lunedì 12 agosto 2019

Aggressione choc a Milano: straniero ferisce gravemente una donna con una bottiglia rotta senza motivo



Una donna è stata ferita con un coccio di bottiglia intorno alle 12.30 in largo La Foppa, in centro a Milano. È stata trasportata in codice rosso all’ospedale Niguarda di Milano.

L’aggressore, un uomo straniero, è stato bloccato dai passanti e subito preso in carico dalla polizia di Stato, che l’ha arrestato e portato in Questura, dove è arrivato per essere identificato.

La vittima, classe 1954, italiana, secondo quanto risulta agli inquirenti non è stata aggredita né ai fini di una rapina né in seguito a una lite, ma sarebbe stata ferita «senza apparente motivo».
Milano, ferite multiple per la vittima
La donna ha riportato ferite multiple da taglio al braccio sinistro, alla clavicola, al collo e alla testa. È stata medicata e suturata -come detto – all’ospedale Niguarda di Milano, dove è stata portata in codice rosso. Rispetto a quanto era apparso in un primo momento, le sue condizioni non appaiono gravi e le ferite sarebbero superficiali.

Renzi apre ai 5 Stelle, ma Grillo lo riempie di insulti: “Avvoltoio, sciacallo, striscia fra gli scranni”


Ancor prima di unirsi “contro i barbari” già litigano, ci ripensano e danno spettacolo le due figure più ridicole da che si è aperta la crisi di governo: Beppe Grillo e Matteo Renzi.

Il primo ci ripensa e lo inulta, definendolo “avvoltoio persuasore”. Sembrava cosa fatta, invece l’inciucio ha qualche problema tecnico. Ecco chi dovrebbero essere i protagonisti della grane ammucchiata che dovrebbe salvarci dal governo sovranità. .

Una farsa che inizia dal blog di Grillo, che fa l’ennesima piroetta, dopo aver invocato il tutti contro Salvini. Per Renzi il comico evoca una figura disgustosa, l’avvoltoio. Per Grillo l’ex rottamatore non vuole altro che rimettere le mani su Palazzo Chigi: «Intanto volano degli avvoltoi di nuova generazione: gli avvoltoi persuasori», spiega Grillo sul suo blog parlando di Renzi: «È una nuova specie di sciacallaggio: invece di aspettare la fine cercano di convincerti che è già avvenuta.

Non sono elevati, non volano neppure. In realtà strisciano veloci fra gli scranni: ma è soltanto un’illusione, nient’altro che un’illusione dovuta alla calura».
Renzi: «Un onore essere definito avvoltoio da te»
Addirittura Grillo ora gli preferisce il segretario dem. Per Grillo il richiamo all’unità e al dialogo si fa «unicamente con gente elevata e non in caduta libera», che per lui corrisponderebbe al profilo di Nicola Zingaretti. E’ la commedia degli inganni. Replica Renzi: «Grillo mi chiama ‘avvoltoio’.

Un onore essere insultato da lui. Ma si fa politica per il bene comune, non per ripicca personale. Il Governo istituzionale è la risposta a chi vuole pieni poteri per orbanizzare l’Italia. Avanti», scrive dai social. Ecco chi dovrebbero essere i protaginisti di un governo di solidarietà nazionale.

Governo, Briatore: "Incarichi di governo con Salvini? Potrei dire di sì"


Flavio Briatore scende in campo? Non proprio, ma confida che potrebbe dire di sì a una chiamata di Matteo Salvini nel caso in cui il leader della Lega gli offrisse un incarico di governo, magari nel turismo.

"Potrei dirgli di sì, a patto di esser messo nelle condizioni di fare le cose - sottolinea Briatore parlando a 'Il Foglio' - Il tempo è prezioso, specie alla mia età. Se ne sottraggo un po' a mio figlio e alla mia famiglia, non voglio sprecare le giornate in commissioni inutili a sentire idioti che non hanno mai viaggiato in vita loro".

 Quanto alla crisi di governo tra M5S e Lega, Briatore fa un paragone imprenditoriale: "In generale, io evito di lavorare in società perché sei più vincolato; quando lo faccio mi garantisco sempre la quota di maggioranza e, appena ho il sentore che le cose non vadano per il verso giusto, sciolgo la società.

