sabato 23 febbraio 2019
Luigi Di Maio, un "comitato centrale" per riorganizzare il Movimento 5 Stelle
Di sinistra lo sono già, almeno su tanti temi. Ora che Luigi Di Maio sta pensando di imprimere una svolta organizzativa radicale al Movimento 5 Stelle, non possono riecheggiare nella testa le parole pronunciate qualche giorno fa da Silvio Berlusconi, che ha definito i 5 Stelle "il male assoluto, persino peggio dei comunisti". Già, i comunisti.
Chissà se è da loro che il leader M5S ha mutuato l'idea di costituire una sorta di "comitato centrale" (quello che nei partiti tradizionali si chiama "direzione") affiancato da una serie di comitati tematici verticali?
La svolta dovrebbe avviarsi già martedì, il giorno dell'assemblea dei deputati pentastellati cui seguirà una serie di voti sulla piattaforma Rousseau per ratificare (o meno) le proposte.
Quel che è certo è che Di Maio intende, con quei comitati, rabbonire gli "inquieti", i cosiddetti "dissidenti" assegnandogli cariche di rilievo, seguendo quel che a livello istituzionale era stato fatto per Roberto Fico.
Diciotti, il grillino Patuanelli svela il patto con Salvini: "Se non lo salvavamo si tornava al voto e noi..."
È un big grillino a svelare il terrore del Movimento 5 Stelle e il motivo per cui i vertici pentastellati hanno tifato per il "salvataggio" di Matteo Salvini sul processo per il caso Diciotti.
"C'era il rischio di andare ad elezioni anticipate", confida a chiare lettere Stefano Patuanelli, presidente dei senatori M5s intercettato da Augusto Minzolini, nel suo retroscena sul Giornale.
Patuanelli è esponente dell'ala governativa vicina a Luigi Di Maio, e per questo le sue parole sono ancora più illuminanti e pesanti: "Dare l'autorizzazione al processo al leader leghista avrebbe equivalso a staccare la spina e ad aprire la strada per le urne, con il rischio di prendere meno del 20%. Per cui, tra grandi travagli, abbiamo scelto il no.
In cambio Salvini, che è uomo di parola, andrà avanti in questa esperienza di governo", trovando una mediazione su Tav e autonomie. Ma con quale forza contrattuale riuscirà Di Maio a reggere il gioco?
“I popoli devono rimanere nelle loro terre”. Mons. Crepaldi si schiera con Salvini e la Dottrina Sociale della Chiesa contro la politica immigrazionista di Bergoglio
“La dottrina sociale della Chiesa è chiara: i popoli devono rimanere nelle loro terre.
La politica decide se accogliere o no, la religione deve annunciare Cristo. Ma forse qualcuno se n’è scordato…“
A parlare è Monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e presidente dell’Osservatorio cardinale Van Thuan sulla dottrina sociale.
E’ chiaro che sono parole in netto contrasto con la linea di Bergoglio.
Bergoglio che continuamente sostiene l’immigrazione e condanna il nostro Governo che chiude i porti.
Bergoglio che fa politica invece di preoccuparsi di evangelizzare Cristo.
Bergoglio che vuole arrivare ad un’unione tra le religioni senza tener conto delle differenze sostanziali che le dividono.
Vediamo ora di analizzare le discrepanze tra l’operato di Bergoglio e quanto afferma la dottrina della Chiesa secondo l’arcivescovo Crepaldi.
Prima di tutto Crepaldi, nell’affrontare il problema dei flussi migratori, afferma che bisogna tener conto “del bene comune non solo degli immigrati ma anche della nazione che li accoglie“. Bisogna “interrogarsi sulle reali possibilità di integrazione. Non solo i bisogni di chi chiede l’accoglienza. La politica deve regolare l’accoglienza in modo strutturale nella tutela del bene di tutti“. E riferendosi all’Italia non sottovaluta i problemi legati all’immigrazione: “Combattere la criminalità organizzata e non scaricare tutta la responsabilità sull’Italia” .
Dichiarazioni che suonano nuove per noi cattolici abituati a sentire Bergoglio che non perde occasione per incentivare l’accoglienza di tutti gli immigrati.
Chiediamo quindi a Bergoglio: accogliendo nel nostro Paese uomini forti africani che non scappano da guerre ma entrano irregolarmente con il solo scopo di portare la malavita impadronendosi anche di Paesi come Castel Volturno in mano alla mafia nigeriana, si fa il bene dell’Italia?
Chiediamo a Bergoglio: favorendo con l’immigrazione la criminalità organizzata si fa il bene di uomini, donne, bambini che, una volta entrati nel nostro Paese, non solo vengono costretti a prostituirsi ma macellati per togliere organi vitali e venderli?
