mercoledì 14 agosto 2019

Lega fatta fuori dalle toghe: il retroscena dal cuore del Pd. Via d'uscita? Solo l'imbroglio


I Cinque Stelle, il Pd, gli ultrasinistri di Liberi e uguali, i tedescofoni della Südtiroler volkspartei, qualche anima persa come Pier Ferdinando Casini. Chi dottoreggia sul disgusto degli italiani nei confronti della politica dovrebbe raccogliere le supercazzole sparate nelle ultime ore da quest' accozzaglia, mobilitatasi per impedire l' esercizio democratico del voto.

Le ragioni dell' astensione e del disprezzo crescente per i politici sono riassunte tutte lì dentro, nella neolingua con cui costoro cercano di imbellettare un progetto di spartizione di poltrone tra forze abituate a scambiarsi insulti tipo «avete la faccia come il culo» (Alessandro Di Battista a Maria Elena Boschi e Matteo Renzi). E ora intente a brigare insieme: se nel 2022 il Quirinale lo prendiamo noi, quanti consiglieri Eni ed Enel volete in cambio? Siccome non possono spiegarla agli elettori così, e nemmeno con il terrore di vedere i seggi aperti (la Lega è al 38% e assieme a Forza Italia e Fdi sfiorerebbe il 53%, i grillini continuano a scendere e il Pd resta inchiodato al 23%), s' inventano le suddette supercazzole.

Tipo quella partorita dall' ex veltroniano Goffredo Bettini, che ha invocato «un governo politico di legislatura basato su una profonda riflessione politica». Cosa ci sia da riflettere non lo sa nemmeno lui, ma Dario Franceschini e Maurizio Martina si sono subito spellati le mani per applaudire alla «intelligenza» della proposta. Nicola Zingaretti ha annunciato che è giunto il momento di «allargare le forze» e Renzi si è compiaciuto perché «il Pd ha decisamente aperto all' accordo» con i Cinque Stelle. Renzi Matteo, cioè quello che il 7 luglio 2019 ha promesso che «mai» sarebbe rimasto in un Pd che avesse stretto accordi con il M5S. «Mai. Può dirlo forte, scrivetelo anche in grassetto», garantiva tronfio.

Appunto. Quanto a Luigi Di Maio e i suoi, sono sempre quelli che dopo le elezioni del 2018 avevano cercato per settimane un' intesa di governo con il Pd. Lega o progressisti, per loro, pari sono, purché garantiscano l' accesso alla mangiatoia. Il resto lo raccontano i numeri e gli intrighi del parlamento. Insieme, pentastellati e dem arrivano a 158 senatori: meno della maggioranza assoluta dell' aula, per la quale ne occorrono 161. Significa che dovranno caricare a bordo un po' di peones. Il voto di ieri su quando calendarizzare la mozione di sfiducia a Giuseppe Conte ha dimostrato che c' è chi s' offre. I senatori della Svp hanno votato insieme a Cinque Stelle e Pd, facendo capire che non disdegnerebbero di far parte della santa alleanza antisalviniana. Alla quale appartiene di diritto Liberi e uguali, la microsigla di Pietro Grasso, rappresentata a palazzo Madama da lui e altri tre. E Casini sta con Renzi, cioè con tutti loro.
I NUMERI
Quest' armata Brancaleone ieri si è compattata per guadagnare tempo, che userà per cercare un accordo. Come ha commentato l' ex sindaco di Firenze, «il tabellone del voto del Senato ci dice che la maggioranza c' è». E in effetti le lucine rosse, quelle dei senatori contrari a ridurre all' osso i rituali parlamentari della crisi di governo, malgrado le assenze sono state proprio 161. Certo, fare un governo che decida su economia, sicurezza e immigrazione è molto più complicato. Una cosa è votare per rimandare il più in là possibile la discussione della sfiducia a Conte e un' altra scrivere insieme un programma e una squadra di ministri. Senza dubbio Grasso e compagni pretenderebbero una bella sterzata a sinistra. Ma con Di Maio, favorevole alle statalizzazioni, e i compagni del Pd, i presupposti per una ricetta condivisa a base di spesa pubblica e imposte patrimoniali ci sono tutti.
QUALCHE NOBILE PRETESTO
A conti fatti, si tratta di trovare qualche nobile pretesto per convincere gli elettori che quelli con «la faccia come il culo» e i «complici di Salvini» hanno compreso i loro sbagli e sono diventati persone degnissime, assieme alle quali governare sarà una gioia. Anche così, però, il piano è incompleto. Tutti sanno che un obbrobrio come quello che hanno in mente regalerebbe al capo della Lega «uno spazio immenso» (Zingaretti dixit). Basta pensare a ciò che accadrebbe nei sondaggi qualora le navi delle ong ricominciassero a scaricare immigrati nei nostri porti. La speranza di tanti di loro è allora che l' ultimo tassello dell' ingranaggio lo metta qualche pm consapevole della gravità del momento. L' unico modo per impedire che dall' opposizione Salvini guadagni ulteriori consensi, infatti, è la sua eliminazione per via giudiziaria. Un sogno, per ora.

