lunedì 12 agosto 2019

Rissa nel PD, Zingaretti zittisce Renzi: “Nessun accordo con il Movimento 5 Stelle, si torni al voto in autunno”


Elezioni in autunno come vuole Salvini, o governo del presidente (leggi inciucio), sostenuto principalmente dai renziani del Pd e dai 5 Stelle, che faccia slittare il voto (almeno) a primavera 2020? La partita fondamentale sul voto si gioca proprio dentro il Partito democratico. Perché se il Movimento 5 Stelle, con le parole forti di Beppe Grillo, ha fatto capire di essere pronto a sostenere un Conte bis con una maggioranza con dentro chiunque (Pd, LeU, Forza Italia, Belzebù non fa differenza) pur di evitare il voto in autunno, tra i dem la spaccatura è netta. Da una parte ci sono Renzi e i suoi che parlano del voto subito come di una “follia”, dall’altra c’è il segretario Nicola Zingaretti che ribadisce l’impossibilità di qualsiasi accordo coi 5 Stelle e indica la via del voto in autunno come l’unica percorribile.
Al Pd convengono le elezioni, a Renzi no
La questione è questa. Per il Pd sarebbe conveniente andare al voto subito, capitalizzare i 4-5 punti di vantaggio sui 5 Stelle e proporsi come principale forza di opposizione. E soprattutto Zingaretti avrebbe la possibilità di mettere in Parlamento persone di fiducia e fare fuori i renziani. Proprio per questo Matteo Renzi di andare al voto subito non ne vuole sapere e cerca di arrivare almeno alla primavera 2020, probabilmente per avere il tempo di concretizzare la scissione e presentarsi con un proprio soggetto politico alternativo al Pd. La strategia renziana viene smascherata e bocciata da Carlo Calenda: “Governo tecnico per qualche mese, votato dal Pd, M5S e Forza Italia, per fare cosa? La manovra più dura degli ultimi anni. Prendere qualche mese per fare un partito? E’ folle quello che tratteggia Renzi, è un tentativo di prendere qualche mese in più”.
Zingaretti: “Nessun accordo con i 5 Stelle”
Ancora più netto lo stop di Zingaretti all’iniziativa renziana: “Nessun sostegno a ipotesi pasticciate e deboli”, scrive sul suo blog sull’Huffington Post il segretario dem, “si riproporrebbe ingigantito lo stesso problema tra poche settimane. Di fronte a una leadership della Lega, che tutti giudichiamo pericolosa e che si appella al popolo in maniera spregiudicata, è credibile imbarcarsi in un’esperienza di governo pd/ 5 stelle (perché di questo stiamo parlando) per affrontare la drammatica manovra di bilancio e poi magari dopo tornare alle elezioni? Su cosa? Non votare darebbe a Salvini uno spazio immenso di iniziativa politica tra i cittadini”.
Quanto pesa il partito del non voto
Insomma la partita decisiva si gioca dentro al Pd. Il partito del non voto per tirare fuori una maggioranza trasversale avrebbe bisogno di tutti i parlamentari “renziani”. Soprattutto al Senato. A palazzo Madama l’ex premier conta teoricamente su 35 senatori (su 51 del Pd), mentre alla Camera dovrebbe stare sui 60 deputati (su 111 del Pd). Al Senato dunque tra i 107 pentastellati e i 35 teoricamente renziani ci si avvicina alla soglia di 161, che potrebbe essere raggiunta con qualcuno del gruppo misto, LeU e qualche “responsabile” di Forza Italia. Bisogna però vedere all’interno del Pd se una spaccatura così netta sarebbe possibile, dopo la linea netta espressa dal segretario. E soprattutto dovrà essere testato il grado di fedeltà dei “renziani” allo stesso Renzi, ora che la stella dell’ex sindaco di Firenze non sembra brillare come un tempo.