Chiediamo a Bergoglio: questi uomini forti, robusti con cellulari all’ultima moda che una volta messo il piede sul territorio italiano si impongono, hanno solo pretese, non rispettano regole di convivenza, vogliono realmente integrarsi nel nostro Paese?
L’integrazione prima di tutto esige il rispetto per il Paese che ospita. I fatti dimostrano che sono gli italiani a subire!!!
Chiediamo a Bergoglio: come “capo” (presunto) della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, perché porta avanti l’obiettivo di costruire un’unica religione mondiale? Come poter accogliere e condividere “prassi contrarie al bene dell’uomo“?
L’arcivescovo Crepaldi proprio riferendosi all’integrazione afferma: “Non bisogna sottovalutare la religione delle persone che vengono accolte. In questo caso l’Islam. Non bisogna far finta che nella teologia islamica non ci siano elementi che rendono difficile l’integrazione“. Aggiunge: “Una società multireligiosa non è un bene in sè. Ci sono religioni che propongono e impongono prassi contrarie al bene dell’uomo, come la superiorità del maschio sulla femmina o le mutilazioni genitali“.
Anche qui doverose sono le domande da rivolgere a Bergoglio.
Chiediamo a Bergoglio: accogliendo tutti questi uomini prevalentemente di religione islamica non c’è il pericolo che l’Italia perda la sua identità di Paese con radici cristiane cattoliche?
Chiediamo a Bergoglio: come mai, invece di continuare ad evangelizzare Cristo, per rispetto verso gli immigrati e per non offenderli, ha appoggiato sacerdoti che si sono posti contro i presepi e hanno chiuso la Chiesa nel giorno del Santo Natale in segno di protesta verso un governo che chiude i porti per il bene del Paese?
Chiediamo a Bergoglio: come mai invece di difendere la religione cattolica non si è pronunciato quando nelle scuole hanno cercato di sostituire il nome di Gesù e Maria nelle canzoncine di Natale per non ferire bambini di religione islamica?
Chiediamo a Bergoglio: perché questi uomini forti, robusti che non scappano da guerre non rimangono nei loro Paesi per aiutare nello sviluppo, nella crescita? Hanno forse l’obiettivo, come del resto dimostrato, di destabilizzare il nostro Paese?
Chiediamo a Bergoglio: come mai è così appoggiato dalla Massoneria internazionale che arriva anche a ringraziarla pubblicamente?
Da non sottovalutare sono anche le posizioni dei vescovi africani che invitano i loro giovani a non emigrare sostenendo la Dottrina Cattolica della Chiesa che al riguardo dice: “Esiste prima di tutto un diritto a non emigrare e a rimanere nella propria nazione e presso il proprio popolo“.
Manovra, l'Ue attacca di nuovo chiede altri tagli all'Italia: "Servono ancora tre miliardi"!
Per l'Europa mancano all'appello ancora tre miliardi. Di fatto dopo l'invio dello schema della manovra con le correzioni apportate dall'esecutivo, a quanto pare la situazione versa ancora in una fase di stallo.
Stallo che però potrebbe trasformarsi presto in un procedimento di infrazione. Il dialogo tra Tria e i Commissari Ue continua sulla linea di nuove limature. Ma da Roma i due vicepremier, Salvini e Di Maio, fanno sapere che il dialogo è chiuso e che il deficit/Pil deve restare al 2,04. La Commissione ha chiesto venerdì scorso un taglio di altri 3,5 miliardi di euro.
Tria non è riuscito nell'impresa di trovarli. La soluzione su questo fronte, come sottolinea il Corriere, tarda ad arrivare e adesso è corsa contro il tempo. L'Ue si prepara all'ultima riunione prima di Natale, poi dovrebbero arrivare le raccomandazioni per l'Italia con cui andranno corretti i conti nei prossimi anni.
Non ci sono ancora indicazioni definitive ma dall'Ue trapela la convinzione che i tagli promessi dall'Italia sono poco credibili. Il verdetto Ue comunque potrebbe arrivare il mese prossimo dai capi di Stato e di governo nel corso delle riunioni di Eurogruppo e Consiglio europeo.
In quei vertici si decideranno le sorti dell'Italia.
Per il momento il dialogo prosegue, ma non è esclusa ancora del tutto la possibilità che su Roma arrivi la richiesta di varare una manovra correttiva entro maggio o addirittura entro marzo.
