mercoledì 14 agosto 2019

Ora l’equipaggio di Open Arms è terrorizzato dai migranti: “Qua rischia di esplodere la violenza”


Su Open Arms la tensione comincia a salire. La nave dell’ong spagnola è a largo di Lampedusa nell’attesa che venga comunicato un porto di sbarco. Nonostante sia stato notificato il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, l’imbarcazione continua a stazionare a poche miglia nautiche da Lampedusa.

Come abbiamo ricordato in questi giorni, diversi volti noti del cinema (uno su tutti Richard Gere) hanno appoggiato la missione dell’ong e hanno chiesto lo sbarco. Ma di fatto tra queste voci c’è quella isolata di Javier Bardem che invece ha chiesto uno sbarco in Spagna sottolineando che si tratta di una ong iberica. Fin qui i fatti. Ma in questa situazione c’è un retroscena inquietante.

E a svelarlo è stato proprio il fondatore di Open Arms, Oscar Camps. “Tra mezzora potrebbe scatenarsi una rissa” a bordo dell’imbarcazione, da tredici giorni abbandonata al proprio destino dalle autorità europee. I 19 membri dell’equipaggio tentano a fatica di contenere i contrasti che nascono “sul cibo, su posti all’ombra o al sole, per la fila verso i bagni, due in un spazio complessivo di 180 metri quadri, e molti non possono chiamare i propri cari a casa“, ha affermato Camps.

Poi lo stesso fondatore dell’ong mette in chiaro ancora di più la situazione a bordo della nave: “Il quadro è destinato a deflagrare in una esplosione di violenza e ciò – ha aggiunto Camps – trasformerebbe il tutto in una tragedia“. Parole che alzano il velo sui veri timori da parte dell’equipaggio.

Il nervosismo continua a crescere e gli stessi uomini di Open Arms iniziano a temere episodi di violenza sul ponte della nave. Dalla Spagna (e anche dall’Europa) continua ad arrivare un assordante silenzio. Il peso della gestione dei flussi migratori ricade (ancora una volta) tutto sull’Italia. Salvini ha già fatto sapere che i porti italiani resteranno chiusi.

Il Viminale ha però accordato lo sbarco per alcuni migranti con problemi di salute. In questo momento nel Mediterraneo c’è anche la Ocean Viking, l’ammiraglia delle ong. la nave di Msf e Sos Mediterranée ha a bordo circa 350 migranti salvati in diverse operazioni negli ultimi giorni. La Ocean Viking proprio ieri ha rifiutato lo sbarco a Tripoli e si è allontanata dalle acque libiche. Molto probabilmente farà rotta su Malta o sull’Italia. E anche per l’ammiraglia ong è scattato il divieto di ingresso nelle nostre acque.

A differenza della Open Arms, la Ocean Viking sarebbe quasi a corto di carburante dato che qualche giorno fa aveva chiesto un rifornimento (poi negato) a Malta. L’equipaggio aveva fatto sapere che avrebbe avuto autonomia per altri 10-12 giorni. Adesso il carburante potrebbe essere quasi terminato e dunque l’ong tornerà a chiedere un porto di sbarco in tempi brevi.

Milano, la denuncia choc di Antonio: “Io, cacciato dal dormitorio per far posto ai profughi eritrei”


Chiedo solo un posto per dormire”. Antonio Di Salvo, 56 anni, vaga come un’anima in pena per la città da 10 giorni. Si trascina reggendosi su una stampella (“ho subìto un’operazione all’anca tre mesi fa”), uno zainetto con il necessario per la fisioterapia (“quella per fortuna è gratis”) e un’altra busta con i suoi oggetti personali (“non ho un posto in cui conservarli”).

Dormiva in un centro d’accoglienza di viale Isonzo. “Poi, di punto in bianco, mi hanno mandato via, insieme ad altri, per far posto ai profughi eritrei. Era il 21 giugno”. Ma Antonio chiede una sistemazione, non di essere un privilegiato. Il rischio, in questi casi, è che si scateni una guerra tra poveri ugualmente disperati e ugualmente bisognosi. Negli ultimi giorni l’uomo si è arrangiato come ha potuto, dormendo – racconta – nella sala d’attesa dell’aeroporto di Linate, accomodato su un sedile di ferro.