Mi pare che quella costituita da Matteo con il M5s con tanto di 'contratto' abbia esaurito la propria funzione: i due non vanno d'accordo su nulla. Gli italiani di chiacchiere ne hanno già sentite troppe.

Matteo farebbe bene ad andare per la sua strada: la gente gli manifesta affetto nelle piazze perché si aspetta da lui gesti concreti per dare una scossa al Paese con una squadra di gente preparata e capace".

 E proprio due giorni fa, al Twiga di Briatore, e andata in scena una Daniela Santanchè scatenata alla console. Abito maculato, cuffie e coroncina di fiori in testa, la senatrice di Fratelli d'Italia si è trasformata in dj per una notte animando la serata del locale vip.

In un video pubblicato sulle stories Instagram, che la riprende all'opera, la parlamentare inserisce anche lo sfottò bonario al vicepremier leghista Matteo Salvini: "Twiga - urla la senatrice - Altro che Papeete!"

Vecchioni canta Bella Ciao e fa il comizietto anti-Salvini e pro-migranti: ma il pubblico si ribella e lo fischia



Prima l’intervento pro migranti, e poi la canzone “Bella ciao“. Ma sono stati diversi a non apprezzare il fuori programma del cantautore Roberto Vecchioni e al concerto è scoppiata la polemica.

È successo sabato 10 agosto, in piazza San Rocco a Ovindoli. Come riporta Il Centro, il concerto di sabato è una tappa di “Infinito Tour”, che il cantautore sta tenendo nelle principali piazze italiane. Ma questa volta qualcosa è andato storto e anche tra i fan più accaniti c’è chi non ha apprezzato per niente il comizietto stile campagna elettorale di Vecchioni (che non è di certo cosa nuova).

 Oltre agli applausi, infatti, non sono mancati i fischi. In primo piano c’è quello del primo cittadino leghista, Simone Angelosante, che parla di un’iniziativa di “cattivo gusto”. Il sindaco e consigliere regionale sottolinea che il cantante “dovrebbe astenersi dal fare propaganda politica di basso livello“. “Anche perché – aggiunge – è stato molto criticato da una parte del pubblico tanto che io sono stato sommerso da messaggi”.

E poi conclude: “Chiunque può fare tutte le campagne elettorali che vuole, può fare tutti i commenti che vuole, ma deve dire che sta facendo campagna elettorale e che sta facendo comizi. Se invece viene per un concerto, si fa pagare – perché è stato ben pagato non dal Comune ma da un comitato – e fa campagna elettorale, vuol dire che ne va della sua professionalità“. Le reazioni non hanno tardato ad arrivare e la deputata dem Stefania Pezzopane parla di “delirio di onnipotenza” della Lega che secondo lei arriva a censurare i concerti. In che modo lo avrebbe fatto? Verrebbe da chiedersi.

Ma andiamo avanti. Pezzopane poi afferma che “Vecchioni è un artista e come tale parla a tutti”. E poi conclude rincarando la dose: “Evidentemente gli esponenti della Lega hanno travalicato il senso del ridicolo, ma finiranno in tragedia”.

Draghi, Cottarelli, Casellati e Conte: i nomi sul tavolo di Mattarella per un nuovo governo abusivo anti-italiano


Al Colle, nel mazzo delle ipotesi di governo, si mescolano quattro carte e, dopo la fine della prima fase delle crisi, sarà compito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, decidere quale estrarre.E non è il voto l’unica possibilità prevista per il prossimo esecutivo.

 La prima ipotesi è quella di un “governo di garanzia elettorale”. Come riporta la Stampa, si tratta di un esecutivo di transizione, che avrebbe l’obiettivo di portare il Paese alle urne. Si tratterà di un governo elettorale, vista l’impossibilità di far fare la campagna come premier ai ministri.

E allora si vocifera sui nomi che potrebbero reggere questa fase di transizione: nel toto nomine compaiono due ex presidenti della Corte Costituzionale, Valerio Onida e Giovanni Maria Flick, ma anche quello di Giovanni Tria.

Non solo. Perché potrebbe essere ancora Giuseppe Conte a vedersi assegnato l’incarico. Il centrodestra, però, non approverebbe questa possibilità. Un secondo esecutivo potrebbe essere quello “no Tax”, che resti in carica almeno fino a febbraio e scriva la legge di Bilancio, rispettando i parametri europei.