Maria Elena Boschi insiste: “Sospendiamo le liti con il M5S. Abbiamo a cuore l’interesse dell’Italia”


Che sta succedendo, onorevole Boschi? Matteo Renzi propone un governo istituzionale per completare il taglio dei parlamentari ed evitare l’aumento dell’Iva.
Lei condivide? E chi dovrebbe sostenerlo?
«Renzi ha rivolto un invito trasparente, chiaro a tutte le forze politiche in parlamento a mettere da parte interessi di bottega e tatticismi e a mettere in sicurezza il Paese prima di tornare al voto. Nessun inciucio, nessun accordo nelle segrete stanze’, ma tutto alla luce del sole. Evitiamo prima di tutto che l’Iva vada al 25% deprimendo i consumi e andando a gravare di più sulle famiglie più povere, smettiamo di bruciare i risparmi degli italiani. Per fare questo serve un governo istituzionale in cui tutti quelli di buona volontà lavorino nell’interesse degli italiani, dopo ci preoccuperemo della campagna elettorale»
Un accordo tra renziani e grillini, ammetterà, fino alla settimana scorsa sembrava fantascienza. Cos’è cambiato?
«Di mezzo c’è una crisi di governo scatenata a Ferragosto per le bizze di Salvini che rischia di dare il colpo di grazia ad un Paese già in ginocchio per colpa di questo governo. Non abbiamo cambiato idea sull’incapacità dei grillini che ci ha portato fin qui e continuo a pensare che un accordo per un governo politico M5S/Pd sarebbe un errore. Stiamo dicendo però che serve un accordo istituzionale più ampio che serva ad evitare che il conto della campagna elettorale di Salvini lo paghino gli italiani».
E tutte le parole dette in questi 14 mesi? Gli insulti, addirittura: lei personalmente quante volte è stata nel mirino dei 5Stelle?
«Penso che l’interesse del Paese venga prima anche del comprensibile risentimento personale. Preferisco dover passare sopra ai molti insulti e accuse ingiuste che mi sono stati scagliati contro (e che non dimentico) ed evitare che una famiglia italiana in media paghi 600 euro più all’anno per l’aumento dell’Iva o che Salvini ci porti fuori dall’euro distruggendo il lavoro delle nostre imprese».

domenica 11 agosto 2019

Attimi di terrore al policlinico Umberto I: nigeriana armata di estintore distrugge la sala d’aspetto senza motivo”


Panico al Policlinico Umberto I di Roma. Una nigeriana di 28 anni, con precedenti e senza fissa dimora, ha scatenato l’inferno. Ha preso un estintore e ha rotto il vetro di una finestra della sala d’attesa della II Clinica chirurgica.

La finestra è andata in frantumi. Grande paura tra i presenti, che hanno subito chiamato aiuto mentre la donna continuava a urlare. Una vera furia. È stata bloccata e allontanata dai carabinieri, chiamati da una guardia giurata addetta alla vigilanza. Poi è stata denunciata per danneggiamento aggravato.
Altre aggressioni al Policlinico Umberto I
Nei giorni scorsi due medici sono stati aggrediti, a distanza di poche ore, sempre al pronto soccorso dell’Umberto I. Violenza scatenata dalle lunghe attese per farsi visitare.

I medici sono stati insultati e strattonati. Entrambi i responsabili, un 36enne romano senza fissa dimora invalido e una 23enne di Genzano senza occupazione, tutti e due con precedenti, sono stati identificati e denunciati dai carabinieri della stazione Macao con le accuse di interruzione di pubblico servizio e violenza e lesioni a incaricato di pubblico servizio.

Uno dei due medici aveva riportato una contusione alla spalla destra. E aveva avuto una prognosi di 10 giorni.

I due responsabili sono stati denunciati per lesioni personali, interruzione di pubblico servizio e violenza a incaricato di pubblico servizio. Le due persone denunciate sono disoccupate e hanno precedenti

Inciucio M5S-PD, scoppia la rivolta social degli elettori pentastellati: “Sciagura”, “Intollerabile”, “Mai con Renzi”


Una vera e propria rivolta social. Il popolo del M5S sul web non risparmia critiche ferocissime a Beppe Grillo. Dal “vaffa” all’appello alla responsabilità, un passaggio duro da digerire. Il padre nobile dei Cinquestelle divide in due gli elettori, spaccati fra chi lo accusa di aver tradito la causa 5S e chi, invece lo ringrazia per aver aperto a nuovi, inediti, scenari.
M5S, valanga di critiche contro l’inciucio
Sono in tanti a commentare su Twitter la “svolta beppiana”. C’è chi marca come “delirio” l’appello “inciucista” e chi, invece, parla del leader come “un faro nella nebbia”. L’entusiasmo per la “nuova ondata” coinvolge pochi. Per il resto piovono critiche. «Di Salvini ci si può fidare chi l’aveva detto? Comunque – viene scritto – su una cosa sono d’accordo: inutile arroccarsi su posizioni quando le circostanze cambiano, soprattutto se cambiano in maniera così drammatica…».

