martedì 20 agosto 2019

Colpo di scena: la procura rossa di Agrigento sequestra Open Arms. I clandestini possono sbarcare tutti in Italia


Adesso arriva l’assist dei pm a Open Arms. La procura di Agrigento ha disposto il sequestro della nave. E questa scelta, da parte della procura implica lo sbarco di tutti i migranti a bordo. Dunque le toghe, dopo aver agevolato il ritorno in mare delle ong con i dissequestri delle navi, adesso danno una mano a Open Arms con un sequestro.

Una situazione paradossale che però porterà allo sbarco di tutti i migranti a Lampedusa. La mossa della procura è arrivata proprio nel giorno in cui la Spagna ha annunciato l’invio di una nave militare per dare assistenza ai migranti e per procedere al trasbordo per poi dirigersi verso un porto iberico.

 E sul caso Open Arms, subito dopo il dibattito parlamentare sulla crisi di governo, è tornato a parlare il ministro degli Interni, Matteo Salvini: “Molto probabilmente mi arriverà un’altra denuncia perchè la procura di Agrigento ha aperto un fascicolo per abuso di ufficio contro ignoti“, ha affermato il titolare del Viminale. Insomma adesso lo scenario si complica. I migranti sbarcheranno a Lampedusa e molto probabilmente si aprirà un altro braccio di ferro tra il ministero degli Interni e la procura di Agrigento. Questa mattina il pm Patronaggio è salito a bordo della nave per una ispezione.

Con questo sequestro dunque viene messa la parola fine all’ipotesi di uno sbarco in Spagna. Madrid si è svegliata in ritardo e ha indicato un porto sicuro per l’ong ben 17 giorni dopo il salvataggio dei migranti. Intanto dalla Francia proprio nelle ultime ore era arrivata la richiesta di uno sbraco immediato con le parole del ministro degli Interni, Cazeneuve. Parigi, insieme a Berlino, ha dato la sua disponibilità ad ospitare alcuni dei migranti salvati da Open Arms.

Intanto Salvini, impegnato anche sul fronte della crisi, sottolinea come possa cambiare la musica con un nuovo governo dell’inciucio tra Cinque Stelle e Pd: “Qualcuno nel nome del governo dell’inciucio vuole riaprire i porti ma finchè campo io difenderò la sovranità del mio paese e quindi sono corso dal Senato al Viminale. Rischio altra denuncia per abuso d’ufficio perchè avrei dovuto far sbarcare immigrati di questa Ong spagnola“.

Don Biancalani vuole aprire i porti all’invasione: “Chi non fa sbarcare i migranti è un ipocrita. Disubbidienza civile”


Rieccolo don Massimo Biancalani, il parroco di Vicofano, centro in provincia di Pistoia, famoso per i suoi attacchi quotidiani contro Salvini e contro il governo in tema di migranti.

Anche ora il leader della “disobbedienza civile” la spara grossa: vuole i porti aperti. «È imperativo che quelle persone sbarchino a Lampedusa.

 È necessario un gesto di civiltà e umanità e per questo mi appello alle istituzioni al governo affinché aprano i porti perché non è accettabile che persone così fragili che scappano da violenze e torture debbano subire anche questo. È un diritto fondamentale che vengano soccorse».

E poi ritorna a chiedere come un mantra le dimissioni di Salvini: «Chiedo le dimissioni del ministro dell’Interno – ha sottolineato don Massimo Biancalani –

È necessario un cambio di rotta radicale, non si può più sopportare un atteggiamento di questo genere, un governo che obbliga queste persone a non sbarcare, a rimanere per così tanti giorni bloccati: è ovvio che poi si gettano in acqua per raggiungere la costa».

 E infine l’ennesima stoccata: «La linea del governo e del ministro dell’Interno è irricevibile, ipocrita e falsa dato che da una parte si chiudono i porti e dall’altra arrivano barchini con decine di migranti che sbarcano sulle coste italiane tutti i giorni. L’Italia non merita una politica di questo genere, che si comporta in questo modo scellerato»

La durissima replica di Salvini a Conte: “Ora parla come Renzi. Contro di me insulti alla Saviano”


Dopo il discorso di Giuseppe Conte in Aula in cui il premier ha annunciato le sue dimissioni, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini ha lasciato i banchi del governo e accomodandosi tra gli scranni del Senato del gruppo della Lega ha replicato alle parole del premier: “Rifarei tutto”, ha esordito.

