venerdì 16 agosto 2019

Open Arms, il prete “comunista” Don Vitaliano: “Salvini disumano. Strumentalizza la fede come i terroristi”


Open Arms? «E’ la manifestazione della disumanità del ministro Matteo Salvini». Don Vitaliano Della Sala commenta ancora una volta con livore, alla sua maniera, la linea del rigore sui nostri confini portata avanti dal Viminale contro l’immigrazione. Mancava ancora la voce del parroco ‘no global’ che sta facendo del vicepremier leghista un’ossessione.

Il prete rosso lo scorso inverno era finito sotto i riflettori per aver fatto cantare ‘Soldi’ di Mahmood prima di una messa nella sua parrocchia di Mercogliano, nell’avellinese. Ora vuole dire la sua sulla vicenda della nave Open Arms. Ancora una volta Matteo Salvini per Don Vitaliano è il male assoluto, la causa del flagello dell’immigrazione.

«Tutta la politica che Salvini ha messo in atto contro i migranti non risolve il problema dei flussi migratori – continua -, anzi: visto che si tratta di un ministro, diventa anche stimolante per tante persone fragili che si sentono autorizzate a comportarsi in maniera disumana nei confronti di chi è diverso».
Le altre “perle” di Don Vitaliano
Tutti dovrebbero sbarcare in Italia per Don Vitaliano, che non si interroga sulla filiera dei trafficanti di esseri umani, sul business delle ong sulla pelle dei disperati, sulle provocazioni messe in atto contro l’Italia, sul perché Spagna e Malta abbiano rifiutato i loro porti. No. Don Vitaliano è uno che ha pratica solo l’invettiva ad personam.

Del resto, uno che ha scritto più volte che «Salvini strumentalizza la fede come i terroristi» , che «è il ministro della paura», cos’altro può argomentare?. Ora continua su questa linea. «Chiudere i porti e lasciare per 15 giorni degli esseri umani in mezzo al mare non risolve nulla, è solo dimostrazione di disumanità», ribadisce.

E sulla decisione dei due ministri pentastellati Trenta e Toninelli di non firmare il decreto di chiusura del porto di Lampedusa sferza: «Lega e Movimento 5 Stelle hanno litigato, quindi si fanno questi dispettucci, ma mi fa comunque piacere che, seppur con ipocrisia, qualcuno al governo si opponga alle posizioni del ministro dell’Interno».

Viminale: in un anno sbarchi diminuiti del 79,6%, risparmiati 1,7 miliardi. Ecco perché vogliono far fuori Salvini


Con il governo gialloverde il numero di immigrati arrivati nel nostro Paese è calato. Solo nell’ultimo anno gli sbarchi sono scesi del 79,6 per cento.

A diminuire anche i rimpatri, che dal 1 agosto del 2018 al 31 luglio del 2019, hanno registrato una flessione dello 0,7 per cento mentre quelli assistiti si sono più che dimezzati.

È quanto emerge dai dati di un anno di attività che il Viminale ha diffuso in occasione di Ferragosto. Il rapporto è stato illustrato dal ministroMatteo Salvini durante il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è riunito ieri a Castel Volturno, in provincia di Caserta.

 Gli arrivi sono infatti passati da 42.700 a 8.691. I rimpatri, invece, sono scesi da 6.909 a 6.862. Ancora più marcata è stata la diminuzione dei rimpatri volontari, passati da 1.201 a 555, con un calo del 53,8 per cento.

Nel dossier si evidenzia anche la drastica riduzione dei costi del sistema d’accoglienza. Attualmente sono ospitati 105.142 migranti, il 34 per cento in meno rispetto al 2018, e dai 2,2 miliardi spesi dal 1 agosto 2017 al 31 luglio del 2018 si è passati ai 501 milioni dell’ultimo anno.

Ora Chef Rubio insulta i cittadini di Lampedusa: “Fate i soldi grazie ai migranti”. Scoppia la rivolta social


Chef Rubio torna a invadere il web di polemiche immigrazioniste: “Lampedusa è l’isola dei pescatori dal cuore immenso, della gente di mare che rispetta il prossimo ma è anche l’isola della cocaina, della mafia, del nero, dell’abusivismo edilizio, dei razzisti e dei parassiti”.

