sabato 30 marzo 2019

Mafia nigeriana, arrestati 10 dei Vikings in Francia e Germania: la base al Cara di Mineo. Salvini: “Tolleranza zero”


Sessanta giorni. Tanto è durata la latitanza di 10 nigeriani accusati di far parte di un’organizzazione criminale transnazionale e arrestati in Francia e Germania dalla Polizia di Stato in esecuzione dell’ordinanza di misura cautelare emessa a gennaio dal gip di Catania.

 I fermati, tutti tra i 25 e i 29 anni e accusati di associazione di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo, farebbero parte di un gruppo della mafia nigeriana di matrice cultista denominata “Vikings” o “Supreme Vikings Confraternity” (SVC) con base operativa al Cara di Mineo. Una vera e propria associazione criminale radicata in Nigeria e diffusa in vari Stati europei ed extraeuropei, con una struttura gerarchica e ruoli ben definiti.

L’organizzazione, detta anche “Norsemen della Nigeria”, è stata sgominata su iniziativa del Tribunale di Catania che, lo scorso 26 gennaio, aveva spiccato un mandato di arresto europeo. Soddisfazione è stata espressa dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Una decina di latitanti nigeriani sono stati arrestati in Francia e Germania dalla Polizia di Stato, in collaborazione con le autorità francesi e tedesche. Erano ricercati con l’accusa di associazione mafiosa, violenza sessuale, traffico di droga. Operavano a Catania e, secondo le accuse, avevano la base operativa nel Cara di Mineo che ora stiamo progressivamente svuotando. Grazie a investigatori e Forze dell’Ordine, nessuna tolleranza per mafiosi e delinquenti”.

L’operazione della Polizia di Stato arriva a due mesi dalla maxiretata al Cara con cui la Squadra mobile di Catania, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia dcatanese, aveva già arrestato 19 nigeriani per associazione a delinquere di stampo mafioso con l’aggravante dell’associazione armata; associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti; detenzione, trasporto e cessione di sostanza stupefacente, con l’aggravante del metodo mafioso e al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Viking”; violenza sessuale aggravata. Il centro di accoglienza di Mineo, in passato, è arrivato a ospitare fino a 5 mila migranti.

Con il passare del tempo il numero degli ospiti è andato via via diminuendo e oggi, dopo il trasferimento coatto di una cinquantina di ospiti compiuto il 27 marzo, se ne contano 610. Ma Salvini vuole portarli a zero.

venerdì 29 marzo 2019

“Sette modi per uccidere Salvini”. Vauro non sa più cosa inventarsi


Roma, 29 mar – Vauro incontenibile in questo periodo.

Prima fa l’apologia di Ho Chi Minh direttamente dal Vietnam, poi va da Porro e giustifica chi vorrebbe uccidere il ministro dell’Interno Matteo Salvini, suscitando una vespaio di polemiche. Senza gli attacchi al leader del Carroccio il nostro vignettista si sente completamente spersonalizzato.

E quindi ha deciso di rincarare la dose in tema di omicidi e pubblicare in queste ore l’edizione straordinaria della rubrica La Zecca che tiene sul sito di Michele Santoro. Titolo del video: “Sette modi per uccidere Salvini”. Si tratta di sette “ricette” semi-serie ed ironiche per eliminare il ministro, che vanno dalla “nutella-assassina” all'”uniforme killer”.

 Voleva essere una risposta a chi lo accusava di legittimare chi vorrebbe uccidere Matteo Salvini: parliamo dell’immigrato ripreso mentre dichiarava che non avrebbe mai potuto “sequestrare bambini che non hanno colpa, se dovessi uccidere qualcuno ucciderei Salvini o qualcuno di responsabile”. Il disegnatore aveva giustificato la boutade e ieri per rispondere a chi lo accusa di spalleggiare l’uso della violenza, Vauro ha deciso di spingersi un po’ troppo “oltre”.

