domenica 31 marzo 2019
Verona, Salvini zittisce Di Maio: “Parlare di famiglia è dà sfigato? Orgoglioso di esserlo, qui si prepara il futuro”
Maxi ressa in piazza Bra a Verona per Matteo Salvini. Accerchiato da decine di giornalisti, all’indirizzo del leader leghista sono partiti applausi, ma anche fischi prima che si recasse al palazzo della Gran Guardia, per intervenire al congresso della famiglia.
“Sono qui a sostenere col sorriso una giornata di festa, a sostenere il diritto a essere madre, a essere padre e a essere nonni. A sostenere la necessità dell’Italia di mettere al mondo dei figli”, ha detto il vicepremier. Che poi ha aggiunto: “Siamo qua non per togliere i diritti: non si tocca niente a nessuno. Non sono in discussione l’aborto, il divorzio: ognuno fa l’amore con chi vuole, va a cena con chi vuole”.
Diversa l’opinione del vicepremier pentastellato Luigi Di Maio. “A Verona ci sono dei fanatici”. E ancora: “Si parla tanto di famiglia in questi giorni voglio dirlo chiaramente: noi teniamo tanto alla famiglia e siamo molto preoccupati per il fatto che l’Italia sia l’ultimo Paese a fare figli in Europa, ma mentre a Verona si sta affrontando questo tema con l’odio verso il prossimo, con le discriminazioni e dicendo che la donna se ne deve stare chiusa in casa ad allevare i figli, noi qui guardiamo al futuro”. Battibecco a distanza anche tra Salvini e il sottosegretario alle Pari opportunità Vincenzo Spadafora.
Quest’ultimo ha dichiarato: “Rispetto alla Lega abbiamo soprattutto un’idea di società, di Italia, molto diversa. A Verona si sta parlando di tesi che poi non diventeranno mai azione di governo. Quello di Verona è un messaggio che alimenta paura, anche malcontento nel Paese”. La risposta del ministro dell’Interno non si è fatta attendere: “Spadafora si occupi di rendere più veloci le adozioni, perchè ci sono trentamila famiglie che aspettano”.
Salvini poi ha ribadito le sue idee: “La teoria gender è qualcosa che combatterò finché campo, perché il buon Dio ci ha fatto diversi. Per qualcuno no, però”. Lo stesso vale per l’utero in affitto “pratica barbara e disumana che mi fa schifo al solo pensiero, una aberrazione umana, sociale e culturale”. E poi Salvini ha detto rispondendo a tono a Di Maio: “Dico a qualche amico distratto al governo che qui dentro si prepara il futuro, si guarda avanti e non indietro. Se parlare di mamma, papa e bimbi con l’aggravante di essere cattolici e cristiani è da sfigati, sono uno sfigato”.
Il suicidio perfetto del PD, Zingaretti: candidare Roberto Saviano capolista al sud per ritrovare consensi
È già finita la risalita nei sondaggi del Pd di Nicola Zingaretti: l’effetto primarie è durato poco, pochissimo. Quel che basta però, almeno ad oggi, per tornare davanti ai grillini (almeno così dicono gli istituti demoscopici).
Ma la vocazione al suicidio della sinistra, è cosa nota, pare impossibile da sopprimere. E così ecco farsi strada un’indiscrezione che condurrebbe il partito a immediata morte sicura. Si parla delle prossime elezioni Europee, si parla di candidati e liste. Zingaretti ha ancora una pesantissima casella vuota, che non sa bene come riempire: quella di capolista al Sud.
Nei giorni scorsi è filtrato il “no” di Lucia Annunziata, che ha respinto al mittente l’offerta del segretario. Ufficialmente perché non vuole lasciare la direzione dell’Huffington Post, ufficiosamente perché non ha gradito il ritorno al passato del partito (si pensi, per fare un esempio, alla nomina di Luigi Zanda a tesoriere).
Ed eccoci, dunque, all’ultima voce rilanciata da Il Giorno, al nome che potrebbe ulteriormente affondare i derelitti democratici: Roberto Saviano. Già, Zingaretti vorrebbe “scompaginare i giochi” tirando in ballo mister Gomorra, al quale in effetti manca soltanto l’ingresso ufficiale nel Pd. Secondo Zinga, Saviano sarebbe l’uomo perfetto per ritrovare consenso al Sud.
Teoria assai azzardata: ad oggi, Saviano pare buono solo per insultare Matteo Salvini. Lo scrittore e firma di Repubblica ci pensa, difficile però che possa cedere al “fascino” della politica (che già fa quotidianamente, sui social così come sul giornale per il quale scrive).