Ieri, visto che non pioveva, ha lasciato il suo ombrello nascosto sopra una macchinetta del caffè sperando che nessuno lo vedesse.”Non volevo portarmelo dietro, sono già stracarico e cammino a fatica”, spiega. Su una panchina mostra vari documenti, tra cui quello di un ospedale, relativo all’operazione subita, e un altro dell’Inps con l’elenco dei lavori effettuati. “Lavoravo come magazziniere ma non ho ancora accumulato abbastanza anni di contributi per poter andare in pensione”, continua.

Due figli, divorziato, “c’è voluto un attimo a perdere tutto”. E ora è senza nulla, vive con un sussidio comunale di 150 euro mensili destinato agli adulti in difficoltà. Di questi soldi, ne spendeva 50 per pagare il dormitorio ogni mese. E dopo essere uscito da viale Isonzo ha continuato a sperare. “Gli assistenti sociali mi hanno chiesto di pazientare un paio di giorni perché per me ci sarebbe stata accoglienza in una struttura vicino al cimitero Monumentale. Ma lì mi hanno rifiutato. Aspetto una chiamata da circa una settimana, non posso continuare così, sto affrontando la fisioterapia e presto dovrò operarmi di nuovo”. Così ieri mattina si è giocato l’ultima carta: “Sono andato in questura a chiedere aiuto”.

E tra le carte sventola un altro foglio, indirizzato al dormitorio di viale Ortles dagli agenti di polizia: “Si prega di voler ospitare la persona per 3 giorni in quanto trovasi, in questo momento, priva di mezzi di sussistenza”. Un’ancora di salvezza, anche se temporanea. Nel frattempo Antonio bussa quotidianamente a un convento di suore per avere un po’ di cibo e chiede aiuto ai centri d’ascolto.”Ho un nuovo appuntamento, spero possano darmi una mano”. Antonio fa anche sapere di aver presentato domanda per una casa popolare già nel 2007. “Io non sono un barbone – sottolinea – sono solo molto sfortunato”. Ora spera di avere un letto in viale Ortles. “Ma 3 giorni volano, mi serve qualcosa di più stabile. Vorrei poter restare”. Il Comune risponde che il posto c’è,”nessuno viene mandato via”. Antonio incrocia le dita.

Sondaggio di Antonio Noto: “Gli italiani sono schifati e vogliono andare subito alle urne. No al patto M5S-PD”


Gli italiani sono “schifati” e vogliono il voto anticipato, subito. Antonio Notosnocciola gli ultimi sondaggi a disposizione, precedenti alla crisi di Ferragosto, e sul Quotidiano Nazionale li interpreta sulla base di quanto sta accadendo.

“Dopo le Europee, il 37% degli italiani era favorevole alle elezioni, a fine luglio la percentuale è salita al 55%. Oggi stimo che sia più alta”. La rottura tra Lega e M5s potrebbe avere ripercussioni su entrambi i partiti: “Gli scontri interni alla maggioranza di giugno-luglio hanno minato la credibilità dell’esecutivo”.

Impossibile, dunque, andare avanti così anche se i dati certi sull’effetto per Matteo Salvini e Luigi Di Maio si potranno avere solo a settembre, anche alla luce del voto di sfiducia del 20 agosto. Su una cosa però Noto si sbilancia di già: ci sarà il rigetto per un accordicchio tra dem e grillini.

“Non credo che gli italiani abbiano fiducia in un patto tra due partiti così diversi – spiega ancora il sondaggista al Quotidiano nazionale -. Stando a quanto risultava dalle analisi di luglio, gli elettori dem e grillini non erano favorevoli a questa nuovo asse. Il timore, diffuso, è che si ripropongano gli stessi schemi dell’alleanza giallo-verde, tra insulti e litigi. Gli italiani concepirebbero di più un’alleanza tra partiti meno distanti: o di centrodestra o di centrosinistra“.