I 5 stelle “aprono” i porti: E Open Arms si avvicina a Lampedusa


Dopo che il Tar del Lazio ha sospeso il decreto Sicurezza bis e ha consentito alla naveOpen Arms di entrare in acque territoriali italiane, la tensione all’interno del governo è alle stelle. Da una parte c’è Giuseppe Conte che questa mattina ha scritto a Matteo Salvini per invitarlo a far sbarcare i minori, dall’altra c’è il vipremier leghista che non ha nessuna intenzione di mollare.

Il Viminale, infatti, contesta la decisione del Tar del Lazio e proprone un ricorso urgente al Consiglio di Stato. Ma non solo. Il leader del Carroccio è pronto a firmare un nuovo provvedimento di divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane per Open Arms.

La motivazione è che ai fatti citati nel provvedimento sub judice se ne sono aggiunti altri. Per giorni, Open Arms si è trattenuta in acque sar libiche e maltesi, ha anticipato altre operazioni di soccorso e ha fatto sistematica raccolta di persone con l’obiettivo politico di portarle in Italia.

 Il braccio di ferro, quindi, sembra essere appena iniziato. E diciamo che si consuma in un clima non troppo disteso. Ricordiamo che siamo in piena crisi di governo. E mentre Matteo Salvini dichiara chiaramente che farà di tutto per impedire lo sbarco dei 147 migranti a bordo della Open Arms, (“No allo sbarco perché io complice dei trafficanti di esseri umani non voglio essere.

È evidente, è chiaro che c’è un disegno per tornare indietro, per tornare ad aprire i porti italiani e per trasformare l’Italia nel campo profughi d’Europa. Finchè ho vita non mi arrendo e resisto a questa vergogna, anche per rispetto degli immigrati che sono qui regolarmente. Non cambio idea”), il ministro Elisabetta Trenta manda le navi militari per soccorrere 32 migranti.

 Due navi della marina militare italiana scortano a distanza la nave di Open Arms, che naviga a 3 nodi verso le acque territoriali italiane. Ieri sera, a quanto si apprende da fonti della Difesa, il ministro Elisabetta Trenta, dopo essersi messa in contatto con il tribunale dei minori di Palermo ed essersi accertata delle condizioni dei minori a bordo, ha dato mandato al Capo di stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, di ordinare alla marina militare di spostare nei pressi della Open Arms due navi del dispositivo Mare Sicuro, pronte ad effettuare il trasbordo dei 32 minori.

 Nelle ultime 24 ore, riferiscono le stesse fonti, il ministro Trenta si era messa in contatto con le altre autorità di governo competenti per arrivare allo sbarco dei 32 minori che si trovano a bordo della nave, da 13 giorni in navigazione in acque internazionali.

Open Arms, “golpe” delle toghe rosse”: il Tar calpesta il Dl Sicurezza e sospende il divieto d’ingresso in Italia


Ancora una volta le toghe disinnescano il decreto Sicurezza bis. Questa volta è il Tar del Lazio che con una decisione a sorpresa sospende il decreto fortemente voluto da Salvini e di fatto rimuove il divieto di ingresso nelle acque italiane per Open Arms. Di fatto l’ong aveva presentato d’urgenza un esposto al Tribunale amministrativo.

E dopo meno di 24 oree è arrivato il verdetto. Il divieto di ingresso nelle nostre acque era stato firmato dallo stesso Salvini, dal ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Toninelli e dal ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. Di fatto dunque la nave adesso potrebbe avvicinarsi al porto di Lampedusa per poi chiedere lo sbarco dei 150 migranti a bordo.