E i toni si fanno più aspri fra quanti, invece, mal digeriscono il richiamo alla responsabilità di Grillo. «Vi siete alleati con l’estrema destra, sia in Europa che in Italia. Almeno ci vorrebbe un po’ di umiltà a questo punto, e un po’ di chiarezza sui vostri veri valori», dicono, prima di salutare il Movimento con un «addio Grillo».

 Perché la svolta, soprattutto se coinvolge il Partito democratico, non è solo “insopportabile”, “intollerabile” e “sciagurata”, ma rivela secondo molti la reale “identità” finora nascosta del “padre pentastellato”: quella di «un misero pagliaccio». «Per carità», tuonano, «mai con Renzi», l’imperativo fra chi non trattiene la «delusione terribile» e chi decide di ripagare Grillo con la sua stessa moneta: «Caro Beppe, anche

 io ho un messaggio importante per te: vaffa….». I fedelissimi sono ancora accecati dal grillismo. Di numero però sono diminuiti drasticamente. «Andiamo avanti, il cambiamento è iniziato, indietro non si torna», incitano, parlando di Grillo «come sempre una spanna sopra tutti». «Sei grande Beppe!», il commento più gettonato fra i sostenitori di quella che sembra la nuova crociata Cinquestelle, che incassa l’approvazione nonostante un’ipotetica alleanza con gli odiati dem: «Il nostro obiettivo – dicono – è con chi condivide le nostre idee e il nostro progetto, andiamo avanti se il caso anche con il Pd», ma – sottolineano ancora – «sempre No Tav». Troppo poco per giustificare il matrimonio con il Pd. Leggi la notizia su Il Secolo D’Italia

Crisi di governo, gli italiani stanno con Salvini: la Lega continua a crescere, M5S a picco. Boom per Meloni. Sondaggi


Nelle ultime 48 ore, da quando cioè ha ufficializzato la crisi del ministero giallo-verde, gli hanno dato del «dittatore», del «pagliaccio», dell’«irresponsabile», dello «sprovveduto» e in ultimo del «tamarro» (cit. Beppe Grillo). Lui, Matteo Salvini, sorride, salta da una città all’ altra, ribadisce che «prima si vota meglio è» e spiega le sue motivazioni, il suo progetto, la sua idea di un governo «stabile, coraggioso e serio». E i primi sondaggi del dopo-crisi sembrano premiare la Lega e condannare i Cinquestelle.

Le rilevazioni fatte dall’ istituto di Renato Mannheimer per Affaritaliani, infatti, quotano il Carroccio in salita con una forbice che va dal 37 al 40%. Insomma per gli italiani Salvini avrebbe fatto bene a staccare la spina al «governo dei No». A conferma di questa sensazione c’ è il fatto che a pagare sarebbero, secondo i numeri, proprio i pentastellati, in caduta libera e dati al 13/15% contro il 17 dei giorni pre crisi. A chiudere il cerchio c’ è un Pd in ripresa (24/25%) e Fratelli d’ Italia (7/8%) che consolida il sorpasso su Forza Italia (6/8%).

Scenari – I numeri dicono tanto, non tutto. Ma è chiaro che Salvini prima di strappare abbia sondato l’ umore delle piazze, proprio come faceva l’ Umberto Bossi dei tempi d’ oro che si preoccupava (diciamo pure s’ incazzava), solo quando il luogo scelto per il comizio non traboccava di gente. Il “tutto” che i numeri non spiegano, invece, è la fretta che Matteo continua a mostrare: vuol chiudere la partita del voto e vuol farlo in fretta. Anche ieri durante il suo “Estate italiana tour” che ha toccato Basilicata e Calabria (oggi sarà in Sicilia), Salvini ha ribadito che «l’ unica cosa che mi aspetto è che il Parlamento si esprima il prima possibile, non dopo Ferragosto, ma prima di Ferragosto».