Se venisse scelta questa ipotesi, il candidato premier più accreditato è Carlo Cottarelli. Terza possibilità per Mattarella è quella di decidere per un “governo tecnico“, che prevede il voto a maggio 2020 e avrebbe in programma l’approvazione della legge di Bilancio, il taglio dei parlamentari e correzione della legge elettorale.

In questo caso, il toto nomina si arricchisce di nomi: in lista ci sarebbero Elisabetta Casellati, presidente del Senato, e Roberto Fico. Ma Mattarella potrebbe proporre anche la vicepresidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia. Infine, l’ultima ipotesi è quella che presuppone un accordo politico e il governo così formato resterebbe in carica fino al 2022.

E il futuro premier più gettonato, se andasse in porto questa possibilità, sarebbe Mario Draghi, che a novembre lascerà la guida della Bce. Ma si vocifera anche (ancora) di Giuseppe Conte.

Matteo Salvini torna a parlare di un governo con Giorgia Meloni e lo spread torna a calare


Matteo Salvini lo dice chiaro: per le prossime elezioni la Lega guarda “oltre il vecchio centrodestra”. Uno schieramento che riunisca sia i partiti tradizionali come Forza Italia, Carroccio e Fratelli D’Italia, ma anche “nuove realtà fatte da buoni sindaci e amministratori”.

L’appello nell’intervista rilasciata a Alessandro Sallusti e pubblicata su il Giornale in edicola oggi è a stendere un programma e a presentarsi uniti agli elettori. Parole che sembrano tranquillizzare i mercati. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi ha infatti aperto a 234 punti, in calo rispetto ai 241 punti base con i quali aveva chiuso venerdì scorso dopo che era stata conclamata la crisi di governo.

Anche il rendimento del decennale arretra all’1,757, dopo aver chiuso venerdì all’1,84%, ai massimi da inizio luglio. E questo nonostante non manchino i “gufi” che profetizzano un differenziale alle stelle. “Ll’Italia è oggi il paese più fragile dell’Ue e un esecutivo ‘salviniano’ aggraverebbe molto la situazione”, dice Pier Carlo Padoan a Repubblica, “Proprio l’arrivo di Salvini al governo produrrebbe poi una manovra lacrime e sangue.

Salvini, che sia sincero o no, con la sua irresponsabilità premeditata sta promettendo cose insostenibili. Stiamo tornando al quadro politico ed economico di qualche mese fa quando lo spread sfiorò i 350 punti”.

Rissa nel PD, Zingaretti zittisce Renzi: “Nessun accordo con il Movimento 5 Stelle, si torni al voto in autunno”