Nulla di nuovo: nel corteo d’odio contro le famiglie di sinistra e femministe si augura la morte a Salvini
Non si capisce cosa voglia dire quella ragazza con il dito medio alzato al cielo, mentre l’amica le fa una foto davanti il Palazzo della Gran Guardia a Verona, la sede scelta per il XIII Congresso della Famiglia. Il Wcf. E non si capisce no. Messa al mondo da padre e madre.
Come tutti gli altri. Allora ieri a Verona è andata in scena la contro-protesta. La manifestazione delle femministe di «Non una di meno». La manifestazione della sinistra. Di quella sinistra che rinnega la famiglia, che odia la vita, che predica uguaglianza pace amore e libertà e poi grida nelle piazze. Lancia fumogeni, bestemmia, schernisce i poliziotti e augura la morte alle persone. «Salvini, Salvini, speriamo tu muoia», gridavano in coro. «Poliziotti, poliziotti ma che ci state a fare se a casa ci sono i piatti da lavare». Gridavano così davanti a quegli schieramenti di poliziotti, militari e carabinieri messi lì apposta per loro.
Perché a difendere la famiglia si rischia il linciaggio. Donne travestite di fucsia, rosa, lilla. Uomini che al collo indossano il foulard della pace. Donne con i volti dipinti di cuoricini che reclamavano i diritti gridando al mondo che l’utero è il loro e ci fanno quello che vogliono. «Obietta obietta, obietta su sta fregna», gridavano le femministe in coro. Oppure «l’utero è mio», seguito da una bestemmia in rima. E così con megafono alla mano, striscioni, bandiere, chi mezzo nudo, chi sopra i furgoni ha preso e ha marciato in coro.
Pure i bambini. Sì mettiamoci pure loro, vittime di questa ostentazione. Bambini fatti fotografare con le scritte «No nera. No lesbica. No etero. Sì umana». E così alle 14.30 sono partiti da Verona stazione Porta Nuova e si sono diretti verso Palazzo della Gran Guardia. Erano circa 20mila, provenienti da tutta Italia. «Noi veniamo da Alessandria», ci dice una coppia con la spilla della Cgil. Varie le associazioni presenti. Da Amnesty International, alla Mariposa di Milano, fino ai Sentinelli. Questi che affissi al collo avevano cartelli con scritto «sono Bin Laden, Bussetti perché non hai invitato anche me?».
Questi i laici e gli antifascisti. Oppure «siamo le streghe che non avete bruciato». Nei parcheggi, secondo le stime di questura e polizia municipale, c’erano almeno 140 pullman, senza contare tutti quelli arrivati in treni o in auto. Poi una volta giunti vicino al palazzo della Gran Guardia hanno preso megafoni in mano e hanno iniziato a unire i cori. A lanciare fumogeni. A lanciare assorbenti e bottigliette vuote. A colorare gli assorbenti interni di rosa. Hanno reclamato tutto il loro odio contro i fascisti, contro Salvini, contro il potere e hanno esaurito la loro triste comparsa con uno striscione: «Un orgasmo vi seppellirà».
Ma già al mattino avevano iniziato. Una coppia gay gridava con uno spagnolo difensore della famiglia tradizionale. E mentre un gruppo di femministe intonava «Bella Ciao» tenendo in mano uno striscione con scritto «Sui nostri corpi decidiamo noi», nella stessa piazza il coordinatore veronese di Forza Nuova annunciava la costituzione del comitato per «abrogare la legge 194». Qui, a pochi metri da dove padri e madri sedevano ai tavolini dei bar, portando a passeggio i figli.
sabato 30 marzo 2019
Antonio Maria Rinaldi, Agorà: "Legittima difesa, ho un figlio disabile se entra qualcuno gli spacco la testa"
Si parla di legittima difesa nello studio di Serena Bortone ad Agorà, su Raitre, e Antonio Maria Rinaldi zittisce tutti gli ospiti contrari al provvedimento fortemente voluto dalla Lega e approvato ieri 28 marzo in Senato.
L'economista amico di Paolo Savona premette che "sarà sempre la magistratura a decidere.
Ci deve pensare lo Stato però non può esserci la polizia per ogni italiano".
E poi la lezione: "Ho un figlio disabile al 100% di 25 anni.
E' su una sedia a rotelle.
Se qualcuno entra in casa mia io prendo un mattarello, o una sedia, o una pentola e gliela spacco sulla testa".