E ancora: «Siamo tutti pronti per andare in Parlamento, lunedì, martedì, giovedì, quando serve. Prima si vota, prima gli italiani avranno un nuovo governo e una nuova manovra economica». Una frase quest’ ultima, con la quale Matteo prova a smontare l’ accusa principale che gli viene fatta: quella di aver provocato la caduta del governo per non dover mettere le mani nelle tasche degli italiani con la manovra economica. Anche per questo ha ribadito che «stiamo già lavorando sulla manovra e dialogheremo in maniera costruttiva con l’ Europa», tanto che «l’ uscita dall’ euro è un’ ipotesi che non è mai stata in cantiere» e che «io guardo già al futuro e sto preparando un governo stabile, coraggioso e serio per gli italiani», ribadendo che «se non fossero arrivati tutti quei “no”, non avremmo fatto quello che abbiamo dovuto fare».

Una versione suffragata anche da Giancarlo Giorgetti che ieri ha spiegato come «una separazione consensuale» sarebbe stata «la cosa più ragionevole», ma «Conte non si vuole dimettere, vuole andare alla conta in aula e questa sarà una rottura traumatica.

Peccato». A conferma del clima teso sono arrivate le parole di Beppe Grillo che ha dato del «tamarro» a Salvini che non ha replicato al comico.

Tempi stretti – Detto questo resta l’ esigenza di Salvini di fare in fretta, dovuta a due sostanziali motivi: da un lato, Matteo vuol cavalcare l’ onda buona dell’ opinione pubblica che è ancora dalla sua parte. Dall’ altro è tutta una questione di strategie: il Capitano teme l’ inciucio Pd-M5S («inorridisco al pensieri di un governo tra loro»), che nonostante le smentite dei diretti interessati è in cantiere, come testimonia la frase sibillina di Beppe Grillo scritta sul blog delle Stelle: «Mi eleverò per salvare l’ Italia dai nuovi barbari. Dobbiamo fare dei cambiamenti? Facciamoli subito, altro che elezioni». Ma a preoccupare il leader della Lega e a mettergli fretta è anche la possibile riorganizzazione dei moderati, che complicherebbe i suoi piani.

Il delirio di Cacciari contro Salvini: “Così terrorizza gli italiani. C’è il rischio di un’Italia fascista”. E apre al M5S


“Mi ha stupito. Era evidente che il rapporto con i Cinque Stelle fosse a termine, ma non pensavo che gli convenisse rompere in questo momento.

Si vede che anche a livello personale, con Di Maio, le questioni erano arrivate a un punto insostenibile“. Parola dell’ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari.

 “Quella gialloverde è stata una coalizione coatta, priva di qualsiasi punto di riferimento culturale e strategico, non poteva che finire così. Il problema è che ha rafforzato in modo strepitoso la destra. Una destra che un po’ di paura dovrebbe farla” riferisce al Fatto Quotidiano.

 Per il filosofo non ci sono dubbi con un governo di destra “si porta un paese allo sfascio”: “E ora siamo a un passo dallo sfascio: un governo Salvini-Meloni rende anche inesorabile la prospettiva dell’uscita dall’euro e dall’Europa”. Ma dopo le parole di Beppe Grillo però c’è la possibilità di una coalizione alternativa al centrodestra: “Ora Grillo si sveglia contro i nuovi barbari? Vivaddio.

 Chi ha aperto la strada alla destra fascista ha responsabilità gravissime, sia nel Pd che nei Cinque Stelle. Le leadership sono state inadeguate”. D’altronde si sapeva, Lega e Movimento 5 Stelle hanno rappresentato una cosa a sé, diversa in tutto e per tutto. Non poteva finire diversamente.

Sea Watch, Carola Rackete vuota il sacco: “Il governo tedesco mi ordinò di sbarcare i migranti in Italia”


Quando, per primo, il sito di contro informazione Journalistenwatch.com aveva svelato i legami tra l’ong Sea Watch e il governo tedesco, non era stato preso sul serio perché considerato troppo vicino all’estrema destra.

Eppure aveva scoperto che a bordo della nave, che ha scaricato in Italia una cinquantina di immigrati clandestini, c’erano anche due giornalisti della tv di Stato Ard che hanno filmato un reportage quasi agiografico sulla comandante Carola Rackete per la rubrica Panorama.

