giovedì 15 agosto 2019

Porti aperti ai migranti, Salvini: “Sono solo contro tutti. Giudici, Ue e ministri. Col PD al governo invasione e Ius Soli”


«Umanità non significa aiutare trafficanti e ong. Per me umanità significa investire seriamente in Africa e non certo aprire i porti italiani». Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvinicommentando le parole della collega alla Difesa Elisabetta Trenta. E ancora sulla decisione del ministro della Difesa . «Sul divieto di sbarco alla Open Arms siamo soli contro tutti. Contro Ong, tribunali, Europa e ministri impauriti. E col PD al governo, immigrazione di massa e Ius Soli tornerebbero realtà».
Da Salvini l’allarme sui Social: “C’è un disegno per riprendere l’invasione”
Sui Social, in queste ore il leader del Carroccio ha argomentato la sua posizione e la sua preoccupazione. «C’è un disegno – ha scritto Salvini su Fb – per tornare indietro ed aprire i porti italiani, per far tornare l’Italia ad essere il campo profughi d’Europa. Ditemi se è normale che una nave Ong spagnola in acque maltesi si rivolga ad un avvocato di un tribunale amministrativo per chiedere di sbarcare sulle nostre coste! Nelle prossime ore firmerò il mio NO perché complice dei trafficanti non voglio essere».
Porti spalancati ai migranti, si torna indietro
E ancora prima, con un altro post in risposta alla decisione del Tar, aveva scritto. «Come Viminale contestiamo la decisione del Tar e proporremo ricorso urgente al Consiglio di Stato. Non solo. Sono pronto a firmare un altro provvedimento di DIVIETO di ingresso nelle acque territoriali italiane in ragione di nuovi episodi: per giorni la nave della Ong spagnola si è trattenuta in acque SAR libiche e maltesi, ha anticipato altre operazioni di soccorso e ha fatto sistematica raccolta di persone con l’obiettivo politico di portarle in Italia. Finché ci sono io farò tutto quello che è in mio potere per difendere i confini italiani, Amici». Una decisione che è stata ribaltata dal ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Porti spalancati ai migranti. Come ai tempi dei governi Pd.

Open Arms, Conte e Trenta riaprono i porti all’invasione: la Difesa non firma il divieto di ingresso in acque italiane


Con la crisi di governo, il Movimento 5 Stelle getta la maschera pure sul tema dell’immigrazione clandestina. Finora premier e ministri grillini avevno – seppur con ritrosia – assecondato la politica dei porti chiusi imposta da Matteo Salvini. Ma ora che il governo gialloverde ha i giorni contati, torna la linea pro sbarchi che già aveva caratterizzato i governi di sinistra.

E così, dopo aver mandato le navi della Marina a recuperare i minori a bordo della Open Arms, il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, non ha firmato il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane per la nave della ong disposto dal Viminale.

“La scelta non sorprende visto che la titolare della Difesa ha ordinato alle navi della Marina Militare di scortare verso il nostro Paese l’imbarcazione spagnola”, dicono fonti del Ministero dell’Interno. Ieri mattina era stato il premier Giuseppe Conte a incalzare Salvini con una lettera – inviata in copia ai ministri Toninelli e Trenta – nella quale chiedeva di dare assistenza e mettere in sicurezza i minori sulla Open Arms.


“Conte mi ha scritto per lo sbarco di alcune centinaia di immigrati a bordo di una nave di una Ong che però è straniera, in acque straniere”, aveva ribattuto il vicepremier leghista, “Gli risponderò garbatamente, non si capisce perchè debbano sbarcare in Italia”. Prosegue quindi il braccio di ferro sulla nave della ong che trasporta 147 migranti e che ieri ha ottenuto dal Tar la sospensione del divieto di ingresso in acque italiane.

 Intanto la Open Arms ha annunciato su Twitter di essere già a poche miglia da Lampedusa, in territorio italiano “con l’autorizzazione delle autorità”: “Il decreto Salvini ha cessato di essere in vigore nonostante le nuove minacce”, dicono, “Non abbiamo ancora i permessi per accedere al porto. Una lunga notte, ma la fine è vicina”.

