sabato 17 agosto 2019
Open Arms, le ruspe di Salvini sui giudici buonisti del Tar: il Viminale impugna la ridicola sentenza pro-invasione
Matteo Salvini non ci sta e va al contrattacco, dando mandato all’avvocatura di Stato per impugnare la decisione del Tar a proposito del divieto di ingresso in acque territoriali per la Open Arms. Ma andiamo con ordine e partiamo dal primo agosto scorso, quando il ministro dell’Interno – insieme a quello della Difesa Elisabetta Trenta e a quello delle Infrastrutture Danilo Toninelli – emana un provvedimento che vieta all’ong spagnola “nel mare territoriale nazionale”.
Il 13 agosto, però, Open Arms presenta un ricorso d’urgenza al Tar, ottenendo una risposta il giorno seguente: “Lo stesso oggi risponde – fanno sapere i legali della ong – riconoscendo la suddetta violazione nonchè la situazione di eccezionale gravità ed urgenza dovuta alla permanenza protratta in mare dei naufraghi a bordo della nostra nave, e dispone quindi la sospensione del divieto di ingresso in acque territoriali italiane per permettere il soccorso delle persone a bordo“. E così Open Arms, ricevuto il via libera dal tribunale amministrativo regionale, si dirige verso Lampedusa con l’obiettivo di far sbarcare le 147 persone che sono a bordo della nave da oltre 13 giorni.
Il tar fa in particolare riferimento “al periculum in mora, che sicuramente sussiste, alla luce della documentazione prodotta (medical report, relazione psicologica, dichiarazione capo missione)”. In pratica, questo il sunto del tribunale, le condizioni dei migranti a bordo della nave sono disperate e, pertanto, se ne dispone lo sbarco. Un’opinione, questa, messa però in dubbio dal responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa, Francesco Cascio, che ha affermato: “C’è qualcosa che non funziona, perché tra i 13 migranti fatti sbarcare dalla Open Arms per motivi sanitari solo uno aveva una otite, mentre gli altri stavano bene: eppure dalla relazione dello staff Cisom (il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta – ndr) risulta che a bordo ci sarebbero persone con diverse patologie, tra cui 20 casi di scabbia“.
Ma proprio mentre Open Arms comincia a muoversi verso Lampedusa, è Salvini ad annunciare: “Pensate in che Paese strano viviamo, dove un avvocato del Tribunale amministrativo del Lazio vuole dare il permesso a sbarcare in Italia ad una nave straniera carica di immigrati stranieri. Io firmerò nelle prossime ore il mio no perchè non voglio essere complice dei trafficanti. C’è una nave spagnola, in acque maltesi che si rivolge ad un tribunale italiano, ma non si capisce perchè. C’è il chiaro intento di andare indietro, tornare ad aprire i porti italiani e far diventare l’Italia il campo profughi d’Europa: finché avrò vita non mi arrendo a questa vergogna“.
Il ministro dell’Interno viene nel frattempo scaricato dalla Trenta, che invia due navi della Marina militare per monitorare le condizioni dei minori a bordo di Open Arms e per trasferirli sulle imbarcazioni italiane. La stessa ministra cala poi l’asso di bastoni e, in una nota, mette nel mirino il ministro dell’Interno: “Mancata adesione alla decisione del giudice amministrativo potrebbe finanche configurare la violazione di norme penali, fermo restando, in ogni caso, che in adesione al dictum iuris sarebbe stato eventualmente necessario inserire nel dispositivo del provvedimento un’esplicita disponibilità all’assistenza delle persone maggiormente bisognevoli“.