È quanto scrive su Instagram dopo essere stato a Lampedusa assieme al ricco attore Richard Gere, con l’intento di aiutare i migranti a bordo della Open Arms. “State mandando a fondo un’isola che pensate essere vostra ma che è semplicemente se stessa“, scrive lo chef. “Lampedusa è un’Italia in miniatura – prosegue – affascinante proprio grazie alle sue molteplici sfaccettature e contraddizioni. Invito tutti a venire, è stupenda davvero.

Ma vi chiedo un favore: spendete i vostri soldi solo nei ristoranti della brava gente, nei B&B delle belle anime.

 A tutto il resto riservate indifferenza, perché quello si meritano: in molti hanno speculato su date, morti e naufragi, in molti si riempiranno la bocca di aiuti e fratellanza mai vissuti in prima persona e proprio quelli hanno cavalcato e stanno cavalcando il mito del’isola dell’accoglienza vomitando odio e ignoranza“.

 Naturalmente non sono mancati i commenti al vetriolo dei lampedusani (che forse saranno anche stanchi dell’accoglienza incontrollata): “Se Lampedusa non ti piace la vacanza potevi fartela altrove, hai visto cose che nemmeno esistono e caro chef dei miei stivali secondo me la cocaina te la sei proprio fatta tu, visto che hai visto cose che nemmeno esistono”, scrive Annalaura. “Noi la amiamo e ci basta questo – scrive Rossella – non ci importa di 4 cretini che scrivono senza conoscere la nostra bellissima isola”.


I mille voltafaccia e le innumerevoli bugie di Pinocchio


“Non sono pentito, le condizioni allora erano completamente diverse”. Matteo Renzidisconosce sé stesso e, al contrario di un anno fa, propone un governo con i Cinquestelle.
Il voltafaccia di Renzi sul governo M5S-PD
Un cambio di linea repentino e fatto senza alcun pudore. Non è certamente la prima volta che il senatore di Rignano sull’Arno ribalta completamente le sue posizioni ma le motivazioni sono alquanto bizzarre. “In quella fase l’accordo tra Pd e M5S avrebbe dato l’idea di un’intesa per le poltrone”, spiega affermando che ora siamo di fronte a“tutta un’altra storia rispetto a 18 mesi fa” perché Matteo Salvini ha aperto la crisi poco prima di Ferragosto. Sinceramente nutriamo qualche dubbio sul fatto che la nascita di un eventuale esecutivo Pd-M5S non dipenda dall’esigenza di salvaguardare le proprie poltrone ma, pur prendendo per buono le parole di Renzi, quale articolo costituzionale vieta di far cadere un governo in piena estate? Renzi ha agito per senso di responsabilità o forse per la necessità di sbarrare la strada a una vittoria di Matteo Salvini alle elezioni?
Il fallimento della “politica del pop-corn”
Non sarebbe stato più responsabile avviare un governo Pd-M5S il giorno dopo le elezioni del marzo 2018, dal momento che l’esito delle urne decretava, sì, una debaclè del Partito democratico ma grillini e democratici rappresentavano le prime due forze in Parlamento? Il successo di Salvini fu evidente ma, stando alle percentuali, si posizionò terzo (M5S 32,5%, Pd 18% e la Lega 17%). In un qualunque altro Paese europeo, di norma, in situazioni di stallo, si forma un governo di grande coalizione tra i primi due partiti. In Italia nella primavera del 2018 avvenne diversamente perché Renzi preferì adottare la politica del “pop-corn”: mettiamoli alla prova, vediamo che sanno fare e aspettiamo che falliscano. Risultato? La Lega al 34% e il M5S al 17%.

Un ribaltamento che, inevitabilmente, non poteva che portare alla fine del governo Conte. Ma, prima di proseguire, è bene ricordare quali furono le dichiarazioni pubbliche di Renzi in quei giorni concitati e nei mesi successivi. “Quando vedo certe capriole, sono orgoglioso di aver contribuito – insieme a tanti altri militanti – a evitare l’accordo tra il Pd e i Cinque Stelle. Lo ripeto: sono orgoglioso. Perché non è stata una ripicca, ma solo una constatazione: rispetto ai dirigenti Cinque Stelle noi abbiamo una diversa concezione dell’Europa, del lavoro, del futuro, dei diritti, della lotta politica contro gli avversari”, dichiarò l’ex premier il 4 maggio di un anno fa. E ancora: “Se hanno i numeri per governare, governino. Ma massimo rispetto anche per chi non vuole finire la propria esperienza come partner di minoranza della Casaleggio e Associati srl”.