Proprio in queste ore sul fronte degliu sbarchi si è consumato l’enneimo scontro tra il titolare del Viminale e il premier Giuseppe Conte. Salvini ha infatti rivelato che il premier gli avrebbe scritto proprio per risolvere l’emergenza della Open Arms: “Conte mi ha scritto per lo sbarco di alcune centinaia di immigrati a bordo di una nave di una ong che però è straniera, è in acque straniere e gli risponderò garbatamente che non si capisce perchè debbano sbarcare in italia“.

 Ora però il verdetto del Tar potrebbe cambiare le carte in tavola. Qualche ora fa il fondatore dell’ong spagnola aveva chiesto lo sbarco immediato preoccupato della crescente tensione a bordo. Oscar Camps ha infatti sottolineato il rischio della “deflagrazione di episodi di violenza sulla nave e di risse tra gli stessi migranti”. “Il quadro è destinato a deflagrare in una esplosione di violenza” e ciò, ha aggiunto Camps, “trasformerebbe il tutto in una tragedia“.

E di fatto in questo quadro non va sottolineato nemmeno un altro aspetto: la Open Arms non è l’unica nave che sta facendo rotta verso l’Italia. Anche la Ocean Viking, l’ammiraglia delle Ong, dopo aver rifiutato lo sbarco a Tripoli ha fatto rotta in direzione di Italia e Malta chiedendo un porto di sbarco. Anche per la Ocena Viking (che batte bandiera norvegese) è scattato il divieto di ingresso nelle nostre acque. Interverrà ancora una volta il Tar per sabotare il dl Salvini?

Le toghe rosse riaprono i porti, ma il ministro Salvini sfida il Tar: “Bloccherò lo sbarco e resisto a questa vergogna”


Ancora una volta le toghe disinnescano il decreto Sicurezza bis. Questa volta è il Tar del Lazio che con una decisione a sorpresa sospende il decreto fortemente voluto da Salvini e di fatto rimuove il divieto di ingresso nelle acque italiane per Open Arms. Di fatto l’ong aveva presentato d’urgenza un esposto al Tribunale amministrativo.

E dopo meno di 24 oree è arrivato il verdetto. Il divieto di ingresso nelle nostre acque era stato firmato dallo stesso Salvini, dal ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Toninelli e dal ministro della Difesa, Elisabetta Trenta.

Di fatto dunque la nave adesso potrebbe avvicinarsi al porto di Lampedusa per poi chiedere lo sbarco dei 150 migranti a bordo. Proprio in queste ore sul fronte degliu sbarchi si è consumato l’enneimo scontro tra il titolare del Viminale e il premier Giuseppe Conte. Salvini ha infatti rivelato che il premier gli avrebbe scritto proprio per risolvere l’emergenza della Open Arms: “Conte mi ha scritto per lo sbarco di alcune centinaia di immigrati a bordo di una nave di una ong che però è straniera, è in acque straniere e gli risponderò garbatamente che non si capisce perchè debbano sbarcare in italia“. Ora però il verdetto del Tar potrebbe cambiare le carte in tavola. Qualche ora fa il fondatore dell’ong spagnola aveva chiesto lo sbarco immediato preoccupato della crescente tensione a bordo.

Oscar Camps ha infatti sottolineato il rischio della “deflagrazione di episodi di violenza sulla nave e di risse tra gli stessi migranti”. “Il quadro è destinato a deflagrare in una esplosione di violenza” e ciò, ha aggiunto Camps, “trasformerebbe il tutto in una tragedia“. E di fatto in questo quadro non va sottolineato nemmeno un altro aspetto: la Open Arms non è l’unica nave che sta facendo rotta verso l’Italia. Anche la Ocean Viking, l’ammiraglia delle Ong, dopo aver rifiutato lo sbarco a Tripoli ha fatto rotta in direzione di Italia e Malta chiedendo un porto di sbarco.

Anche per la Ocena Viking (che batte bandiera norvegese) è scattato il divieto di ingresso nelle nostre acque. Interverrà ancora una volta il Tar per sabotare il dl Salvini? Intanto il vicepremier ha fatto sapere che bloccherà lo sbarco dei migranti: “Pensate in che paese siamo, si vuole dare il permesso a una nave straniera di sbarcare. Domani io firmerò il mio no, perché io complice di trafficanti di esseri umani non ci sto. Io non mi arrendo e resisto a questa vergogna“.