Tenta di sgozzare una donna senza motivo, bengalese irregolare si giustifica: “Sento una marea di voci in testa”


Sento nella testa una marea di voci che mi fanno star male. Non sto per niente bene. La mia mente è stata presa”. Sono state queste le prime, confuse parole pronunciate da Chandra Rinku Deb, il 31enne bengalese – regolare in Italia e senza precedenti – che lunedì ha quasi ammazzato una donna di sessantaquattro anni in Largo La Foppa.

 Quella mattina, verso mezzogiorno, l’uomo aveva spaccato una bottiglia di vetro e si era accanito contro una vittima scelta a caso. La signora era stata buttata a terra e sopraffatta fisicamente dall’aggressore, che poi l’aveva colpita al collo e al polso con un coccio di vetro prima di essere fermato dai passanti e arrestato dalla polizia con l’accusa di tentato omicidio.

 Martedì, l’uomo ha risposto al Gip Guido Salvini, che ha convalidato l’arresto e ha disposto il carcere. Dopo aver detto che “sento una marea di voci”, il 31enne – che negli ultimi giorni ha dormito in stazione Centrale – ha spiegato: “Non ricordo di aver visto né aggredito nessuna donna in strada”.
“Perché era libero?”
Lo stesso Gip, nell’ordinanza, ha sollevato un dubbio, chiedendosi perché quell’uomo fosse libero. Risulta – scrive il giudice – “poco chiaro perché l’indagato, che aveva già dato luogo ad atti di violenza sia in strada sia presso la questura, sia stato lasciato privo di controllo presso l’ospedale Fatebenefratelli ove era stato portato in ambulanza.

Dall’ospedale – continua Salvini – egli ha potuto allontanarsi prima di essere sottoposto alla visita psichiatrica a seguito della quale egli sarebbe stato certamente sedato e ha commesso poi il fatto per cui si procede”.

 Il 31enne, infatti, era stato fermato la notte prima da una Volante per una lite a Lampugnano ed era stato portato in Questura perché risultato irregolare, anche se poi gli agenti avevano verificato che stava ultimando le pratiche per il rilascio del permesso di soggiorno.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, però, anche in via Fatebenefratelli si sarebbe mostrato aggressivo e sarebbe quindi stato accompagnato in ospedale. Ma “dopo una breve permanenza – conclude il Gip – si era allontanato rendendosi poi responsabile dell’aggressione”. Un’aggressione senza nessun movente, contro una donna scelta a caso e quasi ammazzata.

Salvini tira dritto: “Non autorizzo sbarchi”. Poi attacca le toghe rosse: “Giudici pagati dagli italiani aprono i porti”


Già questa mattina si percepiva che sarebbe scoppiato il caos sulla nave Open Arms della ong spagnola. Il motivo? Giuseppe Conte ha scritto a Matteo Salvini di far sbarcare i 147 migranti a bordo dell’imbarcazione, ma il vicepremier leghista non era (e non) è della stessa idea. sì è arrivato subito lo scambio di battute di fuoco. Fin qui uno scambio di vedute, poi è arrivato il Tar del Lazio che ha consentito alla ong di entrare in acque territoriali italiane.

La situazione è precipitata. La decisione delle toghe è dura da mandare giù e Salvini lo dice chiaramente. Per tutto il giorno il leader del Carroccio continua a ripetere che i porti italiani restano chiusi, che non vede il motivo per il quale una ong straniera debba arrivare in Italia e che non ha nessuna intenzione di far diventare “l’Italia il campo profughi d’Europa”. Matteo Salvini, quindi, contesta la decisione del Tar del Lazio e propone un ricorso urgente al Consiglio di Stato.