Poi ha rivendicato la sua richiesta per un voto anticipato: “Io non ho paura del ritorno al voto e del giudizio degli italiani”. Sottolineata la volontà di ritornare al voto, Salvini ha a sua volta affondato il colpo su Conte: “Mi spiace presidente che mi ha mal sopportato per questi 14 mesi, mi ha definito ‘preoccupante’, ‘incosciente’, ‘pericoloso’, bastava un Salviano qualunque per raccogliere tutti questi insulti”, ha affermato il vicepremier.

Poi una stoccata a tutti quei parlamentari che hanno criticato la scelta di Salvini di aprire una crisi in agosto: “Si può aprire la crisi a giugno, a settembre, ma non ad agosto”. Salvini a questo punto ha rivendicato il suo operato da ministro degli Interni: “Restituisco ai cittadini un’Italia più sicura”. Salvini è un fiume in piena e nel suo discorso parla anche dei rapporti tra l’esecutivo e l’Europa: “Io non voglio un Paese come un cagnolino, non dobbiamo dipendere dalla firma di qualche funzionario europeo, siamo un Paese libero”.

Poi l’attacco durissimo a Conte citando quel famoso video in cui il premier conversando con la cancelliera ha chiesto consigli per la campagna elettorale per le europee: “Io non ho mai parlato di queste cose con la Merkel, non ho mai chiesto aiuto su come fermare un avversario politico”. Inevitabile un accenno al governo dell’inciucio che sta per nascere: “Vi vedo a fare la riforma del lavoro con Renzi, padre del Jobs Act e la commissione d’inchiesta sulle banche con la Boschi”.

Il ministro ha poi sottolineato che in diversi Paesei, Polonia e Spagna si va al voto già ad ottobre e “non ci sono disastri”. Sul fronte dell’immigrazione poi afferma: “In Italia si arriva con le carte in regole e non sulle navi delle ong”. Salvini dunque ha “restituito il favore” al premier Conte con un discorso di fuoco che ha acceso l’Aula. Nel corso del suo intervento è anche intervenuto il presidente del Senato, Casellati, che ha chiesto ad un senatore di rimuovere un cartello. Salvini poi è entrato nel merito della manovra che verrà chiedendo una legge di Bilancio coraggiosa.

Il titolare del Viminale ha sottolineato la volontà della Lega di dare vita ad una manovra che non sia di fatto “schiava” di Bruxelles: “Ci stiamo lavorando da mesi”. Insomma con lo scontro in Aula tra Salvini e Conte è sceso il sipario su questa governo che dopoi 14 mesi chiude i battenti. Ora la palla passa nel campo del Quirinale..

I “trafficanti” di Open Arms rifiutano ancora la Spagna: “L’unico porto sicuro è quello di Lampedusa”


Ieri sera sembrava fatta: la Guardia Costiera era pronta ad accompagnare i migranti sulla Open Arms fino a Minorca, in Spagna, dove possono sbarcare. Ma ora l’ong spagnola insiste per far scendere tutti in Italia.

“Non siamo in grado di metterci in navigazione verso le Baleari, a bordo c’è ormai una situazione insostenibile”, dice a Repubblica il fondatore Oscar Camps, “I migranti sono sfiniti, e anche l’equipaggio è allo stremo delle forze. E poi l’imbarcazione avrebbe bisogno di una revisione. Per tutte queste ragioni, l’unico porto sicuro è quello di Lampedusa”.

Dopo il sì alla Spagna, quindi, arriva una nuova retromarcia. Del resto fin dall’inizio della campagna Camps ha avuto come obiettivo l’Italia: meglio il no di Salvini alle multe del governo di Madrid, era la spiegazione. E ora torna a chiedere di attraccare a Lampedusa: “Non siamo proprio in grado di metterci in viaggio”, sostiene, “E da venerdì abbiamo dichiarato alle autorità italiane che non siamo più responsabili di quello che potrebbe accadere a bordo. Non facciamo politica, salviamo vite umane.

