sabato 17 agosto 2019

Bruno Vespa: "Salvini, Conte e Di Maio, situazione oscurissima. Lo scenario più inquietante"


Difficilissimo anche per Bruno Vespa fare "un po' di luce nella selva oscurissima della politica italiana". Che non può far altro, nel suo editoriale su Il Giorno, che analizzare i diversi scenari che però possono "scomparire in qualunque momento".

La prima ipotesi, scrive il direttore di Porta a Porta, "è che Lega e 5 Stelle tornino insieme con Di Maio premier, Salvini vice e ministro dell'Interno, un ruolo ben più rilevante dei leghisti nel governo e Giuseppe Conte commissario a Bruxelles.

Cosa, pare, a lui assai gradita anche per tornare in giro tra cinque anni in posizione più autorevole: si guardi a Mario Monti, che fu designato commissario da Berlusconi insieme con Emma Bonino". 

Secondo scenario: "Il 20 agosto Conte si presenta in Senato e pronuncia una durissima requisitoria contro Salvini. Finito l'intervento, sale al Quirinale e si dimette.

Se i 5 Stelle hanno raggiunto l'accordo col Pd, Conte potrebbe essere incaricato di formare un nuovo governo. Se l'accordo non ci fosse, il Capo dello Stato avvierebbe le consultazioni e scioglierebbe le Camere consentendo il voto il 27 ottobre o il 3 novembre".

 Terza ipotesi: Matteo Renzi, che l'anno scorso "ha impedito la nascita del governo Pd- 5 Stelle" adesso "vuole fare lui l'accordo". Perché? Semplice, "Salvini gli ha tagliato la strada che prevedeva lo show down alla Leopolda in ottobre, la probabile scissione e la nascita del nuovo partito centrista pronto per elezioni a primavera. Ora Renzi si trova spiazzato e vuole guadagnare tempo".

Infine, i 5S non vogliono andare al voto perché "sanno che la rappresentanza parlamentare sarebbe falcidiata. Meglio perciò andare avanti chiunque sia il partner".

E conclude amaro Vespa: "Nel '39, quando Stalin si spartì con Hitler la Polonia, Churchill disse che le intenzioni dell'Urss erano un indovinello avvolto in un mistero all'interno di un enigma". Ecco, "ci siamo arrivati".

Pierferdinando Casini è risorto ed è pronto ad andare al Quirinale dopo Sergio Mattarella


Che Matteo Renzi abbia il chiodo fisso e continui a pensare alla poltrona di palazzo Chigi, non è un mistero. L' uomo è tutto tranne che fesso: sa benissimo che la presidenza del Consiglio gli è preclusa, almeno finché il vento non cambia.

Ma se c' è una cosa che davvero lo accomuna al corregionale Amintore Fanfani (detto «Rieccolo») e a Silvio Berlusconi, è la tigna: Renzi non è uno che molla. E a 44 anni può ancora permettersi di fare piani a lunga scadenza. Filosofia racchiusa nella frase con cui termina il suo libro pubblicato a febbraio: «C' è un' altra strada che ci aspetta. Non so se alla fine raggiungeremo la Terra promessa. So però che, nel dubbio, è sempre meglio mettersi in cammino». Si è messo in marcia subito dopo il tonfo del 4 marzo 2018.

Accanto aveva Pier Ferdinando Casini, democristiano come lui. Generazioni e stili diversi, appetiti simili: per loro intendersi era stato facile, da prima che il bolognese appoggiasse il governo dell' ex sindaco di Firenze. Dal connubio erano nate la presidenza della commissione d' inchiesta sulle banche, affidata al leader centrista nel 2017 per volontà dell' allora segretario del Pd, e la candidatura di Casini nel collegio uninominale della sua città.

L'ASSE - Insieme, ora sono in prima fila tra chi chiede ai dem di turarsi il naso e cercare «convergenze inedite» con i Cinque Stelle. Le elezioni a ottobre spezzerebbero il cammino che nei disegni di Renzi dovrebbe portare lontano tutti e due. Perché è vero che la sinistra sta facendo questa battaglia allo scopo principale di piazzare uno dei suoi al Quirinale, nel 2022. Ma all'interno di questo schema Renzi gioca una sfida personale, per far diventare il suo socio anziano il successore di Sergio Mattarella. Pazza idea? Niente affatto.