Anche il ministro Toninelli, dopo la decisione del Tar, si smarca da Salvini: “Avevo già firmato a suo tempo il decreto di Salvini, che vietava l’ingresso, il transito e la sosta della Open Arms nelle acque italiane. Avevo firmato, anche stavolta, per ribadire che chi non rispetta il diritto del mare non può sbarcare in Italia. Quel decreto è stato bocciato dal Tar ed emetterne un altro identico, per farselo bocciare di nuovo dal Tar dopo 5 minuti, esporrebbe la parte seria del Governo, che non è quella che ha tradito il contratto, al ridicolo. E a differenza di Salvini che cerca solo il consenso facile, noi agiamo con senso di Stato e concretezza”. E poi, dando un colpo al cerchio e uno alla botte: “Questo – aggiunge – non significa che dobbiamo accogliere tutti i migranti della Open Arms. La mia, la nostra, linea non cambia: mettiamo in sicurezza la nave come ci chiedono i giudici; poi l’Europa, e in primis la Spagna la cui bandiera sventola sulla Open Arms, inizino ad assumersi le proprie responsabilità facendosi carico di accogliere 116 migranti che sono a bordo della nave. Noi come Italia interveniamo per tutelare la salute dei 31 minori a bordo, che sono in situazione di pericolo, come chiesto dal Presidente del Consiglio e come prevede la legge, che giustamente impone sempre la tutela dei minori e la loro protezione“.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, pubblica su Facebook una lettera aperta a Salvini, invitandolo a non giocare sulla pelle dei migranti per interessi politici e a far sbarcare i minori. La battaglia raggiunge il suo climax e mostra la frattura tra Lega e Movimento 5 Stelle. Ma non solo. Dimostra anche come una decisione del Tar sia stata rivestita di un carattere politico. E, proprio perché in ballo c’è tutta la gestione dei flussi migratori, il Viminale ha annunciato di aver mandato all’Avvocatura dello Stato di impugnare la decisione del Tar a proposito del divieto di ingresso in acque territoriali per Open Arms. Ma basterà per fermare l’ong?
Richard Gere continua a farci la predica dal suo yatch: “I migranti sulla Open Arms sono degli angeli”
Diviso tra barche e barconi, Richard Gere torna a fare la predica all’Italia e, in particolare, al ministro dell’Interno Matteo Salvini. L’attore infatti è tornato sulla questione Open Arms e, durante un’intervista a Sky Tg24, ha detto: “Queste persone sono angeli. Persone sopravvissute alla Libia, a tragedie e a traumi anche solo per raggiungere le imbarcazioni e mettersi in mare. Sono persone straordinarie, forti, nobili. Mi piacciono molto.
E poi ci sono anche i volontari che hanno rinunciato alla loro vita per aiutare gli altri. Sono persone straordinarie. Hanno bisogno del nostro sostegno, economico, emotivo e legale. Sono i migliori. Persone straordinarie, gli angeli di questa situazione.
E per quanto mi riguarda io voglio stare dalla parte degli angeli“. Un’opinione quanto meno di parte, quella dell’attore. Perché se da una parte è vero che tra i migranti a bordo della Open Arms ce ne sono molti che scappano dalla guerra e che pertanto hanno tutto il diritto e il dovere di essere accolti, dall’altra è altrettanto vero che molti a bordo di quella nave sono migranti economici che il nostro Paese non è im grado di accogliere. Le parole di gere faranno certamente discutere.
Proprio oggi, il ministro dell’Interno lo aveva rimproverato, dicendo: “Il ricco attore viene in Italia a fare il fenomeno buonista in barca con le Ong, ho l’impressione che in America non sarebbero così tolleranti“. Non da meno, Giorgia Meloni, leader di Fratelliu d’Italia: “Dopo il duro lavoro che lo ha visto impegnato nella propaganda filo-migrazionista a bordo della Open Arms, ecco Richard Gere godersi il meritato riposo in un elegante motoscafo.
Ma davvero questi pseudo filantropi vogliono impartire lezioni di solidarietà all’Italia?“. Proprio oggi, infatti, Leggo ha diffuso la notizia che l’attore si starebbe rilassando a bordo di un’elegante nave: “Richard Gere è arrivato in porto nel pomeriggio di ieri, attorno alle 17.30, ed è stato fotografato disteso al sole a bordo di un prestigioso motoscafo Riva.
Camicia azzurra e pantaloncini, l’attore indossava un berretto da baseball e occhiali da sole, ma attorniato com’era da belle donne in bikini non è riuscito a passare inosservato“. Non di sole ong vive l’uomo…
Open Arms, PD chiama Procura rossa risponde: pm indaga per sequestro di persona e violenza privata
La Open Arms è ancora bloccata al largo di Lampedusa, ma i magistrati già preparano l’assalt. La procura di Agrigento ha infatti aperto un fascicolo per sequestro di persona e violenza privata e abuso d’ufficio nei confronti dei migranti a bordo.