Ora l’equipaggio di Open Arms è terrorizzato dai migranti: “Qua rischia di esplodere la violenza”


Su Open Arms la tensione comincia a salire. La nave dell’ong spagnola è a largo di Lampedusa nell’attesa che venga comunicato un porto di sbarco. Nonostante sia stato notificato il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, l’imbarcazione continua a stazionare a poche miglia nautiche da Lampedusa.

Come abbiamo ricordato in questi giorni, diversi volti noti del cinema (uno su tutti Richard Gere) hanno appoggiato la missione dell’ong e hanno chiesto lo sbarco. Ma di fatto tra queste voci c’è quella isolata di Javier Bardem che invece ha chiesto uno sbarco in Spagna sottolineando che si tratta di una ong iberica. Fin qui i fatti. Ma in questa situazione c’è un retroscena inquietante.

E a svelarlo è stato proprio il fondatore di Open Arms, Oscar Camps. “Tra mezzora potrebbe scatenarsi una rissa” a bordo dell’imbarcazione, da tredici giorni abbandonata al proprio destino dalle autorità europee. I 19 membri dell’equipaggio tentano a fatica di contenere i contrasti che nascono “sul cibo, su posti all’ombra o al sole, per la fila verso i bagni, due in un spazio complessivo di 180 metri quadri, e molti non possono chiamare i propri cari a casa“, ha affermato Camps.

Poi lo stesso fondatore dell’ong mette in chiaro ancora di più la situazione a bordo della nave: “Il quadro è destinato a deflagrare in una esplosione di violenza e ciò – ha aggiunto Camps – trasformerebbe il tutto in una tragedia“. Parole che alzano il velo sui veri timori da parte dell’equipaggio.

Il nervosismo continua a crescere e gli stessi uomini di Open Arms iniziano a temere episodi di violenza sul ponte della nave. Dalla Spagna (e anche dall’Europa) continua ad arrivare un assordante silenzio. Il peso della gestione dei flussi migratori ricade (ancora una volta) tutto sull’Italia. Salvini ha già fatto sapere che i porti italiani resteranno chiusi.

Il Viminale ha però accordato lo sbarco per alcuni migranti con problemi di salute. In questo momento nel Mediterraneo c’è anche la Ocean Viking, l’ammiraglia delle ong. la nave di Msf e Sos Mediterranée ha a bordo circa 350 migranti salvati in diverse operazioni negli ultimi giorni. La Ocean Viking proprio ieri ha rifiutato lo sbarco a Tripoli e si è allontanata dalle acque libiche. Molto probabilmente farà rotta su Malta o sull’Italia. E anche per l’ammiraglia ong è scattato il divieto di ingresso nelle nostre acque.

A differenza della Open Arms, la Ocean Viking sarebbe quasi a corto di carburante dato che qualche giorno fa aveva chiesto un rifornimento (poi negato) a Malta. L’equipaggio aveva fatto sapere che avrebbe avuto autonomia per altri 10-12 giorni. Adesso il carburante potrebbe essere quasi terminato e dunque l’ong tornerà a chiedere un porto di sbarco in tempi brevi.

Milano, la denuncia choc di Antonio: “Io, cacciato dal dormitorio per far posto ai profughi eritrei”


Chiedo solo un posto per dormire”. Antonio Di Salvo, 56 anni, vaga come un’anima in pena per la città da 10 giorni. Si trascina reggendosi su una stampella (“ho subìto un’operazione all’anca tre mesi fa”), uno zainetto con il necessario per la fisioterapia (“quella per fortuna è gratis”) e un’altra busta con i suoi oggetti personali (“non ho un posto in cui conservarli”).

Dormiva in un centro d’accoglienza di viale Isonzo. “Poi, di punto in bianco, mi hanno mandato via, insieme ad altri, per far posto ai profughi eritrei. Era il 21 giugno”. Ma Antonio chiede una sistemazione, non di essere un privilegiato. Il rischio, in questi casi, è che si scateni una guerra tra poveri ugualmente disperati e ugualmente bisognosi. Negli ultimi giorni l’uomo si è arrangiato come ha potuto, dormendo – racconta – nella sala d’attesa dell’aeroporto di Linate, accomodato su un sedile di ferro.