Milioni rubati all’Africa? Scovata una parte del bottino spazzolato: indovinate in quale cassa si trova
Famiglia Renzi, i 38 mila euro per l’Africa ancora in cassa Il caso finisce in Portogallo –
Parte dei soldi sono stati usati dalla società del parente Conticini per immobili a Lisbona di Marco Lillo per Il Fatto quotidiano
La signora Laura Bovoli, mamma di Matteo Renzi, è una persona cortese. Quando la contattiamo per capire che fine abbiano fatto i soldi versati nella società di famiglia nel 2011 da Alessandro Conticini (indagato dai pm insieme al fratello, Andrea Conticini, il marito della figlia Matilde Renzi e all’altro fratello, Luca) la signora non ci prende a male parole, come pure era lecito attendersi, ma ci risponde. La domanda era un po’ rude: signora Renzi, perché la società di famiglia non regala all’Unicef i soldi incassati nel 2011 da Alessandro Conticini, visto che i pm sostengono che li avrebbe distolti dai fini previsti, insomma ‘rubati’ all’Unicef stessa e ad altre organizzazioni?
Per i pm, Alessandro Conticini, 42 anni, come titolare della Play Therapy Africa Ltd e poi dell’Ida S.a. e dell’Ida Ltd, avrebbe incassato 10 milioni di dollari in gran parte da Unicef (3 milioni e 882 mila euro) e dalla Fondazione Ceil and Michael E. Pulitzer (5,5 milioni di dollari) per portare il sorriso sulla bocca dei poveri bambini africani. Invece di fare la terapia del gioco, secondo i pm, Conticini avrebbe fatto passare i soldi sui suoi conti di Bologna e Capo Verde.
Secondo i pm l’appropriazione indebita sarebbe pari a 6 milioni e 600 mila euro. Il rivolo più velenoso del fiume di soldi è rappresentato dai 133 mila e 900 euro finiti nel periodo 21 febbraio-7 marzo 2011 alla società Eventi6, di cui Matteo Renzi è stato un dirigente in aspettativa fino al 2014, mentre la mamma e le sorelle di Matteo sono socie. Nel 2011, quando Eventi6 non se la passava bene, Conticini fece un finanziamento per 130 mila euro e un aumento di capitale con sovraprezzo per 50 mila euro.
La mamma di Matteo Renzi replica sul punto: “La nostra società ha restituito totalmente ad Alessandro Conticini il finanziamento infruttifero ricevuto l’otto marzo 2011”. Poi prosegue: “La prima e la seconda rata, ciascuna di 26 mila euro, tramite Unicredit Banca il giorno 11 marzo del 2013. La terza rata di 28 mila, con la stessa modalità il giorno 26 giugno 2013. La quarta rata di 10 mila euro il 4 luglio 2013. La quinta rata sempre di 10 mila euro il 12 novembre 2013. Il giorno 24 marzo del 2014, con l’ultimo bonifico di 30 mila euro, il finanziamento è stato azzerato”.
Un mese dopo il giuramento di Matteo Renzi la famiglia del premier aveva chiuso i conti con il finanziamento contestato dalla Procura di Firenze ad Alessandro Conticini e Andrea, il marito di Matilde Renzi. Andrea – quale procuratore del fratello – è accusato di avere impiegato parte del provento criminoso nella società dei Renzi. I pm contestano solo il finanziamento soci per 133.900 euro.
Al Fatto, però, risulta che Conticini entra nella società dei Renzi partecipando a un aumento di capitale e versa il 21 febbraio 2011 altri 50 mila euro per comprare una quota che ha un valore nominale di 12 mila euro, con il meccanismo del sovraprezzo. In pratica il capitale passa da 10 mila a 60 mila euro ma a pagare per l’aumento è solo un socio: Conticini. Alla fine lui avrà solo il 20 per cento della società, mentre le sorelle, senza tirar fuori un euro, avranno il 36 per cento a testa (di un capitale di 60 mila) e la mamma di Matteo l’8 per cento.
Quando Conticini esce nel 2013 però retrocede a Matilde Renzi la sua quota al prezzo nominale di 12 mila euro. Quindi nel capitale della società restano i 38 mila euro di differenza. Alla signora Bovoli abbiamo chiesto: “Perché non donate i 38 mila euro rimasti all’Unicef?”. Inizialmente ha tentato di sostenere che non c’era la differenza. Dopo avere ricevuto via Whatsapp la foto dell’atto, ha corretto il tiro: “Grazie del consiglio ma scelgo da sola (…) domani con l’aiuto del commercialista risolvo il resto”.
Il Fatto intanto ha seguito la pista portoghese. I pm indagano Alessandro e l’altro fratello, Luca Conticini, perché sostengono che un milione e 965 mila euro dal novembre 2015 all’aprile del 2017 è stati distolto dalle iniziative a favore dell’Africa per finire in “un investimento immobiliare in Portogallo”. Ieri La Verità ha scoperto la società immobiliare Cosmikocean Ltd, creata nel gennaio del 2017 di cui è stato gestore Alessandro Conticini a Lisbona. Ora il gestore è Alessandro Radici, un dirigente della Safilo in Portogallo. La società ha sede in rua Santa Marta 66, in un vecchio palazzo in ristrutturazione.