Al momento l’inchiesta è aperta nei confronti di ignoti, ma non è escluso che nel mirino finisca il ministro dell’Interno che ha tentato in tutti i modi di non far entrare la nave della Ong in acque italiane. L’imbarcazione è in mare da ormai 15 giorni in attesa di un porto per lo sbarco.
Mercoledì scorso il Tar del Lazio ha sospeso il divieto di ingresso in acque italiane e gli attivisti si sono diretti verso Lampedusa, senza però ottenere (per ora) l’autorizzazione all’attracco. Ne è nato un duro scontro tra Matteo Salvini e i ministri grillini Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli.
L’inchiesta è un “atto dovuto” dopo che sono stati presentati alcuni esposti in procura. Uno è stato depositato dai giuristi democratici che contestano la condotta del prefetto Dario Caputo che – secondo loro – non rispetterebbe l’ordinanza del Tar.
Un’altra denuncia è stata presentata invece proprio dall’ong spagnola Proactiva Open Arms “per ribadire quanto già chiesto lo scorso 10 agosto, considerando il peggioramento delle condizioni sulla nave”, come spiegano i legali all’agenzia Adnkronos.
La Spagna respinge 13 migranti minori, poi ci fa la morale: “Italia crudele, sbarcare i migranti dalla Open Arms”
Dopo la portavoce della Commissione dell’Ue e il presidente del Parlamento dell’Ue in pressing sull’Italia per uno sbarco immediato dei 134 migranti a bordo della nave della ong Open Arms, ora pure la sindaca di Barcellona si fa sentire.
“La crudeltà a cui stiamo assistendo da 15 giorni non ha alcuna giustificazione possibile – scrive su Twitter Ada Colau -. Salvare vite non è solo un dovere morale, ma anche legale: la Ue deve obbligare Matteo Salvini a rispettare la legge. Tutto l’appoggio a Open Arms, sbarchiamoli”. Tutto molto bello, tutto molto solidale.
Peccato, però, che la Spagna dimentichi il proprio passato da furbetta. Nonostante, infatti, questa volta abbia dato la propria disponibilità ad accogliere i 147 migranti della Open Arms, in passato non è stata così caritatevole. Non un passato troppo lontano, sia chiaro. Un passato di soltanto quattro giorni fa.
La Spagna, infatti, mentre la Open Arms era ancora in mezzo al Mediterraneo e chiedeva lo sbarco dei 31 minori, ha risposto con un secco “no”. Ricordiamo appunto che il capitano Marc Reig lunedì mattina aveva inviato una lettera all’ambasciata spagnola a Malta, chiedendo che Madrid concedesse asilo ai minori, garantendo che tutti i migranti “rispettano i requisiti per il riconoscimento come rifugiati”.
La risposta piccata a questa richiesta è arrivata dal ministro ai lavori pubblici spagnolo, Josè Luis Abalos, che ha affermato: “Il capitano non ha la competenza legale o l’autorità per chiedere asilo per i minori”. Insomma, prima la cara Spagna ha risposto all’appello della ong (spagnola) voltandosi dall’altra parte, ora la sindaca di Barcellona (quindi non tutta la Spagna, forse) ci fa la morale. Adesso siamo noi che non rispettiamo le leggi. Ma loro non hanno esattamente fatto lo stesso quattro giorni fa?
venerdì 16 agosto 2019
La radicali chic Michela Murgia sta con Littizzetto: “Salvini crudele, disumano e codardo. Lo schifo al potere”
Michela Murgia si mobilita in difesa di Luciana Littizzetto, che nel suo video per la campagna ‘Siamo tutti Open Arms’ aveva attaccato Matteo Salvini.
“Quello che sta facendo Salvini alle persone sulla Open Arms è una crudeltà senza giustificazione.
Littizzetto ha avuto il coraggio di dirglielo e lui, forte solo con i deboli, il coraggio non lo sopporta. Stima e solidarietà per la violenza squadrista” scrive su Twitter.
E ancora: “Madre affidataria, benefattrice di case famiglia, famiglia lei stessa per donne in difficoltà con figli a carico, può dare lezioni di accoglienza a chiunque. Salvini, disumano e codardo, può solo indicarla ai suoi cani come bersaglio.