Sulla carta, il profilo di Casini è uno dei pochi giusti. Dal punto di vista istituzionale, la prassi chiede che il capo dello Stato abbia un certo curriculum, e il nostro è stato parlamentare per la bellezza di dieci legislature, da quella iniziata nel 1983 sino all' attuale. A conti fatti, dei suoi 64 anni ne ha passati più della metà - 36 - tra Montecitorio e palazzo Madama. È stato presidente di un ramo del parlamento, come De Nicola, Gronchi, Leone, Pertini, Cossiga, Scalfaro e Napolitano prima di lui: tutti transitati al Quirinale. Per nove anni ha guidato l' Internazionale democratica centrista, la casa dei leader dc di tutto il mondo.

SCUDOCROCIATI - Quanto alla sua affiliazione politica, è vero che sarebbe l' ennesimo democristiano a occupare quel ruolo, ma pur sempre il primo della seconda repubblica non proveniente dalla tradizione del cattolicesimo di sinistra. E nessuno potrebbe dire che il suo è un nome di parte, dal momento che le parti le ha coperte tutte, essendo stato alleato sia di Silvio Berlusconi sia del Pd.

Adesso fa il pioniere della "strategia dell' attenzione" nei confronti dei grillini. Verso i quali non nutre quel fastidio che traspare quando parla di Matteo Salvini. Se davvero Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti faranno l'accrocco giallorosso, al momento giusto avranno bisogno di qualcuno che sappia indossare il doppio petto, conosca il cerimoniale e abbia contatti all' estero, e magari non sia sgradito al centrodestra. Su piazza non ce ne sono molti. Anzi, sembra essercene uno solo. Renzi punta su di lui, sapendo che avere un amico al Quirinale non è come essere tornati a palazzo Chigi, ma un po' aiuta.

Matteo Salvini fregato due volte. "Il piano B del Pd", clamoroso ribaltone Conte se la Lega ricuce col M5s


Tra Pd e M5s ormai non si discute più sul cosa, il governicchio, ma sul come.

Al patto per rinviare il voto anticipato, far saltare i piani di Matteo Salvini e mandarlo all'opposizione manca solo l'ufficialità. Tutti ne parlano, Graziano Delrio si è sbilanciato ("Un patto scritto alla tedesca") ma tutto si deciderà dopo il 20 agosto, quando Giuseppe Conte si recherà in Senato a riferire e si capirà se verrà sfiduciato o meno.

A oggi, infatti, stanno riprendendo piede tutte le ipotesi. Non è da escludere, ad esempio, che la Lega ritiri la propria mozione di sfiducia in modo tattico, per lanciare un messaggio distensivo al M5s e virare sul maxi-rimpasto. Al momento, le reazioni tra i grillini sono gelide, con Luigi Di Maio per primo che ha sprezzantemente sfidato Salvini: "Si è pentito ma la frittata è fatta".

Dal versante Pd, spiegava un retroscena di Tommaso Labate sul Corriere della Sera di Ferragosto, si stanno preparando anche alla retromarcia leghista. In quel caso gli ambasciatori dem "potrebbero chiedere agli sherpa del M5s di far annunciare a Conte le proprie dimissioni durante le comunicazioni al Senato".

Opzione che avrebbe già l'avvallo di Di Maio: "Tanto - è la sua analisi, secondo il Corsera - tutta Italia già saprebbe che il governo l'ha fatto cadere Salvini". E a quel punto, Conte sarebbe libero di puntare al mandato bis con il sostegno del Pd, imbarazzi permettendo.

“I migranti sbarcati da Open Arms stanno bene”, il medico di Lampedusa finisce nei guai per aver detto la verità


Vietato dire che i migranti stanno bene e sulla Open Arms non c’è nessuna emergenza sanitaria, nemmeno se a certificarlo è un medico.