Matteo Salvini, il retroscena: "Dimissioni congelate", il piano per togliersi dai piedi Giuseppe Conte


Matteo Salvini, in mezzo al solito capannello di giornalisti, ha il volto stanco e la zazzera fuori posto. La partita a scacchi che sta disputando si fa più dura giorno dopo giorno. Mossa dopo mossa. Ieri, per esempio, mentre tutti erano pronti a raccogliere le dimissioni della delegazione leghista dal governo (un modo per mettere Conte davanti alla crisi ben prima del voto di sfiducia), ecco la svolta: «Sono pronto a raccogliere la sfida - ha detto Salvini in aula al Senato - la Lega è pronta a votare anche domani il taglio dei 345 parlamentari. Poi però subito al voto».
Piano strategico
- Un cambio di strategia che ha sparigliato le carte e che ha come obiettivo principale quello di raffreddare l' asse Renzi-M5S e riallacciare un' interlocuzione con Di Maio per costringere il premier Conte a dimettersi prima del voto di sfiducia calendarizzato per il 20. Il piano sarebbe questo: congelamento delle dimissioni della delegazione leghista al governo e poi se il Movimento Cinquestelle non vuole perdere la faccia davanti agli elettori, non potrà dire di no alla mano tesa di Salvini (si spiega così il palese nervosismo di Di Maio in serata); per contro la Lega, che non ritirerà la mozione di sfiducia, chiede ai vertici dei Cinquestelle di convincere Giuseppe Conte a presentarsi in aula dimissionario, facendo così saltare quel voto che potrebbe far nascere una strana alleanza tra Cinquestelle, Partito democratico e Leu. La stessa che ieri al Senato ha bocciato la mozione della Lega di discutere oggi la sfiducia al premier.

Del resto il taglio dei parlamentari è una riforma costituzionale che va votata dal Parlamento, mica dal Consiglio dei ministri. Quindi, dicono i leghisti, si potrebbe votare il taglio, far passare i tempi tecnici per far entrare in vigore la riforma (circa tre mesi) e nel frattempo convocare i comizi elettorali e andare al voto il 20 o il 27 di ottobre. Il tutto senza un governo in carica. Quella di Salvini è ovviamente una mossa che difficilmente potrà essere raccolta dal Pd.

La ricomparsa di Renzi, che alcuni leghisti indicano come «la mossa della disperazione che però ha rimischiato le carte in Parlamento» (quasi a far capire che, sotto sotto, un accordo tra Salvini e Zingaretti per il voto subito c' era eccome) ha «costretto» Salvini a giocare al rialzo. Ma la scelta del 22 agosto per calendarizzare il voto sul taglio dei parlamentari, viene vista da alcuni suoi consiglieri come «un capolavoro», perché avrebbe messo in scacco i grillini, che ora dovranno accelerare per convincere Conte a dimettersi prima della sfiducia.
Rispetto per il Quirinale
- In serata Salvini è tornato a parlare ai suoi fan: «Sto ricevendo centinaia di messaggi di incoraggiamento sulla linea decisa oggi (ieri, ndr) sul taglio dei parlamentari ed elezioni il prima possibile per il bene del Paese e ne sono felice. Nel pieno rispetto delle prerogative del Quirinale - ha proseguito il vice premier - conto che gli italiani possano eleggere il nuovo Parlamento che dia vita a un governo in grado di far ripartire il Paese».

Oggi intanto il Capitano sarà a Genova dove parteciperà alle commemorazioni per il crollo del ponte Morandi e dove potrà incrociare Giovanni Toti, uno dei possibili alleati nella prossima campagna elettorale. Già, perché rumors insistenti, sostengono che il vertice a Palazzo Grazioli in programma ieri sia saltato non solo per l' assenza di Giorgia Meloni, ma anche per le richieste giudicate «eccessive» di alcuni esponenti di Forza Italia.

Vittorio Feltri: "Mattarella non ceda a questi banditi. Lo spezzatino in politica non ha mai funzionato"


Lo spezzatino in politica non ha mai prodotto nulla di buono. Mi riferisco alle scissioni nei partiti che si susseguono con una facilità irrisoria. Quelle avvenute nella sinistra, quelle del SEL e di altri movimenti hanno ottenuto alle elezioni percentuali omeopatiche e non incidono sulle decisioni nazionali, sopravvivono a stento solo grazie al Tg, che ogni giorno mostra i volti e divulga, nel generale disinteresse, le dichiarazioni inutili di Fratoianni e Della Vedova, due volti noti e totalmente ininfluenti.