Elezioni in autunno come vuole Salvini, o governo del presidente (leggi inciucio), sostenuto principalmente dai renziani del Pd e dai 5 Stelle, che faccia slittare il voto (almeno) a primavera 2020? La partita fondamentale sul voto si gioca proprio dentro il Partito democratico. Perché se il Movimento 5 Stelle, con le parole forti di Beppe Grillo, ha fatto capire di essere pronto a sostenere un Conte bis con una maggioranza con dentro chiunque (Pd, LeU, Forza Italia, Belzebù non fa differenza) pur di evitare il voto in autunno, tra i dem la spaccatura è netta. Da una parte ci sono Renzi e i suoi che parlano del voto subito come di una “follia”, dall’altra c’è il segretario Nicola Zingaretti che ribadisce l’impossibilità di qualsiasi accordo coi 5 Stelle e indica la via del voto in autunno come l’unica percorribile.
Al Pd convengono le elezioni, a Renzi no
La questione è questa. Per il Pd sarebbe conveniente andare al voto subito, capitalizzare i 4-5 punti di vantaggio sui 5 Stelle e proporsi come principale forza di opposizione. E soprattutto Zingaretti avrebbe la possibilità di mettere in Parlamento persone di fiducia e fare fuori i renziani. Proprio per questo Matteo Renzi di andare al voto subito non ne vuole sapere e cerca di arrivare almeno alla primavera 2020, probabilmente per avere il tempo di concretizzare la scissione e presentarsi con un proprio soggetto politico alternativo al Pd. La strategia renziana viene smascherata e bocciata da Carlo Calenda: “Governo tecnico per qualche mese, votato dal Pd, M5S e Forza Italia, per fare cosa? La manovra più dura degli ultimi anni. Prendere qualche mese per fare un partito? E’ folle quello che tratteggia Renzi, è un tentativo di prendere qualche mese in più”.
Zingaretti: “Nessun accordo con i 5 Stelle”
Ancora più netto lo stop di Zingaretti all’iniziativa renziana: “Nessun sostegno a ipotesi pasticciate e deboli”, scrive sul suo blog sull’Huffington Post il segretario dem, “si riproporrebbe ingigantito lo stesso problema tra poche settimane. Di fronte a una leadership della Lega, che tutti giudichiamo pericolosa e che si appella al popolo in maniera spregiudicata, è credibile imbarcarsi in un’esperienza di governo pd/ 5 stelle (perché di questo stiamo parlando) per affrontare la drammatica manovra di bilancio e poi magari dopo tornare alle elezioni? Su cosa? Non votare darebbe a Salvini uno spazio immenso di iniziativa politica tra i cittadini”.
Quanto pesa il partito del non voto
Insomma la partita decisiva si gioca dentro al Pd. Il partito del non voto per tirare fuori una maggioranza trasversale avrebbe bisogno di tutti i parlamentari “renziani”. Soprattutto al Senato. A palazzo Madama l’ex premier conta teoricamente su 35 senatori (su 51 del Pd), mentre alla Camera dovrebbe stare sui 60 deputati (su 111 del Pd). Al Senato dunque tra i 107 pentastellati e i 35 teoricamente renziani ci si avvicina alla soglia di 161, che potrebbe essere raggiunta con qualcuno del gruppo misto, LeU e qualche “responsabile” di Forza Italia. Bisogna però vedere all’interno del Pd se una spaccatura così netta sarebbe possibile, dopo la linea netta espressa dal segretario. E soprattutto dovrà essere testato il grado di fedeltà dei “renziani” allo stesso Renzi, ora che la stella dell’ex sindaco di Firenze non sembra brillare come un tempo.

Maria Elena Boschi insiste: “Sospendiamo le liti con il M5S. Abbiamo a cuore l’interesse dell’Italia”


Che sta succedendo, onorevole Boschi? Matteo Renzi propone un governo istituzionale per completare il taglio dei parlamentari ed evitare l’aumento dell’Iva.
Lei condivide? E chi dovrebbe sostenerlo?
«Renzi ha rivolto un invito trasparente, chiaro a tutte le forze politiche in parlamento a mettere da parte interessi di bottega e tatticismi e a mettere in sicurezza il Paese prima di tornare al voto. Nessun inciucio, nessun accordo nelle segrete stanze’, ma tutto alla luce del sole. Evitiamo prima di tutto che l’Iva vada al 25% deprimendo i consumi e andando a gravare di più sulle famiglie più povere, smettiamo di bruciare i risparmi degli italiani. Per fare questo serve un governo istituzionale in cui tutti quelli di buona volontà lavorino nell’interesse degli italiani, dopo ci preoccuperemo della campagna elettorale»
Un accordo tra renziani e grillini, ammetterà, fino alla settimana scorsa sembrava fantascienza. Cos’è cambiato?
«Di mezzo c’è una crisi di governo scatenata a Ferragosto per le bizze di Salvini che rischia di dare il colpo di grazia ad un Paese già in ginocchio per colpa di questo governo. Non abbiamo cambiato idea sull’incapacità dei grillini che ci ha portato fin qui e continuo a pensare che un accordo per un governo politico M5S/Pd sarebbe un errore. Stiamo dicendo però che serve un accordo istituzionale più ampio che serva ad evitare che il conto della campagna elettorale di Salvini lo paghino gli italiani».
E tutte le parole dette in questi 14 mesi? Gli insulti, addirittura: lei personalmente quante volte è stata nel mirino dei 5Stelle?
«Penso che l’interesse del Paese venga prima anche del comprensibile risentimento personale. Preferisco dover passare sopra ai molti insulti e accuse ingiuste che mi sono stati scagliati contro (e che non dimentico) ed evitare che una famiglia italiana in media paghi 600 euro più all’anno per l’aumento dell’Iva o che Salvini ci porti fuori dall’euro distruggendo il lavoro delle nostre imprese».

domenica 11 agosto 2019

Attimi di terrore al policlinico Umberto I: nigeriana armata di estintore distrugge la sala d’aspetto senza motivo”


Panico al Policlinico Umberto I di Roma. Una nigeriana di 28 anni, con precedenti e senza fissa dimora, ha scatenato l’inferno. Ha preso un estintore e ha rotto il vetro di una finestra della sala d’attesa della II Clinica chirurgica.