Nel giugno scorso la società ha presentato una domanda urbanistica al comune. Sui siti di agenzie immobiliari di lusso come Sotheby’s si scopre che nel palazzo di rua Santa Marta 66 sono in in vendita almeno quattro appartamenti. Si va da un prezzo di 980 mila euro fino a un milione 390 mila euro. Sui siti ci sono le foto degli interni. Sono le stesse pubblicate da un operatore specializzato in disegni architettonici e foto che attribuisce le case fotografate a “Conticini/Radici”. Contattato dal Fatto, l’autore dice di avere conosciuto Conticini per il lavoro anche se ha ricevuto l’incarico da un’agenzia. Abbiamo chiesto ieri inutilmente ad Andrea Conticini, di rintracciare Alessandro per chiedergli delucidazioni. Andrea ha declinato.
È proprio necessario costringere gli Italiani a rottamare le loro auto Euro4? No, perché in Germania si potranno ammodernare installando nuovi filtri più efficienti finanziati dallo Stato! Siamo solo noi ad essere coglioni?
Mentre in Italia si obbligano i cittadini a cambiare l’auto Euro4, in Germania si stanziano soldi per evitarlo installando nuovi filtri più efficienti!
Il sole 24ore ci informa precisamente di quanto sopra. Ma non nel titolo, fra le righe dell’articolo, alla fine. In tutto questo, giova ricordarlo, ormai è chiaro che:
– l’auto elettrica allo stato attuale inquina più di un mezzo diesel.
– il diesel emette meno CO2 di quasi tutti i cicli termici tradizionali.
Parallelamente, ormai penso tutti abbiate capito che le leggi di blocco del diesel nei centri superiori a 30’000 abitanti sono la traslazione di imposizioni europee da applicare per disposizione dell’EUropa, pena multe all’Italia. Di fatto il risultato è che un cittadino con un’auto Euro3 o Euro4 che deve usarla per lavoro nelle città medio-piccole e nelle metropoli è costretto a cambiare l’auto. Leggasi, sebbene la crisi morda e si sia tutti in crisi bisogna spendere soldi! Ne abbiamo parlato
La cosa interessante è che, come cita il sole24ore.com nel corpo del suo articolo, al contrario dell’Italia in Germania – che è sempre nell’UE, almeno per ora – vengono stanziati soldi per migliorare i filtri esistenti delle auto inquinati in modo da evitare di costringere la gente a cambiare l’auto. E’ risaputo infatti che esistono riconosciute tecnologie relativamente semplici ed a basso costo in grado di ridurre le PM10 praticamente a zero iniettando idrogeno in camera di combustione (costo: qualche centinaio di euro per installazione, più 10 euro per 10’000 km circa).
Cito, dall’articolo del Sole24ore.com, dal titolo “Auto diesel, blocchi del traffico con scatola nera solo su base volontaria“, del 14.11.2018:
“…L’azione legale conta sulla collaborazione di Ugo Taddei, avvocato specializzato in materia perché lavora per ClientEarth, organizzazione che ha già portato avanti iniziative analoghe con risultati in Germania, Regno Unito, Francia e Polonia. Ma solo in Germania la combinazione tra blocchi del traffico imposti dalle amministrazioni locali e pressioni della politica ha inditto i costruttori a stanziare una cifra considerevole (si parla di 3.000 euro) per montare su ogni vettura diesel già circolante filtri e aggiornamenti che consentano di ridurne realmente le emissioni di polveri sottili e biossido di azoto. …”
In Italia invece no, nessun aiuto, gli italiani devono spendere e magari indebitarsi per cambiare l’auto pena multe da sanguisuga: classico esempio di asimmetria intra-comunitaria, comportanti diversi dello Stato a fronte dello stesso problema! Ovvero oggi in Italia si fa pagare al cittadino il costo di far girare l’economia [ed arricchendo con i poveri soldi dei “consumatori obbligati” sempre i soliti eletti, che però oggi non impiegano più nemmeno così tante persone in Italia per produrre auto, …].
Italia vacca da mungere, i cittadini italiani sono vacca da mungere e dunque devono indebitarsi per cambiare l’auto. Finchè la mucca non muore….
Viene il dubbio – legittimo – che lo scopo di queste leggi EUropee non sia quello di salvaguardare l’ambiente (visto che le auto elettriche, sebbene più inquinati siano esonerate dai blocchi) ma espressamente di costringere i cittadini italiani a SPENDERE PER CAMBIARE L’AUTO! [per volere – ed interesse – EUropeo, ndr]
Per inciso, quanto sopra rappresenta il classico sintomo del colonialismo imperante con cui gli italiani dovranno abitarsi a convivere negli anni a venire, se non si uscirà dall’EU. Per inciso, se ancora non lo avete capito, i colonizzati siete voi che mi leggete.