“Visto che oramai sono stato condannato e non si possono prendere due condanne per lo stesso delitto mi sono immedesimato nel ruolo e quindi ho cominciato ad elaborare diversi piani”, dice nel video. La reazione di Salvini?: “Se questo squallido personaggio pensa di essere divertente… No, direi che fa proprio schifo”.

giovedì 21 marzo 2019

Nigeriani spacciavano in centro di accoglienza. Salvini: "Li cacciamo"


Commentando la notizia dell'arresto di due nigeriani che spacciavano droga nel centro di accoglienza che li ospitava a Montecchio Emilia, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha commentato: "Con il nostro decreto saranno espulsi"

Dopo la notizia dell'arresto di due nigeriani che spacciavano droga nel centro di accoglienza che li ospitava a Montecchio Emilia, in provincia di Reggio Emilia, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha espresso su Twitter tutta la sua soddisfazione.

"Erano ospitati a spese degli italiani", annunciando che "grazie al Decreto sicurezza potranno essere espulsi", il commento del segretario leghista. Come racconta Reggiosera, i due spacciatori di morte - Samuel David e Christian Bannor, 22 e 32 anni, entrambi richiedenti asilo - sono stati arrestati mercoledì mattina dai carabinieri di Montecchio.

L'accusa è di avere spacciato droga nei pressi della struttura di accoglienza di via Chierici. Il fermo è arrivato al termine di un'indagine di alcuni mesi in cui i militi dell'Arma, insieme alla Procura emiliana, hanno ricostruito e documentato l'attività criminale dei rifugiati che avevano messo su una raffinata rete di vendita di sostanze stupefacenti. Accertati centinaia di casi di vendita di dosi di cocaina, eroina e marijuana. Senza contare che la cessione di droga sarebbe avvenuta non lontano dalla scuola elementare di Montecchio, a pochi passi da dove i due pusher africani avevano la residenza. A provare ulteriormente l'attività di spaccio i tabulati telefonici dello smartphone utilizzato dal 32enne, che conteneva messaggi riconducibili all'attività di spaccio.

L'indagine, iniziata a gennaio su segnalazione di alcuni cittadini e coordinata dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani, è arrivata a terminequando il Gip ha spiccato il doppio mandato di arresto ai domiciliari. Come detto, grande soddisfazione è stata espressa da Salvini. Dopo la notizia dell'arresto dei due spacciatori, il titolare del Viminale ha scritto su Twitter: "Richiedenti asilo (!) spacciavano droga nel centro di accoglienza dove erano ospitati a spese degli italiani. Felice perché grazie al nostro Decreto sicurezza i 2 delinquenti nigeriani potranno essere ESPULSI. Dalle parole ai FATTI! Buona giornata Amici".

Anche oggi arrestato uno del PD! le accuse a suo carico? associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina


Pasquale Infante, capogruppo Pd al Comune di Eboli, è stato arrestato associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nell’ambito di un’inchiesta sul caporalato Infante, secondo la Procura Antimafia di Salerno che conduce le indagini, guidava insieme al marocchino Hassan Amezgha, un’organizzazione “specializzata” nel traffico umano di braccianti agricoli dall’Africa alla Piana del Sele.

L’esponente del Pd campano, si legge su Salernotoday, in quanto commercialista avrebbe avuto il compito di mettere in ordine le carte riguardanti lo sfruttamento dei migranti, opera nella quale sarebbe stata anche la sorella Maria Infante che lavora con lui nel suo studio di consulenza.

Il gip ha concesso gli arresti domiciliari al piddino campano perché riteneva non vi fossero i presupposti per trattenerlo in carcere. Ora, spetterà a Infante difendersi al meglio da queste accuse onde evitare di ‘infangare’ il nuovo corso del Pd iniziato con la vittoria di Nicola Zingaretti a segretario del partito.

mercoledì 13 marzo 2019

“Sono sicuro, si va a schiantare” Renzi, la vergognosa rosicata contro il governo in diretta tv


“Io sono stato presidente per tre anni, Matteo Salvini vediamo. In un anno non ha risolto nessun problema”. Matteo Renzi, ospite di Myrta Merlino a L’aria che tira su La7, attacca il ministro dell’Interno: “Vediamo chi si brucia prima”.