Ieri, visto che non pioveva, ha lasciato il suo ombrello nascosto sopra una macchinetta del caffè sperando che nessuno lo vedesse.”Non volevo portarmelo dietro, sono già stracarico e cammino a fatica”, spiega. Su una panchina mostra vari documenti, tra cui quello di un ospedale, relativo all’operazione subita, e un altro dell’Inps con l’elenco dei lavori effettuati. “Lavoravo come magazziniere ma non ho ancora accumulato abbastanza anni di contributi per poter andare in pensione”, continua.

Due figli, divorziato, “c’è voluto un attimo a perdere tutto”. E ora è senza nulla, vive con un sussidio comunale di 150 euro mensili destinato agli adulti in difficoltà. Di questi soldi, ne spendeva 50 per pagare il dormitorio ogni mese. E dopo essere uscito da viale Isonzo ha continuato a sperare. “Gli assistenti sociali mi hanno chiesto di pazientare un paio di giorni perché per me ci sarebbe stata accoglienza in una struttura vicino al cimitero Monumentale. Ma lì mi hanno rifiutato. Aspetto una chiamata da circa una settimana, non posso continuare così, sto affrontando la fisioterapia e presto dovrò operarmi di nuovo”. Così ieri mattina si è giocato l’ultima carta: “Sono andato in questura a chiedere aiuto”.

E tra le carte sventola un altro foglio, indirizzato al dormitorio di viale Ortles dagli agenti di polizia: “Si prega di voler ospitare la persona per 3 giorni in quanto trovasi, in questo momento, priva di mezzi di sussistenza”. Un’ancora di salvezza, anche se temporanea. Nel frattempo Antonio bussa quotidianamente a un convento di suore per avere un po’ di cibo e chiede aiuto ai centri d’ascolto.”Ho un nuovo appuntamento, spero possano darmi una mano”. Antonio fa anche sapere di aver presentato domanda per una casa popolare già nel 2007. “Io non sono un barbone – sottolinea – sono solo molto sfortunato”. Ora spera di avere un letto in viale Ortles. “Ma 3 giorni volano, mi serve qualcosa di più stabile. Vorrei poter restare”. Il Comune risponde che il posto c’è,”nessuno viene mandato via”. Antonio incrocia le dita.

Sondaggio di Antonio Noto: “Gli italiani sono schifati e vogliono andare subito alle urne. No al patto M5S-PD”


Gli italiani sono “schifati” e vogliono il voto anticipato, subito. Antonio Notosnocciola gli ultimi sondaggi a disposizione, precedenti alla crisi di Ferragosto, e sul Quotidiano Nazionale li interpreta sulla base di quanto sta accadendo.

“Dopo le Europee, il 37% degli italiani era favorevole alle elezioni, a fine luglio la percentuale è salita al 55%. Oggi stimo che sia più alta”. La rottura tra Lega e M5s potrebbe avere ripercussioni su entrambi i partiti: “Gli scontri interni alla maggioranza di giugno-luglio hanno minato la credibilità dell’esecutivo”.

Impossibile, dunque, andare avanti così anche se i dati certi sull’effetto per Matteo Salvini e Luigi Di Maio si potranno avere solo a settembre, anche alla luce del voto di sfiducia del 20 agosto. Su una cosa però Noto si sbilancia di già: ci sarà il rigetto per un accordicchio tra dem e grillini.

“Non credo che gli italiani abbiano fiducia in un patto tra due partiti così diversi – spiega ancora il sondaggista al Quotidiano nazionale -. Stando a quanto risultava dalle analisi di luglio, gli elettori dem e grillini non erano favorevoli a questa nuovo asse. Il timore, diffuso, è che si ripropongano gli stessi schemi dell’alleanza giallo-verde, tra insulti e litigi. Gli italiani concepirebbero di più un’alleanza tra partiti meno distanti: o di centrodestra o di centrosinistra“.