Da un po' si parla del desiderio di Renzi di staccarsi dalla casa madre onde fondare un nuovo movimento. Si sa che ora costui punta ad allearsi con i 5stelle al fine di varare un governo di scopo (come se gli altri esecutivi non ne avessero uno) che impedisca a Salvini di tornare alle urne dove questi vincerebbe a mani basse. Da notare che fino a qualche giorno fa Renzi diceva apertis verbis che Di Maio e soci costituivano una banda di squilibrati.

 In venti minuti ha modificato idea pur di disarcionare Salvini che gli sta sui marroni perché più bravo di lui nel raccogliere consensi, cosicché in caso di apertura dei seggi la Lega tornerebbe in sella più vispa che prima. Mutare idea per interesse personale è lecito, ma farlo tanto rapidamente e senza spiegazioni dimostra che certa politichetta fa venire il vomito. Vabbè, vomiteremo.

 Non sarebbe la prima volta. Lo scissionismo ha contagiato anche Toti. Il quale dopo essere stato nominano delfino da Berlusconi si è ridotto a sardina fondando un coso denominato "Cambiamo!".

Ma cosa cazzo vuoi cambiare? Il risultato di questa manovrina periferica è solo quello di impoverire Forza Italia già abbastanza provata da un declino cominciato dieci anni fa, allorché quell' allocco di Gianfranco Fini sfasciò il PDL convinto ingenuamente di mettere al mondo una propria formazione, che si rivelò fallimentare. Rammento altre scissioni devastanti risalenti a un passato più remoto.

Quando Bertinotti e compagni, di fronte al dissolvimento del PCI patrocinato da Occhetto, misero le basi di Rifondazione comunista e non si resero conto di avviarsi alla morte, che avvenne pochi anni dopo. Fermiamoci qui anche se sarebbe il caso di sottolineare il patatrac del Partito socialista democratico staccatosi dal Psi nenniano. Ogni volta che qualcuno ha tentato di abbandonare un partito per crearne uno minoritario nell' illusione di sopravvivere è andato incontro a un disastro.

Tuttavia l' esperienza non insegna niente ai cretini. Pertanto ci troviamo davanti a Zingaretti che, dopo aver predicato giorni e giorni a favore delle consultazioni anticipate, ora da buon voltagabbana precisa che ha ragione Renzi nel sostenere la necessità di un esecutivo che scongiuri la vittoria di Salvini, un pateracchio con tutte le forze dentro, uno scatolone di profittatori che se ne freghino della volontà del popolo pur di non crepare padani. Se Mattarella soccomberà a questi banditi potremo chiudere bottega. E andare in piazza a fare casino, per sfogarci.

Il sindaco De Magistris istiga alla violenza? “Fanno bene i centri sociali ad andare a contestare Matteo Salvini”


«C’è chi vuole andare a Castel Volturno a contestare Salvini? Fanno bene». Così il sindaco di Napoli Luigi De Magistris risponde a una domanda sulle possibili contestazioni al ministro dell’Interno che nella giornata di Ferragosto sarà a Castel Volturno e a Baia Domizia, nel comune di Cellole, in provincia di Caserta.
De Magistris: «Io mi trovavo a Soverato»
«Io mi trovavo a Soverato – fa sapere – e dalla parte giusta». Secondo de Magistris «questo clima d’odio è responsabilità di Salvini e del Governo. Credo che Salvini passerà alla storia come l’ex ministro dell’insicurezza nazionale, ci accorgeremo nei prossimi mesi di quanto quest’uomo abbia esposto al pericolo la sicurezza sia interna che internazionale del nostro Paeseinterna. E’ un uomo che vuole produrre consenso con l’odio e quindi sdogana tutti i sentimenti, anche quelli più violenti. Ogni suo comizio, a Soverato, a Castel Volturno, Isola Capo Rizzuto o a Metaponto, comincia o finisce con la caccia al nero. L’Italia non è fatta tutta di agnellini docili,ci sono anche persone che non aspettano altro che poter vedere sdoganare il proprio istinto criminale», aggiunge de Magistris.
L’obiettivo: candidarsi alle politiche
«Il Pd? A noi in questo momento non interessano i partiti, a noi interessa costruire una coalizione civica nazionale. Adesso non c’è alcuna condizione per far un’alleanza con i partiti», dichiara De Magistris, annunciando la volontà di candidarsi alle elezioni politiche in caso di scioglimento delle Camere.