Lo schifo al potere”. “In questi giorni in cui tutti sono al mare, voi siete ‘in’ mare. È molto diverso”.
Cominciava così il video della comica torinese condiviso su Facebook dalla scrittrice Murgia.
Le due, se non fosse abbastanza chiaro, sono contrarie alla linea politica del leader leghista e sembrano far di tutto pur di criticarla.
Gli italiani sono tutti “disumani” e “razzisti”? Sondaggio choc: il 71% dice NO allo sbarco della Open Arms
La Open Arms sta facendo discutere parecchio: da una parte il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e dall’altra il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
La prima intenzionata a far sbarcare i migranti dalla ong spagnola, il secondo fermo sul suo “no”. In supporto alla grillina, non è arrivato solo il Tar del Lazio (che ha dato il via libera all’attracco) ma anche il premier Giuseppe Conte che ha definito quella del leader leghista “una vera ossessione“.
Eppure, secondo il sondaggio di Sky Tg24, Salvini godrebbe del sostegno più importante: quello del popolo. “
Open Arms, Trenta: non firmo il divieto in nome dell’umanità. Salvini: umanità non è aiutare i trafficanti. Chi ha ragione?”, scrive la rete televisiva. Il risultato? Solo per il 29 per cento degli italiani ad avere ragione è la Trenta, mentre per il 71 Salvini. Insomma, l’ennesima vittoria per il leghista
Medico smonta le balle di Open Arms: “I 13 migranti sbarcati stavano bene, perché li hanno fatti scendere?”
I tredici immigrati sbarcati dalla Open Arms non hanno alcuna malattia, a parte uno di loro che aveva un’otite; è quanto emerge dal resoconto fatto dal responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa, Francesco Cascio.
Il medico ha infatti dichiarato all’Ansa: “C’è qualcosa che non funziona, perché tra i 13 migranti fatti sbarcare dalla Open Arms per motivi sanitari solo uno aveva una otite, mentre gli altri stavano bene: eppure dalla relazione dello staff Cisom (il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta – ndr) risulta che a bordo ci sarebbero persone con diverse patologie, tra cui 20 casi di scabbia”.
C’è dunque qualcosa che non torna; com’è infatti possibile che mentre Open Arms parla di ingenti patologie tra gli individui caricati sulla nave e fatti sbarcare, i medici di Lampedusa non hanno riscontrato nulla di tutto ciò?
Nella relazione firmata dal medico Katia Valeria Di Natale e dall’infermiere Daniele Maestrini dello staff Cisom e in possesso dell’Ansa si legge poi quanto segue: “La situazione generale vede condizioni igienico-sanitarie pessime: spazi non idonei a ospitare un così ingente numero di persone. I naufraghi vivono ammassati gli uni sugli altri, non c’è possibilità di deambulare, sono presenti solo due bagni chimici e spesso i naufraghi sono costretti a espletare i loro bisogni fisiologici nello stesso spazio in cui dormono e mangiano”
La Open Arms rendeva noto su Twitter che tre persone erano state fatte scendere dalla nave “per complicazioni mediche che richiedono cure specializzate”, pressando nuovamente per far scendere “urgentemente” tutti gli immigrati imbarcati sulla nave perchè “l’umanità lo impone”.
Il sindaco di Lampedusa, Totò Mattarello ha dichiarato all’agenzia LAaPresse “…Se c’è gente che sta male a bordo, secondo me, per il mio modo di vedere le cose da pescatore, io farei scendere tutti”. Poi incalza il governo: “Se a bordo della nave Open Arms, c’è un problema di salute e la gente sta male, per quale motivo farli scendere così pochi alla volta, col contagocce. Sarà per dimostrare che qualcuno ha i muscoli, per fare vedere che siamo forti?”.
A questo punto però sono molti i dubbi riguardo alla reale situazione degli imbarcati. Il responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa ha detto che dei 13 naufraghi sbarcati per “motivi medici” dalla Open Arms uno aveva una otite. Gli altri stavano bene.