L’ex premier del Pd aggiunge che “l’atteggiamento del governo sulla Tav ci fa più male a livello internazionale del Bunga Bunga di Berlusconi” e ricorda: “Nel 2013 dissi che il percorso della Tav era eccessivo, quando sono diventato premier ho ridotto il percorso di circa 20 chilometri e diamo il via libera. Se Di Maio e Salvini accettassero un confronto pubblico, li porterei via con le mie argomentazioni”.

 E ancora: “Questi fanno finta su tutto. Il problema è che loro litigando bloccano tutto: la fiducia degli investitori, dei consumatori. Prima avevamo il segno più e ora abbiamo il segno meno, hanno spento la macchina, hanno lasciato lì le chiavi e se ne sono andati”. Lui però non si candiderà: “Fare battaglie in Europa non significa candidarsi al Parlamento europeo. Io farò una battaglia per un’Europa diversa ma non voglio candidarmi.

Ho già corso abbastanza”. Infine la coltellate a Enrico Letta: “Ce l’ha con me un rancore personale immortalato nello scatto dello scambio della campanella. Se uno dice voglio imparare, allora impari dalla realtà: c’era un allenatore che faceva risultati negativi, se avesse fatto risultati positivi nessuno lo avrebbe cambiato. Non c’è stato nessun hashtag segreto #staisereno”.

martedì 12 marzo 2019

Giulio Tremonti avverte il M5s: "Se aderiamo all'intesa con la Cina saranno loro a chiedere la Tav"


Se l'Italia aderisce alla Via della Seta, il Memorandum of understanding che il nostro governo dovrebbe firmare tra un paio di settimane in occasione della visita di Xi Jinping a Roma, diventeremo la porta di accesso della Cina in Europa.

E "andrà a finire che la Tav la chiederanno i cinesi". Parola di Giulio Tremonti, ex ministro dell'Economia, che in una intervista a Il Corriere della Sera, spiega che "se la Via della Seta arriva al porto di Genova, questo non può essere un porto di blocco, ma deve essere di sblocco.

E allora se il Memorandum avesse un addendum, questo non potrebbe che riguardare la Torino-Lione.

E invece da una parte si apre e dall'altra si chiude. Il tutto mentre l'Unione Europea appare inesistente rispetto a una questione che non è solo commerciale ma geopolitica. Eppure l' articolo 3 del Trattato sul funzionamento dell'Ue prevede che l'Unione abbia competenza esclusiva sulle politiche commerciali comuni e sui trattati internazionali quando incidono sulle norme comuni".

Chiarisce Tremonti che la Via della Seta "è un progetto che risale a metà degli anni Novanta del visionario americano Lindon LaRouche che la vedeva come salvezza dell' umanità.

Da allora i piani cinesi si sono articolati lungo varie direttrici. Pechino, a parte le infrastrutture finanziarie, si sta sviluppando lungo le rotte euroasiatica, artica e meridionale.

In quest'ultima c'è l'Italia, che significa Sicilia, Trieste, Genova". D'altra parte gli Stati Uniti sono contrari al Memorandum perché "hanno capito la posta in gioco".

La Cina "non viene in Italia per il nostro mercato domestico, ma per quello europeo. E Genova e Trieste sono molto più vicine al cuore dell'Europa del Pireo, già conquistato da Pechino".

lunedì 11 marzo 2019

“Lei è l’ultima che può parlare, ha scritto cazz… come sempre” Finalmente qualcuno che demolisce la compagna De Gregorio e il suo pezzo da piangina


La giornalista Concita De Gregorio ha scritto un articolo su Repubblica titolato «Quando questa firma sarà di un uomo» in cui dice che ha accettato di scrivere a patto che Repubblica non le chieda più di affrontare l’ argomento, che è la Festa della donna: e su questo sono d’ accordissimo con lei, vorrei che non ne scrivesse più.