POLIZIOTTO CONTRO ONG: “RIPORTAVANO IN ITALIA EX DETENUTI ESPULSI: 10MILA EURO AL MESE”


Con le ong che assediano Lampedusa e i tribunali rossi che chiedono a Salvini di sbarcare i sedicenti minori a bordo, è importante capire chi sono i trafficanti umanitari delle Ong.

Ce lo racconta Lucio, addetto alla sicurezza privata della nave di una delle ong che operava prima di Salvini, Save the children, che ha dato vita all’inchiesta della procura di Trapani sull’Ong tedesca Jugend Rettet. Gemella di Sea Watche e Sea Eye.

«Durante i miei 40 giorni in mare abbiamo prelevato in tre occasioni dei migranti dalla nave Iuventa (messa sotto sequestro dalla procura di Trapani per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ndr). Una volta hanno sostenuto di averne soccorsi 300-400, ma attorno alla nave non c’erano né gommoni, né barconi. I trafficanti che li hanno accompagnati dalla Libia sono tornati indietro con i natanti per riutilizzarli. Poi, in ottobre, non solo io, ma chi era a bordo di nave Vos Hestia di Save the children abbiamo visto che dalla Iuventa si allontanava un barchino ad alta velocità, con due persone, verso la costa. A mio avviso erano gli scafisti che avevano appena concluso il trasbordo di circa 140 migranti».

L’appuntamento con gli eritrei: «Avevano appena sostituito il mediatore a bordo con un giovane italo-eritreo, che non parlava arabo ma tigrino. Guarda caso, solo due giorni dopo becchiamo un barcone con degli eritrei. Ed era stato il responsabile di Save the children a bordo a dare la posizione esatta al comandante. Nessuno dei migranti era in pericolo immediato di vita, ma li abbiamo recuperati lo stesso».

La chat dove gli scafisti comunicano l’arrivo dei barconi alle Ong: «So che i team leader di Save the children ricevevano sul proprio cellulare le coordinate delle posizioni dei barconi o gommoni dei migranti».

«A mio avviso sono coinvolte la Jugend Rettet (sotto inchiesta, ndr) di nave Iuventa e ritengo coinvolte anche tutte le Ong che ricevevano le segnalazioni». Quindi, anche quelle tuttora attive.

«Quasi sicuramente le posizioni venivano trasmesse o dal territorio libico o da telefoni satellitari in dotazione agli scafisti. Sembrava quasi che si trattasse di appuntamenti».

«Non abbiamo mai salvato qualcuno che stesse morendo. E i profughi veri erano circa il 20%. Per il resto si trattava di gente che voleva rientrare in Italia dopo un’espulsione, soprattuto magrebini. Alcuni mi dicevano: Ero in carcere nel tuo paese. Poi mi hanno espulso e questa è l’unica possibilità per tornare in Italia».

«A bordo c’era un professionista che riprendeva e fotografava tutte le operazioni. Secondo me per timore che la polizia potesse ricevere immagini compromettenti preferivano dichiarare di non averle».

«A me e all’intero team della Imi (la società di sicurezza ndr) è stato intimato di non scattare foto, di non avere contatti con le autorità di Polizia, con la Guardia Costiera e di omettere qualsiasi segnalazione che potesse portare alla individuazione di “scafisti” o di persone che detenessero qualcosa di illecito».

Postavano solo le foto ‘adatte’ per dare un’immagine falsa dei ‘soccorsi’: «Per esempio con una bambina siriana in braccio, una delle pochissime che andava aiutata. Questa foto è stata postata su tutti i siti di Save the children per ricevere donazioni».

PIOGGIA DI SOLDI – «Una dei membri dell’Ong a bordo ha detto: Ci sono piovuti addosso una pioggia di soldi dalla pubblica amministrazione, che non potete immaginare quanti. C’erano rapporti tesi fra i membri di Save the Children italiani e gli altri. In questo clima uno di loro un giorno è sbottato dicendo non è possibile che qualcuno fra noi pigli 10mila euro al mese…».