In 8 anni uccisi 11.500 cristiani in Nigeria, 300 nei primi 3 mesi del 2019: nel silenzio di media e Vaticano
Roma. “300 cristiani sono stati uccisi in Nigeria da febbraio”, denunciava due giorni fa il Barnabas Fund nel rendere nota l’ampiezza dei massacri nel grande paese africano da parte dei pastori musulmani Fulani. Il vescovo William Avenya di Gboko ha detto ad Aiuto alla chiesa che soffre che il mondo non può aspettare un genocidio completo prima di decidere di intervenire.
“Per favore, non commettete lo stesso errore commesso con il genocidio in Ruanda”, ha affermato il vescovo, riferendosi al massacro dei tutsi del 1994 in Ruanda Circa 11.500 cristiani uccisi, un milione e trecentomila sfollati, 13 mila chiese abbandonate o distrutte. Sono gli impressionanti numeri contenuti in una relazione presentata mesi fa all’Onu da Joseph Bagobiri, vescovo di Kafanchan, e che fanno riferimento al periodo 2006-2014.
Almeno 38 cristiani sono stati uccisi nell’area di Moro (Kaduna) lo scorso 26 febbraio. Alle sei di mattina, 400 pastori fulani hanno attaccato diversi villaggi dell’area. “Ero in chiesa insieme ad altri fedeli quando abbiamo sentito gli spari e siamo subito scappati”, ha detto una testimone al Morning Star News.
“Sparavano a tutti quelli che incontravano, hanno bruciato case e chiese”, racconta un altro. Il 10 febbraio nel villaggio di Angwan Barde, i fulani hanno massacrato undici cristiani. “Gridavano ‘Allahu Akbar’, hanno ucciso mio padre, mia madre, due fratelli e mia cognata”, ha detto Daniel Audu, leader del villaggio.
“Hanno ucciso dieci membri della comunità, compresa una donna incinta in stato avanzato”. Carneficine che si consumano senza alcuna grancassa mediatica. In occidente ci mobilitiamo notte e giorno per gli immigrati in mare. Ma ce ne freghiamo dei cristiani uccisi a terra. Figli di un Dio minore che non trovano posto in alcun album di famiglia.
Mafia nigeriana, arrestati 10 dei Vikings in Francia e Germania: la base al Cara di Mineo. Salvini: “Tolleranza zero”
Sessanta giorni. Tanto è durata la latitanza di 10 nigeriani accusati di far parte di un’organizzazione criminale transnazionale e arrestati in Francia e Germania dalla Polizia di Stato in esecuzione dell’ordinanza di misura cautelare emessa a gennaio dal gip di Catania.
I fermati, tutti tra i 25 e i 29 anni e accusati di associazione di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo, farebbero parte di un gruppo della mafia nigeriana di matrice cultista denominata “Vikings” o “Supreme Vikings Confraternity” (SVC) con base operativa al Cara di Mineo. Una vera e propria associazione criminale radicata in Nigeria e diffusa in vari Stati europei ed extraeuropei, con una struttura gerarchica e ruoli ben definiti.
L’organizzazione, detta anche “Norsemen della Nigeria”, è stata sgominata su iniziativa del Tribunale di Catania che, lo scorso 26 gennaio, aveva spiccato un mandato di arresto europeo. Soddisfazione è stata espressa dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Una decina di latitanti nigeriani sono stati arrestati in Francia e Germania dalla Polizia di Stato, in collaborazione con le autorità francesi e tedesche. Erano ricercati con l’accusa di associazione mafiosa, violenza sessuale, traffico di droga. Operavano a Catania e, secondo le accuse, avevano la base operativa nel Cara di Mineo che ora stiamo progressivamente svuotando. Grazie a investigatori e Forze dell’Ordine, nessuna tolleranza per mafiosi e delinquenti”.
L’operazione della Polizia di Stato arriva a due mesi dalla maxiretata al Cara con cui la Squadra mobile di Catania, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia dcatanese, aveva già arrestato 19 nigeriani per associazione a delinquere di stampo mafioso con l’aggravante dell’associazione armata; associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti; detenzione, trasporto e cessione di sostanza stupefacente, con l’aggravante del metodo mafioso e al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Viking”; violenza sessuale aggravata. Il centro di accoglienza di Mineo, in passato, è arrivato a ospitare fino a 5 mila migranti.