Matteo Salvini, il retroscena: "Dimissioni congelate", il piano per togliersi dai piedi Giuseppe Conte


Matteo Salvini, in mezzo al solito capannello di giornalisti, ha il volto stanco e la zazzera fuori posto. La partita a scacchi che sta disputando si fa più dura giorno dopo giorno. Mossa dopo mossa. Ieri, per esempio, mentre tutti erano pronti a raccogliere le dimissioni della delegazione leghista dal governo (un modo per mettere Conte davanti alla crisi ben prima del voto di sfiducia), ecco la svolta: «Sono pronto a raccogliere la sfida - ha detto Salvini in aula al Senato - la Lega è pronta a votare anche domani il taglio dei 345 parlamentari. Poi però subito al voto».
Piano strategico
- Un cambio di strategia che ha sparigliato le carte e che ha come obiettivo principale quello di raffreddare l' asse Renzi-M5S e riallacciare un' interlocuzione con Di Maio per costringere il premier Conte a dimettersi prima del voto di sfiducia calendarizzato per il 20. Il piano sarebbe questo: congelamento delle dimissioni della delegazione leghista al governo e poi se il Movimento Cinquestelle non vuole perdere la faccia davanti agli elettori, non potrà dire di no alla mano tesa di Salvini (si spiega così il palese nervosismo di Di Maio in serata); per contro la Lega, che non ritirerà la mozione di sfiducia, chiede ai vertici dei Cinquestelle di convincere Giuseppe Conte a presentarsi in aula dimissionario, facendo così saltare quel voto che potrebbe far nascere una strana alleanza tra Cinquestelle, Partito democratico e Leu. La stessa che ieri al Senato ha bocciato la mozione della Lega di discutere oggi la sfiducia al premier.

Del resto il taglio dei parlamentari è una riforma costituzionale che va votata dal Parlamento, mica dal Consiglio dei ministri. Quindi, dicono i leghisti, si potrebbe votare il taglio, far passare i tempi tecnici per far entrare in vigore la riforma (circa tre mesi) e nel frattempo convocare i comizi elettorali e andare al voto il 20 o il 27 di ottobre. Il tutto senza un governo in carica. Quella di Salvini è ovviamente una mossa che difficilmente potrà essere raccolta dal Pd.

La ricomparsa di Renzi, che alcuni leghisti indicano come «la mossa della disperazione che però ha rimischiato le carte in Parlamento» (quasi a far capire che, sotto sotto, un accordo tra Salvini e Zingaretti per il voto subito c' era eccome) ha «costretto» Salvini a giocare al rialzo. Ma la scelta del 22 agosto per calendarizzare il voto sul taglio dei parlamentari, viene vista da alcuni suoi consiglieri come «un capolavoro», perché avrebbe messo in scacco i grillini, che ora dovranno accelerare per convincere Conte a dimettersi prima della sfiducia.
Rispetto per il Quirinale
- In serata Salvini è tornato a parlare ai suoi fan: «Sto ricevendo centinaia di messaggi di incoraggiamento sulla linea decisa oggi (ieri, ndr) sul taglio dei parlamentari ed elezioni il prima possibile per il bene del Paese e ne sono felice. Nel pieno rispetto delle prerogative del Quirinale - ha proseguito il vice premier - conto che gli italiani possano eleggere il nuovo Parlamento che dia vita a un governo in grado di far ripartire il Paese».

Oggi intanto il Capitano sarà a Genova dove parteciperà alle commemorazioni per il crollo del ponte Morandi e dove potrà incrociare Giovanni Toti, uno dei possibili alleati nella prossima campagna elettorale. Già, perché rumors insistenti, sostengono che il vertice a Palazzo Grazioli in programma ieri sia saltato non solo per l' assenza di Giorgia Meloni, ma anche per le richieste giudicate «eccessive» di alcuni esponenti di Forza Italia.

Vittorio Feltri: "Mattarella non ceda a questi banditi. Lo spezzatino in politica non ha mai funzionato"


Lo spezzatino in politica non ha mai prodotto nulla di buono. Mi riferisco alle scissioni nei partiti che si susseguono con una facilità irrisoria. Quelle avvenute nella sinistra, quelle del SEL e di altri movimenti hanno ottenuto alle elezioni percentuali omeopatiche e non incidono sulle decisioni nazionali, sopravvivono a stento solo grazie al Tg, che ogni giorno mostra i volti e divulga, nel generale disinteresse, le dichiarazioni inutili di Fratoianni e Della Vedova, due volti noti e totalmente ininfluenti.