«Per fare del bene si può anche sbagliare, in buona fede, ma dopo avere visto, sentito, osservato, toccato con mano, non potevamo tacere. Non erano in buona fede, ma si trattava di qualcosa di pianificato e quindi doloso». C’è un piano per destabilizzare l’Italia attraverso gli sbarchi delle ong. Di questo piano sono complici politici, giornalisti e magistrati. Dobbiamo fare tutto per sventarlo. O siamo morti come popolo.

Scoppia la rabbia del Quirinale contro Matteo Salvini: ecco l’azzardo che ha irritato Sergio Mattarella


«Sconcerto», che nel gergo quirinalizio vuol dire «irritazione», che nei fatti si traduce in vera rabbia. A far infuriare Sergio Mattarella, a increspare le acque smeraldine del suo breve soggiorno sull’isola della Maddalena, è la mossa a sorpresa di Matteo Salvini in Senato, e cioè l’offerta ai Cinque Stelle di approvare il taglio di parlamentari subito, prima di andare al voto in autunno con il vecchio sistema, perché col il nuovo non si fa in tempo. Si parla già di calendarizzarla il 22 agosto.

 Ebbene, fanno sapere dalla Sardegna, «non si può fare», non si può pensare di approvare una riforma costituzionale così importante e di tale portata e poi «congelare» i suoi effetti per cinque anni.

Non si può pretendere di cambiare le regole del gioco all’ultimo minuto e poi continuare la partita come se nulla fosse. Ma dove siamo? Giornata pesante, che il capo dello Stato ha seguito passo passo. Lo spariglio del leader della Lega ha movimentato un martedì agostano che già non era molto tranquillo.

La disponibilità mostrata dal ministro dell’Interno ha messo in crisi lo stato maggiore grillino, che è rimasto a lungo afono, incapace di una replica intelligente alla mossa del cavallo Salviniana: offrirsi di approvare in quarta e definitiva lettura il taglio dei deputati e dei senatori elimina infatti alla radice la scusa, il motivo principale per i 5s di allearsi con il Pd, ovvero riuscire a salvare in extremis una dello loro riforme di bandiera.

Demagogica, però assai d’effetto. Caduta infatti questa necessità, come spiegare alla base ribollente del movimento un simile matrimonio contro natura, un governo con i nemici di sempre, gli odiati pidioti? Bisognerà trovare un’altra motivazione nobile che non sia la paura di finire dimezzati dalle urne. Ma adesso ecco che arriva l’obiezione del Quirinale alla manovra, un no che potrebbe riaprire i giochi e ridare fiato al governone. Secondo Sergio Mattarella la Costituzione non è un elastico che si può tirare a piacimento di qua e di là.

Quando si decide di riformare un capitolo importante del nostro sistema democratico, come la composizione delle Camere e il numero dei delegati del popolo, occorre poi essere conseguenti. Si sceglie di tagliare i parlamentari? Benissimo, allora bisogna votare con le nuove regole.

Fico e Renzi i registi della “congiura di palazzo”: il loro piano per non andare elezioni e salvare la poltrona


Fico e Renzi diventano i registi. Gli inciucisti preparano il trappolone. Pd e M5S sono passati dall’odio all’amore nel giro di pochi giorni, un’infatuazione improvvisa. La parola d’ordine è non andare al voto e restare incollati alle poltrone. Tutti al lavoro per la “congiura”, a partire da Pier Ferdinando Casini che, a fine voto del Senato, si è precipitato negli uffici del gruppo del Pd insieme ad alcuni senatori dem: «Mi fate vedere i numeri dell’aula, per favore?», ha chiesto. Al volo, gli uffici hanno mostrato all’ex presidente della Camera i tabulati: 161 e poi 162 “ok” nelle due votazioni.
Primo punto: la pace fittizia tra i dem
La proposta formalizzata da Goffredo Bettini, che ha avuto l’endorsement formale di Dario Franceschini (il primo a lanciare l’idea del patto con il M5S), ha continuato a camminare. È uno schema cui Nicola Zingaretti non ha chiuso completamente la porta, chiedendo però unità con un appello che già aveva sortito i suoi effetti. «Il segretario del Pd ha tutto il diritto di gestire questa fase», ha sottolineato Renzi. E, a conferma che una qualche forma di unità tra i democratici è possibile, l’ex premier ha replicato con un «non mi impicco alle formule» a chi gli ha chiesto «governo di scopo o istituzionale?».
I contatti tra grillini e Pd
Non si sono mai interrotti i contatti tra i partiti, soprattutto tra Pd e M5S. «Il percorso è lungo, l’esito è ancora imprevisto, ma si continua a lavorare», assicura uno degli “sherpa” incaricati di tenere vivo il progetto senza negare le difficoltà che ci sono, soprattutto nel campo del M5S. Per questo, a supportare l’attivismo in questo senso dell’area che fa capo a Roberto Fico sarebbero entrate in gioco figure esterne ma molto considerate nell’universo pentastellato, come quelle che ruotano intorno alla “Link Campus” di Vincenzo Scotti. L’obiettivo di chi lavora a questa ipotesi è quello di far emergere una proposta politica che arrivi dai primi due partiti in questo Parlamento. Una proposta non di stampo istituzionale, ma prettamente politico.