Ma non solo. Il leader del Carroccio è pronto a firmare un nuovo provvedimento di divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane per Open Arms. Riparte il braccio di ferro con in mezzo il ministro Elisabetta Trenta che accelera lo sbarco mandando due navi della Marina a scortare la Open Arms. Salvini da una parte e il resto del governo dall’altra.
Salvini da La Spezia: “Gli italiani pagano lo stipendio ai giudici che aprono i porti”
Poi, arriva il momento di andare a La Spezia, dove Matteo Salvini parla dal palco durante un’iniziativa della Lega. Il ministro dell’Interno ha le idee piuttosto chiare. Sa qual è la sua linea e quella del suo partito per quanto riguarda la gestione degli sbarchi. “La Open Arms ha chiesto di sbarcare, la mia risposta è ‘no’ – dice dal palco -. C’è un accerchiamento incredibile, una nave spagnola da acque maltesi in acque internazionali e un giudice che dice che io non posso vietare l’ingresso. Con chi sta quel giudice? Con il popolo italiano o con qualcun altro? Se lo stipendio te lo pagano gli italiani devi difendere i confini e la sicurezza degli italiani. Finché sarò ministro non autorizzerò mezzo sbarco: farò di tutto perché Renzi e Boschi non governino più in questo Paese”.
Salvini contro un accordo Pd-M5S S
alvini, poi, promette agli italiani di sventare “un accordo truffa tra Pd e M5S”. “Saranno giornate importanti e delicate – spiega – noi racconteremo ora per ora cosa faremo. E faremo di tutto per sventare un accordo truffa Pd-M5S. Pensiamo al futuro e non al passato. Sventeremo con ogni mezzo possibile ogni governo truffa M5S-Pd, che sarebbe la morte di questo Paese.

Il governo Renzi-Fico è dei perdenti. Io fino all’ultimo ci ho provato, ma quando ho visto tutti quei ‘no’… Poi i ‘no’ sono stati troppi. Poi vedremo cosa fanno M5S e Pd. Se avessi dovuto dire ‘no’ per convenienza lo avrei fatto dopo le Europee. Io ci ho provato, ma come le coppie che si vogliono bene e si sposano uno pensa che sia per tutta la vita, ma se ti rendi conto che passi più tempo a litigare lì si pone un problema. Ci sono deputati e senatori che hanno ancora qualche giorno per decidere cosa fare. L’unica cosa irrispettosa mi sembra quello del governo Pd-M5S”. Salvini, quindi, quindi ai suoi sostenitori di stare vicino al partito in questo momento così delicato.

Perché “noi non abbiamo paura, se non c’è un governo gli italiani non si possono permettere governi tecnici, improvvisati, ballerini. Se non c’è un governo ci sono solo le elezioni dal mio punto di vista. Meglio un governo e un Parlamento nuovo con idee chiare per cinque anni che non soluzioni pasticciate”. Salvini ha le idee chiare. Ormai la situazione con il M5S è insostenibile, per questo “io vado solo avanti, indietro non torno. Il Paese è fermo per ideologia. Per il futuro abbiamo in testa ben chiara la manovra economica, fondata sul taglio delle tasse, sullo sviluppo, sulla crescita, sui giovani, sul lavoro e non sull’assistenza.

C’è bisogno di un piano per le opere pubbliche incredibile e c’è bisogno di un governo libero perché serve che vada in Europa a trattare con i signori dell’Europa perché i soldi degli italiani vengano usati per gli italiani, perché anche da là troppi ‘no’ sono arrivati, da Macron e dalla Merkel”. E mentre Salvini parla dal palco di La Spezia, fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che la Spagna ha informato la Presidenza del Consiglio dei ministri della propria disponibilità a partecipare alla redistribuzione dei migranti della Open Arms una volta sbarcati

mercoledì 14 agosto 2019

Lega fatta fuori dalle toghe: il retroscena dal cuore del Pd. Via d'uscita? Solo l'imbroglio


I Cinque Stelle, il Pd, gli ultrasinistri di Liberi e uguali, i tedescofoni della Südtiroler volkspartei, qualche anima persa come Pier Ferdinando Casini. Chi dottoreggia sul disgusto degli italiani nei confronti della politica dovrebbe raccogliere le supercazzole sparate nelle ultime ore da quest' accozzaglia, mobilitatasi per impedire l' esercizio democratico del voto.