La finestra è andata in frantumi. Grande paura tra i presenti, che hanno subito chiamato aiuto mentre la donna continuava a urlare. Una vera furia. È stata bloccata e allontanata dai carabinieri, chiamati da una guardia giurata addetta alla vigilanza. Poi è stata denunciata per danneggiamento aggravato.
Altre aggressioni al Policlinico Umberto I
Nei giorni scorsi due medici sono stati aggrediti, a distanza di poche ore, sempre al pronto soccorso dell’Umberto I. Violenza scatenata dalle lunghe attese per farsi visitare.

I medici sono stati insultati e strattonati. Entrambi i responsabili, un 36enne romano senza fissa dimora invalido e una 23enne di Genzano senza occupazione, tutti e due con precedenti, sono stati identificati e denunciati dai carabinieri della stazione Macao con le accuse di interruzione di pubblico servizio e violenza e lesioni a incaricato di pubblico servizio.

Uno dei due medici aveva riportato una contusione alla spalla destra. E aveva avuto una prognosi di 10 giorni.

I due responsabili sono stati denunciati per lesioni personali, interruzione di pubblico servizio e violenza a incaricato di pubblico servizio. Le due persone denunciate sono disoccupate e hanno precedenti

Inciucio M5S-PD, scoppia la rivolta social degli elettori pentastellati: “Sciagura”, “Intollerabile”, “Mai con Renzi”


Una vera e propria rivolta social. Il popolo del M5S sul web non risparmia critiche ferocissime a Beppe Grillo. Dal “vaffa” all’appello alla responsabilità, un passaggio duro da digerire. Il padre nobile dei Cinquestelle divide in due gli elettori, spaccati fra chi lo accusa di aver tradito la causa 5S e chi, invece lo ringrazia per aver aperto a nuovi, inediti, scenari.
M5S, valanga di critiche contro l’inciucio
Sono in tanti a commentare su Twitter la “svolta beppiana”. C’è chi marca come “delirio” l’appello “inciucista” e chi, invece, parla del leader come “un faro nella nebbia”. L’entusiasmo per la “nuova ondata” coinvolge pochi. Per il resto piovono critiche. «Di Salvini ci si può fidare chi l’aveva detto? Comunque – viene scritto – su una cosa sono d’accordo: inutile arroccarsi su posizioni quando le circostanze cambiano, soprattutto se cambiano in maniera così drammatica…».

E i toni si fanno più aspri fra quanti, invece, mal digeriscono il richiamo alla responsabilità di Grillo. «Vi siete alleati con l’estrema destra, sia in Europa che in Italia. Almeno ci vorrebbe un po’ di umiltà a questo punto, e un po’ di chiarezza sui vostri veri valori», dicono, prima di salutare il Movimento con un «addio Grillo».

 Perché la svolta, soprattutto se coinvolge il Partito democratico, non è solo “insopportabile”, “intollerabile” e “sciagurata”, ma rivela secondo molti la reale “identità” finora nascosta del “padre pentastellato”: quella di «un misero pagliaccio». «Per carità», tuonano, «mai con Renzi», l’imperativo fra chi non trattiene la «delusione terribile» e chi decide di ripagare Grillo con la sua stessa moneta: «Caro Beppe, anche

 io ho un messaggio importante per te: vaffa….». I fedelissimi sono ancora accecati dal grillismo. Di numero però sono diminuiti drasticamente. «Andiamo avanti, il cambiamento è iniziato, indietro non si torna», incitano, parlando di Grillo «come sempre una spanna sopra tutti». «Sei grande Beppe!», il commento più gettonato fra i sostenitori di quella che sembra la nuova crociata Cinquestelle, che incassa l’approvazione nonostante un’ipotetica alleanza con gli odiati dem: «Il nostro obiettivo – dicono – è con chi condivide le nostre idee e il nostro progetto, andiamo avanti se il caso anche con il Pd», ma – sottolineano ancora – «sempre No Tav». Troppo poco per giustificare il matrimonio con il Pd. Leggi la notizia su Il Secolo D’Italia