Parole che, probabilmente, erano rivolte a esponenti del Pd, come Dario Franceschini, che in quei mesi si era speso molto affinché i dem stringessero un patto con i pentastellati. “Il 5 marzo mi chiamò Franceschini, voleva un accordo Pd-M5S e Di Maio premier”, rivelò da Bruno Vespa l’ex segretario Pd. “Non mettevano veti, anzi si auguravano che portassi la mia esperienza in Italia o all’estero. Manco morto, risposi, io non ci sono, noi non ci siamo”, ribadì Renzi che, in quel periodo, aveva lanciato l’hashtag #senzadime.
Da #enricostaidereno alla promessa di lasciare la politica
Ma l’hasthag divenuto un vero cult è senza dubbio #enricostaisereno pronunciato il 17 gennaio 2014 nel corso del programma Le invasioni barbariche condotto da Daria Bignardi. “Mi piacerebbe arrivare a Palazzo Chigi passando dalle elezioni, non con inciuci di Palazzo”, disse l’allora segretario del Pd aggiungendo: “Diamo un hastag #enricostaisereno, nessuno ti vuol prendere il posto”. Morale della favola? Il 22 febbraio 2014 Renzi si insedia a Palazzo Chigi, ovviamente senza passare attraverso un voto popolare. Poi, da presidente del Consiglio, le bugie, o meglio le promesse mancate, aumentano.

L’impegno di visitare una scuola ogni settimana viene disatteso dopo che alcuni bambini cantano per lui una canzoncina dando vita allo scoppio di inevitabili e fragorose polemiche. Il 13 marzo 2014, ospite di Porta a Porta, annuncia che avrebbe pagato i debiti della pubblica amministrazione entro il 21 settembre successivo.“Se lo facciamo, lei poi va in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario”, aveva scommesso con Bruno Vespa. Il 23 maggio 2014, sempre a Porta a Porta, promette: “Entro l’anno noi andiamo a eliminare tutte le accise ridicole sulla benzina”. Nulla di tutto ciò è mai accaduto. Infine la madre di tutte le promesse mai mantenuta: il ritiro dalla vita pubblica in caso di sconfitta al referendum costituzionale.

“Ho personalmente affermato davanti alla stampa e lo ribadisco qui davanti alle senatrici e ai senatori che nel caso in cui perdessi il referendum, considererei conclusa la mia esperienza politica”, dichiarò il 20 gennaio 2016 intervenendo a Palazzo Madama. Anche in questo caso sappiamo tutti com’è andata a finire… Visti i precedenti non escludiamo altri voltafaccia, compresa la possibilità di fondare un nuovo partito sebbene, dopo la vittoria di Nicola Zingaretti alle primarie, Renzi avesse promesso che non avrebbe fatto da contraltare al nuovo segretario del Pd e tantomeno una scissione.

Duro attacco del cardinale nigeriano Arinze a Bergoglio: “Basta con l’immigrazione. Basta incentivare le partenze”


Lo chiamano il Papa nero, e in questi giorni è sbottato sugli interventi a raffica di Papa Bergoglio e del suo codazzo curiale. Smaccatamente di sinistra che fanno politica tutti i giorni invece di predicare la diffusione del Vangelo, incoraggiando l’immigrazione clandestina.

Il cardinale Francis Arinze, ottantaseienne, è uno dei cardinali dell’ordine dei Vescovi ed è tra gli attuali 6 titolari delle Chiese suburbircarie di Roma insieme a Angelo Sodano, Ostia – in quanto Decano del Collegio Cardinalizio – e Albano; Tarcisio Bertone, Frascati; Josè Saraiva Martins, Palestrina;Giovanni Battista Re – SottoDecano – Sabina-Poggio Mirteto e Francis Arinze, Velletri-Segni. Così chiare le parole del Papa Nero Cardinale Francis Arinze:“Gli europei devono smetterla di incoraggiare la partenza dei giovani africani. L’Africa ha bisogno di loro”.