Le ragioni dell' astensione e del disprezzo crescente per i politici sono riassunte tutte lì dentro, nella neolingua con cui costoro cercano di imbellettare un progetto di spartizione di poltrone tra forze abituate a scambiarsi insulti tipo «avete la faccia come il culo» (Alessandro Di Battista a Maria Elena Boschi e Matteo Renzi). E ora intente a brigare insieme: se nel 2022 il Quirinale lo prendiamo noi, quanti consiglieri Eni ed Enel volete in cambio? Siccome non possono spiegarla agli elettori così, e nemmeno con il terrore di vedere i seggi aperti (la Lega è al 38% e assieme a Forza Italia e Fdi sfiorerebbe il 53%, i grillini continuano a scendere e il Pd resta inchiodato al 23%), s' inventano le suddette supercazzole.

Tipo quella partorita dall' ex veltroniano Goffredo Bettini, che ha invocato «un governo politico di legislatura basato su una profonda riflessione politica». Cosa ci sia da riflettere non lo sa nemmeno lui, ma Dario Franceschini e Maurizio Martina si sono subito spellati le mani per applaudire alla «intelligenza» della proposta. Nicola Zingaretti ha annunciato che è giunto il momento di «allargare le forze» e Renzi si è compiaciuto perché «il Pd ha decisamente aperto all' accordo» con i Cinque Stelle. Renzi Matteo, cioè quello che il 7 luglio 2019 ha promesso che «mai» sarebbe rimasto in un Pd che avesse stretto accordi con il M5S. «Mai. Può dirlo forte, scrivetelo anche in grassetto», garantiva tronfio.

Appunto. Quanto a Luigi Di Maio e i suoi, sono sempre quelli che dopo le elezioni del 2018 avevano cercato per settimane un' intesa di governo con il Pd. Lega o progressisti, per loro, pari sono, purché garantiscano l' accesso alla mangiatoia. Il resto lo raccontano i numeri e gli intrighi del parlamento. Insieme, pentastellati e dem arrivano a 158 senatori: meno della maggioranza assoluta dell' aula, per la quale ne occorrono 161. Significa che dovranno caricare a bordo un po' di peones. Il voto di ieri su quando calendarizzare la mozione di sfiducia a Giuseppe Conte ha dimostrato che c' è chi s' offre. I senatori della Svp hanno votato insieme a Cinque Stelle e Pd, facendo capire che non disdegnerebbero di far parte della santa alleanza antisalviniana. Alla quale appartiene di diritto Liberi e uguali, la microsigla di Pietro Grasso, rappresentata a palazzo Madama da lui e altri tre. E Casini sta con Renzi, cioè con tutti loro.
I NUMERI
Quest' armata Brancaleone ieri si è compattata per guadagnare tempo, che userà per cercare un accordo. Come ha commentato l' ex sindaco di Firenze, «il tabellone del voto del Senato ci dice che la maggioranza c' è». E in effetti le lucine rosse, quelle dei senatori contrari a ridurre all' osso i rituali parlamentari della crisi di governo, malgrado le assenze sono state proprio 161. Certo, fare un governo che decida su economia, sicurezza e immigrazione è molto più complicato. Una cosa è votare per rimandare il più in là possibile la discussione della sfiducia a Conte e un' altra scrivere insieme un programma e una squadra di ministri. Senza dubbio Grasso e compagni pretenderebbero una bella sterzata a sinistra. Ma con Di Maio, favorevole alle statalizzazioni, e i compagni del Pd, i presupposti per una ricetta condivisa a base di spesa pubblica e imposte patrimoniali ci sono tutti.
QUALCHE NOBILE PRETESTO
A conti fatti, si tratta di trovare qualche nobile pretesto per convincere gli elettori che quelli con «la faccia come il culo» e i «complici di Salvini» hanno compreso i loro sbagli e sono diventati persone degnissime, assieme alle quali governare sarà una gioia. Anche così, però, il piano è incompleto. Tutti sanno che un obbrobrio come quello che hanno in mente regalerebbe al capo della Lega «uno spazio immenso» (Zingaretti dixit). Basta pensare a ciò che accadrebbe nei sondaggi qualora le navi delle ong ricominciassero a scaricare immigrati nei nostri porti. La speranza di tanti di loro è allora che l' ultimo tassello dell' ingranaggio lo metta qualche pm consapevole della gravità del momento. L' unico modo per impedire che dall' opposizione Salvini guadagni ulteriori consensi, infatti, è la sua eliminazione per via giudiziaria. Un sogno, per ora.