Da un po' si parla del desiderio di Renzi di staccarsi dalla casa madre onde fondare un nuovo movimento. Si sa che ora costui punta ad allearsi con i 5stelle al fine di varare un governo di scopo (come se gli altri esecutivi non ne avessero uno) che impedisca a Salvini di tornare alle urne dove questi vincerebbe a mani basse. Da notare che fino a qualche giorno fa Renzi diceva apertis verbis che Di Maio e soci costituivano una banda di squilibrati.

 In venti minuti ha modificato idea pur di disarcionare Salvini che gli sta sui marroni perché più bravo di lui nel raccogliere consensi, cosicché in caso di apertura dei seggi la Lega tornerebbe in sella più vispa che prima. Mutare idea per interesse personale è lecito, ma farlo tanto rapidamente e senza spiegazioni dimostra che certa politichetta fa venire il vomito. Vabbè, vomiteremo.

 Non sarebbe la prima volta. Lo scissionismo ha contagiato anche Toti. Il quale dopo essere stato nominano delfino da Berlusconi si è ridotto a sardina fondando un coso denominato "Cambiamo!".

Ma cosa cazzo vuoi cambiare? Il risultato di questa manovrina periferica è solo quello di impoverire Forza Italia già abbastanza provata da un declino cominciato dieci anni fa, allorché quell' allocco di Gianfranco Fini sfasciò il PDL convinto ingenuamente di mettere al mondo una propria formazione, che si rivelò fallimentare. Rammento altre scissioni devastanti risalenti a un passato più remoto.

Quando Bertinotti e compagni, di fronte al dissolvimento del PCI patrocinato da Occhetto, misero le basi di Rifondazione comunista e non si resero conto di avviarsi alla morte, che avvenne pochi anni dopo. Fermiamoci qui anche se sarebbe il caso di sottolineare il patatrac del Partito socialista democratico staccatosi dal Psi nenniano. Ogni volta che qualcuno ha tentato di abbandonare un partito per crearne uno minoritario nell' illusione di sopravvivere è andato incontro a un disastro.

Tuttavia l' esperienza non insegna niente ai cretini. Pertanto ci troviamo davanti a Zingaretti che, dopo aver predicato giorni e giorni a favore delle consultazioni anticipate, ora da buon voltagabbana precisa che ha ragione Renzi nel sostenere la necessità di un esecutivo che scongiuri la vittoria di Salvini, un pateracchio con tutte le forze dentro, uno scatolone di profittatori che se ne freghino della volontà del popolo pur di non crepare padani. Se Mattarella soccomberà a questi banditi potremo chiudere bottega. E andare in piazza a fare casino, per sfogarci.

Il sindaco De Magistris istiga alla violenza? “Fanno bene i centri sociali ad andare a contestare Matteo Salvini”


«C’è chi vuole andare a Castel Volturno a contestare Salvini? Fanno bene». Così il sindaco di Napoli Luigi De Magistris risponde a una domanda sulle possibili contestazioni al ministro dell’Interno che nella giornata di Ferragosto sarà a Castel Volturno e a Baia Domizia, nel comune di Cellole, in provincia di Caserta.
De Magistris: «Io mi trovavo a Soverato»
«Io mi trovavo a Soverato – fa sapere – e dalla parte giusta». Secondo de Magistris «questo clima d’odio è responsabilità di Salvini e del Governo. Credo che Salvini passerà alla storia come l’ex ministro dell’insicurezza nazionale, ci accorgeremo nei prossimi mesi di quanto quest’uomo abbia esposto al pericolo la sicurezza sia interna che internazionale del nostro Paeseinterna. E’ un uomo che vuole produrre consenso con l’odio e quindi sdogana tutti i sentimenti, anche quelli più violenti. Ogni suo comizio, a Soverato, a Castel Volturno, Isola Capo Rizzuto o a Metaponto, comincia o finisce con la caccia al nero. L’Italia non è fatta tutta di agnellini docili,ci sono anche persone che non aspettano altro che poter vedere sdoganare il proprio istinto criminale», aggiunge de Magistris.
L’obiettivo: candidarsi alle politiche
«Il Pd? A noi in questo momento non interessano i partiti, a noi interessa costruire una coalizione civica nazionale. Adesso non c’è alcuna condizione per far un’alleanza con i partiti», dichiara De Magistris, annunciando la volontà di candidarsi alle elezioni politiche in caso di scioglimento delle Camere.