Parole sante che abbiamo letto in un’intervista pubblicata dal “Catholic Herald” la scorsa settimana, dove il cardinale nigeriano Francis Arinze (nella foto), in passato considerato uno dei principali candidati al papato, ha affermato che quando i paesi africani perdono i loro giovani a causa della migrazione, perdono coloro che possono costruire il proprio futuro.E ancora: “Il miglior modo in cui i paesi dell’Europa e dell’America possono aiutare l’Africa non è incoraggiando i giovani a venire in Europa facendogli pensare all’Europa come un paradiso – un luogo dove il denaro cresce sugli alberi – ma aiutando i paesi da dove vengono”, ha affermato il cardinale 86enne.

“ È meglio che qualcuno rimanga nel proprio paese e lavori lì”, afferma, pur riconoscendo che ciò non è sempre possibile. Ha anche detto che i capi di governo nei paesi africani con alti tassi di emigrazione dovrebbero esaminare la loro coscienza per determinare perché così tante persone lasciano i loro paesi.“Ogni governo ha bisogno di determinare quante persone può ospitare”, ha detto il cardinale.

 “Non è teoria. È un dato di fatto “, ha detto Arinze. “Dov’è il futuro dei giovani africani: lavoro, vita familiare, cultura, religione? Bisogna pensare a tutto ciò. Accoglierli senza dar loro prospettive non è la soluzione”. “Quindi queste sono aspetti che dobbiamo prendere in considerazione quando menzioniamo la parola ‘migrante’”, afferma il papa nero Francis Arinze.

 All’intervento del cardinale Arinze si aggiunge la sacrosanta storia del profugo cantante che con il suo “Non emigrate” convince gli africani a non partire. Abdul Embalo, 27 anni, cantante del Gambia ha fatto il viaggio della speranza ma ha scelto di rimpatriare. Oggi scrive canzoni per disincentivare l’emigrazione. Lo ha fatto con l’aiuto dell’associazione Mani Tese di Torino.

Intervistato dal Corriere della Sera ha detto: “Dobbiamo riflettere e capire che non è un nostro desiderio perdere la vita in un gioco, dobbiamo guardare alla nostra Africa. Ho avuto questa ambizione che mi ha portato a diventare immigrato clandestino… ma se avessi saputo non sarei mai partito.

Mi chiedo se è davvero il mio destino scappare dalla polizia, cucinare nella stessa stanza in cui dormo, non avere una doccia e neppure la colazione. E quindi caro fratello, l’immigrazione clandestina non è la soluzione». Parole che vengono da un diretto interessato del popolo migrante, lo stesso popolo che viene invece incoraggiato da Papa Bergoglio e compagni a sbarcare nei porti d’Italia; il cantante del Gambia nelle sue canzoni, a ritmo di musica pop prova a convincere gli africani a restare in Africa perché, come dice lui, “l’immigrazione non è la soluzione”.

Il PD incalza le toghe rosse: “La Procura indaghi Salvini per sequestro di persona. Deve lasciare in pace i migranti”


E il Pd finalmente esce allo scoperto: vuole allearsi coi grillini per riempire l’Italia di clandestini: ”Lo scontro tra Salvini e Trenta? E’ normale, gli esponenti del M5s, come anche Toninelli, adesso cominciano a cambiare idea, del resto la situazione politica è mutata.

Ma fino a quando il pallino ce l’ha Salvini cambia poco, speriamo che presto possa andare a casa”. Così all’Adnkronosl’europarlamentare del Pd Pietro Bartolo, che per 27 anni è stato responsabile delle prime visite ai migranti che sbarcano a Lampedusa.

Il medico negli anni di servizio sull’isola ha curato 350mila persone. E adesso che la Open Arms è arrivata davanti alle coste di Lampedusa dice: ”La procura ha aperto un fascicolo per abuso d’ufficio, ma io spero che si arrivi presto a configurare il reato di sequestro di persona: Salvini lasci in pace gli italiani, i migranti, l’Europa”.

Da parte mia, aggiunge Bartolo, ”ho già chiesto la riforma della direttiva europea del 2002 sulla quale poggia il decreto sicurezza bis di Salvini, un provvedimento inumano, incostituzionale, fuori da ogni normativa internazionale, che si è fatto a suo uso e consumo personale. Salvare le vite umane non può essere un reato”. Dunque, Bartolo conclude.