Poi ha scritto che l’articolo le è stato assegnato da uomini e che a dirigere Repubblica sono uomini e a vicedirigerlo pure, quindi tanto vale che l’ articolo sull’ 8 marzo lo scriva un uomo, l’anno prossimo: e di questo, invece, non m’importa nulla, perché penso che l’articolo sull’ 8 marzo non dovrebbe proprio scriverlo nessuno, giudicando questa festa stucchevole a dannosa per la cosiddetta categoria.

Poi ha scritto altre cose, ma prima di affrontarle è il caso che lo scrivente (la scrivente) faccia outing, o coming out, o come si dice: perché, appunto, a scrivere l’articolo che state leggendo, in realtà, è una donna – mi chiamo Filippa Faccia, è tempo di rivelarlo – e da lustri mi nascondevo dietro un corrispettivo maschile per fare una carriera migliore.

Dati i risultati, mi viene naturale chiedermi come sarebbe andata se mi fossi palesata come donna da subito, ma, soprattutto, mi è difficile accettare che io abbia fatto una carriera da uomo mentre la De Gregorio abbia fatto una carriera da donna, e però lei guadagni probabilmente più di me e, secondo i canoni, abbia fatto una carriera migliore della mia, visto che io non ho mai diretto un quotidiano e lei sì. Anche se – mi spiace, ma è la verità – la cosa che è rimasta più memorabile della sua direzione dell’ Unità è una pubblicità del 2008 in cui si vedeva il culo di una donna in minigonna con in tasca il giornale, campagna che fece clamore tanto che lo spagnolo El Mundo titolò «Un polemico culo per vendere più giornali», una cosa che non piacque a tutte le femministe.

Per consolarmi della mia carriera più modesta, comunque, mi racconto che forse esiste un modo di fare carriera da donna in quanto donna – e non semplice e capace professionista – e cioè una carriera che dia una forte connotazione al fatto di essere donna che spesso scrive di donne e di se stessa in quanto donna, ma forse è solo uno scioglilingua, e allora lascio perdere.

La De Gregorio ha scritto anche altre cose, dicevamo. Ha scritto che le donne hanno meno compiti di responsabilità loro affidati, che una minoranza guida imprese o università o teatri o ministeri, che sono pagate meno, che nelle famiglie, spesso, dovendo scegliere, lavorano solo gli uomini. Sono tutte cose vere. Poi ha scritto che le donne dovrebbero essere valutate per le loro capacità ed essere pagate di conseguenza: vero anche questo, direi ovvio.

Dopodiché ha preso se stessa come esempio di discriminazione e ha raccontato che da direttrice guadagnava «moltissimo meno dei miei predecessori» (forse non fu lei a fare la trattativa) e che in Rai, quando prese il posto di un collega cui poi dovette ricederlo, ebbe un ingaggio di un quarto rispetto al collega.

Anche, qui, dobbiamo pensare, non fu lei a fare la trattativa: forse fu un uomo a farla al posto suo. In ogni caso è stata poco carina, perché poteva anche scriverlo che il collega è Corrado Augias, peraltro suo collega nel girone uomesco di Repubblica: Augias è pur sempre un giornalista rispettabile, anche se è notoriamente un vecchio trombone. La De Gregorio ammette che poteva anche non starci, rifiutare in nome della causa: tra l’altro sarebbe stato bello se avesse pubblicato anche i compensi, pur inferiori. Però poi si è fatta molto umana: «Si può sempre dire no e stare fuori.