Quello di Lampedusa che ieri aveva spiegato come tra i tredici naufraghi fatti scendere dalla nave della ong spagnola per gravi patologie ci fosse solo un caso di otite Dichiarazioni che sono costate a Francesco Cascio, responsabile del poliambulatorio dell’isola siciliana, pure un interrogatorio da parte degli inquirenti: il dottore – ora in vacanza – verrà infatti presto ascoltato dalla polizia giudiziaria su incarico della procura di Agrigento.

 “In questa polemica c’è qualcosa che non quadra”, ha detto il medico all’Adnkronos, “Poi se vogliono dire che sono stato cuffariano facciano pure, non mi importa. Ma i fatti sono quelli. Ho avuto di peggio nella mia vita… Queste polemiche sui referti medici delle persone visitate fanno semplicemente vomitare. Non riesco a capire come nasce.

La mia unica colpa quale sarebbe? Quella di avere fatto politica? Io ormai sono fuori dalla politica, da anni, e faccio il medico“. Per Cascio è “da pazzi” pensare che abbia voluto solo “fare una marchetta a Salvini”.

“Io sono un medico, innanzitutto, e parlo con i referti“, si sfoga, “Se su tredici migranti visitati, che secondo alcuni medici Cisom erano gravi, solo una giovane aveva una otite, cosa posso farci io? Mica posso inventare malattie che non esistono“. Il medico non è a Lampedusa in questi giorni ma ha letto “i referti fatti dai miei due medici al Poliambulatorio”.

“E di loro mi fido”, dice, “Uno ha una anzianità di oltre 40 anni. Sapevo che c’era una ragazza con una emorragia vaginale, ma l’emoglobina era a 11,3, quasi migliore della mia“. Il dottore ci tiene a sottolineare di non conoscere la reale situazione a bordo della nave, ma che al poliambulatorio che dirige sono stati visitati solo i 13 migranti sbarcati. Quelli che – secondo i medici dell’ordine di Malta e di Emergency – erano così gravi da non poter restare ancora a bordo della Open Arma.

“È forse qualcosa che possa avere indirizzato io?”, ribadisce però, “Se qualche cretino pensa che io possa fare certificare a medici referti fasulli non posso farci niente. Io non ho più le energie, è diventato imbarazzante. È colpa mia se stavano bene? Ma ribadisco che non l’ho certificato io ma due medici di cui uno con 40 anni di attività di Pronto soccorso“.

Il sindaco “scafista” De Magistris vuole processare il ministro Salvini per crimini contro l’umanità


Non poteva mancare l’accorato intervento di Luigi De Magistris, dichiarato sostenitore dell’accoglienza, sul “caso” OpenArms.

Ora che la nave dell’Ong si trova a mezzo miglio dalle coste di Lampedusa, in attesa dello sbarco, e l’opinione pubblica si è divisa per l’ennesima volta tra i fan dei porti aperti e coloro che lottano per difendere i propri confini nazionali, il sindaco di Napoli torna a lanciare i suoi strali. Stavolta il ministro dell’Interno Matteo Salvini non è l’unico obiettivo del primo cittadino partenopeo. A finire al centro dell’invettiva, anche il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio.

 Commentando l’attuale situazione della Open Arms, De Magistris passa subito a parlare di “sequestro di persona”. Una convinzione, questa, che lo accumuna alla procura di Agrigento, che ha già aperto un’indagine contro ignoti proprio per sequestro di persona, violenza privata e abuso d’ufficio. Non contento, il sindaco di Napoli accusa l’attuale Governo di illegalità, disumanità e addirittura sadismo.

Poco importa che gli stranieri a bordo della nave, considerati a rischio, siano stati fatti sbarcare. In un breve intervento sulla propria pagina Twitter, De Magistris invoca il processo. “Il sequestro di persone sulla Open Arms a Lampedusa dimostra il livello di illegalità, crudeltà, disumanità e sadismo a cui è giunto il Governo” sentenzia. “Devono essere processati per crimini contro l’umanità e per la morte di tante persone. Per Salvini e Di Maio un voto vale più di una vita!”.