Crisi di governo, gli italiani stanno con Salvini: la Lega continua a crescere, M5S a picco. Boom per Meloni. Sondaggi


Nelle ultime 48 ore, da quando cioè ha ufficializzato la crisi del ministero giallo-verde, gli hanno dato del «dittatore», del «pagliaccio», dell’«irresponsabile», dello «sprovveduto» e in ultimo del «tamarro» (cit. Beppe Grillo). Lui, Matteo Salvini, sorride, salta da una città all’ altra, ribadisce che «prima si vota meglio è» e spiega le sue motivazioni, il suo progetto, la sua idea di un governo «stabile, coraggioso e serio». E i primi sondaggi del dopo-crisi sembrano premiare la Lega e condannare i Cinquestelle.

Le rilevazioni fatte dall’ istituto di Renato Mannheimer per Affaritaliani, infatti, quotano il Carroccio in salita con una forbice che va dal 37 al 40%. Insomma per gli italiani Salvini avrebbe fatto bene a staccare la spina al «governo dei No». A conferma di questa sensazione c’ è il fatto che a pagare sarebbero, secondo i numeri, proprio i pentastellati, in caduta libera e dati al 13/15% contro il 17 dei giorni pre crisi. A chiudere il cerchio c’ è un Pd in ripresa (24/25%) e Fratelli d’ Italia (7/8%) che consolida il sorpasso su Forza Italia (6/8%).

Scenari – I numeri dicono tanto, non tutto. Ma è chiaro che Salvini prima di strappare abbia sondato l’ umore delle piazze, proprio come faceva l’ Umberto Bossi dei tempi d’ oro che si preoccupava (diciamo pure s’ incazzava), solo quando il luogo scelto per il comizio non traboccava di gente. Il “tutto” che i numeri non spiegano, invece, è la fretta che Matteo continua a mostrare: vuol chiudere la partita del voto e vuol farlo in fretta. Anche ieri durante il suo “Estate italiana tour” che ha toccato Basilicata e Calabria (oggi sarà in Sicilia), Salvini ha ribadito che «l’ unica cosa che mi aspetto è che il Parlamento si esprima il prima possibile, non dopo Ferragosto, ma prima di Ferragosto».

E ancora: «Siamo tutti pronti per andare in Parlamento, lunedì, martedì, giovedì, quando serve. Prima si vota, prima gli italiani avranno un nuovo governo e una nuova manovra economica». Una frase quest’ ultima, con la quale Matteo prova a smontare l’ accusa principale che gli viene fatta: quella di aver provocato la caduta del governo per non dover mettere le mani nelle tasche degli italiani con la manovra economica. Anche per questo ha ribadito che «stiamo già lavorando sulla manovra e dialogheremo in maniera costruttiva con l’ Europa», tanto che «l’ uscita dall’ euro è un’ ipotesi che non è mai stata in cantiere» e che «io guardo già al futuro e sto preparando un governo stabile, coraggioso e serio per gli italiani», ribadendo che «se non fossero arrivati tutti quei “no”, non avremmo fatto quello che abbiamo dovuto fare».

Una versione suffragata anche da Giancarlo Giorgetti che ieri ha spiegato come «una separazione consensuale» sarebbe stata «la cosa più ragionevole», ma «Conte non si vuole dimettere, vuole andare alla conta in aula e questa sarà una rottura traumatica.

Peccato». A conferma del clima teso sono arrivate le parole di Beppe Grillo che ha dato del «tamarro» a Salvini che non ha replicato al comico.

Tempi stretti – Detto questo resta l’ esigenza di Salvini di fare in fretta, dovuta a due sostanziali motivi: da un lato, Matteo vuol cavalcare l’ onda buona dell’ opinione pubblica che è ancora dalla sua parte. Dall’ altro è tutta una questione di strategie: il Capitano teme l’ inciucio Pd-M5S («inorridisco al pensieri di un governo tra loro»), che nonostante le smentite dei diretti interessati è in cantiere, come testimonia la frase sibillina di Beppe Grillo scritta sul blog delle Stelle: «Mi eleverò per salvare l’ Italia dai nuovi barbari. Dobbiamo fare dei cambiamenti? Facciamoli subito, altro che elezioni». Ma a preoccupare il leader della Lega e a mettergli fretta è anche la possibile riorganizzazione dei moderati, che complicherebbe i suoi piani.

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