Ma fuori spesso piove, fa freddo, e a un certo punto bisogna rientrare». È notorio che oltretutto le donne soffrono maggiormente il freddo. Infine, la De Gregorio ha scritto quelle che io giudico delle cazzate, concause della scarsa simpatia che la questione femminile riscuote nel Paese spesso anche tra le donne. Una è che «c’ è sempre qualcuno che farà lo stesso lavoro al posto tuo, se rinunci»: è vero, ma questo vale per tutte le categorie, a tutte le latitudini e a qualsiasi livello di emancipazione. In Italia, per esempio, troverai sempre un immigrato che farà lo stesso lavoro al posto tuo, se rinunci: e al datore di lavoro gli frega poco se sia uomo o donna, gli frega che può pagare meno. Ma è un altro discorso.

La De Gregorio, poi, esorta le donne come categoria: «Non abbiate paura del confronto, se è sul merito. Bisogna pretenderlo, non succederà da solo: bisogna incazzarsi, ora… Le destre avanzano, è ora di alzare la voce».

Ecco: si torna a paventare un genere di «lotta» che in passato ha denotato solo un formidabile potere divisivo, non ottenendo – mai – un accidente che non fosse il ritardare la fisiologica emancipazione della donna: che, in ogni caso, c’è e resterà inarrestabile, e avrà tempi che non saranno dei residuali femminismi ad accelerare, ma solo la pratica quotidiana e i comportamenti.

Nei paesi più civili non sono le «lotte» ad aver emancipato la condizione femminile, ma una più datata maturità democratica e storica, l’assenza di condizionamenti religiosi e la semplice convenienza economica nel premiare il merito prescindendo dal sesso: sempre che non spuntasse qualche femminismo sindacalizzato – ciò che la De Gregorio auspica – a pretendere irraggiungibili tutele di categoria.

Negli Stati Uniti, paese in cui l’emancipazione femminile è al massimo grado, le donne in quanto donne di tutele ne hanno pochissime. In Italia delle battaglie e degli articoli non gliene frega a nessuno: non è questo ad aver fatto raggiungere parità di presenze nel lavoro o ad aver fatto superare gli uomini in professioni come magistratura, avvocatura e medicina. «Incazzarsi» e «alzare la voce» è servito solo a chi, della causa femminile, ha fatto professione pur rientrando puntualmente nei ranghi, perché «fuori spesso piove, fa freddo e a un certo punto bisogna rientrare», certo. A scrivere articoli puntualmente al coperto.

lunedì 25 febbraio 2019

BELPIETRO: "GENTILONI HA FAVORITO I TRUFFATORI.PERCHÉ NESSUNO NE PARLA?"


Dove sono finiti i soldi dell'Unicef ? Belpietro ECCEZZIONALE!

“Provate a immaginarvi se un governo di centrodestra, a pochi giorni dalla sua uscita di scena, avesse deciso di depenalizzare, o quantomeno trovare una formula nuova per un reato come l’appropriazione indebita. Secondo voi cosa sarebbe successo?”

Così Maurizio Belpietro in un video editoriale sulla pagina Facebook de La Verità. “Ve lo spiego subito io” continua il giornalista “avremmo visto Roberto Saviano lanciare un appello per una manifestazione per protestare contro questo provvedimento; avremmo visto Gad Lerner spiegare che insomma non si rubano i Rolex, che i Rolex bisogna pagarli; avremmo visto Vauro fare delle vignette per raccontare che a Palazzo Chigi c’è qualcuno che somiglia molto alla Banda Bassotti.

Insomma avremmo visto tutta una serie di episodi come questi”: “E in realtà invece” aggiunge Belpietro “è successo che il governo Gentiloni abbia approvato un provvedimento che di fatto rende perseguibile soltanto la querela di parte all’appropriazione indebita, quindi frappone un ostacolo sostanzialmente all’azione del pm, però nessuno si è domandato come mai, nessuno sembra interessato ad approfondire questa faccenda”. E ancora: “Non soltanto nessuno è interessato a conoscere perché il governo Gentiloni il 10 di aprile, cioè poco prima di uscire di scena, quando già il Partito Democratico aveva perso le elezioni, abbia deciso di fare questo provvedimento”.