E quando l’ex capo dei servizi segreti tedeschi, Hans-Georg Maaßen, aveva avvalorato questo drammatico retroscena, era stato scansato dai media rivangando i vecchi dissapori con Angela Merkel e soprattutto le sue simpatie per Alternative für Deutschland (AfD). Ora, per, è la stessa capitana ad ammettere che dietro l’assalto al porto di Lampedusa della Sea Watch 3 (guarda il video), c’era un disegno politico.

“So che quanto sto per dire potrebbe essere strumentalizzato da qualche partito…”. A distanza di qualche settimana dal blitz nel porto di Lampedusa, la Rackete vuota il sacco e, in una intervista alla tv tedesca Zdf, ammette che fu il ministero dell’Interno tedesco a chiederle “di far registrare e di portare tutti i clandestini a Lampedusa”. È il collegamento che mancava per ricostruire l’assalto sferrato dalla Sea Watch al governo italiano che le aveva intimato il divieto di ingresso nelle nostro acque territoriali e di attracco nel porto dell’isola siciliana.

Che tra l’organizzazione non governativa e l’esecutivo guidato dalla Merkel ci fossero dei legami lo lasciva presupporre la presenza della troupe della tv di Stato Ard. Il sito Journalistenwatch l’aveva definita “una geniale opera di propaganda” che “probabilmente” aveva “l’intento di provocare un confronto con le autorità italiane a ogni costo”. Anche il Guardian, che aveva ricostruito attentamente l’intera faccenda, aveva sospettato che l’operazione (dal recupero degli immigrati al largo della Libia allo speronamento della motovedetta della Guardia di Finanza) fosse stata pianificata a tavolino per mettere in difficoltà il governo italiano e, in modo particolare, il ministro dell’Interno Matteo Salvini causando un incidente che facesse ripartire il dibattito sulla chiusura dei porti italiani.

La presenza dei due giornalisti della Ard aveva spinto Maaßen a ipotizzare un diretto coinvolgimento del governo tedesco nelle operazioni di “salvataggio” della Sea Watch. “Se questa notizia fosse corretta, Panorama non sarebbe una trasmissione occidentale”, ha scritto in un tweet che dopo alcune ore era stato inspiegabilmente rimosso. Qualche giorno più tardi l’ex capo dei servizi segreti, intervistato da Roberto Vivaldelli per InsideOver, aveva ammesso che “alcuni Paesi europei sono segretamente soddisfatti della destabilizzazione”che l’emergenza immigrazione porta in Europa. La sua vicinanza con l’AfD aveva spinto i più a non dargli retta, anche è chiaro che, per il ruolo ricoperto fino all’anno scorso, ha ancora buone fonti all’interno della struttura di intelligence tedesca. Forse, davanti all’intervista della Rackete alla Zdf, oggi ripresa dalla Verità, i più inizieranno ad aprire gli occhi. La Rackete ha, infatti, ammesso che sul proprio tavolo non aveva solo l’opzione di portare gli immigrati al porto di Lampedusa. La municipalità di Rothenburg aveva proposto, infatti, di mandare un pullman in Italia per recuperare i clandestini e farli registrare in Germania. “Ma – ha rivelato la capitana – a negare la via terrestre è stato il ministro dell’Interno del nostro Paese”.

La rivelazione della Rackete non contraddicono affatto la linea adottata dal governo tedesco negli ultimi mesi. Anzi la confermano con forza. Il ministro dell’Interno Horst Seehofer non ha mai mancato di opporsi alla linea dura adottata da Salvini per contrastare l’immigrazione clandestina. “Matteo, che senso che mettere sempre in atto la stessa procedura se finisce sempre che i migranti scendono a terra?”, ha polemizzato nei giorni scorsi quando la Gregoretti era ancora bloccata davanti al porto di Lampedusa. Dopo il recente vertice di Helsinki, i due ministri si rivedranno a settembre per fare il punto sull’emergenza immigrazione. In quell’occasione la Germania ribadirà la propria contrarietà alla chiusura dei porti e presenterà una nuova procedura che metta per iscritto “la necessità del salvataggio in mare”. La posizione dei tedeschi è subdola: sanno bene, infatti, che se i migranti sbarcano e vengono registrati in Italia, spetterà al nostro Paese l’espulsione dei clandestini nel proprio Paese di origine e la ricollocazione in quei pochi Stati europei che hanno accettato le quote imposte da Bruxelles. E le recenti rivelazioni sui “dublinanti” rispediti a Roma con voli charter dopo essere stati “storditi e sedati” dimostrano che a Berlino non c’è certo la minima intenzione a collaborare per fermare l’emergenza, ma se possono metterci in difficoltà non si tirano indietro. Anzi, affondano il colpo senza pietà.