Con il passare del tempo il numero degli ospiti è andato via via diminuendo e oggi, dopo il trasferimento coatto di una cinquantina di ospiti compiuto il 27 marzo, se ne contano 610. Ma Salvini vuole portarli a zero.
venerdì 29 marzo 2019
“Sette modi per uccidere Salvini”. Vauro non sa più cosa inventarsi
Roma, 29 mar – Vauro incontenibile in questo periodo.
Prima fa l’apologia di Ho Chi Minh direttamente dal Vietnam, poi va da Porro e giustifica chi vorrebbe uccidere il ministro dell’Interno Matteo Salvini, suscitando una vespaio di polemiche. Senza gli attacchi al leader del Carroccio il nostro vignettista si sente completamente spersonalizzato.
E quindi ha deciso di rincarare la dose in tema di omicidi e pubblicare in queste ore l’edizione straordinaria della rubrica La Zecca che tiene sul sito di Michele Santoro. Titolo del video: “Sette modi per uccidere Salvini”. Si tratta di sette “ricette” semi-serie ed ironiche per eliminare il ministro, che vanno dalla “nutella-assassina” all'”uniforme killer”.
Voleva essere una risposta a chi lo accusava di legittimare chi vorrebbe uccidere Matteo Salvini: parliamo dell’immigrato ripreso mentre dichiarava che non avrebbe mai potuto “sequestrare bambini che non hanno colpa, se dovessi uccidere qualcuno ucciderei Salvini o qualcuno di responsabile”. Il disegnatore aveva giustificato la boutade e ieri per rispondere a chi lo accusa di spalleggiare l’uso della violenza, Vauro ha deciso di spingersi un po’ troppo “oltre”.
“Visto che oramai sono stato condannato e non si possono prendere due condanne per lo stesso delitto mi sono immedesimato nel ruolo e quindi ho cominciato ad elaborare diversi piani”, dice nel video. La reazione di Salvini?: “Se questo squallido personaggio pensa di essere divertente… No, direi che fa proprio schifo”.
giovedì 21 marzo 2019
Nigeriani spacciavano in centro di accoglienza. Salvini: "Li cacciamo"
Commentando la notizia dell'arresto di due nigeriani che spacciavano droga nel centro di accoglienza che li ospitava a Montecchio Emilia, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha commentato: "Con il nostro decreto saranno espulsi"
Dopo la notizia dell'arresto di due nigeriani che spacciavano droga nel centro di accoglienza che li ospitava a Montecchio Emilia, in provincia di Reggio Emilia, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha espresso su Twitter tutta la sua soddisfazione.
"Erano ospitati a spese degli italiani", annunciando che "grazie al Decreto sicurezza potranno essere espulsi", il commento del segretario leghista. Come racconta Reggiosera, i due spacciatori di morte - Samuel David e Christian Bannor, 22 e 32 anni, entrambi richiedenti asilo - sono stati arrestati mercoledì mattina dai carabinieri di Montecchio.
L'accusa è di avere spacciato droga nei pressi della struttura di accoglienza di via Chierici. Il fermo è arrivato al termine di un'indagine di alcuni mesi in cui i militi dell'Arma, insieme alla Procura emiliana, hanno ricostruito e documentato l'attività criminale dei rifugiati che avevano messo su una raffinata rete di vendita di sostanze stupefacenti. Accertati centinaia di casi di vendita di dosi di cocaina, eroina e marijuana. Senza contare che la cessione di droga sarebbe avvenuta non lontano dalla scuola elementare di Montecchio, a pochi passi da dove i due pusher africani avevano la residenza. A provare ulteriormente l'attività di spaccio i tabulati telefonici dello smartphone utilizzato dal 32enne, che conteneva messaggi riconducibili all'attività di spaccio.
L'indagine, iniziata a gennaio su segnalazione di alcuni cittadini e coordinata dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani, è arrivata a terminequando il Gip ha spiccato il doppio mandato di arresto ai domiciliari. Come detto, grande soddisfazione è stata espressa da Salvini. Dopo la notizia dell'arresto dei due spacciatori, il titolare del Viminale ha scritto su Twitter: "Richiedenti asilo (!) spacciavano droga nel centro di accoglienza dove erano ospitati a spese degli italiani. Felice perché grazie al nostro Decreto sicurezza i 2 delinquenti nigeriani potranno essere ESPULSI. Dalle parole ai FATTI! Buona giornata Amici".
Anche oggi arrestato uno del PD! le accuse a suo carico? associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina
Pasquale Infante, capogruppo Pd al Comune di Eboli, è stato arrestato associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nell’ambito di un’inchiesta sul caporalato Infante, secondo la Procura Antimafia di Salerno che conduce le indagini, guidava insieme al marocchino Hassan Amezgha, un’organizzazione “specializzata” nel traffico umano di braccianti agricoli dall’Africa alla Piana del Sele.