“Siamo davanti all’ennesima presa in giro della ong spagnola su nave spagnola, quella Open Arms che per giorni ha girovagato nel Mediterraneo al solo scopo di raccogliere più persone possibili per portarle sempre e solo in Italia. In tutto questo tempo sarebbero già andati e tornati in un porto spagnolo tre volte! Queste ong invece fanno solo battaglia politica, sulla pelle degli immigrati e contro il nostro Paese. Ma io non mollo”. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Emmanuel Macron, il patto con l'Ue per farci invadere. Così ci mandano altri 300 migranti
Lo scontro sui 147 migranti raccolti dalla nave spagnola della Open Arms vede per ora sconfitto Matteo Salvini la cui linea di difesa ad ogni costo delle frontiere nazionali trova l' opposizione non solo dei giudici ma anche delle altre componenti del governo. E tuttavia a incassare il successo non è la parte grillino-contiana del traballante esecutivo italico.
Il vero vincitore si trova infatti a Parigi: la presidenza francese ha ammesso ieri per la prima volta contatti con la Commissione europea di Ursula Von der Leyen a favore della causa delle Ong che accolgono miganti nel Mare Mediterraneo. Emmanuel Macron è «in contatto con la Commissione europea» per discutere della sorte di Open arms e Ocean Viking, le navi delle Ong a bordo delle quali si trovano centinaia di migranti soccorsi in mare in questi giorno.
Lo afferma una nota dell' Eliseo, in cui, tra l' altro, si sottolinea che il presidente francese «segue da vicino» la vicenda che riguarda le due navi. Quanto a Ocean Viking, che ha a bordo 356 migranti, ha chiesto a Roma e a La Valletta l' assegnazione di un porto sicuro. La battaglia adesso si sposta su questa seconda nave e la presa di posizione senza precedenti da parte del leader francese fa capire che sarà uno scontro duro.
Il 22 luglio scorso era stato lo stesso Macron ad annunciare l' esistenza di un meccanismo di solidarietà tra otto Paesi europei per la distribuzione di migranti. Successivamente, il 7 di agosto, la Proactiva Open Arms aveva chiesto aiuto ai governi di Spagna, Germania e appunto Francia per sbloccare la vicenda della sua imbarcazione bloccata da Italia e Malta.
Matteo Salvini, I ballisti del PD gridano oltre il rimpasto. Fonti del PD: "Ha offerto a Di Maio la poltrona da premier", caos totale
Altro che rimpasto: fonti del Pd fanno filtrare l'indiscrezione che Matteo Salvini avrebbe addirittura offerto il posto da premier a Luigi Di Maio per ricucire lo strappo con il Movimento 5 Stelle e far rientrare la crisi di governo.
Un retroscena dinamitardo che fa saltare sulla sedia gli stessi grillini, impegnati in queste ore a recitare la parte dei duri e puri, come chi mollato di fresco di fonte al ritorno di fiamma della ex dice sdegnato di no, forse perché sotto sotto ha già un'opzione di riserva. Nel caso del Movimento, il Partito democratico stesso. Insomma, qui gatta ci cova.
"Il M5s tiene in piedi tutte le ipotesi, per quanto ci risulta - spiega l'anonimo dem all'agenzia Ansa -. Ma noi nel frattempo siamo alla finestra, totalmente.
Aspettiamo il 20 per vedere cosa farà Conte, se di dimette o meno. Potrebbe esserci un rimpasto o anche un nuovo incarico". Piccata la risposta dei 5 Stelle: "In questa estate surreale, in cui la Lega ha fatto cadere il governo in pieno agosto fregandosene del Paese e degli italiani, leggo continue fake news su futuri ruoli, incarichi, strategie. Tutte cose che non ci interessano.
Tutte assurdità veicolate ad arte da qualcuno sui giornali per nascondere la verità. A noi interessa una sola cosa arrivati a questo punto: che il 22 agosto - quando è fissata la seduta della Camera - si voti il taglio dei parlamentari. 345 poltrone, stipendi e privilegi in meno sono l'unica cosa che ci interessa in questo momento.
Aspettiamo le forze politiche il 20 agosto in aula - conclude il comunicato via Facebook di Di Maio -. Chi sfiducerà Conte lo farà per evitare che si voti il taglio dei parlamentari. Questa è la realtà".