 Peccato che non tutti sembrino pensarla come lui, basta leggere i commenti di alcuni utenti. “Posa la bottiglia che con il caldo l’alcool fa ancora più male al cervello!!” gli consiglia una donna.“De Magistris Buffone Pensa alla tua città che ne ha bisogno. Gli invasori non ti porteranno voti ma solo delinquenza aggiuntiva” commenta invece un altro utente. “In 13 giorni poteva arrivare ad Amburgo, direttamente in Germania !! No, vuole solo Lampedusa, impossibile che non vedano questa PAGLIACCIATA!!”sbotta un altro.

“Ma parliamo dei conducenti dei bus che a Napoli multano una donna incinta che era su autobus perché in procinto di partorire. Nulla da dire?”. E ancora: “Mi meraviglio che i Napoletani non l’abbiano ancora buttata in mare… Non pensi ai migranti, pensi a quella che dovrebbe essere la sua Città e ai suoi Cittadini” e“La sua flotta navale dov’è? Perchè non accorre in soccorso e uno sbarco in “grande stile” nel porto di Napoli?”.

Il premier Conte fa sbarcare i clandestini (presunti) minori. Salvini prende le distanze: “È una sua scelta personale”


Lo scontro tra il vicepremier Matteo Salvini e il premier Giuseppe Conte si accende sempre di più. Dopo la lettera da parte del presidente del Consiglio in cui ha chiesto di far sbarcare i minori a bordo di Open Arms, adesso arriva la replica del ministro degli Interni.

Una replica chiara in cui vengono di fatto rifiutate le responsabilità per una scelta che il ministro definisce “personale” del premier.

Il titolare del Viminale dunque sottolinea che la scelta di far scendere a terra i minori che si trovano a bordo di Open Arms è interamente del premier: “Prendo atto che disponi che vengano sbarcati i (presunti) minori attualmente a bordo della nave Open Arms. Darò pertanto, mio malgrado, per quanto di mia competenza e come ennesimo esempio di leale collaborazione, disposizioni affinchè non vengano frapposti ostacoli all’esecuzione di tale Tua esclusiva determinazione, non senza ribadirTi che continuerò a perseguire in tutte le competenti sedi giurisdizionali l’affermazione delle regioni di diritto che ho avuto modo di esporti“, scrive il ministro degli Interni nella sua lettera al premier.

Poi afferma di rispettare la scelta di Conte e di dar seguito allo sbarco: “Lo farò – aggiunge Salvini – perchè coerentemente e profondamente convinto delle mie ragioni e per evitare che la tua decisione per il caso Open Arms costituisca un pericoloso precedente per tutti coloro che potranno ritenere normale individuare il nostro paese come unico responsabile dell’accoglienza e assistenza di tutti i minori non accompagnati (o presunti tali) presi a bordo in qualsiasi angolo del Mediterraneo o del mondo.

Lo farò, inoltre, perchè animato dallo spirito di affermare la dignità del nostro paese e delle istituzioni che lo rappresentano che non può essere messa in discussione e irrisa da discutibili comportamenti di soggetti privati stranieri che peraltro dimostrano continuamente che mai si sognerebbero di lanciare simili sfide agli ordinamenti e alle istituzioni di altri paesi meno che meno a quelli di propria nazionalità“. Il premier poi sottolinea come questa mossa sia dettata da motivazioni emozionali che da ragioni giuridiche.

il vicepremier si dissocia dalla scelta del ministro e ricorda a Palazzo Chigi che dal punto di vista giuridico non c’è alcuna violazione da parte del Viminale nell’opporsi allo sbarco. E così sul fronte della Open Arms si rompe ancora una volta la quiete tra Viminale e Palazzo Chigi, il tutto in attesa del redde rationem in Parlamento del prossimo 20 agosto

Open Arms ci insulta pure: “L’Italia è complice dei trafficanti di esseri umani”. Il bue che dice cornuto all’asino


Il direttore della ONG Proactiva Open Arms, Óscar Camps, ha accusato l’Italia e Malta di non voler sbarcare le 151 persone d’altro salvate.

Ma ha avuto parole di biasimo anche per la Spagna per non fare nulla in questa situazione. In un’intervista alla tv radio SER, Camps ha rivelato di aver chiesto per tre volte un incontro con il premier Sánchez, ma dalla Moncloa sono arrivati soltanto “no”.