L’Italia deve assumersi le sue responsabilità. Perché la Spagna ha detto che è disponibile a prenderli i migranti, ma l’Italia non vuole farli sbarcare. E, invece, sarebbe logico, degno e normale fare arrivare i migranti su quella costa che si trova a 800 metri da dove siamo adesso. Dopo lo sbarco, i migranti sarebbero trasferiti all’hotspot e il giorno seguente un aereo potrebbe accompagnarli in Spagna. E da lì verso i paesi che si sono detti disponibili all’accoglienza“.

Su Twitter l’ong parla di una “notte delirante” dopo 19 giorni in mare. “Prima un’evacuazione medica urgente, poi questa mattina un uomo si è gettato in acqua cercando di raggiungere la terra davanti a lui. Nel mezzo, un donna con atacco di panico”, raccontano, “La situazione è disperata. Mancano le parole”.

Migranti, il sondaggio che asfalta i buonisti: il 51% degli italiani vuole il blocco navale. Anche 1 elettore PD su 3


Roma, 20 ago – Proprio mentre va profilandosi un «inciucio» M5S-Pd, governo che sarebbe ovviamente immigrazionista, un recente sondaggio tasta il polso del «Paese reale». E, sull’immigrazione, gli italiani hanno le idee chiare: basta immigrazione. Di più: per la maggioranza dell’elettorato non è più sufficiente la sola chiusura dei porti, ma è necessario anche il blocco navale. Secondo un sondaggio realizzato dall’istituto AnalisiPolitica e pubblicato oggi da Libero, infatti, ben il 51% degli italiani è d’accordo con questa misura, quanto mai drastica e risolutiva.
Vince la linea dura
In sostanza, secondo gli italiani, non solo le navi delle Ong non devono sbarcare immigrati clandestini nei nostri porti, ma non devono proprio entrare nelle nostre acque territoriali. Naturalmente le divergenze di opinioni riflettono la contrapposizione destra/sinistra. Se il 72% dell’elettorato di centrodestra è favorevole al blocco navale, il 64% degli elettori di centrosinistra è contrario alla misura. Quello che colpisce, però, è che ben il 34% dei progressisti non vede di cattivo occhio un invio delle nostre navi militari davanti alle coste libiche e tunisine. In pratica, un elettore del Pd su tre è d’accordo con il blocco navale.
Il blocco navale piace anche ai grillini
Stesso discorso per gli elettori del M5S. Mentre il ministro Trenta si è impegnato a scortare le navi Ong nei porti italiani, i sostenitori del M5S non gradiscono affatto questa scelta. Anzi, il 54% dei grillini vuole il blocco navale, con buona pace della Trenta. Insomma, questo sondaggio non fa che confermare un’altra rilevazione dello scorso gennaio, che certificava come la maggioranza degli italiani non ne volesse sapere di immigrazione. Ora, però, sappiamo anche un piddino su tre e più di un grillino su due si trovano d’accordo con la misura del blocco navale. Una misura, ricordiamolo, che è stata più volte caldeggiata da Giorgia Meloni (Fdi) e Simone Di Stefano (CasaPound)
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“No al governo del Presidente e niente papocchi tra partiti”: così Mattarella affronta la crisi di governo


Non sarà Sergio Mattarella a sbrogliare la matassa. Tutto dipenderà dal contenuto delle comunicazioni di Giuseppe Conte oggi 20 agosto in Senato ma una cosa è certa, non sarà il presidente della Repubblica la chiave di volta del rebus della crisi di agosto.

Mattarella si aspetta invece delle parole il più possibile risolutive da parte dei protagonisti della vicenda. Mattarella si aspetta dalle forze politiche, dai partiti e dai gruppi delle valutazioni coerenti e solide sulla configurazione di una possibile nuova maggioranza.

Ma quanto i partiti potranno dire dipenderà a sua volta anche dall’atteggiamento del premier e dalla decisione in merito alle dimissioni. Quel che appare abbastanza scontato è che la tabella di marcia delle consultazioni al Colle non sarà né serrata né distesa: i tempisaranno tendenzialmente rapidi. Bocciata poi dal Quirinale l’ipotesi di un governo istituzionale nel caso in cui i partiti non fossero in grado.

Non essendo una repubblica presidenziale dove il capo dello Stato fa ciò che più gli piace, è il ragionamento, qualsiasi indicazioni dovrà pervenire dalle forze politiche durante le consultazioni. L’unico governo istituzionale possibile è solo quello tecnico e di garanzia, riporta La Stampa, che porterebbe l’Italia alle urne, qualora fallisse ogni tentativo di formare un governo.