M5s, i veri numeri del ribaltone. Quanti sono i grillini pronti a tradire: equilibri sconvolti
Solo gli sciocchi non cambiano idea. E i Cinquestelle forse sono un po' sprovveduti, ma fessi no. Da quando hanno capito che la crisi poteva trascinarli in un baratro chiamato urne anticipate, i grillini hanno smesso di fare gli schizzinosi.
Fino a un mese fa Luigi Di Maio diceva «mai con il Pd». Ora quel «mai» è diventato un «perché no». Sono saltati i pregiudizi anti-dem un po' a tutti i livelli. A partire da Davide Casaleggio fino alla base parlamentare che, in un' alleanza con la gauche, vede l' opportunità di salvare seggio e indennità. Almeno per sei mesi. Ma, se va bene e funziona l' asse giallo-rosso, anche per qualche anno. Certo, rimane il pregiudizio verso Matteo Renzi e i suoi. Tanto che l' apertura dell' ex premier è stata rigettata rapidamente dal capo politico pentastellato. Però Nicola Zingaretti è un' altra cosa. Dario Franceschi, Pietro Grasso, Graziano Delrio: tutti galantuomini con cui si parla amabilmente. Gli interlocutori, insomma, non mancano.
Il voto di martedì al Senato, con cui è stato respinta l' accelerazione leghista alla crisi, ha aperto la strada a una collaborazione che andrà avanti. Da qui al 20 agosto, quando Conte si presenterà in Parlamento per dire la sua sulla dissoluzione dell' asse gialloverde, i pontieri al lavoro in queste ore potrebbero gettare le basi per aprire una nuova fase politica da presentare al Colle come soluzione per mandare avanti la legislatura. Con un nuovo premier e nuovi ministri. La base parlamentare c' è. Secondo l' Adnkronos ci sono cento deputati grillini disponibili ad aprire all' alleanza con i democratici.
Una cinquantina avrebbero già aderito al progetto. «L' intenzione», spiega un deputato 5 Stelle, «è quella di fissare una linea chiara e sottoporla a Di Maio». Verrà stilato un documento da far firmare a tutti i portavoce grillini. L' idea è quella di proporre ai nuovi alleati un "accordo programmatico". Guai a chiamarlo "contratto", parola tabù, visto come è andata a finire con la Lega.
Per lunedì 19 agosto è stata convocata un' assemblea congiunta dei gruppi. Quella sarà l' occasione per prendere una decisione. Ma se in passato l' alleanza a sinistra era soltanto un desiderio di una parte minoritaria dei pentastellati, adesso sono tutti convinti. «Il 90% del gruppo Camera vuole andare avanti con Pd, senza se e senza ma», dice un parlamentare M5S all' AdnKronos. L' unanimità c' è anche a Palazzo Madama, dove «il 97-98% degli eletti vuole andare avanti coi dem». Gli unici big che hanno sostenuto apertamente il ritorno alle urne sono stati Paola Taverna e Manlio Di Stefano. Gli altri sono stati molto prudenti. «Dopo la distanza di questi anni dal Pd», spiega Giorgio Trizzino, deputato grillino considerato vicino a Sergio Mattarella, «non possiamo aspettarci che tutto venga sanato.
Bisogna andare lentamente verso una ricomposizione. Sono convinto che buona parte dei nostri valori siano condivisi dal mondo riformista dem. C' è un problema di salute pubblica», aggiunge, «da quello che ho potuto percepire, c' è un sentire comune in tutto il Pd. Sta maturando l' esigenza di chiudere con questo passato polemico con M5S e aprire una nuova dimensione di confronto. Il nostro ex alleato ha dimostrato di non essere attento all' interesse dell' Italia. Nutro molta fiducia nelle forze sane di questo Paese. Sono convinto che non si lascerà nulla di intentato».
Giuseppe Conte, l'ascesa da "nessuno” a "fregatutti": il sogno segreto del premier
Zitto zitto Giuseppe Conte sopravvivrà a se stesso e al governo di squinternati gialloverdi destinato a morte semicerta, per reincarnarsi in una cosa più rossa che gialla perché sorretta dal Partito democratico. Gli è bastato fingersi svenuto per un paio di mesi dopo la conferenza stampa d' inizio estate in cui lanciava un improbabile ultimatum agli alleati litiganti («se non la smettete mi dimetto», e come no ); ovvero fare il morto a galla mentre Matteo Salvini preannunciava stentoreo una tempestosa sfiducia gravida di conseguenze fauste e nefaste al tempo stesso.