L’esponente del Pd campano, si legge su Salernotoday, in quanto commercialista avrebbe avuto il compito di mettere in ordine le carte riguardanti lo sfruttamento dei migranti, opera nella quale sarebbe stata anche la sorella Maria Infante che lavora con lui nel suo studio di consulenza.
Il gip ha concesso gli arresti domiciliari al piddino campano perché riteneva non vi fossero i presupposti per trattenerlo in carcere. Ora, spetterà a Infante difendersi al meglio da queste accuse onde evitare di ‘infangare’ il nuovo corso del Pd iniziato con la vittoria di Nicola Zingaretti a segretario del partito.
mercoledì 13 marzo 2019
“Sono sicuro, si va a schiantare” Renzi, la vergognosa rosicata contro il governo in diretta tv
“Io sono stato presidente per tre anni, Matteo Salvini vediamo. In un anno non ha risolto nessun problema”. Matteo Renzi, ospite di Myrta Merlino a L’aria che tira su La7, attacca il ministro dell’Interno: “Vediamo chi si brucia prima”.
L’ex premier del Pd aggiunge che “l’atteggiamento del governo sulla Tav ci fa più male a livello internazionale del Bunga Bunga di Berlusconi” e ricorda: “Nel 2013 dissi che il percorso della Tav era eccessivo, quando sono diventato premier ho ridotto il percorso di circa 20 chilometri e diamo il via libera. Se Di Maio e Salvini accettassero un confronto pubblico, li porterei via con le mie argomentazioni”.
E ancora: “Questi fanno finta su tutto. Il problema è che loro litigando bloccano tutto: la fiducia degli investitori, dei consumatori. Prima avevamo il segno più e ora abbiamo il segno meno, hanno spento la macchina, hanno lasciato lì le chiavi e se ne sono andati”. Lui però non si candiderà: “Fare battaglie in Europa non significa candidarsi al Parlamento europeo. Io farò una battaglia per un’Europa diversa ma non voglio candidarmi.
Ho già corso abbastanza”. Infine la coltellate a Enrico Letta: “Ce l’ha con me un rancore personale immortalato nello scatto dello scambio della campanella. Se uno dice voglio imparare, allora impari dalla realtà: c’era un allenatore che faceva risultati negativi, se avesse fatto risultati positivi nessuno lo avrebbe cambiato. Non c’è stato nessun hashtag segreto #staisereno”.
martedì 12 marzo 2019
Giulio Tremonti avverte il M5s: "Se aderiamo all'intesa con la Cina saranno loro a chiedere la Tav"
Se l'Italia aderisce alla Via della Seta, il Memorandum of understanding che il nostro governo dovrebbe firmare tra un paio di settimane in occasione della visita di Xi Jinping a Roma, diventeremo la porta di accesso della Cina in Europa.
E "andrà a finire che la Tav la chiederanno i cinesi". Parola di Giulio Tremonti, ex ministro dell'Economia, che in una intervista a Il Corriere della Sera, spiega che "se la Via della Seta arriva al porto di Genova, questo non può essere un porto di blocco, ma deve essere di sblocco.
E allora se il Memorandum avesse un addendum, questo non potrebbe che riguardare la Torino-Lione.
E invece da una parte si apre e dall'altra si chiude. Il tutto mentre l'Unione Europea appare inesistente rispetto a una questione che non è solo commerciale ma geopolitica. Eppure l' articolo 3 del Trattato sul funzionamento dell'Ue prevede che l'Unione abbia competenza esclusiva sulle politiche commerciali comuni e sui trattati internazionali quando incidono sulle norme comuni".
Chiarisce Tremonti che la Via della Seta "è un progetto che risale a metà degli anni Novanta del visionario americano Lindon LaRouche che la vedeva come salvezza dell' umanità.
Da allora i piani cinesi si sono articolati lungo varie direttrici. Pechino, a parte le infrastrutture finanziarie, si sta sviluppando lungo le rotte euroasiatica, artica e meridionale.
In quest'ultima c'è l'Italia, che significa Sicilia, Trieste, Genova". D'altra parte gli Stati Uniti sono contrari al Memorandum perché "hanno capito la posta in gioco".
La Cina "non viene in Italia per il nostro mercato domestico, ma per quello europeo. E Genova e Trieste sono molto più vicine al cuore dell'Europa del Pireo, già conquistato da Pechino".
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