Renzi vuole tornare al potere con un governo abusivo: “Votare adesso è folle. Serve un governo istituzionale”


Matteo Renzi strizza l’occhio al Movimento 5 Stelle. Intervistato dal Corriere della Sera, il senatore del Partito democratico si è così espresso sulla concreta possibilità di tornare a breve al voto: “Andremo in Senato e ci confronteremo. E qui è in gioco l’Italia, non le correnti dei partiti. Chiederò di parlare e dirò che votare subito è folle”. Il dem ha detto che la priorità è quella di “evitare l’aumento dell’Iva.

Vanno trovati 23 miliardi di euro. Se votiamo subito l’Iva va dal 22 al 25%? Prima togliamo le clausole e poi si vota”. Le sue parole fanno eco a quelle di Beppe Grillo, che nella giornata di ieri si è sostanzialmente schierato contro il ritorno imminente alle urne. L’ex premier ha poi aggiunto: “Salvini deve lasciare il Viminale, Conte deve lasciare Palazzo Chigi.

Si voti con un governo di garanzia elettorale, non con questo“. Per quanto riguarda invece la riforma del taglio dei parlamentari “la considero incompleta e demagogica. La nostra riforma modificava il bicameralismo, garantiva efficienza, assicurava stabilità. Tuttavia i cittadini hanno deciso, noi abbiamo perso e io mi inchino davanti alla democrazia. Oggi la cosa è semplice: i 5 Stelle hanno scommesso molto su questa riforma. A me non piace.

Ma devo ammettere che hanno ragione loro quando dicono che sarebbe un assurdo fermarsi adesso, a un passo dal traguardo. Si voti in Aula in quarta lettura e si vada al referendum: siano gli italiani a decidere”. Renzi ha poi rivolto un appello a tutte le forze politiche in campo: “Ci vuole un governo istituzionale che permetta agli italiani di votare il referendum sulla riduzione dei parlamentari, che eviti l’aumento dell’Iva, che gestisca le elezioni senza strumentalizzazioni.

Penso che quando Mattarella inizierà le consultazioni una parte dei parlamentari dovrà aver già espresso la propria adesione a questo disegno. Così il presidente potrà valutare l’eventuale incarico a un premier autorevole. A lui toccheranno le scelte: noi dobbiamo consegnargli una ipotesi concreta“.

Soverato, 4 delinquenti dei centri sociali rompono l’impianto audio per silenziare Salvini. Lui: “Abbiamo già vinto”


“Dopo aver bloccato gli sbarchi, aspetto di chiudere un po’ di campi rom e centri sociali“. Nonostante gli antagonisti lo abbiano accolto a Soverato (Catanzaro) scandendo Bella ciao, Matteo Salvini è andato avanti e non ha cambiato i propri piani.

“Dai campi rom e dai centri sociali zero contributo alla specie umana”, ha tuonato il leader leghista mentre le contestazioni si facevano sempre più forti. E sarebbe andato avanti a dirgliene quattro se il blackout causato da un danno provocato da un contestatore all’impianto audio non lo avesse costretto a interrompere il comizio.

 “Un cretino ha danneggiato l’impianto…”, ha spiegato Salvini ai presenti che riempivano l’intera piazza. Un sabotaggio in piena regola, insomma. Il contestatore è stato immediatamente identificato dalle forze dell’ordine. “Ci sta star lì a fischiare ma danneggiare un impianto elettrico non è buona educazione – ha commentato il ministro dell’Interno – ma se sono arrivati a danneggiare un impianto vuol dire che la nostra battaglia di civiltà la stiamo vincendo”.