wÈ questo il motivo per cui nel totonomi per un eventuale premier che circola in queste ore in Parlamento sono in calo le chance di Carlo Cottarelli, troppo legato all’iniziativa del Quirinale precedente alla stipula del contratto di governo Salvini-Di Maio. Per gli stessi motivi, appare più funzionale al progetto un nome legato a uno dei due partiti protagonisti di questa fase, anche se di area. Per questo circola il nome di Roberto Fico o di una personalità come quella di Raffaele Cantone. Le possibilità di un Conte-bis, invece, appaiono al momento remote. «È stato un premier insignificante», ha detto Renzi. Leggi la notizia su Il Secolo D’Italia

Il video buonista pro-migranti di Littizzetto: “I porti chiusi sono un gesto schifoso, fateli scendere”


Il delirante video buonista pro invasione e ONG di Luciana Littizzetto è stato pubblicato da Michela Murgia, ideatrice dell’altrettanto delirante fascistometro, che scrive: “Grazie a @lucianinalitti, che nel suo messaggio alle persone abbandonate in mare sulla @openarms_fund trova le parole più precise per dire cos’è che stanno subendo con i porti chiusi: un gesto vile, vigliacco, schifoso e pavido. #FATELISCENDERE”



La grande illusione di Luigi De Magistris: “”Mi candido alla guida dell’Italia per battere il salvinismo”


In attesa del voto in Senato relativo alla calendarizzazione della mozione di sfiducia presentata dalla Lega nei confronti di Giuseppe Conte, iniziano ad emergere i primi profili che potrebbero prendere il posto dell’attuale presidente del Consiglio.

Tra questi si è palesato Luigi de Magistris, che ha dichiarato di presentarsi alla guida di palazzo Chigi: “Nel momento in cui il presidente della Repubblica dovesse decidere di sciogliere le Camere e ritenere questa esperienza parlamentare finita, perché non c’è più una maggioranza, un minuto dopo io sarò candidato alla guida del Paese insieme con altri“.
Coalizione civica nazionale
Il sindaco di Napoli ha ribadito la volontà di fondare “una coalizione civica nazionale per governare, non per stare all’opposizione, non è per un’esperienza di rappresentanza o di tribuna“.

L’intento del primo cittadino non è quello di “una leadership solipsistica, nè di un percorso individualistico, ma di una persona che con la sua storia si mette a disposizione del Paese“.

 L’ex pm ha confermato di essersi messo già a lavoro “per costruire una rete di convergenze collettive e individuali necessaria per battere il salvinismo imperante che rischia di portare l’Italia nel baratro dell’oscurantismo e dell’autoritarismo e alla disgregazione dell’architrave costituzionale e anche per contrastare operazioni di revisionismo e minestre riscaldate già viste“.

 De Magistris ha infine detto la sua per quanto riguarda l’ipotetico asse M5S-Pd: “Stento a credere che ci possa essere un accordo politico dopo tutto quello che si sono detti e tirati addosso.

Vedremo quello che succede. Io credo che si stia lavorando per superare questa fase e non dare l’idea che sia Salvini che decide quando si sciolgono le Camere e quando si vota. Credo che troveranno le condizioni per una maggioranza parlamentare per sostenere un governo: se poi sarà un overno istituzionale, credibile, di ampio respiro con persone autorevoli, vedremo“.

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