 “Avrei voluto prenderm iun caffè con lui, ma siamo riusciti a parlare con Macron e la Merkel”, ha rivelato Camps. “Quando siamo consapevoli che il diritto marittimo internazionale è violato e lo tolleriamo, siamo complici.

Se la Spagna non denuncia l’Italia nel Tribunale internazionale per il diritto del mare di Amburgo …”, ha detto Camps, che ha denunciato la passività del governo con la situazione vissuta a bordo degli Open Arms. “Penso che abbiamo politici anti-sistema. Sono le ONG che rispettano il diritto marittimo e ci sono alcuni politici che lo infrangono”, e di fronte alle accuse di collaborazione con le mafie lanciate dall’Italia contro l’organizzazione guidata da Camps, ha risposto: “Ci hanno detto tante cose …

Il pubblico ministero antimafia italiano ci ha indagato per due anni, ci ha accusato di essere illegali, avere contatti con i trafficanti. Penso che sono i governi a essere complici dei veri trafficanti. Quando un governo dà soldi a un altro per impedire ai migranti di andarsene, quando ti abitui a un governo per questo e quei leader vogliono di più soldi, cosa fanno? ” Camps ha quindi fatto riferimento al flusso di denaro dall’Italia alla Libia e alla situazione caotica di quest’ultimo paese.

 Lo ha fatto ponendo in onda diverse domande: “Chi traffica? Chi modifica i flussi migratori? Cos’è la Libia? C’è qualche governo in Libia? C’è qualcuno che può spiegarci chi è il governo della Libia? Ci sono tre gruppi che dicono di sì. La Francia difende l’una e l’Italia un’altra “. Il regista di Open Arms ha deciso: “Parlare di noi è una cortina di fumo”.

Don Piacentini, il prete eroe che bastona i buonisti: “Aiutiamo la nostra gente, non i migranti con telefonini e catene d’oro”


C’è un prete che non ci sta, che smaschera l’ipocrisia buonista. E’ don Piacentini, il parroco di Sora, in provincia di Frosinone.

Alla festa del patrono, fa un’omelia evidenziando le bugie che si dicono sui i migranti. E lancia l’appello a favore di chi ha veramente bisogno, a partire dagli italiani in sofferenza. «Dicono di scappare dalle persecuzioni, ma vengono con telefonini e catenine», grida don Piacentini dal palco della piazza del paese durante la festa di S. Rocco.

Viene anche “catturato” da un video. I fedeli, per la maggior parte, restano in un silenzio. Gli altri si dividono. C’è chi applaude e chi protesta. «Voglio essere polemico – dice il parroco – non sono sulle navi che si vanno a soccorrere, le persone che hanno telefonini oppure catenine e catene al collo e dice che vengono dalle persecuzioni, quali persecuzioni?».

Poi continua: «Guardiamoci intorno! Guardiamo la nostra città, guardiamo la nostra patria, guardiamo le persone che ci sono accanto, che hanno bisogno. E io quante ne conosco! Sono tante, tantissime.

 Sono una marea di persone e si vergognano del loro stato di vita, perché non si può vivere in certo modo, con queste disuguaglianze. C’è bisogno veramente di una giustizia, ma non una giustizia a tempo, una giustizia che diventa ingiusta». Poi conclude: «Abbiamo bisogno veramente di vivere la grazia di Dio»

Crisi e voto anticipato, sondaggio: i numeri che umiliano Renzi e Di Maio. PD e M5S verso il suicidio elettorale


Quando le Camere non possono più garantire un governo sorretto da una maggioranza parlamentare, si verifica ciò che è tecnicamente definito «blocco del sistema». La dottrina costituzionale è ampiamente concorde nel ritenere che lo scioglimento anticipato del Parlamento debba essere limitato a questa ipotesi.

 Costituisce quindi l’ ultima ratio: è possibile farvi ricorso solo quando non ci sia un altro modo per uscire dalla crisi. In ultima analisi, per il nostro ordinamento, quella funzionale è l’ unica condizione ammissibile, l’ unica legittimante, per la chiusura anticipata della legislatura.