“Ma ancora più interessante e poco indagato dalla grande stampa” prosegue Belpietro “cioè: dove siano finiti i soldi di una fondazione che doveva raccogliere quattrini per i bambini africani e invece, a quanto pare, ha destinato quei soldi a comprare delle ville in Portogallo. E dietro questa vicenda c’è indagato il cognato di Matteo Renzi: ma ovviamente nessuno vuole sapere altro”. BRAVO DEL PIETRO !

Sondaggio del Parlamento europeo: boom della Lega e dei sovranisti, crollano popolari e socialisti


Boom della Lega e dei sovranisti, crollano Ppe, Socialisti ed Ecr, ma anche Verdi. E' quanto emerge dal sondaggio diffuso oggi lunedì 18 febbraio dal Parlamento Europeo, con le proiezioni dei seggi, in vista delle prossime elezioni europee, realizzato da Kantar Public sulla base delle intenzioni di voto rilevate all'inizio di febbraio.

 Si prevede quindi un'Aula in cui i Socialisti e i Popolari non avranno più la maggioranza. Ma già un'alleanza tra Socialisti, Popolari e Liberali avrebbe una maggioranza confortevole, che diverrebbe inattaccabile se imbarcasse anche i Verdi.

Il gruppo che guadagna più seggi, comunque è quello dell'Enf, in cui siede la Lega, il partito che in Europa, secondo queste proiezioni, dovrebbe fare il salto maggiore.

 In particolare, il Ppe passerebbe da 217 seggi a 183, scendendo da 28 a 23 delegazioni nazionali; l'Italia passa da 13 a 8 seggi nel gruppo Ppe. Il gruppo dei Socialisti e Democratici, S&D, passa da 186 a 135, perdendo 51 seggi (con 26 delegazioni nazionali, ne perde due); l'Italia qui è più che dimezzata, passando da 31 a 15 seggi e cedendo lo scettro di delegazione più numerosa ai Socialisti. Prima la Lega al 32,4%, con 27 seggi. Secondo il Movimento Cinque Stelle al 25,7%, con 22 seggi. Terzo il Partito Democratico al 17,3%, con 15 seggi, poi Forza Italia all’8,7%, con 7 seggi e Fratelli d'Italia al 4,4%, con 4 seggi. Sotto la soglia di sbarramento, e quindi con zero seggi, sono Più Europa (3,3%), Potere al Popolo (2,2%), Articolo 1-Mdp (1,9%) e altri partiti (4,1%).

BENETTON, E’ CONFERMATO! FUORI DALLE BALLE- Conte lo ha dichiarato esplicitamente: iniziato l’iter per la revoca delle concessioni miliardarie ai mafiosi delle autostrade


Dopo il crollo del ponte Morandi a Genova il governo revoca la concessione ad Autostrade per l’Italia.

A confermalo è il premier Giuseppe Conte, al termine dell’incontro con il governatore della Liguria Giovanni Toti. Dura l’accusa alla famiglia Benetton: “A loro spettava l’onere di garantire la sicurezza per gli utenti di quella tratta”, ha motivato la decisione il premier, spiegando anche che in futuro il governo intende applicare regole più stringenti nella concessione della gestione dei tratti autostradali, obbligando i concessionari privati a reinvestire una parte significativa dei proventi dai pedaggi nella sicurezza e nella manutenzione.

Tutto lascia supporre, poi, che il governo intenda revocare l’intera concessione ad Autostrade per l’Italia, e non solo quella della tratta autostradale in Liguria. Il Gruppo Atlantia Spa (che nel frattempo è crollato in Borsa, con i bond a scadenza luglio 2027 in calo del 4,01% a 92,8), gestisce tra le altre tratte autostradali la A1 Milano-Napoli, la A4 Milano-Brescia, la A14 Bologna-Taranto. Un colosso nazionale.