I “trafficanti” di Ocean Viking pronti all’assalto dell’Italia: “Fate sbarcare i 356 migranti a bordo”


Mentre è in corso un duro braccio di ferro fra l’Italia e la nave Open Arms – con in mezzo la Spagna – un’altra ong è partita alla carica. La Ocean Viking, che opera per conto di Msf e di Sos Mediterranée, ha a bordo 356 migranti. Un vero e proprio “esercito” di immigrati recuperati nel Mediterraneo fra il 9 e il 12 agosto, un “esercito” che ora chiede un porto sicuro.

“A dieci giorni dal primo salvataggio della Ocean Viking sappiamo che l’attesa di poter scendere sulla terraferma potrebbe durare ancora – scrive in un comunicato Luca Pigozzi, medico di Msf a bordo della Ocean Viking -. Anche se per certi versi il momento dei soccorsi è già lontano, mi sembra ieri quando ho visto le persone salire a bordo della OceanViking, completamente esauste. Prima di essere soccorse, le persone trascorrono molte ore in mare su imbarcazioni del tutto precarie, senza dormire, senza acqua né cibo. Sono disidratate, deboli, soffrono di vertigini, ipotermia, ustioni causate dal carburante o dal sole.

Il medico dopo una digressione sulle condizioni di salute dei migranti e sul loro lavoro come volontari, “Oggi il nostro lavoro nella clinica di bordo si concentra sulle infezioni cutanee o delle vie respiratorie, le condizioni più comuni. Ma curiamo anche feriti di guerra – persone di nazionalità libica con schegge di granate a livello sottocutaneo – o adulti con patologie croniche come il diabete”, spiega che “a oggi abbiamo effettuato 130 visite mediche e 63 medicazioni di ferite. Facciamo del nostro meglio, ma siamo consapevoli che alcuni pazienti sarebbero curati meglio a terra”. E proprio su questo “meglio a terra” si appigliano pur di far sbarcare i356 migranti a bordo della nave. Probabilmente in Italia, visto che la Ocean Viking si trova fra Malta e il nostro Paese.

Ma non finisce qui. Perché il comunicato del medico è piuttosto lungo. E dopo le condizioni fisiche, si passa a quelle psicolgiche. “Queste persone hanno subito e stanno subendo traumi importanti – si legge -. In molti hanno subito torture o violenze sessuali in Libia. Oggi l’attesa dello sbarco, consumata in uno spazio confinato in mezzo al mare, non può che peggiorare le loro condizioni”. Poi continua con il classico discorso dei minorenni – che nella maggior parte dei casi non lo sono – per finire con il costante impegno dei volontari, “Questa è la situazione a bordo della Ocean Viking. Non abbiamo ancora un porto sicuro dove sbarcare, ma continueremo ad assistere i nostri pazienti con tutta la cura che possiamo”.

La lunga lettera si conclude con una sorta di rimprovero sia a Malta che all’Italia: “Il 13 agosto abbiamo richiesto a Italia e Malta di prendere il coordinamento e assegnare un porto sicuro di sbarco. Malta ha rifiutato di prendere il coordinamento, l’Italia non ha risposto. Stiamo interessando anche gli altri Stati europei nel tentativo di trovare una soluzione tempestiva che garantisca lo sbarco in un porto sicuro per tutte le persone soccorse”

Quando il leader di Open Arms diceva: “Preferisco Salvini a Sanchez. In Spagna rischiavo maximulte”


Come mai i talebani dell’accoglienza di Open Arms trovano mille scuse per non portare i migranti in Spagna? Perché fin dall’inizio il loro obiettivo era di sbarcare in Italia. Una scelta dettata da motivi politici, legali ed economici come ha tranquillamente spiegato Oscar Camps, fondatore della Ong, all’inizio della campagna estiva.