I 5 stelle “aprono” i porti: E Open Arms si avvicina a Lampedusa


Dopo che il Tar del Lazio ha sospeso il decreto Sicurezza bis e ha consentito alla naveOpen Arms di entrare in acque territoriali italiane, la tensione all’interno del governo è alle stelle. Da una parte c’è Giuseppe Conte che questa mattina ha scritto a Matteo Salvini per invitarlo a far sbarcare i minori, dall’altra c’è il vipremier leghista che non ha nessuna intenzione di mollare.

Il Viminale, infatti, contesta la decisione del Tar del Lazio e proprone un ricorso urgente al Consiglio di Stato. Ma non solo. Il leader del Carroccio è pronto a firmare un nuovo provvedimento di divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane per Open Arms.

La motivazione è che ai fatti citati nel provvedimento sub judice se ne sono aggiunti altri. Per giorni, Open Arms si è trattenuta in acque sar libiche e maltesi, ha anticipato altre operazioni di soccorso e ha fatto sistematica raccolta di persone con l’obiettivo politico di portarle in Italia.

 Il braccio di ferro, quindi, sembra essere appena iniziato. E diciamo che si consuma in un clima non troppo disteso. Ricordiamo che siamo in piena crisi di governo. E mentre Matteo Salvini dichiara chiaramente che farà di tutto per impedire lo sbarco dei 147 migranti a bordo della Open Arms, (“No allo sbarco perché io complice dei trafficanti di esseri umani non voglio essere.

È evidente, è chiaro che c’è un disegno per tornare indietro, per tornare ad aprire i porti italiani e per trasformare l’Italia nel campo profughi d’Europa. Finchè ho vita non mi arrendo e resisto a questa vergogna, anche per rispetto degli immigrati che sono qui regolarmente. Non cambio idea”), il ministro Elisabetta Trenta manda le navi militari per soccorrere 32 migranti.

 Due navi della marina militare italiana scortano a distanza la nave di Open Arms, che naviga a 3 nodi verso le acque territoriali italiane. Ieri sera, a quanto si apprende da fonti della Difesa, il ministro Elisabetta Trenta, dopo essersi messa in contatto con il tribunale dei minori di Palermo ed essersi accertata delle condizioni dei minori a bordo, ha dato mandato al Capo di stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, di ordinare alla marina militare di spostare nei pressi della Open Arms due navi del dispositivo Mare Sicuro, pronte ad effettuare il trasbordo dei 32 minori.

 Nelle ultime 24 ore, riferiscono le stesse fonti, il ministro Trenta si era messa in contatto con le altre autorità di governo competenti per arrivare allo sbarco dei 32 minori che si trovano a bordo della nave, da 13 giorni in navigazione in acque internazionali.

Open Arms, “golpe” delle toghe rosse”: il Tar calpesta il Dl Sicurezza e sospende il divieto d’ingresso in Italia


Ancora una volta le toghe disinnescano il decreto Sicurezza bis. Questa volta è il Tar del Lazio che con una decisione a sorpresa sospende il decreto fortemente voluto da Salvini e di fatto rimuove il divieto di ingresso nelle acque italiane per Open Arms. Di fatto l’ong aveva presentato d’urgenza un esposto al Tribunale amministrativo.

E dopo meno di 24 oree è arrivato il verdetto. Il divieto di ingresso nelle nostre acque era stato firmato dallo stesso Salvini, dal ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Toninelli e dal ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. Di fatto dunque la nave adesso potrebbe avvicinarsi al porto di Lampedusa per poi chiedere lo sbarco dei 150 migranti a bordo.