Il Presidente della Repubblica non può non verificare, quindi, prima di firmare il decreto di scioglimento, la possibilità di soluzioni alternative. Infatti, la Fondazione Openpolis ci ricorda che su diciassette legislature, quelle durate meno di cinque anni sono state otto, quasi la metà, ma che, dal 1948, «l’ Italia ha avuto ben 61 governi, ovvero quasi un esecutivo l’ anno».
Tre possibilità
– In caso di formalizzazione della crisi, quindi, Mattarella verificherà l’ esistenza di possibili nuove alleanze politiche. Altrimenti, potrebbe ricorrere ad una personalità nota, al di sopra delle parti, e cercare di formare una maggioranza “del Presidente”. Diversi tentativi sono stati fatti in passato, alcuni sono andati a buon fine: Ciampi, Dini, Monti. Oggi questa figura potrebbe essere rappresentata da Mario Draghi. Al di là di quello che prevede la Costituzione, comunque, è interessante capire cosa vorrebbero gli italiani in questa fase.

La risposta è nel sondaggio che pubblichiamo qui sopra. La maggior parte degli elettori, il 50%, ritiene che una volta caduto il governo bisognerebbe «fare subito nuove elezioni politiche, per verificare la volontà dei cittadini». Un buon 18%, invece, un italiano su cinque, preferirebbe un governo tecnico, magari guidato da Draghi, «per garantire la stabilità del Paese». Il 14%, infine, crede che la cosa migliore sia continuare la legislatura con una nuova maggioranza politica.
I partiti
– Particolarmente significativo è poi vedere cosa succede all’ interno degli elettorati dei diversi partiti. Nel centrodestra, chi è veramente per andare subito al voto è la base della Meloni, che si vede già al governo insieme alla Lega. È per le urne il prima possibile, infatti, il 73% dei sostenitori di Fratelli d’ Italia. Tra chi sta col Carroccio, invece, il dato è appena superiore a quello della media nazionale (55%). E c’ è un 20% che addirittura non sa cosa dire.

I meno entusiasti di un nuovo voto sono i grillini, tra i quali sceglie questa ipotesi solo il 39%. Unici, insieme al Pd, con il 41%, ad essere sotto il dato medio del campione. Gli elettori democratici, pur di rimandare l’ appuntamento elettorale, preferirebbero un governo tecnico, 31%, o una nuova maggioranza politica, 18%. E Forza Italia? Nonostante il partito non viva un momento particolarmente felice, il 56% degli azzurri tifa per lo scioglimento delle Camere. E, nonostante il ricordo di Mario Monti, c’ è un 22% che non disdegnerebbe il governo tecnico.

Rispunta Bersani a caccia di poltrone: “Tutta la sinistra insieme al M5S per fermare Salvini e la destra regressiva”


Da Di Battista alla Boldrini, da Renzi a Fico. Tutti uniti contro i nemici. Davanti alla destra «egemonica e regressiva», servirebbero «coraggio» e «parole chiare», insieme all’onestà di discutere e confrontarsi su un programma di svolta.

Lo scrive Pierluigi Bersani sulla “La Repubblica” tracciando quella che, a suo avviso, può essere una road map per uscire dalla crisi con l’apporto di Pd e M5S. Cinquestelle, premette Bersani, «sono stati e sono certamente un problema per la sinistra. Un problema che comporta un’iniziativa politica combattiva e intelligente e un qualche ripensamento del profilo politico e programmatico».
“Recuperare il popolo che si è allontanato”
Il problema centrale, secondo l’ex segretario Pd, è riagganciare la questione sociale «lasciata largamente incustodita» che ha aperto la strada alla destra. «Adesso – prosegue Bersani – ci vorrebbe il coraggio di alzare il tiro e di scandire con parole chiare una piattaforma di svolta. Parole chiare sui cambiamenti che si chiedono ai 5 Stelle, certamente». «Ma parole altrettanto chiare su ciò che si è disposti a correggere dell’esperienza fatta fin qui dal centrosinistra.

Un discorso chiaro e onesto, che possa dire qualcosa a quel vasto popolo nel quale hanno radici sia la sinistra e il centrosinistra sia una parte grande dei 5 Stelle.

Un popolo che in questi mesi e anni (singolare che nessuno ne parli!) si è in gran parte allontanato sia dalle diverse forze del centrosinistra sia dai 5 Stelle e che ha dunque bisogno di novità vere».