”A chi dice che Bartolo, le Ong, che accoglie i migranti se ne devono andare, ha ragione. Di noi non ci deve essere più bisogno, perché i migranti devono poter entrare in Italia in maniera regolare e in sicurezza, non più rischiando la vita in mare”. Le parole di Bartolo si commentano da sole, non c’è bisogno di smentirle.

E aggiunge: “Sulle politiche migratorie in passato abbiamo fatto errori anche noi”, ammette l’europarlamentare del Pd Pietro Bartolo. “Adesso – dice – speriamo che si faccia un governo nuovo per mandare a casa Salvini, anche Pd-M5s, che abbia la durata per fare le riforme: per cancellare il Decreto sicurezza, la legittima difesa. Loro ce l’hanno con le Ong, paragonano le Ong ai delinquenti. Io invece le ringrazio, come ringrazio le navi militari che ancora oggi salvano le persone nel Mediterraneo”.

Il Movimento Cinque Stelle diventa una casta di “poltronari”: in 100 deputati vogliono l’accordo con il PD


Divisi sulla linea politica, uniti dalle tentazioni. E la tentazione più forte nel M5S è quella di conservare la poltrona, costi quel che costi. Alla faccia dei vaffa e della lotta alla casta, della coerenza e delle promesse web, i Cinquestelle vanno in giro con il pallottoliere per vedere se può nascere l’unione contronatura con il Pd. Come al Senato, anche alla Camera si fa la conta dei parlamentari disposti a fare l’inciucio con i dem. Fonti parlamentari grilline parlano di un’area di almeno 100 persone pronte ad aprire ai dem: di queste, a quanto apprende l’Adnkronos, una cinquantina avrebbero già garantito la propria adesione a questo progetto.
Bisogna trovare una scusa da dare in pasto agli elettori
«L’intenzione – confida un deputato 5 Stelle – è quella di fissare una linea chiara e sottoporla al capo politico Luigi Di Maio». In quella “linea chiara” c’è l’esigenza di trovare una scusa convincente da dare in pasto all’elettorato. E quindi evitare di perdere definitivamente la faccia. L’unica strada è suonare le trombe per salvare la democrazia messa in pericolo da Salvini. Non è escluso che la prossima settimana possa essere stilato un documento. E non manca, all’interno del gruppo parlamentare, chi “invoca” una sorta di nuovo “contratto di governo” (o comunque un “accordo programmatico”) con l’obiettivo di creare un fronte comune contro la Lega e «la deriva autoritaria del suo leader».
Chi sono gli esponenti grillini pronti ad abbracciare il Pd
Sulla prospettiva di un eventuale accordo con i dem, racconta un parlamentare, nelle ultime ore si sarebbero saldate le posizioni di varie “aree” interne al M5S: dagli scontenti agli ortodossi, dai grillini più di “sinistra” a molti eletti nei collegi uninominali. «Il 90% del gruppo Camera vuole andare avanti con Pd, senza se e senza ma», dice un parlamentare M5S.

Percentuali bulgare si registrano anche a Palazzo Madama, dove, ragiona a taccuini chiusi una senatrice che preferisce rimanere anonima, «il 97-98% degli eletti vuole andare avanti col Partito democratico»: in direzione ostinata e contraria rispetto alla linea favorevole al voto espressa in assemblea da big come Paola Taverna e Manlio Di Stefano. Tra gli iscritti al “club” dei dialoganti figura sicuramente il deputato siciliano Giorgio Trizzino, che si definisce “cattolico democratico” ma soprattutto “mattarelliano”. «Dopo la distanza di questi anni dal Pd – spiega all’Adnkronos – non possiamo aspettarci che tutto venga sanato.

Ci vuole un cammino work in progress, andare lentamente verso una ricomposizione. Sono convinto che buona parte dei nostri valori siano condivisi dal mondo riformista del Partito democratico. Da quello che ho potuto percepire, c’è un sentire comune in tutto il Pd. Sta maturando l’esigenza di chiudere con questo passato polemico con il M5S e aprire una nuova dimensione di confronto ».

Dalla Open Arms sbarcano 9 clandestini, ma agli scafisti umanitari non basta e insultano l’Italia: “Siete crudeli”


La Open Arms per ora resta a largo di Lampedusa. Dopo la sentenza del tar che ha accolto il ricorso dell’ong, la nave è entrata in acque italiane.