«Preferisco che la nave sia fermata da Salvini e non da Pedro Sánchez (il premier spagnolo ndr), a causa delle conseguenze economiche e legali», aveva dichiarato l’estremista umanitario. La frase fa parte di un’intervista rilasciata da Camps il 5 luglio a bordo della nave Open Arms pubblicata sul giornale on line eldiario.es. Una testata con una chiara linea di sinistra. Il giornalista freelance, Olmo Calvo, chiede al guru di Proactiva Open Arms se pensa «che la Spagna sia più repressiva dell’Italia di Salvini?». Camps osserva che la separazione dei poteri in Italia ha portato alla fine alla scarcerazione di Carola Rackete, la capitana tedesca della nave Sea watch 3 sbarcata a forza a Lampedusa. E poi aggiunge: «E’ chiaro che preferisco che la nave (Open Arms ndr) sia fermata da Salvini (il ministro dell’Interno italiano ndr) e non da Pedro Sánchez (il premier spagnolo ndr), a causa delle conseguenze economiche e legali».

All’inizio di luglio non era ancora stato varato il decreto sicurezza bis e le multe per le Ong che violano le norme arrivavano al massimo a 50mila euro. In ogni caso Open Arms è riuscita ad aggirare anche il nuovo decreto, che prevede sanzioni fino ad 1 milione di euro, grazie al Tar de Lazio, che le ha permesso di arrivare di fronte al porto di Lampedusa.

La preoccupazione di Camps è che la Spagna gli aveva intimato il 27 giugno, con una lettera della direzione della Martina mercantile, che la nave Open Arms «non può eseguire operazioni di salvataggio». E se lo fa rischia una multa fino a 901.000 euro.

Camps confidando nel nostro paese ventre molle dell’Europa, nel sistema giudiziario italiano e deciso a ingaggiare una battaglia mediatica e politica con Salvini ha continuato a puntare su Lampedusa per lo sbarco dei migranti. Per questo motivo non vuole andare in Spagna consapevole che potrebbe incorrere in grane ben più grosse. Benito Núñez Quintanilla, direttore generale della Marina mercantile, certificava, nella lettera del 27 giugno, che Open Arms «non può svolgere operazioni di salvataggio» se non «in conformità con l’autorità responsabile dell’area di ricerca e soccorso». L’Ong si è sempre rifiutata di collaborare con la Guardia costiera libica. Per i migranti ancora a bordo della sua nave non aveva ricevuto alcun via libera da altri Centri di soccorso, tantomeno quello italiano.

Madrid concede ai talebani dell’accoglienza solo «operazioni di salvataggio spontanee oppure occasionali», ma Open Arms è andata a cercare appositamente i migranti al largo della Libia.

In caso di violazione rischia di venire «sanzionata con multe da 300mila a 901.000 euro»

I clandestini di Open Arms verso la Spagna: “Saranno trasportati dalle navi italiane” (a spese degli italiani)


La vicenda della Open Arms si fa sempre più intricata. Perché se da una parte Matteo Salvini continua a ribadire che i porti italiani restano chiusi e dall’altra Giuseppe Conte ha fatto sbarcare i minori – che poi non erano tutti minori – a bordo dell’imbarcazione, ora ci mette del suo il ministro Danilo Toninelli.

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha annunciato tramite i suoi profili social la prossima mossa della Guardia costiera italiana. “Ci siamo messi a disposizione con la Guardia Costiera – si legge sul profilo Facebook di Danilo Toninelli – per accompagnare la Open Arms in Spagna, per offrire supporto tecnico e per trasportare parte dei migranti a bordo di una nostra imbarcazione per il viaggio”.

I 107 migranti a bordo della Open Arms, quindi, non prenderanno un aereo come si chiedeva inizialmente, non andranno nemmeno autonomamente in Spagna o a Minorca, ma verranno portati in Spagna dalle nostre navi. Come chiedevano già da qualche giorno. “La Ong ha incredibilmente rifiutato, con un atteggiamento che fa sospettare ci sia malafede da parte loro – continua il post -.

A questo punto facciamo un ulteriore passo in avanti: siamo disponibili a portare noi, con la nostra Guardia costiera, nel porto iberico che ci verrà indicato tutti i migranti che sono a bordo della Open Arms. La Spagna però faccia prima, a sua volta, un passo in avanti e tolga immediatamente la sua bandiera dalla nave della Ong”.