Proprio in queste ore sul fronte degliu sbarchi si è consumato l’enneimo scontro tra il titolare del Viminale e il premier Giuseppe Conte. Salvini ha infatti rivelato che il premier gli avrebbe scritto proprio per risolvere l’emergenza della Open Arms: “Conte mi ha scritto per lo sbarco di alcune centinaia di immigrati a bordo di una nave di una ong che però è straniera, è in acque straniere e gli risponderò garbatamente che non si capisce perchè debbano sbarcare in italia“.

 Ora però il verdetto del Tar potrebbe cambiare le carte in tavola. Qualche ora fa il fondatore dell’ong spagnola aveva chiesto lo sbarco immediato preoccupato della crescente tensione a bordo. Oscar Camps ha infatti sottolineato il rischio della “deflagrazione di episodi di violenza sulla nave e di risse tra gli stessi migranti”. “Il quadro è destinato a deflagrare in una esplosione di violenza” e ciò, ha aggiunto Camps, “trasformerebbe il tutto in una tragedia“.

E di fatto in questo quadro non va sottolineato nemmeno un altro aspetto: la Open Arms non è l’unica nave che sta facendo rotta verso l’Italia. Anche la Ocean Viking, l’ammiraglia delle Ong, dopo aver rifiutato lo sbarco a Tripoli ha fatto rotta in direzione di Italia e Malta chiedendo un porto di sbarco. Anche per la Ocena Viking (che batte bandiera norvegese) è scattato il divieto di ingresso nelle nostre acque. Interverrà ancora una volta il Tar per sabotare il dl Salvini?

Le toghe rosse riaprono i porti, ma il ministro Salvini sfida il Tar: “Bloccherò lo sbarco e resisto a questa vergogna”


Ancora una volta le toghe disinnescano il decreto Sicurezza bis. Questa volta è il Tar del Lazio che con una decisione a sorpresa sospende il decreto fortemente voluto da Salvini e di fatto rimuove il divieto di ingresso nelle acque italiane per Open Arms. Di fatto l’ong aveva presentato d’urgenza un esposto al Tribunale amministrativo.

E dopo meno di 24 oree è arrivato il verdetto. Il divieto di ingresso nelle nostre acque era stato firmato dallo stesso Salvini, dal ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Toninelli e dal ministro della Difesa, Elisabetta Trenta.

Di fatto dunque la nave adesso potrebbe avvicinarsi al porto di Lampedusa per poi chiedere lo sbarco dei 150 migranti a bordo. Proprio in queste ore sul fronte degliu sbarchi si è consumato l’enneimo scontro tra il titolare del Viminale e il premier Giuseppe Conte. Salvini ha infatti rivelato che il premier gli avrebbe scritto proprio per risolvere l’emergenza della Open Arms: “Conte mi ha scritto per lo sbarco di alcune centinaia di immigrati a bordo di una nave di una ong che però è straniera, è in acque straniere e gli risponderò garbatamente che non si capisce perchè debbano sbarcare in italia“. Ora però il verdetto del Tar potrebbe cambiare le carte in tavola. Qualche ora fa il fondatore dell’ong spagnola aveva chiesto lo sbarco immediato preoccupato della crescente tensione a bordo.

Oscar Camps ha infatti sottolineato il rischio della “deflagrazione di episodi di violenza sulla nave e di risse tra gli stessi migranti”. “Il quadro è destinato a deflagrare in una esplosione di violenza” e ciò, ha aggiunto Camps, “trasformerebbe il tutto in una tragedia“. E di fatto in questo quadro non va sottolineato nemmeno un altro aspetto: la Open Arms non è l’unica nave che sta facendo rotta verso l’Italia. Anche la Ocean Viking, l’ammiraglia delle Ong, dopo aver rifiutato lo sbarco a Tripoli ha fatto rotta in direzione di Italia e Malta chiedendo un porto di sbarco.

Anche per la Ocena Viking (che batte bandiera norvegese) è scattato il divieto di ingresso nelle nostre acque. Interverrà ancora una volta il Tar per sabotare il dl Salvini? Intanto il vicepremier ha fatto sapere che bloccherà lo sbarco dei migranti: “Pensate in che paese siamo, si vuole dare il permesso a una nave straniera di sbarcare. Domani io firmerò il mio no, perché io complice di trafficanti di esseri umani non ci sto. Io non mi arrendo e resisto a questa vergogna“.