Ma su questo caso il governo è andato letteralmente in frantumi. La Trenta e Toninelli non hanno firmato il nuovo divieto preparato dal Viminale e Conte ha scritto a Salvini chidendogli di fatto di far sbarcare i migranti e accusandolo di “slealtà”. Il vicepremier ha però tirato dritto affermando che i porti italiani restano chiusi alle Ong. Ma in serata già nove migranti sono sbarcati.

Un’imbarcazione della Guardia di finanza ha trasbordato nove persone dalla Open Arms per farle sbarcare a Lampedusa. Si tratta di cinque migranti in condizioni critiche di salute e di quattro familiari. La nave della Ong intanto, come detto, resta a largo di Lampedusa in attesa di sviluppi.

Ma Open Arms adesso va in pressing su Conte e sul governo chiedendo su Twitter e su tutti i social lo sbarco immediato per tutti i 150 migranti a bordo: “Cinque evacuazioni urgenti in 14 giorni.

 Cosa aspettano ad autorizzare sbarco di tutte le persone a bordo, che l’emergenza medica diventi insostenibile? Quanta crudeltà. #unportosicurosubito“. Bisogna capire quali saranno adesso le nuove mosse del governo.

Va detto che il caso Open Arms si intreccia pericolosamente con la crisi di governo. Pd e 5s già flirtano proprio sotto l’arco dell’accoglienza. Martedì il redde rationem in Parlamento tra Lega e Conte. La partita si gioca dentro il Palazzo e tra le acque di Lampedusa.

Schiaffo della magistratura eversiva contro Salvini: ora le toghe rosse assolvono i clandestini anche se criminali


Una donna di origine albanese, imputata del reato di clandestinità, è stata assolta “per la particolare tenuità del fatto”.

Lo ha stabilito il tribunale di Torino durante un processo per direttissima che si è tenuto il 13 agosto. Il giorno prima, la donna era stata fermata all’aeroporto di Caselle dove si era recata per andare a prendere il figlio e la madre provenienti dall’Albania. Ma non avrebbe potuto farlo, essendo stata espulsa dall’Italia nel 2018.

“Pensavo di non poter più vivere in Italia, ma di poterci venire di passaggio”, si è giustificata la donna (che oggi risiede regolarmente in Germania). “Li ho fatti atterrare a Caselle perché il biglietto era molto più economico” ha aggiunto l’imputata, che aveva detto le stesse cose ai carabinieri che l’avevano fermata per un controllo. Nel quale gli agenti avevano scoperto il provvedimento di espulsione firmato l’anno scorso dal prefetto.

 Per questo la donna era stata portata in carcere e rinviata a giudizio con l’accusa di immigrazione clandestina, per poi essere processata per direttissima.

Per lei il pubblico ministero – come riporta Repubblica – aveva chiesto la misura cautelare dell’obbligo di firma, ma il giudice Marisa Gallo ha escluso che fosse punibile e per questa ragione ha deciso di pronunciare una sentenza di assoluzione “per la particolare tenuità del fatto”.

L’odiatore seriale Di Battista torna alla carica: una valanga di insulti contro il ministro Matteo Salvini


Nella guerra tra Salvini e il Movimento Cinque Stelle sta riprendendo quota la figura di Alessandro Di Battista. Il vacanziero grillino sente odore di poltrona e così ritorna in scena.

Ma lo fa a modo suo: insultando l’avversario, in questo caso il titolare degli Interni, Matteo Salvini. I grillini non hanno compreso bene la mossa del leader del Carroccio che di fatto cerca di sottolineare quanti “no” da parte 5S blocchino la crescita del Paese.

I 5 Stelle ne fanno un questione perosonale e come tale la trattano, attaccando l’uomo Salvini non il politico. Basta leggere l’ultimo post su Facebook di Di Battista per rendersene conto: “Il Ministro del tradimento inizia a dare cenni di pentimento. Infatti ha appena dichiarato: ‘non ho mai detto a Conte di voler staccare la spina al governo’. Forse gli sta passando l’hangover provocato dalla settimana “papeetiana” o forse una serie di ministri leghisti ai quali aveva promesso scatti di carriera, potere assoluto e mesi di open bar iniziano a lamentarsi“.