I “poltronari” di Forza Italia vogliono un governo abusivo: “Intesa con il PD per combattere i nuovi mostri”


In Forza Italia cresce la tentazione. Aprire una crisi, al buio, per giunta nel mese di agosto no, non si fa. Lo afferma in un’intervista a La Stampa Renato Brunetta, che non esclude un governo sostenuto da tutti i partiti per salvare l’Italia dal caos. «L’economia è in recessione, si rischia uno spread alle stelle e le banche in profondo rosso. Aprire la crisi è stato un gesto da masochisti e irresponsabili».
Brunetta vede “pericoli gravissimi”
Infatti, se lo sbocco della crisi «fosse davvero quello di nuove elezioni, l’Italia correrebbe dei pericoli gravissimi». Brunetta spiega: «Già abbiamo sopportato 14 mesi di governo giallo-verde. Ci hanno messo in ginocchio sotto ogni punto di vista. Siamo diventati più poveri economicamente, più fragili socialmente, più soli nel contesto internazionale».

 Per Brunetta, la soluzione alla crisi non può passare da un accordo Pd-M5s, che giudica «un altro mostro, tale e quale al governo M5s-Lega», né una nuova intesa tra i grillini e la Lega, che sarebbe, dice, «un mostro al quadrato». E poiché questa crisi ha riportato indietro le lancette al 4 marzo 2018, «collocando al centro della politica non il Papeete Beach ma un parlamento dove i rapporti di forza sono ancora quelli voluti dagli elettori», se si prospettasse l’ipotesi di una maggioranza ampia, sotto la guida del presidente Mattarella, sostenuta da quasi tutte le forze rappresentate in Parlamento «mi augurerei che tutti la sostenessero, non solo Forza Italia. Dico di più: sarei stupito se qualcuno volesse restarne fuori».
Rotondi: “Renzi parla bene di Berlusconi…”
«Non mi sorprende il riconoscimento che Renzi fa a Berlusconi nella sua bella intervista al Giornale: Renzi ha sempre trattato Berlusconi col rango dello statista, sono stati altri a derubricarlo a capo di un fastidioso cespuglio di un centrodestra mai nato», dice a sua volta Gianfranco Rotondi. «Oggi da Renzi viene posta a Fi una questione di responsabilità. A mio giudizio deve nascere, col nostro concorso, un governo di solidarietà nazionale capace di riforme coerenti,con un orizzonte di legislatura».

lunedì 19 agosto 2019

Trattative col PD, i 5 Stelle si stanno suicidando. Sondaggio choc: se si vota ora il M5S prende il 7/8%


Le trattative tra Pd e il M5S proseguono alacremente per sventare ogni ipotesi di ritorno anticipato al voto. Beppe Grillo e Davide Casaleggio hanno dato il loro benestare dopo aver letto gli ultimi sondaggi riservati che, secondo quanto rivela il Corriere della Sera, attribuiscono il 7/8% ai grillini.

Una percentuale davanti alla quale persino il vicepremier Luigi Di Maio si è dovuto arrendere all’idea di dialogare col Pd, come vorrebbe anche il gruppo parlamentare del M5S. “Siamo disponibili anche a trattare sul fatto che il premier possa farlo di nuovo Conte.

Possiamo partire da quel nome, poi dipenderà anche da lui se riuscirà ad arrivare fino in fondo. Le resistenze del Pd sono molto meno di quante non possano sembrare oggi”, rivelano le fonti di Tommaso Labate che, nel suo pezzo, spiega “come” grillini e democratici siano al lavoro, Roberto Fico e Dario Franceschini, affinché l’operazione “giallorossa” vada in porto.

 Dalle parti del centrosinistra sembrano “disponibili a ragionare” su un Conte-bis, mentre i renziani definiscono il loro intervento un assist per il neo-segretario: “Le Regionali in Toscana ed Emilia avrebbero potuto trasformarsi nella tomba della segreteria Zingaretti. E invece grazie a noi, se parte a Roma l’alleanza Pd-M5S, saranno vinte. Entrambe”.

Tutto sta nel capire se cadrà il veto su Luigi Di Maio che i dem non vorrebbero nel nuovo esecutivo. Probabilmente i Cinquestelle potrebbero essere disposti a sacrificarlo, soprattutto dal momento che un dimezzamento dei parlamentari M5S, spiega La Stampa, significherebbe una drastica riduzione delle quote che i deputati e senatori versano mensilmente all’Associazione Rousseau, pari a 300 euro al mese.

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