Conte ha inoltre definito la nomina di un commissario governativo ad hoc, come chiesto da Toti, e lo stanziamento di 5 milioni “per l’emergenza immediata. Sgombero case, evacuazione, rimozione delle macerie. Poi arriveranno altre risorse”. Istituiti 12 mesi di stato d’emergenza e, a livello simbolico, “una giornata di lutto nazionale, che faremo coincidere con la data della cerimonia funebre delle vittime”. Il bilancio aggiornato è di 39 morti.

Vita da parlamentare. 14mila euro al mese tra indennità, rimborsi e diaria. E fanno casino per 780 euro al mese per chi non ha nulla...


Ma quanto guadagna un parlamentare italiano? Se si considera la sola indennità spettante a senatori e deputati (leggi pezzo), tecnicamente assimilabile allo stipendio, poco più di 10mila euro lordi al mese.

Che, al netto delle ritenute Irpef e delle addizionali regionali e comunali, variabili in base alla residenza del singolo parlamentare, equivalgono a circa 5mila euro netti. Un signor stipendio, non c’è che dire, ma non certo uno sproposito. Se però all’indennità parlamentare si sommano tutte le varie voci di rimborso che compongono gli emolumenti spettanti ai rappresentati del popolo, ecco che la busta paga inizia a gonfiarsi sul serio. Fino a 19mila euro lordi al mese, circa 14mila euro netti. Oltre ad eventuali indennità d’ufficio, spettanti in ragione della carica ricoperta (presidente e vicepresidente di Camera e Senato, questore, presidente di commissione, eccetera), alle quali, va detto, tutti i parlamentari del Movimento Cinque Stelle hanno già rinunciato oltre a restituire parte dello stipendio.

Ma come si arriva a queste cifre? Il conto è presto fatto. A ciascun deputato, oltre all’indennità, spetta ogni mese una diaria, ossia un rimborso per le spese di soggiorno nella Capitale di 3.503,11 euro. Cifra che può essere decurtata di 206,58 euro per ogni giorno di assenza del deputato dalle sedute dell’Assemblea in cui si svolgono votazioni con il procedimento elettronico (è considerato presente il deputato che partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata). L’Ufficio di Presidenza di Montecitorio ha inoltre deliberato, tra il 2011 e il 2012, l’applicazione di un’ulteriore decurtazione fino a 500 euro mensili in relazione alla percentuale di assenze dalle sedute delle Commissioni e delle Giunte.

Ma non finisce qui. Ad ogni deputato spettano altri 3.690 euro (il 50% forfetari e il 50% da attestare) al mese di rimborso delle spese per l’esercizio del mandato. In più, ogni inquilino di Montecitorio ha diritto ad un rimborso trimestrale per le spese di trasporto e di viaggio variabile, a seconda della distanza tra il luogo di residenza e l’aeroporto più vicino: 3.323 euro (1.107 su base mensile) fino a 100 chilometri; 3.995 euro (1.331 al mese) oltre i 100 chilometri. Altri 3.098 euro (258 al mese) gli spettano a titolo di rimborso per le spese telefoniche. Totale lordo massimo – intendendo per lordo la sola indennità parlamentare – 19.214 euro al mese (13.779 netti), oltre alle eventuali indennità d’ufficio.

E a Palazzo Madama? Oltre all’indennità, ad ogni senatore vanno 3.500 euro al mese di diaria e altri 1.650 euro a titolo di rimborso forfetario per le spese generali. Si aggiunge un ulteriore rimborso delle spese per l’esercizio del mandato: 4.180 euro mensili, la metà forfetaria e il restante 50% da rendicontare. Totale lordo mensile massimo – intendendo il lordo riferito esclusivamente all’indennità parlamentare – 19.715 euro (14.330 euro netti). Oltre, anche in questo caso, ad eventuali indennità di carica.

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