Renzi fa censurare le Iene e il servizio su di lui nonm va in onda
Il servizio era già pronto. Tagliato, confezionato e approvato per la messa in onda lunedì 23 novembre. Poi il dietrofront: Mediaset decide che non deve andare.
E così sparisce anche il post che sulla pagina ufficiale delle Iene aveva annunciato nuove rivelazioni sugli scontrini di Matteo Renzi. “Anteprima del servizio ‘Gli scontrini di Renzi #escili’ di Iena Dino – Dino Giarrusso in onda questa sera #LeIene“, si leggeva online. Oggi, cliccando su quel post, il risultato è una pagina vuota in cui si legge: “Spiacenti, questo contenuto non è al momento disponibile”.
Sulla vicenda degli scontrini di Renzi sindaco (2009-2014) oggi si è pronunciata la Corte dei Conti, che ha archiviato l’inchiesta. Stesso destino anche per quella che riguardava le spese quando era presidente della Provincia (2004-2009).
La mancata messa in onda è stata rilanciata anche da diversi utenti su Twitter, specie dopo l’intervento – riportato anche da Dagospia – di Giuseppe Cruciani, conduttore de la Zanzara su Radio 24. “Perché ieri sera non è andato in onda il servizio delle Iene di Dino Giarrusso sugli scontrini di Renzi quando era sindaco e presidente della Provincia? – ha detto durante la trasmissione del 24 novembre – Sul sito Facebook del programma era uscita persino un’anteprima di trenta secondi in cui si annunciavano nuove rivelazioni imbarazzanti per il premier. E il pezzo era regolarmente in scaletta. Cosa è successo?”. E prosegue ancora: “E’ intervenuta una manina dall’alto o l’ufficio legale Mediaset ha bloccato tutto per fare ulteriori verifiche? Nel servizio si parlava di una cena familiare di Renzi al ristorante da Lino interamente rimborsata dalla Provincia, con tanto di fattura”.
Cruciani, si legge sul sito di Radio 24, rivela anche il contenuto del servizio: “La iena aveva scoperto – ho poi saputo da altre fonti – che Renzi si sarebbe fatto pagare dalla provincia di Firenze una cena familiare da 80 euro, con la moglie che era incinta della terza figlia (nata nel 2006, ndr). Hanno pure scoperto che la scusa ridicola del sindaco Nardella di non rendere trasparente le spese di Renzi al comune – c’è un’inchiesta della Corte dei Conti – non regge da un punto di vista legislativo”.
Matteo Salvini mostra la mappa che incastra le Ong: immigrazione, una prova schiacciante
Matteo Salvini ha pubblicato la mappa della situazione attuale nel Mediterraneo su Twitter: "Cartina aggiornata", scrive il ministro dell'Interno, che nota: "Senza navi delle Ong davanti alle coste della Libia, guarda caso da quindici giorni non parte più neanche un barcone, e non muore più nessuno". "Coincidenze?", si chiede ancora Salvini.
Solo ieri 3 febbraio il vicepremier della Lega aveva dato le cifre del Viminale sugli sbarchi: "2 febbraio 2018: 4.566 sbarchi. 2 febbraio 2019: 202 sbarchi. Variazione 2019/2018: meno 95 per cento". Ma c'è di più, sottolinea il leader della Lega: "Con 482 espulsioni, per la prima volta superiori agli sbarchi (più del doppio). Altri chiacchieravano, noi facciamo. Dalle parole ai fatti".
Matteo Salvini, la lezione a Renzi sull'arresto dei suoi genitori: cosa devono imparare i piddini
Fino a martedì insulti reciproci e battutine velenose.
Le classiche schermaglie tra rivali in politica. Ma da martedì sera tra Salvini e Renzi sono cambiati i toni. L' arresto dei genitori dell' ex premier non ha spinto il ministro dell' Interno a fare il gesto delle manette come un grillino qualsiasi. Anzi, il Matteo leghista ha dato una lezione di civiltà, umanità e garantismo ai tanti democratici (si fa per dire) che hanno passato anni a invocare la ghigliottina per Berlusconi, per Bossi e i suoi familiari, e per Salvini a causa della famosa storia dei 49 milioni che sarebbero spariti dalle casse del Carroccio.
Leggete queste frasi. Martedì sera, a caldo, dopo la notizia dei domiciliari per Tiziano Renzi e Laura Bovoli, rispettivamente padre e madre dell' ex Rottamatore: «Io gioisco quando vengono arrestati i terroristi, i delinquenti, i mafiosi, gli spacciatori. Quando vengono arrestati due 70enni, genitori di un avversario politico, magari qualcuno ha motivo per festeggiare io proprio no. Poi - ha proseguito - rispetto il lavoro dei giudici. Se lo hanno fatto, avranno i loro motivi però non è motivo per festeggiare o brindare alcunché, perché le battaglie politiche le voglio vincere con le idee non con gli arresti».