Et voilà: la resistibile ascesa del Conte rosso, pronto per un bis, è diventata un tema di stringente e desolata attualità, la sola nota comprensibile nella concitata cacofonia parlamentare di queste ore. Un concerto per dilettanti allo sbaraglio (o già sbaragliati) in cui è quasi impossibile comprendere chi suona cosa e perché, inframezzato dalla silenziosa tessitura di un avvocato di provincia romanizzato nei salotti giusti e diventato celebre per il ruolo di mediatore tra Lega e Cinque stelle.
Dal giugno 2018 a oggi, Conte è rimasto in apparenza identico a se stesso, pettinato e inamidato a festa come un fresco cultore della materia politica, ma in realtà si è progressivamente ritagliato uno spazio suo, una rete di protezione istituzionale italiana e straniera, un salvacondotto artificiale assemblato per contrasto rispetto al vociare contundente dei firmatari del contratto di governo. Impermeabile ai feroci motteggi di un' opposizione democratica che fino a ieri gli dava del decerebrato e oggi lo rivaluta come fosse Aldo Moro.
SCUDO UMANOHa avviato la sua carriera a Palazzo Chigi lento e spaesato, il premier Conte, un po' scudo umano un po' arbitro di una partita più grande di lui. Ha impiegato tutte le sue ordinarie qualità di provinciale inurbato per non spaventare i manovratori pentaleghisti, dalla voce letargica al fraseggio incolore, e sempre in omaggio al troncare e sopire di manzoniano conio democristiano.
Ma piano piano ha compreso che il Quirinale e i così detti poteri neutrali guardavano a lui, insieme con Giovanni Tria ed Enzo Moavero Milanesi, come al principale interlocutore utile a frenare le esuberanze sovraniste. Indicato da Luigi Di Maio con un gratta e vinci tra le mani, accettato dai leghisti con un grugnito d' indifferenza, è diventato presto il rassicurante beniamino di dame e cavalieri attovagliati nelle terrazze capitoline, nonché la riserva di Repubblica (il quotidiano-partito) che ne ha caricato a pallettoni la vanità gonfiandolo come l' anti Salvini al quale rivolgersi nei momenti di sconforto. Lui ci ha preso gusto, si è spinto fin dove era lecito osare e anche oltre, come in quel noto dialogo da bar con Angela Merkel in cui prometteva di contrastare le chiusure dei porti stabilite al Viminale e opporsi da par suo all' avanzata sovranista.
A forza di strizzare l' occhio ai mandarini franco-tedeschi e agli euroburocrati, con l' incarico ufficiale di disinnescarne le intenzioni punitive sui nostri bilanci pubblici, Conte ha compreso che per lui il 2019 poteva davvero rivelarsi un «anno bellissimo». Al resto hanno pensato Matteo e Luigino, maschere battibeccanti di una commedia leggera all' italiana, e forse quel Padre Pio al quale il premier di Volturara Appula rende omaggi e preghiere costanti.
IN AULAFatto sta che in un anno abbondante, al dunque, questo abitante della penombra è riuscito a emergere come un esordiente stimato perché mai veramente temuto, popolare come può esserlo un venditore ambulante di sogni, disponibile come uno specchio incantato pronto ad abbellire fattezze e colori di chi vi si accosti. E dal gialloverde al rosso, sebbene stinto, per lui, non c' è alcun salto cromatico impossibile.
Quando poi nelle ultime settimane la lotta s' è fatta smisurata e hanno cominciato a volare i piatti, Conte non ha fatto altro che dissolversi in attesa di comunicare al Parlamento le proprie deduzioni. C' è da scommettere che rimarrà acquartierato fino all' ultimo istante, poi si manifesterà in Aula per bersagliare lo sfidante assediato (Salvini) con cavillosa acredine e infine riparerà contrito verso i divani di Sergio Matterella. Lì, accoccolato fra le tappezzerie regali, sfiduciato o dimissionario, il conte rosso pronuncerà le sue parole fatidiche: «Come posso continuare a servire la vostra maestà?».
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