 «In altre parole – dice ancora Bersani – o si prende questo tornante come un’occasione per una correzione di rotta da parte di tutti i protagonisti, o qualsiasi soluzione apparirà un arrocco difensivo, e la destra potrà rimanere protagonista nel paese. Sono certo che esistono le idee per un progetto nuovo, condiviso e con un tratto percepibile di discontinuità; quello che ancora manca è la possibilità di discuterne seriamente». «Dunque si può fare.

Ma c’è davvero la volontà di farlo, portando la politica fuori dai tatticismi, dal cabotaggio dell’autocelebrazione e dal cinico realismo degli scettici? Lo vedremo nei prossimi giorni. Se mancheranno il coraggio e la generosità, com’è legittimo temere, ci si rassegnerà al rito consolatorio di chi pensa di contrastare Salvini facendo quello che dice lui», conclude Bersani.

Ci si mette pure l’Unione Europea: “Fatte sbarcare tutti i 134 migranti della Open Arms in Italia”


“Tutte le persone a bordo devono essere fatte sbarcare urgentemente. L’umanità lo impone”. Dalla Open Arms, ferma a poche miglia a largo di Lampedusa, continua il pressing sull’Italia per attraccare e far scendere i 134 migranti rimasti a bordo dopo che nelle ultime ore 13 sono stati trasbordati in porto per motivi sanitari.

La nave della ong spagnola Proactiva Open Arms non ha ancora ottenuto nessuna autorizzazione dopo che il Tar del Lazio ha permesso al comandante di entrare in acque italiane e che i ministri grillini Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli non hanno firmato il decreto del Viminale che ne vietava l’ingresso. “Giorno 15”, twittano dall’imbarcazione, “Viviamo a bordo un’agonia insopportabile. 6 evacuazioni di emergenza in 2 settimane di calvario. Terra in vista e nessuna soluzione. I diritti delle 134 persone vengono calpestati ogni minuto di più. Se la politica europea non sa trovare soluzioni, chi deve farlo?”.

Poco dopo il diktat arriva anche dall’Europa: “La situazione in cui le persone sono bloccate in mare per giorni e settimane è insostenibile”, dice la portavoce della Commissione, Vanessa Mock, “Ricordiamo ancora una volta che servono soluzioni sostenibili nel Mediterraneo affinché quelle persone possano sbarcare in modo sicuro e veloce e che possano ricevere l’assistenza di cui hanno bisogno. Non è la responsabilità di uno o di un paio di Stati membri ma di tutta l’Europa”. Da sei Paesi Ue (Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Romania e Spagna è arrivato l’ok alla redistribuzione dei migranti.

Le pressioni arrivano anche da sinistra, che non ha mai digerito la politica dei porti chiusi imposta da Matteo Salvini e che riprende vigore grazie alla crisi di governo. “È insostenibile lo spettacolo che giunge da Lampedusa: non si può continuare a fare battaglia politica sulla pelle di esseri umani in difficoltà, ormai da tantissimi giorni in mezzo al mare”, dice Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) che chiama il vicepremier “ormai quasi ex ministro”, “Non ci sono più alibi: dalla Open Arms devono scendere tutti subito. Continuare ad assecondare i capricci di Salvini significa rendersi corresponsabili delle possibili conseguenze drammatiche per quegli esseri umani. Sono davvero disponibili a sacrificarsi al posto del leader leghista – conclude Fratoianni – per una politica feroce, illegale ed inumana?”

“Esistono dei codici di comportamento che sono naturali in mare, il resto riguarda la politica a terra”, dice intanto all’agenzia LaPresse il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, “A mare è tutta un’altra storia. Se c’è gente che sta male a bordo, secondo me, per il mio modo di vedere le cose da pescatore, io farei scendere tutti”. Poi incalza il governo: “Se a bordo della nave Open Arms, c’è un problema di salute e la gente sta male, per quale motivo farli scendere così pochi alla volta, col contagocce. Sarà per dimostrare che qualcuno ha i muscoli, per fare vedere che siamo forti?”.

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi aggiornamenti e le migliori guide direttamente nella tua inbox.