 Poi rispolvera i luoghi comuni su sccoter d’acqua e Papeete: “Fino al 20 agosto vada in vacanza. In cambio del suo silenzio possiamo concedergli di tutto: cocktail, moto d’acqua, passeggiate mattutine al guinzaglio di Berlusconi ma la faccia finita con questa ridicola telenovela“. Livore e voglia di rivalsa. Forse Dibba vuole vendicarsi per quel gradimento nei sondaggi che ha raccolto il ministro degli Interni e che invece non è mai arrivato per lui.

Infine Dibba, senza alcun ruolo istituzionale e nel Movimento, chiede un “rimpasto della Lega”: “Al netto delle critiche che ho sempre mosso alla Lega posso dire che al suo interno ci sono persone molto più credibili di Salvini. Sono le stesse persone che in queste ore lo stanno trattando come un inetto“. Altro insulto, come è nel suo stile.

giovedì 15 agosto 2019

Il golpe bianco contro Matteo Salvini. Arriva l’ordine dal Vaticano: “Niente elezioni anticipate”


La Chiesa torna a fare la predica. Sì, ma politica. Matteo Salvini oramai è il suo peggior nemico. “Un uomo solo al comando, con idee poco chiare su cosa fare se eletto al governo, preoccupa tutti”. È questo il timore comune che dilaga nel mondo cattolico.

“Siamo tutti molto sconcertati e preoccupati per ciò che sta accadendo – dichiara al Giornale il vicepresidente di una delle tante associazioni cattoliche -. A rimetterci sono le famiglie, i lavoratori, l’economia subirà una nuova fase di recessione.

Non si può lasciare un progetto di punto in bianco solo per questioni elettorali. Non si fa campagna elettorale per un anno e mezzo sulla pelle degli italiani”. La base cattolica commenta la situazione dopo l’apertura, da parte del leader leghista, della crisi di governo: “Andare al voto adesso ribadisce il presidente di un’altra associazione cattolica equivale consegnare il Paese a una persona che ha utilizzato tutti noi solo per fare campagna elettorale, dopo aver assicurato alla gente una stabilità governativa che avrebbe impattato positivamente sulle famiglie e l’economia”.

“Noi non siamo mai stati molto contenti di questo governo – dice Carlo Costalli, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori -, è chiaro tuttavia che una crisi così improvvisa crea molta preoccupazione. Il Paese ha bisogno di stabilità e chiarezza.

Diciamo no a lunghe trattative o governicchi. Sono molto chiaro: o governo stabile o si va a votare. Dubito che si riesca a votare e avere un governo stabile prima della legge di bilancio. Quindi, procediamo con quella. Poi si discute del resto. Ma vorrei un governo stabile, e lavorare per creare posizioni politiche più vicine ai nostri temi”.

 A finire nel mirino anche la posizione di Salvini: “Numero uno per la creazione del consenso, ma deludente sulla capacità di governare e migliorare il Paese – osserva il segretario di un altro movimento cattolico -. Un Paese non si governa assecondando la pancia prosegue – ma offrendo un orizzonte preciso e una prospettiva alle paure dei cittadini”. Ecco servita la soluzione: “Il Parlamento può trovare altre maggioranze, come è avvenuto per Lega e M5s avvertono ancora altre fonti cattoliche si può creare un governo tecnico condiviso. Di sicuro occorre procedere alla legge di bilancio e poi si vede”.

E ancora: “Qui non si tratta di fare tifo per il Pd o per i Cinque Stelle, o di essere contro Salvini. Ma di assumersi in modo maturo le proprie responsabilità. Prima delle elezioni viene la risoluzione dei problemi grandi per il Paese”. Lo dicono – prosegue il quotidiano di Sallusti – anche due big della finanza bianca come Giuseppe Guzzetti eGiovanni Bazoli. A Famiglia Cristiana l’ex presidente della Fondazione Cariplo e il presidente emerito di Banca Intesa Sanpaolo parlano di “democrazia in pericolo”.

Poi è il turno dell’immaginazione: “Se sul tema della sicurezza continua a raccogliere crescenti consensi, non credo che questo si verifichi con riguardo ai suoi attacchi al volontariato e alle Ong. Ma serve un piano Marshall per l’Africa o l’Europa sarà travolta”.

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