Concetto ribadito dal leader del Carroccio il giorno dopo: «Lo dico anche se qualcuno a sinistra pagherebbe per vedermi in galera. Le battaglie politiche le voglio vincere con le idee, senza aiutini e quando tirano in ballo le famiglie mi incazzo».
Ieri mattina la dichiarazione più forte: «Spero che mamma e papà tornino liberi il prima possibile». L' atteggiamento di Salvini, di superiorità nei confronti dei compagni di Renzi, non ha avuto il risalto mediatico come altre espressioni rivolte magari verso immigrati delinquenti.
Ma come mai l' uomo che invoca ruspe e porti chiusi, si scopre poi garantista verso un avversario? Forse galeotta fu la cena di Firenze, organizzata dalla regina del garantismo italiano, ovvero Annalisa Chirico. All' evento parteciparono magistrati, dirigenti, politici (compresa Maria Elena Boschi) e, come da copione, si scatenò una polemica. C' era chi addirittura vaneggiava di incontri segreti tra i due Matteo. Invece, semplicemente, la presenza di Salvini era solo una delle tante tappe del percorso che sta compiendo il segretario leghista: quello da leader di lotta a potenziale capo del governo. Non si può infatti stare a Palazzo Chigi se hai tutti contro.
IL PERCORSO Intendiamoci. Non è che ora il vicepremier sia diventato di sinistra. Ci mancherebbe altro. Infatti mentre da una parte commentava negativamente la misura a carico di babbo Renzi, dall' altra non risparmiava accuse al figlio dell' arrestato. Quando l' ex sindaco di Firenze ha parlato di «voto di scambio» tra la Lega che rinuncia alla Tav e i Cinque Stelle che salvano il vicepremier dal processo per il caso Diciotti, il ministro dell' Interno ha commentato così: «È una fesseria.
Renzi di giustizia deve lasciare parlare altri. Questa ipotesi del mercato è veramente squallida». E ieri sera, durante un comizio a Cagliari in vista del voto di domenica, Matteo ha attaccato il candidato presidente della Regione di centrosinistra, Massimo Zedda: «Una piazza così mi dà l' energia per andare avanti come una ruspa. Da qui diamo l' avviso di sfratto al centrosinistra», gli ha fatto eco il candidato del centrodestra Christian Solinas.
Che giravolta. La sinistra ha passato la vita a tifare giudici e arresti, senza curarsi della correttezza dei provvedimenti, ma soprattutto senza approfondire le varie vicende processuali. E adesso balbetta... Prima girotondi, manifestazioni e campagne mediatiche insopportabili. Ora imbambolati. Ha ragione Salvini che, sempre da Cagliari, ha ironizzato sui compagni: «Fanno simpatia, i comunisti. Sono banali... Questi vedono i marziani: quando non sanno cosa dire dicono "fascista" e "razzista". Riempitevi la casa di clandestini, dategli da bere e da lavorare, coi vostri quattrini e non rompete le p... agli altri sardi». Però, ha concluso, «i comunisti li trattiamo bene, perché sono una specie in via di estinzione. Faremo un parco naturale in Sardegna per tutelarli».
SCANDALO UNICEF, SCOVATO IL CONTO MILIONARIO: non solo un villone a Cascais, adesso spunta un’intera palazzina in centro a Lisbona
VILLE COMPRATE CON LE DONAZIONI PER I BAMBINI: LE CARTE INGUAIANO I CONTICINI, FAMILIARI DI RENZI – DAL CONTO SU CUI ARRIVANO I SOLDI PER L’UNICEF, PARTE UN BONIFICO PER IL PORTOGALLO, E IL COGNATO DI RENZI DIVENTA PROPRIETARIO DI UNA VILLONA A CASCAIS – NON MANCA IL PARADISO FISCALE DI GUERNSEY, ISOLA DELLA MANICA DOVE PASSA CHI VUOLE PAGARE POCHE TASSE ED ESSERE POCO TRACCIABILE
La saga dei 6,6 milioni di dollari, che alcuni parenti di Matteo Renzi avrebbero sottratto ai fondi per i bambini africani, si arricchisce di un nuovo capitolo grazie ad alcuni documenti di cui La Verità è entrata in possesso.
Le carte sembrano dimostrare come siano stati utilizzati i soldi inviati all’ estero da un conto corrente della Cassa di risparmio di Rimini riconducibile ai Conticini e sottoposto all’ attenzione della Procura. Alessandro e Luca sono accusati di appropriazione indebita e autoriciclaggio, mentre il fratello Andrea, il cognato dell’ ex premier, è indagato per riciclaggio.