Ora l’equipaggio di Open Arms è terrorizzato dai migranti: “Qua rischia di esplodere la violenza”


Su Open Arms la tensione comincia a salire. La nave dell’ong spagnola è a largo di Lampedusa nell’attesa che venga comunicato un porto di sbarco. Nonostante sia stato notificato il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, l’imbarcazione continua a stazionare a poche miglia nautiche da Lampedusa.

Come abbiamo ricordato in questi giorni, diversi volti noti del cinema (uno su tutti Richard Gere) hanno appoggiato la missione dell’ong e hanno chiesto lo sbarco. Ma di fatto tra queste voci c’è quella isolata di Javier Bardem che invece ha chiesto uno sbarco in Spagna sottolineando che si tratta di una ong iberica. Fin qui i fatti. Ma in questa situazione c’è un retroscena inquietante.

E a svelarlo è stato proprio il fondatore di Open Arms, Oscar Camps. “Tra mezzora potrebbe scatenarsi una rissa” a bordo dell’imbarcazione, da tredici giorni abbandonata al proprio destino dalle autorità europee. I 19 membri dell’equipaggio tentano a fatica di contenere i contrasti che nascono “sul cibo, su posti all’ombra o al sole, per la fila verso i bagni, due in un spazio complessivo di 180 metri quadri, e molti non possono chiamare i propri cari a casa“, ha affermato Camps.

Poi lo stesso fondatore dell’ong mette in chiaro ancora di più la situazione a bordo della nave: “Il quadro è destinato a deflagrare in una esplosione di violenza e ciò – ha aggiunto Camps – trasformerebbe il tutto in una tragedia“. Parole che alzano il velo sui veri timori da parte dell’equipaggio.

Il nervosismo continua a crescere e gli stessi uomini di Open Arms iniziano a temere episodi di violenza sul ponte della nave. Dalla Spagna (e anche dall’Europa) continua ad arrivare un assordante silenzio. Il peso della gestione dei flussi migratori ricade (ancora una volta) tutto sull’Italia. Salvini ha già fatto sapere che i porti italiani resteranno chiusi.

Il Viminale ha però accordato lo sbarco per alcuni migranti con problemi di salute. In questo momento nel Mediterraneo c’è anche la Ocean Viking, l’ammiraglia delle ong. la nave di Msf e Sos Mediterranée ha a bordo circa 350 migranti salvati in diverse operazioni negli ultimi giorni. La Ocean Viking proprio ieri ha rifiutato lo sbarco a Tripoli e si è allontanata dalle acque libiche. Molto probabilmente farà rotta su Malta o sull’Italia. E anche per l’ammiraglia ong è scattato il divieto di ingresso nelle nostre acque.

A differenza della Open Arms, la Ocean Viking sarebbe quasi a corto di carburante dato che qualche giorno fa aveva chiesto un rifornimento (poi negato) a Malta. L’equipaggio aveva fatto sapere che avrebbe avuto autonomia per altri 10-12 giorni. Adesso il carburante potrebbe essere quasi terminato e dunque l’ong tornerà a chiedere un porto di sbarco in tempi brevi.

Milano, la denuncia choc di Antonio: “Io, cacciato dal dormitorio per far posto ai profughi eritrei”


Chiedo solo un posto per dormire”. Antonio Di Salvo, 56 anni, vaga come un’anima in pena per la città da 10 giorni. Si trascina reggendosi su una stampella (“ho subìto un’operazione all’anca tre mesi fa”), uno zainetto con il necessario per la fisioterapia (“quella per fortuna è gratis”) e un’altra busta con i suoi oggetti personali (“non ho un posto in cui conservarli”).

Dormiva in un centro d’accoglienza di viale Isonzo. “Poi, di punto in bianco, mi hanno mandato via, insieme ad altri, per far posto ai profughi eritrei. Era il 21 giugno”. Ma Antonio chiede una sistemazione, non di essere un privilegiato. Il rischio, in questi casi, è che si scateni una guerra tra poveri ugualmente disperati e ugualmente bisognosi. Negli ultimi giorni l’uomo si è arrangiato come ha potuto, dormendo – racconta – nella sala d’attesa dell’aeroporto di Linate, accomodato su un sedile di ferro.

