sufficiente la sola chiusura dei porti, ma è necessario anche il blocco navale. Secondo un sondaggio realizzato dall’istituto AnalisiPolitica e pubblicato oggi da Libero, infatti, ben il 51% degli italiani è d’accordo con questa misura, quanto mai drastica e risolutiva.
Vince la linea duraIn sostanza, secondo gli italiani, non solo le navi delle Ong non devono sbarcare immigrati clandestini nei nostri porti, ma non devono proprio entrare nelle nostre acque territoriali. Naturalmente le divergenze di opinioni riflettono la contrapposizione destra/sinistra. Se il 72% dell’elettorato di centrodestra è favorevole al blocco navale, il 64% degli elettori di centrosinistra è contrario alla misura. Quello che colpisce, però, è che ben il 34% dei progressisti non vede di cattivo occhio un invio delle nostre navi militari davanti alle coste libiche e tunisine. In pratica, un elettore del Pd su tre è d’accordo con il blocco navale.
Il blocco navale piace anche ai grilliniStesso discorso per gli elettori del M5S. Mentre il ministro Trenta si è impegnato a scortare le navi Ong nei porti italiani, i sostenitori del M5S non gradiscono affatto questa scelta. Anzi, il 54% dei grillini vuole il blocco navale, con buona pace della Trenta. Insomma, questo sondaggio non fa che confermare un’altra rilevazione dello scorso gennaio, che certificava come la maggioranza degli italiani non ne volesse sapere di immigrazione. Ora, però, sappiamo anche un piddino su tre e più di un grillino su due si trovano d’accordo con la misura del blocco navale. Una misura, ricordiamolo, che è stata più volte caldeggiata da Giorgia Meloni (Fdi) e Simone Di Stefano (CasaPound)
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