Come abbiamo già riferito, i Conticini avrebbero effettuato, via bonifico, investimenti immobiliari in Portogallo tra il 17 novembre 2015 e il 4 aprile 2017. La Procura però, negli avvisi di garanzia, non specifica quali, anche perché non ci risulta siano state effettuate rogatorie nel Paese lusitano.
Ma La Verità ha scoperto che il 23 novembre 2015, alle 17 e 18 minuti, sei giorni dopo l’ invio del bonifico del 17 novembre, nel registro immobiliare della Conservatoria di Cascais è stato annotato l’ acquisto della spettacolare «villa Pandana» in Travessa Sao Carlos, 200 metri di area coperta e 1.215 di area scoperta. Gli acquirenti sono Alessandro Conticini e la moglie francese Valérie Quéré, i quali, ci informa l’ atto, hanno scelto come regime patrimoniale la comunione dei beni.
A vendere sono Fernando Carlos Rodrigues Martins, un docente di storia medioevale, e la consorte Maria Helena. A quanto risulta alla Verità l’ acquisto è stato fatto «cash», cioè senza l’ accensione di mutui. Dunque parte dei soldi provenienti dall’ Italia e che, secondo la Procura, arrivavano dalle donazioni dell’ Unicef e della Fondazione Pulitzer (che ammontavano in tutto a circa 10 milioni di dollari) sarebbero serviti per acquistare una sontuosa magione divenuta la residenza dei Conticini.
Grazie a un altro documento recuperato dalla Verità in Portogallo, emerge in modo inconfutabile che un altro immobile, un’ elegante palazzina di Rua de Santa Marta 66 a Lisbona, appartiene («piena proprietà», si legge nel certificato urbanistico dell’ Autorità fiscale e doganale, la nostra Agenzia delle entrate) alla società anonima Cosmikocean che, come già raccontato, è di Alessandro Conticini, della moglie e di altri due soci italiani. L’ edificio è in via di ristrutturazione ed è suddiviso in quattro lussuosi loft di circa 150 metri quadrati l’ uno, in vendita a un prezzo complessivo di 4.360.000 euro.
Anche in questo caso, considerata l’ accuratezza delle rifiniture, l’ affare immobiliare non pare avere lo scopo di ospitare piccoli denutriti o comunque in disgrazia, ma dà più l’ idea di una speculazione immobiliare destinata a far realizzare sostanziose plusvalenze.
Tra le contestazioni dei magistrati Luca Turco e Giuseppina Mione anche la sottoscrizione di obbligazioni della società Red Friar private equity limited Guernsey per 798.000 euro. Guernsey è una delle isole della Manica che gode di una tassazione privilegiata. È un «baliato» (complicato e arcaico sistema di governo retto da un «balivo») che dipende direttamente dalla Corona britannica, e non dal Regno Unito.
Caratteristica di queste isole sono i pascoli (a Guernsey esiste anche una razza bovina autoctona) e una tassazione bassissima, in alcuni casi azzerata. Per questo aziende, imprenditori e celebrità spostano capitali sull’ isola e molti dei loro nominativi sono emersi nei Paradise paper, come quelli del cantante degli U2 Bono Vox o della Apple, che ha trasferito su questo isolotto dalla superficie di 78 chilometri quadrati diversi uffici, dopo che l’ Irlanda ha inasprito il proprio regime fiscale agevolato.
Ma perché i Conticini hanno puntato proprio su Guernsey? L’ isola deve essere ben conosciuta alla famiglia di Valérie, che è originaria della Bretagna e precisamente di Morlaix, cittadina a circa 130 chilometri a Sudovest dell’ isola. I coniugi, poi, prima di trasferirsi in Portogallo, risultavano residenti a Guimaëc, un villaggio con meno di mille abitanti, ancora più vicino in linea d’ aria a Guernsey (120 chilometri). La famigliola ha investito in una società che ha la sede a St Peter, il capoluogo dell’ isola, dove a ogni cassetta postale corrispondono numerose società.
La Red Friar fa parte di un gruppo diretto da un australiano residente a Guernsey con la passione per le moto (è l’ editore di una rivista specializzata). Il suo nome è Warren Malschinger e risiede a Guernsey. Il quartiere generale è nell’ ottocentesca Warwick House dove ha sede dal 1921 il locale Sporting club e si trova proprio di fronte all’ Elizabeth college. Warren è l’ amministratore delegato di Equity bridge asset management e vanta «oltre 20 anni di esperienza nel campo della finanza aziendale e degli investimenti internazionali». Il manager è direttore di più fondi onshore e offshore, tra cui il Red friar («Frate rosso»).