POLIZIOTTO CONTRO ONG: “RIPORTAVANO IN ITALIA EX DETENUTI ESPULSI: 10MILA EURO AL MESE”


Con le ong che assediano Lampedusa e i tribunali rossi che chiedono a Salvini di sbarcare i sedicenti minori a bordo, è importante capire chi sono i trafficanti umanitari delle Ong.

Ce lo racconta Lucio, addetto alla sicurezza privata della nave di una delle ong che operava prima di Salvini, Save the children, che ha dato vita all’inchiesta della procura di Trapani sull’Ong tedesca Jugend Rettet. Gemella di Sea Watche e Sea Eye.

«Durante i miei 40 giorni in mare abbiamo prelevato in tre occasioni dei migranti dalla nave Iuventa (messa sotto sequestro dalla procura di Trapani per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ndr). Una volta hanno sostenuto di averne soccorsi 300-400, ma attorno alla nave non c’erano né gommoni, né barconi. I trafficanti che li hanno accompagnati dalla Libia sono tornati indietro con i natanti per riutilizzarli. Poi, in ottobre, non solo io, ma chi era a bordo di nave Vos Hestia di Save the children abbiamo visto che dalla Iuventa si allontanava un barchino ad alta velocità, con due persone, verso la costa. A mio avviso erano gli scafisti che avevano appena concluso il trasbordo di circa 140 migranti».

L’appuntamento con gli eritrei: «Avevano appena sostituito il mediatore a bordo con un giovane italo-eritreo, che non parlava arabo ma tigrino. Guarda caso, solo due giorni dopo becchiamo un barcone con degli eritrei. Ed era stato il responsabile di Save the children a bordo a dare la posizione esatta al comandante. Nessuno dei migranti era in pericolo immediato di vita, ma li abbiamo recuperati lo stesso».

La chat dove gli scafisti comunicano l’arrivo dei barconi alle Ong: «So che i team leader di Save the children ricevevano sul proprio cellulare le coordinate delle posizioni dei barconi o gommoni dei migranti».

«A mio avviso sono coinvolte la Jugend Rettet (sotto inchiesta, ndr) di nave Iuventa e ritengo coinvolte anche tutte le Ong che ricevevano le segnalazioni». Quindi, anche quelle tuttora attive.

«Quasi sicuramente le posizioni venivano trasmesse o dal territorio libico o da telefoni satellitari in dotazione agli scafisti. Sembrava quasi che si trattasse di appuntamenti».

«Non abbiamo mai salvato qualcuno che stesse morendo. E i profughi veri erano circa il 20%. Per il resto si trattava di gente che voleva rientrare in Italia dopo un’espulsione, soprattuto magrebini. Alcuni mi dicevano: Ero in carcere nel tuo paese. Poi mi hanno espulso e questa è l’unica possibilità per tornare in Italia».

«A bordo c’era un professionista che riprendeva e fotografava tutte le operazioni. Secondo me per timore che la polizia potesse ricevere immagini compromettenti preferivano dichiarare di non averle».

«A me e all’intero team della Imi (la società di sicurezza ndr) è stato intimato di non scattare foto, di non avere contatti con le autorità di Polizia, con la Guardia Costiera e di omettere qualsiasi segnalazione che potesse portare alla individuazione di “scafisti” o di persone che detenessero qualcosa di illecito».

Postavano solo le foto ‘adatte’ per dare un’immagine falsa dei ‘soccorsi’: «Per esempio con una bambina siriana in braccio, una delle pochissime che andava aiutata. Questa foto è stata postata su tutti i siti di Save the children per ricevere donazioni».

PIOGGIA DI SOLDI – «Una dei membri dell’Ong a bordo ha detto: Ci sono piovuti addosso una pioggia di soldi dalla pubblica amministrazione, che non potete immaginare quanti. C’erano rapporti tesi fra i membri di Save the Children italiani e gli altri. In questo clima uno di loro un giorno è sbottato dicendo non è possibile che qualcuno fra noi pigli 10mila euro al mese…».

«Per fare del bene si può anche sbagliare, in buona fede, ma dopo avere visto, sentito, osservato, toccato con mano, non potevamo tacere. Non erano in buona fede, ma si trattava di qualcosa di pianificato e quindi doloso». C’è un piano per destabilizzare l’Italia attraverso gli sbarchi delle ong. Di questo piano sono complici politici, giornalisti e magistrati. Dobbiamo fare tutto per sventarlo. O siamo morti come popolo.

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