Ieri, visto che non pioveva, ha lasciato il suo ombrello nascosto sopra una macchinetta del caffè sperando che nessuno lo vedesse.”Non volevo portarmelo dietro, sono già stracarico e cammino a fatica”, spiega. Su una panchina mostra vari documenti, tra cui quello di un ospedale, relativo all’operazione subita, e un altro dell’Inps con l’elenco dei lavori effettuati. “Lavoravo come magazziniere ma non ho ancora accumulato abbastanza anni di contributi per poter andare in pensione”, continua.

Due figli, divorziato, “c’è voluto un attimo a perdere tutto”. E ora è senza nulla, vive con un sussidio comunale di 150 euro mensili destinato agli adulti in difficoltà. Di questi soldi, ne spendeva 50 per pagare il dormitorio ogni mese. E dopo essere uscito da viale Isonzo ha continuato a sperare. “Gli assistenti sociali mi hanno chiesto di pazientare un paio di giorni perché per me ci sarebbe stata accoglienza in una struttura vicino al cimitero Monumentale. Ma lì mi hanno rifiutato. Aspetto una chiamata da circa una settimana, non posso continuare così, sto affrontando la fisioterapia e presto dovrò operarmi di nuovo”. Così ieri mattina si è giocato l’ultima carta: “Sono andato in questura a chiedere aiuto”.

E tra le carte sventola un altro foglio, indirizzato al dormitorio di viale Ortles dagli agenti di polizia: “Si prega di voler ospitare la persona per 3 giorni in quanto trovasi, in questo momento, priva di mezzi di sussistenza”. Un’ancora di salvezza, anche se temporanea. Nel frattempo Antonio bussa quotidianamente a un convento di suore per avere un po’ di cibo e chiede aiuto ai centri d’ascolto.”Ho un nuovo appuntamento, spero possano darmi una mano”. Antonio fa anche sapere di aver presentato domanda per una casa popolare già nel 2007. “Io non sono un barbone – sottolinea – sono solo molto sfortunato”. Ora spera di avere un letto in viale Ortles. “Ma 3 giorni volano, mi serve qualcosa di più stabile. Vorrei poter restare”. Il Comune risponde che il posto c’è,”nessuno viene mandato via”. Antonio incrocia le dita.

Sondaggio di Antonio Noto: “Gli italiani sono schifati e vogliono andare subito alle urne. No al patto M5S-PD”


Gli italiani sono “schifati” e vogliono il voto anticipato, subito. Antonio Notosnocciola gli ultimi sondaggi a disposizione, precedenti alla crisi di Ferragosto, e sul Quotidiano Nazionale li interpreta sulla base di quanto sta accadendo.

“Dopo le Europee, il 37% degli italiani era favorevole alle elezioni, a fine luglio la percentuale è salita al 55%. Oggi stimo che sia più alta”. La rottura tra Lega e M5s potrebbe avere ripercussioni su entrambi i partiti: “Gli scontri interni alla maggioranza di giugno-luglio hanno minato la credibilità dell’esecutivo”.

Impossibile, dunque, andare avanti così anche se i dati certi sull’effetto per Matteo Salvini e Luigi Di Maio si potranno avere solo a settembre, anche alla luce del voto di sfiducia del 20 agosto. Su una cosa però Noto si sbilancia di già: ci sarà il rigetto per un accordicchio tra dem e grillini.

“Non credo che gli italiani abbiano fiducia in un patto tra due partiti così diversi – spiega ancora il sondaggista al Quotidiano nazionale -. Stando a quanto risultava dalle analisi di luglio, gli elettori dem e grillini non erano favorevoli a questa nuovo asse. Il timore, diffuso, è che si ripropongano gli stessi schemi dell’alleanza giallo-verde, tra insulti e litigi. Gli italiani concepirebbero di più un’alleanza tra partiti meno distanti: o di centrodestra o di centrosinistra“.

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