Dalle carte apprendiamo che i Conticini non avrebbero scommesso solo su questo piccolo paradiso fiscale, ma acceso anche conti correnti in Paesi in cui il segreto bancario è abbastanza ben custodito: a Capo Verde (Banco Caboverdiano De Negòcios) e alle Seychelles (Barclays bank).
Nel 2013 l’ Unicef deve aver sentito puzza di bruciato e ha messo alla porta i Conticini e la loro Play therapy Africa. Ha, invece, continuato a finanziarli, almeno sino al 2016, Cecille Stell Eisenbeis, un’ anziana filantropa, moglie di Michael Edgar Pulitzer, la quale, dagli Stati Uniti ha preso le loro difese, sebbene dica di averne perso le tracce tre anni fa.
L’ avvocato degli indagati, Federico Bagattini, raggiunto dalla Verità, risponde dal luogo di vacanza, che accidentalmente è il Portogallo.
Scherzando gli domandiamo se sia volato a Lagos, nell’ Algarve, per cancellare le prove contro i suoi clienti, e lui sta al gioco.
Poi però precisa: «Alessandro Conticini ha usato un suo conto corrente e non deve provare che i soldi erano suoi. È la Procura che deve provare che non lo erano, e che non ne poteva disporre. Io qui ho delle persone offese che dicono che hanno fatto i controlli e che per loro è tutto regolare. Punto».
Nel frattempo Alessandro e Valérie sembrano aver cambiato decisamente vita. Per esempio nel villone di Cascais, ad aprile, la signora aveva organizzato la nuova edizione del programma Clear1, una specie di corso pratico per accrescere l’ autostima e raggiungere i propri obiettivi.
«Qualunque sia il livello di avanzamento del tuo nuovo progetto (professionale o personale), desiderio profondo, percorso o progetto appena avviato, Clear porterà chiarezza per agire concretamente nella giusta direzione» si legge nella brochure di presentazione. Lo stage, di 32 ore, aveva la finalità di «delineare l’ obiettivo; sviluppare la visione; ascoltare l’ intuizione; accedere alle risorse; superare gli ostacoli; impostare la strategia e il piano d’ azione». Una lezione che i coniugi Conticini, secondo l’ accusa, devono aver introiettato con profitto. La signora risulta essere anche «professionista Ho’ oponopono», un’ antica pratica hawaiana di risoluzione dei problemi attraverso la riconciliazione. Letteralmente significa «metti le cose al posto giusto» e il mantra dei sacerdoti guaritori in Occidente è stato così semplificato: «Mi dispiace, ti prego perdonami, ti amo, grazie». Chissà se tanto basterà ai magistrati.
Straordinario! Il Governo va all'attacco dell'UE sul Fiscal compact che ha inginocchiato l'Italia e gli italiani
Le regole europee vanno riviste perché furono “approvate in fretta” ma “non rispondono all’esigenza di far fronte al veloce rallentamento” in corso.
Un rallentamento che “per l’Italia significa recessione” ma che coinvolge “tutte le grandi economie”. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, all’inaugurazione dell’anno accademico all’università Tor Vergata, propone una revisione del Fiscal compact Ue, attaccando a distanza Jean-Claude Juncker. E avverte: “Non ricostruiremo mai la fiducia con i tecnicismi“.
Le regole vanno riviste perché “non consentono di tenere conto della mutevolezza delle condizioni economiche, in tal modo impediscono aggiustamenti discrezionali delle politiche finendo con l’agire in direzione prociclica se non strutturalmente deflattiva”.
Ma Tria è entrato in dettaglio anche sulla posizione italiana in merito ai paletti Ue: “L’Italia si è espressa favorevolmente al Fiscal compact quando tutto sembrava sgretolarsi con la crisi – ricorda il ministro – Ma quelle sono regole che funzionano con una crescita sostenuta e non consentono di rispondere alle esigenze della situazione corrente”.
“Per fare fronte ai momenti di crisi “quello che sto suggerendo – continua Tria – non è non avere regole ma che nelle politiche economiche i tecnicismi non dovrebbero avere lo stesso peso politico delle ragioni fondamentali del cooperare tra nazioni”.
Tria ha raccontato anche dettagli in merito all’approvazione della Legge di Bilancio, quando sembrava che l’Italia “volesse mettere in discussione le regole tecniche e addirittura la moneta unica, come se l’unico motivo per stare insieme fossero le regole fiscali”.
“Ma il progetto europeo ha bisogno di puntare a qualcosa di più grande, giocando un ruolo più decisivo per una globalizzazione sostenibile”, evidenzia Tria. E sul rallentamento economico? “Le previsione Ue indicano un rallentamento per tutti”, ha tagliato corto.
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