Dopo pochi minuti l’impianto di amplificazione è stato ripristinato e il vicepremier ha ripreso a parlare. “Se ai centri sociali rimane solo il casino – ha poi scandito – abbiamo già vinto”. Per tutto il comizio i contesatori, uno sparuto gruppetto, hanno gridato in continuazione “buffone, buffone” e “vattene, vattene”.

“A queste persone sarebbe servito un pò di servizio militare o un po’ di volontariato in parrocchia o con gli anziani”, ha replicato il leader del Carroccio dicendosi dispiaciuto per il fatto che “donne e uomini delle forze dell’ordine debbano occuparsi di questi figli di papà viziati”.

 Già prima dell’inizio dell’intervento di Salvini non erano mancati i momenti di tensione tra i facinorosi dei centro sociali e le forze dell’ordine. In piazza gli antagonisti si sono presentatoi con i soliti cartelli che recitano “Porti chiusi solo alla Lega” e “Mai con Salvini”. La polizia è sempre riuscita a tenere a distanza i contestatori con gli scudi e dalla piazza si sono levati a più riprese i cori “fascisti fascisti”, “buffone buffone” e “Salvini, Salvini vaff…”

domenica 31 marzo 2019

“Non fanno altro che provocarmi”: Matteo Salvini inizia a perdere la pazienza con gli alleati di governo


Si sono invertite le parti. Se prima erano i grillini a lamentarsi degli attacchi o delle prese di distanza di Salvini, adesso è il leghista che non nasconde la sua rabbia nei confronti dell’alleato e del premier. 

Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, infatti, il leader della Lega non ha digerito il comportamento del vicepremier pentastellato e del capo del governo, rei, a suo dire, di averlo attaccato ogni giorno in merito alla sua partecipazione al congresso delle famiglie di Verona.

“Non un giorno, nemmeno un singolo giorno hanno rinunciato a cavalcare il Congresso della Famiglie. Non gli è parso vero…Io non è che passi le mie giornate ad attaccare i Cinque Stelle. E invece ogni giorno io mi ritrovo a sentirmi dare del retrogrado, del medievale, dello sfigato. Ma guarda un po’…”, tuonava ieri Salvini. E ancora non era giunta la bacchettata di Conte nei suoi confronti in merito alle adozioni. “Rimane confermato che bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare nei ministeri tutti i giorni e studiare le cose prima di parlare, altrimenti si fa solo confusione”, una frase dura e tranchant.

Adesso per Salvini Conte “ha perduto anche le parvenze di equidistanza tra noi e loro”. Il premier giorni fa era anche tornato a parlare di Ius soli scatenando anche in quel caso l’incredulità del leghista. Che, sempre al Corriere, rivela: “Non mi sorprendo più di niente. Ma come è possibile che torni su ‘sta cosa che per noi è stata un cavallo di battaglia nella scorsa legislatura? Ma che è? Una provocazione?”.

Mare Jonio, la nave del pregiudicato Casarini torna a sfidare Salvini: “Nuova missione nel Mediterraneo”


La Mare Jonio non si ferma.

Dopo il dissequestro da parte della procura di Agrigento e le indagini per favoreggiamento, la nave dei centri sociali torna in mare per scandagliare il Mediterraneo alla ricerca di migranti da portare in Europa.

“La #MareJonio naviga verso il porto di Marsala da dove, dopo uno scalo tecnico e il cambio equipaggio, sarà pronta a partire per una nuova missione”, scrive la Ong Mediterranea che vede tra i suoi membri più celebri l’ex no global Luca Casarini. Attivisti e associazioni, tra cui Libera, hanno accolto l’imbarcazione nel porto di Marsala. “Ci sentiamo a casa”, dicono dalla Ong.

Nemmeno due settimane fa la nave è stata al centro di un braccio di ferro con il governo italiano. Gli attivisti, infatti, avevano recuperato 49 migranti su un gommone alla deriva in zona Sar senza aspettare l’arrivo della guardia costiera libica. Poi avevano deciso di navigare verso l’Italia e non verso la più vicina Tunisia nonostante le previsioni annunciassero l’arrivo del maltempo.

Dopo lo sbarco dei migranti a Lampedusa, però, la procura aveva aperto un fascicoloper favoreggiamento e sequestrato la nave. Ora, dopo il dissequestro, Mediterranea Saving Humans torna a sfidare Matteo Salvini

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